Categoria: Fotografia

  • Un finale alternativo al “vissero felici e contenti”?

    Dina Goldstein ce lo offre con le sue opere in mostra fino al  25 novembre al Castello di Cavour a Santena (To)

    Grazie ad  Art Site Fest con un progetto dedicato alla fotografia e in particolare alle immagini della fotografa canadese Dina Goldstein con una riflessione sul potere distorsivo dei media.

    In collaborazione con Opus in Artem e con il patrocinio dell’Ambasciata del Canada, Dina Goldstein mostra le sue “Fallen Princesses” in una versione moderna.

    Pluripremiata, Dina Goldstein posa sulla nostra società uno sguardo divertito e privo di qualsiasi giudizio di valore, scardinando e rivoltando quei valori che ci sono stati dati fin da bambini, con le favole, giocando con la nostra percezione.

    Lo fa con le principesse della Walt Disney,  le bambole della Mattel, la Goldstein prova ad offrirci un nuovo punto di vista, assolutamente alternativo al lieto fine che noi tutti conosciamo e che immaginiamo soprattutto indagando su ciò che è stato dopo il finale che conosciamo, indagando il probabile futuro dei protagonisti.

    Senza scendere a compromessi, spogliando le storie di qualsiasi magia, Dina rilegge tutte le storie e inserisce i malesseri sociali cui noi oggi siamo afflitti: solitudine, obesità, alcolismo, malattia. S

    Ci si chiede cosa ne è stato dei personaggi, umani come noi, dopo il finale e questo la spinge a sfatare gli ideali di perfezione che, con le favole, ci hanno sempre imposto.

    La candida Biancaneve allora si troverà ad essere una casalinga disperata mentre il suo bel principe, incurante della bella, si guarda la tv.

    Ariel la Sirenetta chiusa in un acquario, Cappuccetto Rosso che si è lasciata andare al vizio della gola?

    Una mostra che ci fa sentire un po’ tutti umani.

    The Fallen Princesses

    About Dina Goldstein

     

  • I linguaggi della contemporaneità con Art Site Fest diventano la chiave per interpretare l’eredità culturale e fare della memoria una ragione di identità, quanto mai attuale, nell’Anno europeo del patrimonio culturale.

    Art Site Fest nel Museo di Enologia…un’occasione particolare in uno spazio affascinante, pieno di riferimenti.
    I materiali come il mattone dei muri e dei voltati, i profumi, le forme…tutto ricorda la storia del luogo e la storia della Martini.
    D’altra parte il museo è nato e vive per quello: è un mezzo, un tramite per “ricordare” e fissare nel tempo i ricordi e le emozioni e quando l’arte incontra l’emozione…prende forma.

    Gli sguardi attenti e coinvolti degli invitati hanno confermato che le opere dei maestri Badolato, Galfione, Luiselli, Marchi, Pantano hanno trovato la loro giusta collocazione, ma anche i temi “materici” delle opere esposte hanno agevolato la lettura e “l’impaginazione” nel “libro” del museo.
    Così, con i colori dell’arte, tornano anche i sapori della vita: il connubio fra un bicchiere di bianco Martini gustato con gli amici e il quadro, l’opera d’arte che: “…riceve la propria vita e il proprio contenuto solo dalla riflessione di chi lo osserva”.

    L’isolarsi dell’artista in complicate ricerche estetiche alla ricerca del trascendente si è calata sempre più in forme concrete, tangibili, quotidiane … ecco la risposta alla scelta del luogo: “arte in un museo enologico” significa apertura ad un spazio originale e flessibile che ci ricorda l’arte di trasformare un elemento naturale in un prodotto finale, con una sua storia, una sua cultura, una sua poesia densa di profondi significati… e gli artisti che hanno esposto hanno colto questo messaggio universale di armonia.

    La Reggia di Venaria, la Palazzina di Caccia di Stupinigi, il Castello Cavour di Santena, il Castello di Govone, il Museo Egizio, Palazzo Madama, Palazzo Chiablese, Palazzo Biandrate e Casa Martini a Pessione, sono i luoghi che accolgono opere e immagini in dialogo con gli ambienti storici fino al 25 novembre, visitabili anche grazie alle convenzione di Abbonamento Musei Piemonte.

