Categoria: Biografie

  • Di fronte al Parco del Valentino, sulla collina oltre il Po, spicca nel verde una strana costruzione rossa e geometrica. Parliamo della grandiosa residenza commissionata nel 1929 dall’imprenditore, collezionista e mecenate Riccardo Gualino (Biella 1879 – Firenze 1964), dal quale prende ancora oggi il nome benché sia stata destinata da tempo ad altri scopi.

    Per commemorare questa affascinante personalità piemontese, in bilico tra il mondo degli affari e quello dell’arte, fino al 3 novembre le Sale Chiablese dei Musei Reali di Torino  ospitano una mostra intitolata I mondi di Riccardo Gualino, collezionista e imprenditore e dedicata alla vasta collezione artistica raccolta negli anni dalla famiglia dell’industriale.

    I MONDI DI GUALINO

    Le due curatrici Annamaria Bava e Giorgina Bertolino hanno cercato di  «riunire e raccontare i due principali nuclei della storica collezione Gualino, fino a oggi divisa fra la Galleria Sabauda di Torino e la Banca d’Italia di Roma».

     320 opere, alcune delle quali vantano autori eccellenti quali Botticelli, di cui è esposta la celeberrima Venere (1485-1490), i maestri italiani del Duecento e del Trecento, ma anche pittori più recenti come Édouard Manet, presente con La Négresse(1862-1863), e Felice Casorati, artista di fiducia dei Gualino e autore di diversi ritratti della famiglia.

    La mostra  non consiste in soli quadri: il percorso espositivo si snoda infatti in 18 sale, affollate di antiche sculture orientali, ceramiche, oreficerie, arazzi e arredi un tempo orgoglio delle molte residenze dei Gualino, ma anche fotografie e diari privati che testimoniano la vita di questo singolare imprenditore.

    UNA VITA SPACCATA A METÀ

    Quella di Gualino è stata una vita divisa perfettamente a metà divisa da una  una dolorosa censura.
    Riccardo Gualino nasce a Biella il 25 marzo 1879, fin dalla gioventù posa le prime pietre del futuro impero finanziario investendo nei settori del cemento e del legname.

    A 28 anni sposa Cesarina Gurgo Salice, con la quale cresce due figli e acquista Villa Ricci a Cereseto Monferrato, una residenza convertita in un castello
    neogotico
     ispirato al Borgo medievale di Torino. È qui che nasce la collezione d’arte dell’imprenditore.

    Durante gli anni Venti, Gualino sembra invincibile: scala una banca dopo l’altra, si impegna in grandi manovre finanziarie. 

    Gualino e sua moglie si danno al mecenatismo, commissionando a  Felice Casorati un ritratto  di famiglia (in mostra alcuni loro ritratti), promuovono l’arte e la danza e nel 1925 inaugurano un teatrino privato e l’innovativo Teatro di Torino.

    CADUTA E RINASCITA

    1929: Gualino è all’apice del successo, avvia il cantiere della sontuosa villa sulla collina torinese, ma dall’altra parte del mondo Wall Street crolla.

    Costretto a chiedere un prestito allo Stato cedendo in garanzia ciò che ha di più caro. Perderà la collezione,  smembrata fra musei, istituzioni, raccolte private e archivi.
    Gualino ha perso il suo impero, Mussolini  ordina l’arresto e il confino del magnate. È il momento più buio di Riccardo Gaulino.

    Nel 1932 torna in libertà e, dopo un breve soggiorno a Parigi, si trasferisce a Roma dove investe nel cinema, fiutandone in anticipo le grandi potenzialità. L’amore per l’arte non l’ha abbandonato. Decide di ricominciare la collezione acquistando opere di Degas, Picasso e Casorati, senza trascurare la sua passione per le sculture antiche e orientali.

    Nel 1938, con lo stile di un signore rinascimentale, acquista sulle colline fiorentine una villa quattrocentesca detta Il Giullarino, in cui si spegnerà nel ’64 all’età di 85 anni.
    Inarrestabile viaggiatore, Gualino ha attraversato il pianeta per inseguire gli affari e la sua passione per l’arte. Eppure, i soli “mondi” che ha realmente visitato riposavano nelle sue case e nelle sue collezioni, poiché l’arte è un altrove e una lontananza da scoprire.

    MUSEI REALI TORINO

    Orari

    I Musei Reali sono aperti dal martedì alla domenica dalle 8,30 alle 19

    Biglietti Musei Reali Torino
    Intero Euro 12
    Ridotto Euro 2 (ragazzi dai 18 ai 25 anni).
    Gratuito per i minori 18 anni / insegnanti con scolaresche / guide turistiche / personale del Ministero per i Beni e le Attività Culturali / membri ICOM / disabili e accompagnatori / possessori dell’Abbonamento Musei, della Torino+Piemonte Card e della Royal Card. L’ingresso per i visitatori over 65 è previsto secondo le tariffe ordinarie.

     

  • Nasce dall’incontro fra il lavoro di ricostruzione storica degli archeologi e dei conservatori del Museo Egizio sulla propria collezione e gli strumenti mutuati dalle più recenti frontiere dello sviluppo tecnologico, il nuovo progetto espositivo temporaneo che caratterizza il 2019 dell’istituzione culturale torinese.

    “Archeologia Invisibile” è il titolo della mostra visitabile a Torino  fino al 6 gennaio 2020, a cui Enrico Ferraris, egittologo del Museo che ha curato e coordinato il progetto concepitoall’interno del dipartimento collezioni e ricerca, ha affidato il compito di condurre il pubblico alla scoperta della “biografia degli oggetti”, illustrando principi, strumenti, esempi e risultati della meticolosa opera di ricomposizione di informazioni, dati e nozioni resa oggi possibile dalla collaborazione delle scienze naturali con la propria disciplina nello studio dei reperti.

    Cos’è in grado di raccontare un oggetto di sé? I nostri sensi, la vista in primis, ce ne restituisconoinformazioni di base come l’aspetto, la dimensione, la forma, il colore, finanche le tracce che l’uomo, la natura o il tempo vi hanno impresso. Eppure, tutto ciò non è evidentemente sufficientea disvelarne l’intera storia e il ciclo di vita, a partire dalla sua origine, né le reali funzioni, i contestid’impiego, il valore materiale o simbolico e molto altro ancora.

