Categoria: Lo sapevi…

  • “Nel mezzo del cammin di nostra vita / mi ritrovai per una selva oscura / ché la diritta via era smarrita”.

    Così Dante Alighieri inizia il suo capolavoro, il suo viaggio spirituale passa dall’Inferno, al Purgatorio e infine al Paradiso.

    Un viaggio che gli fa incontrare la Storia fino a quel momento. Virgilio, Ulisse, Tiresia, Giustiniano, Guinizzelli, Catone l’Uticense e molti altri che il “sommo poeta” immagina di incontrare nel suo percorso che lo portano alla conversione dal peccato, al ritorno sulla “retta via”, fino a giungere alla visione di Dio.

    Viaggio intrapreso grazie alla Ragione,  compiuto grazie a Virgilio, a Beatrice, la sua amata che lo guiderà nel Paradiso fino all’anfiteatro dei beati, dove sarà San Bernardo a condurlo alla visione di Dio e della verità.

    Secondo alcune teorie, come quella di Porena e Sermonti, il viaggio sarebbe iniziato il 25 marzo, seguendo perciò il calendario fiorentino dell’epoca, secondo il quale in questa data sarebbe stato concepito il Cristo. Nel Medioevo era consueto iniziare a contare i giorni dell’anno non dal I° Gennaio ma “ab nativitade”, ovvero dal 25 dicembre, oppure “ab incarnatione”, cioè dal 25 marzo.

    Il comune fiorentino dell’epoca in cui visse Dante adottò, secondo alcuni atti notarili, il secondo parametro. Perciò stando a quanto il diavolo Malacoda afferma nel canto XXI ai vv 112-114 (Ier, più oltre cinqu’ ore che quest’otta, mille dugento con sessanta sei anni compié che qui la via fu rotta), Porena e Sermonti hanno fissato l’inizio del viaggio al 25 marzo del 1300.

    Natalino Sapegno, uno dei maggiori studiosi del ‘300 letterario italiano, sostiene le parole del diavolo indicando che Dante intendeva fissare l’inizio del proprio viaggio con il giorno della morte di Cristo al Venerdì Santo, che nel 1300 cadde l’8 aprile.

    Dunque la notte del 7 aprile del 1300, secondo gli studi di Sapegno, Dante si perse nella “selva oscura”, simbolo della perdizione, del peccato in cui l’uomo contemporaneo si trovava.

    Grazie alla Ragione, Virgilio, Dante riesce ad uscire  alle prime luci dell’alba del Venerdi Santo (8 aprile) e ad intraprendere il viaggio descritto nei 33 canti della Divina Commedia.

    Un viaggio in cui Dante fa sfoggio di tutta la sua cultura. Sia religiosa che classica.

    Per la discesa all’Inferno prende spunto dai miti di Orfeo, di Teseo, di Ercole. Fa riferimento alla discesa di Enea nell’Ade raccontato magnificamente da Virgilio nel VI libro dell’Eneide.

    La lettera ai Corinzi dell’Apostolo Paolo, nella quale viene narrato il suo rapimento “al terzo cielo” interpreta i 3 giorni che passano tra la morte di Cristo e la sua resurrezione come il tempo necessario per discendere nell’inferno e liberare i patriarchi.

    Da uno stile più basso ed umile dell’Inferno si passa ad uno stile più elevato, aulico nel Paradiso.

    Cambia quindi a seconda del tema, dei luoghi e dei personaggi trattati.

    Un viaggio iniziato 718 anni fa, che ancora oggi è motivo di orgoglio per la letteratura italiana.

  • Consultabili online le opere rare della Ritman Library, famosa biblioteca olandese di testi storici di esoterismo, alchimia, magia e religione

    Sarà possibile accedere e leggere gratuitamente  su Internet centinaia di antichi manoscritti di esoterismo, alchimia, magia e religione, accedendo a una delle piu grandi collezioni al mondo di testi del settore: la  Bibliotheca Philosophica Hermetica di Amsterdam, più nota come Ritman Library.

    Parte di un programma più ampio di digitalizzazione della dotazione della  Ritman Library, grazie al sostegno di Dan Brown, autore di molti best seller di carattere storico  come “Angeli e Demoni”, “Il codice da Vinci” e di ultima pubblicazione “Origin”, che ha donato 300mila euro, oltre 1600 testi sono già a disposizione online.

