Categoria: News

  • Artainment Worldwide Shows con la consulenza scientifica dei Musei Vaticani presenta lo spettacolo “Giudizio Universale. Michelangelo and the Secrets of the Sistine Chapel” che debutterà all’Auditorium Conciliazione di Roma il 15 marzo 2018.

    Ideato da Marco Balich e realizzato con la consulenza scientifica dei Musei Vaticani, lo show è il primo esempio di un format innovativo che unisce il racconto filologico della genesi di un capolavoro con gli strumenti tecnologici più sofisticati dell’intrattenimento dal vivo.

    Concepito per la lunga tenitura, “Giudizio Universale” mira a essere un appuntamento importante per gli amanti dell’arte e un must-see per i milioni di visitatori italiani e internazionali che ogni anno scelgono Roma come meta del loro viaggio nel Paese della bellezza.

    Per questo progetto Marco Balich si è avvalso della collaborazione di artisti di alto livello come Sting, musicista di fama mondiale, che ha composto il tema musicale originale. Altro importante contributo è la supervisione teatrale di Gabriele Vacis, figura di riferimento nelle diverse forme artistiche del panorama culturale italiano, come il teatro, l’opera e l’intreccio dei linguaggi con i nuovi media.

    Protagonista assoluta è la Cappella Sistina. Uno dei luoghi più incredibili della storia dell’arte mondiale è al centro di uno spettacolo che nasce dalla contaminazione di tante e diverse forme artistiche: da un lato l’azione fisica della performance teatrale incontra la magia immateriale degli effetti speciali, dall’altro la tecnologia più avanzata si mette al servizio di un racconto per parole e immagini mai visto prima. L’immersività di proiezioni a 270° porta lo spettatore al centro stesso dell’evento.

    “Giudizio Universale. Michelangelo and the Secrets of the Sistine Chapel” è la prima produzione di Artainment.

    La società, parte di Worldwide Shows Corporation (wscorp.com), è nata per dare vita ad un nuovo genere di intrattenimento: performance dal vivo in cui i codici emozionali dello spettacolo e i linguaggi visivi contemporanei incontrano l’arte.

    Lo spettacolo avrà una durata di 60 minuti.

    Gli spettatori assisteranno al racconto della nascita del capolavoro michelangiolesco, dalla commissione da parte di Giulio II degli affreschi della volta fino alla realizzazione del Giudizio Universale, attraverso una rievocazione della Cappella Sistina anche come luogo dell’elezione pontificia. Attraverso il racconto del Buonarroti animeremo gli affreschi che compongono la Cappella Sistina fino al meraviglioso Giudizio Universale che prenderà vita in tutto lo spazio attorno al pubblico. 

    Per informazioni visita il sito dei Musei Vaticani

     

  • Loving Vincent, il lungometraggio di Dorota Kobiela e Hugh Welchman dedicato al genio di Vincent van Gogh,

    sarà nelle sale per tre giorni, dal 16 al 18 ottobre, distribuito da Nexo Digital.

    La particolarità del progetto, che va ad aggiungersi ad una lunghissima lista di film sull’artista olandese, sta nella tecnica di realizzazione: la pellicola è infatti composta da migliaia di immagini create nello stile di van Gogh e realizzate da un team di 125 artisti che ha lavorato anni per dipingerle tutte a mano.

    In Loving Vincent 94 quadri sono riprodotti in una forma simile a quella originale e più di 31 dipinti sono rappresentati parzialmente.

    La narrazione, che riporta in vita opere come Caffè di notteCampo di grano con volo di corviNotte stellata, ma anche ritratti e autoritratti di van Gogh, si apre in Francia, nell’estate del 1891.

    Un viaggio attraverso strazianti rivelazioni per capire e apprezzare l’appassionante vita e la straordinaria opera di Vincent van Gogh.

    Info e news su Nexodigital

    Van Gogh sviluppò il suo talento per la pittura nella regione del Brabante, pertanto al film è affiancata la mostra Loving Vincent: de tentoonstelling, ospitata dal Museo Het Noordbrabants Museum di Den Bosch dal 14 ottobre 2017 al 28 gennaio 2018.

    Approfondisce il “dietro le quinte” della pellicola: saranno infatti in mostra 70 copie dei dipinti originali utilizzate per il film, integrate da filmati e presentazioni che illustreranno il metodo di realizzazione.

    In occasione della prima del film in Gheldria, il prossimo 19 ottobre, il Cinemec di Ede ospiterà un’altra selezione delle 1400 copie totali. “Le opere sono troppo belle per non essere mostrate al pubblico del film”, sottolinea Lies Boelrijk del Kroller-Muller Museum, che sorge nei pressi del Cinemec.