    Nulla, fra ciò che ci circonda, ne è sottratto, ma quando tale principio viene traslato in ambitoarcheologico, l’approccio, nel farsi scientifico, comporta un grado di analisi superiore, che poggiaproprio sulla conoscenza approfondita del reperto, il cui percorso biografico si amplia: anchel’oblio entra a far parte della narrazione e la vita dell’oggetto si dilata – potremmo forse dire si rianima – col momento stesso del suo ritrovamento e poi, ancora, col suo successivo destino in una collezione, con la sua musealizzazione.

    Il progetto “Archeologia Invisibile” muove proprio dall’intento di esplorare l’affascinante dimensione di quell’attività d’investigazione che le moderne apparecchiature, applicate alle modalità d’indagine e ricerca dell’egittologia, consentono di compiere nello studio di un repertoarcheologico: grazie alla crescente interazione con la chimica, la fisica o la radiologia, il patrimonio materiale della collezione di Torino rivela di sé elementi e notizie altrimenti inaccessibili, che permettono di tratteggiarne volti ancora ignoti.

    L’archeometria – insieme delle tecniche adottate per studiare i materiali, i metodi di produzione e la storia conservativa dei reperti – rende così possibile “interrogare” gli oggetti, domandare a unvaso, a una mummia, a un sarcofago chi siano davvero e perché oggi si trovino al Museo Egizio.

    Quesiti con cui pubblico di “Archeologia Invisibile” si cimenta lungo un percorso espositivo che,con l’ausilio di tali strumenti, invita a guardare oltre il visibile, osservando da vicino i segreti custoditi all’interno degli oggetti, scoprendone aspetti inattesi e trovando risposte talvolta sorprendenti alla propria curiosità come alle domande degli archeologi, nonché ad alcuni rilevanti quesiti della scienza.

    Le tre sezioni in cui si articola la mostra – dedicate, nell’ordine, alla fase di scavo, alle analisi diagnostiche, a restauro e conservazione – a loro volta suddivise in dieci sottosezioni tematiche, propongono dimostrazioni concrete delle differenti aree di applicazione di questo connubio fral’egittologia e le nuove tecnologie, a cui peraltro l’allestimento stesso ricorre, caratterizzandosi con installazioni multimediali e spazi d’interazione digitale per un’esperienza di visita immersiva, supportata da un’audioguida dedicata, realizzata dalla Scuola Holden.

    Va evidenziata, infine, la fitta rete di collaborazioni nazionali e internazionali che ha contribuitoalla realizzazione di “Archeologia Invisibile”, sviluppata con università, istituti di ricerca, enti e istituzioni di tutto il mondo: un sistema di relazioni che va dagli Stati Uniti – è il caso delMassachusset Institute of Technology – alla Gran Bretagna, dal Giappone alla Germania,dall’Olanda all’Egitto, passando per numerose prestigiose realtà più prossime, come il Centro Conservazione e Restauro di Venaria Reale (To), i Musei Vaticani e il CNR.

    TRAILER AUDIOGUIDA 

    Documentare gli scavi

    È lo scavo il primo fondamentale testimone da consultare in questa vera e propria attivitàd’investigazione: l’egittologo, al pari del detective di un caso
    giudiziario, pone le basi della sua indagine nella minuziosa analisi del luogo del ritrovamento. Non soltanto per conoscerne le caratteristiche – del terreno, delle sue stratificazioni, del tipo di sito, dell’insediamento ospitato ecc. – ma anche per documentarne, con la massima precisione, lo scenario e il contesto così comesi presentava prima dell’avvio del dissotterramento e, soprattutto, della rimozione di quanto rinvenuto. In tale ambito, ad esempio, i recenti sviluppi della fotogrammetria permettono il ripristino virtuale di un contesto archeologico che materialmente potrebbe non più esistere,dando vita a un modello digitale che, “agganciandovi” i dati di scavo, diviene un archivioaggiornabile in tempo reale e facilmente accessibile alla comunità scientifica.

    Le analisi diagnostiche

    Quasi come in una ulteriore fase di scavo, l’impiego sui reperti di tecniche d’indagine riconducibili alla cosiddetta archeometria porta alla luce diversi “strati invisibili” di dati. Studiare la natura fisica e materica degli oggetti significa quindi poterne osservare aspettiperlopiù invisibili all’occhio umano, spesso liberando da essi storie dimenticate. È il caso del corredo funerario della Tomba di Kha, un unicum nella collezione del Museo Egizio con 460 pezzi ritrovati integri e ottimamente conservati: benché giunti a Torino oltre un secolo fa, solo recenti esami diagnostici hanno permesso di iniziare conoscerli a fondo. Con le tomografie neutroniche, effettuate a Oxford presso lo Science & Technologies Facilities Council, si è ad esempio andati alla ricerca del contenuto di sette vasi sigillati realizzati in alabastro, accertandone la natura di recipienti riservati agli altrettanti oli sacri usati per il ritodell’imbalsamazione. Analogamente, l’indagine multispettrale ha consentito di compiereimportanti scoperte sulla chimica dei colori utilizzati nell’Antico Egitto, come quella del “blu egizio”, il primo colore sintetico prodotto nella storia dell’umanità.

    Ma anche le stesse mummie di Kha e della sua sposa Merit sono state sottoposte ad accurati accertamenti. In passato la conoscenza di quanto celato dalle bende era di fatto impossibile,se non compromettendo irrimediabilmente l’integrità della mummia, ma oggi l’azionecombinata di analisi radiografiche e TAC ha permesso di realizzare un vero e proprio sbendaggio virtuale di questa coppia di 3400 anni fa: per il loro viaggio nell’aldilà entrambifurono ornati di gioielli dalla raffinata fattura – bracciali, collane, orecchini e un “scarabeo del cuore” – che oggi possiamo rivedere grazie alla modellazione 3D.

    Conservazione e restauro

    Oltre ad accompagnare la ricerca scientifica sui reperti, l’indagine archeometrica assume un ruolofondamentale nella definizione dei metodi migliori di restauro e conservazione. Ne è un esempio il recente avvio di un lavoro congiunto fra il Museo Egizio, il Bundesanstalt für Materialforschung di Berlino e il Centre for the Study of Manuscript Cultures di Amburgo, in cooperazione con il progetto PAThs di Paola Buzi (Università La Sapienza di Roma). L’attività si concentra sull’analisidei manoscritti copti della collezione egittologica torinese, raro esempio di biblioteca tardoantica ben conservata e interamente trasmessa tramite codici su papiro, prima che la pergamena diventasse il principale supporto. Dall’analisi degli inchiostri e del papiro sono attese informazioni su natura e provenienza dei materiali utilizzati nel laboratorio dello scriba, permettendo di definire gli interventi di restauro.