    Gli utenti possono liberamente consultarli sul sito della Embassy of the Free Min, un progetto sostenuto dallo scrittore statunitense – frequentatore della biblioteca dai cui libri ha tratto ispirazione – ideato per promuovere lo sviluppo del libero pensiero attraverso l’accesso alla cultura, all’arte, alla scienza e alla spiritualità. Molti manoscritti digitalizzati della Ritman Library risalgono a prima del 1900 e sono scritti in latino, olandese, tedesco, russo e francese.

    La Bibliotheca Philosophica Hermetica include opere rare e di grande pregio storico e tra i testi già digitalizzati troviamo Nicholas Flamel, famoso alchimista francese citato anche nella fortunata serie fantasy di Harry Potter.

    Embassy of the Free Min

     

  • Dal 20 Giugno al 12 Luglio porte aperte all’arte urbana in uno dei borghi più turistici della Calabria

    Diamante, la città calabrese dei murales si prepara al nuovo festival di Street Art 2017.

    La splendida cittadina di Diamante, famosa per le sue acque cristalline e da qualche anno anche per i murales.

    Nasce così il festival OSA ! – Operazione Street Art con la direzione artistica di Antonino Perrotta.

     

    E’ rivolto all’arte urbana, a quegli elementi di novità che, in campo artistico, rispecchiano i cambiamenti sociali e gli aggiornamenti del linguaggio visivo.

    Tra gli artisti coinvolti i romani Diamond, Solo, Moby Dick insieme a Violetta Carpino, Giusy Guerriero e Tmx.

    Allo stesso tempo degli studenti dell’Accademia di Belle Arti di Roma (Antonino Perrotta, Flavio Puglisi, Vincenzo Fedele in arte Vinz), sotto la guida e la supervisione del prof. Ferdinando Fedele hanno riproposto il CMYK Project, riproduzione dell’immagine attraverso il sistema di stampa a 4 colori, la quadricromia.

    Il murales di Diamond gioca sull’equivalenza della tag con il nome della città calabrese, una donna dai lineamenti delicati, sorridente, i capelli raccolti in uno chignon arricchito di fiori rosa pastello protende un diamante, omaggiando la città dei murales con la firma “Crazy Diamante”. Lo sguardo complice, la figura è raccolta in un ovale dal sapore Art Nouveau, alla Hector Guimard, con gemme pendule che si distaccano dai nastri fitomorfi. Una sfumatura affettiva colora il pezzo di Flavio Solo, superman prende le vesti paterne, orecchino e baffi a spazzola (la scomparsa del padre risale a 10 anni fa), mentre bacia sulla fronte una donna anziana, la nonna di Flavio originaria proprio di Diamante.

  • UN TALENTO CONTROVERSO e UN CULTO PER IL DITTATORE ANCORA VIVO.

    La casa d’aste britannica Mullock batterà oggi al Ludlow Racecourse di Shropshire i cinque dipinti, di cui uno non firmato. In passato, sono state raggiunte alte quotazioni per opere di scarso pregio artistico, che forse nascondono il culto, ancora vivo, della figura del dittatore.

    Natura morta con frutta e orologio, Una strada di villaggio, un bouquet di fiori alpini, una porta della cinta muraria di Durnstein, e una natura morta con orologio, frutta e fiori.

    Sono i quattro dipinti realizzati da Adolf Hitler (1889-1945) che andranno all’asta oggi, a prezzi compresi fra i 6.000 e i 9.000 dollari, come riporta il quotidiano online inglese Shropshire Star.

    A questi si aggiunge un quadro non firmato, ma a lui attribuibile poiché rappresenta la tomba della nipote acquisita Geli Raubel (figlia del suo fratellastro), e morta suicida nel 1931 sparandosi con la pistola di Hitler. Si ha ragione di ritenere che fra i due ci fosse una relazione.

    E’ stata fatta una stima per cui Hitler potrebbe avere realizzato fra 2.000 e 3.000, e attualmente quelli che non sono di proprietà privata si trovano parte presso l’International Museum of World War II in Massachusetts, e nei caveau segreti di Washington, risultato di un sequestrato su ordine del governo americano nel 1945.

    “Sono così ordinari che chiunque avrebbe potuto realizzarli”, ha dichiarato al New York Post Kenneth Rendell, fondatore e direttore del Museo della Guerra Mondiale, che espone numerosi acquerelli del dittatore nazista.

    La maggioranza della critica ritiene che le doti artistiche del Führer fossero scarse e  negli ambienti militari di estrazioni prussiana, anche dopo la sua nomina a Cancelliere, in segreto Hitler aveva l’appellativo di  “l’imbianchino austriaco”.

