Categoria: Lo sapevi…

  • Si è svolta questa mattina una call pianificata da Francesca Leon, assessora comunale alla cultura, con i Musei della città. L’organizzazione per la loro riapertura è attiva e tutti i Musei stanno lavorando alla ripartenza in sicurezza con l’obiettivo comune di aprire il 2 giugno prossimo. Le modalità di apertura seguiranno le necessarie disposizioni per il distanziamento con entrate contingentate e le sanificazioni secondo la normativa prevista.

    Alcuni musei potranno aprire in via sperimentale già il 18 maggio – se il nuovo Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri lo permetterà – in modo da testare le procedure e verificare i flussi.

    L’incontro con i direttori e i loro collaboratori è stato proficuo ed è il risultato di un continuo confronto tra l’assessorato e il sistema museale cittadino per condividere questo percorso, affrontare il presente e costruire il futuro.

    “Dall’inizio dell’emergenza – afferma Francesca Leon – l’Assessorato alla Cultura ha costantemente dialogato con i nostri Musei per accompagnare scelte e riflessioni che man mano sono emerse; la videocall di questa mattina ha coinvolto nuovamente tutti i Musei cittadini per parlare della ripartenza. C’è un bel clima di collaborazione e di confronto costruttivo che mi auguro non vada perduto e ci guidi verso le prossime fasi”.

    Abbonamento Musei si occuperà di raccogliere le informazioni utili per l’accesso del pubblico che saranno via via aggiornate e disponibili sul sito www.abbonamentomusei.it.

    Fonte Comune di Torino

  •  

    L’edizione come COVID 19 obbliga di SalTo 2020, si svolgerà da giovedì 14 a domenica 17 maggio e sarà dedicata alle vittime del virus, ai loro parenti, al personale medico e paramedico che con abnegazione e professionalità sta lottando in prima linea e salvando tante vite. Il Salone in streaming sarà un grande momento di riflessione e di incontro, dedicato al futuro di tutti noi.

    Dal 14 al 17 maggio, sul sito ufficiale del Salone e sui vari canali social (Facebook, Instagram, Twitter), torinesi e non avranno la possibilità di seguire il ricco programma di eventi in live streaming e interagire con gli ospiti nazionali e internazionali che hanno risposto positivamente all’appello lanciato dal gruppo di lavoro del Salone.

    Quando, mesi fa, quando fu presentata la nuova edizione del Salone Internazionale del Libro di Torino, fu scelto come titolo “Altre forme di vita“: l’obiettivo era quello di evocare il futuro prossimo. Oggi questo titolo si dimostra una piccola profezia. Stiamo davvero vivendo “forme di vita” che fino a qualche mese fa non potevamo immaginare.

    Con questa edizione straordinaria, prende il via un percorso di attività online che accompagnerà la grande comunità del Salone, editori e lettori, all’edizione autunnale: presentazioni editoriali, rubriche di approfondimento culturale, e nuovi format per il racconto digitale del Salone e dei suoi progetti.

    Si inizia giovedì con 14 maggio con una lezione di Alessandro Barbero in collegamento dalla Mole Antonelliana di Torino.

    Tra i tanti ospiti confermati per questa edizione in live streaming del Salone del Libro ci sono: Amitav Ghosh e i ragazzi di Fridays For Future, David Quammen, André Aciman, Javier Cercas, Annie Ernaux, Salman Rushdie, Donna Haraway, Alessandro Baricco, Samantha Cristoforetti, Jovanotti, Vinicio Capossela, Myss Keta, Zerocalcare, Ocean Vuong, Jared Diamond, Paolo Cognetti con Gabrielle Filteau-Chiba, Catherine Camus con Roberto Saviano e Paolo Flores d’Arcais, Luciano Floridi, Roberto Calasso con Tim Parks, Chen Jiang Hong, Bernard Friot, Huck Scarry, Katherine Rundell, Paolo Rumiz, Mariangela Gualtieri, Paolo Giordano, Francesco Piccolo, Fabrizio Gifuni, Linus e tanti altri.

    Il programma completo sarà disponibile sul sito del Salone del Libro di Torino.

