Categoria: Musei

  • Palazzo Madama – Museo Civico d’Arte Antica propone, mercoledì 22 giugno alle ore 16.45, la conferenza Da Veronica a “vera icon”: la devozione al Volto di Cristo nel Medioevo tra Oriente e Occidente con il professor Gian Maria Zaccone, direttore del CISS – Centro Internazionale di Studi sulla Sindone.

    Due tradizioni, quella orientale del Mandylion e quella occidentale della Veronica si intrecciano fortemente, con esiti diversi nella storia della spiritualità, sebbene entrambe di forte impatto nella evoluzione della ricerca e della Pietà verso la vera immagine di Cristo.

    All’epoca di Innocenzo III l’immagine cosiddetta della “Veronica” –  presente da tempo in Roma e oggetto di culto crescente – raggiunge il suo status di immagine-reliquia universale del volto di Cristo. L’immagine della Veronica racchiude una doppia valenza, che impronterà la sua iconografia, che la vede ora come immagine del Cristo vittorioso e ora di quello paziente, che l’avvicina all’immagine orientale del Mandylion.

    Ciò si riflette anche sulle leggende circa la sua origine, in una versione donata da Gesù alla mitica figura di Veronica che desiderava ardentemente avere un’immagine del suo maestro e guaritore, ed in un’altra realizzata durante la passione. Sarà quest’ultima ad imporsi nell’ambito occidentale. Per molto tempo gli studiosi si sono interrogati su quale delle due leggende – Veronica e Mandylion – si fosse modellata l’altra. Al di là della questione storica è fondamentale prendere atto come, da un ben preciso punto della storia della Chiesa, con sempre maggiore interesse la Cristianità anela ad identificare le fattezze umane di Cristo. Il Mandylion in Oriente e la Veronica in Occidente in realtà rappresentano due fondamentali espressioni dello stesso Volto, recepite secondo le più profonde attese delle diverse spiritualità. Ne è palese testimonianza il ruolo della Veronica nella pietà medievale, ed in particolare il significato enorme rivestito nel Giubileo del 1300. Le relazioni dei pellegrini, i testi letterari, da Dante a Petrarca, le cronache liturgiche segnalano in maniera inequivocabile l’emozione della presenza di quel volto a Roma la cui storia ancora oggi risulta di difficile ricostruzione e a tratti controversa.

     

    Gian Maria Zaccone,  storico, Direttore del Centro Internazionale di Studi sulla Sindone di Torino. Laureato in Storia del Diritto si è specializzato nello studio dei processi per i percorsi di canonizzazione nel medioevo e nella storia della Pietà. In questo ambito ha approfondito il tema della ricerca della raffigurazione di Cristo con particolare attenzione agli esiti sindonici. È titolare di un corso universitario di Storia della Sindone e delle reliquie di Cristo nell’ambito della Pietà.

     

    Info: ingresso libero fino a esaurimento posti

    Prenotazione facoltativa: t. 011 4429629 (da lunedì a venerdì, orario 9,30-13 e 14-16)

    e-mail: madamadidattica@fondazionetorinomusei.it

  • La Fondazione Torino Musei in collaborazione con la Fabbrica di San Pietro in Vaticano e con il patrocinio dell’Arcidiocesi di Torino, dal 16 giugno al 29 agosto 2022, presenta nella Corte Medievale di Palazzo Madama La tavola di Ugo da Carpi per l’altare del Volto Santo nella Basilica Vaticana (1524-1525).

    L’opera viene esposta al vasto pubblico grazie al sostegno di Reale Mutua e al contributo tecnico di Targetti Sankey Spa attraverso tecnologie illuminotecniche ad accensione diversificata per una narrazione visiva abbinata.

    Nel prestigioso spazio espositivo di Palazzo Madama, i visitatori potranno ammirare la pala d’altare di Ugo da Carpi con la Veronica che dispiega il velo del Volto Santo tra gli Apostoli Pietro e Paolo – un’opera di straordinaria importanza per arte e fede. Si tratta di una tavola “fatta senza pennello”, come è scritto dall’autore accanto alla firma e come riferisce Giorgio Vasari che la vide in San Pietro insieme a Michelangelo.

    Quella di Ugo da Carpi “intagliatore” fu una sperimentazione audace, ingegnosa e senza precedenti che nessuno ebbe in seguito l’ardire di ripetere; un’opera unica nel suo genere perché eseguita non con l’arte della pittura, ma con la tecnica della stampa a matrici sovrapposte.

    La tavola viene esposta al pubblico per condividere, oltre un’opera di formidabile interesse tecnico e artistico, i risultati di uno studio articolato e complesso, che, grazie al lavoro di figure professionali di altissimo profilo e a scrupolose ricerche, hanno permesso di svelare la storia e la tecnica d’esecuzione dell’opera che si appresta a compiere cinquecento anni di età. Una vita compresa tra due Giubilei: quello del 1525 durante il pontificato di Clemente VII e l’ormai prossimo Anno Santo del 2025.

    Un percorso di devozione tra antica e nuova basilica, un viaggio nel tempo e nella fede che si potrà apprezzare per la prima volta in questa mostra. Grazie a ricerche multidisciplinari, a immagini multispettrali e a diversificate indagini diagnostiche eseguite dai laboratori dei Musei Vaticani in spirito di fattiva collaborazione con la Direzione dei medesimi Musei del Papa, è stato possibile realizzare una replica a grandezza naturale della tavola del Volto Santo che ripropone gli originari valori cromatici e chiaroscurali consentendo così una più equa valutazione della pala di Ugo da Carpi, i cui colori sono oggi in gran parte perduti o alterati.

    Il suggestivo progetto espositivo, ideato dall’arch. Roberto Pulitani, presenta la pala d’altare con l’ostensione del Volto Santo sotto un secentesco affresco con l’ostensione della Sacra Sindone presente nella Corte Medievale. “Due immagini che riassumono in modo mirabile un secolare dialogo di storia, fede e devozione e che costituiscono un invito alla preghiera e un forte richiamo alla basilica vaticana, luogo di accoglienza per tutte le genti della terra desiderose di giungere presso la tomba dell’Apostolo Pietro, primo Papa nella guida della Chiesa” (Card. Mauro Gambetti). “Due immagini che inevitabilmente riportano il nostro pensiero all’anno 33 dopo Cristo, alla salita al Calvario, alla Passione di Cristo fino alla morte di Croce e all’immenso atto d’amore compiuto per noi da Nostro Signore” (Dott. Maurizio Cibrario).

    Una sezione della mostra è infine dedicata alla figura e all’opera dell’artista Ugo da Carpi, al quale fa riferimento un bel saggio del catalogo a firma della Dott.ssa Laura Donati, e del quale si espone il settecentesco ritratto del Postetta dal Museo di Carpi. Del celebre intagliatore sono presentati alcuni chiaroscuri del Gabinetto Disegni e Stampe degli Uffizi, da cui proviene anche il disegno preparatorio di Parmigianino per la tavola di San Pietro, mutuato da una xilografia di Dürer del 1510, concessa in prestito dalla Galleria Sabauda dei Musei Reali Torino.
    La curatela della mostra è di Pietro Zander.