    Hitler riuscì a vendere numerosi suoi quadri, presso la galleria di Samuel Morgenstern, a Vienna, ed ironia della sorte, questo gallerista ebreo fu una delle poche persone a sostenere il talento di Hitler. Ma per una crudele ritorsione della storia, la sua galleria venne sequestrata quando Hitler salì al potere.

    La Mullock  nel marzo 2009, piazzò 15 quadri di Hitler ricavando un totale di 120.000 dollari.

    Nel novembre 2014, a un’asta della Auktions haus Weidler di Norimberga, un acquerello fu aggiudicato a 133mila euro, contro una previsione di 60mila euro.

    Nel giugno 2015 alla nuova asta di Weidler, anonimi investitori privati cinesi, brasiliani, degli Emirati Arabi Uniti, ma anche francesi e tedeschi, hanno acquistato l’intero lotto di opere di Hitler. In particolare, una natura morta con garofani, è stata pagata 72.000 euro, mentre la riproduzione del castello di Neuschwanstein ha toccato i 100.000 euro.

    Nonostante il controverso e lo scarso pregio artistico, queste opere hanno raggiunto singolarmente cifre molto alte e non è certo legato al valore dei dipinti ma ad un valore esclusivamente morale: sicuramente dietro l’acquisto di questi dipinti esiste un mondo di persone capaci ancora di venerare la figura del“Fuherer”

     

  • La denominazione si può cosi sintetizzare: merenda prima di cena e si colloca infatti tra l’orario dello spuntino pomeridiano e quello del pasto serale.

    Un’usanza che in origine veniva praticata dai contadini durante le lunghe giornate di lavoro estive o nel periodo della vendemmia, quando fra le 17 e le 18 avevano bisogno di rifocillarsi per poter continuare a lavorare fino al calar del sole.

    I cibi che si portavano erano dettati dalla praticità di poter essere mangiati in modo veloce senza bisogno di sedersi a tavola: pane, salame, formaggio, frittate,  il tutto accompagnato da un vino di produzione propria.

    Con l’arrivo del ceto borghese, e il passaggio a condizioni di vita migliori, questo costume si diffuse anche nella classi più ricche, per raggiungere anche quelle cittadine.

    La merenda sinoira iniziò ad essere proposta la domenica nel tardo pomeriggio nelle case di villeggiatura in campagna e venne praticata soprattutto in estate, all’aperto, sotto i pergolati, quando si ricevevano degli ospiti.

    Si trattava di un buffet, consumato prevalentemente in piedi, di antipasti freschi sia di origine borghese sia di origine contadina, come la carne e le zucchine in carpione, le acciughe al verde e al rosso, il vitello tonnato, l’insalata russa, la capricciosa, ecc.

    Ultimamente la merenda sinoira si è trasformata nell’aperitivo, proposto in numerosi locali, è diventato molto di moda ed ha assunto il nuovo connotato di abbondante aperitivo da cui il nuovo termine “apericena”.

     

  • Talent Garden e la Fondazione Torino Musei, in collaborazione con la Compagnia di San Paolo e con il contributo della Camera di commercio di Torino, sfidano startup, freelance e sviluppatori di software a ideare un nuovo modello di gestione dei dati e di sviluppo di progetti per personalizzare l’esperienza-museo.

    Torino, lunedì 15 maggio 2017Sabato 27 e domenica 28 maggio Talent Garden e la Fondazione Torino Musei, in collaborazione con la Compagnia di San Paolo e con il contributo della Camera di commercio di Torino, lanciano Museum Hack, un invito a “hackerare” la cultura. I musei civici di Torino – GAM, Palazzo Madama, MAO e Borgo Medievale – si mettono alla prova con un hackathon culturale per creare nuove soluzioni tecnologiche che permettano di ridisegnare strategie e trovare nuovi metodi e idee per migliorare la gestione della propria offerta culturale e della relazione con i pubblici della cultura

    Una maratona di 30 ore in cui il mondo dei musei incontra quello della new economy: startup, freelance e sviluppatori di software, insieme per immaginare un progetto innovativo, scalabile e replicabile per tutto il mondo della cultura.

