Categoria: Mostre

  •  

    Due dei più importanti capolavori di Peter Paul Rubens, indiscusso capofila del Seicento fiammingo, arrivano dall’Italia in Spagna: Ercole nel giardino delle Hesperidese Deyanira tentata dalla Furia. 

    Le due grandi tele conservate presso i Musei Reali di Torino – Galleria Sabauda saranno esposte nel Palazzo di Lebrija di Siviglia dal 4 aprile al 22 settembre in una mostra intitolata Rubens: Ercole e Deianira. Capolavori dalle collezioni italiane.

    La mostra rientra in un più ampio progetto dal titolo “Capolavori dalle Collezioni italiane” che prevede di portare d’ora in poi diversi capolavori, provenienti dai più importanti musei italiani, nella splendida cornice della casa museo Palacio de Lebrija, tracciando ogni volta un fil rouge con i prestigiosi reperti ivi conservati.

     

    Foto di copertina:

    Pedro Pablo Rubens (Siegen 1577 – Anversa 1640)Hércules en el jardín de las Hespérides, 1638
    óleo sobre lienzo, 246 x 168,5 cm
    Torino, Musei Reali – Galleria Sabauda
    inv. 1059

  • Si è conclusa ieri, domenica 24 marzola mostra I MACCHIAIOLI Arte italiana verso la modernità allestita nelle sale della GAM – Galleria Civica d’Arte Moderna e Contemporanea di Torino, organizzata e promossa da Fondazione Torino Musei, GAMTorino e 24 ORE Cultura – Gruppo 24 ORE, a cura di CristinaAcidini e Virginia Bertone, con il coordinamento tecnico-scientifico di Silvestra Bietoletti e Francesca Petrucci.

    L’esposizione, che ha presentato circa 80 opere provenienti dai più importanti musei italiani, enti e collezioni private,è stata visitata in questi mesi da : .  Un ricco racconto artistico sulla storia del movimento della Macchia, dalle origini al 1870, con affascinanti confronti con i loro contemporanei italiani.

    La mostra ha visto la collaborazione dell’Istituto Matteucci di Viareggio e ha permesso non solo di ammirare capolavori assoluti della pittura macchiaiola, ma di permetterne una migliore comprensione del movimento macchiaiolo, sottolineando il dialogo che ha unito gli artisti divarie parti d’Italia nella ricerca tesa alla modernità.

     

  • Da aprile tornano i percorsi d’arte, storia e cultura

    L’arrivo della primavera porta con sé la XI edizione del Grand Tour, il progetto curatodall’Associazione Abbonamento Musei che ogni anno realizza degli itinerari pensati per scoprire Torino e il Piemonte, un passo alla volta.

    Disponibile a partire da lunedì 25 marzo, il programma del Grand Tour dell’edizione 2019 è articolato in due sezioni: la prima costruita cogliendo lo spunto delle celebrazioni per il V centenario della morte di Leonardo da Vinci; la seconda ideata a partire da appuntamenti culturali significativi e dalle eccellenze della regione Piemonte. Le iscrizioni sono aperte dal 28 marzo.

    SULLE TRACCE DI LEONARDO.
    Ispirati dal grande e poliedrico genio del Rinascimento, alcuni percorsi propongono visite tematiche, a partire dalla mostra Leonardo da Vinci – Disegnare il futuro che si terrà presso iMusei Reali di Torino: una passeggiata tra genio e creatività, per raccontare le incredibili ricerche del Maestro nelle scienze e nelle arti, attraverso lo strumento del disegno, tra cui il celebreAutoritratto.

    Altri itinerari ripercorrono invece i luoghi del Piemonte che si ricollegano all’artista toscano, direttamente o grazie all’influenza esercitata. Ad esempio si potrà visitare, nella splendida e incontaminata cornice della Val Borbera, la Cooperativa che ancora oggi produce il Montebore, l’unico formaggio che Leonardo Da Vinci ammise al banchetto nuziale fra Isabella D’Aragona e Gian Galeazzo Sforza; o ancora, si potrà esplorare il Mombracco nella Valle Po, detto anche “la montagna di Leonardo”, di cui Leonardo tessé le lodi definendo la sua pietra estremamente dura, bianca e pura quanto il marmo di Carrara.

