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  • La mostra si apre con la sezione Antichi modelli, dedicata al confronto conl’eredità classica, banco di prova per tutti gli artisti del Rinascimento. Con ildisegno dei Carri muniti di falci, un esempio tra i più spettacolari dellemolteplici visualizzazioni di strumenti bellici dell’antichità, Leonardo recupera epone a verifica il tema della macchina da guerra; con Ercole e il leone Nemeoentra in scena il motivo della figura eroica incarnata da Ercole, dovel’immagine si ricollega al progetto di una statua per la piazza della Signoria aFirenze. Con il superbo Volto virile di profilo coronato di alloro, infine, Leonardosi cimenta con il tema della “Testa all’eroica”, un altro soggetto di derivazione classica caro agli artisti del Rinascimento.

    La sezione Corpi, strutture, funzioni inizia con la pagina spettacolare deiNudi per la Battaglia di Anghiari e altri studi di figura riconducibile ad opere specifiche di Leonardo, oltre alla Battaglia, i monumenti equestri dedicati a Francesco Sforza e Gian Giacomo Trivulzio. Accanto, sono riuniti i fogli dedicati a temi che riguardano da diverse angolazioni lo studio di figura, delleproporzioni, dell’anatomia, dei corpi in movimento, del rapporto dell’uomo conil cavallo, del cavallo come soggetto artistico ma anche oggetto di comparazione anatomica con il corpo umano. Tutti questi temi si intrecciano nei disegni di Leonardo come pensiero unitario, e sono posti a confronto con esempi di soggetto analogo di Antonio del Pollaiolo, Botticelli, Michelangelo e Raffaello, opere provenienti da musei di Firenze, Parigi, Haarlem e Oxford.

    Nel disegno con Studi di proporzioni del volto e dell’occhio, Leonardo indaga i rapporti di misura delle varie parti del volto, collegandole mediante uncommento scritto alla struttura ossea sottostante: «dove l’occhio termina nella cassa dell’osso che lo contiene». Il piccolo disegno dedicato all’occhio richiama l’importanza che Leonardo assegna al senso della vista, che in numeroseoccasioni definisce “il miglior senso”, per il suo valore come strumentoconoscitivo (Codice Atlantico) e per le sue connessioni con il cervello.

    La terza sezione, Disegno e poesia, ha un carattere intimistico e intendeportare l’attenzione sul rapporto tra il disegno e la scrittura, soprattutto quella caratterizzata da accenti ritmici. In questo caso si tratta di uno schizzo abbinato a un breve componimento poetico che allude al destino degli amanti

    accecati dalla passione e dello straordinario Codice Trivulziano, con la nota terzina satirica attribuita a Bramante: «Se ’l Petrarcha amò sì forte il lauro / fu perché gli è bon fra lla salsicia e tordo / i’ non posso di lor giance far tesauro». Accanto, due celebri rime di Michelangelo, un sonetto di Raffaello e composizioni poetiche di Donato Bramante.

    Al centro del percorso, la quarta sezione intitolata Autoritratto è interamente dedicata all’Autoritratto di Leonardo, una delle icone più celebri della storia dell’arte italiana. In questo volto assorto, incorniciato dai lunghi capelli e dallabarba fluente, con la fronte solcata di rughe, la piega austera delle labbra el’ombra profonda degli occhi, generazioni di conoscitori e di storici dell’arte hanno riconosciuto l’immagine dell’artista da vecchio, forse ispirata a quella diun saggio o di un filosofo antico. In questa sorprendente sezione,L’Autoritratto, tema più che mai attuale, dialoga con opere d’artecontemporanea realizzate da Luigi Ontani, Salvo e Alberto Savinio.

    Il percorso prosegue con la sezione Volti tra realtà e idealizzazione,dedicata al tema dei moti dell’animo, di cui Leonardo è stato maestroindiscusso, e si incentra sul Busto di giovane donna visto di tre quarti, dariferirsi a una prima idea per l’angelo della Vergine delle rocce, e sullo Studio di testa virile in tre posizioni. Seguendo i precetti di Leon Battista Alberti, Leonardo esplora la diversità dei caratteri fisionomici e la loro mutevolezzaespressiva a seconda della posa, dell’incidenza della luce e degli stati emotivi, arricchendo così all’infinito, attraverso l’osservazione e la registrazione deldisegno, il catalogo dei tipi umani a cui l’artista può attingere per restituire un’immagine più vera e più convincente del mondo reale. Sono presentati disegni e dipinti di artisti attivi negli stessi anni di Leonardo, che evidenzieranno connessioni, tipologie, predilezioni e attitudini, tra cui Verrocchio e Raffaello, e i leonardeschi Ambrogio de Predis e Giovanni Antonio Boltraffio.

