Categoria: Archeologia

  • Joseph Eid, fotoreporter libanese dell’agenzia France Press, attraverso la fotografia compie un’attenta indagine sui luoghi e sulle persone che li abitano .

    Al Museo Egizio di Torino per il progetto Art Site Fest 2018 presenta alcuni scatti realizza nel corso di un viaggio nei luoghi devastati dalle milizie dell’Isis.

    Le vedute del tempio di Baal a Palmira sono state realizzate da Eid riprendendo nell’inquadratura un’altra sua foto, scattata nel marzo del 2014 dalla stessa posizione.

    Il confronto tra le due immagini evidenzia le condizione del sito a seguito delle devastazione della guerra.

    Le foto di Eid, che sono state pubblicate sulle principale testati in tutto il mondo, testimoniano la fragilità del patrimonio culturale e le necessità di prendersene cura, mantenendone viva la memoria.

    La storia di un luogo, quella che i fondamentalismi vorrebbero cancellare è quanto rende significati per l’umanità intera. E’ questa consapevolezza che Palmira ha animato il lavoro e il sacrificio di Khled al-Assad archeologo, studioso e custode dell’antica città, torturato e ucciso nel 2015.

    A Khaled al -Asaad, Art Site Fest dedica questa mostra.

    Per Maggiori informazioni su Art Site Fest

     

  • Al Museo Egizio, Joseph Eid, fotografo libanese, che al lavoro di fotoreporter di guerra, alterna una raffinata indagine sociale e umana, propone alcuni scatti da Palmira a testimonianza della fragilità del patrimonio archeologico e della necessità della sua salvaguardia.

    Nelle immagini di Eid, rivive la storia di Mohamed Anis, appassionato di musica e di auto d’epoca, che con il suo grammofono ha resistito ai bombardamenti che hanno distrutto la sua casa.

    La storia del collezionista di Aleppo che ha commosso il mondo testimonia come l’arte possa essere portatrice di una speranza per il futuro.

    “Ho avuto un passato molto felice, ma le cose sono cambiate. Ora la vita è dura, ma non dobbiamo perdere la speranza.”

    Mohammed Mohiedin Anis, collezionista d’auto d’epoca osserva tristemente una Buick Super del 1955, una delle sue auto ferite nel corso dei combattimenti che hanno devastato la cirtta sierina settentrionale di Aleppo, ne corso del 2016.

    Il pesante bombardamento del distretto orientale di Shaar aveva fatto crollare massicci blocchi di cemento da un edificio vicino, schiacciando il cofano d’epoca della Buick e trasformandone il radiatori in una smorfia contorta.

    “Guarda: lei sta piangendo, è ferita e invoca il mio aiuto. Quando una delle mie macchine viene colpita, è come se fossimo colpiti io e qualcuno dei miei parenti. E’ difficile per me: le auto sono come dei figli, quindi secondo a controllarle.

    Mohammed Mohiedin Anis possedeva una trentina di auto d’epoca, ma molte sono state distrutte nel corso dei bombardamenti.

    Così come distrutta è stata la sua casa di famiglia, grande edificio degli anni ’30. Mohammed Mohiedin Anis, conosciuto nel quartiere come Abu Omar, si consola con la sua pipa e il suo grammofono. “Quando sono tornato e ho visto quello che restava della mia casa. Ero sotto shock.”

    Anis ricorda, ascoltando le canzone del cantante siriano Mohamed Dia al-Din.

    Anis ha vissuto a lungo all’estero, ha studiato medicina in Spagna a Saragozza negli anni ’70. Si è poi trasferito a Torino per tradurre in arabo un manuale italiano per le auto della Fiat.

    Al suo ritorno ad Aleppo, allora capitale della Siria, ha avviato una linea di produzione di cosmetici denominata Mila Robinson.

    Ha ereditato le auto da suo padre un ricco imprenditore

    “Ho tre Cadillac perché sono le piu lussuose delle automobili, ogni collezione dovrebbe avere una Cadillac. Una collezione che non ha una Cadillac è come un corpo senza testa.”

    Il suo più grande orgogli è una decappottabile Cadillac del 1947 color ciliegia sulla quale hanno viaggiato almeno sei presidenti nel corso degli anni – alcuni democratici eletti, altri che hanno preso il potere con un colpo di stato.

    Su quell’auto, con la capote abbassata, il presiedntee egiziano Gamal Abdel Nasser e il suo omologo siriano Shukri al-Quwatli, nel 1958 attraversarono trionfalmente Damasco, dopo la proclamazione di una breve Repubblica araba che univa i loro paesi.

    Quando Anis si è allontanato durante gli ultimi due mesi di combattimenti, i vicini rimasti sono riusciti a convincere i ribelli a non montare un cannone antiaereo Duhka sulla Chevrolet del 1958.

