Categoria: Arte e Dintorni

  • Evoluzioni sonore

    Il public program della mostra Buddha10

    a cura di Chiara Lee & freddie Murphy

    In occasione della mostra Buddha10 Chiara Lee & freddie Murphy propongono una serie di appuntamenti che proseguono fino all’estate: non semplici concerti, ma piuttosto un rito sonoro collettivo itinerante, officiato da artisti provenienti dal continente asiatico e dalla relativa diaspora. In una continua tensione tra reinterpretazione e sperimentazione, le opere degli artisti selezionati abbracciano concetti tipici della tradizione asiatica come il dialogo tra vuoto e pienezza, la ripetizione come trasformazione, ma anche tematiche contemporanee quali decolonizzazione, fluidità di genere, background intersezionali e futurismo distopico. Coniugando presente e passato, senza perdere una spiccata spinta verso un futuro di cui poter ridefinire visione e potenzialità, gli artisti diventano eco e testimonianza delle tante unicità del continente asiatico dal punto di vista della cultura, delle tradizioni e dei generi, facendosi intermediari e interpreti di contaminazioni e influenze a livello globale.

    APPUNTAMENTI:

    martedì 8 novembre ore 18.30 | ZHUO MENGTING
    “A score of emptiness”: una partitura sonora site specific per acqua, oggetti amplificati e feedback, che esplora ciò che è là fuori e ciò che non può essere visto.

    martedì 22 novembre ore 18.30 | TADLEEH
    “The Flock We Belong”: performance esclusiva per il MAO sul senso di appartenenza. Pattern di batteria tribali, elettronica contorta e vocalizzazioni melodiche intime e viscerali.

    giovedì 1 dicembre ore 18.30 | PARK JIHA
    Minimalismo, musica tradizionale coreana, spiritualità e improvvisazione si incontrano in un affascinante linguaggio avanguardistico.

    martedì 24 gennaio ore 18.30 | DIASPORAS NOW: RIEKO WHITFIELD + MICAELA TOBIN (WHITE BOY SCREAM)
    Conversazioni e narrazioni alternative su identità migranti, background intersezionali, decolonizzazione, self-empowerment, cura e supporto reciproco.

    mercoledì 25 gennaio ore 18.30 | CHINABOT: JPN KASAI & NEO GEODESIA
    Una serata con Chinabot, collettivo che vuole cambiare la discussione sulla musica asiatica. Canti Khmer, samples di karaoke, musica popolare giapponese, juke e batteria metal.

    mercoledì 15 febbraio ore 18.30 | SAINKHO NAMTCHYLAK
    Canto difonico e ricerca artistica tra folklore siberiano e tradizione sciamanica.

    mercoledì 1 marzo ore 18.30 | LIEW NIYOMKARN
    Paesaggi sonori ambient, dolci melodie folk e pattern d’avanguardia.

    martedì 21 marzo ore 18.30 | ANA ROXANNE
    Ispirazioni ambient, jazz, hindustani, corali ed elettroniche fuse in una magica esperienza extracorporea che riflette sulla fluidità di genere.

    giovedì 6 aprile ore 18.30 | SALAMANDA
    Dub, house lo-fi, rullanti reggaeton, ritmi dembow, ambient e sintesi vocale in un avvolgente bozzolo di toni armoniosi.

    giovedì 27 aprile ore 18.30 | PHEW
    Voci sussurrate e sintetizzatori sommersi per la musica fuori dal tempo di una leggendaria figura dell’avanguardia giapponese.

    Prenotazione obbligatoria a eventiMAO@fondazionetorinomusei.it
    Costo: 
    15 € intero | 10 € ridotto studenti

    Tutte le informazioni

     

           t – space x MAO

    Il MAO ha recentemente inaugurato una nuova fase, #MAOTempoPresente, che segna l’apertura del Museo ad attività artistiche e creative attraverso un articolato programma di residenze in ambito artistico e curatoriale durante le quali performer, artisti, curatori e studiosi verranno chiamati ad abitare le collezioni e gli spazi espositivi, performando e “mettendo in scena” il Museo.

    Il nuovo progetto trova collocazione nel rinnovato t-space e nasce da una collaborazione con l’omonimo spazio creato a Milano da Giulia Spreafico e Wu Rui nel 2016. Concepito come spazio d’arte indipendente e come luogo capace di rendere sostenibile l’attività artistica, negli anni il t-space milanese si è evoluto, trasformandosi in uno spazio progettuale e di confronto capace di favorire l’incontro e lo scambio culturale fra fondatori, artisti e pubblico.

    All’interno di questo luogo la dimensione conviviale ha sempre avuto un ruolo fondamentale e, nei desideri dei fondatori, i momenti di condivisione hanno sempre rappresentato una parte irrinunciabile del progetto: un tè sorseggiato insieme (la T del nome gioca proprio con l’assonanza con la parola inglese tea!) può infatti diventare pausa creativa e occasione di conoscenza.

    Per questa ragione anche il t-space del MAO, concepito soprattutto come studio aperto al pubblico e luogo creativo, non rinuncia all’aspetto conviviale: i visitatori potranno accedere allo spazio per prendersi un momento di pausa, bere un tè, incontrare artisti e performer, partecipare agli eventi in programma.

    Il primo appuntamento:

    26 ottobre ore 18.30
    “Il fervore” | Warshadfilm (Tiziano Doria e Samira Guadagnuolo)
    Installazione e live performance

    Scopri il calendario completo degli eventi t-space x MAO 2022/23

  • MINIATURE RIVELATE

    Ciclo di conferenze
    dedicate ai manoscritti miniati e alle biblioteche tra Medioevo e Rinascimento
    in collaborazione con le Biblioteche civiche torinesi

    24 ottobre – 14 dicembre 2022

    Palazzo Madama, Biblioteca civica Villa Amoretti, Biblioteca civica Cesare Pavese,
    Biblioteca civica don Lorenzo Milani

    Palazzo Madama e le Biblioteche civiche torinesi propongono, dal 24 ottobre al 14 dicembre, un ciclo di conferenze gratuite, dedicate ad approfondire l’arte del libro tra Medioevo e Rinascimento attraverso le collezioni di arte antica del Museo Civico di Torino.

    Una serie di incontri per approfondire i materiali e le tecniche di realizzazione dei manoscritti, per scoprire come erano organizzate le biblioteche e chi vi accedeva e per cogliere, infine, quel passaggio cruciale dal libro scritto a mano al libro stampato che oggi conosciamo e amiamo.

    L’iniziativa, legata al territorio, si svolge a Palazzo Madama e in tre biblioteche civiche della città: Villa Amoretti (Santa Rita), Cesare Pavese (Mirafiori Sud) e don Lorenzo Milani (Falchera).

    Il ciclo di conferenze intende portare il museo fuori dalle sue mura per promuovere la conoscenza di un patrimonio significativo e sostanzialmente ignoto, non solo al pubblico di Palazzo Madama, ma anche ai cittadini torinesi che frequentano più abitualmente le biblioteche e che con l’oggetto “libro” hanno un rapporto privilegiato. Gli appuntamenti sono un invito a conoscere attraverso le collezioni del museo non solo il contenuto intellettuale di creatività, ma anche i materiali e le tecniche di realizzazione – a mano prima e a stampa poi – e ad approfondire il tema della diffusione della lettura nel mondo antico.

    Le Biblioteche civiche, da sempre attente alla storia del libro attraverso specifiche attività di mediazione, proporranno nello stesso periodo laboratori per famiglie e scuole del territorio.