    La penultima tappa del percorso è interamente dedicata al Codice sul volo degli uccelli, che ha origine da un piccolo quaderno con sette disegni tracciati a pietra rossa, di vario soggetto: una gamba, un ramoscello, due foglie, due fiori e una testa di tre quarti. Niente più che un taccuino per schizzi dal vero e per piccoli studi. Nella primavera del 1506, quando è a Firenze, Leonardo decide di reimpiegare il quadernetto per trascrivere i suoi appunti sul volo, conosservazioni e descrizioni finissime sul comportamento nell’aria di varie speciedi uccelli, fino alle annotazioni tecniche per la macchina volante a propulsioneumana. L’uccello e l’aliante, la macchina della natura e quella dell’uomo, siidentificano e si sovrappongono; le curiosità del naturalista si intrecciano aquelle dell’ingegnere, e dal racconto del volo ascensionale ad ala battente si arriva ai disegni analitici che raffigurano le nervature portanti dell’alaartificiale.

    La settima e ultima sezione affronta un tema inedito: Leonardo e il Piemonte. Imperniata attorno al foglio 563r del Codice Atlantico conl’annotazione riguardante il “Navilio di Invrea facto dal fiume della Doira” e alle annotazioni sul variare del colore del cielo durante un’ascesa al Monte Rosa (“E questo vedrà come vid’io, chi andrà sopra Monboso, giogo dell’Alpi che dividano la Francia dalla Italia…” Codice Leicester, c. 4r), la sezione dà conto, oltre che del corso del Po, dalla sorgente all’Adriatico, delle località piemontesiricordate da Leonardo (Saluzzo, Alessandria…) per loro peculiari caratteristiche. Una spettacolare ricostruzione del Monte Rosa e una mappastorica con un sorvolo leonardesco “a volo d’uccello” lungo il corso del navigliodi Ivrea consentirà al visitatore di immedesimarsi con le parole di Leonardo. La contestualizzazione del tema confronterà la Geographia di Tolomeo, il De re aedificatoria di Leon Battista Alberti, il trattato d’architettura di Francesco diGiorgio (Torino, Biblioteca Reale, Codice Torinese Saluzziano 148).

    Foto di Copertina:  Danile Bottallo

  • Dal 18 aprile al 15 maggio le OGR — Officine Grandi Riparazioni aprono in via eccezionale le porte del Duomo, cuore spirituale – per definizione – dei riqualificati spazi di corso Castelfidardo a Torino, e invitano il proprio pubblico a intraprendere un viaggio intorno al silenzio e alle sue molte metafore.

    Pensato come un’indagine sul rapporto tra assenza di suono e produzione creativa, il progetto multidisciplinare de “Il velo e la fortezza” mira a fondere assieme la ricerca artistica del pittore torinese Max Pellegrini, parzialmente privo dell’udito, con attività legate alla meditazione

    Le grandi tele di Pellegrini, allestite su quinte mobili, fungono infatti da scenografia ideale per una serie di iniziative sviluppate in collaborazione con Torino Spiritualità, tra cui laboratori eincontri di yogasia per adulti sia per bambini, che porteranno per la prima volta la contemplazione all’interno dellasuggestiva architettura industrialedelle OGR.

    Il Duomo si trasformerà così in una “meditation room” dove potersi allontanare momentaneamente dal mondo, uno spazio contemplativo, quindi, in cui osservare da vicino le forme che il silenzio può assumere: un velo sottile che imbavaglia la bocca o un’impenetrabile fortezza destinata a troncare ogni forma di comunicazione, divenendo così una fonte inesauribile di fantasia e creatività e una dimensione di calma e scoperta di sé.

     

    Foto di copertina: Max Pellegrini – La nascita dell’ultimo re», 2014-2018. Olio su tela, 160 x 200 cm.