     

    Ph: La tavola di Ugo da Carpi per l’altare del Volto Santo nella Basilica Vaticana (© Fabbrica di San Pietro in Vaticano)

  • In occasione del centenario della nascita di Gabriella Crespi e del Salone del Mobile di Milano 2022, il MAUTO – Museo Nazionale dell’Automobile apre IL LUSSO NEL BAGAGLIAIO. Gabriella Crespi al volante tra arte e design, esposizione dedicata all’artista designer lombarda e realizzata in collaborazione con l’Archivio Crespi.

    Dall’inizio degli anni Cinquanta al 1987 Gabriella Crespi (1922-2017) ha disegnato oltre duemila oggetti darredamento tra arte, alto artigianato e stile contemporaneo. È stata la designer del jet-set internazionale, dell’aristocrazia romana e milanese, delle teste coronate, dei divi. Presentate negli showroom di Palazzo Cenci e via Montenapoleone, riproposte nelle vetrine di Dior, Tiffany e Saks, le sue opere – prodotte in piccole serie ed esemplari unici – hanno segnato un’epoca e ancor più la segnano oggi in una dimensione storica. I suoi tavoli metamorfici, le sedute, le lampade, gli oggetti decorativi naturalistici e astratti raggiungono ancora oggi quotazioni d’asta elevatissime, in Italia e ancor più all’estero.

    La mostra dedicata a Gabriella Crespi allarga il percorso museale di valorizzazione dello stile italiano, attraverso il racconto di una straordinaria designer che ha saputo conquistare brand prestigiosi e clienti in tutto il mondo. Ci ha inoltre permesso di realizzare un ponte ideale con la Milano Design Week e di rafforzare il dialogo con Milano avviato nei mesi scorsi dalla collaborazione con la boutique Larusmiani e l’esposizione nelle vetrine di Via MonteNapoleone della Fiat Turbina, anch’essa simbolo del design made in Italy e della maestria artigiana” (Mariella Mengozzi, Direttore MAUTO)

    A cent’anni dalla nascita di Gabriella Crespi, l’Archivio Crespi ha donato al MAUTO la station wagon Ford Taunus che la designer guidava negli anni ’70 e ‘80. Sempre carica di progetti, modelli, campioni e prototipi da presentare ai suoi amati artigiani. La vettura sarà al centro dell’esposizione IL LUSSO NEL BAGAGLIAIO – visitabile al MAUTO da venerdì 27 maggio a domenica 25 settembre – circondata da una selezione di opere rappresentativa del lavoro della Crespi: per citarne solo alcune, il Tavolo 2000 che rappresenta – con il Cubo Magico – il primo ‘tavolo-macchina’ della serie dei Plurimi, disegnati da Gabriella Crespi tra il 1970 e il 1982; la lampada Fungo realizzata nel 1972 e uno degli Obelischi Luminosi presentati nel 1970 in più versioni e in differenti altezze; la scultura bronzea Cervo eseguita in pochi esemplari secondo l’antico procedimento della cera persa. Una ricca galleria fotografica contestualizza la storia, presentando il personaggio, il suo mondo affascinante e ulteriori opere.

    “Celebrare il centenario di mia madre in un Museo nel quale si percepisce tutta la magia di uno spazio senza tempo ha per me un significato molto speciale. Ho subito accolto con entusiasmo l’idea originale di presentare alcuni suoi lavori accanto alla sua automobile che rimarrà esposta per sempre nel Museo e ringrazio tutti coloro che hanno reso possibile questa bellissima iniziativa e che stanno lavorandoci con grande passione e professionalità.” (Elisabetta Crespi)

    La mostra sarà aperta al pubblico il 27 maggio, avrà una settimana d’onore durante il Salone del Mobile di Milano e rimarrà aperta fino al 25 settembre 2022. Il progetto è stato ideato da Giosuè Boetto Cohen, giornalista e curatore di mostre internazionali, con il supporto di Elisabetta Crespi, figlia e collaboratrice dell’artista.

  • Palazzo Albergati di Bologna ospita –dall’8 aprile al 4 settembre 2022- per la prima volta in Italia, la straordinaria Collezione Julián Castillacon la mostra PHOTOS!

    Alfred Stieglizt, Man Ray, Henri Cartier-Bresson, Vivian Meier, Robert Capa, André Kertèsz, Alberto Korda e Robert Doisneau, nonché fotografi spagnoli come Carlos Saura, Ramón Masats, Oriol Maspons, Isabel Muñoz, Cristina García Rodero o Chema Madoze molti altri sono i protagonisti indiscussi, con i loro memorabili scatti entrati ormai nell’immaginario collettivo come fermo-immagine del secolo scorso, di un viaggio imperdibile nella storia della fotografia.

    Un accostamento di oltre 70 opere, di grandi maestri spagnoli e internazionali, che rendono l’esposizione bolognese unica al mondo.
    Considerata una delle collezioni private più importanti d’Europa, appartenente a Julián Castilla, noto collezionista d’arte spagnolo, copre più di un secolo di arte fotografica, dalla nascita della fotografia moderna all’inizio del XX secolo a quella attuale del XXI secolo. Una narrazione che passando per la creazione dell’Agenzia Magnum e lo sviluppo del fotoreportage, dall’evoluzione della fotografia di moda, al racconto del presente, si confronta oggi con le sfide contemporanee nell’era digitale.
    La maggior parte delle opere della sua collezione storica sono in bianco e nero. L’ultima fotografia, datata febbraio 2005, è degli artisti Christoe Jeanne-Claude, che ritraggono la loro monumentale installazione di 37 chilometri a Central Park, composta da un totale di 7.503 “porte” (pannelli di tessuto arancione).

    La mostra PHOTOS!, con il patrocinio della Regione Emilia Romagna e del Comune di Bologna, in collaborazione con Museo d’Arte Contemporanea di Villanueva de los Infantes, vede come sponsor Poemaed è curata da Cristina Carrillo de Albornoz. La mostra è prodotta e organizzata da Arthemisia.

    LA MOSTRA

    La mostra, suddivisa in nove sezioni tematiche, spazia dalle avanguardie degli anni ’20 a Parigi con immagini visionarie di Man RayeAndré Kerteszalla creazione dell’Agenzia Magnum con opere dei suoi fondatori Robert Capae Henri Cartier- Bressontra gli altri; dagli scatti di Robert Doisneaue Vivian Meier, allo sguardo fotografico di alcuni maestri spagnoli come Joan Colom, Xavier Miserachese Oriol Maspons.

