Categoria: News

  • Dal 23 giugno al 23 agosto 2018, la Rete delle Residenze Reali Europee organizza un concorso fotografico su Instagram!

    Per la prima volta, nell’ambito dell‘Anno europeo dei beni culturali e del progetto “Un posto al tavolo reale“, un concorso fotografico simultaneo su Instagram nei Royal Palaces of Europe sarà l’occasione per condividere un’esperienza unica.

    Questa estate, viaggia nelle più belle residenze reali europee, esplora le stanze dei Palazzi, perditi nei giardini, nei parchi … dettagli, prospettive, guanti, ecc.

    Condividi con noi e con 10 residenze europee, le tue più belle foto!

    Elenco dei partecipanti:

    Palazzo di Versailles (Francia) @ Chateauversailles
    Château de Chambord (Francia) @chateaudechambord
    Palazzo reale di Gödöllö (Ungheria)
    Consorzio delle Residenze Reali Sabaude (Italia) @lavenariareale
    Reggia di Caserta (Italia) @reggiadicaserta
    Musei Reali di Torino (Italia) @museirealitorino #museirealitorino
    Reggia di Monza (Italia) @reggiadimonza
    Museo del re Palazzo di Jan III a Wilanów (Polonia) @wilanowpalac
    Castello reale di Varsavia (Polonia) @zamekkrolewskiwarszawa
    Palazzo reale di Łazienki (Polonia) @lazienkimuzeum
    Historic Royal Palaces (Regno Unito) @historicroyalpalaces
    Musei del Cremlino di Mosca (Russia) @kremlinmuseums

    Per partecipare:

    1 – Pubblica le tue foto usando #europeanroyalpalaces

    2 – Identifica l’account delle residence in ogni foto.

    Alla fine di questo concorso, ogni palazzo selezionerà un vincitore e pubblicherà l’immagine sul suo account! L’immagine del vincitore sarà quindi pubblicata sui social media di tutti i palazzi. Inoltre, il vincitore potrebbe essere invitato a partecipare ad una visita eccezionale!

    Pubblica le tue foto più belle dei palazzi tra i partecipanti all’evento!

    Per maggiori informazioni

  • Reggia di Venaria, Castello di Racconigi, Palazzina di Caccia di Stupinigi,

    Castello di Govone, Palazzo Madama, Catello Cavour di Santena,
    Palazzo Chiablese, Palazzo Biandrate, Museo Egizio.

    Dal 19 settembre al 25 novembre 2018

    Art Site Fest è un percorso, tra arti visive, teatro, letteratura e musica, attraverso alcune delle più belle residenze storiche del Piemonte.
    La Reggia di Venaria, il Castello di Racconigi, la Palazzina di Caccia di Stupinigi, il Castello di Govone, Palazzo Madama, Castello Cavour di Santena, Palazzo Chiablese, Palazzo Biandrate e il Museo Egizio sono i luoghi che ospiteranno fotografia, pittura, scultura, video, reading, musica e letteratura in dialogo con gli spazi e le architetture del patrimonio culturale.
    Negli ultimi anni, il rapporto tra opera d’arte e contesto si è fatto più profondo spingendo alla produzione di opere non solo pensate per un luogo, ma intimamente sensibili ad esso. Artisti provenienti da tutto il mondo, per lo più di giovane generazione ma già di solido curriculum, presentano le loro ricerche recenti con opere realizzate appositamente per le sedi individuate, oppure scelte e ambientate per gli spazi espositivi e i percorsi museali.

    Le loro opere rappresentano le chiavi per leggere in modo nuovo e conoscere meglio il patrimonio storico e artistico della regione.
    38 gli artisti scelti con oltre 140 opere distribuite nelle diverse sedi esplorano i linguaggi della contemporaneità, confrontandosi con l’arte e la storia del Piemonte.
    Tra gli artisti invitati, Güler Ates, artista turca residente a Londra, ha avviato già da maggio una residenza che si concluderà a settembre, con l’inaugurazione di Art Site Fest.  Il lavoro di Güler Ates propone una riflessione sul confronto tra culture distanti e la possibile eredità di un comune patrimonio.