    Ma sono anche i metodi espositivi a venir reinterpretati e implementati dal contributo tecnologico: una dimostrazione in tal senso la offre l’epilogo della mostra con un’installazione in video mapping, la proiezione su un modello 3D in scala 1:1 del sarcofago dello scriba reale Butehamon, che rappresenta il clone digitale dell’originale esposto in sala. Si tratta del supporto di una nuova narrazione della biografia del sarcofago, dalla sua costruzione alla sua musealizzazione, dalla sua prima decorazione, al suo invecchiamento e al suo restauro.

    Questa sezione conclusiva della mostra consegna al visitatore la riflessione sul patrimonio intangibile di informazioni che la scienza sta, in un certo senso, emancipando dal reperto.L’enorme accumulo di dati aumenta esponenzialmente le opportunità di collegare dati e oggetti, di studiare, conservare e valorizzare i reperti. Diventa inoltre possibile costruire modelli digitali dei reperti stessi, non certo in sostituzione ma a integrazione degli originali, in cui le informazioni preservate possono divenire visibili e riproducibili, poiché non più vincolate all’esperienza hic et nunc imposta dalla natura stessa dell’oggetto.

     

  • A fine settembre dello scorso anno sono arrivata al Museo del Toro. Avevo la sensazione che fosse una bella storia da raccontare, come quelle che piacciono a me… da raccontare attraverso le persone che l’hanno fatta, ma mi sono sbagliata!
    Non è una bella storia, ma è un fantastico viaggio nella storia di una squadra di calcio fatta prima di tutto da persone, con la loro quotidianità, desideri, amori, e tutto si incastra perfettamente all’interno di un periodo storico molto difficile, e grazie al #grandetorino l’Italia ha potuto scrollarsi di dosso il buio, con un sogno.#mostra
    In occasione del 70esimo anniversario della Tragedia di Superga,  una mostra “fuori sede” porta i cimeli più preziosi  del Museo Grande Torino nella prestigiosa cornice espositiva di Palazzo D’Oria, a Ciriè

    Quella del Grande Torino non è stata solo una vicenda sportiva. La tragica fine di quella squadra non si può descrivere come semplice fatto di cronaca. Il Grande Torino è stato un sogno comune, un fenomeno sociale, una storia da vivere e un esempio da seguire. Il Grande Torino ha incantato il mondo, lo ha conquistato e poi lo ha incredibilmente lasciato con uno schianto improvviso. Tutto il materiale sulla squadra è preziosamente custodito dal Museo del Grande Torino e della Leggenda Granata .

    Oggi il Museo esce dal Museo. Per raccontare la storia del Toro in una mostra itinerante che porta i cimeli, i trofei, i giornali, le fotografie, lo spogliatoio e tanti altri oggetti fuori dalla loro sede naturale.

    Si inizia con la prestigiosa cornice di Palazzo D’Oria a Ciriè, alle porte di Torino, dove dal 14 al 29 settembre sarà allestita una mostra che racconta le origini della squadra, le gesta che l’hanno portata ad essere il Grande Torino , le trasferte internazionali e i trofei, fino a quel terribile incidente aereo a Superga avvenuto quel nebbioso pomeriggio del 4 maggio del 1949. La mostra narra i funerali, ai quali parteciparono 900.000 persone , le reazioni della gente e di una nazione che si sentì unita nel lutto, in un sentimento condiviso di smarrimento.

    Ma vuole anche affrontare la faticosa rinascita della squadra Granata, che dopo 27 anni, quasi come ad esorcizzare una volta per tutte la fine del Grande Torino , tornò a vincere, nel 1976, il tanto inseguito scudetto.

    Durante il periodo della mostra si terrà anche una serata in cui i protagonisti indiretti e i testimoni della tragedia di Superga interverrano per condividere ricordi e raccontare retroscena meno noti della vicenda.

    La mostra di Palazzo D’Oria spera di essere soltanto la prima di numerose tappe che permettano a tanti di vivere in prima persona la storia del Grande Torino , per non dimenticare coloro che furono sì, giocatori imbattibili, ma anche ragazzi che vivevano semplicemente il loro sogno più grande: quello di giocare a calcio.

  • MAO MUSEO D’ARTE ORIENTALE – 14 giugno – 15 settembre 2019 

    L’opera contiene una fedele riproduzione della pergamena originale, realizzata dall’organizzazione veneziana Scrinium.

    La replica scientificamente conforme del testamento di Marco Polo sarà presentata a Torino il 14 giugno a Palazzo Madama ed esposta fino al 15 settembre al MAO Museo d’Arte Orientale.  Scritto su una pergamena di pecora nel 1324, il testamento racchiude l’anima del viaggiatore veneziano. La prima edizione diplomatica completa e corretta del testo ne rivela i segreti. 

    Aveva denaro e beni di ogni natura, comprese alcune merci esotiche, portate dai suoi viaggi nelle lontane terre d’Oriente. E in punto di morte, reso fragile dalla malattia, Marco Polo ha voluto continuare a stupire anche con le proprie disposizioni testamentarie. Donazioni alla chiesa per salvarsi l’anima, la liberazione dello schiavo, l’eredità per la moglie e alle figlie in un momento storico nel quale si lasciava tutto al ramo maschile. Un elenco fatto di proprietà ma anche di oggetti favolosi: bottoni di ambra, stoffe traforate in oro, drappi di seta, redini di foggia singolare, persino il pelo di yak e una “zoia” in oro con pietre e perle del valore di “14 lire di danari grossi”.

    Sono questi i segreti del Testamento di Marco Polo, documento che, forse meglio di ogni altro, racconta l’umanità di Marco Polo, epico viaggiatore veneziano che ora svela anche la sua parte più intima, quella che emerge dall’uomo che si appresta a morire. A pubblicare la preziosa reliquia storica, dopo un lunghissimo lavoro, è Scrinium, organizzazione veneziana che ha fatto della conservazione del patrimonio culturale mondiale una missione.

    La ricerca del documento è iniziata alla Biblioteca Nazionale Marciana di Venezia, dove si conserva fin dalla prima metà dell’Ottocento la pergamena su cui Marco Polo (1254–1324), dal suo letto di morte, dettò le sue volontà. Il testamento fu redatto dal prete-notaio Giovanni Giustinian il 9 gennaio 1323, secondo il calendario romano all’epoca ancora vigente nella Repubblica Serenissima che faceva coincidere l’inizio dell’anno con il primo di marzo, e quindi corrispondente al 1324. La pergamena è stata ritrovata all’interno del codice marciano Lat. V, 58-59, che raccoglie anche i testamenti del padre Niccolò e dello zio Matteo, compagni di Marco nel lungo viaggio alla corte di Kublai Khan del 1271.