    L’altra grande immagine da segnalare è Heroic Guerrilla Fighter(1960), realizzata dal fotografo cubano Alberto Korda, è il ritratto più famoso di Che Guevara, che è diventata uno dei simboli del XX secolo.
    Una importante sezione è quella dedicata alla nascita della fotografia di moda. In mostra abbiamo il primo servizio realizzato nel 1939The Mainbocher Corsetdi Horst P. Horste tra le altre una famosa immagine intitolata Nina & Simone di William Klein.
    Se la fotografia dedicata alla moda offre immagini capaci di raccontare i costumi della società del tempo, gli scatti che caratterizzano un’altra sezione sono emblematici e commoventi nella narrazione della Spagna nella prima metà del XX secolo, attraverso le diverse visioni di maestri nazionali e internazionali.
    L’immagine più conosciuta a livello mondiale è Death of a Militiaman scattata nel 1936 da Robert Capa. È considerata un’icona del XX secolo, che simboleggia l’atrocità della guerra. Un altro grande maestro internazionale che visitò regolarmente la Spagna fu Henri Cartier Bresson, suo è lo scatto Siviglia, che testimonia una delle fasi più drammatiche vissute dalla città durante la guerra di Spagna.
    In mostra anche i lavori dello spagnolo Carlos Saura, che prima di diventare un famoso regista cinematografico, negli anni ’60 documentò con la sua Leica la realtà sociale del paese. Insieme a Saura sono presenti lavori di Gerardo Vielba, Ramon Masats, Cesar Lucas e Oriol Maspons. Figure spagnole essenziali nella storia della fotografia e nel rinnovamento stesso della fotografia spagnola come disciplina artistica autonoma.
    Il penultimo capitolo dell’esposizione propone un viaggio attraverso il lavoro dei più importanti fotografi spagnoli degli ultimi decenni, dove il fenomeno della Movida madrilena diventa l’ispirazione per un nuovo modo di vivere, animato dalla libertà e dal desiderio di trovare una nuova identità senza tabù. La fotografa che ha catturato questi elementi al meglio è stata Barbara Allende, meglio conosciuta come Ouka Leelee accanto ad essa spicca il lavoro di Alberto García Alix, i cui ritratti di straordinaria forza espressiva, che mostrano la sua devozione al rock, lo hanno portato a diventare il ritrattista più apprezzato della sua generazione.
    Questa sezione si completa con una selezione di fotografie d’avanguardia dell’inizio del XXI secolo, tra le quali gli scatti di Chema Madoz, padre del concettualismo fotografico.

     

    Orario apertura

    Tutti i giorni dalle 10.00 alle 20.00(la biglietteria chiude un’ora prima)

    Aperture straordinarie:
    Domenica 17 aprile dalle ore10.00 alle ore20.00
    Lunedì 18 aprile dalle ore 10.00 alle ore 20.00
    Lunedì 25 aprile dalle ore 10.00 alle ore 20.00
    Domenica 1 maggio dalle ore 10.00 alle ore20.00
    Giovedì 2 giugno dalle ore 10.00 alle ore 20.00(la biglietteria chiude un’ora prima)

    Biglietti mostre fotografiche
    Intero € 15,00
    Ridotto € 13,00 – 65 anni compiuti (con documento); ragazzi da11 a 18 anni non compiuti; studenti fino a 26anni non compiuti (con documento); militari di leva e appartenenti alle forze dell’ordine; diversamente abili; giornalisti con regolare tessera dell’Ordine Nazionale (professionisti praticanti, pubblicisti), possessori card Arthemisia

  • Dall’8 aprile al 25 settembre al MAUTO di Torino

    Un vero e proprio viaggio nello spazio e nel tempo alla scoperta delle tappe che hanno segnato un punto di svolta nella straordinaria storia della “automotività” fino all’invenzione dell’automobile.

    Dalla ruota dei Sumeri del 2500 a.C. alla prima automobile della storia, la Benz PatentMotorwagen del 1886: queste la prima e l’ultima tappa, tra secoli e continenti, del viaggio tra i tredici modelli in mostra, veicoli funzionanti e installazioni multimediali, che rivivranno in “MOTUS. Preistoria dell’Automobile” al MAUTO – Museo Nazionale dell’Automobile di Torino, dall’8 aprile al 25 settembre.

    La mostra nasce da un’idea del Museo Galileo di Firenze e del Museo del Sidecar di Cingoli (Macerata) ed è curata da Giovanni Di Pasquale, storico della scienza e della tecnologia antiche e vicedirettore scientifico del Museo Galileo, e da Costantino Frontalini, direttore del Museo del Sidecar. È coprodotta dal Museo Galileo e Civita Mostre e Musei in collaborazione con il MAUTO. Le ricostruzioni sono realizzate dal Museo del Sidecar, mentre si deve al Laboratorio Multimediale del Museo Galileo la produzione delle animazioni 3D e allo studio creativo camerAnebbiadi Milanoquella degli exhibit interattivi.

    L’accurata ricerca documentale e la precisa ricostruzione degli artefatti sono princìpi su cui il MAUTO fonda la propria filosofia di approccio alla conservazione al restauro, e sono stati motivo essenziale per l’adesione del nostro museo al progetto Motus, frutto di una inedita collaborazione tra il Museo Galileo, il Museo del Sidecar, il MAUTO e Civita. L’intero sistema industriale legato all’automobile sta cambiando molto rapidamente sotto le spinte della

    tutela ambientale e della ricerca di nuove fonti energetiche; in questo contesto, la conoscenza della storia può essere strumento e fonte di ispirazione per le nuove generazioni che devono progettare la loro vita futura, dichiara Mariella Mengozzi direttore del MAUTO Museo dell’Automobile di Torino.

    Da appassionato ricercatore e da italiano sono felice che Torino, e in particolare il Museo dell’Automobile, mostri una storia poco nota che precede l’invenzione dell’automobile, afferma Costantino Frontalini, direttore del Museo del Sidecar e co-curatore della mostra

    La mostra “Motus. Preistoria dell’automobile”, nasce da un grande progetto scientifico e dalla sinergia tra i partner coinvolti: Museo Galileo – Istituto e Museo di Storia della Scienza di Firenze, Museo del Sidecar di Cingoli (Macerata), Museo Nazionale dell’Automobile di Torino e Civita Mostre e Musei. Oltre ad essere una preziosa opportunità per approfondire la storia avvincente di un’evoluzione inarrestabile, quella dell’automobile, la mostra rappresenta per noi, proprio grazie a questo circolo virtuoso di collaborazioni, la possibilità di produrre mostre scientifiche di elevato livello che ci permettono di diversificare la tipologia di offerta culturale, coinvolgendo pubblici eterogenei, nonché di raggiungere importanti traguardi nella diffusione nazionale ed estera, dichiara Giorgio Sotira, CEO di Civita Mostre e Musei.

    I tredici oggetti esposti, di cui undici realizzati dal Museo del Sidecar e due esemplari originali provenienti uno dalle collezioni del museo marchigiano e l’altro da una collezione privata, sono tutti funzionanti, realizzati con cura nei minimi dettagli, con il metodo utilizzato dell’archeologia sperimentale, che si avvale delle tecniche e dei materiali disponibili nel periodo storico in cui i veicoli furono progettati.

    La mostra propone i principali progetti che hanno rappresentato una novità nella ricerca del movimento autonomo da parte dell’uomo. I prototipi esposti sono tutti accomunati dal fatto di non aver bisogno di forze esterne per muoversi, come, ad esempio, il traino di animali.

