Categoria: Mostre

  • In attesa di tornare presto ad ammirare i suoi preziosi tesori, il Museo Egizio di Torino propone un virtual tour per entrare virtualmente nel museo che è attualmente chiuso. Come tutti gli altri musei di Torino e d’Italia, anche il Museo Egizio rimarrà infatti chiuso fino al 3 aprile come imposto dal decreto del Governo sull’emergenza Coronavirus.

    In attesa che l’emergenza passi, il Museo Egizio di Torino propone a tutti i torinesi (e non, questo il bello del web che rende tutto fruibile ovunque) una visita virtuale della mostra “Archeologia invisibile”. Lo scopo di questo nuovo allestimento, in programma fino al 7 giugno 2020, è quello di illustrare principi, strumenti, esempi e risultati della meticolosa opera di ricomposizione di informazioni, dati e nozioni resa oggi possibile dall’applicazione delle scienze alla propria disciplina e, in particolare, allo studio dei reperti.

    L’esposizione è un viaggio reale e virtuale tra pezzi unici e mummie alla scoperta della storia che si nasconde dietro gli oggetti antichi: un connubio tra cultura digitale e materiale e un nuovo modo di fruire gli spazi museali.

    La mostra offre dunque al visitatore la possibilità di guardare oltre l’oggetto e interrogarlo per scoprirne la storia, gli aneddoti e i segreti. La mostra si articola in tre sezioni: la fase di scavo, le analisi diagnostiche e il restauro e conservazione.

    Attualmente è disponibile anche un virtual tour della mostra al Museo Egizio di Torino grazie a uno strumento innovativo e immersivo, sviluppato da alcuni studenti del corso di laurea in Ingegneria del cinema e dei mezzi di comunicazione del Politecnico di Torino in collaborazione con lo studio creativo Robin Studio, che, utilizzando fotocamere a 360°, hanno realizzato una riproduzione 3D dell’esposizione.

    Grazie al virtual tour è così possibile esplorare le sale espositive e le vetrine ospitate, “navigandone” tutti gli elementi, dai video ai singoli reperti, da qualunque dispositivo: una novità disposizione di insegnati, studenti, e ovviamente di tutti i visitatori.

     

    Buona Visita!  cliccando qui.

  • La Presidenza del Consiglio ha adottato a partire dall’8 marzo 2020, nuove misure di contenimento dell’emergenza epidemiologica COVID-19 nelle cosiddette zone rosse e sull’intero territorio nazionale.

    In tutta Italia è prevista:

    • la sospensione di manifestazioni, eventi e spettacoli di qualsiasi natura, ivi inclusi quelli cinematografici e teatrali, svolti in ogni luogo, sia pubblico sia privato;
    • la sospensione del servizio di apertura al pubblico dei musei e degli altri istituti e luoghi della cultura di cui all’’art. 101 del codice dei beni culturali e del paesaggio, di cui al decreto legislativo 22 gennaio 2004, n. 42 (sono quindi inclusi musei, archivi, biblioteche, aree e parchi archeologici).
  • SIN MIEDO, VIVA LA VIDA!

    La mostra su Frida Kahlo, così come il Museo permanente presso la Palazzina di Caccia di Stupinigi è regolarmente aperta ai visitatori.

    Al fine di adottare cautela e prudenza il servizio sarà gestito con modalità di fruizione contingentata, tale da evitare assembramenti di persone.

    Ricordiamo gli orari della mostra, aperta tutti i giorni:

    dal lunedì al venerdì dalle 10 alle 17.30 e sabato e domenica dalle 10 alle 18.30 (ultimo ingresso consentito un’ora prima dell’orario di chiusura).

    Per info e prenotazioni: 380/1028313 – 011/1924730

    biglietteria@fridatorino.it

    Per le medesime ragioni di sicurezza la direzione della mostra comunica che l’evento speciale programmato per l’8 marzo per la Festa delle Donne è posticipato a data da destinarsi.

    www.fridatorino.itwww.facebook.com/FridaKahloTorino

    Foto di copertina © Nickolas Muray Photo Archives

     

  • Quella che si è chiusa è stata una settimana complicata per il sistema museale e per l’intero comparto culturale, raccontata con l’hashtag #museichiusimuseiaperti. Ora è tempo di ripartire, anche in vista dell’arrivo della bella stagione.

