Categoria: News

  • Il MAO in missione coordinata con il CentroRicerche Archeologiche e Scavi di Torino per il Medio Oriente e l’Asia. 

    A Kharkhorin i Servizi Educativi del MAO lavorano a stretto contatto con i colleghi del Museo di Kharakhorum per sperimentare attività didattiche da proporre alle scuole.

    Il Centro Scavi ha aperto in Mongolia nel 2018 un nuovo fronte di ricerca e formazione grazie alla firma del Memorandum of Understandingcon il Museo di Karakorum e l’Università Statale di Ulaanbaatar.

    Oggi il progetto del Centro Scavigode del supporto del Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale.

    La prima azione concordata con le autorità mongole mira ad avvicinare il pubblico più giovane alle collezioni del Museo di Kharakhorum attraverso la programmazione di una serie di laboratori didattici da proporre alle scuole del territorio.

    Una prima sessione teorico-pratica di formazione si è svolta nell’agosto 2018 presso i locali del Museo di Kharakhorum e ha visto impegnati nel ruolo di formatori un’archeologa del Centro Scavi e uno scultore/ceramista del Museo della Ceramica di Mondovì, nel ruolo di partecipanti i dipendenti del Museo, alcune insegnanti e assistenti sociali operanti nelle scuole di Kharkhorin e i rappresentanti locali dell’UNESCO.

    La seconda sessione del 2019 vede la partecipazione del MAO.

    Questo è il primo passo di una collaborazione più ampia tra tutte le istituzioni coinvolte, collaborazione che si svilupperà nei prossimi anni su un piano scientifico e istituzionale.

    Le attività del Centro Scavi in Mongolia si inquadrano nella cornice dell’Accordo di Collaborazione fra la Città di Torino e la Città di Kharkhorin.

    Nell’ambito dello stesso patto, al MAO si sono già svolte le mostre Un tesoro nella steppaIl monastero di Erdene Zuu in Mongolianel 2016 e La capitale delle steppe. Immagini dagli scavi di Kharakhorum in Mongolia nel 2018.

     

    MAO Museo d’Arte Orientale- Via San Domenico 11, Torino

    da martedì a venerdì 10-18; sabato e domenica 11-19. La biglietteria chiude un’ora prima. Chiuso il lunedì

    Per informazioni Telef. 011.4436932 mao@fondazionetorinomusei.it  www.maotorino.it

  • Gli amanti del mondo dei libri, della montagna e dei viaggi sono in fermento, sui social non si parla d’altro: l’apertura della nuova libreria Feltrinelli sul Monte Bianco, la montagna più alta d’Europa, a quota 3.466 metri.

    Skyway di Punta Helbronner The Sky,meraviglia naturale,  suggestivo paesaggio ha accolto uno shop della catena laFeltrinelli di ben 60 metri quadri e oltre un migliaio di libri. Di che tipi di libri si tratta? Alla Feltrinelli sul Monte Bianco troverete tutti i tipi di libri ovviamente, ma soprattutto quelli dedicati in qualche modo alla montagna. Come ad esempio Il filo infinito di Paolo Rumiz e La gabbia dorata di Camilla Lackberg. Best seller d’alta quota insomma, ma anche illustrati e fotografici sulla montagna, narrativa di montagna e libri per ragazzi. Ben 376 testi poi saranno interamente dedicati alla montagna e agli itinerari valdostani; ci saranno anche libri enogastronomici per scoprire la cucina della Valle d’Aosta. Insomma gli amanti della montagna, dei boschi e delle passeggiate all’aria aperta, delle arrampicate e delle avventure su sentieri solitari troveranno sicuramente il libro perfetto in questa libreria nel cuore della montagna più alta d’Europa. 

    LaFeltrinelli 3466 si trova presso la stazione Skyway di Punta Helbronner The Sky raggiungibile con la funivia Skyway Monte Bianco.Inaugurata il  20 luglio 2019,  La Feltrinelli sul Monte Bianco sarà aperta nei mesi di giugno, luglio e agosto, dal lunedì alla domenica dalle 9.30 alle 17.30.
    Se siete amanti della montagna e non avete ancora fatto la meravigliosa esperienza di salire sulla Sky Way non potete mancare, entro la fine di agosto  pero…

    Per maggiori info consulta il sito LaFeltrinelli

     

  • La Biennale dell’Immagine in Movimento – The Sound of Screens Imploding, per la prima volta in assoluto nella sua lunga esistenza lascia la sua sede storica di Ginevra per trasferirsi a Torino, grazie alla collaborazione avviata tra il Centre d’Art Contemporain di Ginevra e le OGR Torino.