    Un progetto speciale è destinato al Museo Egizio: Joseph Eid, fotografo libanese che al lavoro da fotoreporter di guerra, attraverso la fotografa, alterna una raffinata indagine sociale e umana, propone alcuni scatti da Palmira e dagli altri siti storici devastati dall’Isis, a testimonianza della fragilità del patrimonio archeologico e della necessità della sua salvaguardia.

    La Cappella di Sant’Uberto anche quest’anno ospita per la serata inaugurale un evento teatrale: Peppe Servillo, che nella scorsa edizione di Art Site ha visitato Racconigi lasciandoci una sua testimonianza, quest’anno terrà un reading con Elena Serra e Lamberto Curtoni al viloncello, su un aspetto poco noto della biografa di Édouard Manet.

    Lamberto Curtoni curerà un programma di interventi musicali all’interno delle sedi, suggerendo attraverso la musica inedite letture degli spazi.
    Art Site Fest è realizzato in collaborazione con “Parole d’Artista”, rassegna teatrale curata dal Teatro di Dioniso, quest’anno concepita e condotta da Elena Serra con quattro spettacoli all’interno di alcune delle residenze storiche.
    Fra questi, nella Chiesa di Sant’Uberto, alla Reggia di Venaria, quello di Carlotta Natoli, voce recitante e Mario Stefano Tonda al clavicembalo, nella restituzionedi estratti dello spettacolo “Tante facce nella memoria”: i due artisti saranno le “voci” tratte dalle registrazioni di Alessandro Portelli relative alla rappresaglia nazista per l’attentato di via Rasella.

    Ogni edizione di ART SITE FEST avrà un paese ospite che per quest’anno è l’Armenia: cinque giovani autori ci restituiscono un panorama tra pittura, fotografa, poesia, letteratura dell’attuale e vivace ricerca artistica nel paese caucasico.
    A conclusione della programmazione di Art Site Fest, a celebrare l’anno europeo del Patrimonio Culturale, è prevista una giornata di incontro tra storici dell’arte, flosofi, sociologi ed esperti sul tema del patrimonio culturale come eredità comune e sull’arte come veicolo di dialogo tra i popoli.

    È stato richiesto il Patrocinio della Regione Piemonte e della Città di Torino.
    Art Site Fest è un progetto dell’Associazione Phanes ed è realizzato in collaborazione con il Consorzio delle Residenze Reali Sabaude e con il sostegno di Fondazione CRT, di Reale Mutua, di Museumstudio.

    La prossima edizione Art Site è realizzata in collaborazione con Teatro i Dioniso e con Distretto Cinema.

  • Un dono regale, un ritorno straordinario.

    Si ricompone per la prima volta dopo lungo tempo, presso la Galleria Sabauda dei Musei Reali di Torino, la preziosa garniture da camino in porcellana bianca realizzata nel 1715 dalla Manifattura di Meissen presso Dresda.

    Come noto, la scoperta del segreto della porcellana a pasta dura, avvenuta nel 1708 da parte del chimico Johann Friedrich Böttger, e di una cava di argilla bianca (caolino) fu all’origine della nascita della celebre Manifattura tedesca, inaugurata nel 1710 con l’intento di imitare la costosissima ceramica orientale.

    La garniture costituisce, dunque, un insieme di eccezionale interesse anche per la sua antichità, trattandosi di una delle prime realizzazioni di Meissen. Le montature in argento dorato impreziosiscono ulteriormente l’insieme che, nel vaso ad anse esposto al centro della vetrina, reca ancora tracce della decorazione pittorica in oro applicata a fuoco, con motivi à la Bérain.

    Alcune piccole fenditure, visibili nel corpo dei vasi, indicano la difficoltà tecnica di questi primi saggi di esecuzione in cui, tuttavia, si impone già la ricchezza delle decorazioni, con volute, teste d’angelo, foglie, conchiglie.

    Oltre alla straordinaria qualità artistica e tecnica, i cinque vasi che compongono la garniture, oggi divisi fra il Palazzo Reale di Torino e il Museo Poldi Pezzoli di Milano, sono protagonisti di un dono regale.

