Categoria: Mostre

  • Palazzo Madama, dal 7 ottobre 2021 al 9 gennaio 2022, e il Museo Diocesano di Susa, fino al 7
    novembre 2021, presentano insieme la mostra Il Rinascimento europeo di Antoine de Lonhy.

    L’esposizione, curata da Simone Baiocco e Simonetta Castronovo per la sezione di Torino e da
    Vittorio Natale per la sezione di Susa, punta a ricomporre la figura di Antoine de Lonhy, un artista
    poliedrico – era pittore, miniatore, maestro di vetrate, scultore e autore di disegni per ricami –
    che ebbe un impatto straordinariamente importante per il rinnovamento del panorama figurativo
    del territorio dell’attuale Piemonte nella seconda metà del Quattrocento. Venuto a contatto con la
    cultura fiamminga, mediterranea e savoiarda, fu portatore di una concezione europea del
    Rinascimento, caratterizzata dalla capacità di sintesi di diversi linguaggi figurativi.
    Lonhy visse e lavorò in tre paesi diversi. Originario di Autun, in Borgogna, si formò sui testi della
    pittura fiamminga, tra Jan van Eyck e Rogier van der Weyden. Prima del 1450 era già in contatto
    con uno dei più straordinari mecenati di ogni tempo, il cancelliere del duca di Borgogna Nicolas
    Rolin, per il quale eseguì delle vetrate istoriate, purtroppo perdute.

    Si conoscono poi tutte le tappe del suo percorso attraverso l’Europa: a Tolosa, in Francia
    meridionale, dove realizzò almeno un ciclo di affreschi e decorò diversi codici liturgici e statuti
    cittadini; a Barcellona, in Catalogna, dove ancora sopravvive uno dei suoi capolavori: la grande
    vetrata per la chiesa di Santa Maria del Mar; infine nel ducato di Savoia, dove lavorò per la corte e
    per numerose chiese e monasteri del territorio e dove si spense, probabilmente, prima della fine
    del secolo. Il trasferimento di Lonhy dalla Spagna ad Avigliana – dove è documentato dal 1462 – si
    deve a diversi fattori, come la presenza in questo centro di un castello dei duchi di Savoia e la
    vicinanza con le prestigiose abbazie di Novalesa e Ranverso, poste sulla Via Francigena, una delle
    principali arterie di comunicazione già dal Medioevo, da cui passavano cavalieri, ecclesiastici e
    mercanti di mezza Europa, e quindi un luogo promettente per un artista alla ricerca di nuovi
    incarichi.
    Il percorso espositivo della mostra, articolato su due sedi, Palazzo Madama – Museo Civico d’Arte
    Antica di Torino e il Museo Diocesano di Susa, vuole mettere in evidenza i viaggi, gli spostamenti
    e la carriera itinerante attraverso l’Europa di un artista che nelle sue opere riunì insieme elementi
    e influssi dalla Borgogna, dalla Provenza, dalla Catalogna e dalla Savoia.
    A Torino viene presentata una vera e propria antologia della produzione dell’artista, in pittura e
    miniatura, con i necessari richiami alla cultura franco-fiamminga che sta alla base del suo
    percorso; a Susa le opere di Lonhy sono messe a confronto con un tessuto regionale – tra Valle di
    Susa e Valle d’Aosta – che mostra la sua grande influenza sull’arte dei suoi contemporanei.
    L’esposizione torinese inizia raccontando la “scoperta” di Antoine de Lonhy: come spesso avviene
    nel campo della storia dell’arte, alla conoscenza di questo artista del Quattrocento si è arrivati per
    gradi. Per lungo tempo gli studiosi avevano raccolto alcuni dipinti sotto il nome convenzionale di
    “Maestro della Trinità di Torino”, prendendo spunto proprio da uno dei suoi massimi capolavori,
    che è nelle collezioni civiche torinesi. D’altro canto, nell’ambito dello studio dei codici miniati, si
    era identificato, invece, un “Maestro delle Ore di Saluzzo”, a partire dal meraviglioso manoscritto,
    che è uno dei prestiti più importanti concessi per la mostra dalla British Library di Londra. In
    seguito si è poi compreso che dietro questi nomi convenzionali si celava un’unica personalità, il cui
    vero nome è stato svelato grazie allo studio dei documenti.
    Si descrive poi l’attività dell’artista nelle tappe del suo itinerario: un giovanile codice miniato di
    proprietà delle collezioni torinesi dà un esempio per la produzione nel ducato di Borgogna, mentre
    per Tolosa l’elemento di maggiore curiosità è legato ai frammenti di affresco provenienti dalla
    chiesa di Notre-Dame de la Dalbade, datati 1454. Altrettanto importante è il prestito del polittico
    destinato al monastero della Domus Dei di Miralles, vicino a Barcellona, esposto insieme ad altri
    due pannelli che in origine erano parte dello stesso complesso.
    La sezione più estesa prende in esame l’attività svolta dall’artista negli anni della sua permanenza
    nel Ducato di Savoia. Come si è detto, i documenti parlano di lui ad Avigliana e, tra le primissime
    opere, c’è una tavola frammentaria ritrovata proprio in una frazione di quella località: un San
    Francesco oggi alla Galleria Sabauda di Torino. Interessanti novità sono emerse nel corso delle
    ricerche effettuate per la mostra, che ci aiutano a leggere meglio l’impatto innovativo di Lonhy in
    rapporto alla corte ducale, ma anche rispetto al territorio: per esempio oggi sappiamo di una sua
    attività destinata a Chieri, al tempo città ancor più importante di Torino, le cui principali famiglie
    avevano svolto attività finanziarie in tutta Europa ed erano bene informate sulle migliori novità
    dell’Ars nova internazionale.
    La ricostruzione del catalogo “piemontese” di Lonhy, con tavole dipinte e codici miniati, è ora
    estremamente approfondita e la mostra – che si avvale di prestigiosi prestiti nazionali e
    internazionali, provenienti da importanti collezioni pubbliche e private – è in grado di proporla
    integralmente, comprese alcune opere mai esposte al pubblico.

