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  • Dopo oltre 500 anni, ha preso vita il progetto di Leonardo per un grande organo. A ricostruirne un modello funzionante, per la
    prima volta al mondo, sono stati gli esperti del Centro Studi Leonardo3 dopo un meticoloso lavoro di analisi delle fonti storiche – in questo caso il Codice Madrid II, contenente anche alcuni schizzi dell’innovativo strumento. Rivoluzionario. “E così il vento fia continuo”, scrisse Leonardo, il cui sogno era realizzare un organo da suonare senza l’aiuto del tiramantici, l’addetto che alimentava costantemente le canne con l’aria azionando più mantici con le mani o i piedi.

    Per questo organo Leonardo adottò un’inedita pedaliera, che lasciava libere le mani del suonatore, e un sistema a doppio mantice che non interrompeva il flusso d’aria, anche se lo strumento era di grandi dimensioni. Questo strumento è esposto nelle Sale del Re, in piazza della Scala a Milano, nell’ambito della mostra “Leonardo3 – Il mondo di Leonardo”.

     

    Fonte e Materiali 

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    Il 30 settembre e il 1 ottobre 2019 il Museo Egizio organizzerà il convegno “Resti umani. Etica, conservazione, esposizione ”.
    
    Questo evento fa seguito alla conferenza a tema simile organizzata a Pompei e Napoli nel maggio 2019, durante la quale sono state sollevatemolte domande relative allo studio, alla conservazione e alla visualizzazione dei resti umani (http://www.humanremains.org).
    
    Come il precedente evento, la conferenza di Torino intende affrontare questi problemi, ma con particolare attenzione alle mummie, data la natura della collezione del Museo Egizio.
    
    Nella piena consapevolezza del fatto che non esiste una risposta unica alla domanda sull'accettabilità o meno dell'esposizione di resti umani e che una varietà di strategie espositive sono state adottate da diverse istituzioni sulla scena internazionale, questi giorni di studio sono intesi dare voce all'ampia gamma di approcci a una questione così delicata.
    
    L'apertura a discipline al di fuori dell'Egittologia è un prerequisito indispensabile per il dibattito sull'esposizione di resti umani. Da qui il desiderio di coinvolgere antropologi fisici e culturali, biologi, restauratori, sociologi, curatori e operatori di musei, medici legali e paleopatologi.
    
    La conferenza sarà divisa in tre sezioni:
    
    - I vivi e i morti.
    - Preservare il corpo, preservare la mummia.
    - Musei e mostre: casi studio.
    
    Questioni etiche e punti di discussione. Alla fine della conferenza, le questioni più urgenti e i principali punti di riflessione emersi negli ultimi due giorni saranno esaminati e discussi tra tutti i partecipanti.
    
    Per visualizzare il programma completo, fare clic qui.
    
    Il comitato scientifico e organizzativo è composto da:
    Massimo Osanna, Università Federico II, Napoli
    Christian Greco, Museo Egizio, Torino
    Valeria Amoretti, Parco Archeologico di Pompei, Pompei
    Caterina Ciccopiedi Museo Egizio, Torino
    Paolo Del Vesco, Museo Egizio, Torino
    Federica Facchetti. Museo Egizio, Torino
    Susanne Töpfer, Museo Egizio, Torino
  • Dopo il trasferimento da Torino la 6a edizione di Parco Valentino si svolgerà dal 18 al 21 giugno 2020 e si chiamerà Milano Monza Open-Air Motor Show. Organizzato in collaborazione con ACI, il progetto si candida a diventare punto di riferimento nel calendario internazionale automobilistico per il quale sono attesi 500.000 visitatori.

    Un nuovo concetto di motor show che lancia la sfida ai grandi saloni tradizionali e che sorprende con i circuiti dinamici offerti alle case automobilistiche, passerelle nelle quali presentare anteprime e novità tra pubblico, giornalisti e addetti ai lavori. Le presentazioni delle anteprime saranno inserite in un calendario che offrirà a visitatori e brand passerelle glamour tra le strade diMilano e lungo i viali dell’Autodromo, oltre a quella emozionante sulla pista del circuito diFormula 1. Tra i momenti più attesi le sfilate di monoposto di Formula 1 di tutte le epoche, regine delle passerelle per le strade di Milano e lungo i viali del Parco di Monza, oltre che nella vecchiaparabolica e nel circuito del Gran Premio d’Italia. Ampio spazio dedicato all’approfondimentodelle nuove motorizzazioni, con test drive di elettriche e ibride plug-in per le strade di Milano.

    Il progetto di Milano Monza Open-Air Motor Show sarà presentato alla stampa e agli addettiai lavori giovedì 19 settembre a Milano presso l’Auditorium HQ Pirelli, in una conferenza stampaalla quale prenderanno parte i maggiori partner della manifestazione: Angelo Sticchi Damiani, presidente ACI, Attilio Fontana, Presidente della Regione Lombardia, Giuseppe Sala, Sindaco di Milano, Dario Allevi, Sindaco di Monza, Andrea Levy, Presidente del Comitato organizzatore di Milano Monza Open-Air Motor Show, e Marco Tronchetti Provera, Executive Vice President e CEO Pirelli Group che, in qualità di padrone di casa, aprirà con i suoi saluti la presentazione.

    Una manifestazione che fa del dinamismo e delle passerelle di modelli il suo punto di forza, la cifra del suo format. Saranno in movimento anche le due inaugurazioni del Milano Monza Open- Air Motor Show.