    Molte delle sue auto sono state distrutte o rubate durante la guerra.

    Oggi tredici macchine sono parcheggiare davanti alla sua nuova abitazione e nel giardino, ma altre setto sono state sequestrate dalla polizia perchè ingombrava la strada.

    Quelle rimaste son ferite, dice Anis che inizierà a riparare le macchina che prima di avviare i lavori a casa sua.

    Anis ha due mogli, una ad Aleppo e l’altra nel centro di Hama, in Siria, e otto figli.

    Lascerò le auto ai miei figli, le distribuirò in base alla legge musulmana ereditaria: due per ogni ragazzo e una per ogni ragazza. Adoro le macchine perchè sono come le le donne, belle e forti.

    Anis sorride. La canzone che ascolta al suo grammofono si intitola Hekaya, Storie.

    Immagini di Joseph Eid di Youssef Karwashan

    Progetto realizzato in collaborazione con Agence France Presse.

    Per maggiori informazioni su Artsitefest

  • Dal 13 settembre 2018 al 10 marzo 2019, le Sale delle Arti della Reggia di Venaria (Torino) ospitano la mostra Ercole e il suo mito.

    L’esposizione illustra la figura dell’eroe mitologico, attraverso un’articolata selezione di oltre 70 opere, tra ritrovamenti archeologici, gioielli, opere d’arte applicata, dipinti e sculture e molto altro, dall’antichità classica al Novecento.
    La rassegna acquista un particolare significato alla luce dei lavori di restauro in corso della “Fontana d’Ercole”, fulcro del progetto secentesco dei Giardini della Reggia, un tempo dominata dalla Statua dell’Ercole Colosso del 1670.

    La rassegna, curata da un comitato scientifico presieduto da Friedrich-Wilhelm von Hase e composto da Gabriele Barucca, Angelo Bozzolini, Paolo Jorio, Darko Pandakovic, Laura Pasquini, Gerhard Schmidt, Rüdiger Splitter, Claudio Strinati, Paola Venturelli, è organizzata da Swiss Lab for Culture Projects e Consorzio Residenze Reali Sabaude, in collaborazione, fra gli altri, con l’Antikenmuseum und Sammlung Ludwig di Basilea (CH), il Museumslandschaft di Hessen-Kassel (D), il Museo Archeologico Nazionale e il Museo Filangieri di Napoli.
    L’esposizione illustra il mito dell’eroe e dei temi a esso legati, con un’ampia selezione di oltre 70 opere, tra ritrovamenti archeologici, gioielli, opere d’arte applicata, dipinti e sculture, manifesti, filmati e molto altro, provenienti da istituzioni pubbliche e da collezioni private, capaci di coprire un arco cronologico che, dall’antichità classica giunge fino al XX secolo.

    La mostra presenta una serie di ceramiche attiche dell’Antikenmuseum di Basilea, tra cui la prestigiosa anfora con Eracle e Atena del Pittore di Berlino, risalente all’inizio del V secolo a.C., per la prima volta esposta in Italia, grandi quadri secenteschi raffiguranti le fatiche dell’eroe che ornavano importanti residenze nobiliari, cammei e gioielli che riproducono in minimis le storie dell’Ercole, fino a giungere a una grande sala cinematografica dove rivivranno le grandi produzioni cinematografiche di Cinecittà e di Hollywood.

    A marcare l’aspetto europeo e internazionale del tema è stata la Swiss Lab for Culture Management, guidata da Paolo e Lidia Carrion, che ha prodotto con entusiasmo e competenza la mostra e che, forte della sua collocazione a Basilea in Svizzera, si è fatta ponte tra Italia e Germania, ideando e coordinando il complesso comitato scientifico internazionale dall’archeologo Friedrich-Wilhelm von Hase.
    A supportare il progetto scientifico e l’organizzazione sono stati coinvolti il Museo Archeologico Nazionale di Napoli, il Museo Civico Gaetano Filangieri principe di Satriano, Napoli, la Galleria Nazionale della Liguria a Palazzo Spinola, Genova, l’Antikenmuseum Basel und Sammlung Ludwig e
    il Museumslandschaft Hessen Kassel.

    Per maggiori info

    Foto di copertina: Ercole e il Minotauro – Parigi, Giardino delle Tuileries

  • Una piccola  selezione delle mostre in arrivo il prossimo Autunno in Italia.

     

    Tintoretto 500 – Palazzo Ducale e Gallerie dell’Accademia (Venezia), dal 7 settembre 2018 al 6 gennaio 2019

    La Fondazione Musei Civici di Venezia e la National Gallery of Art di Washington hanno avviato dal 2015 un progetto di ricerca per festeggiare i 500 anni dalla nascita di Jacopo Tintoretto, tra i giganti della pittura europea del XVI secolo e, indubbiamente, quello che più ha “segnato” Venezia con il marchio inconfondibile del suo genio, dal 7 settembre 2018 al 6 gennaio 2019. Palazzo Ducale e Gallerie dell’Accademia spalancano le proprie porte al “genio terribile” del pittore veneziano.