     

  • [xyz-ihs snippet=”Marzo-2020″

    L’Europa ha numerose collezioni papirologiche e raccolte di papiri, una ricchezza documentaria che testimonia l’interesse europeo per l’Orientalismo, emerso nel XVIII secolo e presente fino al XIX secolo, che ha permeato la sua cultura materiale. Lo sviluppo di una tale piattaforma online, di libero accesso e ad alta risoluzione, è di grande valore per i musei, soprattutto in considerazione del suo potenziale di essere utilizzato per la creazione di un museo digitale europeo che riunirebbe un patrimonio disperso, una raccolta virtuale omogenea che sarebbe impossibile realizzare a livello materiale. L’applicazione di strumenti dell’era digitale contribuisce allo sviluppo della conoscenza, alla conservazione della cultura materiale e alla sua accessibilità, sia per gli studiosi che per il pubblico generale, promuovendone la diffusione”.

    Con queste motivazioni la giuria di Europa Nostra ha assegnato alla Turin Papyrus Online Platform (TPOP) il premio Europa Nostra 2020 nella categoria Ricerca.

    Dal 2017 il Museo Egizio ha avviato la digitalizzazione della propria collezione papiri. A settembre 2019 è stata lanciata la Turin Papyrus Online Platform (TPOP), database che, utilizzando strumenti informatici e digitali, rende la collezione papirologica torinese accessibile oltre i confini geografici e disciplinari. La conservazione ‘virtuale’ dei papiri, mediante la loro digitalizzazione e messa in rete all’interno di un sistema open data, contribuisce alla preservazione a lungo termine di tale materiale, che diventa disponibile a chiunque, ovunque e in qualsiasi momento.

    Il Museo Egizio è stato fondato nel 1824 ed è considerato la principale istituzione nel campo delle antichità egizie al di fuori dell’Egitto. La collezione papiri del Museo è composta da quasi 700 manoscritti interi o riassemblati e da oltre 17.000 frammenti, che documentano oltre 3000 anni di cultura materiale scritta in sette scritture e otto lingue provenienti da diverse località. Il progetto TPOP include una delle raccolte più grandi e di maggior rilievo storico per quanto riguarda i papiri ieratici di periodo Ramesside di Deir el-Medina.

    I documenti digitalizzati sono in alta risoluzione e collegati a metadati aperti, che registrano le caratteristiche fisiche dei papiri, il tipo di scrittura e i disegni che riportano. È disponibile in open access ed è una piattaforma multiutente, il che significa che egittologi, storici e studiosi possono lavorare in modo collaborativo sul materiale da più posizioni e fornire dati liberamente.

    Il Museo Egizio è così tra i primi musei ad abbandonare la pratica di concedere l’autorizzazione a pubblicare singoli manoscritti a un solo studioso, una politica che di solito porta a un numero molto limitato di pubblicazioni in proporzione alla quantità di papiri disponibili. Rendendo il TPOP aperto e accessibile, il Museo intende quindi promuovere la ricerca ai massimi livelli, con progetti di ricerca collaborativa condotti dai propri curatori, da singoli ricercatori e team di studiosi di lunga data o di recente formazione.

    In futuro il portale potrà includere tutta la collezione papirologica del Museo Egizio, e potrebbe costituire il punto di partenza per la costituzione di una piattaforma online europea che colleghi le raccolte egizie di materiale scritto conservate in numerose istituzioni culturali europee.

    Questo porterebbe a unire database e frammenti in una modalità possibile solo digitalmente.

  • La speciale proposta di un ingresso esclusivo alle 6 di mattina per compiere con il “clavigero” dei Musei il rito solenne dell’apertura porte e accensione luci. L’antico mazzo di chiavi in ferro schiuderà solennemente, uno dopo l’altro, gli innumerevoli portoni, da quello monumentale d’ingresso a quello sacro della Cappella Sistina. A concludere la visita una corroborante prima colazione nel bistrot del Cortile della Pigna.

     

     

  • Il comitato scientifico del museo si dimette, no al prestito alle Scuderie

    “Fermate il ritratto di Leone X”.

