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  • 1500- 2020: Dalla fisionomica agli Emoji – fino al 6 gennaio 202 – Mole Antoneliana – Torino

    Una grande esposizione che, grazie collezione del Museo Nazionale del Cinema, racconta gli ultimi 5 secoli di storia di questa pseudoscienza.

    Un percorso emozionale tra maschere e sistemi di riconoscimento facciale che conferma ancora una volta come il volto sia il più importante luogo di espressione dell’anima dell’essere umano.
    La mostra prova a tessere le fila di un discorso antico  per arrivare ai nostri giorni e cerca nei tratti del volto, ma anche nella sintesi grafica degli emoji, i riscontri dei caratteri e delle emozioni delle persone.

    180 opere in mostra, 82 riproduzioni fotografiche55 opere originali, 43 tavole tratte dalla collezione di fisiognomica del Museo, 42 montaggi, 4 app e 8 installazioni.
    Il percorso di visita si concentra sulle arti performative e si interseca con arte, scienza, tecnologia e comunicazione.

    Partendo dall’Aula del Tempio, su per la Rampa Elicoidale, il visitatore viene coinvolto in quel lungo affascinante racconto che collega i cataloghi di Giovan Battista Della Porta e Johann Caspar Lavater allo studio dei volti del primo pittore del Re Sole, Charles Le Brun, ai vetri per lanterna magica e agli emoji, ai manuali per l’attore, alla tecnica del morphing, ai più avanzati software di face tracking o alle opere di artisti contemporanei che esplorano il volto e le emozioni.
    Faccine o emoji che comunicano l’emozione del momento, software in grado di riconoscere un volto, di ricostruirne o manipolarne i tratti somatici: sono esperienze che caratterizzano la società tecnologica contemporanea ma che hanno radici profonde nel passato.
    Durante la visita è possibile ammirare la superficie interna della cupola della Mole Antonelliana, detta il “volto” della Mole, che,  si anima con l’installazione I Volti sul Volto della Mole.
    Nello spazio espositivo l’Orecchia, la stanza laterale della Mole Antonelliana che rievoca l’orecchio di un volto dove si può ascoltare l’installazione Organum pineale.

    Dopo l’estate la mostra si amplia con una sezione specifica dedicata  a Cesare Lombroso. Dal 25 settembre 2019 al 6 gennaio 2020 il Museo Nazionale del Cinema ospiterà al piano dedicato all’Archeologia del cinema “I 1000 volti di Lombroso”, una selezione di fotografie, appartenenti al fondo fotografico dell’Archivio del Museo di Antropologia criminale “Cesare Lombroso” dell’Università di Torino, che ripercorre le diverse tappe delle sue ricerche.

    La mostra sarà curata da Cristina Cilli, Nicoletta Leonardi, Silvano Montaldo e Nadia Pugliese.

     

    Orari e costi dei Biglietti

  • L’uomo come non l’avete mai visto. Scomposto, analizzato, studiato, e ricostruito grazie a occhi tecnologici, inquadrature virtuali e protesi bioniche che compongono un corpo nuovo. Questa è ‘Uomo Virtuale. Corpo, Mente, Cyborg’, la mostradi divulgazione scientifica dell’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare allestita al Mastio della Cittadella di Torino fino al 13 ottobre 2019.

    VIDEO TRAILER MOSTRA 

    Il nostro corpo è un mondo straordinario, un universo segreto, che abbiamo esplorato, fin dagli albori della scienza, come gli spazi cosmici più remoti o il nucleo infinitamente piccolo della materia. Dall’inizio del secolo scorso, con la scoperta dei raggi X e della radioattività, e poi con l’invenzione di tecnologie sempre più potenti e precise, come la tomografia computerizzata, l’ecografia, la risonanza magnetica, la PET, la ricerca scientifica ha completamente rivoluzionato la nostra conoscenza dei processi vitali e dell’intima struttura del nostro corpo.

    ‘Uomo Virtuale’propone un viaggio in questo affascinante paesaggio interiore fino dentro il cervello e l’intrico di miliardi di connessioni neuronali in cui si nasconde il segreto della nostra mente. E da lì a scoprire come, con strumenti sempre più sofisticati, proviamo a riparare il corpo, a ricreare organi artificiali o addirittura a riprodurre i nostri comportamenti intelligenti.

    I visitatori potranno entrare nell’intrico di neuroni di una porzione di cervello e attivarli con i propri gesti, vedere le proprie mani trasformarsi virtualmente secondo le rappresentazioni del corpo, muovere l’estremità dell’arto bionico e insegnare a un computer intelligente a riconoscere oggetti espressioni del viso.

    Un viaggio scientifico e tecnologico – in uno spazio di 1000 metri quadri diviso in grandi isole tematiche – che comincia all’inizio del Novecento, con la scoperta dei raggi x, e porta al futuro con le nuove frontiere dell’imaging e della robotica.

    Un coinvolgente racconto fatto di oggetti, installazioni e giochi interattivi guiderà lo spettatore dalle tecnologie che ci guardano dentro fino all’ingegneria bionica e alle promesse dell’intelligenza artificiale o di una medicina, che curi ogni individuo in modo personalizzato. L’uomo virtuale ricostruito al computer, ci fa riconoscere l’unicità e la complessità di ognuno di noi.