    Jacopo Tintoretto, Autoritratto, 1588 ca., olio su tela, 63 x 52 cm, Parigi, Musée du Louvre- Départment des Peintures
    © RMN / RÈunion des MusÈes Nationaux

     

    Ercole e il suo mito – Reggia di Venaria (Torino), dal 13 settembre 2018 al 10 marzo 2019

    L’esposizione illustra il mito dell’eroe greco e dei temi a esso legati, con un’ampia selezione di oltre 70 opere, tra ritrovamenti archeologici, gioielli, opere d’arte applicata, dipinti e sculture, manifesti, filmati e molto altro, provenienti da istituzioni pubbliche e da collezioni private, capaci di coprire un arco cronologico che, dall’antichità classica giunge fino al XX secolo. L’iniziativa acquista un particolare significato alla luce dei lavori di restauro in corso della “Fontana d’Ercole”, fulcro del progetto secentesco dei Giardini della Reggia, un tempo dominata dalla Statua dell’Ercole Colosso, e da cui inizia idealmente la visita.

     

    Da Tiziano a Van Dyck, Il volto del 500 – Casa dei Carraresi (Treviso),

    dal 26 settembre 2018 al 3 febbraio 2019

    Siete mai stati invitati ad una cena in casa di amici per, una volta varcato l’uscio, vedere una delle ultime opere dipinte da Tiziano Vecellio? O di entrare in un’abitazione e di trovarvi di fronte ad un olio su tela di Jacopo Tintoretto? O di restare sopraffatti dalla bellezza di un autoritratto di Giulio Carpioni, appeso ad una parete del salotto? O di entrare in cucina ad aiutare gli ospiti con le portate e scorgere un ritratto di Van Dyck che vi guarda incurante

    dei suoi 4 secoli d’età? Ecco, questa mostra parlerà di questo.

     

    Antoon van Dyck, Testa di carattere 1613-21 olio su tela, 64,7×50,5 cm

     

    Paul Klee e il Primitivismo – MUDEC (Milano),  dal 31 ottobre 2018 al 27 gennaio 2019

    La mostra affronta una prospettiva inedita dell’opera di Paul Klee, con l’obiettivo di posizionare l’attività dell’artista all’interno del fermento primitivista che scorre per l’Europa agli inizi del XX secolo. Affianco a una selezione specifica di oli, tempere, acquarelli e disegni di Klee verranno posti in un rimando puntuale oggetti dell’antichità classica, manufatti etnografici della collezione del MUDEC, riviste e documenti d’epoca legati alla formazione di Klee.

    Paul Klee – Saluti, 1922 © Allen Phillips Wadsworth Atheneum

     

    CHAGALL. Colore e magia – Palazzo Mazzetti (Asti), dal 27 settembre 2018 al 3 febbraio 2019 

    Marc Chagall: dopo la tappa di Seul arriva per la prima volta ad Asti una selezione di oltre 150 opere di Chagall. Un percorso che indaga aspetti inediti della vita e della poetica di Chagall, suddiviso per epoche della vita del maestro russo: dai suoi primi lavori degli anni ’20 alla fuga traumatica dall’Europa durante la seconda guerra mondiale fino agli ultimi anni trascorsi dall’artista negli Stati Uniti.

     

     

    ASTI Marc Chagall – Le Coq Violet, 1966-72 – oil, gouache and ink on canvas – 89,3×78,3 cm

     

     

    Elliott Erwitt Personae  – Reggia di Venaria (To)  – dal 27 settembre al 24 febbraio 2019
    Grande mostra di uno dei fotografi più importanti e celebrati del Novecento. E’ la prima retrospettiva delle sue fotografie sia in bianco e nero che a colori. I suoi scatti in bianco e nero sono ormai diventati delle icone della fotografia, esposti con grande successo a livello internazionale, mentre la sua produzione a colori è quasi del tutto inedita.

     

     

     

    Andy Warhol – Vittoriano (Roma), dal 3 ottobre 2018

    Un’esposizione che con oltre 170 opere traccia la vita straordinaria di uno dei più acclamati artisti della storia. Il 3 ottobre apre i battenti -negli spazi del Complesso del Vittoriano- una mostra interamente dedicata al mito di Warhol, realizzata in occasione del novantesimo anniversario della sua nascita. Una rassegna che parte dalle origini artistiche della Pop Art: nel 1962 il genio di Pittsburgh inizia a usando la serigrafia crea la serie Campbell’s Soup, minestre in scatola che Warhol prende dagli scaffali dei supermercati per consegnarli all’Olimpo dell’arte.