    Art Site Fest, è un progetto dell’Associazione Phanes, con il patrocinio della Regione Piemonte, della Città di Torino, dell’Ambasciata del Canada e la collaborazione di:

    • Segretariato Regionale per il Piemonte del Ministero dei beni e delle attività culturali,
    • Consorzio delle Residenze Reali Sabaude,
    • Soprintendenza archeologia, belle arti e paesaggio per la città metropolitana di Torino,
    • Fondazione Torino Musei,
    • Fondazione Ordine Mauriziano,
    • Fondazione Cavour,
    • Associazione Terre dei Savoia,
    • Casa Martini,
    • Teatro di Dioniso – Parole d’artista.

    Il Festival si avvale del sostegno di Fondazione CRT e Reale Mutua e del contributo di: Museumstudio, HST, Webaudio, Tipografia Sosso, Villa Giada.

    Per Info  – www.artsitefest.it

     

  • Joseph Eid, fotoreporter libanese dell’agenzia France Press, attraverso la fotografia compie un’attenta indagine sui luoghi e sulle persone che li abitano .

    Al Museo Egizio di Torino per il progetto Art Site Fest 2018 presenta alcuni scatti realizza nel corso di un viaggio nei luoghi devastati dalle milizie dell’Isis.

    Le vedute del tempio di Baal a Palmira sono state realizzate da Eid riprendendo nell’inquadratura un’altra sua foto, scattata nel marzo del 2014 dalla stessa posizione.

    Il confronto tra le due immagini evidenzia le condizione del sito a seguito delle devastazione della guerra.

    Le foto di Eid, che sono state pubblicate sulle principale testati in tutto il mondo, testimoniano la fragilità del patrimonio culturale e le necessità di prendersene cura, mantenendone viva la memoria.

    La storia di un luogo, quella che i fondamentalismi vorrebbero cancellare è quanto rende significati per l’umanità intera. E’ questa consapevolezza che Palmira ha animato il lavoro e il sacrificio di Khled al-Assad archeologo, studioso e custode dell’antica città, torturato e ucciso nel 2015.

    A Khaled al -Asaad, Art Site Fest dedica questa mostra.

    Per Maggiori informazioni su Art Site Fest

     

  • Al Museo Egizio, Joseph Eid, fotografo libanese, che al lavoro di fotoreporter di guerra, alterna una raffinata indagine sociale e umana, propone alcuni scatti da Palmira a testimonianza della fragilità del patrimonio archeologico e della necessità della sua salvaguardia.

    Nelle immagini di Eid, rivive la storia di Mohamed Anis, appassionato di musica e di auto d’epoca, che con il suo grammofono ha resistito ai bombardamenti che hanno distrutto la sua casa.

    La storia del collezionista di Aleppo che ha commosso il mondo testimonia come l’arte possa essere portatrice di una speranza per il futuro.

    “Ho avuto un passato molto felice, ma le cose sono cambiate. Ora la vita è dura, ma non dobbiamo perdere la speranza.”

    Mohammed Mohiedin Anis, collezionista d’auto d’epoca osserva tristemente una Buick Super del 1955, una delle sue auto ferite nel corso dei combattimenti che hanno devastato la cirtta sierina settentrionale di Aleppo, ne corso del 2016.

    Il pesante bombardamento del distretto orientale di Shaar aveva fatto crollare massicci blocchi di cemento da un edificio vicino, schiacciando il cofano d’epoca della Buick e trasformandone il radiatori in una smorfia contorta.

    “Guarda: lei sta piangendo, è ferita e invoca il mio aiuto. Quando una delle mie macchine viene colpita, è come se fossimo colpiti io e qualcuno dei miei parenti. E’ difficile per me: le auto sono come dei figli, quindi secondo a controllarle.

    Mohammed Mohiedin Anis possedeva una trentina di auto d’epoca, ma molte sono state distrutte nel corso dei bombardamenti.

    Così come distrutta è stata la sua casa di famiglia, grande edificio degli anni ’30. Mohammed Mohiedin Anis, conosciuto nel quartiere come Abu Omar, si consola con la sua pipa e il suo grammofono. “Quando sono tornato e ho visto quello che restava della mia casa. Ero sotto shock.”