    Sotto la guida di Andrea Lissoni, Senior Curator della Tate Modern di Londra, e di Andrea Bellini, Direttore del Centre d’Art Contemporain, a Torino viene allestita una differente versione della mostra ginevrina, ripensata per gli spazi delle ex officine di Corso Castelfidardo grazie al supporto di Andreas Angelidakis, già architetto della Biennale di Berlino 2014 e di Documenta 2017.

    Partendo dall’idea che l’era della proiezione su schermi stia volgendo al termine per lasciare spazio a nuove e riverberanti realtà, La Biennale dell’Immagine in Movimento– The Sound of Screens Imploding indaga lo stato odierno della video arte e il suo display espositivo, sottolineando il potenziale sperimentale dei nuovi linguaggi e analizzando quelle che sono le peculiarità che li determinano.

    L’analisi sull’attualità e sulla politica è messa in scena grazie a una serie di dialoghi tra artisti differenti per poetica e provenienza geografica, ma tutti solidamente radicati nella storia del loro tempo. Troviamo così esposti in mostra i lavori di

    • Lawrence Abu Hamdan
    • Korakrit Arunanondchai & Alex Gvojic
    • Meriem Bennani
    • Ian Cheng
    • Elysa Crampton
    • Tamara Henderson e Kahlil Joseph
    • Andreas Angelidakis.

    OGR – Corso Castelfidardo, 22  – Torino Binario 1 & 2 

    • Giovedì e venerdì: mostra aperta dalle ore 15.00 alle 22.00
    • Sabato e domenica: mostra aperta dalle ore 11.00 alle 19.00
  • Arriva alla Reggia di Venaria, presso la Citroniera delle Scuderie Juvarriane, la grande mostra di David LaChapelle Atti Divini che invita i visitatori ad immergersi in una coinvolgente visione dei lavori del famoso fotografo americano.

    Questa nuova rassegna propone 70 opere di grandi e grandissimi formati, le più significativedei vari periodi della carriera dell’artista. Un percorso visivo rivoluzionario, testimone della profonda rappresentazione dell’umanità che LaChapelle conduce all’interno e contro la natura, fino a far emergere una nuova espressione artistica ambientata in un paradiso colorato.

    La mostra presenta i lavori più iconici che hanno contribuito a farlo diventare uno degli artisti più influenti al mondo. Nella piena consapevolezza dell’artificio creativo, LaChapelle si distingue per la capacità di narrarsi e raccontarsi attraverso la fotografia e in relazione con le manifestazioni più significative della civiltà occidentale, dal Rinascimento al contemporaneo ed oltre.

    Tra le opere più significative si segnalano Rape of Africa (2009) che ritrova Naomi Campbell come una Venere di Botticelli ambientata nelle miniere d’oro dell’Africa eShowtime at the Apocalypse (2013), un ritratto della famiglia Kardashian che rappresenta non solo la famiglia stessa, ma le nostre paure, le ossessioni e i desideri che vi si riflettono. Sono in mostra anche le vivaci ed elettrizzanti serie Land SCAPE (2013) e Gas (2013), progetti di nature morte in cui LaChapelle riunisce oggetti trovati per creare raffinerie di petrolio e le loro stazioni di servizio interconnesse e poi presentarle come reliquie in una terra bonificata dalla natura.

    Al centro del percorso espositivo troviamo Deluge (2007) in cui LaChapelle rendecontemporaneo l’affresco di Michelangelo nella Cappella Sistina. A seguire lavori comeAwakened (2007) e Seismic Shift (2012) rivelano scene legate alla divinità nel mondo moderno.

    Questa mostra, Atti Divini presenta per la prima volta alcune opere inedite della nuova serie di LaChapelle New World (2017-2019) che rappresenta lo stupore dell’artista per il sublimee la ricerca della spiritualità in scene di utopia tropicale.

    Curata da Denis Curti e Reiner Opoku, con il progetto allestitivo di Giovanni Tironi, la mostra è organizzata da Civita Mostre e Musei con il Consorzio delle Residenze Reali Sabaude, in collaborazione con Lavazza.

  • MAO MUSEO D’ARTE ORIENTALE – 14 giugno – 15 settembre 2019 

    L’opera contiene una fedele riproduzione della pergamena originale, realizzata dall’organizzazione veneziana Scrinium.