    Andy Warhol Marilyn, 1967 – Serigrafia su carta, 91,4×91,4 cm
    © The Andy Warhol Foundation for the Visual Arts Inc. by SIAE 2018 per A. Warhol

     

    Ottocento in collezione. Dai Macchiaioli a Segantini – Castello di Novara, dal 20 ottobre 2018 al 24 febbraio 2019

    La rassegna presenta 80 capolavori di pittura e scultura tutti provenienti da prestigiose raccolte private, di autori quali Giovanni Boldini, Giuseppe De Nittis, Giovanni Fattori, Carlo Fornara, Domenico e Gerolamo Induno, Silvestro Lega, Angelo Morbelli, Giuseppe Pellizza da Volpedo, Giovanni Segantini, Federico Zandomeneghi, che testimonia l’importanza storica del fenomeno del collezionismo nello sviluppo delle arti in Italia, dall’Unità nazionale ai primi anni del Novecento. La storia delle arti figurative in Italia nel secondo Ottocento s’intreccia, infatti, con le vicende dei raccoglitori di opere d’arte e, più in generale, del mecenatismo culturale. Dopo il 1860, s’intensifica il fenomeno del collezionismo di dipinti e sculture da parte di una sempre più ampia fascia di pubblico, composta in prevalenza da esponenti della borghesia delle imprese e dei commerci e delle professioni civili.

     

    I Macchiaioli. Arte italiana verso la modernità – GAM (Torino), da 26 ottobre 2018 al 24 marzo 2019

    Gli antefatti, la nascita e la stagione iniziale e più felice della pittura macchiaiola, ossia il periodo che va dalla sperimentazione degli anni Cinquanta dell’Ottocento ai capolavori degli anni Sessanta, saranno i protagonisti della mostra che per la prima volta alla GAM – Galleria Civica d’Arte Moderna e Contemporanea di Torino valorizzerà il dialogo artistico tra Toscana, Piemonte e Liguria nella ricerca sul vero.

     

     

    Antonello da Messina – Palazzo Abatellis (Palermo), dal 26 ottobre 2018 al 24 febbraio 2019

    La pittura del Sud abbraccia quella del Nord. In un’epoca contrassegnata da scissioni culturali, la vicenda creativa di Antonello da Messina mostra la forza propulsiva dell’incontro fra tradizioni differenti. In autunno, presso Palazzo Abatellis di Palermo, le opere del maestro siculo si scoprono anello di congiunzione fra arte mediterranea e mondo nordico, fiammingo in particolare, nonché spunti d’ispirazione per l’uso del colore nell’Italia settentrionale, dalla cromia veneta al naturalismo lombardo.

     

     

     

    Antonello da Messina. – Annunziata, Palermo, Palazzo Abatellis

     

     

    Van Dyck. Pittore di Corte – Galleria Sabauda (Torino), dal 16 novembre 2018 al 3 marzo 2019

    A novembre 2018 inaugura a Torino una mostra dedicata ad Antoon van Dyck, il miglior allievo di Rubens, che rivoluzionò l’arte del ritratto del XVII secolo. Personaggio di fama internazionale e amabile conversatore dallo stile ricercato, Van Dyck fu pittore ufficiale delle più grandi corti d’Europa ritraendo principi, regine, sire nobildonne delle più prestigiose famiglie dell’epoca.

     

    TORINO
    Antoon van Dyck – Marchesa Elena Grimaldi Cattaneo, 1623
    Olio su tela, 242,9×138,5 cm
    National Gallery of Art, Washington, Widener
    Collection

  • Di solito racconto la storia e la cultura dei posti che vedo e che visito, invece questa volta inizio raccontando le persone e l’amore per la loro terra, la storia ve la racconterò dopo.

    Ho conosciuto Morrone qualche anno fa, e devo dire che mi ha catturato “quasi” come le montagne della Valle d’Aosta per cui provo un amore incondizionato.

    Territorio e popolazione molto diversa, ma appena entrata in contatto con la cultura vera del paese,  ho conosciuto persone abituate alla fatica del lavorare un territorio non facile – gli orti sono in pendenza – l’asprezza e la severità di certi coltivatori deriva senza alcun dubbio dalla lavorazione di un paesaggio collinare, petroso e argilloso, franoso e franato, senza climi estremi, ma anche senza dolci tepori.

    Sono di carattere mite, ospitali, e di grande semplicità umana.

    Quelli che sono rimasti, purtroppo pochi, ma per fortuna qualcuno giovane è rimasto,  investe in proprio  per la salvaguardia delle tradizioni e del territorio.

    Negli ultimi anni ho visto in loro l’entusiamo di chi vuole far conoscere la propria terra oltre i confini, per ricordare all’Italia e anche un po al mondo che il MOLISE ESISTE! Perché tanti morronesi tornavano e qualcuno torna ancora dalla Germania, dalla Svizzera da tutte le regioni d’Italia o dall’America.

