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  • Museo Archivio Reale Mutua  | 13 settembre – 21 novembre 2024 

    Alice Zanin, è un’artista che ho la fortuna di conoscere personalmente. Alice è una persona luminosa, la cui energia positiva si riflette perfettamente nel suo lavoro. La sua passione per lo studio degli animali è evidente in ogni opera, e questo legame profondo con la natura si manifesta in una delicatezza artistica che non smette mai di affascinare.

    L’installazione ROUAGES, che ha inaugurato la X edizione di Art Site Fest presso il Museo Archivio Reale Mutua a Torino, rappresenta un altro straordinario capitolo della sua carriera. Sotto le eleganti volte del loggiato del palazzo, Alice ha saputo trasformare lo spazio con il suo tipico stile: un volo di ibis scarlatti prende vita grazie alla maestria nell’uso della cartapesta, che con il suo tocco riesce a dare movimento e leggerezza ai suoi soggetti, senza l’ausilio di meccanismi.

    Conosco la sua abilità nel rappresentare animali come uccelli, cavalli, pesci ed elefanti, ma in questa installazione la scelta degli ibis scarlatti ha una simbologia molto potente. Il volo, per Alice, non è solo un movimento fisico, ma una metafora più profonda, quasi mistica. Questi volatili rappresentano l’unione tra il mondo naturale e quello spirituale, evocando miti antichi come la fenice e le leggende sul potere del volo nella storia dell’umanità. Alice cattura questa magia in modo impeccabile, rendendo gli uccelli quasi eterei, come se fossero a un passo dal librarsi realmente nell’aria.

    Ciò che ammiro di più di Alice è la sua capacità di creare un dialogo visivo che va oltre l’arte figurativa. Le sue opere sono un ponte tra la realtà tangibile e un mondo immaginifico, dove ogni animale ha un’anima e un significato più grande. In questa mostra, il richiamo all’antica pratica dell’ornitomanzia, l’arte di interpretare il volo degli uccelli per comprendere il futuro, sottolinea quanto il legame tra uomo e animale sia ancestrale e profondamente spirituale.

    Alice Zanin non è solo un’artista dotata di un talento straordinario, ma anche una studiosa appassionata del rapporto tra uomo e natura. Le sue opere, caratterizzate da eleganza e delicatezza, sono un invito alla riflessione, una finestra su una realtà in cui l’arte diventa il mezzo per esplorare la nostra relazione con il mondo vivente.

    Se non avete ancora avuto modo di ammirare le sue creazioni, fatelo andando a visitare la mostra ROUAGES.

    Sarà un’esperienza capace di farvi volare con la mente e il cuore, proprio come i meravigliosi ibis scarlatti che Alice ha immaginato e realizzato per tutti noi.

  • La prima attestazione di una struttura fortificata nel luogo di Ripalta risale ad un atto di donazione del 1029, in cui Olderico Manfredi cede all’Abbazia di S. Giusto di Susa “medietatem de alia corte tam de castro e capella…quae Ripalta est nominata…”.

    L’aspetto attuale del Castello, pur mantenendo importanti tratti tipicamente medievali, è il frutto delle molte trasformazioni subite dall’edificio nel corso della sua lunga vita.

    Dall’XI secolo, periodo in cui il castrum era forse caratterizzato da strutture lignee protette da terrapieni, il Castello si sviluppa, a partire dal XII secolo, intorno ad una robusta torre rettangolare, di cui si conservano oggi le tracce nel livello basamentale della grande sala rossa al piano terra del corpo principale. Poco dopo e per successive articolazioni, verranno costruite le alte mura e il torrione ancora oggi visibile sul fondo del giardino, contraddistinti dalla caratteristica tessitura muraria “a spina di pesce” e dai fregi in cotto. Alla cortina furono inoltre addossate, sul fronte principale e a nord, le torri-porta di accesso, in origine dotate di ponte levatoio. Tra XIII e XV secolo, di pari passo con il consolidarsi del potere dei Signori di Rivalta, che dal XVI secolo assumeranno il nome Orsini, il complesso è teatro di un’intensa attività edificatoria.

    Dimessa la funzione tipicamente militare, intorno al nucleo originario si dispongono altri ambienti, per fasi successive serrate e sovrapposte. Anche la corte interna ospita nuovi edifici, addossati alle mura e oggi demoliti, le cui ampie finestrature sono tuttora leggibili sulla cortina. Al piano terreno della torre meridionale viene realizzata una cappella castrale, dotata, alla metà del XIII secolo, di pregevoli affreschi, voluti da Guglielmo, signore di Rivalta. Tra XVII e XVIII secolo interverranno altre importanti riplasmazioni, tra cui la costruzione della manica occidentale, terminata da una cappella barocca. Al tardo settecento si ascrive anche il grande giardino interno su due livelli, che, tra pregevoli essenze, accoglie una gigantesca magnolia.

    Infine, nel corso dell’Ottocento, grazie al nuovo proprietario, Conte Cesare Della Chiesa di Benevello, altri interessanti restauri investiranno il complesso, tra cui il coronamento della torretta, che si staglia sullo skyline cittadino. Il suggestivo giardino e le eleganti commistioni tra elementi medievali e neogotici, ispirati alla cultura storico-artistica del tempo, dominata dalle figure del Brayda e del D’Andrade, ne definiscono compiutamente i caratteri e contribuiscono a conferire al complesso un fascino del tutto particolare, che si svela, improvviso, all’interno.

  • La collezione di Giuseppe e Gabriella Ferrero e la Torino del Novecento. Un nuovo allestimento per la Galleria Sabauda 

    Il percorso, suddiviso in dieci aree tematiche, presenta 132 opere, donate da Giuseppe e Gabriella Ferrero, realizzate da 17 artisti, tra cui Mario Sturani, Giovanni Grande, Gigi Chessa, Sandro Vacchetti, Giuseppe Porcheddu, Elena König Scavini.

    Il nuovo allestimento è in dialogo con una selezione di opere provenienti dalla raccolta di arte moderna della Galleria Sabauda, con lavori di pittori e scultori attivi a Torino tra le due guerre.

    Dal 23 giugno 2023, i Musei Reali si arricchiscono di una nuova sezione permanente, dedicata alle ceramiche della manifattura torinese Lenci e alla cultura figurativa di Torino tra le due guerre.

    Questa nuova pagina nella storia dei Musei Reali è resa possibile dalla generosa donazione dei signori Giuseppe e Gabriella Ferrero che, con le figlie Silvia e Paola, hanno voluto incrementare il patrimonio culturale pubblico della città con 132 opere ideate da diciassette artisti attivi per la manifattura Lenci, nella sua fase più creativa, tra il 1928 e il 1936.

    La manifattura Lenci appartiene alla cultura della Torino tra le due guerre e a quel decennio cruciale in cui lo sviluppo della fabbrica fordista si confronta con la città della merceologia di lusso, della moda e dell’arredamento d’avanguardia, in una fase di grande vitalità e di tensione civile, con radicali mutamenti urbanistici e il sorgere di nuove vocazioni, dall’editoria, al cinema, alla moda, alle telecomunicazioni.