    Gli oggetti esposti mettono in evidenza anche l’aspetto sorprendente della tecnologia meccanica. I dispositivi che determinano il funzionamento dei veicoli riscostruiti, nascosti alla vista o incomprensibili ai più, ci ricordano le parole di Tommaso Campanella: ‘Finché non si intende l’arte, sempre dicesi magia, dopo è scienza, spiega Giovanni Di Pasquale, vicedirettore scientifico del Museo Galileo e co-curatore della mostra.

    È da tempo che gli studi condotti dal Museo Galileo sulla storia della scienza hanno svelato con la comunità scientifica e per il vasto pubblico l’importante ruolo giocato dalla tecnica nel mondo antico. La sfida della automobilità che oggi qui presentiamo nelle sue tappe più significative ne è una felice testimonianza. Siamo fiduciosi che il pubblico dei visitatori possa non solo meravigliarsi della sapienza espressa in questi oggetti ma anche tornare attraverso di essi alle domande originarie che hanno mosso i loro artefici, dichiara Roberto Ferrari direttore del Museo Galileo.

    Gli oggetti in mostra si dividono in tre gruppi: i veicoli automobili propriamente detti, con un meccanismo all’interno che ne consente il movimento; i mezzi che potrebbero considerarsi automobili agli occhi di chi guarda: non si muovono grazie a forze esterne, ma hanno bisogno dell’assistenza costante dell’uomo; infine, vi sono i veicoli ibridi, ovvero quelli che possono spostarsi sia con l’energia motrice fornita dall’uomo che grazie a un meccanismo proprio della macchina.

    La mostra è corredata da un catalogo illustrato, pubblicato in edizione italiana e inglese da Silvana Editoriale.

     

    LE OPERE IN MOSTRA

    Nella gran parte dei casi le ricostruzioni riproducono macchine e dispositivi giunti fino a noi solo attraverso le fonti letterarie; la loro realizzazione è stata possibile quindi grazie a una minuziosa indagine sulle fonti storiche e iconografiche. Come noto, la ricerca della “automotività” si realizza con la vettura progettata e costruita da Karl Benz nel 1886: egli è al tempo stesso precursore e pioniere, e segna il confine tra la preistoria e la storia dell’automobile. Il viaggio in mostra inizia con la “Ruota di Ur” nel III millennio a.C., in Mesopotamia: colla animale e corde tengono insieme tre parti ritagliate nel legno, con perno in bronzo e rivestitura in pelle. Prosegue fino a Rodi nel 304 a.C., dove troviamo la “Torre mobile da assedio” con cui il re macedone Demetrio Poliorcete avanzò fin sotto le mura della città. Alta 46 metri, a nove piani, la torre mobile era rivestita di metallo per impedire che venisse incendiata e nascondeva all’interno il motore che la faceva muovere autonomamente, in avanti e lateralmente: se ne conserva memoria nel gioco degli scacchi, dove la torre può compiere solo questi movimenti. Il percorso continua nel 50 d.C., ad Alessandria d’Egitto, con il “Teatrino mobile” di Erone: un complesso meccanismo ne governava la partenza e il riposizionamento, proprio come un’entrata e un’uscita di scena, che rappresentava un rito dionisiaco. Il balzo temporale porta poi il visitatore nel 1420 a Padova, con il veicolo progettato dall’ingegnere Giovanni Fontana, la cosiddetta “Cattedra deambulatoria”, composta da un abitacolo in legno nel quale il guidatore, comodamente seduto, può manovrare lo sterzo e modificare la traiettoria del veicolo. Il periodo rinascimentale, come noto, è ricco di invenzioni: tra queste merita un posto di rilievo il “Carro automotore” di Leonardo da Vinci, raffigurato in una serie di disegni realizzati tra il 1478 e il 1485. Il modello esposto, mosso dall’energia prodotta da una molla a balestra, propone la presenza di una ruota posteriore sterzante con leva di comando, probabilmente destinata a un guidatore. Ci si sposta quindi in Germania, a Norimberga, dove nel 1655 l’orologiaio Stephan Farfler, paralizzato alle gambe sin da bambino, progetta il “Triciclo meccanico” per muoversi in autonomia: si tratta di un carretto a tre ruote mosso da una manovella azionata dal guidatore che può essere considerato il primo esempio di carrozzina per persone con disabilità. Nel XVII secolo si diffonde una nuova forma di energia, utilizzata dal gesuita belga Ferdinand Verbiest, missionario a Pechino, per il suo“Carretto a vapore”: nel 1678 creò per il divertimento del giovane imperatore Kanxiun veicolo se moventeazionato dal vapore che fuoriusciva da una caldaia. Sempre dall’Oriente arriva la “Barca terrestre”, precisamente da Hikone, in Giappone: HiraishiKuheiji Tokimitsu, magistrato della città e appassionato di astronomia e matematica, costruì nel 1732 un veicolo denominato “rikusensha”, la cui caratteristica principale era il sistema di propulsione tramite pedali spinti alternativamente con i piedi. Per questo motivo, i Giapponesi oggi rivendicano il primato nell’invenzione della bicicletta, che tradizionalmente si fa risalire al 1817 in Germania, a Mannheim, con la comparsa della “Draisina”, il cui modello è esposto in mostra. Il barone Karl von Drais progettò il mezzo che presenta molte delle caratteristiche delle attuali biciclette: il manubrio impugnato con entrambe le mani, il cavalletto, il freno, il sellino. Nel percorso finale dell’esposizione il visitatore troverà il “Velocimano”, pezzo originale della collezione del Museo del Sidecar: un nuovo mezzo per il trasporto personale che comparve in Italia nel 1819,chiamato così perché era il movimento alternato delle braccia a spingere il veicolo. Si tratta di un triciclo inventato da Gaetano Brianza che, nella versione standard, aveva le sembianze di un cavallo alato. “Motus” vola poi negli Stati Uniti, a Boston, con il motociclo costruito da Sylvester Roper nel1869: la prima motocicletta della storia. Ha il telaio in ferro e due manopole sul manubrio che comandano accelerazione e frenata; la sella è in realtà il serbatoio dell’acqua con cui ricaricare la caldaia. Da una collezione privata viene la locomotiva stradale costruita nel 1879 dalla prestigiosa fabbrica di carrozze Trinci di Pistoia. Questo esemplare venne acquistato dalla famiglia Milani nel 1914 per la tenuta di Montespertoli (Firenze); fu usato anche per i giochi dei bambini: uno di essi era Lorenzo, che più tardi divenne parroco a Barbiana, dove fu maestro di cultura e di vita. Infine, si arriva al 1886, anno di svolta nella storia della mobilità terrestre, perché chiude l’epoca dei precursori e inizia quella dei pionieri dell’automobile: Karl Benz inventa, brevetta, costruisce e pubblicizza la sua vetturetta a tre ruote denominata Benz Patent Motorwagen, la prima automobile moderna. È una carrozza spinta dal nuovo e rivoluzionario motore a combustione interna, denominato anche “a scoppio”. Grande pubblicità suscitò, il 5 agosto 1888, il viaggio di Bertha, moglie di Benz, con due figli fino a Pforzheim, 180 km tra andata e ritorno, a una velocità di circa 10 km all’ora.

    https://mostre.museogalileo.it/motus

    https://www.civita.it/

  • Dal 19 febbraio 2022 al 31 dicembre 2024 apre al pubblico la Galleria Archeologica, un’inedita sezione dedicata alle civiltà del Mediterraneo antico, dove sono custoditi reperti di rara bellezza e di inestimabile valore storico.