    La replica scientificamente conforme del testamento di Marco Polo sarà presentata a Torino il 14 giugno a Palazzo Madama ed esposta fino al 15 settembre al MAO Museo d’Arte Orientale.  Scritto su una pergamena di pecora nel 1324, il testamento racchiude l’anima del viaggiatore veneziano. La prima edizione diplomatica completa e corretta del testo ne rivela i segreti. 

    Aveva denaro e beni di ogni natura, comprese alcune merci esotiche, portate dai suoi viaggi nelle lontane terre d’Oriente. E in punto di morte, reso fragile dalla malattia, Marco Polo ha voluto continuare a stupire anche con le proprie disposizioni testamentarie. Donazioni alla chiesa per salvarsi l’anima, la liberazione dello schiavo, l’eredità per la moglie e alle figlie in un momento storico nel quale si lasciava tutto al ramo maschile. Un elenco fatto di proprietà ma anche di oggetti favolosi: bottoni di ambra, stoffe traforate in oro, drappi di seta, redini di foggia singolare, persino il pelo di yak e una “zoia” in oro con pietre e perle del valore di “14 lire di danari grossi”.

    Sono questi i segreti del Testamento di Marco Polo, documento che, forse meglio di ogni altro, racconta l’umanità di Marco Polo, epico viaggiatore veneziano che ora svela anche la sua parte più intima, quella che emerge dall’uomo che si appresta a morire. A pubblicare la preziosa reliquia storica, dopo un lunghissimo lavoro, è Scrinium, organizzazione veneziana che ha fatto della conservazione del patrimonio culturale mondiale una missione.

    La ricerca del documento è iniziata alla Biblioteca Nazionale Marciana di Venezia, dove si conserva fin dalla prima metà dell’Ottocento la pergamena su cui Marco Polo (1254–1324), dal suo letto di morte, dettò le sue volontà. Il testamento fu redatto dal prete-notaio Giovanni Giustinian il 9 gennaio 1323, secondo il calendario romano all’epoca ancora vigente nella Repubblica Serenissima che faceva coincidere l’inizio dell’anno con il primo di marzo, e quindi corrispondente al 1324. La pergamena è stata ritrovata all’interno del codice marciano Lat. V, 58-59, che raccoglie anche i testamenti del padre Niccolò e dello zio Matteo, compagni di Marco nel lungo viaggio alla corte di Kublai Khan del 1271.

    Un documento, questo, che il mondo accademico si è conteso per anni: studiarlo era un onore. Ma i rischi di danni per l’usura erano gravi. Così nel 2016, il Ministero dei Beni e delle Attività Culturali, la Biblioteca Nazionale Marciana e Scrinium hanno avviato un progetto congiunto per realizzare un clone perfettamente corrispondente all’originale.

    “La prima fase è stata quelle delle indagini bio-chimico-fisiche sulla pergamena nel laboratorio di conservazione e restauro della biblioteca veneziana”, spiega Ferdinando Santoro, presidente di Scrinium. “Sono state realizzate le analisi delle caratteristiche chimico-fisiche da parte di un’équipe di specialisti in microbiologia, un approfondito studio paleografico e rilievi ad alto contenuto tecnologico. Contestualmente, il professor Attilio Bartoli Langeli, paleografo di fama internazionale, ha realizzato la prima edizione diplomatica corretta e completa del testo. Il testamento è stato quindi consegnato per il restauro all’Icrcpal, l’Istituto centrale per il restauro e la conservazione del patrimonio archivistico e librario di Roma. Quindi è intervenuta Scrinium per le fasi di rilievo e le successive riprese ad altissima definizione sui documenti”.

    Alla fine, viene realizzata per la Biblioteca Nazionale Marciana la prima replica conforme del documento, di impressionante perfezione, che sarà presentata ufficialmente il 14 giugno a Palazzo Madama, a Torino.Lo stesso giorno sarà inaugurata l’esposizione temporanea,che proseguirà fino al 15 settembre al MAO Museo d’Arte Orientale, sempre a Torino. L’inedita edizione del testamento contiene un’accuratissima riproduzione del documento, certificato con firma autografa del direttore della Biblioteca Nazionale Marciana, insieme alle preziose edizioni diplomatica e interpretativa, curate dal professor Bartoli Langeli, e ad un volume di approfondimento storico-scientifico a cura di Tiziana Plebani con contributi di illustri storici e specialisti della materia.