    E cosi l’estate di Morrone è “I Vicoli dei Sapori” II Edizione: un Festival dei prodotti e delle tradizioni di Morrone, musica enogastronomia e momenti di carattere culturale.

    Io quest’anno non ci sarò, ma so che sarà molto molto interessante.

    A dimostrazione un piccolo excursus della scorsa edizione.

    I Vicoli dei Sapori ediz. 2017

     

     

     

  • Casa Martini, per una chierese come me è “La Martini”.

    Sono cresciuta sentendo parlare della Martini prima di tutto come un’azienda nella quale lavoravano persone contente, persone che avevano trovato nella Martini una tranquillità economica per la propria famiglia con una prospettiva positiva per il futuro. Sono  diventata adulta “non bevitrice” ma nel mio immaginario oltre alla positività lavorativa si è aggiunto anche il pensiero di un’azienda che concedesse anche “piacere”: il piacere di bere.

    Fondata a Torino nella metà dell’Ottocento come distilleria, Martini & Rossi è oggi leader in Italia dal 1993 e parte del Gruppo Bacardi-Martini, a sua volta terzo nel mercato alcolico globale. L’azienda è nota nel mondo per i marchi Martini – icona dello stile italiano – e Bacardi, ma il portafoglio di brand comprende anche Grey Goose, Bombay Sapphire, Eristoff, Dewar’s e altri famosi distillati.

    Grazie ad una filosofia imprenditoriale attenta alla qualità dei prodotti, alle persone e alla ricerca costante del rinnovamento nella tradizione, Martini & Rossi ha sviluppato la propria fortuna nel tempo e rappresenta l’Italia nel mercato internazionale.

    Cosi, in una calda giornata di agosto, con un accompagnatore curioso e appassionato  – mio papà – vado a visitare CASA MARTINI.

    Casa Martini, rappresentata dalla palazzina ottocentesca di Martini & Rossi a Pessione , a settembre 2014 apre  le proprie porte al pubblico, pronta ad accogliere i suoi ospiti in quella che da oltre 150 anni è la dimora di un brand icona del Made in Italy e a guidarli con la passione di sempre attraverso la sua affascinante struttura, alla scoperta di una ricca di tradizione enologica.

    Polo culturale dell’azienda, Casa Martini si puo trovare accanto al Museo di Storia dell’Enologia e alla Galleria Mondo Martini, anche l’ormai celebre Martini Bar Academy, di recente ristrutturazione, e la Terrazza Eventi di Pessione con il suo nuovo Bar Lounge, dal fascino inconfondibile, Botanical Room  composta da due aree (Presentation e Tasting) la Botanical Room è il luogo in cui si entra in contatto con
    gli ingredienti alla base dei Vermouth e degli Spumanti. Piante aromatiche, fiori, frutti, corteccia e radici, Old Laboratory perché l’enologia è sapienza artigianale, capacità di affinare i sensi, attenzione alle sfumature e infine il Martine Store, difficile non cedere alla tentazione di acquistare accessori e capi d’abbigliamento firmati Martini e Martini Racing: centinaia di articoli, introvabili altrove e ricercatissimi dai collezionisti.

    Le cantine della palazzina storica furono il nucleo originario dello stabilimento Martini & Rossi sono oggi in mostra. Si possono ammirare oltre 600 pezzi di straordinario valore, allestiti nei 15 ambienti delle cantine ottocentesche. Le prime sette sale costituiscono l’area archeologica: nelle teche anfore, vasi, filtri, coppe di splendida fattura, lungo un asse temporale che parte dall’Antico Egitto, attraverso la Grecia classica e giunge alla tarda latinità.

    La seconda parte è dedicata all’epoca moderna, dal Sei-Settecento al Novecento. Vi trovano posto torchi monumentali, carri da cerimonia, tini alambicchi accanto a preziosi oggetti in argento o cristallo, realizzati dalle manifatture di tutto il mondo.

    La galleria Mondo Martini è un’ esposizione che mette in scena immagini e documenti d’archivio, raccontando gli uomini, le passioni e i progetti che hanno contrassegnato l’affermarsi del marchio Martini nel mondo.

    Per maggiori informazioni su Casa Martini

    Altrimenti un simpatico Virtual Tour

    Non perdetevi George Clooney e fatevi preparate un cocktail da professionisti del drink! Io ho scelto un NEGRONI!

    Gallery Visita Casa Martini

     

  • Gallery Mostra

    La mostra La fragilità della bellezza. Tiziano, Van Dyck, Twombly e altri 200 capolavori restaurati, sotto l’Alto Patronato del Presidente della Repubblica, organizzata in collaborazione con il Consorzio delle Residenze Reali Sabaude, resterà aperta al pubblico fino al 16 settembre 2018.