    Eccezionalmente, in occasione delle celebrazioni milanesi dedicate al genio creativo di Leonardo, Grand Tour propone inoltre due appuntamenti speciali a Milano con bus riservato da Torino: un viaggio alla scoperta delle importantissime tracce del suo lavoro, tra il Castello Sforzesco, la Pinacoteca Ambrosiana e il centro storico.

    UNA REGIONE DA SCOPRIRE

    Altri itinerari rimandano all’influenza che Leonardo ha esercitato in vari settori sulle epoche successive, dall’arte alla scienza, per poi spaziare e interpretare il patrimonio della nostra regione guidati dal genio, dalla creatività e dalle scoperte che l’uomo ha sviluppato nei secoli.

    Ecco allora che con questa edizione di Grand Tour si ha l’occasione di visitare le centrali idroelettriche di montagna di Valle Orco e di Valle Antigorio – vere e proprie cittadelle elettriche – palazzi e chiese dalle architetture ardite (come le false architetture dipinte a Carignano in località Valinotto o la cappella gentilizia di Villa Piossasco), antichi borghi e mulini idraulici, aziende specializzate come lo stabilimento I.C.P. di Castelnuovo Don Bosco, leader nella produzione di aerei ultra-leggeri, che ha fatto del volo e della perfezione del movimento nel cielo sognati da Leonardo un suo fiore all’occhiello.

    L’edizione 2019 di Grand Tour si arricchisce inoltre di alcune proposte speciali che seguono i principali eventi della regione. Tra questi, una visita alla mostra La Magna Charta. Guala Bicchieri e il suo lascito. L’Europa a Vercelli nel Duecento in corso presso lo spazio Arca di Vercelli, in occasione degli 800 anni dalla fondazione della Abbazia di Sant’Andrea, che permetterà di conoscere la storia della chiesa, il ruolo del fondatore Guala Bicchieri e il patrimonio culturale e artistico dei musei cittadini.

    Tra aprile e maggio due suggestivi appuntamenti tra la collina torinese e il nord astigiano condurranno alla scoperta delle architetture romaniche, a partire dalla Giornata del Romanico, istituita quest’anno dalla Regione Piemonte il 14 aprile: veri gioielli di storia e di arte da riscoprire in due percorsi tematici che si snodano tra le colline di Torino e la piana di Asti.

    E poi ancora tre nuovi itinerari di BiblioTour, il progetto promosso dalla Regione Piemonte: a Ceva, dove il pubblico sarà guidato dallo scrittore piemontese Gianni Farinetti, che nei suoi romanzi ha ben dipinto l’Alta Langa, ad Alba tra antichi percorsi sotterranei e il Centro Studi Beppe Fenoglio, e tra i paesaggi canavesani di Villa Flecchia e il Castello di Masino.

    Sono più di 40 quindi i nuovi percorsi dell’edizione 2019 di Grand Tour, pensati per lasciarsi guidare e stupire nuovamente in un Piemonte da (ri)scoprire, un passo alla volta.
    Da lunedì 25 marzo è disponibile il programma completo, cartaceo e online. La prenotazioneagli itinerari è obbligatoria e può essere effettuata a partire dalle ore 9 di giovedì 28 marzocollegandosi al sito internet piemonte.abbonamentomusei.it o tramite numero verde 800 329329 attivo tutti i giorni dalle 9 alle 18, o ancora recandosi presso Infopiemonte di via Garibaldi (angolo Piazza Castello) aperto tutti i giorni dalle 9 alle 18.

    Scopri e acquista il tuo Abbonamento Musei sul sito www.abbonamentomusei.it. Potrai accedere gratuitamente ai musei e alle mostre visitate nei percorsi di Grand Tour.

    Segui le attività sui nostri canali social con l’hashtag

    • #AbbonamentoMusei Facebook
    • Instagram @abbonamentomuseipiemonte e @abbonamentomuseilombardia
    • Twitter @Abb_Musei
    • e-mail associazione@abbonamentomusei.it
  • Le foto di Steve McCurry dedicate alla lettura  con un contrappunto di brani letterari  e una sezione dedicata ai suoi libri

    Steve McCurry. Leggere è una mostra costituita da una selezione di scatti realizzati in oltre quarant’anni di carriera e comprende la serie di immagini che egli stesso ha riunito in un magnifico volume, pubblicato come omaggio al grande fotografo ungherese André Kertész. Con questa nuova rassegna Steve McCurry presenta le sue foto legate al tema universale della lettura in una città, Torino, che, anche in virtù del Salone del Libro, può essere considerata la “capitale italiana della lettura”.