     

  • La trama di “Berni e il Giovane Faraone”, il film prodotto da 3ZERO2 e The Walt Disney Company Italia, getta nel caos del mondo contemporaneo Il figlio del faraone Ramsete che si risveglia al Museo Egizio di Torino, luogo perfetto per raccontare  le storie di due adolescenti interpretati dai due attori Emily De Meyer e Jacopo Barzaghi.

    Berenice, interpretata dalla ragazza, è una giovane che vive sulla sua pelle il disagio adolescenziale di sentirsi sempre fuori posto e che, improvvisamente, si ritrova coinvolta in una misteriosa profezia egizia che ha come protagonista Ram, figlio della potente dinastia di faraoni Ramsete. “Berni e il Giovane Faraone” uscirà nelle sale il 20 luglio 2019, mentre a settembre verrà mandato in onda sui canali di Disney Channel.

    L’augurio è che il film avvicini sempre più le nuove generazioni alla cultura egizia, presente e perfettamente rappresentante al Museo Egizio di Torino, luogo scelto dalla produzione per le riprese.

    “Siamo entusiasti di poter dare vita a questa nuova produzione tutta italiana. A rendere tutto ancora più avvincente è la disponibilità di un set prestigioso come il Museo Egizio di Torino, il più antico al mondo nella sua categoria” spiega Daniel Frigo, Country Manager di The Walt Disney Company Italia

    “E’ stata un’ottima opportunità per tutti. Tutte le riprese si sono svolte in orario di chiusura, nel pieno rispetto delle collezioni” spiega la presidente Evelina Christillin, presidente del Museo Egizio di Torino:

    L’avventura fiabesca dei due ragazzi, un’adolescente curiosa e un figlio di Faraone, porterà Torino e il Museo Egizio sugli schermi di tutta Italia, con sincerità e passione, in una storia piena di elementi fantastici e di riferimenti alla millenaria storia dell’antico Egitto.

  • Museo Galileo, Piazza dei Giudici 1, Firenze – 6 giugno – 22 settembre 2019

    Come lavorava Leonardo?

    La risposta migliore ce la danno i suoi manoscritti. Leonardo non era un “omo sanza lettere”. Non gli bastava l’insegnamento diretto della maestra Natura: aveva anche bisogno del dialogo con gli autori, antichi e moderni. Nel tempo, era diventato un appassionato lettore, cacciatore e collezionista di libri. E i libri, per lui, non erano solo oggetti: erano affascinanti ‘macchine’ mentali, da costruire e smontare, con i loro ingranaggi (parole, pensieri, immagini). Alla fine della sua vita, arriverà a possedere quasi duecento volumi: un numero straordinario per un ingegnere-artista del ‘400.

    La biblioteca di Leonardoè uno degli aspetti meno conosciuti del suo laboratorio, perché si tratta di una biblioteca ‘perduta’: un solo libro è stato finora identificato, il trattato di architettura e ingegneria di Francesco di Giorgio Martini conservato nella Biblioteca Medicea Laurenziana di Firenze, con postille autografe di Leonardo.

    Per la prima volta, la mostra presso il Museo Galileo di Firenze tenterà la ricostruzione di questa biblioteca, in un percorso cronologico che racconta l’incontro di Leonardo con il mondo dei libri e della parola scritta: i documenti della famiglia Da Vinci, i primi grandi libri del giovane Leonardo (Dante, Ovidio), i grandi maestri (Alberti, Toscanelli, Pacioli). Saranno esposti manoscritti e incunaboli identificati con i testi utilizzati da Leonardo, affiancati da applicazioni multimediali che consentiranno di sfogliarli e confrontarli con i codici autografi. Verrà inoltre ricostruito lo studio di Leonardo con gli strumenti di scrittura e da disegno da lui utilizzati. L’intera biblioteca di Leonardo, grazie al lavoro di un’équipe internazionale di specialisti, sarà pubblicata online nella biblioteca digitale del Museo Galileo e costituirà una risorsa inestimabile per lo sviluppo degli studi vinciani.

    La mostra, a cura di Carlo Vecce, è realizzata dal Museo Galileo in collaborazione con Commissione per l’Edizione Nazionale dei Manoscritti e dei Disegni di Leonardo da Vinci, Accademia Nazionale dei Lincei e Biblioteca Nazionale Centrale di Firenze, nel quadro del progetto di ricerca FISR “Scienza, storia, società in Italia. Da Leonardo a Galileo alle ‘case’ dell’innovazione”, promosso e sostenuto dal Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca.