    L’esposizione presenta 80 nuclei di opere, per un totale di 212 manufatti restaurati grazie a Intesa Sanpaolo nel biennio 2016-2017.

    Le opere appartengono a 17 regioni italiane: oltre a Piemonte, Lombardia, Veneto, Emilia-Romagna, Marche, Liguria, Toscana, Abruzzo, Lazio, Campania, Calabria e Puglia, già In collaborazione con interessate nelle precedenti edizioni, per la prima volta sono state coinvolte Friuli Venezia Giulia, Umbria, Basilicata, Molise, Sardegna e si conta anche una presenza estera, proveniente da Dresda.

    In questa edizione Intesa Sanpaolo ha collaborato con 44 enti di tutela (Soprintendenze, Poli Museali e Musei autonomi) e sono 63 gli enti proprietari. Un imponente lavoro di recupero, che ha coinvolto 205 professionisti del restauro in tutta Italia, incluso il Centro Conservazione e Restauro “La Venaria Reale” con cui Intesa Sanpaolo ha stabilito da tempo una collaborazione continuativa.

    La mostra copre un arco cronologico di quasi 40 secoli, spaziando dall’antichità al contemporaneo fornendo così un ampio panorama del patrimonio artistico italiano.

    Tra le opere esposte, gli affreschi della Tomba di Henib, dal Museo Egizio di Torino; la preziosa Testa di Basilea, dal Museo Archeologico Nazionale di Reggio Calabria; il Ritratto di Caterina Balbi Durazzo di Anton Van Dyck, da Palazzo Reale di Genova; San Girolamo penitente di Tiziano, dalla Pinacoteca di Brera; San Daniele nella fossa dei leoni di Pietro da Cortona, dalle Gallerie dell’Accademia di Venezia, fino a opere di Morandi, Burri e Twombly.

    Nella grande varietà non mancano oggetti particolari come il Mantello Tupinambà, realizzato con penne e fibre di cotone, giunto tra XVI e XVII secolo in Italia dal Brasile, oggi conservato alla Pinacoteca Ambrosiana, o il seicentesco Clavicembalo dipinto, dal Museo Nazionale degli Strumenti Musicali di Roma.

    Il percorso espositivo è organizzato secondo una logica cronologico/tematica che ha come focus la fragilità del nostro patrimonio.

    Si conclude significativamente con una sala dedicata alle opere danneggiate dal terremoto. In occasione della mostra sono previsti un ciclo di incontri divulgativi sul restauro e una serie di laboratori didattici a cura dei Servizi Educativi de La Venaria Reale e del Centro Conservazione e Restauro.

    Sempre nell’ambito di Restituzioni, Intesa Sanpaolo sosterrà il simposio internazionale “Anche le statue muoiono”. Distruzione e conservazione nei tempi antichi e moderni che si terrà il 28 e 29 maggio prossimi a Torino per affrontare il tema della fragilità del patrimonio culturale con studiosi provenienti da tutto il mondo.

    Il Simposio è organizzato da Museo Egizio di Torino, Fondazione Sandretto Re Rebaudengo e Musei Reali, in collaborazione con il Centro Ricerche Archeologiche e Scavi di Torino.

    Restituzioni è un programma promosso da Intesa Sanpaolo dal 1989 e si avvale della curatela scientifica di Carlo Bertelli e Giorgio Bonsanti.

    Da 29 anni la Banca, con cadenza biennale, collabora con gli Enti ministeriali preposti alla tutela (Soprintendenze, Poli Museali e Musei autonomi) per individuare opere appartenenti a musei pubblici, privati o ecclesiastici, siti archeologici e chiese di tutta Italia, bisognose di restauro e ne sostiene gli interventi.

    La scelta delle opere segue un unico criterio: ascoltare le esigenze dei territori per valorizzarne l’identità attraverso interventi che privilegino l’effettiva necessità e urgenza del restauro.

    L’obiettivo è sempre quello di recuperare beni rappresentativi della varietà del patrimonio storico-artistico italiano, sia in termini cronologici sia in termini di materiali e tecniche – pittura su tavola e tela, affreschi, mosaici, scultura in marmo o pietra, in bronzo, manufatti tessili, oreficeria, etc. – capolavori d’indubbia rilevanza, così come opere che sono vicine a noi e contribuiscono a costruire il vissuto del territorio.

    Al termine degli interventi di ciascuna edizione, le opere restaurate sono esposte in una mostra organizzata da Intesa Sanpaolo, dove il pubblico può apprezzare il risultato del lavoro dei restauratori.

    Dal 1989 ad oggi, sono ormai oltre 1300 le opere “restituite” alla collettività: una sorta di ideale museo, con testimonianze che spaziano dalle epoche proto-storiche fino all’età contemporanea, dall’archeologia all’oreficeria, alle arti plastiche e pittoriche. Sono più di 200 i musei, i siti archeologici, le chiese, garanti della destinazione pubblica dei propri tesori, che hanno beneficiato di questo programma, centinaia i laboratori di restauro qualificati, distribuiti da Nord a Sud, incaricati dei restauri ed altrettanti gli studiosi coinvolti nella redazione delle schede storico-critiche per i cataloghi.