    Un documento, questo, che il mondo accademico si è conteso per anni: studiarlo era un onore. Ma i rischi di danni per l’usura erano gravi. Così nel 2016, il Ministero dei Beni e delle Attività Culturali, la Biblioteca Nazionale Marciana e Scrinium hanno avviato un progetto congiunto per realizzare un clone perfettamente corrispondente all’originale.

    “La prima fase è stata quelle delle indagini bio-chimico-fisiche sulla pergamena nel laboratorio di conservazione e restauro della biblioteca veneziana”, spiega Ferdinando Santoro, presidente di Scrinium. “Sono state realizzate le analisi delle caratteristiche chimico-fisiche da parte di un’équipe di specialisti in microbiologia, un approfondito studio paleografico e rilievi ad alto contenuto tecnologico. Contestualmente, il professor Attilio Bartoli Langeli, paleografo di fama internazionale, ha realizzato la prima edizione diplomatica corretta e completa del testo. Il testamento è stato quindi consegnato per il restauro all’Icrcpal, l’Istituto centrale per il restauro e la conservazione del patrimonio archivistico e librario di Roma. Quindi è intervenuta Scrinium per le fasi di rilievo e le successive riprese ad altissima definizione sui documenti”.

    Alla fine, viene realizzata per la Biblioteca Nazionale Marciana la prima replica conforme del documento, di impressionante perfezione, che sarà presentata ufficialmente il 14 giugno a Palazzo Madama, a Torino.Lo stesso giorno sarà inaugurata l’esposizione temporanea,che proseguirà fino al 15 settembre al MAO Museo d’Arte Orientale, sempre a Torino. L’inedita edizione del testamento contiene un’accuratissima riproduzione del documento, certificato con firma autografa del direttore della Biblioteca Nazionale Marciana, insieme alle preziose edizioni diplomatica e interpretativa, curate dal professor Bartoli Langeli, e ad un volume di approfondimento storico-scientifico a cura di Tiziana Plebani con contributi di illustri storici e specialisti della materia.

     

  • Museo Galileo, Piazza dei Giudici 1, Firenze – 6 giugno – 22 settembre 2019

    Come lavorava Leonardo?

    La risposta migliore ce la danno i suoi manoscritti. Leonardo non era un “omo sanza lettere”. Non gli bastava l’insegnamento diretto della maestra Natura: aveva anche bisogno del dialogo con gli autori, antichi e moderni. Nel tempo, era diventato un appassionato lettore, cacciatore e collezionista di libri. E i libri, per lui, non erano solo oggetti: erano affascinanti ‘macchine’ mentali, da costruire e smontare, con i loro ingranaggi (parole, pensieri, immagini). Alla fine della sua vita, arriverà a possedere quasi duecento volumi: un numero straordinario per un ingegnere-artista del ‘400.

    La biblioteca di Leonardoè uno degli aspetti meno conosciuti del suo laboratorio, perché si tratta di una biblioteca ‘perduta’: un solo libro è stato finora identificato, il trattato di architettura e ingegneria di Francesco di Giorgio Martini conservato nella Biblioteca Medicea Laurenziana di Firenze, con postille autografe di Leonardo.

    Per la prima volta, la mostra presso il Museo Galileo di Firenze tenterà la ricostruzione di questa biblioteca, in un percorso cronologico che racconta l’incontro di Leonardo con il mondo dei libri e della parola scritta: i documenti della famiglia Da Vinci, i primi grandi libri del giovane Leonardo (Dante, Ovidio), i grandi maestri (Alberti, Toscanelli, Pacioli). Saranno esposti manoscritti e incunaboli identificati con i testi utilizzati da Leonardo, affiancati da applicazioni multimediali che consentiranno di sfogliarli e confrontarli con i codici autografi. Verrà inoltre ricostruito lo studio di Leonardo con gli strumenti di scrittura e da disegno da lui utilizzati. L’intera biblioteca di Leonardo, grazie al lavoro di un’équipe internazionale di specialisti, sarà pubblicata online nella biblioteca digitale del Museo Galileo e costituirà una risorsa inestimabile per lo sviluppo degli studi vinciani.

    La mostra, a cura di Carlo Vecce, è realizzata dal Museo Galileo in collaborazione con Commissione per l’Edizione Nazionale dei Manoscritti e dei Disegni di Leonardo da Vinci, Accademia Nazionale dei Lincei e Biblioteca Nazionale Centrale di Firenze, nel quadro del progetto di ricerca FISR “Scienza, storia, società in Italia. Da Leonardo a Galileo alle ‘case’ dell’innovazione”, promosso e sostenuto dal Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca.

  • La mostra si apre con la sezione Antichi modelli, dedicata al confronto conl’eredità classica, banco di prova per tutti gli artisti del Rinascimento. Con ildisegno dei Carri muniti di falci, un esempio tra i più spettacolari dellemolteplici visualizzazioni di strumenti bellici dell’antichità, Leonardo recupera epone a verifica il tema della macchina da guerra; con Ercole e il leone Nemeoentra in scena il motivo della figura eroica incarnata da Ercole, dovel’immagine si ricollega al progetto di una statua per la piazza della Signoria aFirenze. Con il superbo Volto virile di profilo coronato di alloro, infine, Leonardosi cimenta con il tema della “Testa all’eroica”, un altro soggetto di derivazione classica caro agli artisti del Rinascimento.

    La sezione Corpi, strutture, funzioni inizia con la pagina spettacolare deiNudi per la Battaglia di Anghiari e altri studi di figura riconducibile ad opere specifiche di Leonardo, oltre alla Battaglia, i monumenti equestri dedicati a Francesco Sforza e Gian Giacomo Trivulzio. Accanto, sono riuniti i fogli dedicati a temi che riguardano da diverse angolazioni lo studio di figura, delleproporzioni, dell’anatomia, dei corpi in movimento, del rapporto dell’uomo conil cavallo, del cavallo come soggetto artistico ma anche oggetto di comparazione anatomica con il corpo umano. Tutti questi temi si intrecciano nei disegni di Leonardo come pensiero unitario, e sono posti a confronto con esempi di soggetto analogo di Antonio del Pollaiolo, Botticelli, Michelangelo e Raffaello, opere provenienti da musei di Firenze, Parigi, Haarlem e Oxford.