    Il percorso di visita è compreso nel biglietto ordinario dei Musei Reali.

    I Musei Reali offrono al pubblico un itinerario di visita ancora più ricco e coinvolgente grazie all’inaugurazione della Galleria Archeologicauna nuova sezione dedicata al nucleo più antico delle collezioni d’arte e archeologia, situata al piano terreno della Manica Nuova di Palazzo Reale. Più di mille opere, alcune delle quali mai esposte prima: reperti provenienti dalla Mesopotamia, statue greche e romane, vasellame greco, elementi funerari etruschi e fenici. Materiali che compongono uno straordinario scrigno di testimonianze pervenute al Museo di Antichità in più di quattrocento anni di storia, grazie al collezionismo di Casa Savoia e alle scoperte di studiosi, esploratori e imprenditori. Una grande occasione per riportare l’Archeologia al centro dei Musei Reali, svelando un capitolo fondamentale della storia dei Savoia a Torino. 

    Questa iniziativa, in linea con il Piano Strategico dei Musei Reali, punta a riordinare i percorsi di visita, migliorando i collegamenti fra le diverse unità museali, soprattutto all’interno del Museo di Antichità, attualmente suddiviso in tre sezioni (Archeologia a Torino, Padiglione Territorio, Sezione Collezioni). L’obiettivo è quello di sviluppare un itinerario coeso all’interno della Manica Nuova di Palazzo Reale, dove l’Atrio monumentale si trasforma in uno snodo essenziale capace di mettere in rapporto dialettico due grandi nuclei del collezionismo sabaudo: le antichità e le raccolte di pittura.

     

    Il percorso espositivo

    Il percorso di visita è suddiviso in cinque sezioni e si articola lungo dieci sale, con uno scenografico allestimento progettato dallo studio GTRF – Tortelli Frassoni Architetti Associati, che ha firmato alcune delle più iconiche esposizioni museali degli ultimi anni in Italia. Il patrimonio del Museo di Antichità è stato messo in scena come un affascinante viaggio nel tempo e nello spazio, che ripercorre la nascita delle prime collezioni per poi avventurarsi lungo la Galleria delle Sculture, sulla quale si affacciano le sale riservate alle diverse civiltà, da esplorare liberamente.

    La prima sezione sulla storia del collezionismo antiquario è dedicata al nucleo primigenio delle collezioni sabaude, frutto di abili acquisizioni sul mercato di Roma e Venezia per volontà del duca Emanuele Filiberto dalla fine del Cinquecento, poi fortemente incrementante dal figlio Carlo Emanuele I.

    Il corridoio centrale ha il compito di evocare una galleria di palazzo, dove lungo le pareti si allineano statue greche e romane, rilievi scolpiti e busti marmorei, che presentano al visitatore i caratteri salienti della rappresentazione antica: le teste-ritratto, vere immagini di propaganda dell’Antichità; le riproduzioni romane di opere celebri; le scene di banchetto sui sarcofagi, per poi culminare nella suggestiva Rotonda degli Imperatori, dove i busti dei principali personaggi della storia romana circondano il visitatore. Ai reperti assiri, giunti al Museo nel 1847, è dedicata l’area Vicino Oriente Antico, a cui si unisce una raccolta – la più ricca in Italia – di testi cuneiformi e sigilli a cilindroAll’interno della quinta sezione sulle antichità dall’isola di Cipro, è presente la maggiore collezione del Museo: conta oltre 1.000 pezzi in grado di testimoniare l’evoluzione di quello straordinario crocevia culturale lungo un arco cronologico che spazia dall’antica Età del bronzo (III millennio a.C.) alla tarda antichità (IV-V secolo d.C.). Seguono le sale della civiltà romana, con il calco ottocentesco, per la prima volta esposto, del calendario romano dei Fasti Praenestini, dell’Egitto in età ellenistica, dove risplende la bellissima testa della celebre regina Cleopatra VII, del mondo fenicio e punico. Le ceramiche elleniche e italiote (circa 400 pezzi) acquistate tra il 1827 e il 1828 da Carlo Felice sono protagoniste della sezione Civiltà Greca ed Etrusca. A queste si aggiunge una seconda collezione di reperti etruschi che comprende vasellame in ceramica, bucchero, bronzi, urne cinerarie, sarcofagi e vasellame di produzione meridionale.

    Tra gli oggetti iconici selezionati dai curatori sono presentati il ritratto scultoreo di Cesare, ritenuto dagli esperti uno dei più rassomiglianti al condottiero; il rilievo assiro del re Sargon II, una delle più raffinate rappresentazioni del sovrano neo assiro risalente al 717-707 a.C.; il grande sarcofago etrusco datato al 280-270 a.C. della Matausna, donna appartenente alla famiglia omonima di cui si possono ricostruire parentele e nomi; il mosaico del cantore Orfeo che ammansisce le belve, ritrovato a Cagliari e giunto al Museo di Antichità già nel Settecento; il misterioso busto di Iside “cabalistica”, scolpito nella seconda metà del XVI secolo; un’eccezionale iscrizione in bronzo trilingue (punico, greco, latino) proveniente dalla Sardegna romana.

    Il percorso è scientificamente aggiornato secondo gli ultimi risultati degli studi internazionali ed è stato concepito fin dall’inizio secondo il principio del design for all. I contenuti, infatti, sono resi accessibili a tutti i pubblici grazie all’inserimento di speciali didascalie commentate, contenuti tattili e audiodescrizioni, richiamabili da smartphone attraverso QRcode integrati sulle pareti.

    Per i più giovani, lungo le sale si snoda la Galleria Junior, che stimola la curiosità dei bambini attraverso giochi e indovinelli per far conoscere meglio il passato, mettendolo a confronto con il presente.

    I visitatori troveranno inoltre degli approfondimenti extra attraverso le videointerviste di Galleria Liveprotagonisti del mondo della cultura, dello sport, dell’imprenditoria e dell’arte che hanno risposto alla domanda “Quale significato hanno per te questi oggetti esposti? In che modo riflettono le tue passioni?”. Tra i volti illustri: Corrado Lopresto, uno dei maggiori collezionisti al mondo di automobili e prototipi d’epoca; lo scultore e artista Fabio Viale; il lottatore olimpico Daigoro Timoncini; studiosi di Archeologia, Storia e Antropologia, con i quali sono stati commentati temi e reperti dell’esposizione, aprendo a prospettive inusuali.