    A pochi giorni dall’inaugurazione della grande mostra alle Scuderie del Quirinale , con l’incubo del coronavirus che ancora ne minaccia l’apertura, è scontro sul divino Raffaello, o meglio su una delle quasi cinquanta sue opere garantite alla esposizione romana dalle Gallerie degli Uffizi. La polemica, che ha portato alle dimissioni in blocco dei quattro professori che compongono il Comitato Scientifico del museo più importante d’Italia, si scatena sulla tavola che ritrae uno dei due papi che hanno fatto la fortuna del genio urbinate. Un ritratto che proprio in occasione dell’evento romano – organizzato per i 500 anni dalla morte dell’artista – è stato restaurato dall’Opificio delle Opere Dure di Firenze grazie al contributo di Lottomatica.

    Il presidente di Ales Scuderie del Quirinale Mario De Simoni ne aveva parlato presentando alla stampa l’esposizione e a fornire ulteriori particolari era intervenuto Marco Ciatti, direttore dell’Opificio delle Opere Dure di Firenze: “Ha ritrovato colori mai visti”, aveva sottolineato De Simoni presentando proprio il nuovo aspetto della tavola come una delle novità scientifiche arrivate grazie al progetto espositivo. Anche per questo la lettera di dimissioni dei quattro professori , anticipata dall’ANSA, è arrivata come una doccia fredda: Donata Levi, Tomaso Montanari, Fabrizio Moretti e Claudio Pizzorusso ricordano di aver dato parere negativo , lo scorso 9 dicembre, al prestito del Leone X che, sottolineano, era stato incluso (in un altro documento approvato anche dal direttore Eike Schmidt) nella lista delle 23 opere “inamovibili” del Museo, ovvero le opere che per le loro condizioni di fragilità o semplicemente per il loro carattere “fortemente identitario ” (e questo nella fattispecie sarebbe il caso del ritratto del di Leone X).

    Immediata e puntuale la replica del direttore tedesco, che anzi rivendica la sua scelta: “La mostra su Raffaello – dice – è un evento culturale epocale, sarà uno dei motivi di orgoglio dell’Italia nel mondo e non poteva fare a meno del Leone X, un capolavoro tra l’altro in ottima salute dopo il restauro fatto dagli specialisti dell’Opificio Opere Dure”.

    Dalle Scuderie si fanno sentire anche gli studiosi che compongono il Comitato Scientifico della mostra: Il ritratto di Leone X, spiegano la presidente Sylvia Ferino, Francesco Paolo Di Teodoro e Vincenzo Farinella, è cruciale per il percorso che è stato immaginato in omaggi ai 500 anni della morte del maestro urbinate. Anzi “l’intero progetto scientifico si è focalizzato fin dall’inizio attorno a questa opera cruciale: in mostra, infatti, il ritratto di Papa Leone, che aveva incaricato Raffaello di eseguire una pianta dell’antica Roma, eleggendolo anche prefetto dei marmi, è circondato da tutte le testimonianze, di quell’immane lavoro sull’antico operato dal sommo Urbinate ed è posto in correlazione con il ritratto di Baldassarre Castiglione (straordinario prestito del Louvre) il celebre letterato estensore, con Raffaello, della lettera a Leone X”, lettera che è alla base del concetto di tutela del patrimonio culturale richiamato all’articolo 9 della Costituzione.

    Tant’è, da Firenze, lo storico dell’arte Tomaso Montanari spiega che la battaglia condivisa con gli altri professori dimissionari riguarda i criteri di gestione dei musei autonomi in generale e degli Uffizi in particolare:”Il punto non riguarda la mostra , ma il tipo di garanzie che vogliamo per i nostri musei.

    Il 21 ottobre il Comitato scientifico ha approvato una lista proposta da Schmidt di 23 opere inamovibili, tra cui figura il ritratto di Leone X, con la dicitura ‘con l’obbligo di attenervisi considerando le opere in essa contenute inamovibili in assoluto per motivi identitaria” mentre oggi abbiamo appreso dalla lettura dei giornali che l’opera era già a Roma. Io sono profondamente preoccupato”. Schmidt incassa le dimissioni , ma respinge le accuse: “Quello di oggi è un attacco palesemente strumentale – sostiene- tanto più che appena tre anni fa e prima ancora del restauro, il dipinto fu inviato proprio alle Scuderie del Quirinale per una mostra. Allora nessun Comitato ebbe niente da dire”.