  • Ogni martedi dal 4 giugno al 24 settembre

    Gli Uffizi visitabili di sera, per una passeggiata tra i grandi capolavori della storia dell’arte, mentre la luce del tramonto entra dalle grandi finestre dei corridoi della galleria vasariana; oppure per un aperitivo, seduti nella suggestiva terrazza del #museo collocata sopra la loggia dei Lanzi, affacciata su piazza Signoria.

    Per il quarto anno consecutivo tornano le aperture serali estive della più celebre galleria fiorentina: a partire da martedi 4 giugno, fino al 24 settembre, ogni martedi sarà possibile entrare nella speciale fascia oraria delle 19-22 (unica eccezione il 13 agosto, data in cui non sarà attiva l’apertura). Il prezzo del biglietto sarà 20 euro, lo stesso per l’ordinario accesso al #museo previsto nel periodo annuale di alta stagione.

  • Dal 1 giugno al 6 ottobre il MIC organizza una mostra unica sugli ultimi 30 anni di produzione dell’artista spagnolo

    Dal 1 giugno al 6 ottobre il Museo Internazionale delle Ceramiche in Faenza dedica una grande personale all’artista spagnolo Miquel Barceló uno dei massimi protagonisti della scena contemporanea internazionale.

    La mostra faentina, a cura di Irene Biolchini e Cécile Pocheau Lesteven, è la prima vera antologica in Italia dedicata alla sua produzione ceramica, dagli esordi ai giorni nostri, e vede nascere un progetto speciale realizzato dall’artista appositamente per il MIC di Faenza in dialogo con le opere della storia della ceramica esposte nel più grande museo al mondo dedicato a questo linguaggio.

    Per il MIC di Faenza l’artista ha creato un’installazione all’interno della sezione dedicata alle ceramiche faentine. L’artista ha posizionato le sue ceramiche, dai primi lavori in argilla della fine degli anni Novanta ai giorni nostri. Inoltre, in tributo alla storia del MIC, selezionerà per affinità alcuni pezzi chiave della collezione in maniera mimetica, in un racconto autobiografico in cui l’elemento privato si mischia alla storia.

    La mostra prosegue negli spazi destinati alle mostre temporanee del museo.

    Barceló, artista poliedrico capace di coniugare diversi linguaggi artistici è soprattutto noto al grande pubblico per la sua ricerca pittorica gestuale e la vicinanza al gruppo della Transavanguardia italiana e i Neo Espressionisti tedeschi. Alla metà degli anni ’90, durante i suoi numerosi soggiorni in Mali, inizia il suo avvicinamento alla ceramica realizzando le prime terrecotte con l’antica tecnica dogon. Dal 1996 riprende la produzione ceramica nella sua isola natale, Mallorca, dove ancora oggi realizza i propri lavori.

    Il legame con l’Italia è una costante nella sua ricerca, dai primi viaggi a fine anni Settanta al soggiorno in Campania su invito di Lucio Amelio per l’organizzazione della grande mostra Terraemotus. In Italia, e più in particolare a Vietri, l’artista è tornato all’inizio del 2000 quando con Vincenzo Santoriello ha realizzato il monumentale rivestimento per la Cattedrale di Palma di Mallorca: una cappella totalmente ricoperta di ceramica, uno degli interventi artistici più grandi al mondo in questo materiale.

    L’artista, che ha esposto nei più prestigiosi musei del mondo, ha presentato le proprie ceramiche in Italia nel 2009 nel Padiglione Spagnolo della Biennale di Venezia in un dialogo tra pittura e scultura ceramica.

    A quasi un ventennio da quell’evento l’artista torna in Italia con una mostra antologica sulla propria produzione ceramica e lo fa scegliendo il MIC e la sua collezione, unica al mondo.

    Visite guidate

    In occasione dell’apertura al pubblico, il 31 maggio, alle 17, e il 1 giugno alle 10.30 e alle 17, il Museo Internazionale delle Ceramiche di Faenza propone tre visite guidate speciali (incluse nel prezzo del biglietto) condotte, del tutto in via eccezionale, dalla curatrice Irene Biolchini.

    Poi ogni martedì di giugno e luglio (tranne il 23 luglio), alle 18, sarà comunque possibile usufruire di una visita guidata  gratuita (inclusa nel prezzo del biglietto).