  • IL CONSIGLIO DEI MINISTRI HA DATO NUOVE DISPOSIZIONI IN VISTA DELLE FESTIVITÀ PER CONTRASTARE IL DILAGARE DEL CORONAVIRUS. TORNA L’OBBLIGO DI MASCHERINA ALL’APERTO ANCHE IN ZONA BIANCA, E L’OBBLIGO DELLA FFP2 PER I LUOGHI AL CHIUSO. DAL 30 DICEMBRE PER ACCEDERE AI MUSEI SARÀ OBBLIGATORIO ESSERE VACCINATI CON DOPPIA DOSE

    Super green pass e obbligo di mascherina all’aperto: sono questi i must che emergono con forza dal nuovo decreto “Festività” appena approvato dal Consiglio dei Ministri. Nuove misure quindi, e più restrittive, in vista del Natale e soprattutto alla luce del dilagare della variante Omicron che preoccupa sempre di più medici e scienziati anche in Italia. Le misure adottate riguardano naturalmente anche il mondo della cultura, con novità concernenti la partecipazione a eventi e l’accesso agli spazi al chiuso. Ecco i punti del nuovo decreto nel dettaglio.null

    NUOVO DECRETO COVID: SUPER GREEN PASS PER ACCEDERE AI MUSEI

    Già da un paio di settimane, per accedere a cinema e teatri, è necessario essere muniti di Super Green Pass, ovvero di certificazione verde scaturente dalla doppia vaccinazione. Per i musei, invece, era sufficiente essere muniti di tampone, ma dal 30 dicembre le cose cambieranno anche qui: se volete visitare un museo, dovrete essere muniti di Super Green Pass (stessa prassi sarà valida anche per piscine, palestre e sport di squadra, centri benessere e centri termali, centri culturali, sociali e ricreativi, sale gioco e sale bingo). In questi luoghi inoltre sarà obbligatorio indossare mascherine del tipo FFP2 (compresi mezzi di trasporto), e sarà vietato consumare cibi e bevande.

    LE MISURE DEL NUOVO DECRETO “FESTIVITÀ”

    Il nuovo decreto prevede nuove misure anche per bar e ristoranti: fino al 31 marzo per accedere alla ristorazione al chiuso e persino al banco sarà obbligatorio essere muniti di Super Green Pass; inoltre saranno vietati eventi e feste che implicano assembramenti all’aperto. Viene inoltre ridotta la durata di validità del Green Pass: a partire dal primo febbraio, avrà una validità di sei mesi.


     

  • È nata MRT Virtual, la nuova app con realtà aumentata dei Musei Reali per offrire al pubblico esperienze sempre più immersive e coinvolgenti

    Creata in collaborazione con la Consulta per la Valorizzazione dei Beni Artistici e Culturali di Torino, è scaricabile gratuitamente e verrà ampliata con nuovi contenuti e funzioni 

    Torino, xx dicembre 2021. Un inedito strumento digitale per offrire al pubblico nuovi contenuti ed esperienze all’interno del percorso espositivo dei Musei Reali; si chiama MRT Virtual ed è la nuova app nata in collaborazione con la Consulta per la Valorizzazione dei Beni Artistici e Culturali di Torino a seguito del restauro dell’altare della Cappella della Sindone. Basata sulla tecnologia della realtà aumentata, questa nuova applicazione è stata progettata come un raccoglitore di contenuti multimediali, oggi focalizzati sulla conoscenza dettagliata dell’Altare, la Cappella e il Boschetto dei Giardini Reali ma presto implementata e arricchita da nuovi argomenti e funzioni come ad esempio la gamification.

    L’applicazione, sviluppata da Ribes Solutions e VisivaLab, è scaricabile gratuitamente da Google Play Store (android), App Store (iOS) o attraverso un QR code posizionato in prossimità dell’ingresso della zona sacra dei Musei, e troverà la sua massima espressione attraverso l’attivazione della telecamera del proprio dispositivo che, puntata verso le aree di interesse, offrirà all’utente contenuti testuali, video, foto e animazioni in realtà aumentata estremamente suggestivi e coinvolgenti.

    Questo progetto si inserisce all’interno del piano di innovazione e trasformazione digitale, GoDigital!, avviato gli scorsi mesi dai Musei Reali che porterà nei prossimi anni a cambiamenti molto importanti per il pubblico e per lo staff dei Musei stessi. Altre soluzioni tecnologiche sono, infatti, in fase di sviluppo e verranno presentate nei primi mesi del 2022, tra queste: un nuovo sito web, rivisto non soltanto nella rinnovata veste grafica ma anche nei contenuti e nei servizi offerti, innovative segnaletiche digitali per orientare il visitatore nel percorso dei Musei; totem per il rilevamento del gradimento e della soddisfazione e l’implementazione di un un free WI-FI nei Giardini Reali.

    “Tutto ciò è soltanto la punta dell’iceberg di un cambiamento più profondo e duraturo per portare l’utente al centro dell’azione dei musei, mediante un nuovo modello di interazione, in ottica omni-canale. dichiara Enrica Pagella, Direttrice dei Musei Reali -. La trasformazione digitale e i nuovi bisogni dettati dall’emergenza sanitaria impongono ai musei lo sviluppo di nuove modalità d’ascolto, costruendo una relazione empatica con il pubblico che offra a tutti opportunità di fiducia, di benessere e di ripresa, anche attraverso lo sviluppo di idee e di progetti ad alto contenuto inclusivo e partecipativo

    “Da 34 anni il percorso di Consulta è orientato all’innovazione culturale e tecnologica. L’applicazione, scaricabile gratuitamente, che oggi presentiamo segue altre significative tappe degli ultimi mesi: l’App per la visita di Palazzo Madama e la realizzazione della Sala della Vita del Museo Egizio ad alto contenuto tecnologico, presentate nel giugno scorso e l’iniziativa europea S-T-Arts dedicata al Complesso di Stupinigi, appena conclusa. È in fase di progettazione l’App dedicata al MAO-Museo d’Arte Orientale. Le aziende Socie della Consulta credono nel brand ‘Torino’ e promuovono progetti di valorizzazione per contribuire a costruire la Torino del futuro, nel profondo rispetto dell’eredità storico-artistica che il passato ci ha consegnato.” Commenta Giorgio Marsiaj, Presidente Consulta per la Valorizzazione Beni Artistici e Culturali di Torino.

    I Soci della Consulta: 2A, Armando Testa, Banca del Piemonte, Banca Fideuram, Banca Intermobiliare,
    Banca Passadore & C., Buffetti, Building, Buzzi Unicem, C.L.N., Chiusano & C., Costruzioni Generali Gilardi, Deloitte & Touche, Deltatre, Ersel, Fenera Holding, Ferrero, Fondazione Compagnia di San Paolo,
    Fondazione Crt, Garosci, GMT Holding & Co., Gruppo Ferrero-Sied Energia, Intesa Sanpaolo, Italgas, Lavazza, Martini & Rossi, Mattioli, M. Marsiaj & C., Pirelli, Reale Mutua Assicurazioni, Reply, Skf, Stellantis,
    Unione Industriali Torino, Vittoria Assicurazioni.