  • La Scala Santa, meta di pellegrinaggio dei cattolici di tutto il Mondo, ha riaperto l’11 aprile, dopo  circa un anno di lavori di restauro dei dipinti che la circondano. Custodita nel santuario omonimo costruito da Domenico Fontana per volere di papa Sisto V nel 1589 in piazza San Giovanni in Laterano a Roma, sarà possibile visitarla per 60 giorni: ventotto gradini in marmo sui quali, secondo i cristiani, pose i piedi Gesù nel giorno della sua morte, per andare incontro a Ponzio Pilato e sui quali sarebbero ancora presenti quattro macchie del sangue di Cristo.

    Ad annunciare l’apertura straordinaria che cade proprio nel mese della celebrazione della Santa Pasqua, i padri passionisti: resterà esposta priva della protezione in legno di noce ordinata nel 1723 da papa Innocenzo XIII. A presenziare la benedizione della riapertura sarà il cardinal Angelo De Donatis.

    La Scala Santa resterà aperta fino a domenica 9 giugno, Pentecoste, trascorsi cinquanta giorni dalla Pasqua, festa in cui viene celebrata l’effusione dello Spirito Santo, poi verrà ricoperta di nuovo. Si tratta di una scala molto particolare, che nessun piede umano ha mai toccato, se non quelli di Cristo. Quando è stata costruita, infatti, i muratori hanno posto ultimo scalino, per primo, e, poi, scendendo, tutti gli altri, proprio per non doversi appoggiare coi piedi, durante il suo posizionamento.

    La storia della Scala Santa percorsa da Gesù
    Secondo la tradizione, la Scala Santa apparteneva al governatore romano Ponzio Pilato e nel 326 arrivò a Roma, portata nella Città Eterna da Sant’Elena, madre dell’Imperatore Costantino.

    La copertura è stata posta per non compromettere ulteriormente i gradini, usurati dallo sfregamento continuo delle ginocchia di fedeli provenienti da tutto il mondo che l’hanno percorsa in preghiera, meditando il calvario di Gesù al Golgota e la sua Passione.

    Sotto il legno di copertura i fedeli hanno lasciato migliaia di lettere e foto.

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    Due dei più importanti capolavori di Peter Paul Rubens, indiscusso capofila del Seicento fiammingo, arrivano dall’Italia in Spagna: Ercole nel giardino delle Hesperidese Deyanira tentata dalla Furia. 

    Le due grandi tele conservate presso i Musei Reali di Torino – Galleria Sabauda saranno esposte nel Palazzo di Lebrija di Siviglia dal 4 aprile al 22 settembre in una mostra intitolata Rubens: Ercole e Deianira. Capolavori dalle collezioni italiane.

    La mostra rientra in un più ampio progetto dal titolo “Capolavori dalle Collezioni italiane” che prevede di portare d’ora in poi diversi capolavori, provenienti dai più importanti musei italiani, nella splendida cornice della casa museo Palacio de Lebrija, tracciando ogni volta un fil rouge con i prestigiosi reperti ivi conservati.

     

    Foto di copertina:

    Pedro Pablo Rubens (Siegen 1577 – Anversa 1640)Hércules en el jardín de las Hespérides, 1638
    óleo sobre lienzo, 246 x 168,5 cm
    Torino, Musei Reali – Galleria Sabauda
    inv. 1059

  • Si è conclusa ieri, domenica 24 marzola mostra I MACCHIAIOLI Arte italiana verso la modernità allestita nelle sale della GAM – Galleria Civica d’Arte Moderna e Contemporanea di Torino, organizzata e promossa da Fondazione Torino Musei, GAMTorino e 24 ORE Cultura – Gruppo 24 ORE, a cura di CristinaAcidini e Virginia Bertone, con il coordinamento tecnico-scientifico di Silvestra Bietoletti e Francesca Petrucci.

    L’esposizione, che ha presentato circa 80 opere provenienti dai più importanti musei italiani, enti e collezioni private,è stata visitata in questi mesi da : .  Un ricco racconto artistico sulla storia del movimento della Macchia, dalle origini al 1870, con affascinanti confronti con i loro contemporanei italiani.