    Curata da Biba Giacchetti e, per i contributi letterari da Roberto Cotroneo, giornalista e scrittore, la rassegna presenta 65 fotografieche ritraggono persone di tutto il mondo, assorte nell’atto intimo e universale del leggere. Persone catturate dall’obiettivo di McCurry che svela il potere insito in questa azione, la sua capacità di trasportarle in mondi immaginati, nei ricordi, nel presente, nel passato e nel futuro e nella mente dell’uomo. I contesti sono i più vari: i luoghi di preghiera in Turchia, le strade dei mercati in Italia, dai rumori dell’India ai silenzi dell’Asia orientale, dall’Afghanistan a Cuba, dall’Africa agli Stati Uniti. Immagini vibranti e intense, che documentano momenti di quiete durante i quali le persone si immergono nei libri, nei giornali, nelle riviste. Giovani o anziani, ricchi o poveri, religiosi o laici: per chiunque e dovunque c’è un momento per la lettura.

    Le fotografie che rendono omaggio alla parola scritta sono accompagnate da una serie di brani letterari scelti da Roberto Cotroneo, in una sorta di percorso parallelo. Un contrappunto di parole dedicate alla lettura che affiancano gli scatti di McCurry, coinvolgendo il visitatore in un rapporto intimo e diretto con la lettura e con le immagini.

    La mostra è completata dalla sezione Leggere McCurry, dedicata ai libri pubblicati a partire dal 1985 con le foto di Steve McCurry, molti dei quali tradotti in varie lingue: ne sono esposti 15, alcuni ormai introvabili, insieme ai più recenti, tra cui il volume edito da Mondadori che ha ispirato la realizzazione di questa mostra. Tutti i libri sono accompagnati dalle foto utilizzate per le copertine, che sono spesso le icone che lo hanno reso celebre in tutto il mondo.

    www.palazzomadamatorino.it            

  • L’esposizione comprende oltre 150 opere, di cui più di 60 dipinti e disegni del grande maestro francese, riunite grazie a prestiti internazionali da alcune delle più grandi collezioni di tutto il mondo come il The Metropolitan Museum of Art di New York, il Columbus Museum of Art dell’Ohio, il Victoria and Albert Museum di Londra, il Musée du Louvre, il Musée d’Orsay, il Petit Palais, Musée des Beaux-Arts de la Ville de Paris oltre al già citato museo di Montaubaun, dal quale proviene il nucleo più corposo di opere, e da grandi musei italiani come la Pinacoteca di Brera, la Galleria d’Arte Moderna di Milano, i Musei Civici di Brescia e ancora da collezioni private.

    Il suo percorso è singolare e sorprendente. Considerato come un inclassificabile, percepito come l’erede di Raffaello e allo stesso tempo come il precursore di Picasso, tra il maestro della bella forma e quello della non-forma, Jean Auguste Dominique Ingres è innanzitutto un “rivoluzionario”. Realista e manierista al contempo, egli affascina tanto per le sue esagerazioni espressive quanto per il suo gusto del vero.

    Il 12 giugno del 1805, dopo essersi fatto incoronare a Milano, Napoleone I dichiarava di voler «francesizzare l’Italia». L’espressione è certamente brutale, ma testimonia, in quel contesto storico, il desiderio di accelerare le trasformazioni della vita pubblica e culturale da parte del Generale divenuto Imperatore e poi Re d’Italia. Coniugando eredità della Rivoluzione e dispotismo autoritario, in effetti la sua politica ha avuto un impatto immediato e duraturo anche al di qua delle Alpi. Proprio in ragione della sua ampiezza e della funzione attribuita alle arti, si è sviluppato uno straordinario incontro tra le diverse tendenze che compongono la modernità europea nella stagione del neoclassicismo, di cui Jacques Louis David (1748-1825), Antonio Canova (1757-1822) e Jean Auguste Dominique Ingres (1780-1867) sono stati i punti di riferimento.

    Ma il termine “neoclassicismo” non rende giustizia a quella che è stata una profonda rivoluzione del gusto. La definizione emerge in epoca romantica ed assume un senso peggiorativo, per stigmatizzare uno stile algido e “marmoreo”, un banale “ritorno all’antico”. Ci vorrà più di un secolo perché il neoclassicismo ritrovi un senso positivo e una fisionomia originale, nel quadro di una rivalutazione che continua ancora oggi.

