Il video di cui l’Ermitage ci ha fatto dono:
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A partire dal 17 marzo, con la chiusura al pubblico delle sue sale, l’Ermitage ha dato il via a continue trasmissioni live sui suoi canali social.Al momento sono state realizzate 19 dirette che hanno ottenuto oltre 4.500.000 visualizzazioni, il ché rappresenta una sicura conferma della grande richiesta e del valore sociale di queste iniziative, che permettono alle persone di distrarsi in una difficile situazione di quarantena e di trovare forza e sostegno nella bellezza dell’arte.
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La Presidenza del Consiglio ha adottato a partire dall’8 marzo 2020, nuove misure di contenimento dell’emergenza epidemiologica COVID-19 nelle cosiddette zone rosse e sull’intero territorio nazionale.
In tutta Italia è prevista:
- la sospensione di manifestazioni, eventi e spettacoli di qualsiasi natura, ivi inclusi quelli cinematografici e teatrali, svolti in ogni luogo, sia pubblico sia privato;
- la sospensione del servizio di apertura al pubblico dei musei e degli altri istituti e luoghi della cultura di cui all’’art. 101 del codice dei beni culturali e del paesaggio, di cui al decreto legislativo 22 gennaio 2004, n. 42 (sono quindi inclusi musei, archivi, biblioteche, aree e parchi archeologici).
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Il “Servizio del Re di Sardegna”, messo in vendita a Londra da Christie’s il 4 luglio 2019 e acquistato dalla Fondazione Torino Musei, costituisce una riscoperta straordinaria nella storia della porcellana europea. Creduto disperso, si era invece conservato presso la stessa famiglia, la Casa Reale di Savoia, per quasi trecento anni. La sua ricomparsa sul mercato è stata considerata come sensazionale e ha catalizzato l’attenzione degli esperti di tutto il mondo.
La storia del servizio, tra i più importanti mai prodotti dalla prestigiosa manifattura di Meissen, inizia alla corte di Sassonia, dove, per la prima volta in Europa, grazie all’ingegno del chimico Johann Friedrich Böttger e dello scienziato Walter von Tschirnhaus, fu scoperto il segreto per ottenere la “vera” porcellana, utilizzando un’argilla bianca infusibile, il caolino, unita al quarzo e al feldspato.
La scoperta, avvenuta nel 1710, condusse alla fondazione della fabbrica di Meissen, presso Dresda, per volontà del Re di Polonia ed Elettore di Sassonia, Augusto il Forte. Dopo qualche anno dalla fondazione, egli cominciò a servirsi dei prodotti della fabbrica, che avevano raggiunto livelli qualitativi altissimi, per farne doni diplomatici.
Uno dei primi doni, consistente in ben 300 pezzi, fu quello inviato in 12 casse, nel settembre del 1725, al Re di Sardegna, Vittorio Amedeo II.
Il servizio acquistato dalla Fondazione Torino Musei, corrisponde a quello descritto nella cassa n. 11: “Una scatola di cuoio rosso rivestita di panno verde e decorata con un merletto d’oro, contenente sei piattini e tazze da tè con le armi del Re di Sardegna e figure giapponesi: inoltre, una ciotola, una teiera, una zuccheriera e sei tazze da cioccolata con piattini”.
Grazie alla ricca documentazione conservatasi negli archivi di Dresda, sappiamo che questo insieme fu dipinto dal principale pittore della fabbrica, Johann Gregorius Höroldt. Egli introdusse per la prima volta i colori a piccolo fuoco, innovando così la gamma cromatica delle porcellane, e fornì nuovi modelli e fonti di ispirazione, di soggetto prevalentemente orientale, iniziando quel gusto per le cineserie che costituì una delle caratteristiche della produzione di Meissen.
Fino a oggi erano noti solo alcuni pezzi di questo servizio: una tazza da cioccolata con piattino nel Metropolitan Museum of Art di New York, un piattino già nella Arnhold Collection (ora alla Frick Collection), un altro a Palazzo Pitti a Firenze, una zuccheriera nella collezione Schneider a Monaco di Baviera e, infine, una tazza da cioccolata con piattino a Palazzo Madama. Quest’ultima fu donata nel 1877 da Ferdinando Arborio Gattinara di Breme, Duca di Sartirana, che possedeva un’ampia collezione di porcellane nella sua Villa La Tesoriera a Torino.
L’insieme acquistato dalla Fondazione Torino Musei, scampato allo smembramento cui sovente vanno incontro i servizi stemmati, è dunque eccezionale per consistenza numerica.