    Da sottolineare come il Museo ospiti la seconda più grande collezione di opere di Van Gogh al mondo, dopo quella di Amsterdam.

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    La Giornata del Contemporaneo, promossa da AMACI, è la grande manifestazione organizzata ogni anno per portare l’arte del nostro tempo al grande pubblico.

    Anche per questa edizione la Giornata del Contemporaneo aprirà gratuitamente le porte dei 24 musei AMACI e di un migliaio di realtà in tutta Italia. Un programma multiforme che di anno in anno ha saputo regalare al grande pubblico un’occasione per vivere da vicino il complesso e vivace mondo dell’arte contemporanea, portando la manifestazione organizzata da AMACI a essere considerata lappuntamento annuale che ufficialmente inaugura la stagione dell’arte in Italia

    La GAM, museo associato AMACI partecipa alla tredicesima giornata del Contemporaneo offrendo l’ingresso gratuito per tutta la giornata di sabato 14 ottobre.

    L’accesso libero prevede la visita alle Collezioni permanenti e alle mostre in corso:

     

    Dalle bombe al museo 1942-1959 (che terminerà il 5 novembre)

    ARCHIVI 2 | 1960-1962 IL GIAPPONE A TORINO. Omaggio a Sofu Teshigahara (Giardino) installazione permanente 
    La mostra Strutture e stile alla GAM
    (Secondo piano) (che terminerà il 21 gennaio)

     

    GAM Galleria Civica d’Arte Moderna e Contemporanea Torino

    Via Magenta 31, Torino

    orario: martedì – domenica 10.00-18.00 (la biglietteria chiude un’ora prima)

    Chiuso il lunedì

  • Nell’aulica Sala del Senato di Palazzo Madama va in scena la mostra Gianfranco Ferré. Sotto un’altra luce: Gioielli e Ornamenti. 

    Gallery della Mostra

    L’esposizione – organizzata e prodotta da Fondazione Gianfranco Ferré e Fondazione Torino Musei – presenta in anteprima mondiale 200 oggetti-gioiello che ripercorrono per intero la vicenda creativa del celebre stilista italiano.

    Per Ferré l’ornamento è stata sempre una passione, legata in modo inscindibile alle collezioni moda e risultato di un approccio appassionato e spesso innovativo, mai inferiore a quella riservata all’abito. Come sottolinea la curatrice della mostra Francesca Alfano Miglietti: “Ferré costruisce una zona franca all’interno di un proprio mondo di riferimento, elaborando ogni oggetto sulla scia di un sistema di classificazione generale di concetti che diventano oggetti. E così pietre lucenti, metalli smaltati, conchiglie levigate, legni dipinti, vetri di Murano, ceramiche retrò, cristalli Swarovski, e ancora legno e cuoio e ferro e rame e bronzo, nel susseguirsi di un incantato orizzonte di spille, collane, cinture, anelli, bracciali, monili. Per Ferré l’ornamento non è il figlio minore di un prezioso, ma un concetto di eternità che deve rappresentare l’immanenza del presente”.
    Gli oggetti in mostra, realizzati per sfilate dal 1980 al 2007, sono raccontati come complemento dell’abito e suo accessorio ma vengono esposti insieme ad alcuni capi in cui è proprio la materia-gioiello a inventare e costruire l’abito, diventandone sostanza e anima. Anche in questo caso l’attenzione di Gianfranco Ferré ai materiali è determinante, come parte essenziale della sua ricerca.
    Il progetto espositivo – realizzato dall’architetto Franco Raggi – gioca sul contrasto tra la Sala del Senato di Palazzo Madama, ambiente di immenso pregio architettonico, e le strutture minimaliste ed essenziali in ferro e vetro dell’allestimento, mettendo in risalto la fantasiosa bellezza dei gioielli disegnati da Ferré che sembrano librarsi in volo nella penombra.

    Gianfranco Ferré nasce a Legnano (MI) il 15 agosto 1944. Dopo la Laurea in Architettura conseguita nel 1969 al Politecnico di Milano, ottiene un primissimo successo come creatore di bijoux ed accessori. Seguono  la  lezione  fondamentale  dell’India  dove  vive  e  lavora  per  lunghi periodi, la nascita del suo Prêt à Porter femminile – nel 1978 – e la fondazione della società che porta il suo nome. Al lancio dell’abbigliamento maschile, nel 1982, e alla creazione di una gamma articolata di collezioni e accessori realizzati su licenza, si aggiungono l’esperienza dell’Alta Moda, tra il 1986 ed il 1989, le cui collezioni vengono presentate a Roma. A seguire, il prestigioso incarico presso la maison Christian Dior, di cui Gianfranco Ferré è Direttore Creativo dal 1989 al 1996 per le linee femminili. Negli anni successivi vengono sviluppate numerose altre linee e si susseguono altrettanti, significativi progetti. Nel marzo 2007 lo stilista è nominato Presidente dell’Accademia di Belle Arti di Brera. Gianfranco Ferré muore prematuramente il 17 giugno di quello stesso anno.