    La mostra ha visto la collaborazione dell’Istituto Matteucci di Viareggio e ha permesso non solo di ammirare capolavori assoluti della pittura macchiaiola, ma di permetterne una migliore comprensione del movimento macchiaiolo, sottolineando il dialogo che ha unito gli artisti divarie parti d’Italia nella ricerca tesa alla modernità.

     

  • Da aprile tornano i percorsi d’arte, storia e cultura

    L’arrivo della primavera porta con sé la XI edizione del Grand Tour, il progetto curatodall’Associazione Abbonamento Musei che ogni anno realizza degli itinerari pensati per scoprire Torino e il Piemonte, un passo alla volta.

    Disponibile a partire da lunedì 25 marzo, il programma del Grand Tour dell’edizione 2019 è articolato in due sezioni: la prima costruita cogliendo lo spunto delle celebrazioni per il V centenario della morte di Leonardo da Vinci; la seconda ideata a partire da appuntamenti culturali significativi e dalle eccellenze della regione Piemonte. Le iscrizioni sono aperte dal 28 marzo.

    SULLE TRACCE DI LEONARDO.
    Ispirati dal grande e poliedrico genio del Rinascimento, alcuni percorsi propongono visite tematiche, a partire dalla mostra Leonardo da Vinci – Disegnare il futuro che si terrà presso iMusei Reali di Torino: una passeggiata tra genio e creatività, per raccontare le incredibili ricerche del Maestro nelle scienze e nelle arti, attraverso lo strumento del disegno, tra cui il celebreAutoritratto.

    Altri itinerari ripercorrono invece i luoghi del Piemonte che si ricollegano all’artista toscano, direttamente o grazie all’influenza esercitata. Ad esempio si potrà visitare, nella splendida e incontaminata cornice della Val Borbera, la Cooperativa che ancora oggi produce il Montebore, l’unico formaggio che Leonardo Da Vinci ammise al banchetto nuziale fra Isabella D’Aragona e Gian Galeazzo Sforza; o ancora, si potrà esplorare il Mombracco nella Valle Po, detto anche “la montagna di Leonardo”, di cui Leonardo tessé le lodi definendo la sua pietra estremamente dura, bianca e pura quanto il marmo di Carrara.

    Eccezionalmente, in occasione delle celebrazioni milanesi dedicate al genio creativo di Leonardo, Grand Tour propone inoltre due appuntamenti speciali a Milano con bus riservato da Torino: un viaggio alla scoperta delle importantissime tracce del suo lavoro, tra il Castello Sforzesco, la Pinacoteca Ambrosiana e il centro storico.

    UNA REGIONE DA SCOPRIRE

    Altri itinerari rimandano all’influenza che Leonardo ha esercitato in vari settori sulle epoche successive, dall’arte alla scienza, per poi spaziare e interpretare il patrimonio della nostra regione guidati dal genio, dalla creatività e dalle scoperte che l’uomo ha sviluppato nei secoli.

    Ecco allora che con questa edizione di Grand Tour si ha l’occasione di visitare le centrali idroelettriche di montagna di Valle Orco e di Valle Antigorio – vere e proprie cittadelle elettriche – palazzi e chiese dalle architetture ardite (come le false architetture dipinte a Carignano in località Valinotto o la cappella gentilizia di Villa Piossasco), antichi borghi e mulini idraulici, aziende specializzate come lo stabilimento I.C.P. di Castelnuovo Don Bosco, leader nella produzione di aerei ultra-leggeri, che ha fatto del volo e della perfezione del movimento nel cielo sognati da Leonardo un suo fiore all’occhiello.

    L’edizione 2019 di Grand Tour si arricchisce inoltre di alcune proposte speciali che seguono i principali eventi della regione. Tra questi, una visita alla mostra La Magna Charta. Guala Bicchieri e il suo lascito. L’Europa a Vercelli nel Duecento in corso presso lo spazio Arca di Vercelli, in occasione degli 800 anni dalla fondazione della Abbazia di Sant’Andrea, che permetterà di conoscere la storia della chiesa, il ruolo del fondatore Guala Bicchieri e il patrimonio culturale e artistico dei musei cittadini.