    La collezione Ferrero è composta per due terzi da piccole sculture e per un terzo da oggetti d’uso comune, vasi, ciotole, scatole, lampade, posacenere, candelieri e set da scrivania. Il percorso è articolato in dieci temi che rendono omaggio alla varietà di soggetti e storie esplorati dai creatori della Lenci: la donna moderna, la donna ideale, la donna reale, il tempo e le stagioni, innamorati, scene di vita, miti e storie, il mondo nel vaso, la fiaba e le maschere, animali. L’allestimento progettato da Loredana Iacopino modella lo spazio con un nastro bianco sinuoso, che accompagna il pubblico alla scoperta delle collezioni, dove forma e colore diventano protagonisti. L’esposizione costituisce un ideale prolungamento delle sale dedicate al collezionismo di Riccardo Gualino, in un passaggio che dal gusto colto e sofisticato del grande imprenditore si frantuma nello scintillante repertorio di eleganti oggetti d’arredo destinati al pubblico borghese, caratterizzato dalla fusione di temi e di stili che accolgono motivi di ispirazione viennese, geometrie futuriste, richiami all’antico e rimandi alla pittura del post-impressionismo francese.

    La storia della Lenci inizia nel 1919, quando i coniugi Elena König ed Enrico Scavini fondano a Torino la fabbrica con l’obiettivo di dar vita a una produzione di giocattoli, bambole, confezioni, articoli di vestiario e arredamenti per la casa. La scelta di avviare una nuova produzione di statuette in terraglia smaltata si affaccia con l’Esposizione Internazionale di Parigi del 1925 dedicata alle arti decorative, che sancisce i caratteri di ciò che da allora viene definito lo Stile 1925, poi Art Déco: una cifra che fonde eleganza formale e ritmicità compositiva, ricchezza dei materiali, citazioni colte da civiltà del passato ed esuberanza d’ornato. Inizia così un’avventura produttiva e commerciale che dal 1928, data della prima presentazione pubblica, giunge fino al 1964.

    La scelta degli Scavini risponde alla più ampia esemplificazione delle tipologie, con l’obiettivo di creare un repertorio di oggetti eleganti, adatti a un pubblico borghese dal gusto cosmopolita e moderno, con uno stile che sperimenta una morbida fusione di temi giocosi e ironici, in cui è maestro Mario Sturani, amico fraterno di Cesare Pavese e legato al circolo dei compagni del liceo D’Azeglio; ma anche scene di vita contadina e popolare, in cui primeggiano i coniugi Ines e Giovanni Grande; nudi arcaici e modernissimi come quelli di Gigi Chessa, dal 1929 nel Gruppo dei Sei di Torino; soggetti naturalistici sulle orme degli animalier francesi, modellati da Felice Tosalli; ninfe e principesse delle favole di Nillo Beltrami, Abele Jacopi, Claudia Formica e Sandro Vacchetti, fino all’interpretazione scanzonata della donna moderna di Elena König Scavini e di Abele Jacopi. Le ceramiche della collezione Ferrero documentano anche l’attività di figure di punta della cultura cittadina degli anni Venti, come il pittore Giulio Da Milano, sodale di Edoardo Persico, Massimo Quaglino e Giuseppe Porcheddu, attivi anche nel campo della grafica, dell’illustrazione e della scenografia. Tra gli scultori, spicca il nome di Giovanni Riva, autore dal 1930 della monumentale Fontana Angelica di Piazza Solferino.

    Nel nuovo allestimento, realizzato grazie al sostegno e alla collaborazione dei signori Ferrero e al contributo organizzativo della Consulta per la Valorizzazione dei Beni Artistici e Culturali di Torino, le ceramiche dialogano con una selezione di pitture e di sculture della collezione del Novecento della Galleria Sabauda. Si tratta di opere acquistate dallo Stato italiano tra il 1935 e il 1942 tramite la Soprintendenza, con l’obiettivo di incoraggiare l’attività di giovani artisti sul territorio torinese e regionale. Vi figurano opere di Alloati, Bonfantini, Chessa, Cremona, Da Milano, Deabate, Galvano, Maccagno, Manzù, Martina, Mastroianni, Menzio, Paulucci, Riva, Sartorio, Spazzapan, Valinotti, Vellan e altri artisti, a cui si aggiunsero, nel dopoguerra, donazioni di dipinti, acqueforti e litografie.

    Le opere furono sin dall’inizio cedute in deposito a diversi enti torinesi e il progetto di esporle in Galleria Sabauda non trovò attuazione fino a quando, alla fine degli anni Ottanta, dopo un lungo lavoro di ricognizione, vennero riaccorpate alle collezioni della Pinacoteca. In stretta connessione con l’esposizione della collezione Lenci, si presenta ora parte della raccolta, poco nota, ma significativa per la grande omogeneità culturale, trattandosi di opere che provengono dalle esposizioni del Sindacato Fascista di Belle Arti e organizzate a Torino dal Centro d’Azione per le arti. Si delinea il panorama della situazione torinese, compresa la presenza sulla scena di un gruppo di artiste che si affermano attraverso la formazione di organismi sindacali specifici. Emerge anche il ruolo di primo piano rivestito dal paesaggio in Piemonte anche nel Novecento, al quale si affiancano altri filoni tematici come i ritratti, le nature morte e le scene di genere, evidenziando la vitalità della cultura artistica piemontese in rapporto o in contrasto con gli indirizzi di ricerca dell’arte nazionale.

    “Con il dono di Giuseppe e Gabriella Ferrero, le collezioni di arte decorativa dei Musei Reali si aprono alla storia della Torino di primo Novecentodichiara la Direttrice Enrica Pagellauna città dalle identità plurime, impegnata a delineare un proprio profilo moderno ed europeo. Dobbiamo quindi alla famiglia Ferrero un doppio ringraziamento: per aver voluto legare il destino della loro collezione a una istituzione pubblica, radicando un’importante pagina di storia della città nella città, e per avere, con questo gesto di mecenatismo, riattivato un potenziale di sviluppo che per il museo significa nuovi spazi di studio e di ricerca e inedite opportunità di interpretazione sul carattere delle raccolte storiche, in una dialettica tra passato e presente che è la linfa per un dialogo vivo, duttile e sensibile con il pubblico di oggi e di domani”.

    “Oggi si inaugura alla Galleria Sabauda l’esposizione permanente della nostra donazione di 132 ceramiche della manifattura Lenci di Torino – affermano Giuseppe e Gabriella Ferrero con le figlie Silvia e Paola. È il nucleo fondamentale, storico e artistico, del primissimo periodo di produzione della manifattura Lenci (1928-1933), risultato di una rigorosa ed appassionata ricerca iniziata nei primi anni ’90. Questo nuovo allestimento vuole essere una testimonianza per la nostra Città di un periodo di grande fervore del “fare”, di imprenditori illuminati che associarono alla laboriosità e all’industria una raffinata sensibilità culturale.”