  • Dal confronto emergono numeri preoccupanti: nel Medioevo il livello del mare in Laguna era più basso di 1 metro e 30 centimetri.

    L’arte prestata alla scienza. Già perché, grazie ai dipinti del Canaletto e del Bellotto, i cosiddetti «vedutisti», e più indietro nel tempo col Veronese, è stato possibile ricostruire il livello del mare della città lagunare, ripercorrendo a ritroso la linea del tempo fino al 1350. L’intuizione è del professor Dario Camuffo, ex direttore dell’Isac Cnr di Padova, che in uno studio pubblicato nel 2017 dal titolo «A novel proxy and the sea level rise in Venice, Italy, from 1350 to 2014», è riuscito a valutare con precisione e rigore scientifico l’innalzamento del livello del mare a partire dal tardo Medioevo ad oggi.

  • Era in piedi dal 14esimo secolo ma è stato distrutto dalle fiamme in pochi secondi. Il castello di Okinawa (Giappone), patrimonio dell’umanità Unesco dal 2000, ha preso fuoco nella notte giapponese per cause ancora da accertare.

    Nel video, pubblicato dalla pagina Twitter bucchosang e pubblicato poi su Storyful, si vede l’intera struttura di legno del castello Shuri avvolta dalle fiamme.

    La struttura risale al regno Ryukyu e si trova sull’isola di Okinawa, nel sud dell’arcipelago nipponico.

    L’incendio è stato spento intorno alle 11 di mattina (ora locale) e non ha provocato feriti.

    Il castello di Shuri era un castello medievale situato nella città di Naha (nel sobborgo di Shuri), capitale e maggiore città dell’omonima isola e della Prefettura di Okinawa (Giappone). La struttura fu la residenza dei sovrani, quindi centro di governo, e la sede religiosa del regno delle Ryūkyū.

    Il complesso di edifici fortificati sorgeva sulle colline ad est del centro urbano, a circa 120-130 m slm, da cui domina il porto.Il castello Shuri figurava come sosta sulla rotta della torcia olimpica di Tokyo del 2020.

    Fonte Sky News 

     

  • Gli amanti del mondo dei libri, della montagna e dei viaggi sono in fermento, sui social non si parla d’altro: l’apertura della nuova libreria Feltrinelli sul Monte Bianco, la montagna più alta d’Europa, a quota 3.466 metri.

    Skyway di Punta Helbronner The Sky,meraviglia naturale,  suggestivo paesaggio ha accolto uno shop della catena laFeltrinelli di ben 60 metri quadri e oltre un migliaio di libri. Di che tipi di libri si tratta? Alla Feltrinelli sul Monte Bianco troverete tutti i tipi di libri ovviamente, ma soprattutto quelli dedicati in qualche modo alla montagna. Come ad esempio Il filo infinito di Paolo Rumiz e La gabbia dorata di Camilla Lackberg. Best seller d’alta quota insomma, ma anche illustrati e fotografici sulla montagna, narrativa di montagna e libri per ragazzi. Ben 376 testi poi saranno interamente dedicati alla montagna e agli itinerari valdostani; ci saranno anche libri enogastronomici per scoprire la cucina della Valle d’Aosta. Insomma gli amanti della montagna, dei boschi e delle passeggiate all’aria aperta, delle arrampicate e delle avventure su sentieri solitari troveranno sicuramente il libro perfetto in questa libreria nel cuore della montagna più alta d’Europa. 