  • Capolavori concepiti per essere indossati dalle tante signore che Gianosone frequentava e ammirava, ricambiato grazie ad un fascino misterioso ed esoterico.

    Impegnato per tanti anni sia come artista sia come professore presso l’Istituto d’Arte di Torino (oggi Liceo Artistico Aldo Passoni), Giansone nel corso della sua attivissima vita, ha scolpito, disegnato, dipinto e realizzato incisioni e arazzi con uno stile personalissimo, sospeso tra una sintetica figuratività e l’astrazione pura. Il marmo, la pietra, il ferro, i legni più duri, sono stati la materia prima che nelle sue mani ha dato forma e vita alle sue intense emozioni, alla sua visione dell’umanità, dell’universo e dell’ultraterreno.
    All’interno del vastissimo corpus di opere realizzate tra il 1935 e il 1997, spiccano questi suoi “gioielli da indossare”. Microsculture fuse in oro, in cui Giansone mette in estremo risalto la componente scultorea del gioiello, senza nulla concedere alle forme e alle mode dell’arte orafa del suo tempo. Questo lo si può cogliere osservando anche i contenitori in legno che custodiscono e fanno da espositori a quasi tutti i gioielli. Sono “scatole” intagliate nei legni durissimi che l’artista privilegiava: il mogano, l’azobè, il paduk, il palissandro, la radica e soprattutto l’ebano, il più raro e difficile da lavorare. Contenitori che diventano a loro volta piccole sculture e capolavori artistici, indissolubilmente congiunti col gioiello incastonato dentro di essi.

    I curatori della mostra, Marco Basso e Giuseppe Floridia, coadiuvati dalla registrar di Palazzo Madama, la storica dell’arte Stefania Capraro, hanno selezionato una quarantina di pezzi, in gran parte di proprietà dell’Associazione Archivio Storico Mario Giansone di Torino, che sponsorizza in toto questa mostra, più alcuni gioielli di proprietà di collezionisti privati. Giansone ebbe una significativa fortuna collezionistica a Torino negli anni Sessanta: alcune sue opere fanno oggi parte delle collezioni della GAM – Galleria Civica d’Arte Moderna di Torino, della sede Rai di Torino e di prestigiose raccolte torinesi, tra cui quelle delle famiglie Agnelli e Pininfarina.

    Accompagna la mostra un catalogo edito da AdArte, con una presentazione scritta dal professor Giuseppe Floridia, che da vent’anni, dopo la morte di Giansone, si batte affinché l’opera di questo grande scultore non venga ingiustamente dimenticata.

    In occasione della mostra a Palazzo Madama, lo studio di scultura di Mario Giansone (Via Messina 38, Torino) resterà eccezionalmente aperto per visite guidate con il curatore della mostra rivolte al pubblico adulto.

    Le visite guidate, gratuite con prenotazione obbligatoria, si svolgeranno dal 13 ottobre 2017 al 20 gennaio 2018, tutti i venerdì e sabato, alle ore 17.30 e alle 18.30, ad esclusione dei giorni 8, 9, 22, 23, 29 e 30 dicembre 2017.

     