    Composto in origine da sette pezzi, l’insieme viene esposto nel 1715 nel Palazzo Giapponese di Dresda, finché nel 1725 il re di Polonia Augusto II, detto il Forte (1670-1733), lo invia a Vittorio Amedeo II di Savoia re di Sardegna (1666-1732), in segno di ringraziamento per averlo ospitato durante un viaggio tra le Corti europee.

    Da allora, la garniture rimane nel Palazzo Reale di Torino, in particolare nella Camera dell’Alcova. Da documenti del 1823 due vasi risultano, però, mancanti e, col tempo, anche gli altri cinque vengono separati. I due esemplari grandi, senza manici, rimangono nel Palazzo, dove tuttora sono conservati (Appartamento di Rappresentanza, Sala del Caffè). Il vaso maggiore ad anse e i due più piccoli, di straordinaria eleganza con rami e roselline, sono trasferiti, invece, al Museo Civico di Torino (1877), poi esibiti alla IV Esposizione Nazionale di Belle Arti di Torino (1880) e, infine, per volere di Umberto di Savoia principe di Piemonte (1929), ricollocati nel Palazzo. Da qui, tuttavia, escono prima del 1966, quando sono venduti a un’asta. Al termine della loro storia collezionistica, i tre vasi entrano a far parte della collezione Zerilli-Marimò, donata nel 2017 al Museo Poldi Pezzoli di Milano.

    Dopo essere stata riunita per la prima volta a Milano in una recente esposizione, la garniture ritorna così visibile anche a Torino.

    Le opere esposte:

    –       Due vasi con coperchio – garniture da camino

    Manifattura di Meissen – Modello di Johann Jacob Irminger, disegno di Raymond Leplat

    Porcellana bianca verniciata; montatura in argento dorato – 1715

    Musei Reali di Torino – Palazzo Reale

    –       Due vasi con coperchio; un vaso ad anse con coperchio – garniture da camino

    Manifattura di Meissen – Modello di Johann Jacob Irminger, disegno di Raymond Leplat

    Porcellana bianca verniciata e dorata; montatura in argento dorato – 1715

    Museo Poldi Pezzoli di Milano, donazione Zerilli-Marimò

  • Dal 20 giugno al 30 settembre 2018 i Musei Reali presentano a Torino, nelle Sale Palatine della Galleria Sabauda, una mostra di pittura rara e preziosa, dedicata al genere della natura morta, che nasce dalla collaborazione con Bozar – Palais des Beaux-Arts di Bruxelles e che si avvale della partnership con Intesa Sanpaolo.

    Con Il silenzio sulla tela. Natura morta spagnola da Sánchez Cotán a Goya il Belgio e l’Italia si uniscono per costruire un omaggio alla Spagna. Intorno alle prove di grandi artisti come Sánchez Cotán, Juan de Zurbarán, Meléndez e Goya, la mostra traccia il percorso di sviluppo di questo genere su due secoli di produzione. Dalla silente concentrazione delle tele del Seicento, con l’indagine accurata e preziosa degli oggetti della vita quotidiana e della natura, attraverso le trionfanti composizioni barocche, ricche di decorazioni floreali e intrise di significati simbolici, si arriva all’età delle accademie e alla consacrazione del genere all’interno dei canoni artistici.

    Curata da Ángel Aterido, professore dell’Università Complutense di Madrid, la mostra è articolata secondo un percorso in sette sezioni: le origini, i bodegones, i floreros, tavole e cucine, le Vanitas, il primo Settecento, il gusto accademico e Goya. Al suo interno raccoglie circa quaranta opere provenienti da prestigiosi musei pubblici quali il Museo del Prado, il Louvre, le Gallerie degli Uffizi e l’Art Museum di San Diego, così come da importanti collezioni private: per il visitatore sarà come intraprendere un viaggio tematico attraverso alcuni dei più importanti musei del mondo, ammirando straordinari esempi di bodegones dipinti da Juan Sánchez Cotán, provenienti dagli Stati Uniti e dalla Collezione Abelló di Madrid, le Mele in cestino di vimini di Juan de Zurbarán, le scene allegoriche nella Vanitas e Il Sogno del Cavaliere di Pereda, la Natura morta con quaglie, cipolle, aglio e recipienti caratterizzata dallo straordinario virtuosismo tecnico di Meléndez e l’impressionante Natura morta con tacchino di Goya.