    Nel disegno con Studi di proporzioni del volto e dell’occhio, Leonardo indaga i rapporti di misura delle varie parti del volto, collegandole mediante uncommento scritto alla struttura ossea sottostante: «dove l’occhio termina nella cassa dell’osso che lo contiene». Il piccolo disegno dedicato all’occhio richiama l’importanza che Leonardo assegna al senso della vista, che in numeroseoccasioni definisce “il miglior senso”, per il suo valore come strumentoconoscitivo (Codice Atlantico) e per le sue connessioni con il cervello.

    La terza sezione, Disegno e poesia, ha un carattere intimistico e intendeportare l’attenzione sul rapporto tra il disegno e la scrittura, soprattutto quella caratterizzata da accenti ritmici. In questo caso si tratta di uno schizzo abbinato a un breve componimento poetico che allude al destino degli amanti

    accecati dalla passione e dello straordinario Codice Trivulziano, con la nota terzina satirica attribuita a Bramante: «Se ’l Petrarcha amò sì forte il lauro / fu perché gli è bon fra lla salsicia e tordo / i’ non posso di lor giance far tesauro». Accanto, due celebri rime di Michelangelo, un sonetto di Raffaello e composizioni poetiche di Donato Bramante.

    Al centro del percorso, la quarta sezione intitolata Autoritratto è interamente dedicata all’Autoritratto di Leonardo, una delle icone più celebri della storia dell’arte italiana. In questo volto assorto, incorniciato dai lunghi capelli e dallabarba fluente, con la fronte solcata di rughe, la piega austera delle labbra el’ombra profonda degli occhi, generazioni di conoscitori e di storici dell’arte hanno riconosciuto l’immagine dell’artista da vecchio, forse ispirata a quella diun saggio o di un filosofo antico. In questa sorprendente sezione,L’Autoritratto, tema più che mai attuale, dialoga con opere d’artecontemporanea realizzate da Luigi Ontani, Salvo e Alberto Savinio.

    Il percorso prosegue con la sezione Volti tra realtà e idealizzazione,dedicata al tema dei moti dell’animo, di cui Leonardo è stato maestroindiscusso, e si incentra sul Busto di giovane donna visto di tre quarti, dariferirsi a una prima idea per l’angelo della Vergine delle rocce, e sullo Studio di testa virile in tre posizioni. Seguendo i precetti di Leon Battista Alberti, Leonardo esplora la diversità dei caratteri fisionomici e la loro mutevolezzaespressiva a seconda della posa, dell’incidenza della luce e degli stati emotivi, arricchendo così all’infinito, attraverso l’osservazione e la registrazione deldisegno, il catalogo dei tipi umani a cui l’artista può attingere per restituire un’immagine più vera e più convincente del mondo reale. Sono presentati disegni e dipinti di artisti attivi negli stessi anni di Leonardo, che evidenzieranno connessioni, tipologie, predilezioni e attitudini, tra cui Verrocchio e Raffaello, e i leonardeschi Ambrogio de Predis e Giovanni Antonio Boltraffio.

    La penultima tappa del percorso è interamente dedicata al Codice sul volo degli uccelli, che ha origine da un piccolo quaderno con sette disegni tracciati a pietra rossa, di vario soggetto: una gamba, un ramoscello, due foglie, due fiori e una testa di tre quarti. Niente più che un taccuino per schizzi dal vero e per piccoli studi. Nella primavera del 1506, quando è a Firenze, Leonardo decide di reimpiegare il quadernetto per trascrivere i suoi appunti sul volo, conosservazioni e descrizioni finissime sul comportamento nell’aria di varie speciedi uccelli, fino alle annotazioni tecniche per la macchina volante a propulsioneumana. L’uccello e l’aliante, la macchina della natura e quella dell’uomo, siidentificano e si sovrappongono; le curiosità del naturalista si intrecciano aquelle dell’ingegnere, e dal racconto del volo ascensionale ad ala battente si arriva ai disegni analitici che raffigurano le nervature portanti dell’alaartificiale.

    La settima e ultima sezione affronta un tema inedito: Leonardo e il Piemonte. Imperniata attorno al foglio 563r del Codice Atlantico conl’annotazione riguardante il “Navilio di Invrea facto dal fiume della Doira” e alle annotazioni sul variare del colore del cielo durante un’ascesa al Monte Rosa (“E questo vedrà come vid’io, chi andrà sopra Monboso, giogo dell’Alpi che dividano la Francia dalla Italia…” Codice Leicester, c. 4r), la sezione dà conto, oltre che del corso del Po, dalla sorgente all’Adriatico, delle località piemontesiricordate da Leonardo (Saluzzo, Alessandria…) per loro peculiari caratteristiche. Una spettacolare ricostruzione del Monte Rosa e una mappastorica con un sorvolo leonardesco “a volo d’uccello” lungo il corso del navigliodi Ivrea consentirà al visitatore di immedesimarsi con le parole di Leonardo. La contestualizzazione del tema confronterà la Geographia di Tolomeo, il De re aedificatoria di Leon Battista Alberti, il trattato d’architettura di Francesco diGiorgio (Torino, Biblioteca Reale, Codice Torinese Saluzziano 148).

    Foto di Copertina:  Danile Bottallo

  • Il docu-film sul genio furioso e rivoluzionario che ha cambiato la storia dell’arte, ideato da Melania G. Mazzucco e narrato da Stefano Accorsi, con la partecipazione straordinaria di Peter Greenaway.

    Ha costruito la sua carriera come proto-rock star _David Bowie
    Il primo regista della storia. _Jean-Paul Sartre

    In occasione dell’anniversario dei cinquecento anni dalla nascita, arriva in anteprima nelle sale cinematografiche italiane Tintoretto. Un Ribelle a Venezia, un nuovo esclusivo docu-film firmato da Sky Arte dedicato alla figura di un pittore straordinario, mutevole e cangiante, istintivo e appassionato.