La sua importanza storico-artistica, contraddistinta dall’altissima qualità pittorica della decorazione, è accresciuta dalla sua storia, dai ruoli del committente e del destinatario, dalla precocità della sua realizzazione come dono diplomatico per un sovrano straniero e dalla completa documentazione che lo accompagna.
Un acquisto prestigioso e di assoluto valore, che va a integrarsi con coerenza nella ricca collezione di porcellane europee di Palazzo Madama, una delle principali del museo e tra le più importanti in Italia, e insieme un’operazione di ricongiungimento che restituisce alla cittadinanza un pezzo di storia torinese.
Il Presidente della Fondazione Torino Musei Maurizio Cibrario dichiara che “l’asta di Christie’s, vinta da Fondazione Torino Musei per conto di Palazzo Madama, rinvigorisce l’immagine dei musei di Torino in campo internazionale e il riconoscimento ufficiale di Christie’s, ad asta conclusa, dà il senso del valore e dell’importanza del nostro intervento”
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Servizio del Re di Sardegna
Manifattura di Meissen, 1725, dipinto da Johann Gregorius Höroldt
Porcellana dipinta, misure varie
Composizione: una teiera, una ciotola, cinque tazze da tè, una tazza da cioccolata, sette piattini
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Era in piedi dal 14esimo secolo ma è stato distrutto dalle fiamme in pochi secondi. Il castello di Okinawa (Giappone), patrimonio dell’umanità Unesco dal 2000, ha preso fuoco nella notte giapponese per cause ancora da accertare.
Nel video, pubblicato dalla pagina Twitter bucchosang e pubblicato poi su Storyful, si vede l’intera struttura di legno del castello Shuri avvolta dalle fiamme.
La struttura risale al regno Ryukyu e si trova sull’isola di Okinawa, nel sud dell’arcipelago nipponico.
L’incendio è stato spento intorno alle 11 di mattina (ora locale) e non ha provocato feriti.
Il castello di Shuri era un castello medievale situato nella città di Naha (nel sobborgo di Shuri), capitale e maggiore città dell’omonima isola e della Prefettura di Okinawa (Giappone). La struttura fu la residenza dei sovrani, quindi centro di governo, e la sede religiosa del regno delle Ryūkyū.
Il complesso di edifici fortificati sorgeva sulle colline ad est del centro urbano, a circa 120-130 m slm, da cui domina il porto.Il castello Shuri figurava come sosta sulla rotta della torcia olimpica di Tokyo del 2020.
Fonte Sky News
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Castello di Fénis (Ao), con il suo trionfo di torri e la sua bellissima cinta muraria merlata, è uno dei più famosi castelli della Valle d’Aosta. Situato nell’omonimo comune di Fénis, il castello si trova in una posizione inusuale per una fortezza edificata a scopo bellico e di protezione. La costruzione non si trova infatti sulla sommità di un promontorio, ma su un lieve poggio privo di difese naturali. Quasi sicuramente la funzione primaria del castello non era quella difensiva, ma piuttosto di prestigiosa e fastosa sede amministrativa della famiglia Challant-Fénis, nobile casata valdostana che dotò la dimora di un imponente apparato difensivo, ma anche di eleganti decorazioni pittoriche, simboli di potenza e di prestigio.
Le prime testimonianze dell’esistenza del castello si trovano in un documento del 1242, nel quale viene indicato un castrum Fenitii quale proprietà del visconte di Aosta Gotofredo di Challant e dei suoi fratelli. Molto probabilmente all’epoca il castello comprendeva solamente la torre colombaia sul lato sud e la torre quadrata, un corpo abitativo centrale e un’unica cinta muraria. L’architettura del castello di Fénis ha difatti subito nel corso del tempo numerose modifiche: le torri e le mura merlate furono aggiunte al torrione preesistente verso la metà del 1300 da Aimone di Challant.
Oggi il Castello di Fénis è una delle dimore nobiliari medievali meglio conservate d’Italia, ma non è stato sempre così. La grandiosa dimora fu di proprietà dei signori di Challant del ramo di Fénis fino al 1716, quando fu ceduta poi al conte Baldassarre Castellar di Saluzzo Paesana. Le vicende storiche di questa famiglia portarono a un lento e graduale degrado del grande castello che fu poi abbandonato e trasformato in un’abitazione rurale: le sale del pianterreno furono adibite a stalle, mentre il primo piano fu trasformato in un fienile.
Il recupero di questo importante edificio storico è da attribuire a Alfredo d’Andrade, architetto, archeologo e pittore portoghese naturalizzato italiano, che acquistò il castello di Fénis nel 1895 e, dopo averne restaurato le parti più rovinate, ne fece dono allo Stato italiano. Oggi l’edificio è di proprietà della Regione autonoma della Valle d’Aosta.