    Tra aprile e maggio due suggestivi appuntamenti tra la collina torinese e il nord astigiano condurranno alla scoperta delle architetture romaniche, a partire dalla Giornata del Romanico, istituita quest’anno dalla Regione Piemonte il 14 aprile: veri gioielli di storia e di arte da riscoprire in due percorsi tematici che si snodano tra le colline di Torino e la piana di Asti.

    E poi ancora tre nuovi itinerari di BiblioTour, il progetto promosso dalla Regione Piemonte: a Ceva, dove il pubblico sarà guidato dallo scrittore piemontese Gianni Farinetti, che nei suoi romanzi ha ben dipinto l’Alta Langa, ad Alba tra antichi percorsi sotterranei e il Centro Studi Beppe Fenoglio, e tra i paesaggi canavesani di Villa Flecchia e il Castello di Masino.

    Sono più di 40 quindi i nuovi percorsi dell’edizione 2019 di Grand Tour, pensati per lasciarsi guidare e stupire nuovamente in un Piemonte da (ri)scoprire, un passo alla volta.
    Da lunedì 25 marzo è disponibile il programma completo, cartaceo e online. La prenotazioneagli itinerari è obbligatoria e può essere effettuata a partire dalle ore 9 di giovedì 28 marzocollegandosi al sito internet piemonte.abbonamentomusei.it o tramite numero verde 800 329329 attivo tutti i giorni dalle 9 alle 18, o ancora recandosi presso Infopiemonte di via Garibaldi (angolo Piazza Castello) aperto tutti i giorni dalle 9 alle 18.

    Scopri e acquista il tuo Abbonamento Musei sul sito www.abbonamentomusei.it. Potrai accedere gratuitamente ai musei e alle mostre visitate nei percorsi di Grand Tour.

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  • Le foto di Steve McCurry dedicate alla lettura  con un contrappunto di brani letterari  e una sezione dedicata ai suoi libri

    Steve McCurry. Leggere è una mostra costituita da una selezione di scatti realizzati in oltre quarant’anni di carriera e comprende la serie di immagini che egli stesso ha riunito in un magnifico volume, pubblicato come omaggio al grande fotografo ungherese André Kertész. Con questa nuova rassegna Steve McCurry presenta le sue foto legate al tema universale della lettura in una città, Torino, che, anche in virtù del Salone del Libro, può essere considerata la “capitale italiana della lettura”.

    Curata da Biba Giacchetti e, per i contributi letterari da Roberto Cotroneo, giornalista e scrittore, la rassegna presenta 65 fotografieche ritraggono persone di tutto il mondo, assorte nell’atto intimo e universale del leggere. Persone catturate dall’obiettivo di McCurry che svela il potere insito in questa azione, la sua capacità di trasportarle in mondi immaginati, nei ricordi, nel presente, nel passato e nel futuro e nella mente dell’uomo. I contesti sono i più vari: i luoghi di preghiera in Turchia, le strade dei mercati in Italia, dai rumori dell’India ai silenzi dell’Asia orientale, dall’Afghanistan a Cuba, dall’Africa agli Stati Uniti. Immagini vibranti e intense, che documentano momenti di quiete durante i quali le persone si immergono nei libri, nei giornali, nelle riviste. Giovani o anziani, ricchi o poveri, religiosi o laici: per chiunque e dovunque c’è un momento per la lettura.

    Le fotografie che rendono omaggio alla parola scritta sono accompagnate da una serie di brani letterari scelti da Roberto Cotroneo, in una sorta di percorso parallelo. Un contrappunto di parole dedicate alla lettura che affiancano gli scatti di McCurry, coinvolgendo il visitatore in un rapporto intimo e diretto con la lettura e con le immagini.

    La mostra è completata dalla sezione Leggere McCurry, dedicata ai libri pubblicati a partire dal 1985 con le foto di Steve McCurry, molti dei quali tradotti in varie lingue: ne sono esposti 15, alcuni ormai introvabili, insieme ai più recenti, tra cui il volume edito da Mondadori che ha ispirato la realizzazione di questa mostra. Tutti i libri sono accompagnati dalle foto utilizzate per le copertine, che sono spesso le icone che lo hanno reso celebre in tutto il mondo.

    www.palazzomadamatorino.it            

  • L’esposizione comprende oltre 150 opere, di cui più di 60 dipinti e disegni del grande maestro francese, riunite grazie a prestiti internazionali da alcune delle più grandi collezioni di tutto il mondo come il The Metropolitan Museum of Art di New York, il Columbus Museum of Art dell’Ohio, il Victoria and Albert Museum di Londra, il Musée du Louvre, il Musée d’Orsay, il Petit Palais, Musée des Beaux-Arts de la Ville de Paris oltre al già citato museo di Montaubaun, dal quale proviene il nucleo più corposo di opere, e da grandi musei italiani come la Pinacoteca di Brera, la Galleria d’Arte Moderna di Milano, i Musei Civici di Brescia e ancora da collezioni private.

