Categoria: Arte e Dintorni

  • Fuori Porta è la mostra che celebra il gemellaggio storico tra Vespa, il colpo di genio che da più di settanta anni rivoluziona il nostro modo di spostarci, e La Cucina Italiana – storica rivista di cultura enogastronomica diretta da Maddalena Fossati Dondero – che attraverso una paziente e instancabile opera di diffusione della più autentica cultura del cibo, ha traghettato l’Italia dagli anni Trenta ai giorni nostri attraversando guerra, ricostruzione, boom, Sessantotto e tutte le grandi tappe della nostra storia, fino a un oggi di consapevole omaggio a una tradizione felice che serve in tavola il buonumore.

    L’approccio della mostra è facile, leggero, agile e ronzante come Vespa ma anche profumato, interattivo, imprevedibile e sempre condiviso come le ricette che da quasi un secolo La Cucina Italiana sperimenta con cura sui suoi fornelli prima di offrirle ai suoi lettori.

    La mostra ripercorre e fa rivivere una storia che appartiene a tutti illuminandola di una straordinaria attualità che è il riflesso dell’immagine di Vespa e de La Cucina Italiana, il cui successo si basa nell’essere stati sempre interpreti moderni, sempre contemporanei e “cool” nella loro lunga tradizione.

    Il percorso espositivo è divertente, visuale, curioso, «tondo» come un piatto e come una ruota, ma anche come un oblò che apre un orizzonte su un personaggio, un’epoca, una moda, una curiosità. Ecco allora le sei sezioni che compongono la mostra: da «Signore e signorine» a «All’aria aperta», da «Italia Fuori Porta» a «Una finestra sul mondo», da «Questione di stile» a «Oggi».

    Per ciascuna area tematica c’è un testimonial: una ricetta che ha molto da raccontare, che caratterizza quel periodo o quell’argomento, uno storytelling tutto da gustare. La Cucina Italiana ha infatti individuato 6 ricette portanti delle aree tematiche: gli involtini “ripieni di ottimismo”, le lasagne leggere al ragù, la versione “zarista” delle uova ripiene, gli spaghetti alla Ungaretti, i tartufi allo champagne e il toast “rapido e raffinato”.

    Perché la Storia siamo tutti noi, e i nostri genitori, e i nostri nonni, che saltavano in sella a una Vespa per andare in gita con una copia de La Cucina Italiana svolazzante nel portapacchi, i panini giusti nel cestino, il sorriso sulle labbra e una gran voglia di «fare» l’Italia di ieri, di oggi e di domani. Ad accompagnare il visitatore in questo viaggio anche le fragranze di erba falciata e pane appena sfornato realizzate da Antonella Bondi, guru di Home&Food fragrances.

    Tutti Fuori Porta! Si parte.

    La mostra – ingresso libero – sarà aperta e visitabile fino all’8 settembre 2019, con i seguenti orari:

    Martedì-sabato 10.00-18.00
    Maggio, giugno e settembre: seconda e quarta domenica del mese 10.00-18.00
    Luglio e agosto: tutte le domeniche 10.00-18.00
    Lunedì: chiuso
    Aperti il 2 giugno e il 15 agosto 10.00-18.00

    Per info
    Museo Piaggio
    Viale Rinaldo Piaggio 7
    56025 Pontedera
    www.museopiaggio.it
    058727171

  • In occasione del V Centenario della scomparsa di Leonardo da Vinci, Poste Italiane sarà presente con un servizio filatelico temporaneo.

    L’annullo, promosso da Poste Italiane, potrà essere richiesto giovedì 2 maggio 2019 dalle 11.30 alle 13.30 circa presso i Musei Reali – Biblioteca Reale in piazza Castello 190 a Torino.

    Con il bollo speciale sarà timbrata la corrispondenza in partenza presentata direttamente allo sportello, dove saranno inoltre disponibili le più recenti emissioni di francobolli, insieme ai tradizionali prodotti filatelici di Poste Italiane: folder, pubblicazioni filateliche, cartoline, buste primo giorno, libri e raccoglitori per collezionisti.

    Il timbro figurato, dopo l’utilizzo nella giornata del 2 maggio 2019, sarà depositato presso lo “Spazio Filatelia Torino” Via Alfieri, 10 per i sessanta giorni successivi, a disposizione del pubblico marcofilo.

  • Il lungo ponte, iniziato il venerdì santo, ha portato oltre 32.000 persone, tra turisti e torinesi, a concedersi una giornata di visita ai Musei Reali di Torino.

    Per tutta la durata del ponte, con dei picchi di affluenza nei giorni di festa, le sale di Palazzo Reale, dell’Armeria e del Museo di Antichità sono state affollate dai visitatori, attratti dalle pregiate collezioni custodite nei Musei.