    Nel corso dell’iniziativa i partecipanti agli incontri riceveranno un voucher che permetterà loro di visitare gratuitamente Palazzo Madama e la mostra Margherita di Savoia, Regina d’Italia, allestita nella Sala del Senato dal 13 ottobre 2022 al 30 gennaio 2023.
    Per gli insegnanti gli incontri in biblioteca costituiscono occasione di formazione, per i quali è possibile richiedere certificato di partecipazione.

    Il ciclo di incontri si concluderà poco prima delle festività natalizie, nella settimana tra il 12 e il 16 dicembre, con un appuntamento finale a cura dei lettori che selezioneranno il proprio libro “in salsa” medievale da presentare al gruppo attraverso brevi stralci di lettura ad alta voce.
    In questa occasione la comunità cittadina potrà usufruire di materiali di approfondimento creati in sinergia dalle biblioteche e dal museo con schede bibliografiche, consigli di lettura e focus sulle collezioni di Palazzo Madama.

    L’iniziativa intende disseminare le conoscenze e i risultati del progetto “Miniature rivelate”, avviato nell’ottobre 2020 da Palazzo Madama – Museo Civico d’Arte Antica in partnership con l’Università di Torino e l’Università del Piemonte Orientale (Dipartimento di Studi Storici e Dipartimenti di Chimica), grazie a un cofinanziamento di Fondazione CRT e UNITO. La ricerca è nata dalla volontà di approfondire la conoscenza della collezione di manoscritti e miniature ritagliate del Museo Civico di Torino: un patrimonio costituito
    da 19 codici miniati, un fondo di 81 fogli e miniature ritagliate e una preziosa raccolta di 50 pergamene dal XIII al XVI secolo.

    La prima fase del progetto si è svolta dall’ottobre 2020 alla primavera 2022. Durante questi mesi è stato condotto il censimento sistematico, con la campagna fotografica e la pre-catalogazione, che ha comportato anche la ricerca bibliografica e lo studio liturgico per individuare l’area di provenienza dei testi sacri.

    La seconda fase, a partire dall’autunno 2022, prevede i restauri di due codici, le analisi scientifiche non invasive e l’analisi storico artistica; in calendario saranno programmate attività per il pubblico, laboratori didattici per le scuole e per gli adulti.

    La terza fase si concluderà nell’autunno 2024 con una mostra dossier a Palazzo Madama, che presenterà al pubblico un percorso visivo attraverso l’esposizione di una selezione delle opere del museo.

    Il programma

    A PALAZZO MADAMA

    24 ottobre ore 17
    È sempre medioevo. Da un castello per un Palazzo, e un Borgo per un parco, alle Torri di Falchera
    Con Giovanni Carlo Federico Villa
    Un incontro per narrare una delle radici contemporanee di Torino e del suo ruolo europeo; una riflessione su di un secolo, l’Ottocento, connotato dall’innamoramento per il Medioevo, con il Romanticismo che inventa i secoli di mezzo quale anelito a un’epoca dorata e rispettosa della dimensione umana, generatrice di una base mitico-simbolica su cui fondare l’identità dei nascenti stati nazionali

    26 ottobre ore 11 – 13
    Manoscritti, incunaboli e ritagli miniati del Museo Civico d’Arte Antica
    L’occasione di incontro e discussione è rivolta a studiosi, responsabili di biblioteche e archivi, studenti e appassionati d’arte che avranno l’opportunità di prendere confidenza con questo importante fondo della collezione del museo e conoscere le prime novità emerse dallo studio sistematico condotto da specialisti di diverse discipline.
    Con Giovanni Carlo Federico Villa, Simonetta Castronovo, Fabrizio Crivello, Giovanna Saroni, Alessia Marzo, Antonio Olivieri, Maria Alessandra Panzanelli Fratoni, Maurizio Aceto, Angelo Agostino e Monica Gulmini

    Gli interventi
    • La collezione del Museo Civico dall’Ottocento a oggi, Simonetta Castronovo, Palazzo Madama
    • Un progetto tra Università e Museo, Fabrizio Crivello, Università degli Studi di Torino
    • Due importanti Libri d’Ore per la storia del territorio, Giovanna Saroni
    • Memorie di manoscritti decorati: i ritagli miniati, Alessia Marzo, Università degli Studi di Torino
    • Documenti e collezionisti: carte d’archivio a Palazzo Madama, Antonio Olivieri, Università degli Studi di Torino
    • Gli incunaboli, Maria Alessandra Panzanelli Fratoni, Università degli Studi di Torino
    • La chimica al servizio dello studio dei codici miniati, Maurizio Aceto, Angelo Agostino e Monica Gulmini, Università degli Studi di Torino, Università Piemonte Orientale

    Ingresso libero fino a esaurimento posti

     

    NELLE BIBLIOTECHE

    7 – 11 novembre 2022
    Cos’è un codice miniato
    Con Simonetta Castronovo, conservatore di Palazzo Madama
    Quali sono le operazioni che portano alla realizzazione di un codice manoscritto nel Medioevo? Quali gli strumenti di lavoro dello scriba e del miniatore? Com’era organizzato uno scriptorium? Nel corso della conferenza scopriremo le operazioni necessarie a produrre un codice, dalla preparazione della pergamena alla rigatura, dalla scrittura ai pigmenti e alla decorazione con iniziali figurate e istoriate o intere scene a pittura, senza dimenticare la doratura e la legatura.

    • lunedì 7 novembre ore 17.30: Biblioteca civica Cesare Pavese – via Candiolo 79
    • mercoledì 9 novembre ore 17.30: Biblioteca civica Villa Amoretti – corso Orbassano 200
    • venerdì 11 novembre ore 10.30: Biblioteca civica Don Milani – via dei Pioppi, 43
    21-23 novembre 2022
    Le biblioteche medievali
    Con Simonetta Castronovo, conservatore di Palazzo Madama
    Dove si trovavano e come erano organizzate internamente. Quale il loro contenuto. Chi poteva accedere, chi leggeva e studiava nel Medioevo. Biblioteche monastiche, ecclesiastiche, signorili; libri dei mercanti e Statuti dei Comuni.
    • lunedì 21 novembre ore 17.30 Biblioteca civica Cesare Pavese – via Candiolo 79
    • mercoledì 23 novembre ore 15.00 Biblioteca civica Don Lorenzo Milani – Via dei Pioppi, 43
    • mercoledì 23 novembre ore 17.30 Biblioteca civica Villa Amoretti – corso Orbassano 200
    28 -30 novembre 2022
    La nascita del libro a stampa decorato da xilografie (XV secolo)
    Con Alessia Marzo, Università degli Studi di Torino
    Oltre a codici miniati, le collezioni del museo civico possiedono alcuni incunaboli, libri a stampa realizzati a partire dalla
    seconda metà del Quattrocento e illustrati da xilografie con scene sacre e margini decorativi che venivano dipinti per
    assomigliare quanto più possibile ai codici miniati in pergamena.
    • lunedì 28 novembre ore 17.30 Biblioteca civica Cesare Pavese – via Candiolo 79
    • mercoledì 30 novembre ore 15.00 Biblioteca civica Don Lorenzo Milani – Via dei Pioppi, 43
    • mercoledì 30 novembre ore 17.30 Biblioteca civica Villa Amoretti – corso Orbassano 200
    12-14 dicembre 2022
    Il mio Medioevo. Il nostro Medioevo
    Incontro finale nelle biblioteche a cura dei lettori delle Biblioteche civiche
    Il Medioevo fa da sfondo a diversi romanzi della letteratura occidentale: da Il nome della rosa di Umberto Eco, I pilastri
    della Terra di Ken Follett, Notre-Dame de Paris di Victor Hugo o il più recente La Cattedrale del mare di Ildefonso
    Falcones. Ogni partecipante potrà proporre al gruppo il proprio libro del cuore, selezionando e leggendo ad alta voce
    la pagina o i passaggi che maggiormente ha amato.
    • lunedì 12 dicembre ore 17.30 Biblioteca civica Cesare Pavese – via Candiolo 79
    • mercoledì 14 dicembre ore 15.00 Biblioteca civica Don Lorenzo Milani – Via dei Pioppi, 43
    • mercoledì 14 dicembre ore 17.30 Biblioteca civica Villa Amoretti – corso Orbassano 200