    Il fascino dei dipinti raccolti in questa occasione aveva conquistato già in passato alcuni
    collezionisti privati, le cui storie sono sempre affascinanti, pur rimanendo nel “dietro le quinte”
    della ricerca. Emblematico il caso del senatore Leone Fontana, che nell’Ottocento aveva
    acquistato la già citata Trinità, inserendola nella sua ricchissima raccolta di opere piemontesi,
    donata in seguito al museo di Torino; oppure quello di Bob Jones Jr., che a metà del Novecento
    scelse la Presentazione di Gesù al Tempio per ampliare la pinacoteca dell’università privata fondata
    dal padre a Greenville (South Carolina). La mostra costituisce, inoltre, l’occasione per riunire gli
    elementi di un polittico venduto nel 1885, che aveva al centro la Adorazione del Bambino,
    appartenuta in seguito al collezionista olandese Fritz Mayer van den Bergh e oggi custodita nel
    museo che porta il suo nome ad Anversa.
    Si tratta di un progetto nato nell’ambito del Réseau européen des musées d’art médiéval, una
    rete di musei europei fondata nel 2011 da Élisabeth Taburet-Delahaye, già direttrice del Musée de
    Cluny – musée national du Moyen Âge di Parigi, per promuovere iniziative espositive comuni,
    ricerche condivise, convegni e conferenze sul proprio patrimonio artistico.
    Sponsor della mostra Reale Mutua.
    Il catalogo, a cura di Simone Baiocco e Vittorio Natale, è edito da Sagep Editori. La pubblicazione è
    sostenuta da Associazione Amici Fondazione Torino Musei, in memoria del professor Giovanni
    Romano.

  • In questi lunghi difficili mesi, abbiamo imparato a proteggerci mantenendo una distanza. Abbiamo modificato i nostri comportamenti quotidiani, anche quelli più spontanei. Evitiamo di dare la mano a un nuovo conoscente o abbracciare un amico, per scongiurare il rischio del contagio.
    Il contagio, dal latino con-tingĕre «essere a contatto», però implica il toccare che è anche il primo basilare atto che lega gli individui, che fonda la loro famigliarità e avvicina le loro quotidianità. Ciò che non deve essere toccato, infatti, definisce il limite di una comunità. In alcune tradizioni, ci sono essenze vegetali dalle quali bisogna tenersi lontani, animali con i quali non si deve entrare in contatto, caste di intoccabili. Nel perimetro di un gruppo, della famiglia, il con-tingĕre, al contrario, è vitale. Rafforza l’appartenenza e la fiducia. Si toccano la madre e il figlio, prima ancora di parlarsi. Si toccano i bambini che giocano. Un qualsiasi gesto di cura è impensabile senza avvicinarsi a chi ne ha bisogno. È necessario oggi ripensare la prossimità. Tra gli individui e i loro corpi, tra le specie nel rapporto con il vivente tutto, con l’estraneo che ci siamo abituati a considerare lontano.
     
    Sarà difficile recuperare la distanza sociale che ci siamo imposti, dimenticando quanto è accaduto. Sarà faticoso riprendere l’abitudine al contatto dopo averlo così strettamente legato al contagio. Ma quando riusciremo a farlo, forse, ritroveremo il senso autentico di una prossimità necessaria, con la quale, all’inizio della nostra storia, imparammo a incontrarci, a trasmetterci emozioni, sentimenti e conoscenze.

    DOMENICO MARIA PAPA

    Direttore artistico

    Art Site Fest 

     

  • Torino, Archivio di Stato, Piazzetta Mollino | 16 settembre – 16 ottobre 2021

    “La pittura, alla fine sei su un rettangolo e devi stare dentro questo rettangolo,
    invece la scultura puoi andare fuori, entrare dentro. … E’ molto più libera.”

    Nerone ci accoglie con questo incipit e ci accompagna lungo il percorso della sua carriera artistica
    attraverso le sculture esposte. Lo scorrere del tempo e le sue parole, che possiamo ascoltare dalla
    viva voce nel documentario che chiude la visita, restituiscono il concept del progetto “Nerone,
    Giovanni Ceccarelli. Artista per l’integrazione delle arti: scultura, architettura e design”, a cura di
    Stefania Dassi.
    La proposta progettuale del Segretariato regionale del MIC per il Piemonte, sostenuta
    dalla Direzione Generale Creatività Contemporanea dello stesso Ministero, si inserisce nell’ambito
    della ricerca di brani artistici “nascosti” o “dimenticati”, sviluppatisi nella seconda metà del
    secolo scorso in Italia.
    L’intento è quello della loro riscoperta attraverso progetti culturali che prevedano azioni volte alla
    conoscenza e diffusione del patrimonio di arte moderna e contemporanea al fine della tutela,
    della conservazione e della valorizzazione.
    Il progetto intende promuovere la conoscenza della figura di Giovanni Ceccarelli, in arte
    Nerone (Pisa 1937-Parigi 1996). Nato a Pisa nel 1937 da Ilio Ceccarelli e Jolanda Novi, già allieva
    di Felice Carena, Giovanni Ceccarelli è un artista poliedrico che si forma all’Accademia delle Belle
    Arti di Venezia e che nel 1957 si stabilisce definitivamente a Torino. L’artista è subito attratto dalle
    geometrie complesse, avvicinandosi al Neocostruttivismo e al Neoconcretismo. A Torino Nerone
    entra nella bottega di Victor Cerrato dove sperimenta nuove tecniche di incisione su rame e zinco,
    la fusione dei metalli e la lavorazione del legno. Torino sarà la sede operativa e produttiva di
    opere commissionate ed esposte sia in Italia che all’estero. Il suo percorso artistico è stato una
    continua ricerca e collaborazione multidisciplinare tra le varie forme di creatività: architettura,
    design, scultura e pittura. Nel 1961 incontra Cosimina Ghidone, attiva nella grafica editoriale, che