    Protagonista in Galleria Sabauda la mostra in corso nelle Sale Palatine fino al 14 luglio, Leonardo da Vinci. Disegnare il futuro, che dal giorno della ha registrato oltre 15.000 biglietti staccati.

    L’esposizione celebra i cinquecento anni dalla morte del genio e ruota intorno al nucleo di disegni autografi di Leonardo da Vinci conservati alla Biblioteca Reale di Torino (tra gli altri l’Autoritratto e Volto di fanciulla).

    Le altre mostre in corso alla sono

    • Ad acqua. Vedute e paesaggi di Bagetti: tra realtà e invenzione (fino al 1 maggio, Galleria Sabauda)
    • Le armi e il potere: l’Arcangelo longobardo (fino all’11 maggio, Museo di Antichità).

    I Musei Reali saranno aperti anche mercoledì 1 maggio 2019.

  • Dopo l’esperienza positiva dello scorso anno, la Fondazione CRC prosegue e rafforza l’impegno a favore del contesto ambientale e paesaggistico della provincia di Cuneo promuovendo il bando Distruzione con l’obiettivo di distruggere le brutture per ripristinare la bellezza del territorio.

    Per la prima volta da quest’anno tutti possono scegliere quale progetto sostenere: le proposte ammesse a finanziamento saranno accompagnate nella progettazione esecutiva e nella realizzazione, attraverso percorsi di co-progettazione insieme alla Fondazione CRC.

    Votare è semplice! Clicca qui

    Aiutaci a ripristinare la bellezza del territorio

    Il tuo parere conta: puoi votare fino al 19 maggio!

    Ogni utente può votare massimo 5 volte, anche lo stesso progetto

  • Art Nouveau, uno stile moderno e urbano

    Giovani, radicali, aggressivi e dotati di grande talento. Erano gli artisti dell’Art Nouveau, uno stile nuovo e moderno che esplose in Europa dal 1890 e che coinvolse ogni ramo delle arti visive.

    Il nuovo stile emerge nelle arti decorative soprattutto in Belgio e Inghilterra. Ma è in Francia che si sviluppa e cresce in modo spettacolare. Parigi era la capitale indiscussa dell’arte e in questo scorcio di secolo, Art Nouveau diventa lo stile per eccellenza della modernità cittadina. Il suo nome lo deve alla Galerie Art Nouveau, inaugurata nel 1895 da Siegfried Bing. Commerciante, collezionista, designer e teorico, Bing credeva di vivere in un’epoca di grandi cambiamenti tecnologici, ma anche politici e sociali ai quali il mondo dell’arte non era stato in grado di rispondere adeguatamente. “In mezzo a questo sconvolgimento universale, la decorazione continuava a essere copiata da quella in voga nei secoli precedenti, quando erano in uso abitudini e modi diversi. Che stupefacente anacronismo!” Art Nouveau per lui e molti altri era la giusta risposta, uno stile moderno e urbano.

    E se Parigi era il cuore del nuovo movimento, a cui approdavano gli artisti da tutto il mondo, Nancy era altrettanto importante per il nuovo stile: lì operavano Gallé e Majorelle. Scopo dell’esposizione è restituire l’idea di un’epoca ricca e sfaccettata, mostrando le invenzioni degli artisti designer per gli ambienti e le decorazioni contemporanee, seguendo un percorso suddiviso per temi iconografici che possano illustrare le molteplici anime di un fenomeno complesso come quello di Art Nouveau anche in rapporto al Liberty italiano anche se in fondo, si tratta sempre e comunque di un linguaggio ornamentale, legato alle architetture e agli oggetti d’arte decorativa, che si ispira liberamente alla natura e alla contemporaneità.

    Katy Spurrell

    Curatrice della mostra

  • Anche questa sera la cupola della Cappella della Sindone sarà illuminata con il tricolore della bandiera francese, un modo per manifestare la vicinanza dei Musei Reali di Torino alla Francia per l’incendio che la scorsa notte ha colpito la cattedrale di Notre-Dame.

    Un’azione dalla valenza doppiamente simbolica, se si pensa che la cappella progettata da Guarino Guarini è rinata quasi letteralmente dalle sue stesse ceneri, dopo essere stata gravemente danneggiata dal rogo nella notte tra l’11 e il 12 aprile del 1997. Dallo scorso settembre è stata restituita al mondo intero, dopo che i delicati lavori di restauro ne hanno permesso nuovamente l’agibilità, dimostrando così che vincere la sfida contro il fuoco è possibile.

  • La Scala Santa, meta di pellegrinaggio dei cattolici di tutto il Mondo, ha riaperto l’11 aprile, dopo  circa un anno di lavori di restauro dei dipinti che la circondano. Custodita nel santuario omonimo costruito da Domenico Fontana per volere di papa Sisto V nel 1589 in piazza San Giovanni in Laterano a Roma, sarà possibile visitarla per 60 giorni: ventotto gradini in marmo sui quali, secondo i cristiani, pose i piedi Gesù nel giorno della sua morte, per andare incontro a Ponzio Pilato e sui quali sarebbero ancora presenti quattro macchie del sangue di Cristo.