    La prima, a Milano, alle 20 di mercoledì 17 giugno: torna la President Parade con i rappresentantidelle case automobilistiche alla guida dell’auto più rappresentativa del proprio marchio, una suggestiva preview delle auto esposte negli stand. I presidenti delle case vivranno l’emozione disfilare tra le vie del centro città: un tappeto rosso segnerà il percorso tra via Dante e via Monte Napoleone, arrivando a lambire il Duomo, in una sfilata in cui i modelli saranno le creazioni guidate dai loro manager.

    Giovedì 18 giugno a Monza, sulla pista del Gran Premio di Formula 1, saranno sempre i presidenti a dare il via, trasformandosi in piloti a bordo delle loro auto schierate in griglia, tra le tribune gremite del tempio della velocità di ACI.

    C’è entusiasmo e grandi aspettative nelle parole di Andrea Levy, Presidente dellamanifestazione: “Questa per noi è l’edizione 5+1, un cambiamento importante per un progetto nel quale portiamo l’esperienza maturata con Parco Valentino unita alla passione per tuttoquello che è il mondo automobilistico. Puntiamo a offrire alle case automobilistiche un evento in Italia che sia di esempio in tutta Europa, che possa attirare pubblico e presentazioni dianteprime. Con la collaborazione di ACI riusciremo a farlo nell’Autodromo di Monza, creandocalendari di attività in pista e allestendo un villaggio espositivo in cui protagoniste saranno le case automobilistiche. Con il Focus auto elettriche e ibride plug-in candidiamo Milano a “città modello” per quello che concerne le nuove motorizzazioni rivolte alla sostenibilità ambientale”.

    Gli fa eco Angelo Sticchi Damiani, Presidente ACI: “L’auto sta vivendo una vera e propriarivoluzione. Rivoluzione totale. Rivoluzione del suo ruolo nel sistema-mobilità: rivoluzionenell’alimentazione, avviata, ormai, sulla strada dell’elettrificazione; rivoluzione in materia disicurezza, con tecnologie che stanno elevando gli standard a livelli, fino a ieri, inimmaginabili;rivoluzione nel rapporto con l’uomo, il quale rimarrà alla guida, anche se non sarà più al volante. E’ evidente che questa rivoluzione totale impone anche di rivoluzionare il modo di presentare la nuova protagonista della mobilità. Una formula nuova, la più dinamica in unospazio nuovo: il più dinamico, vivo, veloce ed emozionante tra gli spazi dedicati all’auto: il “Tempio della velocità” quel “Monza Eni Circuit” che tutto il mondo ci invidia: il circuito più veloce, più spettacolare e più amato da tifosi e appassionati di tutto il mondo. Il Milano Monza Open-Air Motor Show sarà tutto questo. E l’ACI è orgoglioso di esserne parte”.

    A Monza le novità dei brand insieme a heritage, moto, velivoli e imbarcazioni

    Milano Monza Open-Air Motor Show sarà una festa che coinvolgerà tutta la RegioneLombardia, con il cuore pulsante nell’Autodromo di Monza, il circuito internazionale situato all’interno del Parco di Monza, all’interno del quale le case automobilistiche potranno esporre le proprie novità in stand modulari, uguali tra di loro nel layout, differenziabili nelle dimensioni e personalizzabili negli allestimenti interni. I brand avranno inoltre la possibilità di far testare i propri modelli attraverso test drive sviluppabili in diversi percorsi: cittadino, tra i viali del Parcodi Monza, country, sull’antica parabolica e sul circuito di Formula 1. Dal 18 al 21 giugno 2020 iltempio della velocità si trasformerà in un luna park per appassionati di motori che, con un bigliettod’ingresso di euro 20 acquistabile nei prossimi giorni sulla piattaforma Ticket-One, potranno visitare gli stand e scoprire i nuovi modelli delle case automobilistiche, di tutte le motorizzazioni e di ogni segmento di mercato.

    Il villaggio espositivo dei brand sarà arricchito dall’area off-road, in cui i visitatori potrannoprovare fuoristrada e 4×4 in circuiti creati appositamente, e dall’area espositiva Parabolica,palcoscenico di una prestigiosa mostra di auto storiche organizzata in collaborazione conLopresto Collection, oltre a una sezione dedicata a motociclette, velivoli e imbarcazioni. Auto classiche di pregio, edizioni limitate, modelli unici provenienti da tutto il mondo saranno le star indiscusse dell’area, in una delle esposizioni di heritage automobilistico più importanti in Italia.

    E le imbarcazioni saranno grandi protagoniste di una sfilata unexpected nel circuito di Formula 1: insieme a potenti suv di alta gamma percorreranno la pista, sfilando tra le curve e nel celebre rettilineo che mai nessuna barca ha percorso. La Yacht parade si annuncia così tra le passerelle in pista più suggestive del ricco calendario eventi.

    Red Carpet Parade e Supercar Paddock

    Grande spettacolo sarà offerto dalle supercar di collezionisti e club che animeranno l’Autodromodal 18 al 21 giugno 2020: supercar come Ferrari, Lamborghini, Porsche, Bugatti, Pagani, McLaren, Maserati, Aston Martin avranno a loro disposizione un parcheggio accanto ai box della pista di Formula 1, e saranno inoltre protagoniste delle Red Carpet Parade, sfilate tra i vialidell’Autodromo che porteranno uno spettacolo dinamico sempre nuovo tra il pubblico di Milano- Monza Open Air Motor Show. Alle Red Carpet Parade parteciperanno anche le novità delle case automobilistiche e le auto dei club italiani e internazionali che daranno vita agli eventi dinamici della manifestazione.