    Anis ricorda, ascoltando le canzone del cantante siriano Mohamed Dia al-Din.

    Anis ha vissuto a lungo all’estero, ha studiato medicina in Spagna a Saragozza negli anni ’70. Si è poi trasferito a Torino per tradurre in arabo un manuale italiano per le auto della Fiat.

    Al suo ritorno ad Aleppo, allora capitale della Siria, ha avviato una linea di produzione di cosmetici denominata Mila Robinson.

    Ha ereditato le auto da suo padre un ricco imprenditore

    “Ho tre Cadillac perché sono le piu lussuose delle automobili, ogni collezione dovrebbe avere una Cadillac. Una collezione che non ha una Cadillac è come un corpo senza testa.”

    Il suo più grande orgogli è una decappottabile Cadillac del 1947 color ciliegia sulla quale hanno viaggiato almeno sei presidenti nel corso degli anni – alcuni democratici eletti, altri che hanno preso il potere con un colpo di stato.

    Su quell’auto, con la capote abbassata, il presiedntee egiziano Gamal Abdel Nasser e il suo omologo siriano Shukri al-Quwatli, nel 1958 attraversarono trionfalmente Damasco, dopo la proclamazione di una breve Repubblica araba che univa i loro paesi.

    Quando Anis si è allontanato durante gli ultimi due mesi di combattimenti, i vicini rimasti sono riusciti a convincere i ribelli a non montare un cannone antiaereo Duhka sulla Chevrolet del 1958.

    Molte delle sue auto sono state distrutte o rubate durante la guerra.

    Oggi tredici macchine sono parcheggiare davanti alla sua nuova abitazione e nel giardino, ma altre setto sono state sequestrate dalla polizia perchè ingombrava la strada.

    Quelle rimaste son ferite, dice Anis che inizierà a riparare le macchina che prima di avviare i lavori a casa sua.

    Anis ha due mogli, una ad Aleppo e l’altra nel centro di Hama, in Siria, e otto figli.

    Lascerò le auto ai miei figli, le distribuirò in base alla legge musulmana ereditaria: due per ogni ragazzo e una per ogni ragazza. Adoro le macchine perchè sono come le le donne, belle e forti.

    Anis sorride. La canzone che ascolta al suo grammofono si intitola Hekaya, Storie.

    Immagini di Joseph Eid di Youssef Karwashan

    Progetto realizzato in collaborazione con Agence France Presse.

    Per maggiori informazioni su Artsitefest

  • Landscapes realizzata dal Forte di Bard in collaborazione con Magnum Photos International e Fondation Henri Cartier-Bresson di Parigi, presenta 105 immagini in bianco e nero, personalmente selezionate da Henri Cartier-Bresson, scattate tra gli anni Trenta e gli anni Novanta fra Europa, Asia e America.
    Ciascuna fotografia è rappresentazione di quell’istante decisivo’ che per l’artista è il “riconoscimento immediato, nella frazione di un secondo, del significato di un fatto e, contemporaneamente, della rigorosa organizzazione della forma che esprime quel fatto”.
    Sebbene in alcune foto compaiano anche delle persone, l’attenzione dell’autore è concentrata in modo particolare sull’ambiente, tanto che si può parlare di Paesaggio della Natura e Paesaggio dell’Uomo.
    Le immagini in bianco e nero di colui che è stato denominato l’occhio del secolo”, sono  raggruppate per tema: alberi, neve, nebbia, sabbia, tetti, risaie, treni, scale, ombra, pendenze e corsi d’acqua.