    Mario Giansone nasce a Torino il 26 gennaio 1915. Nel 1935 si diploma presso il Liceo Artistico di Torino. Negli anni seguenti è per breve tempo assistente di Alberto Cibrario, docente di Anatomia Artistica alla Scuola Libera del Nudo dell’Accademia Albertina di Belle Arti di Torino, e lavora presso lo studio privato dello scultore Michele Guerrisi, seguendo al contempo le sue lezioni di Storia dell’Arte all’Albertina. Dal 1956 al 1985 insegna presso l’Istituto Statale d’Arte di Torino, dapprima Plastica Ornamentale (ornato e figura modellata) e poi, dal 1962, Disegno dal vero ed Educazione visiva, ricoprendo anche la carica di Vicepreside dell’Istituto d’Arte fino al 1975. Nel corso degli anni Cinquanta espone alle Quadriennali di Torino e Roma con un successo crescente testimoniato dalla commessa della scultura di Santa Cecilia per l’Auditorium RAI di Torino e dalla sua presenza di sue opere in alcune prestigiose collezioni private torinesi. In quegli anni anche la Galleria civica d’Arte Moderna di Torino acquista due sue sculture. Gli anni Sessanta costituiscono la fase più felicemente ed intensamente creativa di Giansone. Alla pubblicazione della monografia sull’artista, con testo di Giuseppe Marchiori – uno dei maggiori critici del periodo – segue, nel 1965, la personale alla Galleria “La Bussola” di Torino. Nel 1980 vince un concorso nazionale per la realizzazione di un’opera monumentale che lo impegna per i due anni successivi. Negli anni seguenti si dedica alla realizzazione di una complessa opera da lui definita “Opera Omnia”, i cui primi studi risalgono al1978, e, al venir meno delle forze fisiche, si dedica alla pittura su pannelli di compensato. Muore a Torino l’8 gennaio 1997.

    Fonte redazione Fondazione Musei

    www.fondazionetorinomusei.it

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    Fino al 14 ottobre grande festa gratuita con Moroder e William Kentridge, Elisa, Patrick Tuttofuoco, Ghali, The Chemical Brothers e tanti altri artisti internazionali

    Le Officine Grandi Riparazioni di Torino tornano a vivere: nella maestosa cattedrale industriale dove un tempo si aggiustavano i treni, nasceranno da domani nuove idee per le arti contemporanee, l’innovazione, la creatività. La trasformazione delle nuove OGR, guidata e realizzata dalla Fondazione CRT, accompagna la metamorfosi di Torino da città dell’industria a centro di soft power e cultura, con una visione che ha l’ambizione di rafforzare la vocazione di un intero territorio in una dimensione internazionale.

    Le OGR inaugurano con i fuochi d’artificio del Big Bang, una festa lunga fino al 14 ottobre e completamente gratuita, con progetti realizzati appositamente da alcuni importanti protagonisti delle arti visive e della musica: un grande regalo alla città e a tutti i pubblici eterogenei che entreranno nello spazio completamente riqualificato. Giorgio Moroder, Ghali, Elisa, Omar Souleyman, Danny L Harle, The Chemical Brothers e il super gruppo Atomic Bomb! – per l’occasione con la partecipazione di Samuel – sono gli artisti che si alterneranno sul palco della nuova “Sala Fucine”, uno spazio di oltre 3.000 metri quadri che, nei tre sabati consecutivi del 30 settembre, 7 e 14 ottobre, darà ufficialmente il via alla programmazione di Arti Performative delle nuove OGR.

    Domani, primo giorno di inaugurazione, le OGR saranno subito live in 150 Paesi del mondo grazie a Boiler Room, il canale di live streaming musicale più seguito del pianeta che, per la prima volta da Torino, trasmetterà lo show di Alva Noto nel Duomo delle Officine Nord.

    Protagonista, oltre alla musica, anche l’Arte Contemporanea, con tre progetti site-specific a firma di altrettanti grandi interpreti delle Arti Visive internazionali: a partire da domani, infatti, la Corte Est, antistante l’ingresso delle OGR, farà da cornice all’installazione “Procession of Reparationists”, realizzata dall’artista sudafricano William Kentridge, che torna a confrontarsi con lo spazio pubblico in Italia, dopo la monumentale processione ricreata sulle sponde del Tevere a Roma nel 2016. All’interno delle Officine nasceranno due allestimenti pensati per dialogare con l’architettura e offrire un’esperienza degli spazi inedita e immersiva: “Track”, opera commissionata all’artista venezuelano Arturo Herrera e pensata per accogliere i visitatori delle OGR suggerendo in maniera astratta alcuni dei valori cardine del nuovo spazio, quali interconnessione, fluidità e dinamismo; “Tutto Infinito”, un paesaggio futuristico rivestito di terra rossa e animato da totemiche sculture pensate e realizzate in collaborazione con i piccoli ospiti di CasaOz da Patrick Tuttofuoco, artista italiano tra i più stimati della sua generazione, insieme al network ZonArte, che in occasione dell’apertura proporrà un intenso programma di attività per il pubblico.

    “Questo 30 settembre sarà un giorno storico per Torino e non solo – afferma il Presidente della Fondazione CRT e delle OGR Giovanni Quaglia –. Con la grande festa gratuita delle OGR, si accenderanno le luci di un nuovo, straordinario polo italiano della cultura, dell’arte, della creatività e dell’innovazione, nel cuore della città ma aperto al mondo. Un luogo capace di attrarre pubblici diversi, di essere realmente inclusivo, di porsi come un punto di incontro e confronto per i visitatori italiani e stranieri di tutte le età, a partire dai giovani, con l’obiettivo di creare una vera comunità”. 