    LaFeltrinelli 3466 si trova presso la stazione Skyway di Punta Helbronner The Sky raggiungibile con la funivia Skyway Monte Bianco.Inaugurata il  20 luglio 2019,  La Feltrinelli sul Monte Bianco sarà aperta nei mesi di giugno, luglio e agosto, dal lunedì alla domenica dalle 9.30 alle 17.30.
    Se siete amanti della montagna e non avete ancora fatto la meravigliosa esperienza di salire sulla Sky Way non potete mancare, entro la fine di agosto  pero…

    Per maggiori info consulta il sito LaFeltrinelli

     

  • Ogni martedi dal 4 giugno al 24 settembre

    Gli Uffizi visitabili di sera, per una passeggiata tra i grandi capolavori della storia dell’arte, mentre la luce del tramonto entra dalle grandi finestre dei corridoi della galleria vasariana; oppure per un aperitivo, seduti nella suggestiva terrazza del #museo collocata sopra la loggia dei Lanzi, affacciata su piazza Signoria.

    Per il quarto anno consecutivo tornano le aperture serali estive della più celebre galleria fiorentina: a partire da martedi 4 giugno, fino al 24 settembre, ogni martedi sarà possibile entrare nella speciale fascia oraria delle 19-22 (unica eccezione il 13 agosto, data in cui non sarà attiva l’apertura). Il prezzo del biglietto sarà 20 euro, lo stesso per l’ordinario accesso al #museo previsto nel periodo annuale di alta stagione.

  • La vita di un camionista a lungo raggio può essere dura, anche quando non è al volante. Dietro ai sedili, nell’”area personale”  c’è  a mala pena lo spazio sufficiente per dormire, ed ecco allora che si esibiscono in allestimenti seguendo il gusto personale, con accessori che mai immagineremmo nella cabina di un camion,  per creare il più fedelmente possibile il concetto di rifugio, il  luogo dove condurre una vita “quasi normale”.

    E così, molti camionisti, si concedono qualche tocco qua e là in cabina. Giusto per dare un tocco all’ambiente. E poi, in certi casi, c’è anche a chi sfugge la mano. Dall’America all’Asia, passando per Australia e Vecchio Continente, non c’è posto sulla terra dove queste ville su ruote non macinino chilometri…

    Dedicarsi a questa curiosa attività non rappresenta solo un hobby ma è qualcosa di più profondo che ha a che fare con lo stile di vita e il modo di esprimersi, del luogo da dove si proviene, dei propri affetti più cari. Queste imponenti moderne opere d’arte sono il frutto di un lavoro accurato, il camion è appena riconoscibile, ricoperto da numerose luci al neon, luci ultraviolette, parti cromate, interni dal gusto singolare (si trovano facilmente candelabri, lampadari, dipinti o tappezzerie di super lusso, solo per citare qualche esempio).

    GLAM FRANCESEI proprietari decorano anche l’interno delle cabine. Le decorazioni interne includono praticamente tutto : lampadari Swarovski, tende,  pareti interne imbottite.I  materiali utilizzati sono il frutto del fascino  che i giapponesi nutrono per la cultura francese, compresa l’alta moda,  vengono utilizzati tessuti e marchi di alta moda provenienti da Parigi o da altre parti d’Europa, rilasciando all’interno dei loro trucks un aspetto esclusivo e spettacolare. Per esempio la Classica Flap Bag di Chanel, suggerisce ai camionisti folli, un look glamour per un “coprivolante” con il tessuto trapuntato utilizzato appunto per la produzione della borsetta. UN PO’ DI LUCE All’interno di questi mezzi, spesso pende almeno un lampadario. Si trova prima di tutto nella parte anteriore (tra i posti a sedere), e un altro potreste vederlo nel retro del camion. La prima impressione che ne avreste salendo, potrebbe essere quella di una sala da ballo francese ai tempi di  Luigi XIV.Dedicando molto impegno – tempo e denaro –  per l’”arredamento” molto curato degli interni, non può essere trascurato l’aspetto dei materiali impiegati per le illuminazioni: cristalli e diamanti come simbolo di purezza e ricchezza. UN PO DI NATURA in cabina.Alcuni elementi floreali li potremmo vedere dentro le manopole dei cambi o nei tessuti damascati del cruscotto.

    I camion decorati a regola d’arte, completamente guidabili e funzionali, sono in netta contrapposizione con l’immagine classica del truck, ma è importante raccogliere il messaggio che comunicano: il desiderio di questi uomini o donne,  di normalità…  quasi certamente troveremmo accessori dello stesso tipo nelle loro “case”.