    “Oggi festeggiamo afferma Giorgio Marsiaj, presidente della Consulta per la Valorizzazione dei Beni Artistici e Culturali di Torinoun gesto di grande generosità di una famiglia di imprenditori torinesi, da oltre vent’anni Soci della Consulta: Giuseppe e Gabriella Ferrero, con le figlie Silvia e Paola, hanno voluto condividere con tutti coloro che visiteranno i Musei Reali negli anni a venire, la loro importante collezione, frutto delle ricerche appassionate di una vita.  Per offrire adeguato spazio e giusto rilievo alla preziosa raccolta, Consulta ha contribuito a sostenere l’allestimento permanente della Collezione delle Ceramiche della Manifattura Lenci e il catalogo. Investire in Cultura è investire nel futuro del nostro Paese: con questo spirito opera Consulta da 36 anni. Siamo imprenditori e le nostre aziende interagiscono con il territorio e la comunità: desidero ringraziare la Famiglia Ferrero per il generoso modo di interazione che ha da oggi posto in essere!”

    Foto di copertina: La principessa e la rana. Formica Claudia

  • È giusto ricordarlo proponendo la sua opera più amata e più famosa: “IL CRISTO VELATO”, realizzata nel 1753 e conservata nella Cappella Sansevero di Napoli.

    LA LEGGENDA DEL VELO
    La fama di alchimista e audace sperimentatore di Raimondo di Sangro ha fatto fiorire sul suo conto numerose leggende. Una di queste riguarda proprio il velo del Cristo di Sanmartino: da oltre duecentocinquant’anni, infatti, viaggiatori, turisti e perfino alcuni studiosi, increduli dinanzi alla trasparenza del sudario, lo hanno erroneamente ritenuto frutto di un processo alchemico di “marmorizzazione” compiuto dal principe di Sansevero.

    In realtà, il Cristo velato è un’opera interamente in marmo, ricavata da un unico blocco di pietra, come si può constatare da un’osservazione scrupolosa e come attestano vari documenti coevi alla realizzazione della statua. Ricordiamo tra questi un documento conservato presso l’Archivio Storico del Banco di Napoli, che riporta un acconto di cinquanta ducati a favore di Giuseppe Sanmartino firmato da Raimondo di Sangro (il costo complessivo della statua ammonterà alla ragguardevole somma di cinquecento ducati). Nel documento, datato 16 dicembre 1752, il principe scrive esplicitamente: “E per me gli suddetti ducati cinquanta gli pagarete al Magnifico Giuseppe Sanmartino in conto della statua di Nostro Signore morto coperta da un velo ancor di marmo…”. Anche nelle lettere spedite al fisico Jean-Antoine Nollet e all’accademico della Crusca Giovanni Giraldi, il principe descrive il sudario trasparente come “realizzato dallo stesso blocco della statua”. Lo stesso Giangiuseppe Origlia, il principale biografo settecentesco del di Sangro, specifica che il Cristo è “tutto ricoverto d’un lenzuolo di velo trasparente dello stesso marmo”.

    Il Cristo velato è, dunque, una perla dell’arte barocca che dobbiamo esclusivamente all’ispiratissimo scalpello di Sanmartino e alla fiducia accordatagli dal suo committente. Il fatto che l’opera sia stata realizzata da un unico blocco di marmo, senza l’aiuto di alcuna escogitazione alchemica, conferisce alla statua un fascino ancora maggiore.

    La leggenda del velo, però, è dura a morire.
    L’alone di mistero che avvolge il principe di Sansevero e la “liquida” trasparenza del sudario continuano ad alimentarla.
    D’altra parte, era nelle intenzioni del di Sangro – in questa come in altre occasioni – suscitare meraviglia: non a caso fu egli stesso a constatare che quel velo marmoreo era tanto impalpabile e “fatto con tanta arte da lasciare stupiti i più abili osservatori”.

    Fonte Lettera 43

  • È iniziato il countdown per l’85° anniversario di Caffè Milani:
    mancano 85 giorni esatti a #CaffèMilani85, in programma per sabato 1 ottobre 2022

    85 giorni agli 85 anni: è partito il conto alla rovescia per l’anniversario di Caffè Milani, che vede come traguardo la giornata di sabato 1 ottobre 2022, Giornata internazionale del caffè, una delle tappe fondamentali nel programma di appuntamenti dedicati agli 85 anni del brand.

    Un programma che si sviluppa nei mesi, ma che nella giornata di sabato 1 ottobre vedrà il racconto di 85 anni di storia e passione nel mondo del caffè, oltre che la divulgazione di tutte le collaborazioni instaurate in questo 2022. In questa occasione le porte dell’azienda si aprono per una grande festa a invito che celebra le origini del prezioso chicco, a partire dalla conferenza alla presenza delle autorità, prevista alle 11, per arrivare poi alla presentazione della nuova linea di monorigini di Caffè Milani, ed infine a una vera e propria cerimonia del caffè.

    Fil rouge della giornata è l’arte performativa, dalla musica, alla recitazione, organizzata in collaborazione con il Teatro Sociale di Como.

    #CaffèMilani85 è un percorso che racconta la storia dell’azienda parlando delle persone che sono dietro a questo prodotto, parlando di progettualità, di convivialità ma anche e soprattutto di sostenibilità.

    Proprio la sostenibilità è protagonista di questo anniversario: una sostenibilità a 360°, sociale, ambientale, economica, dei prodotti. Un’idea forte che si traduce sia nei prodotti di Caffè Milani sia nei progetti paralleli, come quelli realizzati dalla sartoria di In-presa a partire dai materiali di scarto dell’industria del caffè: borse, pochette e zainetti creati dai giovani della cooperativa che stanno progettano una vera linea di oggetti green realizzati a partire da materiali che non potrebbero più essere utilizzati e che, in questo modo, entrano a far parte del sistema dell’economia circolare. Ma anche la collaborazione con ENAIP Lombardia, in cui aspiranti chef e futuri operatori dell’horeca del domani hanno creato un ricettario a base dei blend e monorigini Caffè Milani incentrato sui concetti di no waste, km 0, sostegno alle realtà di prossimità.

    IL PROGRAMMA DELL’ANNO #CAFFÈMILANI85

    Luglio: presentazione degli oggetti green line realizzati da In-presa, disponibili dall’autunno nelle caffetterie a marchio Caffè&Caffè e nello store online di Caffè Milani.

    Settembre: presentazione del ricettario intorno al caffè curato dai giovani allievi della scuole di Enaip Lombardia.

    1 ottobre: presentazione del Manifesto della sostenibilità di Caffè Milani in occasione della Giornata internazionale del caffè.

    2 ottobre: giornata di porte aperte alla sede di Caffè Milani a Lipomo (CO) con visita, su prenotazione, dell’esposizione storica dedicata al caffé.

    A seguire: presentazione dell’edizione 2022 dei caffè monorigine Puro con un pack 100% riciclabile.

    CAFFÈ MILANI IN QUALCHE RIGA

    1937, Como: Celestino Milani divine Mastro tostatore e decide di acquistare una piccola torrefazione locale, lasciandosi alle spalle la vita da barista senza mai dimenticarla. Nasce così Caffè Milani, che da tre generazioni vede la famiglia, ora nelle persone di Pierluigi, il figlio di Celestino, e dei suoi due figli Elisabetta e Mattia, tostare il caffè e soprattutto dare vita a progetti, iniziative e prodotti che si esprimono nella passione di una vita.