    Il progetto mira a coinvolgere community di innovatori per individuare un paradigma di CRM e customer experience adattabile ai bisogni dei quattro musei torinesi e dei loro visitatori, e a sviluppare un nuovo modello di gestione dei dati e di sviluppo di progetti che abbiano al centro la personalizzazione dell’esperienza-museo, online e insite. Focalizzandosi su un aspetto per l’innovazione culturale in ambito museale, la soluzione sviluppata attraverso Museum Hack ambisce a divenire un vero e proprio prodotto: replicabile, scalabile, trasferibile e sostenibile in un contesto di partnership fra Fondazione Torino Musei e startup culturali. La sfida lanciata attraverso Museum Hack è quella di favorire l’incontro tra le competenze digitali e i modelli dell’open innovation con il mondo culturale attraverso una proposta che risponda a specifiche esigenze del sistema culturale stesso. L’ambito sul quale si è deciso di operare per questa prima sperimentazione è quello dell’audience engagement, proponendosi in particolare tre finalità principali:

    • rendere possibile un’efficace strategia di comunicazione per target differenti;
    • consentire di attivare e coltivare, a partire da questa strategia, community diverse;
    • abilitare nuove soluzioni progettuali negli ambiti dell’e-commerce e del mobile ticketing, dell’internazionalizzazione, dell’accessibilità e del multilinguismo.

    Nello specifico, Museum Hack è un incontro immersivo di 30 ore, dalle ore 9 di sabato 27 alle ore 15 di domenica 28 maggio, durante il quale i partecipanti saranno chiamati a produrre un prototipo che soddisfi i bisogni dei quattro musei che fanno parte della Fondazione Torino Musei (GAM, Palazzo Madama, MAO e Borgo Medievale) e a definire un modello di customer experience e comunicazione che sfrutti a pieno le potenzialità del CRM per coinvolgere i pubblici di ciascun museo. Questi due giorni sono rivolti a team già formati (a partire dalle startup) o singoli developer, designer, maker e strategic thinker perché, partendo da stimoli di esperienze nazionali e internazionali, arrivino a costruire un prototipo da implementare nel contesto della Fondazione Torino Musei.

    Una giuria di esperti riconoscerà ai tre migliori prototipi prodotti nel corso di Museum Hack: 5.000 euro al primo progetto classificato, 2.000 euro al secondo classificato e 1.000 euro al terzo classificato. La Fondazione Torino Musei valuterà la sostenibilità e la scalabilità delle soluzioni proposte e verificherà la possibilità di proseguire lo sviluppo dei prototipi con i team vincitori.

    Per maggiori informazioni e per iscriversi e partecipare alla competizione è possibile visitare il sito museumhack.talentgarden.org. L’appuntamento per la premiazione è nella sede di Talent Garden a Torino, in via Giacosa 38, domenica 28 maggio alle ore 14.

    I PARTNER DEL PROGETTO

    Talent Garden “Museum Hack – ha spiegato Fabio Sferruzzi, Managing Director di Talent Garden Connect – è un’opportunità concreta per giovani professionisti, sviluppatori di software e startup che si occupano di innovazione culturale, che grazie al sostegno della Compagnia di San Paolo e al contributo della Camera di commercio di Torino potranno mettersi alla prova insieme a un’importante istituzione museale come Fondazione Torino Musei per progettare insieme un nuovo modo di concepire la relazione fra i visitatori e i musei stessi. Questa iniziativa si inserisce in un ambito progettuale che con Talent Garden ci vede impegnati a tutto campo con le istituzioni del territorio per favorire la condivisione delle competenze digitali e dell’open innovation.”

    Fondazione Torino Musei – “Il percorso intrapreso con Talent Garden e Compagnia di San Paolo, che culminerà con Museum Hack, rientra nelle linee strategiche di sviluppo della Fondazione Torino Musei tese a innovare le pratiche della cultura adottando soluzioni e strumenti anche non propri del settore, ma che si arricchiscono con la contaminazione. – ha detto Cristian Valsecchi, Segretario Generale della Fondazione Torino Musei. – Museum Hack per noi è un punto di partenza per migliorare e sviluppare nuove pratiche di coinvolgimento del pubblico. Dall’hackathon dovrà partire un percorso di incubazione del progetto e imprenditorialità che coinvolga i vincitori, la Fondazione Torino Musei e tutti i soggetti coinvolti, per uno sviluppo virtuoso che possa ricadere sul settore culturale territoriale e nazionale.”