    La rappresentazione degli oggetti quotidiani, dei frutti, delle piante o degli animali, isolati e raffigurati senza la presenza dell’uomo, si diffonde in Europa intorno al 1590-1600. Fin dalla sua nascita, la natura morta viene intesa come un esercizio mimetico di descrizione analitica della realtà naturale, caratterizzato da un forte senso decorativo. Il caso spagnolo presenta alcune peculiarità che lo contraddistinguono dalle soluzioni compositive adottate negli altri paesi europei, come ben dimostra anche l’uso di una parola specifica per indicare questo particolare genere figurativo: bodegón. Sebbene sia possibile mettere in relazione le prime nature morte spagnole con modelli fiamminghi e italiani, il loro carattere austero e le personali interpretazioni del tema fornite da importanti pittori quali Juan Sánchez Cotán, Juan de Zurbarán, Luis Meléndez o Francisco de Goya, implicano un loro specifico riconoscimento fra i vertici dell’arte occidentale.

    La mostra è arricchita dal dialogo tra le opere spagnole e nove dipinti italiani e fiamminghi appartenenti alle collezioni della Galleria Sabauda, tra le quali la Natura morta con frutta, dolci, crostacei, un bicchiere e un topo di Peter Binoit, La vanità della vita umana di Jan Brueghel, caratterizzata da una grandissima ricchezza iconografica, o ancora il Vaso con fiori e insetti di Cornelis De Heem. A queste si aggiunge una superba opera di Giuseppe Recco, Natura morta con pesci e molluschi, appartenente alle raccolte del Palazzo Zevallos di Napoli e gentilmente concessa in prestito dalle Gallerie d’Italia – Intesa Sanpaolo.

    Con la sofisticata trama dei suoi rimandi e delle sue influenze, la mostra rappresenta una straordinaria opportunità per celebrare, attraverso il lascito depositato nella pittura, la complessità del tessuto culturale che unisce tre grandi nazioni -Spagna, Belgio e Italia-, proprio nell’anno che il Consiglio d’Europa ha voluto dedicare al vasto, variegato e solidale patrimonio del nostro continente.

  • Giovedì 25 giugno al Circolo dei Lettori è stato presentato alla stampa Art Site Fest che si terrà dal 20 settembre al 18 novembre, tema:  “la Contaminazione” delle dimore storiche Piemontesi, con l’arte contemporanea in tutte le sue forme.

    Sono intervenuti alla presentazione Luca Angelantoni Fondazione CRT, Maurizio Cibrario Fondazione Torino Musei, Cristiana Maccagno Palazzina di Caccia di Stupinigi, Luca Malvicino, Associazione Govone Residenza Sabaude, Domenico Maria Papa curatore di Art Site.

    Gli anni scorsi nel Festival venivano interessate tre dimore: il Castello di Racconigi, il Castello di Govone e Reggia di Venaria.

    Quest’anno grazie all’interesse di pubblico delle scorse edizione,  al lavoro del curatore Domenico Maria Papa e della sua squadra, con 38 artisti presenti e 140 opere, le dimore interessate al festival aumento fino ad arrivare a 9: Reggia di Venaria, Palazzo Chiablese, Palazzina di Caccia di Stupinigi, il Castello di Govone, il Castello di Racconigi, Palazzo Biandrate, Museo Egizio, Palazzo Bricherasio e Palazzo Madama.

    Tra gli  artisti presenti al Festival, Guler Ates, artista turca le cui opere sono realizzate attraverso performance e attività “adattive”,  fantasmi di donna ideati dall’artista turca. Al centro del suo percorso artistico l’indagine della figura umana in particolar modo la donna.

    Le tappezzerie cinesi prendono a vivere nel video di Yong Yongllong, al Castello di Govone.