    Il suo percorso è singolare e sorprendente. Considerato come un inclassificabile, percepito come l’erede di Raffaello e allo stesso tempo come il precursore di Picasso, tra il maestro della bella forma e quello della non-forma, Jean Auguste Dominique Ingres è innanzitutto un “rivoluzionario”. Realista e manierista al contempo, egli affascina tanto per le sue esagerazioni espressive quanto per il suo gusto del vero.

    Il 12 giugno del 1805, dopo essersi fatto incoronare a Milano, Napoleone I dichiarava di voler «francesizzare l’Italia». L’espressione è certamente brutale, ma testimonia, in quel contesto storico, il desiderio di accelerare le trasformazioni della vita pubblica e culturale da parte del Generale divenuto Imperatore e poi Re d’Italia. Coniugando eredità della Rivoluzione e dispotismo autoritario, in effetti la sua politica ha avuto un impatto immediato e duraturo anche al di qua delle Alpi. Proprio in ragione della sua ampiezza e della funzione attribuita alle arti, si è sviluppato uno straordinario incontro tra le diverse tendenze che compongono la modernità europea nella stagione del neoclassicismo, di cui Jacques Louis David (1748-1825), Antonio Canova (1757-1822) e Jean Auguste Dominique Ingres (1780-1867) sono stati i punti di riferimento.

    Ma il termine “neoclassicismo” non rende giustizia a quella che è stata una profonda rivoluzione del gusto. La definizione emerge in epoca romantica ed assume un senso peggiorativo, per stigmatizzare uno stile algido e “marmoreo”, un banale “ritorno all’antico”. Ci vorrà più di un secolo perché il neoclassicismo ritrovi un senso positivo e una fisionomia originale, nel quadro di una rivalutazione che continua ancora oggi.

    La mostra Ingres e la vita artistica al tempo di Napoleone intende presentare al pubblico italiano l’artista che più di ogni altro si è ispirato a Raffaello e nello stesso tempo vuole restituire alla vita artistica degli anni a cavallo del 1800 la sua carica di novità e, per così dire, la sua “giovinezza conquistatrice”. Con una particolare attenzione a Milano, che in quella riorganizzazione politica e artistica ebbe un ruolo fondamentale. In una stagione di grande prosperità, la città fu fortemente rimodellata nei suoi monumenti, nei suoi spazi verdi e nelle infrastrutture urbane, a partire dalla nuova Pinacoteca di Brera. Anche gli artisti italiani furono coinvolti nell’ondata di lavori e di cantieri che ne seguì. Appiani nella pittura e Canova nella scultura si avvalsero ampiamente di questa “politica delle arti”, ascrivibile all’arte del governare di Napoleone Bonaparte. Ma non fu da meno l’iniziativa privata di nuovi protagonisti, estranei al mecenatismo aristocratico: primo fra tutti Giovanni Battista Sommariva, definito da Francis Haskell “il mecenate indubbiamente più importante dopo l’imperatore e la sua famiglia”.

    Ingres è parte integrante di queste storie incrociate, senza le quali l’Europa di oggi sarebbe incomprensibile. Con la mostra, il pittore delle odalische, nella sua modernità, svela anche la sua italianità, un’impronta che fa di lui una figura fondamentale della vita artistica prima, durante e dopo l’Impero. Nato nel 1780 nel sud-ovest della Francia, a Montauban, Ingres dimostra presto un talento straordinario per il disegno. Dal 1797 è a Parigi nella cerchia di David. Nel 1800 concorre per il prix de Rome e nel 1806, dopo aver completato il grande Napoleone in costume sacro, è finalmente a Roma, dove può approfondire gli studi e la passione per Raffaello. Inviato in Italia sotto l’Impero e poi coinvolto nei cantieri imperiali di Roma, Ingres decide di restare «italiano» fino al 1824, per tornare più avanti a dirigere Villa Medici.