    Milano, città-modello della motorizzazione green

    Le nuove tecnologie e motorizzazioni troveranno il loro approfondimento a Milano, il Focus Auto elettriche, ovvero la presentazione di tutti i modelli di attuale produzione di vetture elettriche e ibride plug-in a ingresso gratuito per il pubblico che potrà provare su strada tutti modelli esposti, city car del presente e del futuro. Un approfondimento a tutto tondo che vedrà anche un calendario di convegni e meeting su tutto quello che concerne le alimentazioni presenti e in arrivo, sulla micromobilità, sulle nuove tecnologie impiegate anche nella ricerca e sviluppo del motorsport.

    I visitatori avranno la possibilità di conoscere i differenti aspetti del mondo elettrico e ibrido plug- in, cominciando dalle informazioni base fino a giungere agli aspetti più quotidiani e di gestione del possesso e utilizzo di un’auto di quella tipologia.

    Collezionisti, club e prototipi saranno ospitati a City Life con un calendario fitto di esposizionigratuite per il pubblico che potrà ammirare icone del design che hanno fatto la storia dell’industriaautomobilistica e anche progetti avveniristici creati dall’immaginazione e dalla matita dei piùgrandi car designer internazionali.

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  • La manifestazione prevede una kermesse di  Artisti contemporanei, provenienti dall’Italia e dall’estero che esporranno le proprie opere al pubblico,.

    La presentazione delle opere, il dialogo con i visitatori e quant’altro  offriranno un quadro interessante del vasto mondo dell’Arte Contemporanea.

    Pittura. Disegno, Scultura e altro ancora saranno protagonisti indiscussi della manifestazione, a Chieri  dal 31 Agosto al 08 Settembre 2019 con diversi e interessanti appuntamenti  e iniziative collaterali.

    Artisti 

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    Attilio Collimedaglia               Pittura – Chieri To.

    Francesco Yuri Colangelo    Pittura Disegno – Chieri To.

    Grazino Rey                               Pittura – T. Pellice – To. 

    Juan Sanm… Urbina             Scultura – To.

    Lino Baldassa                          Pittura – Chieri To.

    Loreno Lollo Ricci                  Scultura – Bo.

    Mariano Tomasi                      Pittura – Tn.

    Maurizio Sicchiero                Pittura Incisioni – Chieri To.

    Pier Tancredi De Coll’           Pittura – Chieri To.        

     

    Art Live Festival CONTEMPORARY ART 2° Edizione 2019 – Città di Chieri

     Dal 31 Agosto al 08 Settembre 2019 Sala Conceria Via Conceria 1 Chieri To.

    Orario Mostra

    Tutti i giorni

     Dalle ore 10.00 alle ore 12.30  –   Dalle ore 15.30 alle ore 19.30

    Ingresso libero.

    Nei giorni che ospiteranno gli eventi collaterali, l’orario della mostra   sarà prorogato fino al termine degli spettaco

  • Per la prima volta al mondo una mostra d’arte permanente sarà allestita su una nave da crociera: la nuova ammiraglia MSC Grandiosa.

    MSC Grandiosa, l’ammiraglia della flotta MSC Crociere che sarà varata il prossimo 9 novembre, ospiterà la mostra d’arte interattiva “Degas Danse Dessin” con l’esposizione di 26 opere originali sullo studio della danza realizzate da Edgar Degas, uno dei più celebri maestri dell’impressionismo francese noto soprattutto per le rappresentazioni delle ballerine. Per la prima volta al mondo, quindi, una nave da crociera ospiterà una mostra d’arte permanente con opere originali, un’iniziativa che mira ad avvicinare i viaggiatori al mondo delle ‘belle arti’.

    In numerose destinazioni in cui le nostre navi fanno scalo è possibile visitare musei, collezioni artistiche e luoghi di cultura. Noi di MSC Crociere vogliamo spingerci oltre e portare l’arte anche direttamente a bordo delle nostre navi, regalando ai crocieristi un’esperienza unica e irripetibile altrove. È con questo spirito che abbiamo intrapreso questo percorso che ci ha portato a Edgar Degas, uno dei più celebri pittori e scultori impressionisti conosciuto per le sue opere sulle giovani danzatrici, ritratte per la prima volta in maniera realistica al di fuori del momento dell’esibizione, ma in pose spontanee prima o dopo il balletto” ha affermato Leonardo Massa, Country Manager di MSC Crociere.

     “Le navi ormai non sono più un mero mezzo di trasporto ma sono esse stesse destinazione del viaggio ed è importante per noi poter regalare esperienze sempre più ricche a chi sceglie MSC. I crocieristi a bordo delle nostre navi non trovano soltanto divertimento, relax, piscine e karaoke, ma molto di più. La permanenza sulla nave è un viaggio alla scoperta di nuove emozioni, nuovi luoghi e nuove persone. Il nostro obiettivo è incentivare i crocieristi ad arricchire durante le vacanze il loro bagaglio di esperienze non solo con ricordi belli da conservare per sempre, ma anche con nuove conoscenze che vanno ad aggiungersi alla loro cultura personale” ha concluso Massa.

    Sarà allestita con 26 opere originali di Edgar Degas e un’istallazione interattiva appositamente progettata.

    La mostra sarà allestita presso L’Atelier Bistro,nel cuore della promenade interna della nave, con un’installazione interattiva appositamente predisposta. La serie DegasDanse Dessin è costituita da 26 disegni sullo studio di movimento e danza ed è stata precedentemente esposta nei principali musei e gallerie internazionali. L’opera di Degas racchiude l’anima di una Parigi romantica, che si inserisce perfettamente nella cornice del nuovo Bistro francese a bordo di MSC Grandiosa. La mostra offrirà inoltre un’esperienza coinvolgente per gli ospiti con cinque video che scorrono accanto alle opere d’arte per raccontare nel dettaglio il lavoro e la vita di Degas.