    Ad annunciare l’apertura straordinaria che cade proprio nel mese della celebrazione della Santa Pasqua, i padri passionisti: resterà esposta priva della protezione in legno di noce ordinata nel 1723 da papa Innocenzo XIII. A presenziare la benedizione della riapertura sarà il cardinal Angelo De Donatis.

    La Scala Santa resterà aperta fino a domenica 9 giugno, Pentecoste, trascorsi cinquanta giorni dalla Pasqua, festa in cui viene celebrata l’effusione dello Spirito Santo, poi verrà ricoperta di nuovo. Si tratta di una scala molto particolare, che nessun piede umano ha mai toccato, se non quelli di Cristo. Quando è stata costruita, infatti, i muratori hanno posto ultimo scalino, per primo, e, poi, scendendo, tutti gli altri, proprio per non doversi appoggiare coi piedi, durante il suo posizionamento.

    La storia della Scala Santa percorsa da Gesù
    Secondo la tradizione, la Scala Santa apparteneva al governatore romano Ponzio Pilato e nel 326 arrivò a Roma, portata nella Città Eterna da Sant’Elena, madre dell’Imperatore Costantino.

    La copertura è stata posta per non compromettere ulteriormente i gradini, usurati dallo sfregamento continuo delle ginocchia di fedeli provenienti da tutto il mondo che l’hanno percorsa in preghiera, meditando il calvario di Gesù al Golgota e la sua Passione.

    Sotto il legno di copertura i fedeli hanno lasciato migliaia di lettere e foto.

  • La Villa Museo di Torre del Lago, dove Giacomo Puccini visse, musicò parte della sua opera, e, per desiderio del figlio Antonio, venne sepolto, diventa un fondamentale polo di ricerca per studiosi ed appassionati, e punto di riferimento per chiunque ami Puccini e l’Opera.

    Per volontà di Simonetta Puccini, nipote ed ultima erede del Maestro, la storica Villa (riconosciuta dallo Stato come Monumento Nazionale) è destinata ad accogliere, tra le altre testimonianze, l’imponente Archivio di Casa Puccini, dal cui studio approfondito sono attese molte conferme e novità sul Maestro, la sua musica e la sua famiglia.

    Con l’Archivio, a Torre del Lago sono conservati arredi, cimeli, e documenti che hanno accompagnato la vita del Maestro. Oggi, accostato alla Villa, l’edificio, acquisito da Simonetta Puccini, diverrà il punto di accoglienza per i visitatori della Villa Mausoleo del Maestro, sede per concerti ed esposizioni, oltre che foresteria, con stanze personalizzate con arredi d’epoca.
    “A lavori ultimati – sottolinea l’architetto Glauco Borella, membro e consigliere del Comitato Scientifico della Fondazione – il complesso del Museo Puccini sarà corredato da questo nuovo fabbricato nel quale si svolgeranno al piano terreno attività di corredo e servizio al Museo, alleggerendo così il carico sulla villa del Maestro; ai piani superiori primo e secondo verrà mantenuta la destinazione ricettiva e saranno realizzate cinque camere per ospiti e una piccola foresteria.
    Il grande vano che ospitava la sala da pranzo dell’albergo sarà recuperato per ottenere una sala multifunzionale per mostre e musica, che consentirà di allestire delle esposizioni con il cospicuo materiale conservato nel Museo e non esposto al pubblico”.

    Per gestire l’importante patrimonio culturale e d’arte pucciniano, Simonetta Puccini aveva dato vita ad una Fondazione da lei stessa presieduta sino a quando, nel 2017, ne affidò la guida al professor Giovani Godi, storico dell’arte e attento musicofilo, affiancandogli un Consiglio d’amministrazione composto da esperti dei singoli ambiti di attività.

    “La Fondazione – anticipa il Presidente Godi – dovrà portare a termine i progetti e le iniziative pensate e volute dalla donatrice come quello di far sorgere accanto
    alla Villa, i nuovi uffici, la biblioteca, l’archivio e un auditorium che porterà il suo nome.
    Questo è l’impegno che ci accingiamo a compiere, con l’orgoglio e la consapevolezza di proseguire e di onorare il ricordo e le volontà di Simonetta Puccini”.

    Uno dei più importanti compiti che attendono la Fondazione è il lavoro di catalogazione e studio dell’Archivio Puccini che, grazie alle disposizioni della nipote, sarà, una volta catalogato, disponibile agli studiosi.

