Categoria: Arte Contemporanea

  • Oltre i muri Dal 1° ottobre Torino accoglie la nuova tappa di Beyond Walls – Oltre i muri,
    il progetto di Land Art dell’artista franco-svizzero Saype sostenuto dal Gruppo Lavazza in collaborazione con il Comune di Torino e i Musei Reali Torino. Torino, 1° ottobre 2020 – Due mani che si tendono l’una verso l’altra e si stringono, in una presa che trasmette fiducia e aiuto reciproco: è questa l’immagine al centro del progetto Beyond Walls – Oltre i muri firmato dall’artista franco-svizzero Saype.
    Città di Torino con questo progetto, conferma il proprio impegno sui temi della sostenibilità e della condivisione, consolidandosi come metropoli internazionale dalla spiccata vocazione culturale. Un messaggio di solidarietà e di fratellanza per un’opera dipinta sull’erba, che connette idealmente la città di Torino al resto del mondo. Dopo essersi fatta portavoce dei messaggi
    di rinascita e solidarietà con la campagna #TheNewHumanity, ora Lavazza ha deciso di supportare Saype, artista con cui condivide visione e valori che faranno da filo conduttore per il Calendario Lavazza 2021.
    In parallelo, i Musei Reali si fanno sostenitori del progetto grazie alla volontà di connettere
    il patrimonio delle arti classiche alle espressioni artistiche contemporanee, contribuendo a realizzare uno dei più importanti interventi artistici su scala globale degli ultimi anni.
    Nella cornice del Parco archeologico della Porta Palatina di Torino, uno dei luoghi storici della città, Beyond Walls diventa un ulteriore tassello della “più grande catena umana della storia”, coprendo cinque continenti per un totale di oltre venti città diverse. Settima tappa di un progetto globale inaugurato a Parigi nel 2019 e che ha già toccato luoghi come la Tour Eiffel di Parigi, il muro di Berlino e il memoriale di Ouagadougou in Burkina Faso.
    La scelta di accogliere l’opera presso una delle porte di accesso della città, soglia che delimitava i confini dello spazio cittadino dal mondo esterno, sottolinea il desiderio dell’artista di superare i muri fisici e mentali, invitandoci a intraprendere uno sforzo collettivo per sentirci parte viva di un unico ecosistema, responsabili di un fragile equilibrio che richiede la nostra cura e il nostro impegno individuale.

    Ogni singola mano appartenente al progetto Beyond Walls, con i suoi dettagli che rimandano a etnie, provenienze, culture differenti rappresenta il caleidoscopio di un’umanità in continua evoluzione, che non è disposta a farsi fermare da restrizioni e muri e che si fa portavoce di tolleranza e inclusione.Inserito dalla prestigiosa rivista Forbes nell’elenco delle 30 personalità sotto i trent’anni più influenti nel mondo dell’arte e della cultura, Saype ha sviluppato la propria personale ricerca fondendo l’immediatezza e l’impegno sociale della street art alla consapevolezza della land art, dando vita a una grammatica artistica del tutto personale. Tutta l’opera dell’artista, nato
    a Belfort nel 1989 e formatosi da autodidatta, è realizzata nel totale rispetto della natura ed è costituita da dipinti di dimensioni monumentali realizzati sull’erba grazie all’utilizzo di pigmenti biodegradabili, ideati dall’artista stesso. I dipinti, di natura effimera e di grande impatto visivo, sono nati dall’esperienza maturata da Saype attraverso l’arte di strada, trasformatasi poi verso il linguaggio della land art, un movimento d’avanguardia nato alla fine degli anni ‘70, focalizzato sul dialogo tra gli artisti e la natura.
    La visione di Saype rispetto al presente e alla responsabilità dell’arte è molto chiara:
    «Ci troviamo a un punto della storia in cui il mondo si sta polarizzando, e in cui molte persone si stanno ripiegando su se stesse. Tuttavia credo profondamente che sia solo rimanendo insieme che l’umanità possa rispondere alle più grandi sfide del nostro tempo.» I suoi enormi dipinti, che hanno una durata media che varia tra i 15 e i 90 giorni, rappresentano un richiamo alla transitorietà dell’esistenza e alla relazione tra tutte le forme viventi e coniugano la trasversalità e la forza dell’arte urbana alla profondità e all’urgenza della land art, dando vita a una formula visiva del tutto originale.