    Un curriculum a cui si aggiungono gli interventi di restauro realizzati su opere di scala monumentale come, ad esempio, i mosaici pavimentali paleocristiani della Basilica di Aquileia, gli affreschi di Altichiero e Avanzo nella Cappella di San Giacomo nella Basilica del Santo a Padova, gli affreschi di Lanfranco della Cappella di San Gennaro nel Duomo di Napoli, fino al recente restauro della Casa del Manzoni, a Milano, vero e proprio monumento “nazionale”.

    In quest’ambito inoltre, nel giugno 2009, in concomitanza col compiersi dei vent’anni di attività di Restituzioni, sono stati portati a conclusione i restauri degli affreschi trecenteschi di Stefano Fiorentino nella chiesa dell’Abbazia di Chiaravalle, alle porte di Milano.

    Oltre al progetto Restituzioni per la salvaguardia del patrimonio pubblico, Intesa Sanpaolo esprime il suo impegno in ambito culturale anche attraverso la valorizzazione a livello nazionale e internazionale del suo cospicuo e prestigioso patrimonio storico, artistico, architettonico e archivistico, in particolare nelle tre sedi delle Gallerie d’Italia a Milano, Napoli e Vicenza, nell’intento di condividerlo con la collettività.

    Le iniziative in ambito culturale si concretizzano in un piano triennale di interventi denominato Progetto Cultura, che prevede mostre, incontri, attività didattiche e formative oltre ad attività sinergiche con altre importanti istituzioni culturali nazionali e internazionali.

    Restituzioni. Tesori d’arte Restaurati

    La Venaria Reale

    Mappa Restituzioni

  • Nella giornata di Pasqua potrete infatti approfittare dell’iniziativa promossa dal Mibact, il Ministero dei Beni Culturali, “Domenica al Museo” che prevede l’ingresso gratuito ai musei statali ogni prima domenica del mese.

    L’appuntamento coincide nel mese di aprile proprio con la giornata di Pasqua, durante la quale turisti e residenti potranno approfittare dell’ingresso gratuito in alcune aree museali della città. Un’ottima occasione per ammirare una parte del patrimonio artistico torinese senza spendere niente.

    Musei gratis

    – Armeria Reale
    Orario: Dalle 9.00 alle 19.00 (ultimo ingresso alle 18.30)
    Info: L’Armeria Reale: il museo di Armi e Armature di Torino

    – Palazzo Reale di Torino
    Orario: Dalle 9.00 alle 19.00 (ultimo ingresso alle 18.30)
    Info: Il Palazzo Reale di Torino, l’antico centro di potere della famiglia sabauda

    – Palazzo Carignano
    Orario: dalle 10.00 alle 18.00 (ultimo ingresso 17.00)
    Info: Palazzo Carignano, bellezza barocca nel cuore di Torino

    – Villa della Regina
    Orario: dalle 10.00 alle 18.00 (ultimo ingresso 17.00)
    Info: La Villa della Regina, il gioiello barocco sulla collina di Torino

    – Galleria Sabauda
    Orario: Dalle 9.00 alle 19.00 (ultimo ingresso alle 18.30)
    Info: La Galleria Sabauda di Torino

    – Museo di Antichità
    Orario: Dalle 9.00 alle 19.00 (ultimo ingresso alle 18.30)
    Info: Il Museo di Antichità di Torino, per scoprire la storia dell’uomo e del mondo!

    – Parco del Castello di Racconigi
    Orario: dalle 9.00 alle 19.00 (ultimo ingresso 18.00)
    Info: Sulle orme di casa Savoia: il Castello Reale di Racconigi

    – Castello Ducale di Aglié
    Orario: dalle 8.30 alle 19.30 (ultimo ingresso 18.00)
    Info: Il Castello Ducale di Aglié, sette secoli di storia e di bellezza

     

    Per maggiori informazioni potete consultare il sito ufficiale del Mibact.

  • La mostra diffusa Anche le statue muoiono. Conflitto e patrimonio tra antico e contemporaneo nasce dalla comune riflessione di quattro istituzioni – Museo Egizio, Fondazione Sandretto Re Rebaudengo, Musei Reali, Centro Ricerche Archeologiche e Scavi di Torino – e propone un dialogo tra opere d’arte e manufatti di epoche e contesti geografici diversi attorno al tema trasversale della distruzione e della perdita e quindi, in parallelo, della conservazione e della protezione del patrimonio.