    Joseph Fàd, fotoreporter di guerra libanese, famoso per i vuoi scatti da Palmira e dai siti devastati dall’Isis, che verranno messi a confronto da cartoline degli stessi luoghi prima della guerra e saranno presenti al Museo Egizio, permettendo cosi una riflessione su quanta fragilità si crei intorno all’arte.

    Tornerà Beppe Servìllo, degli AvionTravel, in un reading con Fattrice Eiena Sena e Lamberto Curtoni al violoncello.

    Contatti:

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    Vivi la storia di un cantiere secolare e scopri dall’interno le vicende del Santuario di Vicoforte, capolavoro del Barocco piemontese e della sua grandiosa cupola ellittica, la quinta al mondo per dimensioni.

    Entra nel cuore dell’opera d’arte con Magnificat: lungo un percorso appositamente messo in sicurezza, che interessa locali mai aperti al pubblico, potrai percorrere gli antichi camminamenti riservati agli addetti ai lavori  e raggiungere la sommità dell’edificio godendo di un affaccio mozzafiato dall’alto del cupolino a 75 metri di altezza.

    Una visita emozionante, un’avventura indimenticabile per conoscere, gradino dopo gradino, gli aspetti architettonici, storici, artistici e le sofisticate tecnologie che oggi consentono il costante monitoraggio di questo eccezionale monumento d’arte e di fede.

    CARLO EMANUELE I, IL DUCA CHE CREDETTE IN VICOFORTE (RIVOLI 1562 – SAVIGLIANO 1630)

    Carlo Emanuele I di Savoia, detto “Il Grande” e soprannominato dai sudditi “Testa di Fuoco” per le manifeste attitudini militari, è figlio di Emanuele Filiberto di Savoia e di Margherita di Francia.

    Ambizioso, sicuro di sé, cerca di espandere il proprio potere oltre la capitale del regno, impegnandosi maggiormente nelle terre di difficile controllo.

    Il monregalese era sicuramente una di queste, caratterizzata dallo spirito libero e intraprendente dei suoi cittadini, poco inclini a cedere a Torino il primato sul territorio.

    Dopo la distruzione della cattedrale di Mondovì (1573), sostituita dalla cittadella militare, il Duca Carlo Emanuele I prosegue l’azione di dominio sul territorio monregalese iniziata dal padre, decidendo strategicamente di realizzare a Vicoforte il Mausoleo di Casa Savoia.

    Morirà nel 1630 a Savigliano. Le sue spoglie sono conservate presso il Santuario: dopo la morte del Duca infatti, gli eredi scelsero la Basilica di Superga come sepolcro monumentale.

    #MAGNIFICATITALIA – Associa l’hashtag #magnificatitalia per le tue foto su Instagram

    7 aprile – 4 novembre 2018 | Salita e visita alla cupola del Santuario di Vicoforte – CN – Italia

  • Il Teatro Regio di Torino è il teatro della città di Torino, e uno dei più grandi ed importanti d’Italia.

    Costruito nel 1740,  quando Vittorio Amedeo II decise di commissionare all’architetto Filippo Juvarra la progettazione e la costruzione di un nuovo grande teatro nell’ambito del più generale riassetto urbano della Piazza Castello.

    L’intento venne però perfezionato solo qualche anno più tardi da Carlo Emanuele III (incoronato re nel 1730) il quale, in seguito alla morte di Juvarra, scelse di affidare il progetto all’architetto Benedetto Alfieri con la richiesta di progettare un teatro di grande prestigio.

    Il «Regio Teatro» di Torino, edificato nel tempo record di due anni, venne inaugurato il 26 dicembre 1740 per diventare un punto di riferimento internazionale per la capienza – circa 2.500 posti tra platea e cinque ordini di palchetti –, le magnifiche decorazioni della sala fra le quali spiccava la volta dipinta da Sebastiano Galeotti, gli imponenti scenari e le attrezzature tecniche.

    Nella notte tra l’8 e il 9 febbraio 1936 il Teatro viene distrutto da un violento incendio: saranno necessari quasi quarant’anni per la sua ricostruzione. Della vecchia struttura rimane la facciata, si sono salvati pochi cimeli, tra i quali un antico caminetto in marmo ricollocato in una sala del nuovo teatro.