    Nel frattempo, negli anni ’70 Caffè Milani si è spostato da Como a Lipomo, e nel 2017, in occasione degli 80 anni, ha inaugurato all’interno dell’headquarter del brand Esposizione Caffè Milani, uno spazio poli funzionale in cui vivere il caffè a 360° gradi. Qui al profumo di caffè si unisce una location pensata per la formazione, alle visite in azienda, con un percorso dedicato alla storia aziendale, e uno spazio museale in cui si può visitare una micro-piantagione di caffè e ritrovare pezzi unici di design che aiutano a spiegare l’evoluzione del rito dell’espresso nel corso del tempo.

    Una tazzina di caffè non è mai solo una tazzina di caffè: dietro i chicchi che sono stati macinati per produrla c’è un mondo intero, fatto di geografia, di luoghi, di storie di persone che si intrecciano, mani che compiono gesti sapienti, di porti, di ricerca, di design, di studio.

  • Domenica 3 luglio 2022
    CASTELLAMONTE| Lo scaricatore
    nell’ambito di
    MORENA STORIES
    Luoghi da raccontare

    Il progetto innovativo di turismo culturale con protagoniste le storie del territorio dell’Anfiteatro Morenico, a un passo da Ivrea.
    Visite guidate, performance artistiche, passeggiate naturalistiche

    Prosegue Morena Stories, il nuovo progetto di turismo culturale in cui le storie originali e sconosciute del territorio diventano protagoniste dei percorsi di visita. Il quinto appuntamento è dedicato al mondo ferroviario. Protagonista è lo Scaricatore di Castellamonte, edificio di fianco alla stazione, storicamente destinato al carico e scarico delle merci, e luogo centrale nella vita della cittadina.

    A condurre l’esperienza di visita sarà l’altoparlante della stazione, con il suo incipit “Attenzione”, che invita il visitatore ad ascoltare per capire se viene detta un’informazione pertinente e interessante per lui. L’anafora (“Attenzione”, appunto) diventa una marca di stile attraverso la quale raccontare le storie della vecchia stazione e dello scaricatore di Castellamonte.

    La performance di Tecnologia Filosofica, la musica di Enea Pascal e il racconto di Stefano Pandolfini da cui sarà tratta la performance daranno vita a un momento unico di visita.

    Durante le passeggiate di avvicinamento sarà possibile contribuire alla qualità dei luoghi con un’attività di plogging, cioè la raccolta dei rifiuti trovati lungo il percorso. Si tratta di un’attività proposta dagli stessi partecipanti di Morena Stories che, in occasione degli incontri precedenti, hanno sollecitato gli organizzatori in questa direzione con l’obiettivo di fare un gesto positivo nei confronti dei luoghi e delle comunità che li abitano.

    Che cos’è lo Scaricatore. La stazione di Castellamonte rappresentava il capolinea settentrionale della ferrovia Rivarolo-Castellamonte, attivata nel 1887 quale tratta finale della ferrovia Canavesana e soppressa nel 1986. L’ex scaricatore, l’edificio che sorge solitario nel mezzo della piazza del mercato, oltre a rappresentare un pezzo di storia ferroviaria castellamontese, ha in se una sua sobria bellezza. I suoi archi e le colonne, sorreggono le capriate a protezione di uno spazio interno di tutto rispetto. È chiamato scaricatore, perché effettivamente aveva la funzione di luogo dello scarico merci. Nella parte centrale e per tutta la sua lunghezza, vi era un piano rialzato che giungeva a livello del pavimento dei carri ferroviari, agevolando in questo modo lo scarico delle merci. I due lati più lunghi erano dotati uno di binari che permetteva ai treni di accostarsi al piano di carico-scarico entrando attraverso le arcate. Sull’altro lato potevano accedere i carri prima e gli autocarri poi. Al lato nord, fino agli anni Cinquanta vi era una grande gru azionabile a mano che serviva per movimentare grandi pesi e una rampa di accesso. Al lato sud, sorgeva un edificio con funzioni di magazzino, ora demolito. Oltre allo scaricatore, è ancora presente l’edificio della stazione ferroviaria, di proprietà della GTT. Una volta lo scaricatore era il luogo dove arrivavano le merci da Torino, mentre da Castellamonte e per il mondo partivano le ceramiche locali.

    COME PARTECIPARE A MORENA STORIES

    Ogni incontro di Morena Stories prevede la partenza in gruppi dai punti diversi, per consentire la passeggiata naturalistica iniziale che condurrà nel luogo della Stories della settimana.
    Coloro che lo desiderano possono non partecipare al trekking iniziale e recarsi direttamente al ritrovo.
    Si consiglia un abbigliamento in relazione alla stagione e alle condizioni meteo, scarpe da escursionismo o scarpe da ginnastica comode ed adatte a muoversi su terreni accidentati.
    Uno zaino che possa contenere una scorta d’acqua adatta (bottiglia da 1L), nel caso qualche snack da consumare lungo il percorso, mantellina antipioggia, repellente per insetti e, per le escursioni serali, una torcia elettrica frontale.

    Partenza Spineto: ritrovo ore 17,30 al parcheggio Scuole elementari Via delle Scuole (Spineto).
    Percorso di 4 km, tempo di percorrenza 1 ora. Guida Roberto Brogliatti

    Partenza da Bairo: ritrovo alle 16,30 al parcheggio AmorBairo via Agliè 2.
    Percorso di 7 km, tempo di percorrenza 2 ore. Guida Stefano Pozzuolo

    Coloro che lo desiderano potranno contribuire al plogging sono invitati a portare guanti e sacchetti per la raccolta.

    Solo performance: ritrovo ore 19,30 in Piazza Generale Romano a Castellamonte. Parcheggiare nell’area parcheggi della vecchia stazione limitrofa allo scaricatore

    Ritorno: Partenza passeggiata di ritorno con presenza delle nostre guide da Castellamonte ore 20,30

     

    BIGLIETTI

    Passeggiata + performance+ degustazione
    Intero: 10 Euro
    Abbonamento Musei e Dipendenti Compagnia di San Paolo: 5 Euro
    Necessaria prenotazione per motivi organizzativi.

    Solo performance
    Intero: 5 Euro
    Abbonamento Musei e Dipendenti Compagnia di San Paolo: 3 Euro
    Non è necessaria la prenotazione

    Gratuito per i bambini fino a 14 anni, residenti del comune di Castellamonte e persone che hanno raccontato la loro storia sul Canale.

    Nel biglietto passeggiata + performance è compresa un assaggio di vino e snack del territorio.
    Nel biglietto performance la degustazione di vino e snack del territorio non è compresa.

    A seguito di ogni evento sarà possibile proseguire all’insegna della convivialità la giornata o la serata grazie a locali che hanno dato la disponibilità a riservare uno sconto speciale ai partecipanti di Morena Stories. Un motivo in più per immergersi nelle storie e nei contesti delle comunità ospitanti.