    Ingresso libero fino a esaurimento posti

  • MARGHERITA DI SAVOIA
    REGINA D’ITALIA

    Palazzo Madama – Sala Senato
    Piazza Castello – Torino
    13 ottobre 2022 – 30 gennaio 2023

     

     

                                                                         

     

    “La regina Margherita mangia il pollo con le dita”.
    Mai sovrana ha saputo essere tanto empatica e conquistare il cuore del suo popolo quanto la prima Regina dell’Italia unita, Margherita di Savoia.
    Palazzo Madama le dedica, dal 13 ottobre 2022 al 30 gennaio 2023, una mostra, coordinata da Maria Paola Ruffino, che ne ricostruisce la straordinaria figura.

    Margherita di Savoia (Torino 1851 – Bordighera 1926) è figlia di Ferdinando di Savoia duca di Genova, eroe del Risorgimento e fratello del Re Vittorio Emanuele II. Sposa a sedici anni l’erede della corona, suo cugino Umberto, e sale sul trono il 9 gennaio 1878.
    Il paese che l’accoglie è una nazione profondamente diseguale. In quello scorcio di secolo si costruisce l’Italia moderna: le ferrovie, l’industria, l’allargamento dell’istruzione, le prime organizzazioni dei lavoratori, dalla carrozza all’automobile, dai valori risorgimentali al sogno coloniale e al nazionalismo, dal romanticismo storico al futurismo. La Regina Margherita, Regina tra due epoche, attraversa con gli italiani questo tempo denso di cambiamenti politici, sociali e culturali. Icona femminile di casa Savoia, musa e mecenate artistica, Margherita promuove la diffusione dell’istruzione e della formazione professionale, con particolare attenzione alle donne, più fragili e svantaggiate. E con gli strumenti concessi a una donna, si adopera nella costruzione del consenso intorno a casa Savoia, che vuole promotrice di sviluppo e benessere per la nazione.

    Il percorso immersivo dell’esposizione, con oltre settanta opere d’arte, tra ritratti, dipinti, sculture, abiti e gioielli, strumenti musicali, manoscritti, tappezzerie e mobili, racconta la Regina d’Italia in rapporto al suo tempo e al suo popolo, il suo essere madre, icona di stile, paladina dell’arte e della cultura, benefattrice pietosa, donna interessata al nuovo e alla modernità.
    Dall’ingresso, con l’immagine della Regina che ci accoglie, alla ricostruzione dei suoi ambienti e del suo gusto, Margherita emerge pienamente nella sua personalità, col supporto immaginifico di un filmato ideato e montato per la mostra, fotografie storiche e musica d’epoca.

    L’allestimento, progettato dall’architetto Loredana Iacopino nella sala del primo Senato d’Italia, si sviluppa per nuclei narrativi, anticipati nelle sale del piano nobile da dieci splendidi abiti della collezione privata di Mara Bertoli – sezione curata da Massimiliano Capella – creazioni sartoriali che ripercorrono l’evoluzione del gusto e dello stile dagli anni cinquanta dell’Ottocento alla metà del secondo decennio del Novecento, prefigurando il grande mutamento della società a cavallo tra i due secoli.

    Madre, icona, Regina, benefattrice, musa

    A diciotto anni, nel 1869, Margherita dà alla luce l’erede, unico, di casa Savoia. Vittorio Emanuele nasce a Napoli, dove la coppia reale si è installata per rinsaldare il legame della corona con il Mezzogiorno. Solo nel 1871, a seguito della presa di Roma, i Savoia si insediano nel Palazzo del Quirinale lasciato spoglio dai Papi, dove convergono arredi lussuosi dalle altre residenze reali: mobili settecenteschi, porcellane, arazzi, quadri e intere boiseries. Magniloquente e celebrativo nelle sale di apparato, intimo, vario e affollato negli ambienti privati, lo stile degli appartamenti riarredati da Margherita nelle sue residenze segna un’epoca. La Regina ama la ricchezza dell’oro e i colori brillanti, affianca lo stile Louis XV a poltroncine capitonné, si circonda dei mobili intarsiati di Piffetti. Vent’anni dopo è la magniloquenza barocca dell’intagliatore bellunese Valentino Panciera Besarel, epigono del grande Brustolon, a connotare gli appartamenti rinnovati, al Quirinale come a Monza, per accogliere il Kaiser Guglielmo II.

    Nella capitale Margherita è anima di una intensa vita di corte, fatta di balli, ricevimenti e pranzi di gala, che legano l’aristocrazia italiana alla casa regnante e accolgono gli esponenti delle case reali d’Europa in visita ai Savoia. La Regina vi appare adorna “come una statua votiva”, con gli abiti sontuosi di Worth, il couturier parigino più alla moda, e con una profusione di diamanti e di perle.

    A che varrebbe essere principi se non si potesse fare il bene che si vuole?

    Margherita ricerca la visibilità e non si risparmia di mostrarsi alle folle. Intorno a lei cresce il consenso popolare, per l’attenzione che dimostra alla vita del paese, martoriata anche da calamità naturali e dal colera. Elargisce sussidi a congregazioni religiose e istituzioni laiche, asili d’infanzia, scuole, associazioni caritative. È valente alleata dell’amica Andriana Marcello, fondatrice della scuola del merletto di Burano, promuovendo la moda del pizzo nelle toilette femminili e commissionando alla scuola molti lavori, per sostenere quell’impresa volta a dare di che vivere a tante donne senza risorse né cultura. Margherita riporta in auge anche la moda del corallo, per sostenere l’attività dell’industria corallina guidata dalla “Scuola per la lavorazione del Corallo”, istituita con Regio Decreto nel 1878.
    Grazie al suo intervento, le attività delle scuole di arti applicate trovano uno spazio nelle Esposizioni nazionali, mostrando l’eccellenza della produzione manifatturiera e artistica italiana.

    La Regina è donna di ampi interessi e grande amore per l’arte: crea a Roma un salotto culturale, frequentato da personalità della cultura, dell’arte e della politica, come Marco Minghetti, statista della destra storica, suo amato maestro. Riunisce una ricchissima biblioteca, che cura personalmente, e frequenta le esposizioni d’arte. La Biennale di Venezia è fondata nel 1893 quale omaggio ai sovrani per i 25 anni di matrimonio e la Regina non mancherà di frequentarla a partire dalla prima edizione nel 1895. La passione per la pittura gareggia soltanto con quella per la musica, Beethoven e Wagner, alla quale la Regina si dedica suonando il pianoforte e col canto. Dal 1881 dà vita alla tradizione dei concerti al Quirinale, di cui ancora oggi godiamo, affidati a Giovanni Sgambati, che diffonde l’apprezzamento per la musica sinfonica e cameristica europea.