    La scelta di Saype – nome d’arte di Guillaume Legros, nato dalla contrazione di “say peace” – avviene in continuità con il percorso intrapreso da Lavazza. L’artista ha già collaborato con l’azienda in qualità di protagonista di uno scatto di Amy Vitale, curatrice del Calendario Lavazza 2019, che ha ritratto il suo dipinto Take Care for Future, realizzato in sinergia con il progetto
    “Colombia Breathes” della Fondazione Lavazza.
    Con questa nuova opera, la Città di Torino e Lavazza si fanno portatrici di un messaggio di speranza, di ottimismo e di resilienza che parte dalla città di Torino e si apre a tutto il mondo. Hanno voluto che anche Torino fosse uno dei luoghi scelti da Saype per realizzare la propria opera, per sostenere e diffondere la ripartenza della città già rappresentante dei 17 Obiettivi di Sviluppo Sostenibile delle Nazioni Unite, dopo l’emergenza sanitaria.
    Il progetto è un percorso che comprende anche la prima mostra personale dell’artista franco-svizzero presso le sale centrali della Galleria Sabauda dei Musei Reali. Beyond Walls. Torino 2020 ricostruisce poetica, carriera e tecnica dei “Foot Murales” che hanno reso celebre Saype in tutto il mondo e sarà visibile fino al 17 gennaio 2021.

     

  • FRIDA KAHLO through the lens of Nickolas Muray viene riprogrammata alla Palazzina di Caccia di Stupinigi, dal febbraio del 2021.

    La mostra evento, il viaggio emozionale nella vita dell’icona mondiale Frida Kahlo, il percorso per conoscere la donna, viverla e comprenderne l’essenza, fatta di forza, coraggio, talento e un immenso amore.

    Gli organizzatori, Next Exhibition ed Ono Arte, annunciano che ci saranno alcune importanti novità rispetto al precedente allestimento.

    I biglietti saranno in vendita da settembre con il circuito Ticket One.

    Tutte le informazioni sul sito www.fridatorino.it

    photo: © Nickolas Muray Photo Archives

  • Presenza della figurazione nella scultura italiana.

    Ritornanti, che vuole riprendere il termini in francese “revenant”, redivivo o fantasma.

    L’obiettivo è quello di  stimolare una riflessione sulla presenza della figurazione nella scultura italiana, in un rapporto di prossimità tra i maestri del Novecento e gli artisti delle ultime generazioni. L’intento è quello di documentare quanto un modus attuale che non è solo pratica di lavoro, ma anche di sensibilità e capacità di sperimentazione, persista nel tempo.

    La figurazione, infatti, sembra attraversare tempi e correnti e, sebbene a volte sia stata relegata a un ruolo marginale, riemerge periodicamente nell’avvicendarsi delle generazioni artistiche. È possibile perciò cogliere rimandi costanti tra la ricerca di artisti distanti nel tempo e nelle estetiche attraverso tutto il Novecento.

    La mostra, a cura di Domenico Maria Papa, presenta una rassegna sulla scultura italiana attraverso opere, anche di grandi dimensioni, di: Arturo Martini, Francesco Messina, Giuseppe Maraniello, Giuliano Vangi, Luciano Minguzzi, Paolo Delle Monache e Giacomo Manzù. A queste si accompagnano 6 sculture di Aron Demetz, uno dei più rappresentativi artisti di una giovane generazione che in Val Gardena reinterpreta la tradizione della scultura in legno attraverso un linguaggio figurativo contemporaneo.

    L’esposizione è completata da 12 grafiche di Mimmo Paladino dedicate a Pinocchio, metafora di una materia che attraverso lo scalpello diviene persona viva, allegoria dell’arte stessa della scultura. In mostra anche fotografie in bianco e nero della fotografa torinese Carola Allemandi, realizzate espressamente per l’occasione.