    Ristorante convenzionato per la cena: Ristorante pizzeria Jolly – 0124 582037 (si richiede di prenotare)
    È necessaria la prenotazione al sito www.tolocals.com/morena-stories o al tel.339 8201037

    Informazioni: morenastories@tolocals.com o 339 8201037

     

    PROSSIMI APPUNTAMENTI

    10 luglio: Torre Canavese – La chiesa di San Giacomo e la Casa dell’eremita

    17 luglio: Vialfrè – Lo storico Carnevale

     

    CHE COS’È MORENA STORIES

    Fino al 17 luglio, ogni domenica sono in programma trekking guidati, visite e performance artistiche accessibili a tutti, alla scoperta di sette cittadine dell’Anfiteatro Morenico di Ivrea: Agliè, San Martino, San Giorgio, Bairo, Castellamonte, Torre Canavese e Vialfré.

    Il progetto rappresenta una nuova modalità di vivere il turismo, adatto ai visitatori alla ricerca di itinerari insoliti al di fuori dei percorsi già noti e ai semplici curiosi che vogliono approfondire la storia del territorioogni appuntamento di Morena Stories è un momento unico, non solo una visita, ma una vera e propria esperienza di conoscenza.

    Protagonisti saranno i luoghi e le loro storie, che emergeranno del racconto delle guide e degli artisti: ad Aglié l’ex stabilimento Olivetti, dove veniva prodotta la mitica Lettera 22, la macchina da scrivere che ha segnato l’identità italiana; il canale di Caluso di Bairo, reso ancora più suggestivo dalla visita nelle prime ore del mattino; a Castellamonte lo scaricatore e la vecchia stazione ferroviaria, dove partivano i treni carichi di ceramica, famosa in tutto il mondo per il suo pregio; Cortereggio a San Giorgio, luogo di nascita di Antonio Michela Zucco (inventore della “Michela”, la macchina per la stenografia a tasti che rivoluzionò il sistema di scrittura veloce e vediamo spesso utilizzata in Parlamento) e territorio della coltivazione della Piattella bianca (presidio Slow Food); il Santuario della SS. Trinità a San Martino; la chiesa di San Giacomo e Casa dell’Eremita a Torre Canavese; lo storico Carnevale di Vialfrè.

    Ogni itinerario nasce da una storia reale, frutto di un lavoro di incontro con gli abitanti del territorio, i cui racconti sono stati raccolti e successivamente rielaborati in una serie di residenze artistiche per l’ideazione delle performance.

    Le storie saranno raccontate con tanti linguaggi diversi come la musica, con pezzi originali scritti appositamente per ogni luogo da Enea Pascal di IVREATRONIC, e le performance teatrali, con la Compagnia Tecnologia Filosofica e la drammaturgia originale realizzata da Stefano Pandolfini.

    I percorsi di Morena Storie sono strutturati in più momenti: la passeggiata immersi nella natura in compagnia di guide professioniste, che permetteranno di scoprire il territorio e la storia del luogo della settimana; l’arrivo nel luogo della Stories, accolti da un assaggio di snack del territorio; la performance site specific. Si può scegliere di partecipare a tutti i momenti o assistere solo alla performance.

    Il progetto proseguirà in autunno, con la posa di QRcode che permetteranno l’accesso ai file podcast delle visite di Morena Stories.

    Morena Stories è realizzato con il sostegno della Fondazione Compagnia di San Paolo nell’ambito del bando «In luce. Valorizzare e raccontare le identità culturali dei territori» della Missione Creare attrattività dell’Obiettivo Cultura, che mira alla valorizzazione culturale e creativa dei territori di Piemonte, Liguria e Valle d’Aosta rendendoli più fruibili e attrattivi per le persone che li abitano e per i turisti, in una prospettiva di sviluppo sostenibile.

    Morena Stories è stato ideato e sviluppato da TO LOCALS (APOLIDE Festival) insieme a Silvia Limone, Morena Ovest, Compagnia Tecnologia Filosofica (Morenica NET), Fondazione di Comunità del Canavese, Associazione Liberi di Scegliere (La grande invasione), il Castello Ducale di Agliè e IVREATRONIC.

    Una delle performance di Morena Stories - credit foto Alessandro Aimonetto
    Una delle performance di Morena Stories – credit foto Alessandro Aimonetto

  • Ritorna la magia del presepe monumentale della Basilicata, realizzato dal maestro presepista Franco Artese, in scena al Duomo di Torino dall’8 dicembre

    Monumentale della Basilicata realizzato dal maestro presepista Francesco Artese su iniziativa dell’Agenzia di Promozione Territoriale della Basilicata con il patrocinio del Comune di Torino.

    All’evento di presentazione intervengono il direttore Apt Basilicata, Antonio Nicoletti, il presidente della Regione Basilicata, gen. Vito Bardi, il Vice sindaco di Torino, Michela Favaro, il parroco del Duomo, don Carlo Franco, il teologo don Giovanni Ferretti ed il presidente della federazione delle associazioni dei Lucani in Piemonte, Rocco Sabia.

    A seguire, alle 18.30, l’inaugurazione vera e propria dell’opera presepiale benedetta dal Vescovo Mons. Nosiglia alla presenza di Andrea Tronzano, assessore Regione Piemonte e Raffaele Ruberto, Prefetto di Torino. A conclusione della cerimonia inaugurale, lo spettacolo “HOPE. Viaggio in Basilicata, tra musica, danza e teatro”. 

    Secondo il presidente della Regione Basilicata, Vito Bardi, “Il presepe della Basilicata è intriso di una carica di umanità che l’accompagna in ogni sua esposizione nelle città italiane e all’estero, è simbolo di fede e arte, immuni al tempo, ma anche del saper fare, del made in Basilicata che si fa apprezzare in tutto il mondo”.

    “E’ un onore ospitare in Piemonte una delle più belle opere d’arte dedicate alla Natività che contiene con la sua grande umanità un messaggio di pace e di speranza – sottolineano il presidente della Regione Piemonte Alberto Cirio e l’assessore alla Cultura, Vittoria Poggio. Un faro sulle festività del Natale che abbraccia le nostre tradizioni più preziose in un momento in cui abbiamo bisogno di trovare anche nella fede e nella spiritualità la forza per accompagnare il cammino delle nostre vite”.