    Figlio di un tintore, da cui il suo nome d’arte, Tintoretto (1519-1594) è infatti l’unico grande pittore del Rinascimento a non aver mai abbandonato Venezia, nemmeno negli anni della peste. Immergendoci nella Venezia del Rinascimento e attraversando alcuni dei luoghi che più conservano la memoria dell’artista, dall’Archivio di Stato a Palazzo Ducale, da Piazza San Marco alla Chiesa di San Rocco, verremo così guidati attraverso le vicende di Jacopo Robusti, in arte Tintoretto, dai primi anni della sua formazione artistica fino alla morte, senza trascurare l’affascinante fase della formazione della sua bottega, luogo in cui lavorano anche alcuni dei suoi figli, Domenico, che erediterà l’impresa del padre, e l’amatissima Marietta, talentuosa pittrice. Ideato e scritto da Melania G. Mazzucco e con la partecipazione straordinaria del regista Peter Greenaway, il film sarà narrato dalla voce di Stefano Accorsi e arriverà nelle sale cinematografiche solo per tre giorni, il 25, 26, 27 febbraio 2019, distribuito da Nexo Digital nell’ambito del progetto della Grande Arte al Cinema.

    Attraversando la vita del pittore, un artista spregiudicato e inquieto caratterizzato da un’infinita voglia di indipendenza e un amore assoluto per la libertà, Tintoretto. Un Ribelle a Venezia delineerà i tratti della Venezia del 1500, un secolo culturalmente rigoglioso che vede tra i suoi protagonisti altri due giganti della pittura come Tiziano e Veronese, eterni rivali di Tintoretto in un’epoca in cui la Serenissima conferma il suo dominio marittimo diventando uno dei porti mercantili più potenti d’Europa e affronta la drammatica peste del 1575-77, che stermina gran parte della popolazione lasciando un segno indelebile nella Laguna. È proprio durante la peste che Tintoretto crea il suo ciclo più importante. In una Venezia deserta, cupa e spettrale, con i cadaveri degli appestati lungo i canali, Tintoretto rimarrà in città per continuare la sua più grande opera: il ciclo di dipinti della Scuola Grande di San Rocco, una serie di teleri che coprono la maggior parte delle pareti dell’edificio intitolato alla celebre confraternita. Nessuno all’epoca, nemmeno Michelangelo nella Cappella Sistina, vantava di aver firmato ogni dipinto all’interno di un edificio.

    Ad accompagnare lo spettatore attraverso le vicende di Tintoretto, saranno chiamati numerosi esperti come gli storici dell’arte Kate Bryan, Matteo Casini, Astrid Zenkert, Agnese Chiari Moretto Wiel, Michel Hochmann, i co-curatori della mostra Tintoretto 1519-2019 di Palazzo Ducale, Frederick Ilchman e Tom Nichols, le scrittrici Melania G. Mazzucco e Igiaba Scego, le restauratrici Sabina Vedovello e Irene Zuliani, impegnate nel restauro delle Due Marie di Tintoretto.

    Il documentario osserverà infatti anche le analisi dettagliate che permetteranno a una squadra italiana di restaurare due capolavori di Tintoretto: “Maria in meditazione” (1582 – 1583) e “Maria in lettura” (1582 – 1583). Grazie al sostegno di Sky Arte, le due tele saranno infatti restaurate prima di essere esposte all’interno della mostra monografica di Tintoretto alla National Gallery of Art di Washington, in occasione dell’anniversario dei cinquecento anni dalla nascita di Tintoretto, che avverrà nel 2019.

    Tintoretto. Un Ribelle a Venezia è prodotto da Sky Arte e arriverà al cinema solo per tre giorni, il 25, 26, 27 febbraio. L’appuntamento si inserisce nel calendario della Grande Arte al Cinema, un progetto originale ed esclusivo di Nexo Digital. Per la stagione 2019 arriva nelle sale italiane in collaborazione con i media partner Radio Capital, Sky Arte e MYmovies.it.

    Sky Arte festeggia i 500 anni dalla nascita del grande pittore veneziano lanciando, in contemporanea al documentario, anche un’inedita biografia a fumetti. “Tintoretto. Un ribelle a Venezia” è infatti anche una graphic novel per lettori dai 14 anni, scritta da Alberto Bonanni su disegni di Gianmarco Veronesi. Il volume ripercorre in quattro capitoli a colori la vita dell’artista veneziano e la sua presunta rivalità con un altro maestro della scena artistica del ‘500: Tiziano Vecellio. Si tratta della prima pubblicazione a fumetti realizzata da Sky Arte in collaborazione con TIWI, studio creativo già editore del premiato marchio di albi illustrati per la prima infanzia minibombo. Il volume sarà disponibile in tutte le librerie da marzo 2019.

     

  • La Villa Museo di Torre del Lago, dove Giacomo Puccini visse, musicò parte della sua opera, e, per desiderio del figlio Antonio, venne sepolto, diventa un fondamentale polo di ricerca per studiosi ed appassionati, e punto di riferimento per chiunque ami Puccini e l’Opera.

    Per volontà di Simonetta Puccini, nipote ed ultima erede del Maestro, la storica Villa (riconosciuta dallo Stato come Monumento Nazionale) è destinata ad accogliere, tra le altre testimonianze, l’imponente Archivio di Casa Puccini, dal cui studio approfondito sono attese molte conferme e novità sul Maestro, la sua musica e la sua famiglia.

    Con l’Archivio, a Torre del Lago sono conservati arredi, cimeli, e documenti che hanno accompagnato la vita del Maestro. Oggi, accostato alla Villa, l’edificio, acquisito da Simonetta Puccini, diverrà il punto di accoglienza per i visitatori della Villa Mausoleo del Maestro, sede per concerti ed esposizioni, oltre che foresteria, con stanze personalizzate con arredi d’epoca.
    “A lavori ultimati – sottolinea l’architetto Glauco Borella, membro e consigliere del Comitato Scientifico della Fondazione – il complesso del Museo Puccini sarà corredato da questo nuovo fabbricato nel quale si svolgeranno al piano terreno attività di corredo e servizio al Museo, alleggerendo così il carico sulla villa del Maestro; ai piani superiori primo e secondo verrà mantenuta la destinazione ricettiva e saranno realizzate cinque camere per ospiti e una piccola foresteria.
    Il grande vano che ospitava la sala da pranzo dell’albergo sarà recuperato per ottenere una sala multifunzionale per mostre e musica, che consentirà di allestire delle esposizioni con il cospicuo materiale conservato nel Museo e non esposto al pubblico”.

    Per gestire l’importante patrimonio culturale e d’arte pucciniano, Simonetta Puccini aveva dato vita ad una Fondazione da lei stessa presieduta sino a quando, nel 2017, ne affidò la guida al professor Giovani Godi, storico dell’arte e attento musicofilo, affiancandogli un Consiglio d’amministrazione composto da esperti dei singoli ambiti di attività.