    Oltre 30 opere per un viaggio nell’arte del Novecento, dalle sperimentazioni del dopoguerra alle produzioni più recenti. Un percorso che si inserisce nell’esposizione permanente del Castello e del Parco con la quale andrà a creare un dialogo serrato. Molti degli autori scelti sono, infatti, già presenti nella ricca collezione permanente del Castello. La mostra propone una lettura della raccolta, sottolineando e commentando le affinità o le differenze tra le opere in esposizione temporanea con quelle permanenti, nonché con opere che per caratteristiche storiche e formali vi entrano in relazione. La scelta delle sculture e la loro collocazione lungo il parco e il percorso della collezione permanente del Castello Gamba, evidenzia il rapporto formale e di correzione artistica tra le opere in esposizione e quelle della collezione permanente.

    La mostra, a cura di Domenico Maria Papa con il supporto tecnico di Museumstudio s.r.l.s di Torino, è corredata da un catalogo a stampa delle opere.

     

    Castello Gamba – Museo d’arte moderna e contemporanea della Valle d’Aosta
    Località Crêt-de-Breil
    Châtillon – Valle d’Aosta

    Tel. +39 0166 563252
    info.castellogamba@regione.vda.it

    Orari:
    Dalle 9.00 alle 19.00
    Tariffe Ingresso Castello:
    Intero: € 5,00
    Ridotto: € 3,00
    Ridotto (6-18 anni): € 2,00
    Gratuito: bambini fino a 6 anni non compiuti

    Locandina

     

     

  • [xyz-ihs snippet=”Marzo-2020″

    Il vincitore assoluto del concorso Open sarà annunciato il 9/6

    C’è l’italiana Rosaria Sabrina Pantano tra i vincitori di categoria e i finalisti del concorso Open dei Sony World Photography Awards 2020, che premia le migliori immagini singole scattate nel 2019, annunciati dalla World Photography Organisation.

    Quest’anno la rosa selezionata comprende oltre 100 fotografi; i dieci vincitori (uno per ciascuna categoria) riceveranno in premio un’attrezzatura fotografica digitale di ultima generazione di Sony e si contenderanno il riconoscimento finale: il titolo di Open Photographer of the Year e un premio in denaro di 5.000 dollari.

    Il vincitore assoluto del concorso Open sarà annunciato il 9 giugno sulle piattaforme online della World Photography Organisation e di Sony.

    Questi i vincitori di categoria.

    Nella sezione Architettura, Rosaria Sabrina Pantano (Italia) per Emotional Geography, una fotografia in bianco e nero del 38° Parallelo, una scultura piramidale di Mauro Staccioli, che sorge esattamente in corrispondenza delle coordinate geografiche del 38° parallelo.

    Nella sezione Creatività, Suxing Zhang (Cina continentale) per Knot, il ritratto di una giovane donna con un collage di elementi simbolici.

    Per la Cultura, Antoine Veling (Australia) per Mark 5:28, una foto del 17 aprile 2019, che immortala il momento in cui una parte del pubblico è stata invitata a ballare sul palco, in occasione del concerto di Iggy Pop al Teatro dell’Opera di Sydney.

    Per la sezione Paesaggio, a vincere è Craig McGowan (Australia) per Ice Reflections, la rappresentazione di un iceberg che si staglia solitario sullo sfondo degli imponenti fiordi del Parco nazionale della Groenlandia nordorientale.

    Nella sezione Movimento, Alec Connah (Regno Unito) per Going Down!, che documenta l’istante in cui le quattro torri di raffreddamento della centrale elettrica di Ironbridge, nello Shropshire, sono state demolite, il 6 dicembre 2019.

    A vincere nella sezione Natural World & Wildlife è Guofei Li (Cina continentale) per Tai Chi Diagram, un’immagine ambientata nel Botswana che mostra due ghepardi intenti a ripulirsi a vicenda dopo una caccia proficua.

    Nel Ritratto a imporsi è Tom Oldham (Regno Unito) per Black Francis, un ritratto in bianco e nero, commissionato dalla rivista Mojo, che ritrae il frontman dei Pixies, Charles Thompson (alias Black Francis).

    La Natura morta premia Jorge Reynal (Argentina) per A Plastic Ocean, la foto di un pesce morto che sembra cercare disperatamente di respirare, intrappolato in un sacchetto di plastica.