    Per farlo è in prima fila Abbonamento Musei, lo strumento che da 25 anni racchiude in una sola tessera passione, partecipazione e condivisione della cultura.

    Quello degli abbonati è un vero e proprio popolo, che ogni anno muove oltre 120.000 abbonati (nel 2019 sono stati 129.185) che realizzano poco meno di 1.000.000 di ingressi. Numeri importanti, che danno la misura di una comunità attiva e partecipe, la cui fedeltà è sempre andata crescendo nei 25 anni di vita dell’Associazione.

    Per questi motivi Abbonamento Musei chiama all’appello i suoi aderenti perché siano vicini al sistema museale piemontese e diano un contributo importante alla ripartenza dell’intero comparto. Come? Facendo quello che agli abbonati piace di più, visitare un museo o una mostra.

    Vogliamo pensare che l’emergenza che in questa settimana ha duramente colpito la cultura piemontese sia alle spalle. È il momento di ripartire” spiega Simona Ricci direttrice di Abbonamento Musei. “E crediamo che in questo momento, più che mai, sia importante essere presenti al fianco dei musei del territorio con una dimostrazione concreta. Invitiamo i nostri abbonati a uscire e visitare le sale e mostrare che siamo presenti, anche con un pizzico d’orgoglio”.

    Anche l’attività dell’Associazione riprenderà a pieno ritmo, con la riapertura dei punti d’acquisto e l’annuncio delle attività primaverili. In particolare il Grand Tour, che prenderà il via sabato 22 marzo con un programma di itinerari sviluppato su due linee tematiche, il Barocco e la Valle d’Aosta, e Disegniamo l’arte, pensato per i visitatori più giovani, il 28 e 29 marzo.

  • “Che meraviglai!”, proprio come recita la sua nuova campagna: dopo la pausa invernale, e lo stop imposto dall’emergenza coronavirus, riapre martedì la Reggia di Venaria.

    Tante le novità, dal percorso di visita all’apertura gratuita dei giardini, dagli ingressi serali alle grandi mostre.
    “La prima novità è l’apertura gratuita dei nostri Giardini fino al 29 marzo, e poi ogni prima domenica del mese – annuncia la presidente del Consorzio delle Residenze Reali Sabaude, Paola Zini -: ci è sembrato doveroso e significativo in questo particolare momento rendere disponibili per tutti lo svago e la bellezza di questi spazi straordinari, simbolo del paesaggio italiano premiati di recente come il Parco più bello d’Italia”.
    “Sono imminenti altre novità – aggiunge il direttore Guido Curto -, e siamo in pieno fermento per l’allestimento della mostra ‘Sfida al Barocco’, oltre 200 opere in arrivo da ogni parte del mondo per il traguardo dell’inaugurazione del 12 marzo: un evento culturale già indicato come imperdibile per il 2020”.

    Fonte (ANSA)

     

  • Il comitato scientifico del museo si dimette, no al prestito alle Scuderie

    “Fermate il ritratto di Leone X”.

    A pochi giorni dall’inaugurazione della grande mostra alle Scuderie del Quirinale , con l’incubo del coronavirus che ancora ne minaccia l’apertura, è scontro sul divino Raffaello, o meglio su una delle quasi cinquanta sue opere garantite alla esposizione romana dalle Gallerie degli Uffizi. La polemica, che ha portato alle dimissioni in blocco dei quattro professori che compongono il Comitato Scientifico del museo più importante d’Italia, si scatena sulla tavola che ritrae uno dei due papi che hanno fatto la fortuna del genio urbinate. Un ritratto che proprio in occasione dell’evento romano – organizzato per i 500 anni dalla morte dell’artista – è stato restaurato dall’Opificio delle Opere Dure di Firenze grazie al contributo di Lottomatica.