Il castello è ben conservato e gli interni sono ricchi di affreschi. La dimora ha pianta pentagonale e la costruzione principale è arricchita da cinque torri, tre a pianta rotonda e due a pianta quadrata. Sulla cima delle torri è possibile ammirare alcune maschere aventi funzione apotropaica, ovvero oggetti atti a proteggere il castello dagli influssi maligni.
Si accede alla struttura attraverso una torre quadrata che aveva una saracinesca utilizzata per sbarrare l’androne in caso di pericolo. Al pianterreno potrete ammirare la sala d’armi, il refettorio per soldati e servitori, la dispensa e la cucina dotata di un gigantesco camino.
Al primo piano invece si trova una cappella con l’annessa sala di rappresentanza, la camera domini, la cucina nobile, la sala da pranzo dei signori e la sala di giustizia.
Il percorso di visita del Castello di Fénis si conclude nel cortile interno dove si trova lo scalone semicircolare sovrastato dal famoso affresco raffigurante San Giorgio che uccide il drago. Alzando gli occhi potrete poi ammirare, al piano superiore, le balconate in legno decorate da un gruppo di affreschi rappresentanti dei saggi e dei profeti con proverbi e sentenze morali scritti in antico francese. Infine, la parete orientale è decorata dai dipinti dell’Annunciazione e di San Cristoforo, attribuiti a un pittore vicino alla scuola di Jaquerio e presumibilmente realizzati tra il 1425 e il 1430.
Il Castello di Fénis è una delle più importanti attrazioni della Valle d’Aosta e ogni anno viene visitato da oltre 80.000 persone. Una piccola curiosità legata a questo castello: nel 1985 proprio qui sono stati girati gli esterni del film “Fracchia contro Dracula” di Neri Parenti con Paolo Villaggio.
Se state pensando a una gita fuori porta da Torino da fare in giornata, non perdete questo maniero che si trova a poco più di un’ora d’auto dal capoluogo piemontese.
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In occasione della Festa dei Musei 2019 verrà riaperto, dopo due anni di lavori di restauro e messa in sicurezza, il parco del Castello di Aglié.Per tali interventi è stato impiegato il finanziamento di 900.000 euro messo a disposizione dal Ministero per i beni e le attività culturali per gli interventi di conservazione e di messa in sicurezza dell’anello esterno del parco e di tutto il viale interno al muro di cinta, che è oggi nuovamente percorribile a piedi o in bicicletta e cui possono accedere anche gli amici a quattro zampe.Proseguono invece, nell’ambito del medesimo finanziamento, i lavori sulle aree interne del parco intorno al lago, la cui riapertura è prevista nel 2020.Inoltre, sempre sabato 18 maggio, alle ore 17, nel Castello si terrà la conferenza, aperta al pubblico, di Giovanni Riccardi Candiani intitolata Tomaso di Savoia Genova e l’imperatore Meiji.Il primo incontro tra un principe italiano e l’imperatore del Giappone, divulgando così un altro contributo conoscitivo sui “viaggi esotici” del duca Tomaso, che hanno arricchito il Castello dell’importante collezione di opere d’arte orientale di cui si può prendere visione durante la visita a tale sito museale.Costo del biglietto: 5,00 €; Riduzioni: 2,00 €; Per informazioni +39 0124330102
Prenotazione: Nessuna
Luogo: Agliè, Complesso monumentale del Castello ducale, del giardino e parco di Aglié
Orario: Martedì-domenica: 8.30-19.30 Conferenza: sabato 18 maggio ore 17.00
Telefono: +39 0124330102
E-mail: pm-pie.aglie@beniculturali.it
Sito web -
Ritorna l’appuntamento speciale con le bellissime Dimore Storiche del Piemonte. Nella giornata di domenica 19 maggio 2019 sarà possibile visitare gratuitamente ben 30 residenze storiche del Piemonte in occasione dell’ottava edizione della Giornata Nazionale ADSI. Tra le residenze visitabili in questa speciale giornata ci saranno castelli, palazzi, ville e giardini che saranno visitabili gratuitamente.
L’iniziativa, giunta quest’anno alla sua nona edizione, è promossa dall’Associazione Dimore Storiche Italiane con l’obiettivo di aprire al pubblico un patrimonio storico, artistico e culturale unico, affascinante e spesso poco conosciuto.