    La Natività è rappresentata nel paesaggio sempre sorpren­dente dei Sassi di Matera, uno dei luoghi più antichi del mondo. La Vergine richiama la scultura bronzea della Madonna del Pollino realizza­ta dall’artista olandese Daphné du Barry nell’atto di donare il proprio Figlio all’umanità, mentre la figura di San Giuseppe riprende quella del presepe cinquecentesco di Altobello Persio da Montescaglioso, esposto a Tursi. Il presepe lucano è un’opera capace di raccontare, insieme al mistero della Nascita, la storia, la cultura di una Terra ricca di naturale spiritualità in un paesaggio caratterizzato da case scavate nel tufo e incastrate tra loro, abbazie, santuari, cattedrali, borghi, vicoli e scale, grotte e palazzotti signorili, archi e ballatoi, orti e terrazze, da cui sbucano, improvvisi, i caratteristi­ci comignoli o i campanili delle chiese ipogee impreziosite da affreschi simboleggianti un’arte che lega l’uomo a Dio. Sulla scena del presepe un brulicare di vita, un racconto diffuso di quella cultura del vicinato, fatta di solidarietà e condivisione tra famiglie, con oltre 120 personaggi, che rappresentano diversi momenti della vita quotidiana, in un ambiente semplice e laborioso, che attinge a immagini tratte da riti e tradizioni della civiltà rurale lucana, ancora vive e sentite anche dai giovani, tra cui la rappresentazione del Maggio di Accettura, attraverso un gruppo di buoi che, aiutato dagli uomini, traina il tronco di un grande albero e una processione simbolo della forte devozione popolare per la Vergine Maria con fedeli che portano sulle loro teste i “cinti”, composizioni di ceri costruite come fossero architetture, ex voto in cui si compendiano speranze ed attese ma anche attestati di gratitudine per grazie ricevute. Nel Presepe si trova anche l’omaggio che la Basilicata fa a Torino e al Piemonte, ospitando sulla scena la figura di San Giusep­pe Cottolengo – che nel 1832 aveva fondato a Torino la “Pic­cola Casa della Divina Provvi­denza”, dove accoglieva disa­bili, invalidi e orfani, offrendo loro una casa, cure mediche, assistenza e istruzione – e che viene rappresentato nell’atto di accompagnare una persona invalida alla grotta, e dall’im­magine del beato Pier Giorgio Frassa­ti, i cui resti mortali sono conservati proprio nel Duomo di Torino, che trascina un carro su cui giungono al cospetto del Fi­glio di Dio “gli ultimi”.  Di grande suggestione anche la scena di San Giovanni Bo­sco che, affiancato dal suo allievo San Domenico Savio, il Santo bambino che morì a soli quattordici anni, lascian­do un segno indelebile nella comunità cristiana piemonte­se, indica la via a tre ragazzi, affinché tutti possano prova­re la gioia del Natale, nello spazio plastico di una memo­ria che si rinnova.

    Particolarmente toccante è la scena della famiglia di emigranti con cui la Basilicata ha voluto omaggiare i tanti lucani che in passato attraversa­rono l’Italia per soddisfare la loro fame di lavoro e di futuro, approdando in Piemonte. Questo gruppo di personaggi è rappresentato in un unico blocco, per sot­tolineare l’unità di destino che li accomuna, con la valigia di cartone, icona dell’emigrazio­ne italiana del ‘900, nella quale sono racchiuse le cose più care da cui non ci si vuole separare, e la coperta di lana che il padre porta sotto il braccio, quasi a trattenere il calore familiare con il quale scaldare i propri cari nei momenti più difficili.

    Spiega il maestro presepista Franco Artese: “per me il presepe è una missione, portare attraverso le mie opere il messaggio evangelico che san Francesco ha rappresentato, portando nel mondo i nostri paesaggi del Sud e i nostri valori. Ringrazio APT Basilicata che ha creduto nella mia attività”.

     

  • L’EDIZIONE 2021

    L’edizione 2021 di Art Site Fest è dedicata al tema della prossimità e intende interrogarsi sul valore che la vicinanza, il contatto, la contiguità fisica oltre che mentale e sociale, hanno per la nostra cultura.

    LA PROSSIMITÀ CON IL VIVENTE

    La pandemia ci ha fatto scoprire quanto tutto il vivente sia in contiguità. Con la diffusione del virus, abbiamo imparato che il salto di specie avviene tanto più facilmente quanto più gli habitat si sovrappongono. Deforestazione, urbanizzazione e alterazione del clima impoveriscono la diversità biologica, garanzia di spazio di vita. Ripensare la prossimità del vivente, nel rapporto con le altre specie animali e vegetali, conservare il nostro pianeta come casa comune, diviene perciò necessario e urgente.

    IL PROGETTO PER HERITAGE LAB DI ITALGAS

    Italgas è il primo operatore in Italia nella distribuzione del gas e il terzo in Europa: gestisce una rete di distribuzione che si estende complessivamente per circa 74.000 chilometri attraverso la quale, nel corso dell’ultimo anno, ha distribuito circa 9 miliardi di metri cubi di gas a 7,7 milioni di utenze. Il Gruppo è titolare di 1.886 concessioni, con una presenza storica nelle maggiori città del Paese. Oggi l’azienda guarda soprattutto al futuro, con obiettivi di crescita e di sviluppo chiari, un importante piano di investimenti per la progressiva estensione del servizio e l’adozione delle tecnologie digitali che rendono ogni giorno la gestione delle reti sempre più efficiente e che preparano l’infrastruttura all’arrivo dei gas rinnovabili come biometano, metano sintetico e idrogeno.

    Italgas si impone sul mercato internazionale per la forte spinta all’innovazione e l’attenzione alla sostenibilità. La sostenibilità guida le scelte aziendali, diventando parte integrante della quotidianità, caratterizzata sempre più da mobilità flessibile, digitalizzazione e stili di vita green e responsabili. Proprio alle operazioni di digitalizzazione e meta-datazione è dedicata la nuovissima struttura dell’Heritage Lab di Italgas, che lavora su tre chilometri lineari didocumenti conservati presso l’Archivio storico aziendale. Un progetto importante, una nuova “officina digitale” per portare il passato nel futuro.

    In questo orizzonte di valori, Art Site Fest propone per l’edizione 2021 un progetto per gli spazi dell’Heritage Lab di Italgas, in Corso Palermo 4, a Torino. La moderna struttura che incarna l’attenzione che la storica azienda torinese dedica al tema della sostenibilità e dell’innovazione si sposa perfettamente con l’attenzione di Art Site Fest alle tematiche ecologiche.

    SHAPES OF LIVING – LIVING EARTH

    Il progetto comprende un’esposizione fotografica e una performance live audio-visiva. Vuole raccontare attraverso le immagini la varietà della vita, la ricchezza delle sue forme e, al tempo stesso, la sua unicità, così da sollecitare nel pubblico una riflessione sulla sostenibilità delle risorse naturali e la necessità dell’attenzione all’ecologia.

    Il progetto consiste in una mostra che nasce da una call, avviata il 22 aprile scorso, giornata mondiale della Terra, indirizzata a decine di fotografi da tutto il mondo.

    Una commissione composta da Luca Mercalli, Elena Franco, Tiziana Bonomo, Domenico Maria Papa e Chiara Ganz, ha scelto le 50 foto più interessanti che saranno esposte all’interno degli spazi dell’Heritage Lab.

    Su centinaia di immagini da tutto il mondo, la commissione di esperti ha effettuato un’attenta selezione per comporre un mosaico visivo che documenta la varietà delle forme di vita sul nostro pianeta: un corale richiamo alla bellezza della natura e alla necessità di prendersene cura.

    Alla rassegna fotografica è dedicato uno spazio web, consultabile in mostra, attraverso QR Code e un catalogo cartaceo che verrà presentato nel corso della mostra, edito da Teca.

    La serata inaugurale prevede una conversazione tra Luca Mercalli e Domenico M Papa, su come i media, in particolare la fotografia, ma per estensione tutte le arti visive possono contribuire a una maggiore coscienza ecologica.

