Al Museo Egizio, Joseph Eid, fotografo libanese, che al lavoro di fotoreporter di guerra, alterna una raffinata indagine sociale e umana, propone alcuni scatti da Palmira a testimonianza della fragilità del patrimonio archeologico e della necessità della sua salvaguardia.
Nelle immagini di Eid, rivive la storia di Mohamed Anis, appassionato di musica e di auto d’epoca, che con il suo grammofono ha resistito ai bombardamenti che hanno distrutto la sua casa.
La storia del collezionista di Aleppo che ha commosso il mondo testimonia come l’arte possa essere portatrice di una speranza per il futuro.
“Ho avuto un passato molto felice, ma le cose sono cambiate. Ora la vita è dura, ma non dobbiamo perdere la speranza.”
Mohammed Mohiedin Anis, collezionista d’auto d’epoca osserva tristemente una Buick Super del 1955, una delle sue auto ferite nel corso dei combattimenti che hanno devastato la cirtta sierina settentrionale di Aleppo, ne corso del 2016.
Il pesante bombardamento del distretto orientale di Shaar aveva fatto crollare massicci blocchi di cemento da un edificio vicino, schiacciando il cofano d’epoca della Buick e trasformandone il radiatori in una smorfia contorta.
“Guarda: lei sta piangendo, è ferita e invoca il mio aiuto. Quando una delle mie macchine viene colpita, è come se fossimo colpiti io e qualcuno dei miei parenti. E’ difficile per me: le auto sono come dei figli, quindi secondo a controllarle.
Mohammed Mohiedin Anis possedeva una trentina di auto d’epoca, ma molte sono state distrutte nel corso dei bombardamenti.
Così come distrutta è stata la sua casa di famiglia, grande edificio degli anni ’30. Mohammed Mohiedin Anis, conosciuto nel quartiere come Abu Omar, si consola con la sua pipa e il suo grammofono. “Quando sono tornato e ho visto quello che restava della mia casa. Ero sotto shock.”
Anis ricorda, ascoltando le canzone del cantante siriano Mohamed Dia al-Din.
Anis ha vissuto a lungo all’estero, ha studiato medicina in Spagna a Saragozza negli anni ’70. Si è poi trasferito a Torino per tradurre in arabo un manuale italiano per le auto della Fiat.
Al suo ritorno ad Aleppo, allora capitale della Siria, ha avviato una linea di produzione di cosmetici denominata Mila Robinson.
Ha ereditato le auto da suo padre un ricco imprenditore
“Ho tre Cadillac perché sono le piu lussuose delle automobili, ogni collezione dovrebbe avere una Cadillac. Una collezione che non ha una Cadillac è come un corpo senza testa.”
Il suo più grande orgogli è una decappottabile Cadillac del 1947 color ciliegia sulla quale hanno viaggiato almeno sei presidenti nel corso degli anni – alcuni democratici eletti, altri che hanno preso il potere con un colpo di stato.
Su quell’auto, con la capote abbassata, il presiedntee egiziano Gamal Abdel Nasser e il suo omologo siriano Shukri al-Quwatli, nel 1958 attraversarono trionfalmente Damasco, dopo la proclamazione di una breve Repubblica araba che univa i loro paesi.
Quando Anis si è allontanato durante gli ultimi due mesi di combattimenti, i vicini rimasti sono riusciti a convincere i ribelli a non montare un cannone antiaereo Duhka sulla Chevrolet del 1958.
Molte delle sue auto sono state distrutte o rubate durante la guerra.
Oggi tredici macchine sono parcheggiare davanti alla sua nuova abitazione e nel giardino, ma altre setto sono state sequestrate dalla polizia perchè ingombrava la strada.
Quelle rimaste son ferite, dice Anis che inizierà a riparare le macchina che prima di avviare i lavori a casa sua.
Anis ha due mogli, una ad Aleppo e l’altra nel centro di Hama, in Siria, e otto figli.
Lascerò le auto ai miei figli, le distribuirò in base alla legge musulmana ereditaria: due per ogni ragazzo e una per ogni ragazza. Adoro le macchine perchè sono come le le donne, belle e forti.
Anis sorride. La canzone che ascolta al suo grammofono si intitola Hekaya, Storie.
Immagini di Joseph Eid di Youssef Karwashan
Progetto realizzato in collaborazione con Agence France Presse.
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