    diventerà sua moglie e con la quale avrà cinque figli. Nel 1962 Nerone e Giancarlo Patuzzi
    formano il gruppo interdisciplinare NP2, fucina creativa che spazia dalla scultura ai multipli, dal
    design all’intera gamma delle arti applicate. Il Gruppo è proiettato verso l’estero sin dagli esordi.
    Le opere di NP2 si basano sull’idea di liberare l’arte dalle dinamiche museali e di galleria per
    renderla fruibile ad un più vasto pubblico, grazie all’integrazione tra arte a architettura. Giancarlo
    Patuzzi abbandona il gruppo NP2 nel 1973.
    Nel 1996 Giovanni Ceccarelli muore a Parigi ad appena 59 anni, interrompendo una feconda
    attività di produzione, prima di ottenere piena comprensione da parte della critica.
    Il percorso artistico di Nerone è stato una continua ricerca e collaborazione multidisciplinare
    tra le varie forme di arte: architettura, design, scultura e pittura. In continuità all’attività compiuta
    sinora dagli eredi, il progetto propone un riconoscimento dell’artista Nerone attraverso azioni
    volte alla conoscenza, tutela e diffusione del suo percorso creativo. Il progetto “Nerone, Giovanni
    Ceccarelli. Artista per l’integrazione delle arti: scultura, architettura e design” si è proposto
    sostanzialmente tre obiettivi: l’avvio della digitalizzazione del patrimonio conservato dalla
    Associazione Archivio Nerone Giovanni Ceccarelli, la produzione del documentario “Nerone.
    Storia di un artista”, presentato oggi in mostra, per promuovere la conoscenza della artistica di
    Nerone e, infine, la mostra “Nerone. Giovanni Ceccarelli scultore” nelle sale espositive
    dell’Archivio di Stato di Torino.
    Il documentario “Nerone. Storia di un artista” è un viaggio intimo guidato dalla stessa voce
    di Nerone, che accompagna lo spettatore alla scoperta della sua vita e delle sue opere realizzate
    in Italia e all’estero. La voce, registrata nel 1989, si riaffaccia al presente dopo oltre 30 anni, per
    raccontare di sé e per contribuire a creare memoria di un periodo storico e artistico sviluppatosi in
    Italia tra gli anni Sessanta e Novanta del secolo scorso.
    La mostra “Nerone. Giovanni Ceccarelli scultore” presenta una selezione di opere proposta
    dagli eredi Ceccarelli, realizzate a partire dagli anni ’60 fino alla morte dell’artista. Le quattro sale
    ripercorrono per decadi la produzione di Nerone che accompagna il visitatore con “parole sue”,
    tratte da una intervista ritrovata e riproposta nel documentario. Un breve video iniziale racconta
    gli esordi della carriera dell’artista, mentre il documentario, in versione integrale, viene proposto
    alla fine del percorso di visita. Nerone saluta il visitatore con la Bouline de Violon, sua ultima
    creazione.
    La mostra è stata realizzata con il sostegno della Direzione Generale Creatività
    Contemporanea del Ministero della cultura
    «La nostra Direzione Generale, tra le tante attività di supporto all’arte contemporanea
    italiana, promuove con convinzione anche i progetti di valorizzazione di patrimoni e archivi legati
    a questo settore, evitando la dispersione, l’uso improprio e il degrado delle raccolte. È in questa
    cornice che abbiamo deciso di sostenere il progetto su Giovanni Ceccarelli, volto a riscoprire
    l’originalità della sua attività artistica, in grado di far dialogare scultura, architettura, design e

    mercato. Un diverso punto di vista sulla storia dell’arte, attraverso un racconto più intimo e
    privato», dichiara Onofrio Cutaia, Direttore Generale Creatività Contemporanea del Ministero
    della cultura.
    La mostra è stata organizzata dal Segretariato Regionale per il Piemonte del Ministero della
    cultura
    «Il Segretariato regionale del Ministero della cultura per il Piemonte è da sempre attento
    all’arte e all’architettura del ‘900 che cerca di proteggere e valorizzare con azioni differenziate e
    sotto diversi profili» afferma il Segretario regionale, Beatrice Bentivoglio-Ravasio. «Fra le attività
    più importanti vi è senza dubbio quella volta all’esplorazione e promozione di figure ed
    esperienze poco note o non sufficientemente presenti al grande pubblico, la cui conoscenza
    deve essere sviluppata e diffusa.
    È questo il caso di Giovanni Ceccarelli, in arte Nerone, scultore che ha contribuito
    significativamente al rapporto tra le varie discipline e che ci ha lasciato un ricco patrimonio non
    solo di opere, ma anche di documenti, disegni e bozzetti. La conservazione, la tutela e la
    valorizzazione di questo patrimonio è il compito che questo Segretariato si è dato con il progetto
    di digitalizzazione, documentazione e mostra, che è stato condiviso e sostenuto dalla Direzione
    Generale Creatività Contemporanea del Ministero, e i cui risultati sono ora presentati all’Archivio
    di Stato di Torino.»
    La mostra è stata ospitata e allestita nelle sale dell’Archivio di Stato di Torino in Piazza
    Castello
    «L’Archivio di Stato di Torino apre le sue sale juvarriane a un’importante progetto
    espositivo» dichiara Stefano Benedetto, direttore dell’Archivio di Stato di Torino. «Le opere di
    Giovanni Ceccarelli, in arte Nerone, accompagneranno il visitatore alla riscoperta di un autore che
    ha influenzato l’arte nel suo rapporto con le altre discipline, con l’architettura, la pittura, il design.
    Questa mostra segna altresì la riapertura delle attività espositive dell’Archivio dopo la fase più
    acuta della pandemia e l’avvio di una serie di iniziative intorno all’arte degli ultimi decenni e al
    tema degli archivi d’artista.»

    L’azione di tutela della Soprintendenza archivistica e bibliografica del Piemonte e della Valle
    d’Aosta si attua nel 2020 quando l’Archivio di Nerone, Giovanni Ceccarelli riceve la Dichiarazione
    di interesse storico particolarmente importante, ai sensi del D. Lgs. 42/2004 Codice dei Beni
    culturali, perché “costituisce testimonianza fondamentale per ricostruire l’attività e la vita di
    Giovanni Ceccarelli, in arte Nerone, artista, scultore e figura emblematica del panorama culturale
    ed artistico del suo tempo”.

    Titolo del documentario: “Nerone. Storia di un artista”, 2021, Italia
    Durata: 46’43”
    Video: formato full HD – 16:9 – colore
    Audio: stereo 48Khz 16 bit
    Lingua originale: italiano
    Da un’idea di: Stefania Dassi e Saar Ceccarelli
    Regia: Simona Carnino
    Fotografia. Diego Díaz Morales
    Montaggio: Diego Díaz Morales, Simona Carnino

    SEGRETARIATO REGIONALE PER IL PIEMONTE
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    ARCHVIO DI STATO DI TORINO
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    ASSOCIAZIONE CULTURALE ARCHIVIO NERONE GIOVANNI CECCARELLI
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    ORARI
    Da Giovedi 16 settembre 2021 a Sabato 16 ottobre 2021
    Dal Lunedi al Giovedì 10:00 – 18:00
    Venerdì 10:00 – 13:00
    Sabato – Domenica Chiuso

    Biglietti:
    Ingresso Libero.

  • In occasione della manifestazione annuale della Città di Chieri Di freisa in freisa, la Compagnia della Chiocciola, associazione culturale nata nel 2010 per promuovere e valorizzare il patrimonio storico, artistico e culturale del chierese, presenta l’evento coordinato dalla curatrice artistica Monica Ferri  CHIERI IL GUSTO DELL’ARTE, chiamando ad esporre artisti di fama internazionale che hanno intrecciato alle loro forme artistiche l’idea e l’essenza del vino.