  • L’edizione 2021 di Art Site Fest dedicata al tema della “Prossimità” declinato nei diversi linguaggi della contemporaneità, prosegue il dialogo con i musei d’impresa avviato nel 2018.

    Con l’attenzione rispettosa del luogo, caratteristica del festival, particolare impegno è stato posto a proporre contenuti che al meglio esprimessero la vocazione aziendale.

    Scoperta nel 2014 durante i lavori di realizzazione del nuovo centro direzionale del Gruppo Lavazza, l’Area Archeologica del Museo Lavazza attesta l’esistenza della basilica paleocristiana di San Secondo datata tra IV e V secolo d.C. e circondata da un consistente gruppo di sepolture tardoantiche.

    Dopo il primo intervento espositivo dello scultore altoatesino Aron Demetz, realizzato nell’ambito dell’edizione 2019 di Art Site Fest, lo straordinario contesto – esempio di valorizzazione e di integrazione del passato con il presente – accoglie oggi due interventi site specific: un’installazione di Carlo D’Oria e un percorso sonoro di Project-To.

    Lo scultore torinese, formatosi all’Accademia Albertina di Belle Arti, esplora in tutta la sua produzione il tema della fragile e precaria condizione umana che affronta nella polarità tra individualità e moltitudine. Nelle sue opere, forme e linee essenziali, figurazioni plastiche minimali, geometrie e ingranaggi, colori e materiali concorrono a dare vita a un universo popolato di tracce della presenza umana.

    L’universo di D’Oria è popolato di figure stilizzate ed essenziali, di corpi condotti alla loro estrema e rarefatta geometria. Il disegno, anch’esso asciugato fino a diventare una linea, fa da contrappunto alla pesantezza della materia.

    Le grandi sagome realizzate dall’artista giocano tra pieno e vuoto, tra positivo e negativo, applicando la lezione della lunga tradizione della scultura, senza dimenticare la modernità e soprattutto Giacometti. Dalla modernità D’Oria trae l’uso della moltiplicazione che diventa quasi seriale. Le sue forme, infatti, proliferano fino a diventare intricate strutture, fitte arborescenze.

    In questo modo la scultura può assumere una valenza installativa.

    La ricca produzione di D’Oria comprende importanti commissioni pubbliche per opere nel ruolo classico di monumenti, ma comprende anche installazioni, proposte in dimore e siti storici.

    “Per Art Site Fest 2021 – spiega il direttore artistico del festival Domenico Maria Papa – abbiamo chiesto a D’Oria di realizzare tre interventi site-specific, con opere inedite e che seguono una sua ricerca artistica da poco avviata. Si tratta di figure ridotte all’estrema astrazione, come nella poetica dell’artista, ma dalle linee meno morbide e con un vago accenno all’opera icona di Rodin, Il pensatore. La proposta di D’Oria è distribuita contemporaneamente su tre sedi – Palazzina di Caccia di Stupinigi, Palazzo Madama e Area Archeologica del Museo Lavazza – creando un dialogo tra i luoghi e i visitatori, in un percorso di coinvolgente scoperta.”

    È un progetto unitario che si articola per parti, in modo da connettere i tre contesti storici in un’unica opera. Ciascuna delle installazioni comprende sculture in scatolare di metallo verniciato che riproducono figure umane stilizzate, nella dialettica singolarità e moltitudine, ciascuna collocata e commisurata alle dimensioni fisiche e percettive dei tre spazi scelti.

    Per l’Area Archeologica del Museo Lavazza la “prossimità” dei Titani di D’Oria che abitano questo luogo è connessa al progetto di sonorizzazione site-specific proposto da Project-To, intitolato Mormoranti.

    Nelle parole di Riccardo Mazza, ideatore di Project-To: “Si tratta di un’opera sull’aleatorietà e precarietà delle connessioni umane, collocata nello spazio (la distanza reale o quella ideata) e nel tempo (la morte), limiti che di fatto impediscono il contatto. E’ una creazione sonora che riflette sulla necessità umana e intima della prossimità.”

    Un insieme di voci e frasi distribuite nello spazio, animano la necropoli e si materializzano in vari punti dell’area, cercando il dialogo con lo spettatore. Le voci si alternano e si compongono, disgregandosi ma generando punti di attrazione. Le frasi sono elaborate e combinate in tempo reale da un algoritmo. Un computer le sceglie in modo casuale e le ricompone in modo sempre differente, all’infinito.

    Project-To nasce nel 2016 da un’idea di Riccardo Mazza (compositore e docente presso la Scuola di Alto Perfezionamento Musicale di Saluzzo, artista multimediale specializzato nella ricerca sonora sperimentale) e la fotografa e videomaker Laura Pol, autrice di numerosi lavori in ambito artistico, culturale e museale.

    E’ un progetto di musica elettronica e visual che si sviluppa nell’interazione di elementi elettronici sonori originali, con elementi visivi. Un progetto in continua evoluzione che trasforma lo spazio.

    Per visitare l’esposizione occorre essere in possesso del Green Pass.

    Per accedere è necessario prenotarsi al seguente link

    https://www.ticketlandia.com/m/event/visita-guidata-area-archeologica-lavazza

    Il costo del biglietto è di 5 €, comprensivo di ingresso e visita guidata.

    Per ulteriori informazioni:

    Art Site Fest

    www.artsitefest.it

    @artsitefest

    info.artsitefest@gmail.com

    Museo Lavazza

    https://www.lavazza.it/it/museo-lavazza.html

    @Lavazzamuseo

    Info.museo@lavazza.com

     

  • Arte internazionale dal 1990

    da 3 Novembre 2021 a 25 Settembre 2022

    a cura di Riccardo Passoni

     

    La GAM – Galleria Civica d’Arte Moderna e Contemporanea di Torino rinnova l’allestimento delle collezioni permanenti del Contemporaneo con un nuovo percorso che presenta 33 grandi artisti della scena artistica internazionale.

    Una collezione senza confini nasce dalla volontà di dare visibilità a una importante selezione di opere del patrimonio del museo focalizzando l’attenzione su 56 opere, molte delle quali non hanno avuto negli ultimi anni la possibilità di essere esposte al pubblico, se non per brevi periodi.  Nel corso del tempo il museo ha raccolto opere di grande importanza, e tutti i lavori oggi esposti fanno riferimento alla storia recente di acquisizioni: sono giunti in museo negli ultimi vent’anni attraverso diversi canali, dalle scelte effettuate ad Artissima o nell’ambito delle acquisizioni annuali, entrambe rese possibili grazie al contributo determinante della Fondazione per l’Arte Moderna e Contemporanea CRT, alle opere entrate a far parte della collezione in seguito a serie espositive, quali ad esempio il ciclo di mostre dal titolo Avvistamenti nei primi anni 2000, oltre a doni e acquisti mirati.