    Con quest’iniziativa continua il percorso di MSC Crociere che ha l’obiettivo di arricchire l’esperienza degli ospiti attraverso elementi innovativi e unici, che non possono essere vissuti altrove. Questa nuova proposta unisce il mondo dell’arte e della tecnologia per creare un’emozione unica nel suo genere esclusivamente per gli ospiti della Compagnia, avvicinandoli al mondo dell’arte.

    L’esposizione di queste celebri opere d’arte nasce dalla collaborazione tra MSC Crociere e THE AIMES, società specializzata nella creazione di esperienze di intrattenimento culturali attraverso tecnologie innovative. La mostra è stata curata dallo storico d’arte, critico e membro dei curatori THE AIMES, Marcello Smarrelli. 

    “Nonostante i suoi soggetti apparentemente romantici, Degas è stato un grande sperimentatore, profondamente interessato all’uso di nuove tecnologie disponibili in quegli anni di grande rinnovamento scientifico e industriale. L’obiettivo della sua ricerca artistica è stato lo studio del movimento del corpo umano e il tentativo di riprodurlo in un’opera d’arte. Per questo motivo la sua pratica artistica è stata fondamentale per la nascita della fotografia e del cinema, di cui Degas è considerato un pioniere. Sono sicuro che lui stesso avrebbe amato questa mostra d’arte interattiva, la prima nel suo genere a essere ospitata in mare. Questa esposizione è un’opportunità incredibile per far avvicinare le persone alle opere di Degas in un modo nuovo e farle vivere attraverso contenuti digitali per gli ospiti di MSC Crociere” ha commentato il curatore della mostra MarcelloSmarrelli.

    MSC Grandiosa diventerà la nuova ammiraglia della flotta MSC Crociere. Una nave all’avanguardia che offrirà un’ampia scelta di esperienze per ogni ospite, dall’intrattenimento che comprende anche spettacoli inediti del Cirque du Soleil at Sea, alla variegata offerta di ristorazione internazionale, da nuove attività rivolte alle famiglie all’implementazione dell’MSC Yacht Club, area esclusiva riservata agli ospiti alla ricerca del massimo comfort e lusso.

    Ogni cabina di MSC Grandiosa sarà dotata dell’assistente personale virtuale ZOE – già presente anche a bordo di MSC Bellissima – oltre al programma digitale multicanale MSC for Mea ggiornato, che consente agli ospiti di interagire con la nave e i membri dell’equipaggio in qualsiasi momento e in qualsiasi luogo, per soddisfare al meglio le loro esigenze, risparmiare tempo e ottenere il massimo dalle loro vacanze.

    In linea con il programma ambientale intrapreso da MSC Crociere, basato su un profondo impegno verso i principi ecologici, MSC Grandiosa estende ulteriormente i confini delle prestazioni ambientali delle navi da crociera, grazie ad alcuni dei più recenti sistemi volti a ridurre l’impatto ambientale e a salvaguardare l’ecosistema marino. La nave opera con un significativo incremento di efficienza energetica ed è dotata di impianti di riciclaggio e sistemi di gestione dei rifiuti all’avanguardia, nonché di tecnologie avanzate per emissioni pulite.

    THE AIMES

    The Aimes è un gruppo di aziende individuali, ognuna leader nel proprio settore, unite da un obiettivo comune e dalla messa a disposizione delle loro competenze, della loro immaginazione, risoluzione e abilità. Questo permette loro di creare esperienze artistiche multisensoriali ed emozionali profondamente coinvolgenti, in cui lo storytelling altamente inventivo si fonde con la creatività umana. 5 aziende, per un totale di 120 professionisti operanti in 4 paesi diversi: Italia e Svizzera in Europa, Emirati Arabi Uniti e Arabia Saudita in Medio Oriente.

    MARCELLO SMARRELLI

    Storico dell’Arte, critico e curatore con base a Roma. Dopo aver conseguito la laurea in Storia dell’Arte presso l’Università di Roma La Sapienza e un Master in Storia dell’Arte Contemporanea presso l’Università di Siena, Smarrelli si è dedicato allo studio dei rapporti tra estetica e pedagogia. È stato professore di Storia dell’Arte e Design alla facoltà di Architettura dell’Università di Roma La Sapienza.

    Dal 2016 è Direttore Artistico del Centro di Arti Visive Pescheria di Pesaro. Dal 2014 è visiting curator presso la Fondazione Memmo Arte Contemporanea di Roma. Dal 2011 è Direttore Artistico della Fondazione Pastificio Cerere di Roma. Dal 2007 è Direttore Artistico della Fondazione Ermanno Casoli di Fabriano (An). È anche fondatore e curatore del programma per giovani artisti 6ARTISTA. Dal 2009 al 2014 è stato membro di “Nuovi Mecenati”, la fondazione franco-italiana per il sostegno all’arte contemporanea in Italia. È consulente di arte contemporanea per diverse istituzioni come l’Ambasciata di Francia, l’Accademia Nazionale di Santa Cecilia, l’Accademia di Francia a Roma – Villa Medici, l’Istituto Italiano di Cultura di Parigi, Sistema Museo. È corrispondente di numerose riviste di arte contemporanea tra le quali “Flash Art”, “Exibart” e “Artribune”, collabora inoltre come critico d’arte con RAI Radio 3. Ha curato diversi progetti artistici e creato numerosi seminari di formazione per dipendenti di prestigiose aziende internazionali (Elica, Whirpool, Alliance, Angelini, Accor Hotel, ecc.).

     

  • Non racconto quasi mai di cose che non siano strettamente legate al mondo dell’arte e della cultura, ma questa se a prima vista potrebbe non esserlo, il luogo in cui Francesco Renga ha regalato un live, quelli come me lo conoscono bene.