    Nel cuore del suo centro storico, Chieri ritrova il piacere di condividere la sua storia e il suo gusto. Dove la grande città si apre alle atmosfere della campagna e l’orizzonte si perde nelle colline del Monferrato, il Piemonte si unisce simbolicamente all’arte con la sua luce, i suoi sapori, le sue memorie.

    CHIERI IL GUSTO PER L’ARTE è un evento prodotto e organizzato dalla Compagnia della Chiocciola, in collaborazione con la scuola media Holden e il Liceo Pascal.

    CALENDARIO APPUNTAMENTI

    11-12 settembre

    Showroom Bonetto design, esposizione di opere di artisti-designer Milena Bini, Marcella Bacca e Michela Nardin. Orari negozio.

    Collettiva artistica “ I colori dell anima”: Davide Sforzini, Marcello Gobbi, Amos Vianelli, Federica Frati. Olio su tela e sculture

    Galleria d’arte  Fine-Art di Giorgio Gatti,  mostra fotografica con esposizione opere artista Dora Creminata. Orario negozio

    La manifestazione  è stata organizzata da un gruppo di volontari esperti di arte e sarà  gestita dai volontari stessi supportati dagli studenti della Scuola Media Holden e del Liceo Pascal, che si occuperanno dell’installazione delle opere nel rispetto della normativa sulla sicurezza e supervisioneranno gli spazi espositivi.

  • Giovedì 24 giugno 2021 ha aperto al pubblico “Alla ricerca della vita. Cosa raccontano i resti umani?”, un nuovo spazio espositivo permanente che amplia il percorso di visita del Museo Egizio e dedicato alla vita nell’antico Egitto attraverso lo studio dei resti umani.

    La sala “Alla ricerca della vita”, collocata al primo piano del Museo, esplora e approfondisce quindi il tema della vita nell’antico Egitto, il rapporto della cultura nilotica con la mummificazione e il concetto di aldilà, partendo dallo studio dei resti umani e dei corredi che in alcuni casi li accompagnano. Lo fa grazie ai sei individui, appositamente scelti di età differenti per mostrare le varie fasi dell’esistenza, da quella nemmeno sbocciata di un feto, fino all’avanzata maturità di una donna cinquantenne.

    A costituire il fulcro della nuova sala è una teca allestita per contenere 91 mummie che fanno parte della collezione del Museo: grazie a una speciale pellicola sei di queste mummie sono svelate al pubblico, a rappresentare le tappe fondamentali della vita. La speciale teca assolve alla doppia funzione di vetrina e deposito, ed è stata quindi progettata per garantire i massimi standard conservativi per resti umani ed organici estremamente fragili.

    Uno spazio particolare è dedicato inoltre alla mummificazione e ai suoi significati simbolici e religiosi, anche in una prospettiva diacronica: in particolare attraverso un video di approfondimento che i visitatori possono trovare in un apposito spazio allestito al piano superiore e raggiungibile direttamente dalla sala.

    La sala non si confronta solo con lo studio dei resti umani, ma anche con il tema della loro esposizione e le implicazioni etiche che la caratterizzano. Questo tema, di grande complessità, vede il Museo impegnato in un confronto costante, da una parte con il proprio pubblico, dall’altra con la comunità scientifica nazionale e internazionale. Fra settembre e ottobre del 2019 inoltre il Museo Egizio ha deciso di commissionare all’agenzia Quorum un sondaggio per investigare l’opinione dei propri pubblici riguardo al tema dell’esposizione dei resti umani in un contesto museale.

    Per maggiori informazioni su questo tema e per partecipare al sondaggio clicca QUI

    Per espandere l’esperienza di visita anche oltre la sala, è possibile rivedere i contenuti video presenti negli spazi de “Alla ricerca della Vita”:

    #1 – Gravidanza e nascita

    #2 – Crescere un bambino

    #3 – Avere 13 anni

    #4 – La cantante di Amon

    #5 – Il tutore dei figli del Faraone

    #6 – La terza età

    Cielo, terra e aldilà

    La sala è stata realizzata con il sostegno e il contributo della Consulta per la Valorizzazione dei Beni Artistici e Culturali di Torino.

    Alla ricerca della Vita
    Un nuovo spazio permanente dedicato alla vita nell’antico Egitto attraverso lo studio dei resti umani
  • Torino, 17 giugno 2021. In occasione della festa patronale di San Giovanni, giovedì 24 giugno, per tutta la giornata i Musei Reali aprono gratuitamente le proprie porte al pubblico che potrà così scoprire l’affascinante itinerario di storia, arte e natura con testimonianze che datano dalla Preistoria all’età moderna. Ultimo ingresso ore 18. 

    Grazie alla collaborazione con la Città di Torino nell’ambito del programma della Festa di San Giovanni 2021, a partire dalle ore 15 nei Giardini Reali e in Piazzetta Reale, con transito nella Corte d’Onore, si terrà una sfilata con la presentazione di carrozze ottocentesche alla presenza di alcuni rappresentanti del Gruppo Italiano Attacchi ed equipaggi conformi ai concorsi A.I.A.T. di eleganza e tradizione. Alle 16.30, invece, presso la Corte d’onore di Palazzo Reale, il Lions Club International con la Famija Turineisa organizzerà un concerto di beneficenza, eseguito dalla Banda Municipale della Città di Torino. Per info e prenotazione obbligatoria: lionsbambininuovipoveri@gmail.com, tel. 392 3673237. 

    Visite speciali

    Venerdì 18 giugno alle ore 16.30 Dalla cucina alla tavola del re – visita guidata nella Lingua dei Segni Italiana. Una guida dei Musei Reali e una interprete della Lingua dei Segni Italiana condurranno i visitatori attraverso le cucine, gli ambienti di servizio e la sala da pranzo di Palazzo Reale, seguendo il percorso che i cibi compivano dall’arrivo nelle dispense fino alla presentazione nei sontuosi banchetti di corte. Sarà l’occasione per scoprire come venivano preparati i pasti, leggere antiche ricette e menù, e conoscere le regole imposte dal cerimoniale.

    Attività gratuita con prenotazione obbligatoria, rivolta alle persone con disabilità uditiva.