    “Dopo mille giorni di cantiere siamo felici di accendere la prima scintilla del ‘Big Bang’ OGR – dichiara il Segretario generale della Fondazione CRT e Direttore Generale delle OGR Massimo Lapucci -. Abbiamo deciso di conservare lo spirito originario delle Officine, simbolo del progresso tecnologico: un secolo fa si riparavano treni; oggi generiamo e rigeneriamo idee. Crescita, accelerazione ed evoluzione sono i cardini di questo polo di cultura contemporanea, dove nulla è statico, ma viaggia veloce verso il futuro sui binari dell’ingegno e dell’innovazione”.

    “Il Big Bang per noi è l’origine di un percorso e di una traiettoria che mira alle grandi istituzioni artistiche e musicali internazionali – aggiunge infine il Direttore Artistico di OGR Nicola Ricciardi -. Ma è anche il modello sul quale stiamo costruendo la nostra programmazione, un modello basato sul bilanciamento di stili e orientamenti differenti che convivono e si conciliano. Così come nella teoria del Big Bang in seguito all’espansione primordiale l’universo entra in una condizione di equilibrio, allo stesso modo noi, dopo l’apertura dei cancelli il 30 settembre, e fino al 14 ottobre, cercheremo di bilanciare particelle a prima vista eterogenee – dal pop italiano al funk sub-sahariano, dagli albori della disco-music alla scena elettronica contemporanea, dalla pratica scultorea alla tecnica del wall-painting – armonizzandole per dar vita a contenuti unici per OGR e i suoi diversi pubblici”.

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    Le OGR prima del “Big Bang”

    Le OGR – Officine Grandi Riparazioni rappresentano uno dei più importanti esempi di architettura industriale dell’Ottocento a Torino. Costruite tra il 1885 e il 1895, e adibite fino ai primi anni ‘90 alla manutenzione dei veicoli ferroviari, sono un insieme di grandiosi edifici, il più importante dei quali, a forma di H, si estende per 20.000 metri quadrati ed è alto 16 metri. Nel 2013 la società consortile OGR-CRT, detenuta per oltre il 50% dalla Fondazione CRT, ha acquistato l’area da RFI Sistemi Urbani, per riqualificarla sotto la guida della Soprintendenza e in stretta collaborazione con il Comune di Torino. Già sede di tre mostre per i 150 anni dell’Unità d’Italia, nel 2013 le OGR hanno ospitato oltre 100 eventi di “test” e circa 120.000 visitatori in 5 mesi, con un’offerta eterogenea (attività espositive, concerti, teatro). Successivamente sono state chiuse al pubblico per l’avvio delle imponenti opere di riqualificazione finanziate dalla Fondazione CRT.

     

     

     

  • Foto Gallery della Mostra

    L’8 luglio è stata inaugurata alla Reggia di Venaria una mostra che si concluderà il 28 gennaio 2018.

    Qualsiasi sia il pensiero che si abbia su Lady D. non possiamo sottrarci dal confermare che è stato un personaggio capace di influenzare la cultura britannica e non solo.

    La mostra alla Reggia di Venaria può essere un ottimo modo per meglio comprendere l’aspetto umano e interiore di una donna molto bella, generosa, innamorata della vita, tanto fragile quanto leonessa nel proteggere la privacy di propri figli, capace di andare contro le convenzioni e rompere gli schemi dell’etichetta reale.

    Viene ripercorsa la vita Diana con l’esposizione di centinaia di fotografie, giornali e documenti, che la rappresentano.

    La responsabile di Kornice Stefanella Ebhardt, all’inaugurazione della mostra ha spiegato «Ci piaceva ricordare Lady Diana nel suo ruolo di donna e di Principessa. Tutti ricordano dove si trovavano nel momento in cui è avvenuta la tragedia. Diana, come suggerisce il sottotitolo della mostra, era uno spirito libero e lei stessa lo ribadiva».

    La storia  di Diana raccontata fin dalle origini: la famiglia prima del suo arrivo alla casa reale inglese, il matrimonio, il divorzio e la “Diana spirito libero” che Giulia Zandonadi, nonostante la giovanissima età, con passione ha ricostruito in una mostra fotografia dopo fotografia.