    A proporre una “promenade” tra paesaggi urbani e paesaggi rurali. Sono immagini che riflettono il rigore e il talento di Henri Cartier-Bresson che in esse ha saputo cogliere momenti e aspetti emblematici della natura, spesso immortalando la perfetta armonia tra le linee e le geometrie delle immagini. Armonia perfetta e serena, ad offrire una interpretazione naturale, calma e bella di un secolo, il ventesimo, per altri versi magmatico e drammaticamente complesso.
    Come ha affermato il poeta e saggista Gérard Macé nella prefazione al catalogo Paysage  (Delpire, 2001), “Cartier Bresson è riuscito a fare entrare nello spazio ristretto dell’immagine fotografica il mondo immenso del paesaggio, rispettando i tre principi fondamentali che compongono la sua personale geometria: la molteplicità dei piani, l’armonia delle proporzioni e la ricerca di equilibrio”.
    Nato nel 1908 a Chenteloup, Seine-et-Marne, Cartier-Bresson fu co-fondatore nel 1947 della celebre agenzia Magnum ed è una figura diventata mitica nella storia della fotografia del Novecento.
    Dopo gli studi di pittura, la frequentazione degli ambienti surrealisti e dopo l’esperienza in campo cinematografico al fianco di Jean Renoir, nel 1931, in seguito aun viaggio in Africa, decide di dedicarsi completamente alla fotografia.
    Da Città del Messico a New York, dall’India di Gandhi alla Cuba di Fidel Castro, dalla  Cina ormai comunista all’Unione Sovietica degli anni cinquanta: Henri Cartier-Bresson percorre la storia del secolo breve con la fedele Leica al collo, scegliendo con cura il punto di ripresa, cogliendo il ‘momento decisivo’ e dando vita a immagini ormai  entrate nell’immaginario comune e che gli sono valse l’appellativo di ‘occhio del secolo’.

    Curatore: Andréa Holzherr, Global Exhibition Director, Magnum Photos International
    Realizzata in collaborazione con: Magnum Photos International e Fondation Henri Cartier-Bresson, Parigi

    Partner istituzionali
    * Regione autonoma Valle d’Aosta
    * Compagnia San Paolo
    * Fondazione Crt
    * Finaosta spa

    MediaPartner
    * RMC Radio Montecarlo

     

    Photo di copertina/Credit:

    Place de l’Europe, Gare Saint Lasare, Paris, 1932

    Caption Henri Cartier-Bresson/Magnum Photos

  • Dina Goldstein  è una fotografa, che vive a Vancouver – Canada  – pop surrealista con un background nella fotografia documentaria: crea  un linguaggio visivo collocando  il banale e il quotidiano in contesti insoliti per ispirare la visione della condizione umana.

    Famosa per la serie “Fallen Princesses”, creata nel 2007, che descrive le principesse Disney umanizzate collocate in scenari realistici e moderni. La serie immagina come le vite di questi personaggi famosi si sarebbero esibiti nel mondo reale e tocca questi flagelli quotidiani come povertà, obesità, cancro e inquinamento.

    Dina Goldstein ha vinto il premio speciale Arte Laguna nel 2012. 

    Nel 2014, Dina Goldstein ha vinto il primo premio al Prix Virginia;

    Ha esposto il suo lavoro a Parigi, in Francia. 

    Ora, espone per la prima volta in un Museo Italiano con la una serie di  “Istantanee dal giardino dell’eden” al Museo ebraico di Venezia a cura di Domenico Maria Papa ispirata ai racconti biblici della tradizione ebraica.

    La mostra verrà inaugurata il 2 settembre alle ore 11,00, e resterà visitabile fino al 4 novembre negli orari di apertura del museo.

    About Dina Goldstein

     

     

  • Sebastião Salgado racconta la bellezza del nostro pianeta.

    Genesi è la ricerca del mondo delle origini, come ha preso forma, si è evoluto, è esistito per millenni prima che la vita moderna accelerasse i propri ritmi e iniziasse ad allontanarci dall’essenza della nostra natura. È un viaggio attraverso paesaggi terrestri e marini, alla scoperta di popolazioni e animali scampati all’abbraccio del mondo contemporaneo. La prova che il nostro pianeta include tuttora vaste regioni remote, dove la natura regna nel silenzio della sua magnificenza immacolata; autentiche meraviglie nei Poli, nelle foreste pluviali tropicali, nella vastità delle savane e dei deserti roventi, tra montagne coperte dai ghiacciai e nelle isole solitarie. Regioni troppo fredde o aride per tutto tranne che per le forme di vita più resistenti, aree che ospitano specie animali e antiche tribù la cui sopravvivenza si fonda proprio sull’isolamento. Fotografie, quelle di Genesi, che aspirano a rivelare tale incanto; un tributo visivo a un pianeta fragile che tutti abbiamo il dovere di proteggere.   Lélia Wanick Salgado curatrice della mostra.