    Il presidente di Ales Scuderie del Quirinale Mario De Simoni ne aveva parlato presentando alla stampa l’esposizione e a fornire ulteriori particolari era intervenuto Marco Ciatti, direttore dell’Opificio delle Opere Dure di Firenze: “Ha ritrovato colori mai visti”, aveva sottolineato De Simoni presentando proprio il nuovo aspetto della tavola come una delle novità scientifiche arrivate grazie al progetto espositivo. Anche per questo la lettera di dimissioni dei quattro professori , anticipata dall’ANSA, è arrivata come una doccia fredda: Donata Levi, Tomaso Montanari, Fabrizio Moretti e Claudio Pizzorusso ricordano di aver dato parere negativo , lo scorso 9 dicembre, al prestito del Leone X che, sottolineano, era stato incluso (in un altro documento approvato anche dal direttore Eike Schmidt) nella lista delle 23 opere “inamovibili” del Museo, ovvero le opere che per le loro condizioni di fragilità o semplicemente per il loro carattere “fortemente identitario ” (e questo nella fattispecie sarebbe il caso del ritratto del di Leone X).

    Immediata e puntuale la replica del direttore tedesco, che anzi rivendica la sua scelta: “La mostra su Raffaello – dice – è un evento culturale epocale, sarà uno dei motivi di orgoglio dell’Italia nel mondo e non poteva fare a meno del Leone X, un capolavoro tra l’altro in ottima salute dopo il restauro fatto dagli specialisti dell’Opificio Opere Dure”.

    Dalle Scuderie si fanno sentire anche gli studiosi che compongono il Comitato Scientifico della mostra: Il ritratto di Leone X, spiegano la presidente Sylvia Ferino, Francesco Paolo Di Teodoro e Vincenzo Farinella, è cruciale per il percorso che è stato immaginato in omaggi ai 500 anni della morte del maestro urbinate. Anzi “l’intero progetto scientifico si è focalizzato fin dall’inizio attorno a questa opera cruciale: in mostra, infatti, il ritratto di Papa Leone, che aveva incaricato Raffaello di eseguire una pianta dell’antica Roma, eleggendolo anche prefetto dei marmi, è circondato da tutte le testimonianze, di quell’immane lavoro sull’antico operato dal sommo Urbinate ed è posto in correlazione con il ritratto di Baldassarre Castiglione (straordinario prestito del Louvre) il celebre letterato estensore, con Raffaello, della lettera a Leone X”, lettera che è alla base del concetto di tutela del patrimonio culturale richiamato all’articolo 9 della Costituzione.

    Tant’è, da Firenze, lo storico dell’arte Tomaso Montanari spiega che la battaglia condivisa con gli altri professori dimissionari riguarda i criteri di gestione dei musei autonomi in generale e degli Uffizi in particolare:”Il punto non riguarda la mostra , ma il tipo di garanzie che vogliamo per i nostri musei.

    Il 21 ottobre il Comitato scientifico ha approvato una lista proposta da Schmidt di 23 opere inamovibili, tra cui figura il ritratto di Leone X, con la dicitura ‘con l’obbligo di attenervisi considerando le opere in essa contenute inamovibili in assoluto per motivi identitaria” mentre oggi abbiamo appreso dalla lettura dei giornali che l’opera era già a Roma. Io sono profondamente preoccupato”. Schmidt incassa le dimissioni , ma respinge le accuse: “Quello di oggi è un attacco palesemente strumentale – sostiene- tanto più che appena tre anni fa e prima ancora del restauro, il dipinto fu inviato proprio alle Scuderie del Quirinale per una mostra. Allora nessun Comitato ebbe niente da dire”.

  • La mostra

    La mostra, allestita nella Galleria di Ponente, sarà accessibile gratuitamente a tutti i visitatori della Palazzina, dalla Cappella di Sant’Uberto.
    Sarà il primo evento organizzato per celebrare il bicentenario della nascita di Vittorio Emanuele II, avvenuta il 14 marzo 1820 a Torino. Inaugurata il 4 marzo 2020, la mostra chiuderà il 5 aprile nella stupenda residenza scelta dall’allora duca di Savoia Vittorio Emanuele per il suo matrimonio. L’inaugurazione avverrà dunque nella festa liturgica del beato Umberto III, anniversario anche della proclamazione, nel 1848, dello Statuto Albertino, la prima carta costituzionale che fu estesa al regno d’Italia e che rimase in vigore un secolo, sino al 31 dicembre 1947. Il bicentenario della nascita del primo Re d’Italia sarà un evento internazionale, che è già stato preannunciato a Solferino e San Martino il 24 giugno 2019, nel 160° anniversario della battaglia vinta dalle truppe di Vittorio Emanuele II e di Napoleone III.