    Per la Street Photography a prevalere è Santiago Mesa (Colombia) per Colombia Resiste, che mostra un manifestante nella città di Medellín durante una marcia organizzata da lavoratori e venditori ambulanti, dispersi dall’intervento della squadra anti-sommossa locale.

    Nella sezione Viaggio vince Adrian Guerin (Australia) per Riding a Saharan Freight Train, un’immagine scattata in Mauritania dall’alto dell’ultimo vagone del “treno del ferro”, che viaggia lungo 700 km di binari dalla città costiera di Nouadhibou a Zouérat, nel deserto del Sahara.

    Per far fronte a questo momento di difficoltà, la World Photography Organisation ha lanciato la pagina Stay Connected, che raccoglie un ricco programma di iniziative, attività e risorse online volte a supportare e ispirare il pubblico e i fotografi premiati all’ultima edizione degli Awards

    CHI E’ L’ITALIANA FINALISTA – Roberta Sabrina Pantano, 46 anni, siciliana, residente a Torino da 26 anni. Maestra elementare, è la prima classificata nella categoria Architecture. “Avevo già partecipato al concorso l’anno scorso – racconta – ed ero arrivata nella short list dei finalisti con la foto di un funambolo scattata in piazza Castello a Torino. Ho sempre una macchina fotografica in borsa, fotografo quello che incontro, la bellezza può essere dietro l’angolo. Questa foto l’ho scattata durante una gita estiva con gli amici, ma non era tra quelle che avevo scelto per partecipare al concorso. Continuerò a fare fotografie senza montarmi la testa, con i piedi per terra e gli occhi rivolti al cielo. Tra le mie foto preferite ci sono le nuvole”.

     

  • L’architettura contemporanea è stupefacente. Gli architetti più famosi realizzano vere e proprie opere d’arte in grado di dialogare con il territorio circostante. Si fondono alla perfezione con il paesaggio e sono un gioiello a metà strada tra passato e presente. Ultimo in ordine di tempo è l’edificio che sorgerà in primavera a Arles, la città delle arti  . La struttura si chiama torre di Luma Arles e avrà il suo quartier generale presso il Parc des Ateliers. 

  • Siamo tutti invitati al Tea Party più pazzo del mondo. Il Victoria & Albert Museum di Londra inaugura a giugno 2020 Alice: Curiouser and Curiouser, una mostra immersiva e teatrale dedicata al capolavoro di Lewis Carroll.

    Sono passati 157 anni dall’uscita di Alice nel Paese delle Meraviglie: un grande classico che non ha mai smesso di ispirare il cinema, la fotografia, l’arte, il teatro e la musica.

    Partendo dal fascino senza fine della piccola Alice, calata in un modo fantastico e psichedelico, questa mostra esplorerà le origini, gli adattamenti e le reinvenzioni del libro, diventando probabilmente l’indagine più approfondita del fenomeno Alice.

    Più di 300 oggetti, set teatrali, proiezioni digitali su larga scala e ambienti immersivi che partono dalle origini del romanzo (in esposizione ci sarà anche il manoscritto originale) per raccontare tutte le interpretazioni successive da parte di artisti di tutto il mondo: da Salvador Dalí ai Beatles, dalla rapper Little Simz al fashion designer Thom Browne, dalla stilista Iris van Herpen ai fotografi Tim Walker e Annie Leibovitz.

    La mostra divisa in 5 sezioni a tema – Creating Alice, Filming Alice, Reimagining Alice, Staging Alice e Being Alice – è stata progettata dal designer Tom Piper, noto soprattutto per i suoi progetti scenici per la Royal Shakespeare Company e il V&A così come per la sua installazione di papaveri nella Torre di Londra.

    E arriva a Londra, come prima tappa europea di un tour mondiale, dopo l’anteprima all’Australian Centre for the Moving Image di Melbourne e all’ArtScience Museum di Singapore.

    Alice: Curiouser and Curiouser resterà aperta dal 27 giugno 2020 al 10 gennaio 2021 alla The Sainsbury Gallery del Victoria & Albert Museum.

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