    Uffici stampa

    Venaria Reale Comunicazione e Stampa Residenze Reali Sabaude
    Catalogo Mostra Contrasto 
    Immagini Civita

  • Dal 23 giugno al 23 agosto 2018, la Rete delle Residenze Reali Europee organizza un concorso fotografico su Instagram!

    Per la prima volta, nell’ambito dell‘Anno europeo dei beni culturali e del progetto “Un posto al tavolo reale“, un concorso fotografico simultaneo su Instagram nei Royal Palaces of Europe sarà l’occasione per condividere un’esperienza unica.

    Questa estate, viaggia nelle più belle residenze reali europee, esplora le stanze dei Palazzi, perditi nei giardini, nei parchi … dettagli, prospettive, guanti, ecc.

    Condividi con noi e con 10 residenze europee, le tue più belle foto!

    Elenco dei partecipanti:

    Palazzo di Versailles (Francia) @ Chateauversailles
    Château de Chambord (Francia) @chateaudechambord
    Palazzo reale di Gödöllö (Ungheria)
    Consorzio delle Residenze Reali Sabaude (Italia) @lavenariareale
    Reggia di Caserta (Italia) @reggiadicaserta
    Musei Reali di Torino (Italia) @museirealitorino #museirealitorino
    Reggia di Monza (Italia) @reggiadimonza
    Museo del re Palazzo di Jan III a Wilanów (Polonia) @wilanowpalac
    Castello reale di Varsavia (Polonia) @zamekkrolewskiwarszawa
    Palazzo reale di Łazienki (Polonia) @lazienkimuzeum
    Historic Royal Palaces (Regno Unito) @historicroyalpalaces
    Musei del Cremlino di Mosca (Russia) @kremlinmuseums

    Per partecipare:

    1 – Pubblica le tue foto usando #europeanroyalpalaces

    2 – Identifica l’account delle residence in ogni foto.

    Alla fine di questo concorso, ogni palazzo selezionerà un vincitore e pubblicherà l’immagine sul suo account! L’immagine del vincitore sarà quindi pubblicata sui social media di tutti i palazzi. Inoltre, il vincitore potrebbe essere invitato a partecipare ad una visita eccezionale!

    Pubblica le tue foto più belle dei palazzi tra i partecipanti all’evento!

    Per maggiori informazioni

  • Le culture si incontrano a Palazzo Madama: oriente e occidente nelle figure velate di Güler Ates.

    Güler Ates  artista londinese, di origine turche, crea  con la sua modella Gemma dei veri e propri  backstage d’opere d’arte contemporanea, i suoi shooting fotografici attraversano i luoghi contaminando gli spazi, crea vere e proprie performance, tra danza e teatro.

    Le manifestazioni del suo lavoro sono realizzate attraverso attività “adattive” (site-responsive) in aree che fondono sensibilità orientali ed occidentali.

    Le donne invisibili sotto i veli colorati attraversano con  leggerezza silenziosa  luoghi fortemente evocativi, i siti architettonici in cui lavora appartengono solitamente ad epoche specifiche.  Normalmente effettua delle ricerche sulla storia dei  siti ,  sopraluoghi che le forniscono  informazioni,  per poi scegliere il  tessuto che diventerà poi  il velo o il costume da far indossare a Gemma.

    Essendo parte della performance, il soggetto narra una vicenda disegnata dalla storia del sito, esplorando il suo sentimento di dualismo culturale. Usa il paragone storico per evidenziare questioni riguardanti il significato del velo nelle diverse politiche e culture, che per l’artista ha un significato spirituale più che religioso.

    L’artista, per la prima volta in Piemonte,  ha lavorato  con la sua modella Gemma presso la Reggia di Venaria, la Palazzina di Caccia di Stupinigi e il Castello di Govone, per concludere proprio con Palazzo Madama. 

    Le foto saranno  in mostra in autunno ad Art Site Fest  dal 19 settembre al 25 novembre, tema  della nuova edizione il “senso del luogo”, in un percorso all’interno di alcune delle più belle Residenze Reali.

     

     

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