    Saranno esposti documenti originali: quadri, decreti, fotografie, lettere, decorazioni etc.
    Sono previste visite guidate a cura di Maura Aimar con il Centro Studi “Principe Oddone” oltre che “Approfondimenti in mostra” ogni sabato alle ore 14.30, per tutta la durata della mostra.

    Organizzatori

    Grazie alla concessione degli spazi da parte della Fondazione Ordine Mauriziano, la mostra è stata organizzata dal Centro studi “Vittorio Emanuele II” (centro.ve.ii@gmail.com), presieduto dal Dr. Alberto Casirati, con il supporto di Reale Mutua Assicurazioni e di Mag-Jlt Broker Assicurativo ed in collaborazione con: Coordinamento Sabaudo, Associazione Internazionale Regina Elena Onlus, Centro Studi Principe Oddone, Centro Studi Principessa Mafalda, Istituto della Reale Casa di Savoia, Opera Principessa di Piemonte, Tricolore, associazione culturale.

    Perché Stupinigi?

    – Il 12 aprile 1842 vi fu celebrato il matrimonio tra il futuro Re di Sardegna Vittorio Emanuele II e Maria Adelaide d’Asburgo-Lorena.
    – La palazzina ospita mostre d’arte di livello internazionale.
    – La mostra sarà visitabile gratuitamente da tutti i visitatori della Palazzina, venendo ricompresa nel biglietto d’ingresso.

    – Saranno proposte su richiesta delle visite guidate dedicate alla mostra (di circa un’ora). – Durante la mostra sono previste visite di personalità internazionali.

    Perché l’inaugurazione il 4 marzo?

    Il 4 marzo è una data storica doppiamente importante.
    – A livello nazionale è la data della proclamazione dello Statuto Albertino, che avvenne nel 1848 da parte del 39° capo della Dinastia sabauda, il 21° duca di Savoia e 7° (e penultimo) Re di Sardegna Carlo Alberto (1831-49), padre di Vittorio Emanuele II, che estese al Regno d’Italia lo Statuto paterno, che fu in vigore per un secolo, dal 4 marzo 1848 al 31 dicembre 1947.
    – A livello sabaudo è la festa liturgica del Beato Umberto III, 8° conte di Savoia (1148-89), del quale è conservato un importante quadro ligneo nella sala del cervo, all’ingresso del percorso museale di Stupinigi.

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    Origini della palazzina

    Nel XVI secolo, per volontà del duca di Savoia Emanuele Filiberto, il castello e le terre adiacenti vennero lasciate all’Ordine Mauriziano.
    Nei boschi di Altessano, a metà del Seicento, venne costruita la reggia di Venaria Reale.
    La palazzina di caccia di Stupinigi fu originariamente una residenza dedicata alla pratica dell’attività venatoria, costruita per Vittorio Amedeo II, duca di Savoia e re di Sardegna, fra il 1729 ed il 1733, su progetto dell’architetto Filippo Juvarra. Fu inaugurata alla festa di sant’Uberto del 1731 ma la vera inaugurazione del complesso alla vita di corte avvenne nel 1739, in occasione della visita a Torino del granduca di Toscana Francesco di Lorena, futuro imperatore del Sacro Romano Impero e fratello della regina di Sardegna Elisabetta Teresa.

    Facente parte del circuito delle residenze sabaude in Piemonte, nel 1997 il sito è stato proclamato patrimonio dell’umanità dall’UNESCO.
    La palazzina dista circa 10 km dal centro storico di Torino.

    Luogo di ricevimenti e di eventi internazionali

    La Palazzina ospitò importanti ricevimenti, in particolar modo la festa del 1773 per il matrimonio tra Maria Teresa di Savoia ed il conte d’Artois (il futuro re di Francia Carlo X dal 1824), l’imperatore Giuseppe II nel 1769, lo zarevic Paolo Romanov (il futuro zar Paolo I) e sua moglie nel 1782, e il re di Napoli Ferdinando I di Borbone, con la moglie Carolina, nel 1785. Il 12 aprile 1842 vi fu celebrato il matrimonio tra il re di Sardegna Vittorio Emanuele II, futuro primo re d’Italia, e Maria Adelaide d’Asburgo-Lorena.