    Della vita artistica in questo periodo, oggi abbiamo una visione globale, che non oppone più la componente severa e apollinea, rappresentata da David e Canova, agli aspetti più “moderni” o più sorprendenti, rappresentati dalle bizzarrie di Girodet e dall’erotismo di Ingres, dall’onirismo e dal gusto del macabro, dallo slancio delle donne pittrici e dalla reinvenzione del nudo femminile. Dato che si proclamava come continuazione degli antichi, la “paradossale modernità del neoclassicismo” (Marc Fumaroli) richiede insomma di essere apprezzata nelle sue tensioni, nelle sue contraddizioni, nella sua dualità solare e tenebrosa.

    La mostra è curata da Florence Viguier-Dutheil, Conservatore Capo del Patrimonio e Direttrice del Musée Ingres di Montauban.

    Palazzo Reale di Milano dal 12 marzo al 23 giugno 2019 presenta la mostra promossa dal Comune di Milano – Cultura e prodotta da Palazzo Reale e Civita Mostre e Musei, in collaborazione con StArt e il Museo Ingres di Montauban.

     

  • Future Park, il parco giochi del futuro alle OGR dove i disegni prendono vita, i colori si muovono e si possono spostare cose che non ci sono, propone l’ingresso ridotto a 5 Euro ogni giovedì e venerdì, fino alla fine di marzo. Non solo: nei giorni clou della Settimana Grassa, lunedì 4, martedì 5 e mercoledì 6 marzo, apertura straordinaria! Un modo originale per trascorrere la giornata in cui, con le scuole chiuse, i bambini festeggiano la ricorrenza più divertente dell’anno.

    Future Park, all’interno del Binario 3 di OGR Torino, è un luogo pensato per i bambini da 3 a 10 anni in cui possono vivere un’esperienza di realtà virtuale interattiva, che coniuga modalità di gioco tradizionali e digitali, creatività e nuove tecnologie, entertainment ed educazione.

    In questo spazio unico in Europa, realizzato dal collettivo teamLab (già autore del padiglione del Giappone a Expo 2015), i piccoli si trasformeranno in creatori di scenari e storie che cambieranno in continuazione: i loro disegni, nati da un foglio bianco, prenderanno vita sui ledwall, grazie all’interazione diretta con gli ambienti digitali, sensibili al tocco, proposti all’interno degli ambienti ludici proiettati nel futuro.

    Future Park si sviluppa in quattro differenti postazioni, ognuna delle quali corrisponde a un’esperienza creativa specifica.

    Light Ball Orchestraè l’area in cui si può interagire con sfere luminose che mutano colore e suono, rispondendo agli stimoli esterni generati dai movimenti dei bambini, fino a formare un’orchestra. Altre sfere sospese reagiscono ai cambiamenti delle sfere a terra, modificandosi in base all’interazione dei partecipanti.

    A table where Little People Liveè un’installazione con tavoli interattivi e proiezioni sensibili che cambiano a seconda degli input immessi dai bambini.

    La terza proposta si articola in due ambienti futuristici: Sketch Aquariume Sketch Town.
    In Sketch Aquarium le creature marine disegnate dai bambini si animano subito dopo essere state inserite in uno scanner: pesci multicolori, sirene, squali, diventano proiezioni all’interno del mare virtuale e iniziano a nuotare liberamente reagendo al tocco dei piccoli disegnatori. Si possono creare gruppi di pesci e far sì che nuotino insieme oppure, toccando i sacchetti di cibo, si possono “nutrire” gli abitanti del mondo marino.
    Sketch Town è invece la città immaginaria, sempre diversa, in cui lo spazio urbano si modifica in base ai disegni dei bimbi: macchine, edifici e perfino navicelle spaziali sono proiettati nel paesaggio del futuro e iniziano a muoversi “comandati” dai piccoli.