    La Valle d’Aosta accoglie Margherita per le vacanze estive, dal 1889 ospite a Gressoney del barone Luigi Beck-Peccoz, con cui compie impegnative ascensioni in alta montagna. Nel 1899 ha inizio la costruzione di Castel Savoia a Gressoney Saint-Jean, in uno stile medievaleggiante ispirato dai castelli della valle. Sul finire dell’Ottocento, sulle orme di Margherita, la consuetudine del soggiorno in montagna diventa vera e propria moda e le località di villeggiatura fioriscono di eleganti villini, giardini e viali per il passeggio.

    Gli ultimi decenni del XIX secolo sono anni di grande tensione sociale in Europa. Il 29 luglio 1900 l’assassinio di Umberto I travolge la vita della Regina e segna la fine di un’epoca.
    Lasciato il Quirinale ai nuovi sovrani, il figlio Vittorio Emanuele III ed Elena di Montenegro, Margherita si insedia nel nuovo Palazzo Margherita a Roma e si dedica con maggiore assiduità ai viaggi e alla visita delle Esposizioni. Qui acquista, per le proprie residenze e per collezioni pubbliche, opere degli artisti dell’Accademia veneziana, Luigi Nono, Ciardi, Fragiacomo, ma anche dei piemontesi Delleani e Cosola, dei quali ama i paesaggi montani, di Pompeo Mariani e del Balla figurativo.
    Anche quando, dal 1916, elegge quale sua residenza più cara la riposante villa di Bordighera, Margherita non si isola dalla vita della nazione, ma ne segue con partecipazione gli sviluppi. Qui muore nel 1926. L’omaggio imponente tributato dalla popolazione al treno che porta la sua salma a Roma per la sepoltura al Pantheon è filmato dall’Istituto Luce lungo le varie tappe del viaggio. Un documento eloquente di quanto Margherita fosse ancora, per gli italiani, la loro Regina.

    Le opere esposte provengono da importanti collezioni pubbliche, in particolare dal Musée d’Orsay di Parigi, dalle Gallerie degli Uffizi – Palazzo Pitti, dal Palazzo del Quirinale e dal Museo di Palazzo Boncompagni-Ludovisi di Roma, dal Palazzo Reale di Napoli e dalla Reggia di Caserta, dai Musei Civici di Venezia, dai Musei Reali e dalla Biblioteca Nazionale Universitaria di Torino, dal Polo Museale del Piemonte.

    L’esposizione a Palazzo Madama si colloca in stretta relazione e collaborazione con le collezioni e gli ambienti appartenuti alla sovrana sul territorio piemontese: la biblioteca della Regina, cui la Biblioteca Nazionale Universitaria di Torino dedica quest’anno un allestimento permanente, gli appartamenti nel Palazzo Reale di Torino e al castello di Agliè. Comprende inoltre l’ampio coinvolgimento di scuole superiori torinesi di diverso indirizzo – impegnate in fase progettuale per elaborare concerti e animazioni musicali, percorsi guidati, creazione di costumi d’epoca, rievocazione storica di balli, creazione di grafica di promozione e documentazione video – e del Corso di Laurea magistrale in Conservazione e Restauro dei Beni Culturali dell’Università di Torino in collaborazione con il Centro Conservazione e Restauro La Venaria Reale.

    Il catalogo della mostra è edito da Marsilio Editori.

    Sponsor Reale Mutua.

    Per l’allestimento degli abiti esposti in mostra si ringrazia il Laboratorio Manufatti Tessili del Centro Conservazione e Restauro La Venaria Reale, che si è avvalso della consulenza tecnica e scientifica del costumista Luca Costigliolo.
    L’attività è stata un’opportunità anche didattica con la partecipazione delle studentesse del IV anno del Corso di Laurea magistrale in Conservazione e Restauro dei Beni Culturali dell’Università degli Studi di Torino, guidate dalla docente Simona Morales.

    Si ringrazia l’ANPS – Associazione Nazionale della Polizia di Stato per il servizio di assistenza al pubblico in mostra.

     

     

    INFO UTILI:

    SEDE ESPOSITIVA E DATE               Palazzo Madama – Museo Civico d’Arte Antica,
                                                                     Piazza Castello, Torino
                                                                     Dal 13 ottobre 2022 al 30 gennaio 2023

    ORARI                                                     Lunedì e da mercoledì a domenica: 10.00 – 18.00. Martedì chiuso
                                                                      Il servizio di biglietteria termina un’ora prima della chiusura

    BIGLIETTI                                               Intero € 12,00 | Ridotto € 10,00
                                                                      Gratuito Abbonamento Musei e Torino+Piemonte card
                                                                      Mostra + museo: Intero € 16 | Ridotto € 14
    INFORMAZIONI                                   palazzomadama@fondazionetorinomusei.it – Tel: 011 4433501
                                                                      www.palazzomadamatorino.it
    PRENOTAZIONI                                   011 5211788 o via mail a: ftm@arteintorino.com
                                                                      Prevendita: Ticketone.it
  • La GAM di Torino è felice di annunciare che anche quest’anno il museo è tra i vincitori della seconda edizione del PAC – Piano per l’Arte Contemporanea della Direzione Generale Creatività Contemporanea del Ministero della Cultura.  Grazie ai fondi messi a disposizione dal Ministero la GAM acquisirà 12 dipinti di Michele Tocca (Subiaco, Roma, 1983) realizzati tra il 2016 e il 2022.

    Le opere acquisite, insieme ad altri dipinti di Tocca, saranno oggetto nel 2023 di una mostra, Michele Tocca. Repoussoir, che porrà il suo lavoro in dialogo con alcuni, meditati, esempi di dipinti tratti dalla collezione di Ottocento della GAM, tra cui opere di Giovanni Battista De Gubernatis, Massimo D’Azeglio, Antonio Fontanesi.

    La mostra e la pubblicazione renderanno evidente come l’opera di Tocca sappia incarnare una fertile contraddizione: la prima volta dello sguardo che si pone di fronte al mondo per scoprirlo nuovamente nella dimensione dell’istante, e la consapevolezza del “vedersi vedere” che è la consapevolezza dell’artista di essere immerso nel mondo che va dipingendo e di tutte le strutture di pensiero, di tutti i meccanismi della visione, di tutte le tradizioni dell’arte che entrano in gioco nel suo osservare e nel suo fare.

    I 12 dipinti di Tocca rappresentano quanto di meglio la pittura contemporanea sta producendo in Italia e il tramandarsi di sensibilità, di attenzione e d’intelligenza che, attraverso le stagioni dell’arte, approdano a una visione schiettamente attuale dove le premesse concettuali del lavoro sono inscindibili dalla bellezza dell’espressione pittorica e dalla qualità della mano.

    La GAM intende dare nuovo spazio d’attenzione all’odierna pittura che si sta dimostrando arte densa di pensiero e di sensibilità insieme. Nelle opere di Tocca, nei tagli e negli affondi del suo sguardo che sembra voler solo aderire alla superficie delle cose, alla più volatile e minuta percezione, emerge non solo la lezione del primo paesaggismo en plein air di Sette e Ottocento, ma tutta la densa stratificazione del tempo. Quel tempo plurimo che appartiene tanto al mondo osservato – con le indelebili tracce della storia – quanto all’atto del vedere da cui Tocca non intende cancellare tutti gli sguardi esercitatisi sulla natura prima del suo, ma sa sorvegliarne la presenza, riconoscerne l’azione e la memoria.