    Il progetto fornisce uno sguardo sul presente, in particolare sulla sistematica distruzione del patrimonio storico-artistico che ha di recente interessato le aree di conflitto nel Vicino Oriente. Introduce, però, una diversa temporalità, legata alla storia e all’idea di trasmissione da un’epoca a un’altra di manufatti, opere, idee.

    Oggetto di riflessione è anche il ruolo del Museo che, a partire dal ventesimo secolo, si è imposto come luogo di tutela e conservazione di un patrimonio che appartiene, almeno in teoria, a tutta l’umanità. I musei si trovano, tuttavia, in una posizione liminale: è ineludibile, infatti, pensarli sia come “predatori” di patrimoni altrui, sia come luoghi di conservazione e protezione di reperti che, altrimenti, sarebbero soggetti alla distruzione e all’oblio. La mostra è inserita nel calendario italiano dell’Anno Europeo del Patrimonio 2018.

    Se è vero, come questo progetto dimostra, che “anche le statue muoiono”, è lecito e doveroso domandarsi che ruolo abbia l’istituzione museale –
    luogo di conservazione per eccellenza, destinata a farsi testimone dell’arte o delle culture dei secoli passati – in questo processo. I musei concorrono
    alla morte delle opere che conservano nelle loro collezioni o sono l’ultimo baluardo perché esse possano sfuggire alla fine di un’esistenza messa
    in pericolo da una miriade di fattori quali oblio, mancanza di risorse, conflitti, disastri ambientali o più semplicemente incuria?

    Christian Greco

    La collaborazione con il Museo Egizio, la Fondazione Sandretto Re Rebaudengo e i Musei Reali è un segnale forte della capacità di tutte queste strutture a operare in sinergia su temi comuni, per quanto relativo ad epoche diverse.

    Museo Egizio

    Musei Reali Torino 

    Fondazione Sandretto Re Rebaudengo

     

  • Foto e Video Gallery Scavi di Pompei

    Pompei torna alla luce dopo secoli di oblio verso la fine del ‘700, e in poco più di un secolo la testimonianza di un dramma senza fine riemerge dall’abbandono, dalle ceneri e dalle polveri.

    Parte integrante della cultura popolare, fonte di ispirazione per artisti di ogni genere,  patrimonio archeologico di valore inestimabile,  fotografia di un dramma che ha portato un’intera città al buio più assoluto.

    Nonostante i crolli degli ultimi anni, conserva l’antico splendore, continua a tramandarci l’abilità nella costruzione degli edifici, le piccole tracce familiari delle abitazioni e delle attività quotidiane,  le anfore nelle cantine conservate per secoli e ancora indisturbate.

    Tutto intorno si respira la solitudine e la malinconia mortale di POMPEI.

     

    “Molte sciagure sono accadute nel mondo, ma poche hanno procurato tanta gioia alla posterità. Credo sia difficile vedere qualcosa di più interessante: guardando oltre la spalliera si vede il mare e il sole al tramonto. Un posto mirabile, degno di sereni pensieri”. 

    Johann Wolfgang Goethe, Viaggio in Italia, 1817.

    A proposito dei calchi:

    “E’ impossibile vedere quelle tre sformate figure, e non sentirsi commosso.. Sono morti da diciotto secoli, ma sono creature umane che si vedono nella loro agonia. Lì non è arte, non è imitazione; ma sono le loro ossa, le reliquie della loro carne e de’ loro panni mescolati col gesso: è il dolore della morte che riacquista corpo e figura…. Finora si è scoverto templi, case ed altri oggetti che interessano la curiosità delle persone colte, degli artisti e degli archeologi; ma ora tu, o mio Fiorelli, hai scoverto il dolore umano, e chiunque è uomo lo sente”.

     Luigi Settembrini 

    Wolfgang Amadeus Mozart  dopo aver visitato ed apprezzato il Tempio di Iside compose il Flauto Magico.

    Edward Bulwer-Lytton ha scritto, verso la metà dell’800, il romanzo Gli Ultimi Giorni di Pompei, da cui hanno presero ispirazione diversi film nel corso del secolo successivo.

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    Fotografie di Donatella Muraro

    Per ulteriore informazioni Sovrintendenza Pompei

    La Mappa di Pompei   

    La guida in italiano di Pompei

    Orari

    Tutti i siti archeologici
    Dal 1 aprile al 31 ottobre: 9.00 – 19.30 (ultimo ingresso 18.00)
    Dal 1 novembre al 31 marzo: 9.00 – 17.00 (ultimo ingresso 15.30)
    Boscoreale: dal 1 novembre al 31 marzo: 8.30 – 18.30 (ultimo ingresso 17.00)
    Giorni di chiusura: 1 Gennaio, 1 Maggio, 25 Dicembre

    I biglietti si acquistano alle biglietterie presso gli ingressi dei siti oppure dal servizio di biglietteria online.

    Le biglietterie ufficiali sono solo all’interno del Parco.

     

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