    INFORMAZIONI PRATICHE
    Future Park
    Binario 3 OGR Torino
    Corso Castelfidardo, 22 – Torino

    Orari
    Giovedì e venerdì dalle 15 alle 19
    Sabato e domenica dalle 11 alle 19
    Ultimo accesso un’ora prima della chiusura
    Apertura straordinaria lunedì 4, martedì 5 e mercoledì 6 marzo dalle 15 alle 19

    Biglietti
    Giovedì e venerdì 5 euro (fino a fine marzo)
    bambino + adulto 15 euro
    2 bambini + adulto 21 euro
    2 adulti + 1 bambino 21 euro
    10 bambini + 1 accompagnatore 50 euro
    Biglietti acquistabili su Ticketone o alla biglietteria di OGR Torino.

  • Un filo antico, vecchio più di mille anni, lega Torino alla Puglia. Con la mostra Le armi e il potere: l’Arcangelo longobardo, i Musei Reali di Torino sono protagonisti dello scambio di reperti e testimonianze di epoca longobarda tra i Musei TECUM – Santuario di San Michele Arcangeloa Monte Sant’Angelo (Foggia)e il Museo di Antichità. Il focus sviluppato dai due musei verte sulla figura dell’Arcangelo Michele, che compare nella Bibbia come un angelo guerriero, posto a capo delle milizie celesti.

    ConLe armi e il potere: l’Arcangelo longobardo, i Musei Reali aderiscono al progetto promosso dal MiBAC e dall’Associazione Italia Langobardorum, dal titolo Longobardi in vetrina, che promuove la diffusione della conoscenza della cultura longobarda. La collaborazione e la sinergia tra i siti UNESCO, i musei della rete, e quelli nazionali che sono espressione dei territori di forte valenza longobarda, come il Piemonte, che nel Museo di Antichità conserva una collezione longobarda tra le maggiori in Italia, hanno permesso di individuare sette grandi temi declinati in quindici mostre temporanee che avranno luogo nel 2019.

    L’ARCANGELO MICHELE E LA MOSTRA

    Sulla base delle sacre Scritture, la tradizione ha elaborato come attributo iconografico dell’Arcangelo Michelela spada sguainata (o la lancia), che si associa allo scudo. Questi tratti bellicosi ne favorirono l’adozione, come santo protettore, da parte di condottieri e sovrani bizantini, longobardi e carolingi. L’Arcangelo invincibile divenne simbolo della vittoria e del potere militare.  Presso i Longobardi, popolo di guerrieri, l’adozione del culto micaelico fu favorita dal fatto che essi riconobbero e trasferirono in Michele attributi e caratteristiche del pagano Wodan, adorato come supremo dio della guerra. L’Arcangelo Michele divenne così patrono dei Longobardi e il santuario garganico cominciò ad essere considerato come il loro santuario ‘nazionale’.

    Secondo la leggenda, la fondazione del santuario garganico di San Michele, a Monte Sant’Angelo (FG), riflette il forte legame tra il culto micaelico e la dinastia longobarda di Benevento e rievoca, seppur con tratti sfumati, la battaglia combattuta, attorno al 650, tra i Longobardi di Benevento e i Bizantini.

    Nella mostra Le armi e il potere: l’Arcangelo longobardo, il Museo di Antichità presenta il calco delle epigrafi di apparato incise sulle strutture del santuario sul Gargano, volute dai Longobardi per ricordare l’imponente opera di ristrutturazione del santuario stesso e per lasciare memoria scritta della propria presenza e di importanti pellegrinaggi. Tra i principali calchi, un’epigrafe dedicatoria presenta il nome di Romualdo I(662-687), finanziatore dei monumentali lavori di ampliamento del santuario. Una seconda epigrafe, incisa sullo stesso capitello, riporta i nomi dei viri honestidella corte di Benevento che collaborarono finanziariamente. In una terza epigrafe ricorre l’invocazione all’angelo Gabrielenel pellegrinaggio al santuario effettuato dal duca longobardo Romualdo II (706-731) e dalla sua prima moglie, Gumperga. Molte altre invece hanno iscrizioni in alfabeto runico (le uniche in Italia) di pellegrini che hanno voluto lasciare memoria del loro passaggio e della devozione all’Arcangelo.

    Accanto a queste importanti testimonianze sono esposte opere archeologiche che presentano la diffusa presenza longobarda in Piemonte, molte delle quali restaurate per l’occasione e presentate al pubblico per la prima volta.

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