    Il titolo Repoussoir è un termine tratto dalla pittura di paesaggio. Dal Seicento olandese alla pittura romantica tedesca, elementi posti in primo piano, come tronchi d’albero o massi, avevano la funzione di spingere, rilanciare lo sguardo dell’osservatore verso la profondità del dipinto e verso il centro dell’immagine.  Con funzione simile, in alcuni noti paesaggi della storia dell’arte – da Friedrich a Courbet, ad esempio – degli osservatori sono ritratti di spalle, volti verso il panorama. A volte si tratta dell’artista stesso. Michele Tocca ritraendo di spalle la propria giacca da pioggia, usata per le sue sedute en plein air, trasforma sé stesso – o meglio, l’oggetto che più lo rappresenta – in un repoussoir, isolato in una sorta di umile maestà: un oggetto carico di memoria ma anche un dispositivo della visione pittorica la cui presenza trasforma l’opera in una riflessione sui codici dell’arte.

  • JÉRÔME SESSINI

    Val di Sole (TN)

    Dal 3 agosto 2022

     

    “Uomini e montagne” è il tema al centro del progetto culturale, dedicato alla fotografia, che la Val di Sole ha scelto per l’estate 2022.

    Punto di partenza è la mostra attualmente ospitata presso Castel Caldes intitolata “Vivere in alto. Uomini e montagne dai fotografi di Magnum da Robert Capa a Steve McCurry”, percorso che racconta vari aspetti del delicato rapporto dell’uomo con la montagna tramite le fotografie dei membri dell’Agenzia Magnum Photos.

    A monte vi è la volontà di dare spazio allo sguardo dei grandi fotografi di Magnum sul tema della montagna da diverse angolature, ma anche di valorizzare il patrimonio umano di questo specifico luogo, la Val di Sole, raccontandone storie, tradizioni, impegno, scelte di vita e visioni per il futuro. Da qui nasce l’invito per una residenza in loco ad un fotografo di fama internazionale come il francese Jérôme Sessini, membro dal 2016 della Magnum Photos e Canon Ambassador. La scelta di Sessini non è casuale. “Sono nato e cresciuto nell’est della Francia, nel dipartimento di Vosges, un luogo montano – spiega- il fotografo – ho iniziato da autodidatta a vent’anni fotografando i paesaggi e le persone delle mie terre”.

    Primo risultato di questo lavoro è una selezione di fotografie che verranno collocate in un percorso outdoor. Prenderà avvio così il progetto del “Sentiero della fotografia”, un inedito e spettacolare percorso in cui le fotografie di Sessini stampate a grande formato e inserite in grandi cornici in legno del territorio, saranno collocate all’interno della Val di Sole e del Parco Nazionale dello Stelvio.

    Dodici sono i punti che costituiscono questo percorso, oltre una sezione ospitata presso Castello di Caldes: un numero simbolico come i Comuni che compongono la Val di Sole

    Il Sentiero della fotografia rappresenta un progetto unico nel suo genere dove un fotografo interpreta, con la propria sensibilità, un territorio e le sue genti e quello che ne emerge viene offerto a tutti esponendo queste fotografie d’autore in scenari unici per la loro bellezza naturalistica, sempre fruibile fino all’arrivo dell’inverno.

    Una sezione dedicata alle “persone della vallata” sarà allestita presso la cappella del castello di Caldes, arricchendo così il percorso espositivo della mostra “Vivere in alto”.

    Il Sentiero sarà individuabile grazie a mappe realizzate per l’occasione e al sito  www.ilsentierodellafotografia.eu che offrirà anche materiali extra per approfondire il progetto.

    Le fotografie di Sessini, quasi tutte in bianco e nero, ci forniscono una nuova lettura di queste montagne. Foto non urlate e appariscenti, ma silenziose che cercano di entrare in sintonia con la sostanza del vivere in alta quota e dei tempi annessi. Coloro che s’imbatteranno, in maniera più o meno consapevole, in queste fotografie saranno accompagnati a leggere in maniera più intima le montagne che amano.

    Il curatore del progetto Marco Minuz: “L’intento di questo progetto non è solo quello di leggere un territorio sotto nuovi punti di vista, ma favorire, negli stessi contesti dove sono nate le fotografie, un’educazione al vedere, all’osservare e a riflettere sul valore del vivere in montagna e riflettere sulle sfide di questi territori. Il lavoro di Jerome, così silenzioso, s’integra perfettamente nel contesto montano e favorisce consapevolezza dei luoghi”.

    Luciano Rizzi, presidente della APT Val di Sole, promotore del progetto: “Il Sentiero della fotografia rappresenta un progetto innovativo che incarna perfettamente il nostro impegno per rendere la cultura elemento strategico per lo sviluppo del nostro turismo; prende avvio il più alto percorso espositivo open air mai realizzato dedicato alla fotografia che coinvolge le comunità del nostro territorio”.

    Ancora Sessini: “Questo lavoro in Val di Sole mi ha permesso di lavorare in un contesto che è parte integrante della mia vita e che conosco bene. La forza e il silenzio delle montagne. Ha rappresentato un vero e proprio ritorno alle origini”.

    Il sentiero della fotografia. Jérôme Sessini

    Valle di Sole

    www.ilsentierodellafotografia.eu

    a cura di Marco Minuz

    Un progetto realizzato da Suazes con Magnum Photos insieme al Castello del Buonconsiglio, monumenti e collezioni provinciali, con il supporto del Parco Nazionale dello Stelvio

    Promosso dall’Azienda per il Turismo delle Valli di Sole, Peio e Rabbi, dai comuni della Val di Sole con il patrocinio della Provincia Autonoma di Trento.

    Partner culturale del progetto Canon Italia.

  • Lunedì 15 agosto, dalle ore 15.30

    Caccia al Tesoro nel Parco del Castello di Miradolo (TO)

     

    Il Parco del Castello di Miradolo apre le porte anche a Ferragosto, come da tradizione, per una caccia al tesoro che condurrà alla scoperta delle capacità emotive delle diverse specie botaniche. 

    È possibile fare un pic-nic nel Parco con i cesti di Antica Pasticceria Castino. I cestini, confezionati artigianalmente possono essere ritirati direttamente nella Caffetteria del Castello dalle ore 12, previa prenotazione. Menù dedicati per adulti e per bambini. Costo: 10 euro cesto bimbi, 14 euro cesto adulti. Non è consentito il pic-nic libero.

     

    INFO

    Caccia al Tesoro nel Parco: lunedì 15 agosto, dalle ore 15.30

    Biglietti per l’attività: 5€, comprensivo di ingresso al Parco, adulti e bambini.

    Visite al Parco: per Ferragosto il parco apre da sabato 13 a lunedì 15 agosto, dalle 10 alle 19. Ultimo ingresso ore 17.30.

    Prenotazione consigliata : 0121 502761 prenotazioni@fondazionecosso.it

     

  • Nell’ambito delle “Tre Terre Canavesane”, con i Comuni di Agliè e San Giorgio Canavese, Castellamonte si prefigge di offrire un’offerta unica nel segno della biodiversità, del gusto, dell’arte e della storia legata alla natura delle sue colline ricche di argilla.

    La 61ª MOSTRA DELLA CERAMICA di CASTELLAMONTE sarà inaugurata sabato 20 agosto e verrà dedicata ai Cento Anni della Scuola d’Arte “Felice Faccio”, oggi Liceo Artistico, che dall’anno della sua fondazione nel 1922 ad oggi è sempre stato un luogo di alta formazione educativa e importante centro culturale per il territorio. Per l’occasione, presso la scuola, verrà allestita una mostra del centenario che esporrà opere storiche e recenti dell’attività didattica della sezione ceramica.