    Per informazioni e prenotazioni: mr-to.edu@beniculturali.it

    Sabato 19 giugno alle 10, visita tattile Tessendo storie per il re nelle sale di Palazzo Reale, dove sono esposti numerosi arazzi appartenenti alla straordinaria collezione dei Savoia. Questi capolavori dell’arte tessile stupiscono per la maestria della loro esecuzione e si prestano ad essere apprezzati anche nel loro aspetto materiale e tridimensionale. Lana, seta e filati metallici si alternano nell’intreccio per realizzare sfumature percepibili anche al tatto. L’attività, rivolta a non vedenti e ipovedenti, propone un’esperienza tattile guidata da una restauratrice sulle fibre tessili che compongono gli arazzi e sull’intreccio e le tecniche di tessitura.

    Attività gratuita (anche per un accompagnatore) con prenotazione obbligatoria, rivolta alle persone con disabilità visiva. Per informazioni e prenotazioni: mr-to.edu@beniculturali.it

    Sabato 19 e domenica 20 giugno alle ore 11 e alle ore 15 le guide di CoopCulture condurranno la visita Benvenuto a Palazzo nelle sale di rappresentanza del primo piano di Palazzo Reale e dell’Armeria, un percorso per scoprire o riscoprire la storia e la magnificenza di questo luogo.

    Il costo della visita è di € 7 oltre al biglietto di ingresso ridotto ai Musei Reali (€ 13 ordinario, € 2 da 18 a 25 anni, gratuito under 18). Biglietti online su www.coopculture.it – mail info.torino@coopculture.it

    Le visite con l’Associazione “Amici di Palazzo Reale” 

    Nel mese di giugno, dal venerdì alla domenica, alle ore 10, 11, 12, 15, 16 e 17, prosegue la visita all’Appartamento dei Principi di Piemonte al secondo piano di Palazzo Reale, con il suggestivo affaccio sul terrazzo dal quale ammirare i Giardini Reali e piazza Castello. Costo dell’iniziativa 7 euro.

    Nello stesso periodo è eccezionalmente compresa nel prezzo del biglietto di ingresso ai Musei Reali la visita guidata all’Area Sacra, che include la Sacrestia, la Cappella della Sindone, la Tribuna Reale e la Cappella Regia. I tour si svolgono dal martedì al giovedì con orario 15, 16 e 17 e dal venerdì alla domenica con orario 10, 11, 12, 15, 16 e 17.

    Inoltre, tutti i venerdì di giugno, alle ore 10, 11, 12, 15, 16 e 17, è in programma la visita all’Appartamento della regina Maria Teresa al primo piano di Palazzo Reale. Preziosi ambienti realizzati tra la fine del XVII e la prima metà del XVIII secolo, decorati dai più grandi artisti che lavorarono per Casa Savoia. Costo dell’iniziativa 7 euro.

    Attività ai Giardini Reali

    Fino al 26 giugno, ogni sabato alle 16, nei Giardini Reali si terranno lezioni di yoga pensate appositamente per le mamme con i loro bebè (dai 3 ai 12 mesi). Una serie di appuntamenti, nell’atmosfera unica dei giardini di Palazzo Reale, per riconnettersi con la natura e imparare a rilassarsi in compagnia dei propri bambini. Gli incontri si terranno a cadenza settimanale e avranno una durata di 45 minuti. In caso di maltempo le lezioni si svolgeranno al chiuso, in osservanza di tutti i protocolli anti Covid. È richiesto un abbigliamento comodo e ogni partecipante dovrà portare con sé il proprio tappetino, una coperta e un cuscino. Il costo dell’attività è di 15 euro + biglietto di ingresso ridotto (2 Euro, gratuito con Abbonamento Musei). Biglietti online su www.coopculture.it – mail info.torino@coopculture.it – tel. 011.19560449.

    Sabato 19 giugno alle ore 16.30 i Giardini Reali accoglieranno le famiglie per la visita guidata Il mondo in un giardino. Gli spazi verdi dei Musei ospitano al loro interno numerose specie vegetali provenienti da diversi Paesi del mondo: dal grande Noce Nero Americano, all’Albero delle Lanterne Cinesi passando per Tigli, Felci e Ligustri. Durante il percorso il pubblico scoprirà le origini e le storie legate alle diverse specie vegetali, imparando i loro nomi e altri semplici vocaboli nelle lingue dei loro Paesi di provenienza in un immaginario “giro del mondo” tutto vegetale.  Il costo della visita è di € 10 oltre al biglietto di ingresso ridotto ai Musei Reali (€ 2, gratuito under 18 e Abbonamento Musei). Biglietti online su www.coopculture.it – mail info.torino@coopculture.it

    Sabato 19 e martedì 22 giugno alle ore 16.30 le guide di CoopCuIture accompagneranno il pubblico nella visita Giardini. I Giardini Reali costituiscono infatti un’area verde urbana unica per valore monumentale e ambientale e si sviluppano nella zona dei Bastioni di Palazzo Reale, su una superficie complessiva di circa sette ettari. Durante questo percorso si scopriranno i diversi spazi che li compongono e l’affascinante e complessa storia della loro evoluzione nel corso dei secoli. Il costo della vista è di € 7 oltre al biglietto di ingresso ridotto ai Musei Reali (€ 2, gratuito under 18 e Abbonamento Musei). Biglietti online su www.coopculture.it – mail info.torino@coopculture.it

    Webinar

    Lunedì 11 giugno alle ore 17, ultimo incontro del ciclo Da Torino tutt’intorno, dal titolo Dal Museo al territorio. Dialogheranno intorno alla figura di Piero Barocelli e al territorio piemontese, Elisa Panero, Curatore delle Collezioni archeologiche e numismatiche dei Musei Reali, Laura Pompeo – Presidente Sistema Bibliotecario Area Metropolitana di Torino e Assessore della Città di Moncalieri, e Paola Tolin, Settore Innovazione e Bandi Camera di commercio di Torino. Evento online su prenotazione mr-to.edu@beniculturali.it

    La Biblioteca Reale

    La Biblioteca Reale estende l’orario di visita ed è aperta al pubblico dal lunedì al venerdì dalle 9 alle 13 e dalle 14 alle 18, il sabato dalle 9 alle 13. Le consultazioni dovranno essere prenotate con almeno 24 ore di anticipo scrivendo all’indirizzo mr-to.bibliotecareale@beniculturali.it, indicando tutte le informazioni disponibili per la richiesta. Per conoscere le modalità di accesso e registrazione consultare la pagina www.museireali.beniculturali.it/events/biblioteca-reale-riapertura/.