    Ieri, martedì 27 agosto, Francesco Renga si è presentato in piazza Castello e ha improvvisato un piccolo concerto accompagnato dal chitarrista Fulvio Arnoldi.

    Immaginabile lo stupore dei passanti, che del tutto inaspettatamente si sono ritrovati Renga a cantare per le vie del centro. Il cantante ha poi pubblicato il video dell’esibizione sul proprio canale Youtube, scrivendo: «Potevo farmi mancare Torino nel mio giro per l’Italia? Assolutamente no!

     

     

  • Vittorio Emanuele II se ne innamorò quando lei aveva 14 anni.

    Bella? «Bella è bella, molto bella. Gran massa di capelli corvini, occhi scurissimi, carnagione perfetta. Il petto tutt’altro che acerbo»: parola di Re.

    A guardarla in foto, però, nella sequenza di ritratti più o meno ufficiali, questa donna è tutt’altro che devota ai canoni estetici: viso un po’ squadrato, lineamenti decisi, naso non certo alla francese.

    Bocca carnosa, inevitabilmente sensuale, natura corvina che non è solo un colore di capelli ma una profondità fisica di tutto il corpo, e unita da un’infinita dolcezza. Bela? Sì.

    Ma non certo secondo i canoni odierni: la Rosina Vercellana, se fosse vissuta un secolo e mezzo più tardi, non sarebbe diventata ne’ una modella, né una star e nemmeno un’attrice, troppe abbondanze e tratti campagnoli.Eppure il primo re d’Italia, Vittorio Emanuele II, se ne innamorò e l’amò per buona parte della sua vita. Un amore certamente tumultuoso e passionale nel segreto delle loro stanze da letto, ma che visto da fuori e a distanza di tanto tempo fu soprattutto un amore pacato, domestico e familiare, malgrado tutto, sereno. Invidiabile! «Chi si assomiglia, si piglia » sembra fatto apposta per questa coppia dall’aria niente affatto regale: tracagnotti, ma fieri. Sguardo dritto e profondo di chi sa cosa vuole dalla vita.

    Il giovane Vittorio la vede per la prima volta affacciata a un balcone di Racconigi, alla fine dell’immancabile battuta di caccia (una passione per lui, che diventerà anche quella di lei).

    È il 1847: lui ha 27 anni, quattro figli e uno in arrivo, è l’erede al trono del Regno di Sardegna. Lei di anni ne ha solo 14. Ma questa storia, non ha nulla a che vedere con gli odierni giochi pseudo-erotici del potere. È una storia di amore nel vero senso della parola, in tutti i sensi  e con tutti i sensi.

    Rosina darà a Vittorio due figli e la vita intera. Dopo la morte del re per una polmonite, nel 1878, lei gli «sopravviverà» (parole Di Rosina) sette anni. Prima, lo segue in tutte le tappe dell’Italia che si fa, sempre discosta. Ma sempre presente.

    Vittorio resta vedovo di Maria Adelaide nel 1855. Solo le tenaci manovre (e minacce) di Cavour a impedire al Re di sposare ufficialmente Rosina. Ancora oggi resta il mistero su quelle nozze morganatiche contratte nel 1869 in articulo mortis (quando l’avevano precipitosamente dato per spacciato), e comunque quando ormai Cavour e il suo cipiglio non c’erano più.

    I figli di Rosina, Vittoria ed Emanuele Alberto, il cui cognome sarà Guerrieri, erediteranno da lei il titolo nobiliare di conti di Mirafiori e Fontanafredda, da lei acquisito nel 1859.

    Vittorio Emanuele II non la farà mai regina, la sua Rosina. Avrebbe voluto, ma molte ragioni di stato glielo impedirono: pressioni politiche, veti dei figli «ufficiali», opportunità di ordine «mediatico». Ma certamente le case dove Rosina abitò – dalla Mandria a Venaria, alla Pietraia nei pressi di Firenze, alla Villa Mirafiori fatta costruire sulla Nomentana a Roma, apposta per lei, furono le vere case anche del re. Quelle dove trovava una vera famiglia, e un’aria vera di casa, con lei che lo aspettava per dargli tutto quello che una brava moglie sa dare a un marito.

    Certo, si vestiva in modo un po’ eccentrico, a un certo punto della vita sembrava un po’ troppo incline agli sfarzi, per quanto sempre relativi…

    E lui, d’altro canto, non mise mai a freno i propri istinti, invigaghendiso dell’attrice di turno. Ma Rosina aspettava, paziente e fiduciosa. E lui tornava sempre, fino all’ultimo.

    Rosa Vercellana trascorse il resto della sua vita presso palazzo Beltrami di Pisa, che il re aveva acquistato per la figlia Vittoria,morì nel 1885. Il suo atto di morte, nei registri dell’ufficio dello stato civile di Pisa, la indicò come “nubile” e vi si possono leggere varie altre imprecisioni.

    Casa Savoia vietò che Rosa venisse seppellita al Pantheon, non essendo mai stata regina: per questo motivo, e in aperta sfida alla corte reale, i figli fecero costruire a Torino Mirafiori Sud una copia del Pantheon in scala ridotta, poi soprannominata il “Mausoleo della Bela Rosin”.

    Nel 1972 le sue spoglie furono traslate al Cimitero monumentale di Torino (Campo primitivo nord – edicola n.170 A), per evitare profanazioni e vandalismi della tomba.Un amore durato trent’anni, un’eternità, e un’infinità di momenti condivisi , a letto, certo, ma anche a tavola (ce la immaginiamo cuoca provetta, la bela Rosin), la sera davanti al camino, a cavallo nei boschi, in passeggiata a braccetto per la vigna.