Anche quest’anno la Giornata Nazionale ADSI rientra all’interno della European Private Heritage Week, istituita dalla European Historic Houses Association – a cui l’ADSI aderisce – e giunta alla seconda edizione, con in programma una serie di attività proposte da numerose organizzazioni europee per celebrare il patrimonio storico-artistico e paesaggistico di proprietà privata in tutta Europa.
Le 30 dimore storiche del Piemonte che prendono parte all’iniziativa sono dislocate in varie province del territorio regionale. Di seguito l’elenco completo delle dimore storiche che apriranno gratuitamente al pubblico domenica 19 maggio 2019.
- Casa Lajolo – Piossasco (TO)
- Castello Galli della Loggia – La Loggia (TO)
- Castello di Barone – Barone Canavese (TO)
- Castello di Marchierù – Villafranca Piemonte (TO)
- Castello di Osasco – Osasco (TO)
- Castello di Pavarolo – Pavarolo (TO)
- Castello di Pralormo – Pralormo (TO)
- Castello di Sansalvà – Santena (TO)
- Castello di San Sebastiano da Po – San Sebastiano da Po (TO)
- Castello Provana di Collegno – Collegno (TO)
- Palazzotto Juva – Volvera (TO)
- Palazzo del Carretto – Torino (TO)
- Villa Doria Il Torrione – Pinerolo (TO)
- Castello di Borgo Adorno – Cantalupo Ligure (AL)
- Castello di Gabiano – Gabiano (AL)
- Castello di Rocca Grimalda – Rocca Grimalda (AL)
- Castello Sannazzaro – Giarole (AL)
- Palazzo Gozzani di Treville – Casale Monferrato (AL)
- Villa La Marchesa – Novi Ligure (AL)
- Villa La Scrivana – Valmadonna (AL)
- Castello di Calosso d’Asti – Calosso d’Asti (AT)
- Castello di Montemagno – Montemagno (AT)
- Castello di Robella – Robella (AT)
- Palazzo Gazelli – Asti (AT)
- Castello di Massazza – Massazza (BI)
- Casaforte Gondolo del Villasco – Peveragno (CN)
- Castello di Sanfrè – Sanfrè (CN)
- Tenuta Berroni – Racconigi (CN)
- Castello Dal Pozzo – Oleggio Castello (NO)
- Podere ai Valloni – Boca (NO)
- Villa Motta – Orta San Giulio (NO)
- Villa Albertini – Gressoney Saint Jean (AO)
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Il lungo ponte, iniziato il venerdì santo, ha portato oltre 32.000 persone, tra turisti e torinesi, a concedersi una giornata di visita ai Musei Reali di Torino.
Per tutta la durata del ponte, con dei picchi di affluenza nei giorni di festa, le sale di Palazzo Reale, dell’Armeria e del Museo di Antichità sono state affollate dai visitatori, attratti dalle pregiate collezioni custodite nei Musei.
Protagonista in Galleria Sabauda la mostra in corso nelle Sale Palatine fino al 14 luglio, Leonardo da Vinci. Disegnare il futuro, che dal giorno della ha registrato oltre 15.000 biglietti staccati.
L’esposizione celebra i cinquecento anni dalla morte del genio e ruota intorno al nucleo di disegni autografi di Leonardo da Vinci conservati alla Biblioteca Reale di Torino (tra gli altri l’Autoritratto e Volto di fanciulla).
Le altre mostre in corso alla sono
- Ad acqua. Vedute e paesaggi di Bagetti: tra realtà e invenzione (fino al 1 maggio, Galleria Sabauda)
- Le armi e il potere: l’Arcangelo longobardo (fino all’11 maggio, Museo di Antichità).
I Musei Reali saranno aperti anche mercoledì 1 maggio 2019.
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Si inaugura oggi una mostra innovativa e multimediale, che dà vita a quattro sculture gotiche provenienti dalla celebre cattedrale di Notre-Dame de Paris.
L’esposizione, curata della conservatrice di Palazzo Madama Simonetta Castronovo e allestita nella Sala Stemmi del museo, è frutto di una collaborazione con il Musée de Cluny – Musée national du Moyen Âge di Parigi.
L’evento si configura come una mostra dossier dedicata al tema della scultura gotica francese nella prima metà del 1200 e, in particolare, al cantiere della Cattedrale di Notre- Dame di Parigi. Dal portale dell’Incoronazione della Vergine sulla facciata occidentale proviene la Testa d’Angelo, mentre dal portale del braccio settentrionale del transetto provengono la Testa di Re mago, la Testa di uomo barbuto e la Testa di figura femminile, allegoria di una virtù teologale. Queste quattro opere, oltre a essere esempi di altissima qualità della scultura medievale europea, sono testimonianze di quel momento della civiltà gotica indicato dal celebre storico dell’arte Cesare Gnudi come “classicismo gotico” o “naturalismo gotico”, che ebbe un forte influsso, alla fine del Duecento, anche sui protagonisti del Gotico in Italia: Giotto, Nicola Pisano, Giovanni Pisano, Arnolfo di Cambio.