    Caffè Reale

    Nella suggestiva Corte d’Onore di Palazzo Reale è possibile rigenerarsi con una pausa al Caffè Reale Torino, ospitato in una cornice unica ed elegante, impreziosita da suppellettili in porcellana e argento provenienti dalle collezioni sabaude. Informazioni e prenotazioni al numero 335 8140537 o via e-mail all’indirizzo segreteria@ilcatering.net.

  • Opere dalle collezioni di Giuseppe Iannaccone, della GAM e dei Musei Reali di Torino  in favore della Fondazione Piemontese per la Ricerca sul Cancro

    a cura di Annamaria Bava, Riccardo Passoni, Rischa Paterlini

    5 maggio – 12 settembre 2021

    GAM – Galleria Civica d’Arte Moderna e Contemporanea di Torino

    La GAM di Torino inaugura una mostra dedicata a un periodo storico molto intenso per l’arte italiana, tra la fine della Grande Guerra e il termine della Seconda Guerra Mondiale: 25 anni di storia raccontati con circa 130 opere attinte dal patrimonio del museo e da alcune opere scelte dalla Galleria Sabauda, facendo ruotare le due raccolte pubbliche intorno a una significativa selezione di 73 capolavori dalla ricca collezione privata dell’Avvocato Giuseppe Iannaccone di Milano.

    La mostra, curata da Annamaria Bava, responsabile Area Patrimonio dei Musei Reali, dal direttore della GAM Riccardo Passoni e dalla curatrice della collezione Iannaccone Rischa Paterlini, è stata voluta e ideata per evidenziare il ruolo curativo dell’Arte, quale veicolo di guarigione che attraverso la bellezza sollecita la salute del corpo come dell’anima. L’evento sostiene una raccolta fondi a favore della Fondazione Piemontese per la Ricerca sul Cancro Onlus in occasione dei suoi 35 anni di attività. L’esposizione è realizzata in collaborazione con Fondazione CRT e Intesa Sanpaolo.

    Dal dialogo tra le tre collezioni, due pubbliche e una privata, nasce quindi questa mostra dove si è voluto indagare, attraverso opere di grande qualità artistica, la storia, le idee, i progetti e gli scontri che caratterizzarono gli anni tra le due guerre. Questi venticinque anni della nostra storia videro nascere, dopo i turbolenti anni dell’Avanguardia, i principi di “Valori Plastici” che, prendendo ispirazione dalla solennità del grande passato italiano, certamente influenzarono la retorica di un’arte fascista, che in seguito si sviluppò nel richiamo al classicismo: un’arte che prediligeva le impostazioni chiare e sobrie, con riferimento alla purezza delle forme e all’armonia nella composizione.

    La collezione di arte italiana tra le due guerre di Giuseppe Iannaccone rappresenta oggi un unicum nel panorama italiano e internazionale, e nasce nei primi anni Novanta con la volontà manifesta di ricostruire un’alternativa a questa dimensione retorica e ufficiale, riuscendo a rintracciare le opere di un significativo gruppo di artisti che credettero in un’arte dalle molte possibilità espressive, in un arco temporale che va dal 1920 al 1945. 

    La raccolta riunisce dunque le opere di artisti le cui ricerche hanno sviluppato visioni individuali e collettive controcorrente rispetto alle politiche culturali fasciste di ritorno all’ordine e classicità monumentale novecentista. Dalla poesia del quotidiano di Ottone Rosai e Filippo De Pisis all’espressionismo della Scuola di via Cavour (Mario Mafai, Scipione, Antonietta Raphaël), dal lavoro di scavo nel reale di Fausto Pirandello, Renato Guttuso e Alberto Ziveri, alle correnti dei Sei di Torino (Jessie Boswell, Gigi Chessa, Nicola Galante, Carlo Levi, Francesco Menzio, Enrico Paulucci) e del Chiarismo lombardo (Angelo Del Bon, Francesco De Rocchi, Umberto Lilloni), fino alle forze innovatrici dei pittori e scultori di Corrente (Ernesto Treccani, Renato Birolli, Lucio Fontana, Aligi Sassu, Arnaldo Badodi, Luigi Broggini, Giuseppe Migneco, Italo Valenti, Bruno Cassinari, Ennio Morlotti, Emilio Vedova), la collezione rappresenta un’originale e importante testimonianza di una stagione creativa, complessa e vitale, dell’arte italiana del Novecento.

    La mostra prevede un confronto incrociato con circa 60 opere provenienti dalle collezioni della GAM e dei Musei Reali: un accostamento che è stato possibile perché la maggior parte degli artisti della collezione Iannaccone sono presenti nelle raccolte della GAM grazie all’incremento del patrimonio, avvenuto proprio negli anni specifici del progetto, poi proseguito fino ad oggi con la recente acquisizione del Nudo rosso di Francesco Menzio da parte della Fondazione De Fornaris. Pochi sanno che la Galleria Sabauda, oltre a capolavori dal Trecento al primo Ottocento, possiede una cospicua raccolta di primo Novecento, confluita nelle sue collezioni in seguito al riaccorpamento delle opere acquisite dal 1935 al 1942 dalla Soprintendenza all’Arte Medievale e Moderna per il Piemonte e la Liguria, investendo importanti risorse finanziarie per rappresentare gli esiti dell’attività degli artisti piemontesi contemporanei. Una sfida particolare è stata inoltre quella di presentare, accanto alle opere novecentesche, alcune mirate opere di arte antica della Galleria Sabauda, che si scalano tra il Cinquecento e il Settecento, particolarmente efficaci per evocare lontani ricordi, suggestioni e confronti, tematici o stilistici, che consciamente o inconsciamente sembrano aver influenzato e stimolato i nostri artisti di primo Novecento.

    L’esposizione si articola in sezioni tematiche: Interni; Figure; Allegorie e Ritratti; Nature morte;
    Paesaggi / vedute ed è accompagnata da un catalogo edito da Silvana Editoriale, curato da Annamaria Bava, Riccardo Passoni e Rischa Paterlini, che include tutte le riproduzioni delle opere in mostra e testi di approfondimento.

    La Fondazione Piemontese per la Ricerca sul Cancro Onlus opera dal 1986 e grazie alla generosità di oltre tre milioni di sostenitori – privati, associazioni, fondazioni, imprese e istituzioni del territorio – ha realizzato un grande progetto: l’Istituto di Candiolo IRCCS, che con il quotidiano impegno di medici, ricercatori, infermieri e tecnici è divenuto un centro oncologico di eccellenza e di rilievo internazionale al servizio di tutta la comunità. La Fondazione taglia quest’anno il traguardo dei 35 anni di attività dando avvio a un piano di ampliamento dell’Istituto che nei prossimi anni metterà a disposizione di pazienti, medici e ricercatori nuovi spazi di cura e di ricerca.