    Alla conversazione segue una performance sonoro-visiva realizzata da Project-To, gruppo multimediale torinese che si è distinto nel panorama della musica elettronica, con importanti progetti multimediali per eventi e musei.

    Passato e innovazione si intrecciano nelle proiezioni visive dell’artista Laura Pol, con rielaborazioni in chiave moderna di file e documenti provenienti proprio dall’Archivio storico di Italgas. Le creazioni visive sono strettamente connesse alle interpretazioni artistiche sonore elaborate in live da Riccardo Mazza. Un live audio-visuale dedicato alla sostenibilità e al concetto di prossimità tra gli individui nel loro rapporto con il vivente.

    LA COMMISSIONE

    Elena Franco (Torino, 1973) è architetto e fotografa. Lavora su progetti artistici di valorizzazione urbana e territoriale. Dal 2014 espone con regolarità in sedi istituzionali e musei in Italia e all’estero. Le sue opere fanno parte di collezioni pubbliche e private e con il progetto Imago Pietatis realizzato per la Fondazione del Monte di Bologna e Ravenna che è tra i vincitori del Premio New Post Photography di MIA Fair 2020. Scrive per «Il Giornale dell’Architettura». È direttore artistico di Fondazione Arte Nova e collabora come curatrice con il Museo Villa Bernasconi a Cernobbio (CO). È consigliere di Compagnia di San Paolo.

    Tiziana Bonomo ha lavorato a lungo nel marketing e nella comunicazione di grandi aziende internazionali comeL’Oreal e Lavazza. Ha fondato ArtPhotò per la promozione di progetti legati alla fotografia di documentazione e impegno sociale. Per ArtPhotò ha ideato e curato numerose mostre ed eventi, tra questi la collaborazione con Domenico Quirico che ha portato alla pubblicazione del libro Il fascino dell’imperfezione. Dialoghi con Domenico Quirico. Ha inoltre curato la mostra Chi Legge di Claudio Montecucco inserita nel programma Piemonte che legge e l’esposizione Transmissions People-to-People dei fotografi Baldizzone al Museo Nazionale del Risorgimento.

    Domenico Maria Papa è il direttore artistico di Art Site Fest, festival dedicato ai linguaggi della contemporaneità nei luoghi storici del Piemonte, giunto nel 2021 alla settima edizione. È stato docente presso l’Università La Sapienza di Roma, Link Campus e presso l’Accademia di Belle Arti di Venezia. Da molti anni si occupa di progettazione culturale per enti pubblici e di comunicazione dei beni culturali per il Ministero della cultura. Ha curato numerose mostre inspazi pubblici e privati.

    Chiara Ganz, Direttore Relazioni Esterne e Sostenibilità di Italgas è laureata in Economia, nel 2001 entra nella Direzione Global Relationship Banking di Banca Intesa BCI dove collabora a supporto dei team di sviluppo e advisory di grandi progetti. Nel 2003 entra nella Direzione Relazioni Esterne e Comunicazione di Finmeccanica – oggi Leonardo – dove si occupa di Comunicazione Esterna e Immagine e segue in particolare il progetto di realizzazione del nuovo marchio Finmeccanica e il restyling della brand architecture di gruppo. Nel 2009 diventa responsabile delle Relazioni Esterne e Comunicazione di Thales Alenia Space Italia. Dal 2013 al 2016 è Responsabile della Comunicazione di Telespazio.

    Luca Mercalli, docente universitario è autore di numerosi titoli di divulgazione scientifica sui temi della meteorologia, dell’ecologia e del cambiamento climatico. Scrive regolarmente su riviste quotidiani come «La Stampa» e «Repubblica» con cui collabora dal 1991 o «Rivista della Montagna», «Donna Moderna», «Gardenia».

    Ha tenuto conferenze in Italia e all’estero, i suoi primi interventi televisivi datano 1990 per Rai 3 Ambiente Italia. Dal 2003 è a Che tempo che fa, dal 2005 a Rai 2 TG Montagne e dal 2008 Buongiorno Regione (TG Piemonte). Dal 2007 fa parte di Climate Broadcaster Network-Europe, gruppo di presentatori meteo televisivi voluto dalla Comunità europea per diffondere corretta informazione sui cambiamenti climatici. Nel 2015 ha condotto la trasmissione televisiva in prima serata Scala Mercalli, in onda per 6 puntate il sabato sera su Rai 3, incentrata sulla sostenibilità ambientale, con interventi dallo studio e documentari.

    Project-To

    Project-To nasce da un’idea di Riccardo Mazza, sperimentatore sonoro e docente presso la Scuola di AltoPerfezionamento Musicale di Saluzzo, noto in Italia e all’estero per le sue ricerche nel campo della psicoacustica e della valutazione del suono spaziale, e Laura Pol fotografa e videomaker, autrice di numerosi lavori nel mondo dell’arte, della cultura e dei musei. Si tratta di un progetto “autoriale” di musica elettronica e visiva, si sviluppa dall’interazione di elementi puramente elettronici con composizioni originali eseguite dal vivo insieme a elementi visivi realizzati anche in tempo reale durante il Live Set.

    TEMPI

    La serata inaugurale è giovedì 25 novembre 2021 a partire dalle ore 18,00. L’ingresso per la serata inaugurale è da Corso Palermo n° 4.

    Per la partecipazione alla serata inaugurale il 25 novembre è necessaria la prenotazione a heritagelab@italgas.it

    La mostra sarà visitabile il martedì e il giovedì dalle ore 15,00 alle ore 17,00 a partire dal 30 novembre 2021 fino al 27 gennaio 2022 compresi, previa prenotazione a heritagelab@italgas.it

    Aperture straordinarie:

    Sabato 4 Dicembre, dalle ore 15,00 alle ore 18,00

    Sabato 22 Gennaio, dalle ore 15,00 alle ore 18,00

    Per maggiori informazioni

    Art Site Fest

    https://www.artsitefest.it

    @artsitefest

    info.artsitefest@gmail.com

    Heritage Lab Italgas

    https://www.italgas.it/gruppo/la-nostra-storia/heritage-lab/

    heritagelab@italgas.it

  • La notizia che molti stavano aspettando da giorni è arrivata: Torino ospiterà Eurovision Song Contest 2022. È giunto infatti oggi l’annuncio ufficiale della scelta definitiva della città italiana che avrà l’onore di ospitare l’edizione 2022 dell’Eurovision Song Contest che si terrà nel mese di maggio.  L’Eurovision Song Contest, torna nel nostro Paese dopo 30 anni, e sarà proprio a Torino.

    In lizza per diverso tempo ci sono state Acireale, Alessandria, Bologna, Genova, Milano, Palazzolo Acreide, Pesaro, Rimini, Roma e Sanremo. Torino  però è riuscita ad aggiudicarsi l’ambita e seguitissima manifestazione (l’edizione 2021 è stata vista da 183 milioni di telespettatori) rispettando tutte le caratteristiche richieste dagli organizzatori per ospitare il famoso contest.

    Sarà Torino dunque con il Pala Alpitour e le altre strutture a disposizione in città ad ospitare i 44 Paesi che parteciperanno al contest il prossimo anno.