    Informazioni Pratiche

    Indirizzo:
    Strada del Castello di Mirafiori, 148/7 – 10135 Torino

    Orari: 
    Apertura Estiva (aprile-ottobre): dal mercoledì alla domenica ore 10.00-12.00 e 15.30-19.30
    Apertura Invernale (novembre-marzo): venerdì, sabato e domenica ore 10.00-12.00 e 14.30-17.00

    Visite guidate:

    Durante alcuni fine settimana i volontari del Progetto Senior civico della Città di Torino sono a disposizione per visite guidate al mausoleo e per raccontare la storia del posto e dei suoi personaggi. Per informazioni: mausoleo.belarosin@comune.torino.it, oppure Tel. 011 01 12 98 36.

    Mausoleo della Bela Rosin. 

     

     

  • Il sistema regionale IBC Archivi a disposizione della Fondazione Ducati per l’analisi e l’organizzazione dell’archivio storico aziendale

    Il patrimonio storico documentario e tecnico di Ducati conservato a partire dal 1926 Fondazione Ducati è impegnata nella gestione del patrimonio storico dell’azienda e nell’organizzazione di iniziative a carattere sociale, educativo e culturale

    Fondazione Ducati e Istituto Beni Culturali (IBC) firmano l’accordo di collaborazione per l’organizzazione e la valorizzazione del patrimonio culturale dell’Azienda di Borgo Panigale, con l’avvio di interventi di descrizione e digitalizzazione del patrimonio archivistico Ducati.

    Il progetto renderà accessibile e pienamente fruibile ad un ampio pubblico di studiosi e appassionati il patrimonio storico documentario e tecnico di Ducati conservato dall’azienda a partire dal 1926, anno di fondazione.

    Grazie a questo accordo l’Istituto Beni Culturali, che dispone di competenze interne specialistiche in ambito archivistico, mette a disposizione di Fondazione Ducati il sistema informativo IBC Archivi per l’inventariazione informatizzata e la pubblicazione on-line degli strumenti di ricerca.

    Questo servizio consentirà a Fondazione Ducati di produrre un’accurata analisi conoscitiva dei materiali esistenti e di organizzare l’archivio storico e i servizi di conservazione e divulgazione del patrimonio storico e tecnico dell’azienda. Grazie a questo processo di inventariazione e digitalizzazione sarà inoltre possibile aggiornare in qualsiasi momento i dati descrittivi, associare riproduzioni digitali di documenti e creare collegamenti con fondi, collezioni e ulteriori materiali storico/informativi, che potranno arricchire ed integrare la conoscenza del patrimonio culturale conservato dall’Azienda di Borgo Panigale.

    Fondazione Ducati è l’ente che si dedica alle attività no profit afferenti al mondo Ducati ed è impegnata su più fronti, con iniziative a carattere sociale, educativo e culturale, oltre a promuovere tematiche quali la sicurezza stradale e appunto la valorizzazione del patrimonio storico Aziendale.

  • Perfetta per una gita fuori porta, per gustarsi il panorama in mostra e anche fuori e per festeggiare la gionata mondiali delle fotografia

    La montagna vista, vissuta e fotografata dai fotografi dell’Agenzia Magnum Photos, l’agenzia di fotogiornalismo fondata nel 1947 da Henri Cartier-Bresson, Robert Capa, David Seymour e George Rodger, che riunisce oggi i migliori fotografi del mondo.

    La mostra Mountains by Magnum Photographers, frutto di una co-produzione tra Forte di Bard e Magnum Photos Paris, presenta al Forte di Bard, dal 17 luglio 2019 al 6 gennaio 2020, un viaggio nel tempo e nello spazio, un percorso cronologico che raccoglie oltre 130 immagini esposte in una prospettiva di sviluppo storico della rappresentazione dell’ambiente montano, declinata in base ai diversi temi affrontati da ciascun autore.

    Dai pionieri della fotografia di montagna, come Werner Bischof – alpinista lui stesso – a Robert Capa, George Rodger, passando per Inge Morath, Herbert List per arrivare ai nostri giorni con Ferdinando Scianna, Martin Parr, Steve McCurry.

    Prima dell’avvento della fotografia le montagne erano già un motivo iconografico in pittura, dove erano rappresentate da rocce o massi fino al Rinascimento, quando divennero uno sfondo maestoso che contribuì all’idea prevalente della natura. Le montagne erano state tradizionalmente viste come le sedi di potere mistico e sovrumano, qualcosa di pericoloso e inaccessibile agli umani da poter essere osservato solo da lontano.

    Durante il XIX secolo, con lo sviluppo dell’alpinismo, i fotografi hanno iniziato a fornire emozioni vertiginose grazie ai primi documenti sulla conquista delle vette fino ad allora inesplorate. Le fotografie non erano solo semplici prove del successo di un’ascensione – erano anche un modo per viaggiare attraverso le immagini. Le prime spedizioni fotografiche sulle Alpi iniziarono negli anni Cinquanta del XIX secolo e furono vere prodezze di sforzo fisico: i fotografi alpinisti erano aiutati da portatori che trasportavano la loro attrezzatura ingombrante e delicata. Le loro immagini stupirono il pubblico che non aveva mai visto le cime delle montagne da così vicino e con così tanti dettagli. Le foto mostravano un mondo nuovo, inesplorato e ancora intatto, promettendo viaggi in territori vergini che evocavano le origini del mondo.

    Fin dalla nascita della fotografia, quindi, il paesaggio di montagna è stato un soggetto che ha affascinato i fotografi.

    Queste immagini non sono solo una testimonianza dell’ammirazione che l’uomo ha per le alte vette, ma mettono in risalto anche la venerazione e il timore che l’uomo, da secoli, ha per le montagne.