    Per Fondazione Arte CRT è una grande soddisfazione vedere esposte all’interno della mostra “Una collezione senza confini” ben 22 opere della propria storica collezione.Grazie al progetto curatoriale messo a punto dalla Galleria d’Arte Moderna di Torino i visitatori potranno ammirare lavori di assoluto prestigio realizzati da maestri dell’arte contemporanea come Marina Abramović, Anselm Kiefer, ma anche William Kentridge o Hermann Nitsch. Un patrimonio in continuo rinnovamento che, oltre a testimoniare l’evoluzione dell’arte contemporanea, conferma come le acquisizioni svolte nel corso del tempo attraverso Fondazione Arte CRT rappresentino un investimento sicuro, sia in termini culturali che di mercato. Rassegne come questa dimostrano quanto le collezioni permanenti siano fondamentali per garantire una programmazione museale di livello e confermano come la nostra collezione continui a distinguersi quale assoluto punto di riferimento per l’arte contemporanea internazionale, ha commentato la Presidente della Fondazione per l’Arte Moderna e Contemporanea CRTAnna Ferrino.

    L’esposizione offre anche lo spunto per dimostrare come il museo abbia perseguito negli anni un percorso di internazionalizzazione avviato con successo all’indomani della seconda guerra mondiale.

    Lo sguardo e l’interesse verso l’arte straniera prese inizio dal 1948 con l’acquisizione di Dans mon pays di Marc Chagall alla Biennale di Venezia, per poi proseguire coerentemente con gli indirizzi internazionali nei decenni successivi, come già dimostrato con la mostra Strangers. Tra informale e pop dalle collezioni GAM, realizzata nel 2012.

    Dopo 10 anni da quella prima testimonianza, la GAM oggi presenta Una collezione senza confini con una prospettiva completamente diversa: nella dimensione globale in cui siamo ormai giunti a percepire la nostra presenza, grazie alla circolazione delle notizie, delle opere e delle persone e per il moltiplicarsi delle occasioni di viaggi ed esposizioni a livello mondiale, è diventato difficile, se non impossibile, stabilire i confini entro i quali operare sul fronte dell’accrescimento internazionale della collezione.

    Se, fino a pochi decenni fa era normale aprirsi all’arte parigina soprattutto e poi americana, nel corso degli ultimi 25-30 anni sono entrate nella collezione della GAM opere di artisti certamente europei, ma si sono accolte anche opere provenienti da culture e linguaggi espressivi diversi: dalla Cina, Cuba, Africa ad esempio, ormai elevate a stima globale grazie ai principali eventi espositivi, come Documenta, Biennali e Triennali internazionali.

    Gli artisti selezionati per questo appuntamento appartengono a diverse generazioni: si va dai nomi dei protagonisti nati negli anni Trenta (Georg BaselitzChristian Boltanski) fino alla generazione nata negli anni Settanta (Kcho, Hannah Starkey, Laurent Grasso).

    Come sostiene il Direttore Riccardo Passoni, curatore dell’esposizione: Possiamo verificare che nella ‘antologia’ che abbiamo proposto in questa esposizione sono tanti gli stimoli che possiamo riconoscere come portanti di una certa ricerca, senza che vi corrispondano una geografia specifica o uno stile di riferimento. Vi sono rappresentazioni che evocano una narrazione, conclusa o in sospensione (Marina Abramović, Hannah Starkey); la tradizione e la cura (Chen Zhen); gli affioramenti del rimosso (William Kentridge, Tracey Moffatt); il dramma della storia e delle sue cicatrici, in una dimensione ideologica (Alfredo Jaar). E ancora: emergono la messa a fuoco di una dimensione favolistica o leggendaria (Mark Dion, Matt Collishaw), a contrasto con lo sguardo sull’inammissibile, la dura necessità del ricordo (Christian Boltanski); o il recupero di certi spazi mentali, di alienazione (Ilya e Emlia Kabakov) o di incursioni sul paranormale (Marcos Lutyens, Laurent Grasso).

    Questo allestimento, oltre a presentare alcune delle opere internazionali più significative giunte in museo, non può rinunciare a lasciare un punto interrogativo sul futuro dell’accrescimento del patrimonio della GAM, soprattutto in relazione agli spazi oggi divenuti esigui, con i quali il museo si sta misurando.

    Gli artisti esposti: Marina Abramović (Belgrado, Serbia, 1946); Georg Baselitz (Kamenz, Germania, 1938); Chen Zhen (Shangai, Cina, 1955 – Parigi, Francia, 2000); Christian Boltanski (Parigi, Francia, 1944-2021); Cecily Brown (Londra, Regno Unito, 1969); Pedro Cabrita Reis (Lisbona, Portogallo, 1956); Matt Collishaw (Nottingham, Regno Unito, 1966); Tony Cragg (Liverpool, Regno Unito, 1949); Mark Dion (New Bedford, Massachusetts, Usa, 1961); Liam Gillick (Aylesbury, Regno Unito, 1964); Antony Gormley (Londra, Regno Unito, 1950); Laurent Grasso (Mulhouse, Francia, 1972); Carsten Höller (Bruxelles, Belgio, 1961); Alfredo Jaar (Santiago del Cile, Cile, 1956); Ilya and Emlia Kabakov (Dnepropetrovsk, URSS, oggi Ucraina, 1933 e 1945); Kcho (Nueva Gerona, Cuba, 1970); William Kentridge (Johannesburg, Sudafrica,1955); Terence Koh (Pechino, Cina, 1967); Anselm Kiefer (Donaueschingen, Germania, 1945); Jim Lambie (Glasgow, Scozia, 1964); Marcos Lutyens (Londra, Regno Unito, 1964); Mona Marzouk (Alessandria d’Egitto, Egitto, 1968); Aleksandra Mir (Lubin, Polonia, 1967); Tracey Moffatt (Brisbane, Australia, 1960); Hermann Nitsch (Vienna, Austria, 1938); Albert Oehlen (Krefeld, Germania, 1954); Cornelia Parker (Cheshire, Regno Unito, 1956); Tobias Rehberger (Esslingen, Germania, 1960); Julião Sarmento (Lisbona, Portogallo, 1948-2021); Sean Scully (Dublino, Irlanda, 1945); Kiki Smith (Norimberga, Germania, 1954); Hannah Starkey (Londra, Regno Unito, 1971); Jessica Stockholder (Seattle, Washington, Usa, 1959).

    ORARI
    NUOVO ORARIO
    Martedì, mercoledì, giovedì, venerdì, sabato e domenica dalle 10 alle 18
    Lunedì chiuso
    Le biglietterie chiudono un’ora primaI musei garantiscono una visita in piena sicurezza, nel rispetto delle normative anti-Covid
    La prenotazione è consigliata ma non obbligatoria al numero 011 5211788 o via mail a ftm@arteintorino.com
    Prevendita: TicketOne
    Come di consueto, GAM, MAO e Palazzo Madama, nel rispetto di tutte le linee guida ministeriali, riaprono mettendo in atto tutte le misure necessarie a garantire una visita in completa sicurezza.
    BIGLIETTI
    Collezioni permanenti
    Intero: € 10
    Ridotto: € 8
    Gratuito: minori 18 anni, Abbonamento Musei Torino, Torino + Piemonte card
    E’ sospesa la gratuità del primo martedì del mese
    Le tariffe possono subire variazioni in presenza di mostre temporaneee
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