    “La Fondazione – anticipa il Presidente Godi – dovrà portare a termine i progetti e le iniziative pensate e volute dalla donatrice come quello di far sorgere accanto
    alla Villa, i nuovi uffici, la biblioteca, l’archivio e un auditorium che porterà il suo nome.
    Questo è l’impegno che ci accingiamo a compiere, con l’orgoglio e la consapevolezza di proseguire e di onorare il ricordo e le volontà di Simonetta Puccini”.

    Uno dei più importanti compiti che attendono la Fondazione è il lavoro di catalogazione e studio dell’Archivio Puccini che, grazie alle disposizioni della nipote, sarà, una volta catalogato, disponibile agli studiosi.

    “L’Archivio Storico comprende – afferma il professor Claudio Toscani, docente all’Università di Milano e componente del Consiglio e del Comitato Scientifico della Fondazione – un’ampia documentazione, costituita da lettere inviate e ricevute da Puccini, fotografie, carteggi e documenti amministrativi, musica manoscritta e a stampa.

    L’Archivio è stato recentemente dichiarato «di interesse storico particolarmente importante» dalla Soprintendenza Archivistica per la Toscana, in quanto «la documentazione costituisce una testimonianza di straordinario valore per la ricostruzione della vita e dell’opera di Giacomo Puccini».

    I beni custoditi presso l’Archivio, del resto, furono segnalati già molti decenni orsono alla Soprintendenza, che all’epoca ne stilò un inventario e in seguito lo aggiornò periodicamente. Prima che ne entrasse in possesso Simonetta Puccini, il Museo ha purtroppo subito, negli anni, qualche perdita: il confronto tra i successivi inventari fa registrare la sparizione di oggetti e documenti (alcuni dei quali sono ricomparsi sul mercato antiquario).
    Oltre alle lettere, alle fotografie e agli altri documenti pucciniani, l’Archivio contiene un prezioso fondo di circa 450 manoscritti musicali di autori di epoca più antica. Si tratta della biblioteca musicale di famiglia, cioè delle partiture arrivate a Giacomo in eredità dai suoi antenati musicisti. Com’è noto, Giacomo e il fratello Michele sono gli ultimi rappresentanti di una lunga dinastia familiare di professionisti della musica – iniziata cinque generazioni prima con un altro Giacomo Puccini (1712-1781) – che furono organisti, maestri di cappella, autori di musica per il teatro. I manoscritti autografi dei musicisti della famiglia Puccini, in verità, sono presenti nell’Archivio in quantità molto limitata: Giacomo ne fece dono all’Istituto Musicale di Lucca; cospicua è invece la presenza di musica d’altri autori.
    Altre voci dell’Archivio sono direttamente riconducibili agli interessi e al lavoro di Giacomo Puccini. Ne fanno parte, per esempio, gli spartiti a stampa e gli estratti delle opere dei musicisti suoi contemporanei. Ma anche alcuni materiali di lavoro, costituiti da abbozzi e frammenti che a volte si limitano ad annotare una breve idea musicale, altre fissano sulla carta porzioni più ampie di una composizione progettata, da sviluppare in seguito”.

  • In occasione dell’anniversario dei 500 anni dalla morte di Leonardo da Vinci, arriva nelle sale cinematografiche italiane Leonardo Cinquecento, un’esclusiva produzione dedicata al genio universale del Rinascimento e ai risvolti contemporanei delle intuizioni contenute nei famosi Codici Leonardeschi. 

    Cinquecento anni dopo la sua morte, Leonardo continua infatti ad essere l’uomo più ammirato e conosciuto nella storia dell’umanità: l’artista, l’architetto, l’umanista, il naturalista, lo stratega militare, ma soprattutto l’osservatore instancabile in perenne ricerca. 

    Grazie al coinvolgimento di esperti di caratura mondiale – storici, tecnici e ingegneri – e aziende ai vertici della tecnologia, Leonardo Cinquecento ricostruisce come l’ingegno e le osservazioni di Leonardo da Vinci hanno attraversato i secoli per trovare applicazione nella società contemporanea.
    Industria civile e bellica, ingegneria, comunicazioni, medicina, anatomia e arte del XXI secolo hanno tutte un denominatore comune di ricerca e sviluppo nel lavoro di Leonardo.

    Scoprilo al cinema, solo il 18, 19 e 20 febbraio. 
    Trova la sala più vicina a te su www.magnitudofilm.com/it/al-cinema/

  • Ricordare la genialità di Leonardo da Vinci, a cinquecento anni dalla scomparsa -esaltandone lo straordinario talento creativo, quello di un uomo che ha dedicato l’intera vita all’arte, all’innovazione e alla scienza -è l’intento dell’Amministrazione comunale in collaborazione con la Regione Piemonte, i Musei Reali e la Fondazione Torino Musei. Le celebrazioni dedicate a Leonardo costituiscono per Torino –città che custodisce nella Biblioteca Reale di piazza Castello un nucleo preziosissimo di suoi disegni autografi di cui fa parte il ‘Ritratto di vecchio’,  ritenuto il suo Autoritratto –una grande occasione per valorizzare e promuovere nel mondo il patrimonio storico del Rinascimento: dall’arte alla letteratura, dalla musica alle scienze e all’architettura e, più in generale, all’arte di vivere.  Per questo motivo la Città, insieme ad altri Enti, sta lavorando a un nutrito calendario che accoglierà, da aprile a dicembre, concerti, conferenze, convegni, esposizioni, incontri, installazioni, itinerari naturalistici, laboratori, spettacoli e talk, che ruoteranno intorno ai capolavori di Leonardo in mostra ai Musei Reali. Nelle Sale Palatine della Galleria Sabauda, il 15 aprile, si inaugurerà ‘Leonardo da Vinci. Disegnare il futuro’. Si tratta di un’esposizione straordinaria di oltre cinquanta opere, databili all’incirca tra il 1480 e il 1515, diverse per soggetto e per ispirazione, in grado di documentare l’attività dell’artista dalla giovinezza alla piena maturità. Tra queste spicca il nucleo di tredici disegni autografi,  tra cui il Ritratto di vecchio ritenuto l’Autoritratto di Leonardo, oltre al Codice sul volo degli uccelli. Saranno visibili anche opere di altri grandi maestri, dal fiorentino Pollaiolo ai lombardi Bramante e Boltraffi o fino a Michelangelo e a Raffaello. Per richiamare l’attenzione sulle rievocazioni dedicate all’uomo simbolo del Rinascimento, che fu pittore, scultore, inventore, ingegnere militare, scenografo, anatomista, pensatore e uomo di scienza, molte delle iniziative hanno ottenuto il patrocinio del Comitato nazionale per le celebrazioni dei 500 anni dalla morte di Leonardo da Vinci. Con il coordinamento di Turismo Torino e Provincia e DMO Piemonte, inoltre, è stato messo a punto un ricco e articolato piano di azioni di comunicazione per veicolare in città, ma anche a livello nazionale e internazionale e nei principali mercati turistici di riferimento, gli eventi che fanno parte del calendario.

