Categoria: Chiese / Abazie

  • In voluta concomitanza con la riapertura della Cappella della Sindone di Guarino Guarini, restaurata dopo il devastante incendio dell‘11 aprile 1997, Palazzo Madama dedica una mostra a La Sindone e la sua immagine, che raccoglie un centinaio di piccole e grandi opere d’arte realizzate tra il 1500 fino al 1900, raffiguranti la Sindone con intenti devozionali e celebrativi.

    Organizzata in collaborazione con il Polo Museale del Piemonte e il Centro Internazionale di Sindonologia di Torino, la mostra ha come nucleo costitutivo dipinti e incisioni provenienti dalla ricchissima collezione sindonica dell’ultimo Re d’Italia, Umberto II, oggi divisa tra il Castello di Racconigi e la Fondazione Umberto II e Maria Josè di Savoia che ha sede Ginevra.

    Molti di essi erano stati esposti proprio a Palazzo Madama nel 1931 in occasione delle nozze di Re Umberto II con la principessa Maria Josè del Belgio. Altre opere e documenti rari e significativi sono generoso prestito del Museo della Sindone di Torino.

    La Sindone di Torino è una realtà misteriosa e dibattuta, oggetto di devozione secolare, storicamente documentata per la prima volta alla metà del 1300 nell’attuale regione Grand est della Francia. Gli storici scrivono che il Lenzuolo venne a quel tempo depositato dal prode cavaliere Geoffroy de Charny nella chiesa del suo feudo di Lirey, terminata nel 1353. Nel 1453 Marguerite de Charny (1390-1460), ultima discendente della famiglia, legata alla dinastia sabauda, cede la Sindone al duca Ludovico di Savoia. Dopo vari spostamenti nel 1506 il Lenzuolo trova definitiva collocazione nella Sainte-Chapelle del castello di Chambéry.

    Dopo il trasferimento della capitale del ducato di Savoia da Chambéry a Torino, avvenuta nel 1563, Emanuele Filiberto ordina di portare la Sindone nel capoluogo piemontese, ufficialmente per abbreviare il pellegrinaggio di San Carlo Borromeo. Il Sacro Lino giunge così a Torino il 5 settembre 1578 e conosce varie collocazioni, tra cui la Cappella privata di Palazzo dedicata a San Lorenzo, il Duomo e la chiesa di San Francesco. Nel 1694 viene poi trasferita nella Cappella appositamente progettata dall’architetto modenese Guarino Guarini all’interno dell’attuale Palazzo Reale, in significativa congiunzione con l’abside del Duomo di Torino. La “Reliquia dinastica” resta di proprietà di Casa di Savoia fino 1983, anno della morte di Re Umberto II, il quale per testamento dona la Sindone alla Santa Sede. Oggi la Sindone è conservata nella cappella del transetto sinistro del Duomo di Torino, completamente distesa e in condizioni controllate per garantirne la corretta conservazione.

    Per maggiori info sulla mostra

  • Nei mesi successivi al rogo della Cappella del Guarini la Fondazione La Stampa – Specchio dei Tempi ha raccolto donazioni per il restauro da parte dei lettori de La Stampa pari a Lire 1 ̇247 ̇536 ̇824  (644 ̇299,54 euro).

    Ad oggi sono stati spesi euro 544 ̇210,21. Con il denaro già erogato, in collaborazione con l’Associazione Amici di Palazzo Reale, che ha seguito la parte storico-artistica, è stato possibile realizzare:

    – il laboratorio di restauro dell’ex capannone di prelettura (la zona utilizzata durante l’ostensione della Sindone);
    – la catalogazione dei migliaia di frammenti residui dell’incendio;
    – la realizzazione di un sistema informativo per individuare e ricollocare i frammenti;

    – il restauro dei monumenti sepolcrali di Tommaso I di Savoia, Amedeo VIII, Carlo Emanuele II ed Emanuele Filiberto;
    – la realizzazione di un sistema di monitoraggio sui restauri ai monumenti sepolcrali.

    Con euro 100 ̇089 ancora disponibili verrà realizzato il restauro dell’altare e delle statue annesse. Questo intervento, secondo quanto comunicato dalla Soprintendenza, verrà realizzato nell’arco dei prossimi mesi.

    «La generosità dei lettori de La Stampa sostiene non solo gli oltre 70 progetti di solidarietà sociale in corso, ma è attenta ai simboli dell’identità storica e civile della nostra città» ha dichiarato Lodovico Passerin d’Entrèves, Presidente della Fondazione La Stampa – Specchio dei tempi

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    La Stampa – Specchio dei tempi è una fondazione sostenuta dalla solidarietà dei lettori del quotidiano La stampa e dei cittadini torinesi.

    Ad oggi la fondazione ha attivi oltre 70 progetti a Torino, in Italia e nel mondo: promuove iniziative di solidarietà sociale, fornisce assistenza a persone, famiglie, scuole, comunità, popolazioni colpite da calamità, nonché mette a disposizione della collettività strumenti, apparecchiature e opere per alleviare sofferenze o migliorare le condizioni di vita dei singoli.

    Per conoscere le attività di Specchio dei Tempi 

     

  • Il 27 Settembre il Ministro Bonisoli partecipa all’inaugurazione dell’attesa restituzione del capolavoro di Guarino Guarini a vent’anni dal disastroso incendio che tenne il mondo con il fiato sospeso.