    Dopo l’incendio del 1936, si pone il problema di stabilire a chi affidare il progetto di ricostruzione del Teatro,  l’amministrazione comunale promuove  l’affidamento dell’incarico all’architetto Carlo Mollino. I lavori hanno inizio nel settembre 1967 per concludersi nei primissimi mesi del 1973.

    Nel 1977 la facciata del Teatro Regio viene inserita nel sito seriale UNESCO Residenze Sabaude iscritto alla Lista del Patrimonio dell’Umanità

    Per visitare il Teatro è sufficiente visitare la sezione dedicata del Sito del Teatro Regio 

  • Sono stati 14.100 i visitatori, tra torinesi e turisti, ad affollare i Musei Reali di Torino in occasione di questo lungo ponte del 1° maggio, approfittando dei giorni di apertura straordinaria.

    Da venerdì 27 aprile, l’affluenza si è mantenuta costante per tutta la durata del ponte, raggiungendo la punta dei 4.188 visitatori nella giornata di domenica.

    Oltre agli abituali percorsi di visita, il pubblico ha potuto visitare le mostre dossier in corso: al Museo di Antichità Carlo Alberto archeologo in Sardegna; alla Galleria Sabauda Scoperte 3/Frammenti di un bestiario amoroso, Confronti 4/Carol Rama e Carlo Mollino e il percorso Anche le statue muoiono, dedicato ai destini del patrimonio nelle situazioni di conflitto e ideato per marcare l’anno del Patrimonio Europeo 2018.

    Grande successo, in particolare, per la retrospettiva dedicata a uno dei più grandi maestri viventi di fotografia Frank Horvat. Storia di un fotografo, ospitata presso le Sale Chiablese fino al 20 maggio, che ha accolto in questi giorni più di 2.000 persone.

    Afflusso notevole anche per i percorsi di visita organizzati in collaborazione con l’Associazione Amici di Palazzo Reale, che garantisce l’accesso anche agli appartamenti minori della struttura.

    A questi vanno aggiunti migliaia di visitatori che hanno affollato i Giardini Reali e il Boschetto, riaperto da appena un mese, all’ombra del quale nei giorni di bel tempo i visitatori dei Musei hanno potuto concedersi una pausa tra una mostra e l’altra.

    I Musei Reali restano chiusi domani mercoledì 2 maggio.

    La prossima apertura straordinaria è prevista in occasione della Festa della Repubblica, sabato 2 giugno 2018.

  • Gallery Mostra

    La mostra La fragilità della bellezza. Tiziano, Van Dyck, Twombly e altri 200 capolavori restaurati, sotto l’Alto Patronato del Presidente della Repubblica, organizzata in collaborazione con il Consorzio delle Residenze Reali Sabaude, resterà aperta al pubblico fino al 16 settembre 2018.

    L’esposizione presenta 80 nuclei di opere, per un totale di 212 manufatti restaurati grazie a Intesa Sanpaolo nel biennio 2016-2017.

    Le opere appartengono a 17 regioni italiane: oltre a Piemonte, Lombardia, Veneto, Emilia-Romagna, Marche, Liguria, Toscana, Abruzzo, Lazio, Campania, Calabria e Puglia, già In collaborazione con interessate nelle precedenti edizioni, per la prima volta sono state coinvolte Friuli Venezia Giulia, Umbria, Basilicata, Molise, Sardegna e si conta anche una presenza estera, proveniente da Dresda.

    In questa edizione Intesa Sanpaolo ha collaborato con 44 enti di tutela (Soprintendenze, Poli Museali e Musei autonomi) e sono 63 gli enti proprietari. Un imponente lavoro di recupero, che ha coinvolto 205 professionisti del restauro in tutta Italia, incluso il Centro Conservazione e Restauro “La Venaria Reale” con cui Intesa Sanpaolo ha stabilito da tempo una collaborazione continuativa.