     Gli appuntamenti sono descritti in dettaglio online su www.leonardoatorino.it

    Tradotto in francese, inglese e mobile first, il sito raccoglie sia le informazioni relative alle numerose iniziative che si svolgeranno a Torino e in Piemonte, sia quelle sui prodotti turistici e sulle proposte degli operatori incoming. Per agevolarne la consultazione www.leonardoatorino.itè stato diviso in 6 sezioni: 

    1. Mostra “Leonardo Da Vinci. Disegnare il futuro” ospitata ai Musei Reali; 

    2. Calendario degli eventi; 

    3. Prodotti turistici; 

    4. A tavola con Leonardo ideate dagli operatori privati; 

    5. Didattica e conferenze; 

    6. Offerte degli operatori incoming. 

    Gli stessi appuntamenti saranno presenti anche su siti www.inpiemonteintorino.it, www.visitpiemonte.come www.abbonamentomusei.it.

    Il palinsesto completo sarà promosso attraverso una campagna di comunicazione il cui concept grafico è stato ideato dal Teatro Stabile di Torino. 

    Il claimLeonardo da Vinci. Disegnare il futuro’, invece, è tratto dal titolo della mostra realizzata dai Musei Reali. 

    Per celebrare il cinquecentenario Torino cambierà look. L’immagine coordinata, infatti, verrà utilizzata per ogni strumento di comunicazione: stendardi, Mupi, vetrofanie, manifesti, materiali informativi, merchandising e accoglienza.

    Da fine febbraio a dicembre, stendardi e comunicazioni via Mupi saranno posizionati nel centro città, all’interno delle stazioni Porta Nuova e Porta Susa e nell’Aeroporto Internazionale Sandro Pertini. Durante lo stesso periodo metro e mezzi pubblici saranno anch’essi veicoli di comunicazione. Da metà marzo, manifesti, locandine e materiale informativo, in italiano e inglese, saranno esposti dal Politecnico all’Università di Torino e ai Campus Einaudi e ONU, dalla Scuola di Applicazione -Caserma Cernaia agli istituti scolastici e in moltissimi altri luoghi. Inoltre nei dodici uffici del turismo presenti a Torino e nell’area metropolitana sarà possibile reperire tutte le informazioni sugli appuntamenti in programma. Lo stand della Città al Salone Internazionale del Libro(maggio) sarà dedicato a Leonardo. Anche il padiglione Italia del Meeting Città Creative per il Design di Fabriano (giugno) gli renderà omaggio. Il merchandising della Città di Torino, Objecto, verrà arricchito da una linea dedicata al Maestro, appositamente realizzata, che sarà proposta in vendita negli info point del territorio e negli spazi messi a disposizione da alcuni dei soggetti organizzatori. L’Amministrazione torinese, inoltre, sta lavorando per coinvolgere le città del mondo con cui intrattiene relazioni di amicizia e cooperazione nella promozione delle manifestazioni leonardesche.

    Per accogliere al meglio visitatori e turisti Turismo Torino e Provincia ha realizzato una speciale edizione della Torino + Piemonte Card che, per l’occasione, diventerà un magnete da portare a casa. Acquistando la card si potranno visitare gratuitamente  la mostra “Leonardo Da Vinci. Disegnare il futuro” ospitata ai Musei Reali (16/04-17/07), i più importanti musei e mostre di Torino, i castelli, le fortezze e le Residenze Reali di Torino e del Piemonte e ottenere agevolazioni sulle altre iniziative legate alla celebrazione del genio. 

    Il contact center dell’ATL, tel. 011535181, attiverà un canale ad hoc per fornire informazioni. 

    Ogni sabato mattina, dal 2 marzo al 13 luglio, si svolgerà la visita guidata ‘La Tua Prima Volta a Torino speciale Leonardo’ organizzata da Somewhere Tour & Events. DMO Piemonte(società in house della Regione per la valorizzazione turistica e agroalimentare del territorio) ha definito un piano di comunicazione articolato per dare la più ampia visibilità al calendario di eventi realizzato in occasione del 500^ anniversario della morte di Leonardo, in raccordo con Turismo Torino e le altre ATL piemontesi. Il piano prevede l’inserimento di informazioni e appuntamenti leonardiani all’interno di tutte le principali leve e canali di comunicazione usati da DMO per promuovere il Piemonte, quali, ad esempio: sezione dedicata a Leonardo nel sitovisitpiemonte.it; brochures dei vari appuntamenti fieristici internazionali, presentazioni in occasione dei prossimi road-show internazionali; accordi di co-marketing con Trenitalia, SNCF e compagnie aeree delle principali rotte di interesse regionale; proposte a riviste di settore ; educational con giornalisti e tour operators. Inoltre, DMO farà realizzare un video promozionale, a cura di Getty Images, che alterna il racconto del Piemonte con le opere di Leonardo presenti a Torino. Questo piano di comunicazione prevede uno stretto raccordo con Turismo Torino e Provincia e tutte le ATL del Piemonte, ciascuna sulle aree di rispettivo interesse. Anche l’Associazione Abbonamento Musei supporterà il programma realizzato in occasione delle celebrazioni. Gli oltre 120mila possessori della tessera potranno accedere gratuitamente alle iniziative che i musei torinesi e piemontesi aderenti al circuito organizzeranno quest’anno in onore di Leonardo. Anche l’edizione di Gran Tour 2019 –le passeggiate in Torino e gli itinerari in Piemonte alla scoperta delle loro bellezze –curate dall’Associazione Abbonamento Musei saranno dedicate alla conoscenza del genio creativo dell’uomo.

    I canali social di Città,  Regione Piemonte, Musei Reali, Abbonamento Musei, Turismo Torino e Provincia e DMO dedicheranno ampio spazio alla promozione e comunicazione degli eventi in calendario.

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