    GAM – GALLERIA CIVICA D’ARTE MODERNA E CONTEMPORANEA | Via Magenta, 31 – 10128 Torino 

    Informazioni e orari di apertura: https://www.gamtorino.it/it 

  • Mao Torino : 28 aprile – 26 settembre 2021

    La collezione d’opere d’arte proveniente dall’Asia meridionale comprende quattro dipinti religiosi incentrati sulla figura del dio Krishna, di cui tre di notevoli dimensioni. L’esposizione si propone di mostrare al pubblico questo tipo di produzione pittorica (picchavai), accompagnata da una selezione di componimenti poetici ascrivibili alla corrente devozionale della bhakti, nell’ottica di esaltare attraverso la visita il concetto di esperienza estetica cara alla tradizione indiana, il rasa. Il termine rasa, che significa “succo”, “essenza” o “gusto”, indica un particolare stato emozionale che è intrinseco all’opera d’arte, sia essa visiva, letteraria o musicale, e che riesce a suscitare nello spettatore la corrispondente disposizione d’animo. Le poesie presentate in mostra accanto ai dipinti, oltre a essere una chiave di lettura evocativa delle raffigurazioni pittoriche, intendono invitare a un pieno godimento estetico dell’esposizione attraverso il linguaggio universale dei modi dell’arte.

    I picchavai, opere pittoriche delle scuole del Rajasthan, sono grandi dipinti devozionali su tela libera consacrati al dio Krishna, una delle divinità indiane più conosciute in Occidente, manifestazione terrena del dio Vishnu e fulcro della corrente devozionale della bhakti. Tradizionalmente vengono esposti nella sala interna del tempio dove è venerata l’immagine di Krishna per adornare le pareti e gli arredi. I dipinti, di grande espressività artistica, raccontano la vita terrena del dio Krishna attraverso una serie di contesti diversi, che variano nel corso dell’anno in base al calendario delle festività relative alla divinità. Di particolare rilievo sono le raffigurazioni denominate Raslila, che rappresentano Krishna mentre intesse giochi amorosi con le giovani mandriane (gopi) nei boschi di Vrindavan, luogo dove la tradizione religiosa colloca la sua giovinezza. Lila significa appunto “gioco” e nell’ambito della corrente devozionale della bhakti questo termine è inteso in senso simbolico: le anime umane sono viste come “amanti” passionali del dio “amato”, rapite estaticamente in una danza amorosa con la divinità, come le gopi con Krishna. 

    Fra i versi che accompagnano i dipinti, il più antico risale alla Bhagavad-gita, uno dei testi sacri per eccellenza della tradizione hindu e di fondamentale importanza nel contesto delle correnti devozionali krishnaite, che risale al II secolo a.C. e che celebra la maestosità universale del Beato, epiteto attribuito a Krishna. Compiendo un salto temporale dall’antica tradizione brahmanica alle forme più recenti dell’induismo, tre dei quattro componimenti poetici sono invece traduzioni inedite da testi hindi ascritti a grandi poeti devozionali del XV – XVI secolo, epoca in cui l’India settentrionale si trovava sotto la dominazione islamica.  I testi letterari della corrente della bhakti di questo periodo evidenziano un ambiente culturale particolarmente fecondo, dove la fede devozionale per il dio amato apre le porte a nuove forme espressive che descrivono compiutamente una società multiculturale in cui musulmani e indù, uomini e donne, attraverso l’espressione artistica, diventano veicoli della simbiosi culturale in atto nella società indiana di quel periodo.

    MAO Museo d’Arte Orientale- Via San Domenico 11, Torino

    INFO t. 011.4436932 – www.maotorino.it

  • SUL PRINCIPIO DI CONTRADDIZIONE
    Francesco Barocco, Riccardo Baruzzi, Luca Bertolo, Flavio Favelli, Diego Perrone

    5 maggio — 3 ottobre 2021
    GAM — Galleria Civica d’Arte Moderna e Contemporanea Torino

    “Non è un tema, né un linguaggio quello che unisce i cinque artisti presenti in questa esposizione. È piuttosto la presenza di uno spazio di possibilità all’interno delle loro opere, composte, quasi sempre, da almeno due elementi, da due o più nature, da due o più immagini non pienamente conciliabili tra loro e legate da un vincolo di ambiguità che talvolta diviene chiaro rapporto di contraddizione. La forza emotiva del loro lavoro, pur nella grande diversità del loro procedere, sembra nascere dalla vibrazione di quello spazio generato tra elementi che non possono compiutamente sovrapporsi, né coincidere in un’affermazione univoca, che continuano a scivolare l’uno sull’altro e a pretendere attenzione uno a dispetto dell’altro.

    Ciò che unisce questi cinque artisti è la capacità di tenere all’interno delle loro opere lo spazio che separa e congiunge più rappresentazioni e di riconoscere il loro sovrapporsi nel tempo, di accogliere nel corpo stesso dell’opera il cono d’ombra da cui provengono svelando l’inesauribilità delle immagini, il loro emergere continuo e ripetuto. Una inesauribilità che è anche consapevolezza della perdita. A ogni apparire qualcosa si chiarifica e qualcosa recede nel fondo, sparisce nel buio.

    È lo spazio della dimensione umana quello della contraddizione, dell’ambiguo sovrapporsi di opposti, dove ogni immagine conduce per mano la sua ombra, ogni parola porta con sé l’impossibilità di dire e ogni nuovo sorgere è un separare.

    Parlare di un principio di contraddizione, porre queste parole a titolo di una mostra è un gioco antinomico, provoca in chi lo legge l’istinto a correggere la frase riportandola alla sua formulazione aristotelica. Il principio che tutti noi conosciamo è quello di non contraddizione. E su quel principio si regge la costruzione del pensiero su cui si fonda l’argomentazione logica e la solidità della scienza il cui progresso è stato determinato per esclusione di teorie contrapposte. L’accoglimento della contraddizione può sembrare una libertà che l’arte può rivendicare per amore di bizzarria, una libertà contro la ragione. Le due strade, quella del mito e quella del logos si sono divaricate all’inizio della filosofia, da una parte un racconto molteplice, indefinitamente variato e intessuto di una polisemia di simboli, dall’altra la logica e l’esercizio della dialettica che ad ogni bivio impongono una scelta, un vero e un falso. Eppure le odierne teorie scientifiche e filosofiche, dalla fisica quantistica alla logica paraconsistente e al dialeteismo, ci pongono a confronto con la contraddizione ammettendo all’interno dei loro campi la sovrapposizione e la compresenza di verità opposte, di determinazioni contrarie. Anche questo ci offre una piccola conferma che lo spazio di ambiguità e di vibrazione di significati inconciliati che le opere di questi cinque artisti ci presentano sia un luogo in cui vale la pena sostare: luogo della consapevolezza, della irrisolta condizione umana e spazio di pensiero che ci proietta all’indietro nel tempo, verso i dualismi originari propri di ogni cultura, e in avanti, verso le nuove rappresentazioni del mondo che più progrediscono e più si scoprono antiche.