    Dopo un lungo e difficile restauro avviato all’indomani del tragico incendio dell’11 aprile 1997, viene finalmente restituita al mondo la mirabile architettura barocca di Guarino Guarini, accessibile al pubblico nel percorso di visita dei Musei Reali.

    La cerimonia di apertura è prevista  presso il Teatro Regio di Torino alla presenza del Ministro per i beni e le attività culturali Alberto Bonisoli.

    Il pubblico potrà ammirare la Cappella della Sindone da venerdì 28 a domenica 30 settembre al prezzo speciale di 3 Euro.

    Da martedì 2 ottobre l’accesso sarà compreso nel biglietto dei Musei Reali.

    Il restauro è stato finanziato dal Ministero per i beni e le attività culturali con il sostegno di Compagnia di San Paolo, Fondazione La Stampa – Specchio dei Tempi, Consulta per la Valorizzazione dei Beni Artistici e Culturali di Torino, IREN e Performance in Lighting.

    La Cappella non conterrà più la Sindone, ma sarà restituita ai visitatori, ai turisti, e ai torinesi più giovani, nella sua straordinaria struttura architettonica, così come immaginata a fine Seicento dal genio di Guarino Guarini.

    Un po di storia

     

  • Di solito racconto la storia e la cultura dei posti che vedo e che visito, invece questa volta inizio raccontando le persone e l’amore per la loro terra, la storia ve la racconterò dopo.

    Ho conosciuto Morrone qualche anno fa, e devo dire che mi ha catturato “quasi” come le montagne della Valle d’Aosta per cui provo un amore incondizionato.

    Territorio e popolazione molto diversa, ma appena entrata in contatto con la cultura vera del paese,  ho conosciuto persone abituate alla fatica del lavorare un territorio non facile – gli orti sono in pendenza – l’asprezza e la severità di certi coltivatori deriva senza alcun dubbio dalla lavorazione di un paesaggio collinare, petroso e argilloso, franoso e franato, senza climi estremi, ma anche senza dolci tepori.

    Sono di carattere mite, ospitali, e di grande semplicità umana.

    Quelli che sono rimasti, purtroppo pochi, ma per fortuna qualcuno giovane è rimasto,  investe in proprio  per la salvaguardia delle tradizioni e del territorio.

    Negli ultimi anni ho visto in loro l’entusiamo di chi vuole far conoscere la propria terra oltre i confini, per ricordare all’Italia e anche un po al mondo che il MOLISE ESISTE! Perché tanti morronesi tornavano e qualcuno torna ancora dalla Germania, dalla Svizzera da tutte le regioni d’Italia o dall’America.

    E cosi l’estate di Morrone è “I Vicoli dei Sapori” II Edizione: un Festival dei prodotti e delle tradizioni di Morrone, musica enogastronomia e momenti di carattere culturale.

    Io quest’anno non ci sarò, ma so che sarà molto molto interessante.

    A dimostrazione un piccolo excursus della scorsa edizione.

    I Vicoli dei Sapori ediz. 2017

     

     

     

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    Vivi la storia di un cantiere secolare e scopri dall’interno le vicende del Santuario di Vicoforte, capolavoro del Barocco piemontese e della sua grandiosa cupola ellittica, la quinta al mondo per dimensioni.

    Entra nel cuore dell’opera d’arte con Magnificat: lungo un percorso appositamente messo in sicurezza, che interessa locali mai aperti al pubblico, potrai percorrere gli antichi camminamenti riservati agli addetti ai lavori  e raggiungere la sommità dell’edificio godendo di un affaccio mozzafiato dall’alto del cupolino a 75 metri di altezza.

    Una visita emozionante, un’avventura indimenticabile per conoscere, gradino dopo gradino, gli aspetti architettonici, storici, artistici e le sofisticate tecnologie che oggi consentono il costante monitoraggio di questo eccezionale monumento d’arte e di fede.

    CARLO EMANUELE I, IL DUCA CHE CREDETTE IN VICOFORTE (RIVOLI 1562 – SAVIGLIANO 1630)

    Carlo Emanuele I di Savoia, detto “Il Grande” e soprannominato dai sudditi “Testa di Fuoco” per le manifeste attitudini militari, è figlio di Emanuele Filiberto di Savoia e di Margherita di Francia.

    Ambizioso, sicuro di sé, cerca di espandere il proprio potere oltre la capitale del regno, impegnandosi maggiormente nelle terre di difficile controllo.

    Il monregalese era sicuramente una di queste, caratterizzata dallo spirito libero e intraprendente dei suoi cittadini, poco inclini a cedere a Torino il primato sul territorio.

    Dopo la distruzione della cattedrale di Mondovì (1573), sostituita dalla cittadella militare, il Duca Carlo Emanuele I prosegue l’azione di dominio sul territorio monregalese iniziata dal padre, decidendo strategicamente di realizzare a Vicoforte il Mausoleo di Casa Savoia.

    Morirà nel 1630 a Savigliano. Le sue spoglie sono conservate presso il Santuario: dopo la morte del Duca infatti, gli eredi scelsero la Basilica di Superga come sepolcro monumentale.

    #MAGNIFICATITALIA – Associa l’hashtag #magnificatitalia per le tue foto su Instagram

    7 aprile – 4 novembre 2018 | Salita e visita alla cupola del Santuario di Vicoforte – CN – Italia

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