Altre armi di Vittorio Emanuele II continuarono a confluire a Torino anche dopo l’estate del 1878, soprattutto per iniziativa della casa regnante. Nel 1880 furono inviati un elmo e una corazza selezionati tra un cospicuo nucleo di oggetti conservati nel Magazzino centrale militare di Firenze, utilizzati nelle feste di matrimonio di Vittorio Emanuele II e di Umberto I. Sempre quello stesso anno furono depositati gli abiti indossati dal sovrano in occasione di un torneo svoltosi nel 1845 nel parco di Racconigi. Nel 1881 confluirono le onorificenze, già in Palazzo Reale, appartenenti a Carlo Alberto e Vittorio Emanuele, mentre nel 1889 fu inviata a Torino la spada che il re aveva impugnato nella battaglia di San Martino del 1859.
Oltre alle armi, la raccolta comprende bandiere, uniformi, onorificenze e altri oggetti strettamente personali, in larga parte esposti nelle vetrine 1, 3, 4, 5 e 6 della Rotonda. Alcuni si collegano al ruolo pubblico del sovrano, come i doni diplomatici o le armi che ricordano le battaglie del Risorgimento, altri sono da mettere in relazione con gli interessi personali di Vittorio Emanuele II, primo fra tutti la caccia, documentata da una spettacolare collezione di fucili e coltelli.
Tra gli oggetti appartenuti a Vittorio Emanuele II spicca una spada realizzata intorno al 1852 da Don Eusebio Zuloaga, famoso armaiolo spagnolo che visitò l’Armeria Reale nel 1875. La lama di Toledo reca inciso lo stemma del regno di Castiglia e Léon mentre il fornimento, finemente lavorato, riporta una raffigurazione della battaglia di Goito del 1848, vinta dall’esercito piemontese capitanato da Carlo Alberto contro gli austriaci di Radetzky. Un altro oggetto di particolare pregio è una sciabola, completa di fodero, che venne dedicata al sovrano nel 1861, anno dell’unificazione italiana, dalle popolazioni di Modena, Massa e Carrara, Guastalla, Garfagnana e Frignan: sulla lama, in acciaio damasco e con decorazioni in oro di trofei d’armi, è riportato il marchio della nota famiglia Hoppe di Solingen; lo scultore e medaglista Giovanni Rinzi di Milano realizzò il fornimento con impugnatura in argento massiccio e un’effige del Re scolpita nella vela. Da mettere invece in relazione con gli interessi personali di Vittorio Emanuele II vi è un archibugio da caccia a pietra focaia a due colpi della fine del Seicento: appartenne con ogni probabilità a Ferdinando de’ Medici o a Francesco Maria de’ Medici, entrambi appassionati cacciatori; sulla canna lo scudo mediceo è scolpito in argento dorato, mentre il calcio riporta sulle due guance il monogramma “FM” coronato: venne realizzato a Londra dall’olandese Andrew Dolep uno dei maggiori armaioli attivi nella capitale inglese tra la fine del Seicento e l’inizio del Settecento.
Nei primi mesi del 2020 si è avviato il progetto di riallestimento delle vetrine della Rotonda con l’esposizione delle armi orientali e il riordino delle raccolte del Re, nuclei dei quali si è iniziata anche la catalogazione scientifica.
Dal catalogo “Una carrozza e le armi del Re. Le raccolte di Vittorio Emanuele II nell’Armeria Reale” a cura di Giorgio Careddu e Marco Lattanzi, Editris