    Fabrizio Modina ha contribuito in modo esemplare ad esplorare il lato pop della principessa «Diana – ha spiegato – è stata uno shock per la cultura popolare britannica. Mai era accaduto prima che un membro della famiglia reale si mischiasse con cantanti rock e pop. Si parlava dei negozi in cui lei andava a comprare i vestiti. Il suo divorzio ha fatto capire al mondo che una principessa, a un certo punto, può anche decidere di scendere dalla carrozza».

    Vi accoglierà un tetto di rose all’ingresso, voluto per ricordare la rosa bianca dedicata alla principessa del Galles e la canzone di Elton John, “Candle in the wind”.

    A dimostrazione dell’attualità di questa mostra all’uscita potete trovare due modernità per fissare la vostra visita:

    • una carrozza dove poter fare un attualissimo “selfie”
    • E un “memory wall” su cui lasciare un pensiero o semplicemente il vostro passaggio

    Mostra prodotta e organizzata da Kornice e La Venaria Reale
    Curatela scientifica: Giulia Zandonadi, Fabrizio Modina  

    Fotografie di Donatella Muraro

    Reggia di Venaria Reale
    Piazza della Repubblica, 4 – Venaria Reale – Sala dei Paggi
    Prezzo
    Biglietto intero: 12 € – Biglietto ridotto: 10 € – gratuito per Under 6 anni, possessori Abbonamento Musei, Torino+Piemonte Card e Royal Card, ad eccezione di venerdì 30 giugno con biglietto a 5 €
    Altre informazioni
    www.lavenaria.it

  • Foto e Video Gallery Scavi di Pompei

    Pompei torna alla luce dopo secoli di oblio verso la fine del ‘700, e in poco più di un secolo la testimonianza di un dramma senza fine riemerge dall’abbandono, dalle ceneri e dalle polveri.

    Parte integrante della cultura popolare, fonte di ispirazione per artisti di ogni genere,  patrimonio archeologico di valore inestimabile,  fotografia di un dramma che ha portato un’intera città al buio più assoluto.

    Nonostante i crolli degli ultimi anni, conserva l’antico splendore, continua a tramandarci l’abilità nella costruzione degli edifici, le piccole tracce familiari delle abitazioni e delle attività quotidiane,  le anfore nelle cantine conservate per secoli e ancora indisturbate.

    Tutto intorno si respira la solitudine e la malinconia mortale di POMPEI.

     

    “Molte sciagure sono accadute nel mondo, ma poche hanno procurato tanta gioia alla posterità. Credo sia difficile vedere qualcosa di più interessante: guardando oltre la spalliera si vede il mare e il sole al tramonto. Un posto mirabile, degno di sereni pensieri”. 

    Johann Wolfgang Goethe, Viaggio in Italia, 1817.

    A proposito dei calchi:

    “E’ impossibile vedere quelle tre sformate figure, e non sentirsi commosso.. Sono morti da diciotto secoli, ma sono creature umane che si vedono nella loro agonia. Lì non è arte, non è imitazione; ma sono le loro ossa, le reliquie della loro carne e de’ loro panni mescolati col gesso: è il dolore della morte che riacquista corpo e figura…. Finora si è scoverto templi, case ed altri oggetti che interessano la curiosità delle persone colte, degli artisti e degli archeologi; ma ora tu, o mio Fiorelli, hai scoverto il dolore umano, e chiunque è uomo lo sente”.

     Luigi Settembrini 

    Wolfgang Amadeus Mozart  dopo aver visitato ed apprezzato il Tempio di Iside compose il Flauto Magico.

    Edward Bulwer-Lytton ha scritto, verso la metà dell’800, il romanzo Gli Ultimi Giorni di Pompei, da cui hanno presero ispirazione diversi film nel corso del secolo successivo.

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    Fotografie di Donatella Muraro

    Per ulteriore informazioni Sovrintendenza Pompei

    La Mappa di Pompei   

    La guida in italiano di Pompei

    Orari

    Tutti i siti archeologici
    Dal 1 aprile al 31 ottobre: 9.00 – 19.30 (ultimo ingresso 18.00)
    Dal 1 novembre al 31 marzo: 9.00 – 17.00 (ultimo ingresso 15.30)
    Boscoreale: dal 1 novembre al 31 marzo: 8.30 – 18.30 (ultimo ingresso 17.00)
    Giorni di chiusura: 1 Gennaio, 1 Maggio, 25 Dicembre

    I biglietti si acquistano alle biglietterie presso gli ingressi dei siti oppure dal servizio di biglietteria online.

    Le biglietterie ufficiali sono solo all’interno del Parco.