    La mostra copre un arco cronologico di quasi 40 secoli, spaziando dall’antichità al contemporaneo fornendo così un ampio panorama del patrimonio artistico italiano.

    Tra le opere esposte, gli affreschi della Tomba di Henib, dal Museo Egizio di Torino; la preziosa Testa di Basilea, dal Museo Archeologico Nazionale di Reggio Calabria; il Ritratto di Caterina Balbi Durazzo di Anton Van Dyck, da Palazzo Reale di Genova; San Girolamo penitente di Tiziano, dalla Pinacoteca di Brera; San Daniele nella fossa dei leoni di Pietro da Cortona, dalle Gallerie dell’Accademia di Venezia, fino a opere di Morandi, Burri e Twombly.

    Nella grande varietà non mancano oggetti particolari come il Mantello Tupinambà, realizzato con penne e fibre di cotone, giunto tra XVI e XVII secolo in Italia dal Brasile, oggi conservato alla Pinacoteca Ambrosiana, o il seicentesco Clavicembalo dipinto, dal Museo Nazionale degli Strumenti Musicali di Roma.

    Il percorso espositivo è organizzato secondo una logica cronologico/tematica che ha come focus la fragilità del nostro patrimonio.

    Si conclude significativamente con una sala dedicata alle opere danneggiate dal terremoto. In occasione della mostra sono previsti un ciclo di incontri divulgativi sul restauro e una serie di laboratori didattici a cura dei Servizi Educativi de La Venaria Reale e del Centro Conservazione e Restauro.

    Sempre nell’ambito di Restituzioni, Intesa Sanpaolo sosterrà il simposio internazionale “Anche le statue muoiono”. Distruzione e conservazione nei tempi antichi e moderni che si terrà il 28 e 29 maggio prossimi a Torino per affrontare il tema della fragilità del patrimonio culturale con studiosi provenienti da tutto il mondo.

    Il Simposio è organizzato da Museo Egizio di Torino, Fondazione Sandretto Re Rebaudengo e Musei Reali, in collaborazione con il Centro Ricerche Archeologiche e Scavi di Torino.

    Restituzioni è un programma promosso da Intesa Sanpaolo dal 1989 e si avvale della curatela scientifica di Carlo Bertelli e Giorgio Bonsanti.

    Da 29 anni la Banca, con cadenza biennale, collabora con gli Enti ministeriali preposti alla tutela (Soprintendenze, Poli Museali e Musei autonomi) per individuare opere appartenenti a musei pubblici, privati o ecclesiastici, siti archeologici e chiese di tutta Italia, bisognose di restauro e ne sostiene gli interventi.

    La scelta delle opere segue un unico criterio: ascoltare le esigenze dei territori per valorizzarne l’identità attraverso interventi che privilegino l’effettiva necessità e urgenza del restauro.

    L’obiettivo è sempre quello di recuperare beni rappresentativi della varietà del patrimonio storico-artistico italiano, sia in termini cronologici sia in termini di materiali e tecniche – pittura su tavola e tela, affreschi, mosaici, scultura in marmo o pietra, in bronzo, manufatti tessili, oreficeria, etc. – capolavori d’indubbia rilevanza, così come opere che sono vicine a noi e contribuiscono a costruire il vissuto del territorio.

    Al termine degli interventi di ciascuna edizione, le opere restaurate sono esposte in una mostra organizzata da Intesa Sanpaolo, dove il pubblico può apprezzare il risultato del lavoro dei restauratori.

    Dal 1989 ad oggi, sono ormai oltre 1300 le opere “restituite” alla collettività: una sorta di ideale museo, con testimonianze che spaziano dalle epoche proto-storiche fino all’età contemporanea, dall’archeologia all’oreficeria, alle arti plastiche e pittoriche. Sono più di 200 i musei, i siti archeologici, le chiese, garanti della destinazione pubblica dei propri tesori, che hanno beneficiato di questo programma, centinaia i laboratori di restauro qualificati, distribuiti da Nord a Sud, incaricati dei restauri ed altrettanti gli studiosi coinvolti nella redazione delle schede storico-critiche per i cataloghi.