    Compagnia di San Paolo“Museum Hack rappresenta l’esito del percorso progettuale Open Innovation Tag Cultural Lab che la Compagnia di San Paolo ha avviato con Talent Garden ormai diversi mesi fa, – ha dichiarato Matteo Bagnasco, Responsabile Area Innovazione Culturale della Compagnia di San Paolo. – L’iniziativa si propone di far incrociare alcuni dei principali enti culturali del territorio con nuovi saperi, avvicinandoli ai paradigmi dell’innovazione e del digitale attraverso specifiche attività progettuali da sviluppare in partnership con alcune startup selezionate per risolvere istanze specifiche poste dal sistema culturale stesso. Il percorso realizzato con la Fondazione Torino Musei potrà rappresentare un modello da estendere e sperimentare anche in altri contesti.”

    Camera di commercio di Torino“Come Camera di commercio di Torino sosteniamo l’iniziativa Museum Hack per la valorizzazione da un lato del nostro ricco patrimonio culturale, dall’altro delle abilità delle nostre aziende innovative digitali – ha spiegato Vincenzo Ilotte, Presidente della Camera di commercio di Torino. – Il progetto, infatti, rappresenta essenzialmente un’importante occasione di incontro tra queste due realtà e un’opportunità di crescita reciproca, per la creazione e lo sviluppo di soluzioni gestionali e di marketing che diventano ogni giorno di più strumenti quotidiani e indispensabili anche per le imprese culturali.”

  • Si chiama Fritz, l’ospite più singolare della residenza di Caccia Sabauda di Stupinigi nell’Ottocento.

    Arrivò a Torino come dono da parte del viceré d’Egitto Mohamed Alì per il Re di Sardegna Carlo Felice, che aveva inviato in omaggio cento pecore merinos: uno scambio di favori!

    La presenza dell’elefante Fritz va a completare il quadro di quello che si può considerare il primo giardino zoologico italiano che per rimediare all’impoverimento della fauna nel parco della Palazzina, causato dalle continue battute di caccia del Re e della corte, a fine Settecento alcuni locali cominciarono ad allevare cervi e fagiani.

    Appena sbarcò a Torino divenne rapidamente famoso in tutta la città.

    Cosa ci facesse un animale così esotico e così ingombrante nei giardini della famiglia reale è da ricercarsi nei rapporti internazionali della famiglia Savoia e dal ritorno dell’uso e del gusto circense di radici romane.

    Ballava a suon di musica e mangiava circa 50 pagnotte, 24 cavoli lombardi, riso cotto e due pinte di vino al giorno.

    Con l’intensificarsi dei contatti internazionali il giardino iniziò ad aprire le porte a numerosi animali esotici: mufloni, gazzelle, camosci e canguri.

    Le corti amavano esibire i loro rari esemplari davanti ai nobili e al popolino, che impazzivano di fronte alla loro singolarità.

    Il pachiderma indiano giunse in Piemonte all’età di 27 anni, nove mesi dopo la sua partenza da Alessandria d’Egitto, dove fu imbarcato insieme a due giraffe.

    Fritz non fu il primo elefante a visitare la terra piemontese. Successe già nel 1774, quando un suo simile si esibì in un baraccone dietro piazza Castello.

    Niente a che vedere con il successo e il mito che si creò con l’elefante di casa Savoia. Fritz abitò a Stupinigi per 25 anni e ad ogni esibizione la popolazione lo salutava con grande entusiasmo.

    L’animale, con l’immagine dell’elefante buono e simpatico che si mette in mostra ballando a tempo di musica, diventa rapidamente una favola esotica nell’immaginario della popolazione torinese.

    Una realtà molto lontana dallo stato d’animo della bestia, che diventa tragedia appena muore uno dei suoi custodi.

    Rattristato dall’assenza di una figura che lo aveva allevato per 25 anni, come spesso accade agli animali tenuti in cattività, l’elefante smette di collaborare e cade in depressione.

    L’ascesa al trono sabaudo di Vittorio Emanuele II non favorisce il destino dell’animale: nuovo re non considerava la vita dell’elefante una causa così rilevante per cui spendere tempo, tantomeno denaro.

    Nel 1847 Fritz tocca il massimo della sua depressione quando uccise un custode che cercava di farlo uscire dal suo recinto.

    L’animale impazzì e iniziò a distruggere tutto ciò che lo circondava nel recinto dei giardini di Stupinigi.

    E come succede ancora oggi quando un animale diventa inspiegabilmente violento e cattivo, le alternative in mano all’uomo sarebbero molte, ma spesso ricorre a quella definitiva.

    Nel 1852 l’elefante “triste” Fritz viene abbattuto con il metodo dell’asfissia attraverso il monossido di carbonio.

    La storia di Fritz continua  al Museo di Scienze Naturali di Torino, dove è possibile osservare le sue fattezze imbalsamate.

     

     

     

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