    La Palazzina ospita periodicamente mostre d’arte di livello internazionale.
    La pianta della Palazzina è definita dalla figura dei quattro bracci a croce di Sant’Andrea, intercalati dall’asse centrale che coincide col percorso che da Torino porta alla reggia tramite un bellissimo viale alberato che fiancheggia cascine e scuderie, antiche dipendenze del palazzo. Il cuore della costruzione è il grande salone ovale a doppia altezza dotato di balconate ad andamento “concavo-convesso”, sormontato dalla statua del “Cervo”. L’interno è in Rococò italiano, costituito da materiali preziosi come lacche, porcellane, stucchi dorati, specchi e radiche che, oggi, si estendono su una superficie di circa 31.000 metri quadrati, mentre 14.000 sono occupati dai fabbricati adiacenti, 150.000 dal parco e 3.800 dalle aiuole esterne; in complesso, sono presenti 137 camere e 17 gallerie.
    La costruzione si protende anteriormente racchiudendo un vasto cortile ottagonale, su cui si affacciano gli edifici di servizio.
    Tra i pregiati mobili fabbricati per la palazzina vanno ricordati quelli dell’intagliatore Giuseppe Maria Bonzanigo, di Pietro Piffetti e di Luigi Prinotto.
    L’edificio conserva decorazioni dei pittori veneziani Giuseppe e Domenico Valeriani, di Gaetano Perego e del viennese Christan Wehrlin. Vanno ricordati inoltre gli affreschi di Vittorio Amedeo Cignaroli, Gian Battista Crosato e Carlo Andrea Van Loo.

    La Palazzina di caccia e il suo parco hanno ospitato in particolare: la mostra della pittrice Jindra Husàrikovà (1987), tutte le puntate della 27a edizione dei Giochi senza frontiere (1996), le riprese di scene della fiction “Elisa di Rivombrosa”, la fase di qualificazione e di eliminazione dei campionati mondiali di tiro con l’arco 2011, riprese dei film “Guerra e pace”, “I banchieri di Dio” e “Prendimi l’anima”, il set per la versione televisiva della Cenerentola di Rossini diretta da Carlo Verdone, il set del film Ulysses – A dark odissey, lo Stupinigi Sonic Park etc.

  • Per la prima volta dopo 400 anni, tutti gli arazzi concepiti da Raffaello per la Cappella Sistina saranno visibili ai visitatori. Una rievocazione storica che apre nel migliore dei modi le celebrazioni raffaellesche del 2020 in occasione dei 500 anni dalla morte dell’urbinate. Ne parlano con ArtsLife il Direttore dei Musei Vaticani Barbara Jatta e la curatrice della  mostra, Alessandra Rodolfo

    L’’eccezionale rievocazione storica degli Arazzi di Raffaello nella Cappella Sistina si è materializzata sotto i nostri occhi in un tripudio di tale bellezza che è difficile non solo descrivere ma perfino immaginare.

    In occasione delle celebrazioni per il V centenario della morte di Raffaello Sanzio (Urbino 1483-Roma 1520), dal 17 al 23 febbraio i preziosi arazzi della serie “Atti degli Apostoli” realizzati su cartoni di Raffaello saranno esposti nella Cappella Sistina.

    Un evento eccezionale, storico ed artistico al tempo stesso. Le ultime notizie note della presenza degli arazzi nella Sistina sono di fine Cinquecento. Una visione rarissima perché dal Sei-Settecento gli arazzi sono stati usati in altro modo: venivano appesi nel portico della Basilica di San Pietro durante le cerimonie o messi nella scala regia dove onoravano il passaggio del Pontefice, tanto per fare degli esempi.

    Le due esposizioni del 1983 e del 2010  furono parziali (quindi non con tutta la serie completa degli arazzi) e solo per un tempo molto limitato.

    “Non si era mai visto niente di più bello al mondo”

    Tre sono i protagonisti di questa serie di capolavori, considerati nel loro genere tra i più belli e importanti al mondo. Un Papa colto e raffinato – Leone X  –  che affida a un giovane Raffaello la realizzazione dei cartoni preparatori per una serie di arazzi destinati a rivestire la zona inferiore delle pareti affrescate a finti tendaggi. Infine, la nota bottega del tessitore Pieter van Aelst che enfatizza ai massimi livelli il virtuosismo tecnico del geniale artista.