     

  • Da sempre gli animali fanno parte dell’immaginario cinematografico. Dai cani divi storici come Rin Tin Tin e Lassie fino alla nuova ondata di protagonisti a 4 zampe che caratterizzano la  produzione contemporanea, dal Balthazar di Bresson allo squalo di Spielberg, gli animali non cessano di fornire materia per storie di tutti i tipi.

    Il Museo Nazionale del Cinema di Torino celebra gli animali sul grande schermo con una mostra in programma nell’incomparabile scenario della Mole Antonelliana, dal 14 giugno 2017 all’8 gennaio 2018.
    Articolata in dieci differenti sezioni tematiche, la mostra racconta allo spettatore un universo multiforme.

    Fotografie, manifesti, storyboard, costumi di scena, memorabilia e animatronics dialogheranno con le sequenze dei film assemblati in montaggi speciali.

    Due i temi principali della mostra.

    • cos’è una star animale? In particolare, qual è la relazione tra icona popolare e animale (spesso non un singolo, ma più di uno) in carne ed ossa che lo rappresentano sulla schermo?
    • esiste una “recitazione animale”? E come definirla oggi, quando animatronics ed effetti speciali digitali spingono verso personaggi di animali che sembrano sempre più esseri umani, mutandone la natura stessa?

    Gli oggetti in esposizione provengono dalle collezioni del Museo Nazionale del Cinema, e da importanti istituzioni internazionali, tra  cui l’Academy of Motion Pictures Arts and Sciences di Los Angeles, la NBCUniversal Archives & Collections, La Cinémathèque française, il  Palm Dog Award, e da collezionisti e professionisti del mondo del cinema, come il Premio Oscar per i migliori effetti speciali John Cox.
    La mostra è a cura di Davide Ferrario e Donata Pesenti Campagnoni, con la collaborazione di Tamara Sillo e Nicoletta Pacini.

    Partner e sponsor

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  • Il Forte di Bard presenta un inedito progetto espositivo di uno dei più grandi maestri della fotografia contemporanea internazionale. Steve McCurry. Mountain Men è il titolo della coproduzione Forte di Bard, Steve McCurry Studio, Sudest57 che affronta i temi della vita nelle zone montane e della complessa interazione tra uomo e terre di montagna.

    Una selezione di paesaggi, ritratti e scene di vita quotidiana mette in evidenza il continuo e necessario processo di adattamento delle popolazioni al territorio montano che influenza ogni aspetto dello stile di vita delle persone: dalle attività produttive al tempo libero, dalle tipologie di insediamento, di coltivazione e di allevamento ai sistemi e mezzi di trasporto. Il tema della mostra è la vita in montagna, ossia evidenziare attraverso un percorso di immagini le specifiche antropologiche delle popolazioni che vi vivono, i legami e le interazioni fra gli uomini e l’ambiente e la terra in aree non pianeggianti.

    La montagna influenza il modo di vivere e tutte le attività dell’uomo, dai trasporti al tempo libero, dall’agricoltura alla produzione di energia, al costo stesso della vita.

    Il percorso è incardinato su 77 immagini del celebre fotografo stampate e allestite in formati diversi e selezionate dai suoi archivi rispetto al concept del progetto. Sono immagini di popolazioni di montagna raccolte da McCurry nel corso dei suoi innumerevoli viaggi: Afghanistan, Pakistan, India, Tibet, Nepal, Brasile, Etiopia, Myanmar, Filippine, Marocco, Kashmir, Slovenia e Yemen.

    Oltre a far conoscere al pubblico la vasta produzione di Steve McCurry, la mostra propone in anteprima assoluta, il frutto di una campagna fotografica condotta in tre periodi di scouting e shooting, tra il 2015 e il 2016, che ha avuto come teatro la Valle d’Aosta; un vero e proprio “mountain lab”, laboratorio a cielo aperto sulle specifiche della vita di montagna, dove tra l’altro spiccano i quattro 4.000 metri delle Alpi: Monte Bianco, Cervino, Gran Paradiso e Monte Rosa.

    Ben dieci gli scatti in mostra destinati a entrare nell’archivio del più richiesto fotografo al mondo, risultato dell’assiduo lavoro svolto in Valle d’Aosta: un racconto visivo ed emotivo ricco di suggestione. Immagini che resteranno quale patrimonio della collezione del Forte di Bard.

    L’esposizione, inoltre, offre ai visitatori la possibilità di assistere alla proiezione in altissima risoluzione di oltre 290 scatti iconici del grande Maestro e di un video che racconta il backstage e il making of dello shooting valdostano.

    Main sponsor del progetto sono Gruppo Banca Sella e Montura.