    La mostra Ingres e la vita artistica al tempo di Napoleone intende presentare al pubblico italiano l’artista che più di ogni altro si è ispirato a Raffaello e nello stesso tempo vuole restituire alla vita artistica degli anni a cavallo del 1800 la sua carica di novità e, per così dire, la sua “giovinezza conquistatrice”. Con una particolare attenzione a Milano, che in quella riorganizzazione politica e artistica ebbe un ruolo fondamentale. In una stagione di grande prosperità, la città fu fortemente rimodellata nei suoi monumenti, nei suoi spazi verdi e nelle infrastrutture urbane, a partire dalla nuova Pinacoteca di Brera. Anche gli artisti italiani furono coinvolti nell’ondata di lavori e di cantieri che ne seguì. Appiani nella pittura e Canova nella scultura si avvalsero ampiamente di questa “politica delle arti”, ascrivibile all’arte del governare di Napoleone Bonaparte. Ma non fu da meno l’iniziativa privata di nuovi protagonisti, estranei al mecenatismo aristocratico: primo fra tutti Giovanni Battista Sommariva, definito da Francis Haskell “il mecenate indubbiamente più importante dopo l’imperatore e la sua famiglia”.

    Ingres è parte integrante di queste storie incrociate, senza le quali l’Europa di oggi sarebbe incomprensibile. Con la mostra, il pittore delle odalische, nella sua modernità, svela anche la sua italianità, un’impronta che fa di lui una figura fondamentale della vita artistica prima, durante e dopo l’Impero. Nato nel 1780 nel sud-ovest della Francia, a Montauban, Ingres dimostra presto un talento straordinario per il disegno. Dal 1797 è a Parigi nella cerchia di David. Nel 1800 concorre per il prix de Rome e nel 1806, dopo aver completato il grande Napoleone in costume sacro, è finalmente a Roma, dove può approfondire gli studi e la passione per Raffaello. Inviato in Italia sotto l’Impero e poi coinvolto nei cantieri imperiali di Roma, Ingres decide di restare «italiano» fino al 1824, per tornare più avanti a dirigere Villa Medici.

    Della vita artistica in questo periodo, oggi abbiamo una visione globale, che non oppone più la componente severa e apollinea, rappresentata da David e Canova, agli aspetti più “moderni” o più sorprendenti, rappresentati dalle bizzarrie di Girodet e dall’erotismo di Ingres, dall’onirismo e dal gusto del macabro, dallo slancio delle donne pittrici e dalla reinvenzione del nudo femminile. Dato che si proclamava come continuazione degli antichi, la “paradossale modernità del neoclassicismo” (Marc Fumaroli) richiede insomma di essere apprezzata nelle sue tensioni, nelle sue contraddizioni, nella sua dualità solare e tenebrosa.

    La mostra è curata da Florence Viguier-Dutheil, Conservatore Capo del Patrimonio e Direttrice del Musée Ingres di Montauban.

    Palazzo Reale di Milano dal 12 marzo al 23 giugno 2019 presenta la mostra promossa dal Comune di Milano – Cultura e prodotta da Palazzo Reale e Civita Mostre e Musei, in collaborazione con StArt e il Museo Ingres di Montauban.

     

  • Un filo antico, vecchio più di mille anni, lega Torino alla Puglia. Con la mostra Le armi e il potere: l’Arcangelo longobardo, i Musei Reali di Torino sono protagonisti dello scambio di reperti e testimonianze di epoca longobarda tra i Musei TECUM – Santuario di San Michele Arcangeloa Monte Sant’Angelo (Foggia)e il Museo di Antichità. Il focus sviluppato dai due musei verte sulla figura dell’Arcangelo Michele, che compare nella Bibbia come un angelo guerriero, posto a capo delle milizie celesti.

    ConLe armi e il potere: l’Arcangelo longobardo, i Musei Reali aderiscono al progetto promosso dal MiBAC e dall’Associazione Italia Langobardorum, dal titolo Longobardi in vetrina, che promuove la diffusione della conoscenza della cultura longobarda. La collaborazione e la sinergia tra i siti UNESCO, i musei della rete, e quelli nazionali che sono espressione dei territori di forte valenza longobarda, come il Piemonte, che nel Museo di Antichità conserva una collezione longobarda tra le maggiori in Italia, hanno permesso di individuare sette grandi temi declinati in quindici mostre temporanee che avranno luogo nel 2019.