    Viene riproposto il concorso “Premio Città di Castellamonte” che offre il confronto artistico, di ricerca tecnologica e stilistica.

    La Rotonda Antonelliana accoglierà le installazioni ceramiche degli artisti locali.
    Fra le arcate del Palazzo Antonelli, sede del Comune, saranno esposte le famose stufe di Castellamonte sia quelle della tradizione che quelle contemporanee di squisita fattura e sempre più famose nel mondo.
    Al primo piano del Centro Congressi “P. Martinetti” saranno presenti le ceramiche sonore, unitamente all’importante collezione di fischietti in terracotta donata dall’artista Giani Mario Clizia, invece al piano terra sarà allestita la mostra delle opere selezionate per il concorso internazionale “Ceramics in Love 2022”, dedicato in particolare alla Ucraina.

    Ma sono tantissimi, ben 15 tra pubblici e privati, i punti espositivi ognuno con le proprie peculiarità, disseminati per la città che daranno vita ad una rete espositiva che ha pochi eguali in Italia.

    Come per le precedenti edizioni, nei giorni prefestivi e festivi, è prevista una navetta per raggiungere i punti espositivi più dislocati dal concentrico e per visitare i suggestivi “castelletti”, da dove si ricava la famosa argilla rossa di Castellamonte.

    La mostra resterà aperta fino all’11 settembre 2022
  • Fino al 30 settembre 2022

    TUTTE LE GUERRE. Fotografie 1998-2019

    FRANCO PAGETTI 

    Vent’anni di conflitti raccontati in più di 250 foto da uno dei più autorevoli fotoreporter internazionali al Palazzo Senza Tempo di Peccioli (PI)

     

    Afghanistan, Kosovo, Timor Est, Kashmir, Palestina, Sierra Leone, Sud Sudan, Siria: Franco Pagetti, uno dei più autorevoli fotoreporter internazionali per Time, The New York Time, Le Monde, The Independent, ha trascorso vent’anni a fotografare la guerra confrontandosi ogni volta con la violenza e l’arbitrarietà dei conflitti.

    La mostra “Tutte le guerre. Fotografie 1998-2019” al Palazzo Senza Tempo di Peccioli (PI), inaugurata nell’ambito della kermesse Pensavo Peccioli curata da Luca Sofri, conduce i visitatori proprio dentro l’orrore della guerra, per dimostrarne la sua orribilità ed inutilità.

    Il collage di 250 foto del grande parallelepipedo centrale vuole testimoniare le sofferenze subite dalle vittime dell’assurdità della guerra, vuole raccontare l’annullamento dell’identità delle cose, degli spazi, della cultura, della storia e dell’educazione che ogni conflitto provoca, vuole infine mostrare l’umanità delle persone. In mostra, le foto della guerra in Iraq, dove Pagetti ha vissuto per sei anni, dal 2003 al 2008, raccontando la caduta del regime di Saddam Hussein, l’ascesa dei gruppi terroristici e insurrezionalisti e la guerra civile. Ma anche le storie e le immagini dall’Afghanistan che trasmettono la sua capacità empatica e l’assenza di pregiudizio. E poi, in una sala dedicata, The Veils of Aleppo, sulle tende di Aleppo, realizzato nel 2013, il reportage con cui Pagetti ha cambiato il modo di fotografare la guerra: i soggetti delle immagini non sono persone morte, ferite o armi, ma le tende colorate che vedeva per strada, rivelatrici della vita degli abitanti di una città devastata dai bombardamenti. Le tende a righe, un tempo tende da sole, sollevano una riflessione su come è cambiato il loro utilizzo: se prima erano un oggetto quotidiano per proteggere la privacy di una famiglia, o ripararsi dal sole, adesso sono cucite insieme dalle donne e messe in mezzo alle strade per proteggere gli uomini della famiglia dai cecchini. La serie di fotografie rappresenta “Una reazione umana – racconta Franco Pagetti – per proteggermi dall’orrore del mondo in cui camminavo: concentrarsi su un elemento di bellezza nel caos, o creare una distanza tra me e gli eventi. Io proteggevo la mia stabilità mentale, i siriani la loro vita”.  

    TESTO CRITICO

    L’invasione russa dell’Ucraina, le sue stragi e le sue distruzioni, le persone che sono vittime, sono di nuovo raccontate dalle immagini dei fotoreporter di guerra, anche in questi tempi di social network, influencer e cambiamenti nella comunicazione di ogni cosa. E sono immagini che da una parte sembrano sempre le stesse, per ogni guerra, e dall’altra rinnovano il loro effetto e la loro capacità di mostrare cose terribili e incredibili e che pensavamo lontane: lontane nel tempo o lontane nello spazio. Ma le guerre non hanno mai smesso di essere combattute e di essere usate per avidità, prepotenza, ignoranza, e niente come le immagini dei fotoreporter ha cercato di ricordarcelo anche negli anni passati, quando la guerra in Europa ci sembrava impensabile. Le foto di Franco Pagetti, fotoreporter che ha seguito alcune delle guerre recenti più lunghe e gravi, sono fra quelle che con più insistenza e professionalità hanno anticipato quello che saremmo tornati a vedere quest’anno. 

    Luca Sofri, curatore di Pensavo Peccioli

    BIOGRAFIA DI FRANCO PAGETTI

    Franco Pagetti, nasce a Varese nel 1950. Studia chimica a Milano. Si avvicina alla fotografia nel 1980: inizialmente come assistente della fotografa di architettura Carla De Benedetti ma in seguito inizia a produrre immagini per i mondi della moda e commerciale. Nella sua prima vita da fotografo, da metà anni Ottanta a metà anni Novanta, collabora con i giornali italiani Vogue, Elle, Marie Claire, Amica. Mentre firma campagne pubblicitarie internazionali, nel 1988 realizza il suo primo reportage sulle donne torturate dal regime cileno. Nel 1997, decide di dedicarsi esclusivamente al fotogiornalismo.

    A quasi cinquant’anni inizia la sua seconda vita, che nel 2007 lo vede diventare membro della nota agenzia VII, di cui fa tuttora parte. Copre le zone di conflitto più calde: nel 1998 è in Sudan del Sud e in Afghanistan, dove torna nel 2001, nel 2009 e nel 2010; nel 1999 è in Kosovo e a Timor Est, nel 2000 e nel 2001 è in Kashmir; nel 2000 in Sierra Leone e nel 2001 e 2002 in Palestina. Le sue fotografie di guerra ritraggono esseri umani in condizioni estreme e si fanno testimonianza di atti di incredibile eroismo. Ma anche di enormi brutalità. I suoi reportage vengono pubblicati in America su Newsweek, The New York Times, The New Yorker, Stern, Sunday TimesVogue America e in Europa su Le Figaro, Paris Match, Le Monde, The Times of London, The Independent. Per il settimanale TIME, da gennaio 2003 fino a dicembre 2008 è in Iraq dove, grazie al suo intuito, arriva già tre mesi prima dell’invasione americana di Baghdad che segna l’inizio della guerra. Le sue immagini dal fronte sono uno fra i più accurati e completi reportage dall’Iraq, catturano gli orrori della guerra, i saccheggi, le battaglie, la formazione di gruppi di ribelli e di terroristi: l’inesorabile discesa verso una sanguinosa guerra civile nonostante la flebile speranza di rinascita dopo la caduta del regime di Saddam Hussein. Nel 2012, al Pictures of the Year International Contest gli è stato conferito l’Award of Excellence e, sempre nel 2012 ha ricevuto una nomination agli Emmy Awards for News & Documentary, per il documentario: DRC, Starved For Attention. New York. Nel 2012 e nel 2013 viene premiato al PX3 PRIX DE LA PHOTOGRAPHIE PARIS e la regista Aeyliya Husain gira un film su di lui, Shooting War, presentato al Tribeca Film Festival. Le sue fotografie sono state esposte in numerose mostre nazionali e internazionali e fanno parte di collezioni private e istituzionali.