    La produzione dell’Eurovision Song Contest dura 9 settimane di cui sei prima del vero e proprio evento. Il capoluogo piemontese accoglierà 40 delegazioni da tutta Europa, ma non solo: sotto la Mole arriveranno infatti anche migliaia di giornalisti internazionali accreditati. Dopo l’arrivo delle ATP Finals, l’Eurovision 2022 sarà un’altra grande occasione per Torino di farsi conoscere ancora di più.

  • Il manager dello spettacolo Antonio Desiderio e tanti altri artisti tra cui étoile e coreografi di fama internazionale della Antonio Desiderio Management hanno lanciato un appello per chiedere la riapertura dei teatri immediata.

    La situazione per il mondo dello spettacolo è sempre più drammatica e le riaperture dei teatri annunciate con numeri ridotti e modalità di accesso difficilmente sostenibili, si parla di tampone obbligatorio prima dello spettacolo, potrebbero dare il colpo di grazia ad un settore già martoriato. Antonio Desiderio e tantissime stelle della danza e dell’opera nazione ed internazionale – di cui molti facenti parte della sua Desiderio Management – si sono voluti riunire lanciando un accorato appello alle istituzioni.

    Antonio Desiderio manager di opera lirica e balletto internazionale: “La  riapertura dei teatri sottoposta al solo pubblico vaccinato, è l’ennesima discriminazione di un luogo che dall’inizio ha patito e sta ancora patendo la mal volontà ed un accanimento immotivato del nostro governo. Non si è voluta trovare da un anno nessuna soluzione per i teatri e la cosa piu semplice è stata per loro tenerli chiusi, portando allo sfinimento questo settore che da sempre è motivo di vanto nel mondo ed infrangendo i dettami della nostra Costituzione fondata sul lavoro e sulla democrazia.

    I teatri vanno aperti, contingentando il pubblico proporzionalmente in base alla capienza del teatro stesso (no con capienza uguale per tutti) nella stessa identica maniera in cui lo si è fatto per i programmi televisivi che già da tempo hanno ripreso con pubblico in presenza.”

    Kristian Cellini coreografo internazionale: “In attesa di essere tutti vaccinati e tornare alla “normalità”, credo che una soluzione potrebbe essere quella di richiedere l’esito del tampone  rapido al pubblico fatto 72 ore prima dello spettacolo ( come già avviene per i viaggi di lavoro e in alcune produzioni  teatrali e televisive); oppure predisporre il giorno stesso dello spettacolo un presidio medico all’interno del teatro per il tampone rapido considerando che ci sarà ancora per un po’ un numero ridotto di pubblico.”

    Sabrina Borzaga docente Kino Centro Danza ed ideatrice del Metodologia Entolè: “Personalmente credo che l’inserimento dell’obbligo vaccinale per entrare nei teatri contribuirà ancora di più ad allontanare il pubblico, considerato che tutti coloro che non accetteranno ricatti (me compresa) piuttosto che vaccinarsi rinunceranno; tra l’altro un ricatto simile viola l’articolo 31 della costituzione italiana e non dimentichiamo quanti dei nostri nonni sono morti per la nostra libertà. Inoltre non si comprende tutto questo accanimento nei confronti dei teatri a fronte di luoghi molto più pericolosi dal punto di vista degli assembramenti come i mezzi di trasporto o i centri commerciali…quindi si può entrare in un centro commerciale o in un aereoporto senza vaccino ma in teatro no? Vista così sembra una congiura nei confronti del mondo teatrale”.

    Matteo Addino, coreografo della trasmissione tv Il Cantante Mascherato in onda su Rai 1 e direttore della Compagnia Experience Danze Company: “Come si può vivere senza arte lo abbiamo capito. E credo che si viva male. Male perché  esprimere il nostro sentire attraverso il movimento, la parola ci mette in comunione con qualcosa di più alto che non è solo esibizione ed ego. Ci riconcilia con i rifiuti i lutti, la rabbia: le esperienze dure difficili si incanalano e si risolvono. Oppure si celebra la vita, la forza, la determinazione. Tutto questo in uno scambio con il pubblico che respira e vive con l’arte lo stupore. Chiedere i teatri significa questo. Significa perimetrare la natura umana. Rinchiuderla. È un anno questo, di nebbia. I professionisti sono monchi con  bonus che servono solo a sopravvivere. Ti tengono in piedi come un’impalcatura,  l’arte chiede uno scheletro, la forza dei muscoli, la testa alta, gli occhi rivolti all’orizzonte per sognare. E siamo stanchi, tutti,  dentro questa cattività forzata. Escludere i non vaccinati sarebbe una discriminazione, chiediamo un protocollo che permetta buona sicurezza senza tagliare fuori nessuno”.

    Andrea Volpintesta primo ballerino del Teatro Alla Scala di Milano: “Le richiesta dei vaccini per la riapertura dei teatri potrebbe essere ulteriore freno alla ripresa, dovuto allo scetticismo ancora imperversante nella popolazione e questo prevederebbe una platea poco nutrita e che sarà contingentata; inoltre la popolazione è ancora indietro sulle tempistiche di vaccinazione e di certo non si può attendere l’immunità di gregge. Il nostro pensiero è più orientato su misure preventive, come si era pensato da subito, e quindi sanificazione di persone e ambiente e capienza contingentata, mascherine obbligatorie per tutta la durata dello spettacolo. Forse il tampone sarebbe una buona soluzione, ma di certo non la vaccinazione considerando le tempistiche per questo, no. E cmq il vaccino serve solo per entrare in teatro?! E i supermercati e i centri commerciali?! Allora il vaccino per poter andare ovunque non solo in teatro”.

    Sabrina Brazzo, étoile Teatro alla Scala di Milano: “Ancora una volta la politica ci chiede di dare esempio. Ma questo è strano, abbiamo tenuto duro definendoci soggetti che sanno far divertire ma il messaggio non doveva essere questo. Ci daranno ora la possibilità di andare avanti e riprendere? Ancora si parla di una falsa idea di settore elitario quando invece non è cosi. Non si vuole dare il giusto rilievo alla Danza. Al di la di vaccinarsi per il bene di tutti, non si può chiedere ancora di essere di esempio in questa situazione drammatica, non avendo poi dei veri numeri di contagio sul quale fondare tutto questo”.

    Maria Grazia Gargioli coreografa e già direttrice del Coropp di Ballo della Fondazione Arena di Verona: “Friedrich Nietzsche diceva “Conta per perduto un giorno senza danza” Quanti giorni ancora dobbiamo perdere della nostra vita, della nostra storia, del nostro essere artisti. Fateci tornare a vivere e risorgere come la fenice più forti e più belli dalle nostre ceneri 

    In Italia ogni piazza, borgo è un palcoscenico naturale, aspettateci stiamo arrivando!”

    Giuseppe Picone étoile internazionale, già Direttore del Ballo del Teatro San Carlo di Napoli: “Un famoso detto dice ” Impara l’arte e mettila da parte”. La mia paura è dover testimoniare che l’arte può essere tranquillamente messa da parte”.

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