    L’ARCANGELO MICHELE E LA MOSTRA

    Sulla base delle sacre Scritture, la tradizione ha elaborato come attributo iconografico dell’Arcangelo Michelela spada sguainata (o la lancia), che si associa allo scudo. Questi tratti bellicosi ne favorirono l’adozione, come santo protettore, da parte di condottieri e sovrani bizantini, longobardi e carolingi. L’Arcangelo invincibile divenne simbolo della vittoria e del potere militare.  Presso i Longobardi, popolo di guerrieri, l’adozione del culto micaelico fu favorita dal fatto che essi riconobbero e trasferirono in Michele attributi e caratteristiche del pagano Wodan, adorato come supremo dio della guerra. L’Arcangelo Michele divenne così patrono dei Longobardi e il santuario garganico cominciò ad essere considerato come il loro santuario ‘nazionale’.

    Secondo la leggenda, la fondazione del santuario garganico di San Michele, a Monte Sant’Angelo (FG), riflette il forte legame tra il culto micaelico e la dinastia longobarda di Benevento e rievoca, seppur con tratti sfumati, la battaglia combattuta, attorno al 650, tra i Longobardi di Benevento e i Bizantini.

    Nella mostra Le armi e il potere: l’Arcangelo longobardo, il Museo di Antichità presenta il calco delle epigrafi di apparato incise sulle strutture del santuario sul Gargano, volute dai Longobardi per ricordare l’imponente opera di ristrutturazione del santuario stesso e per lasciare memoria scritta della propria presenza e di importanti pellegrinaggi. Tra i principali calchi, un’epigrafe dedicatoria presenta il nome di Romualdo I(662-687), finanziatore dei monumentali lavori di ampliamento del santuario. Una seconda epigrafe, incisa sullo stesso capitello, riporta i nomi dei viri honestidella corte di Benevento che collaborarono finanziariamente. In una terza epigrafe ricorre l’invocazione all’angelo Gabrielenel pellegrinaggio al santuario effettuato dal duca longobardo Romualdo II (706-731) e dalla sua prima moglie, Gumperga. Molte altre invece hanno iscrizioni in alfabeto runico (le uniche in Italia) di pellegrini che hanno voluto lasciare memoria del loro passaggio e della devozione all’Arcangelo.

    Accanto a queste importanti testimonianze sono esposte opere archeologiche che presentano la diffusa presenza longobarda in Piemonte, molte delle quali restaurate per l’occasione e presentate al pubblico per la prima volta.

  • Oltre un decennio dopo aver attaccato sfacciatamente un’opera d’arte fasulla sul muro di una delle sue gallerie, Banksy ha ufficialmente aderito per la prima volta alla collezione del British Museum.

    Il museo ha, infatti, acquisito la sua prima opera dell’artista anonimo re della street art: una falsa banconota da £ 10 raffigurante Diana, principessa del Galles, che si unirà alla sua collezione di monete, medaglie e altra valuta.

    L’opera, intitolata Di-faced Tenner, era una delle migliaia di copie prodotte dall’artista nel 2004 come parte di una “prodezza” artistica.

    Contattato dal Guardian, un portavoce dell’artista ha detto che la banconota è stata donata da “qualcuno che gestisce il cambio di valuta di Banksy”. Oltre a mostrare la faccia di Diana al posto di quella della regina, la nota è stata modificata in “Banksy of England” e il motto: “I promise to pay the bearer on demand the ultimate price”.

    “C’è una lunga storia di discorsi politici e sociali attraverso questo tipo di protesta che ci ha fatto desiderare di acquisirlo”, ha detto Hockenhull. “Inoltre, è un Banksy. È un’opportunità per noi di avere un’opera di un artista di quella statura come parte di una collezione che le persone potrebbero non considerare il tipico luogo per un’opera di Banksy. Dal nostro punto di vista, si unisce a una lunga lista di artisti che hanno creato, adattato o distrutto valuta per gli scopi del proprio lavoro”.

  • Leonardo da Vinci fa il bis. “La dama con l’ermellino”, uno dei più grandi capolavori dell’arte mondiale, sarà esposta alla Reggia di Venaria Reale a fine anno.

    Si tratta di un trionfo per l’immagine internazionale di Torino, un evento con il botto capace di calamitare in città migliaia di turisti. 

    L’impresa di riportare in Italia in una mostra il quadro simbolo, dopo la Gioconda, del grande maestro del Rinascimento non è riuscita a Milano (dove il quadro è stato dipinto), né a Firenze, né a Roma.