  • “La Pittura dell’Immaginifico” degli artisti toscani Claudio Cargiolli, Marco Manzella e Alessandro Tofanelli in mostra, dal 4 al 31 agosto 2022, presso il Museo Le Stanze della Memoria di Barga (LU).

    Presentata da Giovanni Faccenda, l’esposizione è organizzata da Bernabò Home Gallery con il patrocinio del Ministero della Cultura, del Consiglio regionale della Toscana, della Provincia di Lucca e del Comune di Barga, grazie al contributo di Idrotherm 2000 S.p.a.

    L’inaugurazione si terrà giovedì 4 agosto alle ore 18.00, alla presenza di Caterina Campani, sindaco del Comune di Barga, di Laura Piangerelli di Bernabò Home Gallery, degli artisti e della curatrice.

    Il titolo della mostra – “La Pittura dell’Immaginifico” – fa riferimento alla preponderante assenza di tempo che caratterizza le opere esposte, fatte di materia concreta e di luce labile, di piccoli dettagli che celano un mondo. Luoghi astratti, luoghi onirici, luoghi effimeri, che risuonano tra le pietre di Barga, il borgo dell’arte, amato e apprezzato da artisti e poeti.

    «Barga – spiega Caterina Campani – ha una vocazione di città aperta all’arte. Barga è un luogo di fascino e tradizione dove troviamo case di pittori che ne hanno scritto la storia; artisti che hanno scelto la cittadina come musa ispiratrice. Borgo d’arte di influenza fiorentina e ricco di gallerie, mostre ed eventi a carattere nazionale ed internazionale, capace di attrarre turismo d’eccellenza da tutte le parti del mondo».

    Il percorso espositivo, allestito all’interno del Museo Le Stanze della Memoria, comprende oltre trenta dipinti, molti dei quali inediti, realizzati da Claudio Cargiolli (Ponzanello,1952), Marco Manzella (Livorno, 1962) e Alessandro Tofanelli (Viareggio, 1959).

    «In un ordine esclusivamente alfabetico – scrive Giovanni Faccenda – conosciamo Claudio Cargiolli quale virtuoso interprete di un surrealismo colto, nobilitato da endogene influenze che rimandano agli aristocratici antichi: dai Maestri primitivi a quelli del Rinascimento italiano. Marco Manzella, diversamente, appare piuttosto cantore ispirato di un realismo diresti talora nostalgico, continuamente impreziosito da riflessi memoriali, abbandoni che indovini personali, sia quando essi appartengono alla sfera delle illusioni o a quella, più amara, dei disincanti. Di Alessandro Tofanelli potremmo invece sottolineare come siano, invero, tutti autoritratti sentimentali i soggetti dei suoi dipinti: luoghi, scorci, vedute e visioni che appartengono alla sua vita di uomo e di artista quali appigli o – per meglio dire – riferimenti essenziali, cardini imprescindibili quando i dubbi si addensano nella mente senza il conforto di alcuna, remota, fuggevole certezza. Ecco, allora, la pittura intervenire salvifica, mostrando ai più sensibili orizzonti della mente dove ancora sia dato di incontrare qualche riverbero evanescente di utopie mai tramontate, gli ultimi bagliori di sogni ad occhi aperti, la scia luminosa di una ormai sperduta stella polare».

    “La Pittura dell’Immaginifico” è la prima mostra pubblica promossa da Bernabò Home Gallery a Barga, luogo scelto da Laura Piangerelli per l’apertura di un nuovo spazio espositivo in aggiunta alla sede storica di Trezzo sull’Adda (MI). «Barga città onirica, al di là dall’apparire fenomenico – annota la gallerista. Barga città di pietra, sospesa su una nuvola».

    L’esposizione è visitabile tutti i giorni con orario 10.30-12.30 e 17.30-22.30. Ingresso libero. Catalogo edito dalla Regione Toscana disponibile in mostra con i testi istituzionali di Caterina Campani, sindaco del Comune di Barga, e di Eugenio Giani, presidente del Consiglio regionale della Toscana, la prefazione di Giovanni Faccenda, un testo storico di Lucia Morelli, una riflessione della gallerista Laura Piangerelli e un ricco apparato iconografico. Per informazioni e approfondimenti: www.bernabohomegallery.it, www.comune.barga.lu.it.

    Claudio Cargiolli nasce a Ponzanello nel 1952, piccolo borgo nei pressi di Fosdinovo (Massa Carrara). Ha frequentato il Liceo Artistico e poi in seguito l’Accademia di Belle Arti di Carrara, città dove vive e lavora. Fin dall’inizio, curioso, libero, privilegia l’immaginazione e la fantasia, lontano da ogni concessione alle mode, ma sempre attento e rigoroso nel ricercare la buona pittura e nello sperimentare le antiche tecniche e gli artifici pittorici a lui più congeniali. Giovanissimo partecipa, dal 1968 in poi, a numerose rassegne di pittura. La sua prima mostra personale si colloca nel 1971, presso la galleria “Fillungo” di Lucca, curata dal critico e grande storico dell’arte Pier Carlo Santini, che lo seguirà per molti anni nella sua ricerca artistica. Con queste precoci esperienze, continua il suo percorso fino a diplomarsi all’Accademia nel 1974. La pittura di quegli anni, di formazione, di ricerca, di sperimentazione, si caratterizza con una produzione dominata da soggetti enigmatici, figure dai volti cancellati e composte per frammenti. Dal 1983 e negli anni a seguire, Cargiolli riesce ad assegnare ordine alle sue visioni e forma ai suoi sogni, la pittura prende a consolidarsi proprio nella misura in cui i volumi, le forme e gli oggetti, si collocano sulla tela in un racconto fantastico. Gli accostamenti al limite dell’incongruenza fra scene, visioni e descrizioni diverse, concorrono alla costruzione di una realtà metafisica, soffusa di poesia, irreale e tuttavia rasserenante, pur nella sua impossibilità. Tale processo di ricerca e lavoro si incrementa e si concretizza dalla seconda metà degli anni ‘80; da quel periodo inizia, infatti la collaborazione con la galleria Forni di Bologna e il ciclo di esposizione di alto prestigio in Italia ed all’Estero. Da segnalare fra le numerose mostre personali e partecipazioni collettive, le antologiche svoltesi a Palazzo Ducale di Massa e Palazzo Ducale di Urbino. Oggi Cargiolli, nel suo incessante perfezionarsi, compone immagini sempre meno affollate, immagini ad alta definizione, trasognate, pure, atemporali, destinate ad un colloquio privato, fino a condensarsi in una tenerezza di affetti che sono degli autentici atti d’amore.