    Da 180 anni, i fotografi che hanno eletto le montagne a soggetto privilegiato del loro lavoro ne esplorano le forme e le trame da ogni angolazione. Artisti passati e presenti hanno reso omaggio alla loro immensità, variando i punti di vista e cercando talvolta di amplificarne la natura spettacolare.

    I fotografi Magnum hanno costruito e reinventato l’iconografia montana. Nelle loro fotografie le montagne sono osservate, sfruttate e attraversate. Vediamo persone che trascorrono tutta la loro vita ad alta quota, ma anche persone di passaggio che cercano una guida spirituale, il piacere, un rifugio dalla guerra o semplice sopravvivenza.

    L’esposizione al Forte di Bard è un viaggio attraverso gli archivi Magnum, un’esplorazione fotografica di come gli uomini hanno fatto proprie le montagne, che in questi scatti hanno poco in comune con quelle che vediamo nelle cartoline. Il tema della montagna, inoltre, permette di avere un’idea dei viaggi dei fotografi Magnum attraverso tutti i continenti e fa comprendere meglio che cosa di volta in volta cattura la loro attenzione.

    La mostra comprende inoltre una sezione dedicata a un importante progetto su commissione dedicato al territorio della Valle d’Aosta, firmato da Paolo Pellegrin, fotografo di fama internazionale e, tra altri prestigiosissimi riconoscimenti, vincitore di dieci World Press Photo Award, frutto di uno shooting realizzato nella primavera 2019.

    Per realizzare le immagini presenti in mostra Pellegrin ha dovuto recarsi più e più volte, alla ricerca di quelle luci che lui, amante del bianco e nero, predilige. Sono le luci filtrate dalle nubi sfilacciate dal vento, i violenti controluce sulla superficie della neve, le buie increspature dei crepacci, le scure torri delle creste rocciose, gli arabeschi disegnati sulla superficie dei laghi ghiacciati.

    La mostra è accompagnata da un volume edito da Prestel Publishing/Random House, New York.

     

     

  • Nasce dall’incontro fra il lavoro di ricostruzione storica degli archeologi e dei conservatori del Museo Egizio sulla propria collezione e gli strumenti mutuati dalle più recenti frontiere dello sviluppo tecnologico, il nuovo progetto espositivo temporaneo che caratterizza il 2019 dell’istituzione culturale torinese.

    “Archeologia Invisibile” è il titolo della mostra visitabile a Torino  fino al 6 gennaio 2020, a cui Enrico Ferraris, egittologo del Museo che ha curato e coordinato il progetto concepitoall’interno del dipartimento collezioni e ricerca, ha affidato il compito di condurre il pubblico alla scoperta della “biografia degli oggetti”, illustrando principi, strumenti, esempi e risultati della meticolosa opera di ricomposizione di informazioni, dati e nozioni resa oggi possibile dalla collaborazione delle scienze naturali con la propria disciplina nello studio dei reperti.

    Cos’è in grado di raccontare un oggetto di sé? I nostri sensi, la vista in primis, ce ne restituisconoinformazioni di base come l’aspetto, la dimensione, la forma, il colore, finanche le tracce che l’uomo, la natura o il tempo vi hanno impresso. Eppure, tutto ciò non è evidentemente sufficientea disvelarne l’intera storia e il ciclo di vita, a partire dalla sua origine, né le reali funzioni, i contestid’impiego, il valore materiale o simbolico e molto altro ancora.

    Nulla, fra ciò che ci circonda, ne è sottratto, ma quando tale principio viene traslato in ambitoarcheologico, l’approccio, nel farsi scientifico, comporta un grado di analisi superiore, che poggiaproprio sulla conoscenza approfondita del reperto, il cui percorso biografico si amplia: anchel’oblio entra a far parte della narrazione e la vita dell’oggetto si dilata – potremmo forse dire si rianima – col momento stesso del suo ritrovamento e poi, ancora, col suo successivo destino in una collezione, con la sua musealizzazione.

    Il progetto “Archeologia Invisibile” muove proprio dall’intento di esplorare l’affascinante dimensione di quell’attività d’investigazione che le moderne apparecchiature, applicate alle modalità d’indagine e ricerca dell’egittologia, consentono di compiere nello studio di un repertoarcheologico: grazie alla crescente interazione con la chimica, la fisica o la radiologia, il patrimonio materiale della collezione di Torino rivela di sé elementi e notizie altrimenti inaccessibili, che permettono di tratteggiarne volti ancora ignoti.

    L’archeometria – insieme delle tecniche adottate per studiare i materiali, i metodi di produzione e la storia conservativa dei reperti – rende così possibile “interrogare” gli oggetti, domandare a unvaso, a una mummia, a un sarcofago chi siano davvero e perché oggi si trovino al Museo Egizio.

    Quesiti con cui pubblico di “Archeologia Invisibile” si cimenta lungo un percorso espositivo che,con l’ausilio di tali strumenti, invita a guardare oltre il visibile, osservando da vicino i segreti custoditi all’interno degli oggetti, scoprendone aspetti inattesi e trovando risposte talvolta sorprendenti alla propria curiosità come alle domande degli archeologi, nonché ad alcuni rilevanti quesiti della scienza.

    Le tre sezioni in cui si articola la mostra – dedicate, nell’ordine, alla fase di scavo, alle analisi diagnostiche, a restauro e conservazione – a loro volta suddivise in dieci sottosezioni tematiche, propongono dimostrazioni concrete delle differenti aree di applicazione di questo connubio fral’egittologia e le nuove tecnologie, a cui peraltro l’allestimento stesso ricorre, caratterizzandosi con installazioni multimediali e spazi d’interazione digitale per un’esperienza di visita immersiva, supportata da un’audioguida dedicata, realizzata dalla Scuola Holden.