    Ma Soprattutto, non è riuscita a Parigi.

    Il ritratto di Cecilia Gallerani, nobile milanese amante di Ludovico Sforza, detto il Moro, custodito in Polonia presso il Museo Nazionale di Cracovia, sarà così esposto per qualche settimana nella residenza Sabauda.

    Durante tutto il 2019, Torino ospiterà eventi dedicati a Leonardo. 

    Dal 15 aprile al 14 luglio (le date sono già confermate) ai Musei Reali si esporrà l’«Autoritratto» a sanguigna, capolavoro custodito nelle collezioni sabaude dal 1839.

    A fine anno (ma le date non sono ancora state comunicate) l’evento a Venaria Reale.

    Una notizia inaspettata che farà il giro del mondo. 

  • In occasione dell’anniversario dei 500 anni dalla morte di Leonardo da Vinci, arriva nelle sale cinematografiche italiane Leonardo Cinquecento, un’esclusiva produzione dedicata al genio universale del Rinascimento e ai risvolti contemporanei delle intuizioni contenute nei famosi Codici Leonardeschi. 

    Cinquecento anni dopo la sua morte, Leonardo continua infatti ad essere l’uomo più ammirato e conosciuto nella storia dell’umanità: l’artista, l’architetto, l’umanista, il naturalista, lo stratega militare, ma soprattutto l’osservatore instancabile in perenne ricerca. 

    Grazie al coinvolgimento di esperti di caratura mondiale – storici, tecnici e ingegneri – e aziende ai vertici della tecnologia, Leonardo Cinquecento ricostruisce come l’ingegno e le osservazioni di Leonardo da Vinci hanno attraversato i secoli per trovare applicazione nella società contemporanea.
    Industria civile e bellica, ingegneria, comunicazioni, medicina, anatomia e arte del XXI secolo hanno tutte un denominatore comune di ricerca e sviluppo nel lavoro di Leonardo.

    Scoprilo al cinema, solo il 18, 19 e 20 febbraio. 
    Trova la sala più vicina a te su www.magnitudofilm.com/it/al-cinema/

  • La Galleria della Sindone, che dal Salone degli Svizzeri porta alla Cappella del Guarini, torna ad ospitare due importanti opere: Il lutto del Piemonte di Gaetano Ferri, 1855,e Guglielmo Embriaco all’assedio di Cesarea vi ritrova il Sacro Catino nel 1101,dipinto realizzato da Vincenzo Rasori nel 1846, finora ospitato nella Sala dei Corazzieri di Palazzo Reale.

    Le due tele sono state restaurate dalla Cooperativa Koinègrazie a un  contributo del Consiglio regionale del Piemonte pari a 10.000 Euro.

    Commissionato da Carlo Alberto, il quadro del Rasori rappresenta con enfasi l’impresa del ritrovamento del Sacro Catino, un tempo identificato dalla tradizione come l’autentico Santo Graal e celebrato anche da Torquato Tasso nella sua Gerusalemme conquistata.

    L’impostazione è magniloquente, lasciando trasparire un rinnovato interesse per Raffaello e il Manierismo. Un tale scompiglio per una reliquia di dubbia autenticità attirava già nel 1858l’ironia dello studioso Clemente Rovere: “Il sacro catino, che si credé fosse fatto con un sol pezzo di smeraldo, ma che poi fu riconosciuto essere di cristallo, tenevasi come una delle più preziose anticaglie del tesoro della cattedrale di Genova”.

    Acquistato da Vittorio Emanuele II, Il lutto del Piemonte raffigura la morte di Carlo Alberto in esilio.  Ferri dipinge una scena intimista, in cui mostra il visibile dolore degli astanti per la notizia della precoce morte del sovrano. L’accorto uso della luce fa sì che, entrando dalla finestra, questa colpisca il foglio listato a lutto con il ritratto del defunto ed arriva a illuminare il busto del nuovo sovrano, in bella mostra su una mensola, come a indicare la continuità della dinastia guerriera. L’uso del chiaroscuro richiama la pittura di Caravaggio, e anche i gesti dei personaggi intorno alla tavola sembrano ricordare una delle sue opere, vale a dire la Cena in Emmaus. La natura morta sul tavolo è una prova di bravura di gusto fiammingo.

    MUSEI REALI TORINO

HTML Snippets Powered By : XYZScripts.com