    Molteplici sono le ragioni per le quali il lavoro di ciascun artista è stato considerato necessario all’esposizione e più complesse di quanto possa essere accennato qui in poche righe, ma certo le riflessioni che hanno preceduto questa mostra nascono in risposta all’immaginario di Flavio Favelli (Firenze, 1967), delle sue composizioni architettoniche fatte di note impassibili e insieme di echi viscerali, dei suoi retri di specchio che imprigionano le immagini invece di rifletterle, della sua capacità di far riemergere dal fondo del tempo la tragicità di avvenimenti storici insieme all’apparente leggerezza delle pubblicità che li accompagnarono sulle pagine dei giornali, di mostrarci come la memoria tenga insieme gli uni e le altre, per scoprire poi che, tra i due elementi, il vero geroglifico, l’immagine sprofondata in un tempo lungo e immutabile, non è l’avvenimento storico ma il simbolo pubblicitario. 

    Allo stesso modo, le ragioni di questa mostra si sono formate di fronte alle Veroniche di Luca Bertolo (Milano, 1968), indugiando sulla loro ostensione fatta di nascondimento, considerando la bellezza dei suoi dipinti paradossalmente protetta sotto tracce sfiguranti di spray, le sue eclettiche scelte stilistiche fatte in contrasto con l’oggetto del quadro, le sue ambigue superfici pittoriche composte di piani che paiono scivolare gli uni sugli altri contraddicendosi. 

    La mostra nasce pensando al lavoro di Diego Perrone (Asti, 1970) perché guardare una sua scultura di vetro significa guardare un volume e insieme un vuoto, un buco nello spazio dove lo sguardo a tratti passa attraverso e a tratti si arresta sua materia, sul dettaglio definito del bassorilievo, mentre l’attenzione corre già alle lingue di colore acceso che non coincidono con le figure scolpite, ma vi si sovrappongono. E mentre il nostro sguardo è catturato da queste diverse lusinghe, il peso del nostro corpo e le sculture col loro basamento fluttuano su un ulteriore piano: un pavimento reso liquido e instabile dalla presenza di altre immagini, di altri colori.

    Il pensiero dell’indecidibile si è nutrito dell’osservazione delle opere di Francesco Barocco (Susa, 1972) dell’impossibilità di dire se i suoi disegni di nera grafite siano il fondo oscuro da cui emerge il bianco della sua scultura o se siano le ombre a posarsi sul gesso per animarne il corpo in diverse presenze. Così come si è nutrito del suo non-finito fatto di perdita e insieme di possibilità, dei suoi titoli di altre opere incisi sulle sue opere, a evocare altre immagini, altri tempi, altri artisti.

    Così come quel medesimo pensiero ha trovato nuove conferme, nuovo terreno di riflessione, nelle trasparenze di Riccardo Baruzzi (Lugo, 1976), nelle sue tele fatte di figure abitate da altre figure, di contorni che si sovrappongono in uno spazio contraddittorio, di sfondi profondi e senza tempo da cui emergono immagini sempre sul punto di dissolversi nuovamente. Il suo immaginario si nutre della conoscenza dell’arte passata così come di forme di decorazione popolare e l’apparente contrasto si scioglie nella leggerezza di una pratica che si muove libera tra la linea pittorica, il disegno digitale, il riverbero sonoro e l’azione performativa.”    Elena Volpato

    La mostra è accompagnata da un catalogo pubblicato da Viaindustriae

    GAM – GALLERIA CIVICA D’ARTE MODERNA E CONTEMPORANEA | Sala del Contemporaneo, piano -1 | 

    Via Magenta, 31 – 10128 Torino 

    Per informazioni e orari di apertura: https://www.gamtorino.it/it

  • Padova – Centro San Gaetano 10 ottobre 2020 – 6 giugno 2021
    Van Gogh a Padova mostra prorogata almeno sino al 6 giugno.
    E il 15 aprile nuova visita guidata online con Marco Goldin

    Con uno scarno comunicato via Facebook, Marco Goldin annuncia la proroga della grande mostra padovana “Van Gogh. I colori della vita” almeno fino a domenica 6 giugno. La parola “almeno” utilizzata sembrerebbe voler preludere anche a una possibile, ulteriore proroga almeno sino al 6 giugno, ma dal quartier generale di Linea d’ombra le bocche sono assolutamente cucite. La grande esposizione era previsto si concludesse domenica 11 aprile.

    “Fino al momento in cui il Governo non ci dirà quando potremo riaprire la mostra, non saremo però in grado di vendere le nuove date né spostare quelle per cui erano già stati acquistati i biglietti. Restiamo dunque tutti in attesa di notizie, prontissimi a ricominciare” dichiara Goldin.
    Che sottolinea anche come questa colossale mostra, la maggiore mai realizzata in Italia sul maestro olandese, inauguratasi il 10 ottobre dello scorso anno, sia rimasta aperta solo poco più di un mese a fronte di cinque mesi di chiusure: nulla rispetto al colossale sforzo economico e organizzativo messo in atto da Linea d’ombra.
    ”Sappiamo – aggiunge Goldin – di avere fatto, con questa proroga, cosa gradita ai tantissimi che non vedono l’ora di poter entrare nelle sale del Centro San Gaetano che ospita l’esposizione. E noi per primi non vediamo l’ora di riaccoglierli a Padova con i capolavori di Van Gogh”.
    Intanto, per giovedì 15 aprile alle ore 21, sempre sulla piattaforma Zoom, è prevista la settima replica di una iniziativa che ha ottenuto un grandissimo successo. Si tratta della visita guidata online alla mostra “Van Gogh. I colori della vita”, condotta direttamente da Marco Goldin. Tutti i posti disponibili per la prime sei visite on line sono andati subito esauriti, di qui questa ulteriore che si potrà seguire sempre al costo di €12. La registrazione della visita guidata online resterà disponibile, per chi acquisterà il biglietto, fino alla mezzanotte del 18 aprile.

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