    “L’Archivio Storico comprende – afferma il professor Claudio Toscani, docente all’Università di Milano e componente del Consiglio e del Comitato Scientifico della Fondazione – un’ampia documentazione, costituita da lettere inviate e ricevute da Puccini, fotografie, carteggi e documenti amministrativi, musica manoscritta e a stampa.

    L’Archivio è stato recentemente dichiarato «di interesse storico particolarmente importante» dalla Soprintendenza Archivistica per la Toscana, in quanto «la documentazione costituisce una testimonianza di straordinario valore per la ricostruzione della vita e dell’opera di Giacomo Puccini».

    I beni custoditi presso l’Archivio, del resto, furono segnalati già molti decenni orsono alla Soprintendenza, che all’epoca ne stilò un inventario e in seguito lo aggiornò periodicamente. Prima che ne entrasse in possesso Simonetta Puccini, il Museo ha purtroppo subito, negli anni, qualche perdita: il confronto tra i successivi inventari fa registrare la sparizione di oggetti e documenti (alcuni dei quali sono ricomparsi sul mercato antiquario).
    Oltre alle lettere, alle fotografie e agli altri documenti pucciniani, l’Archivio contiene un prezioso fondo di circa 450 manoscritti musicali di autori di epoca più antica. Si tratta della biblioteca musicale di famiglia, cioè delle partiture arrivate a Giacomo in eredità dai suoi antenati musicisti. Com’è noto, Giacomo e il fratello Michele sono gli ultimi rappresentanti di una lunga dinastia familiare di professionisti della musica – iniziata cinque generazioni prima con un altro Giacomo Puccini (1712-1781) – che furono organisti, maestri di cappella, autori di musica per il teatro. I manoscritti autografi dei musicisti della famiglia Puccini, in verità, sono presenti nell’Archivio in quantità molto limitata: Giacomo ne fece dono all’Istituto Musicale di Lucca; cospicua è invece la presenza di musica d’altri autori.
    Altre voci dell’Archivio sono direttamente riconducibili agli interessi e al lavoro di Giacomo Puccini. Ne fanno parte, per esempio, gli spartiti a stampa e gli estratti delle opere dei musicisti suoi contemporanei. Ma anche alcuni materiali di lavoro, costituiti da abbozzi e frammenti che a volte si limitano ad annotare una breve idea musicale, altre fissano sulla carta porzioni più ampie di una composizione progettata, da sviluppare in seguito”.

  • Oltre un decennio dopo aver attaccato sfacciatamente un’opera d’arte fasulla sul muro di una delle sue gallerie, Banksy ha ufficialmente aderito per la prima volta alla collezione del British Museum.

    Il museo ha, infatti, acquisito la sua prima opera dell’artista anonimo re della street art: una falsa banconota da £ 10 raffigurante Diana, principessa del Galles, che si unirà alla sua collezione di monete, medaglie e altra valuta.

    L’opera, intitolata Di-faced Tenner, era una delle migliaia di copie prodotte dall’artista nel 2004 come parte di una “prodezza” artistica.

    Contattato dal Guardian, un portavoce dell’artista ha detto che la banconota è stata donata da “qualcuno che gestisce il cambio di valuta di Banksy”. Oltre a mostrare la faccia di Diana al posto di quella della regina, la nota è stata modificata in “Banksy of England” e il motto: “I promise to pay the bearer on demand the ultimate price”.

    “C’è una lunga storia di discorsi politici e sociali attraverso questo tipo di protesta che ci ha fatto desiderare di acquisirlo”, ha detto Hockenhull. “Inoltre, è un Banksy. È un’opportunità per noi di avere un’opera di un artista di quella statura come parte di una collezione che le persone potrebbero non considerare il tipico luogo per un’opera di Banksy. Dal nostro punto di vista, si unisce a una lunga lista di artisti che hanno creato, adattato o distrutto valuta per gli scopi del proprio lavoro”.

  • Ieri a Linea Verde è stato il nostro turno!

    Daniela Ferolla, Federico Quaranta e Peppone hanno portato “on the road” i telespettatori nel nostro meraviglioso territorio, ricco di storia e tradizioni agroalimentari.

    Un bellissimo servizio sulla Sacra di San Michele, la Reggia di Venaria con le sue mostre, il grattacielo green di Renzo Piano si vedono i simboli di #Torino: stadi, architetture importanti …tutto l’arco alpino, lo charme, il carisma, la storia, le tradizioni culinarie e il lato innovativo di una città che pulsa di sperimentazione.

    Federico e Peppone a bordo di una vecchia 500 ci hanno mostrato la provincia torinese facendoci vivere intensamente le storie e le passioni di famiglie di allevatori.

    Potete rivedere la puntata su #RaiPlay

    https://www.raiplay.it/video/2019/02/Linea-verde—In-Piemonte-dalla-Reggia-di-Venaria-alle-Alpi-5b4d4f4f-cd84-4c85-8d45-02d3cb59369a.html

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