    «Il progetto fotografico di Steve McCurry, attraverso una straordinaria capacità di comunicare l’autenticità – spiega Pietro Sella, Ceo del Gruppo Banca Sella,esplora ambienti e valori che da sempre fanno parte della tradizione e della visione della famiglia Sella, avviatasi alla documentazione fotografica fin dalla metà dell’Ottocento con Giuseppe Venanzio Sella. Questi valori, come la ricerca e l’innovazione, sono tutt’ora perseguiti dal nostro Gruppo, nella sua attività al fianco dei clienti e delle comunità locali. Il supporto al progetto, dunque, è una testimonianza del forte legame con la Valle D’Aosta e della consolidata collaborazione con il Forte di Bard, che ci hanno dato la possibilità di contribuire a un progetto culturale di grande rilievo, che parla dell’uomo, del suo lavoro e del suo habitat».

    «La partecipazione di Montura al progetto Mountain Men del grande Steve McCurry – spiega Roberto Giordani, Presidente di Monturaconferma l’impegno dell’azienda volto a sostenere iniziative di grande valenza culturale, nelle quali spicca un forte spirito di ricerca e di innovazione. E consolida la collaborazione con Forte di Bard, partner qualificato per lo sviluppo di iniziative che rafforzano il legame tra l’uomo ed il territorio».

    La mostra è accompagnata da un book (Edizioni Forte di Bard) dal titolo Steve McCurry. Mountain Men e da una linea di merchandising.

    Il fotografo sarà presente in via eccezionale all’inaugurazione della mostra il giorno 27 maggio 2017, con vernissage che sarà seguito da una sessione di book signing. L’evento è ad invito.

    Un workshop con Steve McCurry

    Il progetto espositivo prevede anche, per i più appassionati, la possibilità di iscriversi ad un workshop con il grande fotografo, della durata di due giorni e mezzo con inizio al venerdì e termine la domenica, in programma dal 15 al 17 settembre 2017 e con numero chiuso di 15 partecipanti (per informazioni eventi@fortedibard.it).

    Steve McCurry. Biografia

    Nato a Philadelphia nel 1950, Steve McCurry studia storia e cinematografia alla Pennsylvania State University. Inizialmente pensava di dedicarsi alla realizzazione di documentari, ma comincia dopo la laurea a collaborare come fotografo con un giornale locale. Dopo quattro anni decide di recarsi in India per qualche mese come freelance per comporre il suo primo vero portfolio con immagini di questo viaggio. Viaggia per due anni e, dopo la pubblicazione del suo primo lavoro importante che documentano il conflitto afghano, collabora con alcune delle riviste più prestigiose: Time, Life, Newsweek, Geo e il National Geographic. Inviato su mille fronti di guerra, da Beirut alla Cambogia, dal Kuwait all’ex Jugoslavia, all’Afghanistan, Steve McCurry si è sempre spinto in prima linea rischiando la vita pur di testimoniare gli effetti e le conseguenze dei conflitti in tutto il mondo. Membro dell’agenzia Magnum dal 1986, vincitore di molti premi fotogiornalistici (tra cui alcuni World Press Photo Awards) autore del celeberrimo reportage sulla ragazza divenuta icona del conflitto afghano sulle pagine del National Geographic nel mondo, Steve McCurry è uno dei maestri contemporanei del fotogiornalismo. Ogni suo ritratto racchiude un complesso universo di esperienze, storie, emozioni, dolori, paure, speranze. Veterano di National Geographic, sempre in viaggio, più facilmente in qualche parte dell’Asia che non in America, Steve McCurry ha fatto del viaggiare una sua dimensione di vita: «Solo viaggiare e approfondire la conoscenza di culture diverse, mi procura gioia e mi dà una carica inesauribile».

    SCHEDA DELLA MOSTRA

    • Titolo: Steve McCurry. Mountain Men
    • Sede: Cantine Forte di Bard
    • Periodo: 28 maggio – 26 novembre 2017
    • Una coproduzione: Forte di Bard, Steve McCurry Studio, Sudest57
    • A cura di: Forte di Bard curatorial Team

    Partner istituzionali

    • Regione autonoma Valle d’Aosta
    • Compagnia di San Paolo
    • Fondazione Crt

    Main sponsor

    • Gruppo Banca Sella
    • Montura

    Media partner

    • La Stampa

    Associazione Forte di Bard – T. + 39 0125 833811 – info@fortedibard.it – fortedibard.it – 

    Ufficio Stampa Forte di Bard  – Equipe International Tel. +39 0234538354

     

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