    Sponsors: Fondazione Cassa di Risparmio di Ravenna, Regione Emilia-Romagna e Confindustria Ceramica.

    Partner Tecnico: Galerie Bruno Bischofberger Switzerland

     

    Miquel Barceló

    “Il tempo è un fiume che mi trascina, ma io sono il fiume” J.L. Borges, “La nuova Confutazione del tempo” (1946)

    MIC – Museo Internazionale delle Ceramiche in Faenza, viale Baccarini 19 – 48018 – Faenza (RA)

    Periodo: 1 giugno – 6 ottobre 2019

    Apertura: mar-dom 10-19, chiuso i lunedì non festivi e il 15 agosto

    Ingresso: 14 euro (intero), 10 euro (ridotto), 7 euro (faentini).

    www.micfaenza.org

    Ritratto di Miquel Barcelò © Xavier Forcioli, 2016

     

  • “Indagare l’uomo nella sua corporeità e nell’anima. Un uomo parte dell’Universo e nel contempo solo nella sua individualità: un caso irripetibile nella storia dell’umanità. Fautore di profonde innovazioni, magister della pittura, inventore di macchine e congegni di grande utilità, anticipatore in tanti campi della scienza e della tecnologia con intuizioni sorprendenti e avanzate proiettate nel futuro. Un sapere non sistematico dettato dalla curiosità, dalla continua osservazione della materia, dall’instancabile volontà di scoprire”.

    È il ritratto del genio toscano quale emerge dal documentario “Leonardo da Vinci” in programmazione su Sky Arte da domani giovedì 6 giugno 2019 (ore 20.45), realizzato da 3D Produzioni per Sky Arte e prodotto dall’Associazione MetaMorfosi.

    Il documentario, a cura di Daniela Annaro, racconta come in un viaggio le mostre “Leonardo da Vinci. Disegnare il futuro” e “Leonardo da Vinci. L’uomo modello del mondo” attualmente in esposizione ai Musei Reali di Torino e alle Gallerie dell’Accademia di Venezia, coprodotte dall’Associazione MetaMorfosi e dai musei ospitanti, con il sostegno di FPT Industrial, Listone Giordano e Mediolanum, in occasione delle celebrazioni mondiali del cinquecentenario della morte dell’artista.

    Nei venticinque minuti di affascinanti visioni e straordinarie ricostruzioni dell’immaginario leonardesco, la voce narrante di Lella Costa fa rivivere per lo spettatore le due esposizioni di Torino e Venezia, accompagnata dalle voci di coloro che hanno contribuito alla loro realizzazione.

    Enrica Pagella,direttrice dei Musei Reali, Francesco Paolo Di Teodoro e Paola Salvi, studiosi e curatori della mostra torinese, e Giuseppina Mussari, direttrice della Biblioteca Reale di Torino, conducono il visitatore dietro le quinte dell’esposizione: l’atmosfera sospesa tra emozione e attesa per l’arrivo e il posizionamento della più famosa sanguigna su carta del mondo, l’Autoritratto di Leonardo, cuore della mostra “Disegnare il futuro”; lo straordinario Codice sul Volo degli uccelli, il piccolo quaderno di 38 pagine contenente 67 disegni datati tra il 1505 e il 1506 e gli appunti sull’osservazione degli uccelli uniti a studi sulla gravità e direttamente collegati ai tentativi di costruzione della macchina volante; l’incantevole Studio per l’Angelo della Vergine delle Rocce, conosciuto come Il Volto di Fanciullae considerato “il più bel disegno del mondo”.

    Valeria Poletto, direttrice del Gabinetto disegni e stampe delle Gallerie dell’Accademia di Venezia, e Annalisa Perissa Torrini, curatrici della mostra veneziana, raccontano invece nel documentario il celeberrimo Uomo Vitruvianosintesi insuperata degli studi di proporzione e di anatomia sulla figura umana condotti negli anni da Leonardo e fulcro dell’esposizione veneziana assieme ai segreti del Codice Huygense gli incredibili Studi per il Cenacolo.

    La Battaglia di Anghiari, infine, i cui disegni preparatori sono esposti in entrambe le mostre, raccontata da Pietro Folena, presidente dell’Associazione MetaMorfosi, e che rappresenta il trait d’uniontra le due esposizioni aperte al pubblico fino al 14 luglio 2019, chiude la mezz’ora di immagini dedicate a Leonardo da Vinci e al suo inarrivabile genio.

    Photo © Daniele Bottallo

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