     

    Veicoli commerciali in tutto il mondo vengono spesso trasformati dai loro proprietari in impressionanti opere d’arte a rotazione. Le loro forme sono modificate, le loro superfici sono decorate e nuove texture vengono aggiunte. Quando avevano bisogno di sostituire parti arrugginite del corpo del loro camion, spesso usavano il metallo recuperato per altri scopi. Unire le parti improbabili insieme ha portato a una modifica dopo l’altra.

    Nel corso del tempo i camionisti hanno sviluppato un apprezzamento per le combinazioni trasformate e inventive create da questo processo, oltre a spingersi un po’ troppo oltre i limiti del buon gusto. Alla fine è emersa una sub-cultura unica nel suo genere, che comporta la modifica e la personalizzazione di grandi mezzi stradali.

    A metà degli anni ’70 è uscita il primo, di una serie di film, Truck Guys (o Truck Rascals). Mostrava le avventure di un autista nel suo dekotora in viaggio in tutto il Giappone. I film hanno fatto conoscere al grande pubblico questi camion e creando un grande un seguito, addirittura i camionisti modificavano i loro mezzi nella speranza di ottenere un ruolo in uno dei film. Intanto il pubblico si è  innamorato di dekotora. Il risultato di questo fenomeno, è passato da una cultura pop regionale, all’interesse popolare nell’intero paese e non solo. I camion sono una miscela incredibile di luci da casinò, gioielli, magia del computer e guerrieri robotici di film di fantascienza. Tra i numerosi miglioramenti che rendono questi dekotora camion sorprendente “chich” sono per esempio, i murales full size aerografati su entrambi i lati del letto del camion, oppure migliaia di chili di acciaio inox lucido e cromato progettati per concedere il massimo effetto teatrale, viene ostentato il lusso con design di tessuti firmati, lampadari e sistemi di intrattenimento completi. Non è raro spendere oltre $ 100.000 USD – e impiegare fino a cinque anni – per modificare completamente un solo camion. Alcune delle immagini più impressionanti sono create dall’illuminazione dei camion. Molti dekotora hanno centinaia – anche migliaia – di luci (fluorescenti, neon e LED) che richiedono generatori ausiliari per alimentarli, le loro luci ardenti possono essere visti  visto a miglia di distanza, ecco perché non possono utilizzare tutta la loro fluorescenza sulle autostrade! Nel corso del tempo le modifiche dei dekotora hanno catturato sempre più lo spirito della cultura pop in Giappone.

    Ma a sorprendere piu dei Dekotora ci sono i colorati ‘Jingle Trucks’ che governano le strada in Pakistan!

    Se avete fatto un viaggio in Asia meridionale, in particolare in Pakistan, Afghanistan e India, avete sicuramente visto camion colorati e ornati che risuonano lungo strade e autostrade. In questi paesi, in particolare in Pakistan, l’arte dei camion è più di una semplice espressione culturale, è anche una tradizione profondamente radicata che ha creato un boom economico per i conducenti. In Pakistan, l’arte del camion ha origini che risalgono agli anni ’20, quando i camion Bedford importati dall’Inghilterra invasero le strade del paese.

    Nel 1950, Karachi è diventata un centro di camion art-un titolo che detiene ancora oggi, quando Hajji Hussain, un artista noto per i suoi affreschi che realizzava sui palazzi, è arrivato a vivere in Pakistan. Mancando i palazzi da dipingere, si è concentrato sui camion per la decorazione, e il suo stile di ornare  con soggetti floreali, ha ottenuto un grandissimo successo di popolo. E mentre la pittura di camion ha preso in altri paesi dell’Asia meridionale, anche nel Sud America e in il è una forma d’arte è a un altro livello.

    I Jungle Truck  –  soprannome dato dall’esercito americano in Afghanistan, grazie alle campane sparse sui paraurti – sono una forma d’arte, certamente meno lussuosa e più improntata ad argomentazioni di carattere religioso e cultura, cosa diversa dei Dekotora che si possono incontrare in Giappone o in America Meridionale.

     

     

HTML Snippets Powered By : XYZScripts.com