    Va evidenziata, infine, la fitta rete di collaborazioni nazionali e internazionali che ha contribuitoalla realizzazione di “Archeologia Invisibile”, sviluppata con università, istituti di ricerca, enti e istituzioni di tutto il mondo: un sistema di relazioni che va dagli Stati Uniti – è il caso delMassachusset Institute of Technology – alla Gran Bretagna, dal Giappone alla Germania,dall’Olanda all’Egitto, passando per numerose prestigiose realtà più prossime, come il Centro Conservazione e Restauro di Venaria Reale (To), i Musei Vaticani e il CNR.

    TRAILER AUDIOGUIDA 

    Documentare gli scavi

    È lo scavo il primo fondamentale testimone da consultare in questa vera e propria attivitàd’investigazione: l’egittologo, al pari del detective di un caso
    giudiziario, pone le basi della sua indagine nella minuziosa analisi del luogo del ritrovamento. Non soltanto per conoscerne le caratteristiche – del terreno, delle sue stratificazioni, del tipo di sito, dell’insediamento ospitato ecc. – ma anche per documentarne, con la massima precisione, lo scenario e il contesto così comesi presentava prima dell’avvio del dissotterramento e, soprattutto, della rimozione di quanto rinvenuto. In tale ambito, ad esempio, i recenti sviluppi della fotogrammetria permettono il ripristino virtuale di un contesto archeologico che materialmente potrebbe non più esistere,dando vita a un modello digitale che, “agganciandovi” i dati di scavo, diviene un archivioaggiornabile in tempo reale e facilmente accessibile alla comunità scientifica.

    Le analisi diagnostiche

    Quasi come in una ulteriore fase di scavo, l’impiego sui reperti di tecniche d’indagine riconducibili alla cosiddetta archeometria porta alla luce diversi “strati invisibili” di dati. Studiare la natura fisica e materica degli oggetti significa quindi poterne osservare aspettiperlopiù invisibili all’occhio umano, spesso liberando da essi storie dimenticate. È il caso del corredo funerario della Tomba di Kha, un unicum nella collezione del Museo Egizio con 460 pezzi ritrovati integri e ottimamente conservati: benché giunti a Torino oltre un secolo fa, solo recenti esami diagnostici hanno permesso di iniziare conoscerli a fondo. Con le tomografie neutroniche, effettuate a Oxford presso lo Science & Technologies Facilities Council, si è ad esempio andati alla ricerca del contenuto di sette vasi sigillati realizzati in alabastro, accertandone la natura di recipienti riservati agli altrettanti oli sacri usati per il ritodell’imbalsamazione. Analogamente, l’indagine multispettrale ha consentito di compiereimportanti scoperte sulla chimica dei colori utilizzati nell’Antico Egitto, come quella del “blu egizio”, il primo colore sintetico prodotto nella storia dell’umanità.

    Ma anche le stesse mummie di Kha e della sua sposa Merit sono state sottoposte ad accurati accertamenti. In passato la conoscenza di quanto celato dalle bende era di fatto impossibile,se non compromettendo irrimediabilmente l’integrità della mummia, ma oggi l’azionecombinata di analisi radiografiche e TAC ha permesso di realizzare un vero e proprio sbendaggio virtuale di questa coppia di 3400 anni fa: per il loro viaggio nell’aldilà entrambifurono ornati di gioielli dalla raffinata fattura – bracciali, collane, orecchini e un “scarabeo del cuore” – che oggi possiamo rivedere grazie alla modellazione 3D.

    Conservazione e restauro

    Oltre ad accompagnare la ricerca scientifica sui reperti, l’indagine archeometrica assume un ruolofondamentale nella definizione dei metodi migliori di restauro e conservazione. Ne è un esempio il recente avvio di un lavoro congiunto fra il Museo Egizio, il Bundesanstalt für Materialforschung di Berlino e il Centre for the Study of Manuscript Cultures di Amburgo, in cooperazione con il progetto PAThs di Paola Buzi (Università La Sapienza di Roma). L’attività si concentra sull’analisidei manoscritti copti della collezione egittologica torinese, raro esempio di biblioteca tardoantica ben conservata e interamente trasmessa tramite codici su papiro, prima che la pergamena diventasse il principale supporto. Dall’analisi degli inchiostri e del papiro sono attese informazioni su natura e provenienza dei materiali utilizzati nel laboratorio dello scriba, permettendo di definire gli interventi di restauro.

    Ma sono anche i metodi espositivi a venir reinterpretati e implementati dal contributo tecnologico: una dimostrazione in tal senso la offre l’epilogo della mostra con un’installazione in video mapping, la proiezione su un modello 3D in scala 1:1 del sarcofago dello scriba reale Butehamon, che rappresenta il clone digitale dell’originale esposto in sala. Si tratta del supporto di una nuova narrazione della biografia del sarcofago, dalla sua costruzione alla sua musealizzazione, dalla sua prima decorazione, al suo invecchiamento e al suo restauro.

    Questa sezione conclusiva della mostra consegna al visitatore la riflessione sul patrimonio intangibile di informazioni che la scienza sta, in un certo senso, emancipando dal reperto.L’enorme accumulo di dati aumenta esponenzialmente le opportunità di collegare dati e oggetti, di studiare, conservare e valorizzare i reperti. Diventa inoltre possibile costruire modelli digitali dei reperti stessi, non certo in sostituzione ma a integrazione degli originali, in cui le informazioni preservate possono divenire visibili e riproducibili, poiché non più vincolate all’esperienza hic et nunc imposta dalla natura stessa dell’oggetto.

     

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