    Entro il 1521 tutti e dieci i panni, insieme ai due fregi delle Ore e delle Stagioni, arrivarono in Vaticano. I primi sette arazzi, giunti a Roma entro il 1519, furono esposti il 26 dicembre 1519 in occasione della Santa Messa del giorno di Santo Stefano in Cappella Sistina. Il cerimoniere della Cappella Papale, Paris de Grassis, annotava che:

    A universale giudizio non si era mai visto niente di più bello al mondo

    Gli ultimi tre arazzi della serie, San Paolo in carcere, Morte di Anania e San Paolo ad Atene, entrarono in Vaticano entro il 1521.

    Raffaello e Michelangelo

    Forse non si poteva celebrare Raffaello in un modo più sorprendente e suggestivo.

    Riproponendo, probabilmente per la prima volta dopo quattrocento anni, tutti gli arazzi da lui concepiti proprio per la Cappella Sistina, completandone il messaggio teologico.

    Informazioni

    Dal 17 al 23 febbraio (orario di apertura museale e secondo le consuete modalità di visita).

    Orario di visita da lunedì 17 a sabato 23 febbraio 2020: ore 9,00-18,00 (ultimo accesso ore 16,00). Visita libera inclusa nel biglietto d’ingresso dei Musei Vaticani.

    Orario di visita domenica 23 febbraio 2020: ore 9,00-14,00 (ultimo accesso ore 12,30). Visita libera gratuita poiché ultima domenica del mese.
    Info: www.museivaticani.va 

  • Palazzo Madama e Tactile Vision Onlus attivano un percorso che rende accessibile anche alle persone con disabilità sensoriali (cieche, ipovedenti, malvedenti, sorde e con ipoacusia) la mostra Andrea Mantegna. Rivivere l’antico, costruire il moderno, aperta al pubblico fino al 4 maggio 2020.

    L’iniziativa si inserisce nell’ambito delle celebrazioni dei cento anni della fondazione dell’Unione Italiana Ciechi e Ipovedenti, istituzione da sempre consapevole del ruolo cruciale che la cultura riveste per la piena inclusione di tutti i cittadini.

    Fino al termine della mostra i visitatori potranno usufruire di una planimetria in rilievo del percorso museale e di otto pannelli con immagini visivo-tattili corredati da audiodescrizioni. La planimetria, oltre a offrire una breve introduzione alla mostra, consente l’orientamento all’interno delle diverse sezioni e segnala la posizione delle otto opere provviste di pannelli di approfondimento. Ogni pannello riproduce l’opera attraverso l’immagine visivo-tattile e la descrizione con testo stampato in Braille e font EasyReading per una lettura facilitata. Mediante QR code e NFC (Near Field Communication) viene, inoltre, fornita una guida audio-video (comprensiva di audio-descrizione in italiano con traduzione in LIS – Lingua dei Segni Italiana con sottotitoli), che aiuta nella lettura di ciascun pannello e ne approfondisce i contenuti. Cinque opere di Mantegna sono riprodotte a colori e in rilievo, mentre la grande testa di cavallo di Donatello e il capitello romano della Porta Aurea di Ravenna sono realizzati con stampa a microcapsule.

    Tutti i disegni con il relativo QR code saranno resi disponibili online sul sito web del museo, per permettere alle associazioni e alle istituzioni presenti sul territorio di produrre copie con stampa a microcapsule: sarà così possibile prepararsi alla visita o recuperare i contenuti di quanto sperimentato in mostra.

  • Oltre 20 opere di Paul Gauguin, Auguste Rodin, Marc Chagall, Georges Rouault, Henri Matisse e di altri protagonisti dell’arte francese a cavallo tra il XIX e XX secolo, provenienti dalla Collezione di Arte Contemporanea dei Musei Vaticani, ripercorrono i temi della Passione, del Sacrificio e della Speranza.

    Dal 21 febbraio al 17 maggio 2020, il Museo Diocesano Carlo Maria Martini di Milano e i Musei Vaticani presentano la mostra GAUGUIN MATISSE CHAGALL. La Passione nell’arte francese dai Musei Vaticani, che propone una selezione di capolavori dell’arte francese del XIX e XX secolo, proveniente dalla Collezione di Arte Contemporanea dei Musei Vaticani.