    Un curriculum a cui si aggiungono gli interventi di restauro realizzati su opere di scala monumentale come, ad esempio, i mosaici pavimentali paleocristiani della Basilica di Aquileia, gli affreschi di Altichiero e Avanzo nella Cappella di San Giacomo nella Basilica del Santo a Padova, gli affreschi di Lanfranco della Cappella di San Gennaro nel Duomo di Napoli, fino al recente restauro della Casa del Manzoni, a Milano, vero e proprio monumento “nazionale”.

    In quest’ambito inoltre, nel giugno 2009, in concomitanza col compiersi dei vent’anni di attività di Restituzioni, sono stati portati a conclusione i restauri degli affreschi trecenteschi di Stefano Fiorentino nella chiesa dell’Abbazia di Chiaravalle, alle porte di Milano.

    Oltre al progetto Restituzioni per la salvaguardia del patrimonio pubblico, Intesa Sanpaolo esprime il suo impegno in ambito culturale anche attraverso la valorizzazione a livello nazionale e internazionale del suo cospicuo e prestigioso patrimonio storico, artistico, architettonico e archivistico, in particolare nelle tre sedi delle Gallerie d’Italia a Milano, Napoli e Vicenza, nell’intento di condividerlo con la collettività.

    Le iniziative in ambito culturale si concretizzano in un piano triennale di interventi denominato Progetto Cultura, che prevede mostre, incontri, attività didattiche e formative oltre ad attività sinergiche con altre importanti istituzioni culturali nazionali e internazionali.

    Restituzioni. Tesori d’arte Restaurati

    La Venaria Reale

    Mappa Restituzioni

  • Si è conclusa la mostra-concorso “Vette d’arte” a Sestriere e l’opera “Sindone – Amore Universale e Luce Mistica” ha ricevuto il 3* premio per la tecnica varia.

    Il tema trattato attualissimo, oggi più che mai:  l’amore, la pace, senso di comunità e condivisione.

    L’artista è Bruno Cantino da Reino, torinese di nascita e di carattere: garbato, essenziale, a volte misterioso…

    Geometra per formazione scolastica, si dedica alla pittura molto presto e le sue prime esposizioni portano data 1975 in quello che lui definisce il suo periodo impressionista.

    Non smette mai di studiare:

    • nel 1978 consegue il diploma di Arredatore d’ambiente; le opere di questo periodo sono sculture piane di stagno e rame su tavola e pastelli ad olio.
    • dal 1990 al 1992 frequenta una scuola di disegno di nudo. Nello stesso periodo effettua  ricerche sui colori e materiali eseguendo opere in tecniche miste.
    • nel 2005 approfondisce le tecniche calcografiche nel laboratorio di incisione di Chieri.
    • dal 2007 intensifica la conoscenza dell’acquerello nel laboratorio di Pecetto torinese.

    Dal 2005 è socio attivissimo dell’Unione Artisti Chieresi.

    Ad oggi le sue esposizioni sono state circa 90 fra collettive e personali nei diversi livelli.
    Numerosi i premi vinti dal 1979 , eccone alcuni:

    • 1979 – 6° Premio Rassegna di Piossasco (To)
      1979 – Premio Minerva Torino
      1979 – 3° Premio vendemmia Montechiaro (At)
      1980 – 3° Premio paesaggio e folclore Genova
      1980 – 1° Trofeo L’Elite Firenze
      1982 – 6° Premio Il Macchiavello Torino
      1983 – 2° Premio Camerano Casasco (At)
      1984 – 2° Premio Montechiaro (At)
      2011 – 4° Premio al 38° Concorso Int. Eustachi Milano
      2011 – 1° Premio Conc. Naz. Unitre sul manifesto “Risorgimento”
    • 2018 – 3* premio per la tecnica varia. Vette d’arte” a Sestriere

    Bruno colpisce per il suo modo elegante, per l’umiltà con cui ringrazia e condivide con gli amici “di essere stato omaggiato del premio appena ricevuto”

    L’arte è la sua linfa, la sua filosofia di vita convalida il suo essere artista: “…l’arte è eterna, la vita è un attimo.”

     

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