Le teste sono presentate con un coinvolgente allestimento audiovisivo, realizzato da Leandro Agostini, che ricrea uno sfondo architettonico e ambientale per le sculture, arricchendo la visita con proiezioni e voci fuori campo, che animano i quattro personaggi e ne raccontano la storia.
In questo modo il percorso espositivo diventa un’occasione di approfondimento sullestraordinarie sculture gotiche di Notre-Dame, offrendo contemporaneamente ai visitatori una narrazione sulla Cattedrale parigina (dal Medioevo alle distruzioni successive alla Rivoluzione Francese, fino ai restauri integrativi di Eugène Viollet-le-Duc alla metà dell’Ottocento) e un’illustrazione dei diversi caratteri iconografici e stilistici dei suoi portali.
Tra il 1793 e il 1794 le quattro sculture esposte a Palazzo Madama furono rimosse dalla cattedrale parigina, insieme a molte altre che decoravano la galleria dei Re e i portali della facciata, su ordine del Comité revolutionnaire de la Section de la Cité, in quanto simbolo della feudalità, della monarchia e della religione. Infatti dal 1793 la Francia era diventata una repubblica – Luigi XVI e Maria Antonietta erano stati ghigliottinati all’inizio dell’anno – retta da un Comitato di salute pubblica guidato da Robespierre. Le sculture, molte ormai allo stato di frammenti, abbandonate a lungo sul sagrato della chiesa, vennero successivamente cedute a impresari cittadini interessati a reimpiegarle come materiale da costruzione. Una perdita che èall’origine dell’imponente cantiere di restauro della Cattedrale, negli anni 1845-64, a opera diEugène Viollet-le-Duc e Jean-Baptiste Lassus, che si dovettero basare, per realizzare le nuove sculture, in sostituzione di quelle perdute, su disegni e incisioni antiche raffiguranti i portali, imitando per quanto riguarda lo stile il linguaggio delle sculture gotiche coeve di Chartres, Reims e Amiens.
Molte delle sculture originali di Notre-Dame, comprese le quattro opere esposte a Palazzo Madama, insieme a centinaia di frammenti, sono state rinvenute nel 1977 durante lavori alle fondazioni dell’hôtel Moreau a Parigi, sede della Banque Française du commerce extérieur, che poi decise di donarle allo Stato francese per essere depositate al Musée de Cluny, che le conserva dal 1980.
Il pubblico della mostra potrà quindi ammirare da vicino quattro capolavori del gotico francese e trovare al contempo spunti di riflessione su altri temi: l’organizzazione del lavoro in un cantiere medievale complesso come quello di una cattedrale, il tema della distruzione e mutilazione delle opere d’arte per ragioni politiche, fino a quello del restauro integrativo“romantico” dei monumenti medievali, che caratterizza gli interventi del XIX secolo in tutta Europa.
Foto di copertina: Testa di Re mago, da Notre-Dame de Paris, 1250-1258, musée de Cluny – musée national du Moyen Âge, Parigi – Photo (C) RMN-Grand Palais – © Michel Urtado
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Primo artista scelto a rappresentare l’Italia per l’esclusiva serie di video in partnership con Google Arts & Culture, girato con uno splendido piano sequenza de La Blogotheque in esclusiva a Palazzo Madama (Torino)Sarà visibile questa sera, dalle 21 su YouTube, il nuovo video ufficiale Hola (solo version) di Marco Mengoni, girato la notte dello 25 novembre tra le maestose sale di Palazzo Madama.L’unico emozionante piano sequenza di Hola vede Marco Mengoni uscire dal Gran Salone dei Ricevimenti che affaccia su via Po, per attraversare la Sala del Senato di Palazzo Madama, mostrando i meravigliosi affreschi del soffitto.Il video prosegue con l’incontro e il dialogo tra Mengoni e i musicisti che suonano live sul monumentale Scalone, capolavoro del barocco internazionale progettato da Filippo Juvarra, per poi scendere nell’atrio e uscire in piazza Castello, cuore di una Torino che nel video appare in tutto il suo fascino, in una notte invernale bagnata dalla pioggia.Video prodotto con il supporto di YouTube Music.Marco Mengoni –Videoclip’s backstage Palazzo Madama, Turin –Italy, 25/11/2018© Giorgio Perottino