    La rassegna, curata da Micol Forti, responsabile della Collezione d’Arte Contemporanea dei Musei Vaticani, e da Nadia Righi, direttrice del Museo Diocesano, con il patrocinio della Regione Lombardia, del Comune di Milano, dell’Arcidiocesi di Milano, segna un nuovo capitolo nella collaborazione tra le due istituzioni, iniziata nel 2018 con l’esposizione Gaetano Previati. La Passione, che proponeva un nucleo di opere sacre dell’artista provenienti da entrambi i musei.

    L’iniziativa offre spunti di riflessione sulla Passione e sulla Resurrezione di Cristo, e nel contempo sul delicato e fertile rapporto fra modernità e tradizione nell’arte sacra tra fine Ottocento e Novecento. Gli oltre 20 capolavori di artisti quali Paul Gauguin, Auguste Rodin, Marc Chagall, Maurice Denis, Henri Matisse, Georges Rouault, sono stati scelti nel ricco nucleo di arte francese presente nella Collezione di Arte Contemporanea dei Musei Vaticani, voluta fin dal 1964 da papa Paolo VI. In quell’anno papa Montini incontra in Cappella Sistina gli artisti, da lui stesso definiti “custodi della bellezza del mondo”, per riallacciare lo storico legame tra Chiesa e contemporaneità.

    All’arte e al suo misterioso processo di creazione, Paolo VI riconosceva “una capacità prodigiosa di esprimere, oltre l’autentico, il religioso, il divino, il cristiano”, ovvero la possibilità di farsi tramite e incarnazione dell’invisibile, di ciò che non si può afferrare solo con la razionalità. Da queste riflessioni nasce la prima raccolta di 900 opere di autori contemporanei – la Collezione sarà inaugurata nel 1973 – provenienti da diversi ambiti geografici e culturali. Proprio la Francia era la nazione con la collezione più ricca e preziosa in virtù dei nomi degli artisti e delle opere selezionate; con il paese transalpino Montini aveva avuto un rapporto privilegiato grazie a importanti amicizie, come quella con Jacques e Raïssa Maritain, Jean Guitton, e a numerose frequentazioni artistiche con Georges Rouault, Marc Chagall, Gino Severini, Maurice Denis, Alexandre Cingria, come anche con Jean Cocteau e con l’ambiente surrealista.

    La mostra ruota attorno ai temi della Passione, del Sacrificio e della Speranza, interpretati dagli artisti con una capacità di visione potentemente innovativa e attuale; le opere sono esposte in quattro ambienti, corrispondenti ad altrettanti nuclei tematici, che dall’Annunciazione conducono il pubblico fino alla Resurrezione di Cristo.

    La prima sala è dedicata alla Vergine Maria e a Gesù Bambino. Le xilografie di Maurice Denis introducono la narrazione con le illustrazioni del momento dell’Annunciazione, mentre Henri Matisse e Léonard Tsuguharu Foujita, artista giapponese naturalizzato francese, convertitosi al Cattolicesimo, mostrano l’intimità della relazione tra la Madre e il Figlio.

    Nella seconda, le vedute di processioni realizzate da Paul Gauguin e Auguste Chabaud accompagnano lo sguardo del visitatore verso il Golgota, dove si consuma il dramma del Martirio di Cristo sofferente in croce, interpretato da Georges Rouault e Henri Matisse.

    La sofferenza di Cristo in croce è protagonista della terza sala, dove s’incontrano capolavori di Marc Chagall, Jean Fautrier, e ancora di Henri Matisse, oltre alle graffianti incisioni di Bernard Buffet.

    Il percorso si chiude con la Resurrezione di Émile Bernard e il grande trittico di George Desvallières che raffigura il “velo della Veronica”, il panno sporco di sangue e sudore che una pia donna usò per detergere il volto di Gesù durante la Via Crucis.

    Nel delicato passaggio tra XIX e XX secolo e nel drammatico superamento di due guerre mondiali, le culture e le arti che si sviluppano in Francia, mantengono vivo il dibattito e il confronto tra arte e fede. La diversità degli approcci e delle prospettive, delle sensibilità e degli interessi, da parte dei tanti artisti che si sono confrontati con i temi religiosi, definisce un tessuto variegato, nel quale le storie della Passione, il dolore e la morte, il mistero del sacrificio e della redenzione, sono stati presi in carico e restituiti con autentica partecipazione e sincera emozione.

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