    Marco Manzella, nato a Livorno nel 1962, dopo il Liceo Artistico si è diplomato in restauro, occupandosi per diverso tempo di dipinti murali e tecniche artistiche antiche, per poi dedicarsi definitivamente alla sola pittura. Ha iniziato l’attività espositiva nel 1985 sviluppando il suo interesse per alcuni episodi della pittura toscana quattrocentesca e per l’arte figurativa della prima metà del ‘900. Alla fine degli anni ‘90 inizia un avvicinamento alla pittura figurativa dell’area anglosassone, soggiornando a lungo negli Stati Uniti. A partire da questo periodo gli interni dei primi anni si aprono verso visioni ricche di colori caldi dove l’elemento acqua prende sempre una maggiore importanza. Nel 1998 partecipa al Plein-air Internazionale di Mirabel, organizzato dalla città di Darmstadt (D) iniziando un fruttuoso rapporto con alcune gallerie tedesche. Inoltre, da sempre attratto dalla cultura iberica, dal 2001 il suo lavoro viene riconosciuto anche in Spagna con una serie di mostre in spazi istituzionali. Nel 2004 i Laboratoires Boiron di Lione hanno scelto un suo dipinto per una loro campagna pubblicitaria in Francia. Nei lavori degli ultimi anni si conferma la vocazione per una pittura di forte valore narrativo. Alcune composizioni recuperano il tema del paesaggio, immaginato però come costruzione artificiosa staccata da qualsiasi riferimento ad un luogo reale. Parte della sua produzione è dedicata alla grafica, che comprende disegni ed acqueforti. Ha collaborato nel corso degli anni con numerose gallerie italiane (tra queste Stefano Forni, Bologna; Poggiali e Forconi, Firenze; Entroterra, Milano) e straniere (Galerie Artis, Darmstadt; Jorge Alcolea, Madrid e Barcellona). Vive e lavora a Viareggio e Brescia.

    Alessandro Tofanelli è nato a Viareggio nel 1959. Si è diplomato all’Istituto d’arte di Lucca e ha frequentato l’accademia di Brera a Milano. Durante la sua permanenza a Milano Tofanelli ha collaborato come illustratore per importanti riviste pubblicate da Rizzoli e Mondadori. Nel 1973 ha vinto due borse di studio offerte dalla Banca Mercantile per l’Università Internazionale dell’Arte e nel 1975 il premio “La Resistenza” e il primo premio al concorso internazionale “INA-Touring” a Palazzo Strozzi di Firenze. Nel 1984 ha vinto il premio “Giotto d’Oro” e nel 1987 il premio “Under 35” a Bologna, il premio “Onda Verde” a Firenze e il premio internazionale “Ibla Mediterraneo”. Nel 2011 è stato pubblicato un racconto di Antonio Tabucchi ispirato ad un suo dipinto (A. Tabucchi, “Racconti con figure”, Palermo, Sellerio, 2011). Diverse case d’asta internazionali trattano i suoi dipinti, tra queste Christie’s di Londra. Le sue opere pittoriche fanno parte di importanti collezioni private e pubbliche, nazionali e internazionali. Alessandro Tofanelli ha sempre unito la sua pittura al suo lavoro di fotografo professionista, video-documentarista e regista. Nel 2005 è uscito il suo primo lungometraggio come sceneggiatore e regista, “Contronatura”, che ha vinto il Premio speciale della giuria al Festival di Viareggio Europacinema e il Festival Nice di New York e San Francisco del 2005-2006. Nel 2012 ha completato il secondo lungometraggio, “Il segreto degli alberi”, e ha vinto il Premio Monicelli al Festival di Viareggio Europacinema.

    Bernabò Home Gallery è una galleria specializzata in arte moderna e contemporanea. Lo spazio nasce da un’esperienza professionale pluridecennale e ospita le importanti personali di alcuni dei più grandi nomi del panorama artistico del ‘900 e contemporaneo. Bernabò Home Gallery propone nei propri spazi, dipinti e sculture con un focus particolare rivolto verso opere grafiche dei grandi maestri nazionali e internazionali. La mission della Home è di proporre a visitatori e collezionisti, mediante le opere proposte, un percorso culturale attraverso i maggiori movimenti artistici del secolo scorso, che prosegue con i linguaggi contemporanei degli artisti rappresentati. Un’attenzione particolare e scrupolosa viene riservata al livello esecutivo delle opere proposte; considerando sia il livello tecnico del manufatto, che l’originalità del linguaggio. L’attenzione e la cura dei particolari fanno della galleria un luogo dove una passione personale, negli anni, si è evoluta e trasformata in autentica professionalità.

    Il Museo Le Stanze della Memoria è ubicato in un palazzo del centro storico di Barga realizzato attorno al 1500; per generazioni qui vi abitarono le famiglie Colognori, che si distinsero per le loro notevoli qualità di ebanisti e mobilieri apprezzati anche oltre il territorio di riferimento. L’edificio fu poi distrutto dai bombardamenti dopo lo sfondamento del fronte il 26 dicembre del 1944. Per anni ridotto a un cumulo di macerie, è stato poi recuperato dall’Amministrazione comunale per destinare lo spazio a luogo della memoria così come testimoniano anche le diverse targhe in pietra apposte sui muri esterni dell’edificio in ricordo di eventi importanti per la cittadina e di personalità care alla comunità di Barga. Il Museo è stato inaugurato il 31 marzo del 2007 in occasione del bicentenario Garibaldino con una mostra di documenti e cimeli dedicata a Garibaldi.

    Da allora il Museo ha ospitato importanti mostre d’arte, diventando uno dei luoghi della cultura di Barga.

  • Dal primo film di alpinismo al cinema digitale del nuovo millennio, passando per film a soggetto e riprese di documentazione, lungo un arco di tempo di centoventi anni, tanti quanti ne conta la filmografia che ha avuto tra i protagonisti le montagne e l’arte di scalarle fin dalle origini.
    Una sezione distaccata della mostra, prodotta dal Museomontagna, è già stata presentata da IREN nello spazio espositivo della Casa Alpina presso la diga di Ceresole Reale dove sarà aperta fino al 18 settembre.
    Il primo allestimento è stato a Trento nell’aprile scorso, in collaborazione con la Camera di Commercio locale e in occasione del 70° anniversario del Trento Film Festival.

    Il progetto è nato dalle ricerche svolte per la realizzazione dell’omonimo volume edito dal Club Alpino Italiano con il Museo Nazionale della Montagna e l’International Alliance for Mountain Film, rete che unisce i più importanti operatori del settore (28 soci da 20 Paesi del mondo).
    La mostra percorre la lunga storia del cinema di alpinismo soffermandosi sui suoi capitoli più significativi. Dall’Europa alle Americhe, dalla Russia all’Australia e alla Nuova Zelandasfida, avventura, cime e ghiacciai, ricerca individuale, orgogli nazionali, cordate, conquista dell’inutile, fatica condivisa, gesto atletico e attrezzature sono stati tutti immortalati dalle pellicole o dai moderni strumenti digitali di questo genere cinematografico mai riconosciuto ufficialmente né dalla critica, né dalla produzione, ma amatissimo dagli appassionati del mondo delle altezze.

    L’esposizione – a cura di Marco Ribetti, vicedirettore del Museomontagna e conservatore della Cineteca storica e Videoteca, con testi di Roberto Mantovani, giornalista e storico dell’alpinismo – presenta manifesti originali e foto di scena selezionati tra i circa 8.000 beni del Fondo Documentazione Cinema delle Raccolte iconografiche Museomontagna e sequenze di film dalla sua Cineteca storica e Videoteca, che conserva circa 4.000 titoli.

     

    Torino, Museomontagna, 15 luglio – 23 ottobre 2022

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