    La mostra è inserita nel programma di iniziative, coordinato dalla Città di Torino, per celebrare i 500 anni della morte di Leonardo da Vinci.

    Uomo Virtuale. Corpo, Mente, Cyborg è una mostra a cura dell’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare (INFN) realizzata in collaborazione con IIT – Istituto Italiano di Tecnologia e con il sostegno della Compagnia di San Paolo, il contributo della Regione Piemonte e della Fondazione Palazzo Blu e con il supporto dell’Associazione CentroScienza Onlus. Con il patrocinio di: Città di Torino, Città metropolitana di Torino e AIFM (Associazione Italiana Fisica Medica).  Con il supporto di Turismo Torino Piemonte.

    Partner scientifici:

    Politecnico di Torino, NICO Neuroscience Institute Cavalieri Ottolenghi e NIT Neuroscience Institute Torino dell’Università di Torino, INN-Istituto Nazionale di Neuroscienze, Fondazione Centro Conservazione e Restauro “La Venaria Reale”, Museo Regionale Scienze Naturali della Regione Piemonte, IRCCS Fondazione Stella Maris e Università di Pisa.

  • L’Assessorato al Turismo, Sport, Commercio, Agricoltura e Beni Culturali della Valle d’Aosta comunica che, in data 28 giugno 2019, la Giunta regionale ha approvato il “Piano di estensione del progetto Associazione Abbonamento Musei alla Regione autonoma Valle d’Aosta”.

    Il progetto consentirà l’ingresso della Valle d’Aosta nel grande circuito culturale di Abbonamento Musei (AM), la porta di accesso al museo più grande d’Italia: una carta che unisce una comunità di meraviglia e scoperta proponendo oltre 436 istituzioni, tra musei, monumenti e mostre, come sistema unitario e integrato tra Piemonte, Lombardia e, da oggi, Valle d’Aosta.

    Mostre e musei, residenze reali, ville, castelli, giardini, parchi, monumenti, fortezze, siti

    archeologici, collezioni pubbliche e private: al circuito di Abbonamento Musei si andranno ad aggiungere stabilmente, ad inizio autunno, 16 siti culturali valdostani: Château de Fénis, Château d’Issogne, Château de Verrès, Castel Savoia di Gressoney-Saint-Jean, Castello Reale di Sarre, Château Sarriod de la Tour, di Saint-Pierre, Castello Gamba – Arte moderna e contemporanea in Valle d’Aosta, Area Megalitica di Aosta, Museo Archeologico Regionale – MAR di Aosta, Teatro Romano di Aosta, Criptoportico forense di Aosta, Chiesa paleocristiana di San Lorenzo di Aosta, Ponte acquedotto di Pont d’Ael, Centro Saint Benin (sede espositiva di Aosta), Museo archeologico regionale (sede espositiva di Aosta) e il Forte di Bard.

    Si precisa che il Forte di Bard risulta legato, con una convenzione, ad Abbonamento Musei sin dal 2006 ed ha rappresentato, a tutti gli effetti, il primo passo verso questa nuova alleanza.
    Si sottolinea che in una seconda fase del progetto la Regione Valle d’Aosta intende proporre l’adesione al circuito a ulteriori musei, monumenti, sedi espositive della regione.

    L’Abbonamento Musei è uno strumento che, tra l’altro, favorisce il percorso identitario consentendo un processo di riappropriazione del patrimonio culturale dei singoli territori stimolando così il turismo di prossimità.
    Lo sviluppo in senso macroregionale dell’Abbonamento Musei ha permesso di costruire nel tempo un sistema di comunicazione e di servizi che parla a un pubblico sempre più vasto, facilitando la fidelizzazione del pubblico dei cittadini al patrimonio culturale.

    L’ingresso della Valle d’Aosta nel circuito di AM consente la fruizione di centinaia di siti e musei distribuiti capillarmente tra la Valle d’Aosta, il Piemonte e la Lombardia: una chiave d’accesso a una straordinaria offerta culturale extra-regionale comprensiva anche di eventi, mostre temporanee, proposte specifiche e attività destinate, di volta in volta, ad un target ampio e variegato.

    Il progetto diventerà di fatto operativo e fruibile a decorrere dal 28 settembre 2019, dopo il necessario avviamento di tutte le strumentazioni necessarie alla vendita e alla vidimazione dei biglietti.

    Con l’ingresso in Abbonamento Musei, le realtà culturali della Valle d’Aosta entreranno nel circuito di comunicazione dell’Associazione; oltre al sito internet www.abbonamentomusei.it, anche la seguitissima newsletter quindicinale, le pagine Facebook e l’account Instagram seguiti dagli abbonati di Piemonte e Lombardia, e in profilo Twitter @Abb_Musei.

     

  • Musei Reali Torino, Sale Chiablese
    Da venerdì 7 giugno a domenica 3 novembre 2019

    Una mostra per raccontare un grande collezionista e la sua storia straordinaria:I mondi di Riccardo Gualino collezionista e imprenditore riunisce nelle Sale Chiablese dei Musei Reali di Torino, dal 7 giugno al 3 novembre 2019, la collezione appartenuta a Riccardo Gualino, riunendo i due principali nuclei di opere conservate alla Galleria Sabauda di Torino e alla Banca d’Italia di Roma, insieme a dipinti, sculture, arredi e fotografie provenienti da musei e istituzioni torinesi e nazionali, raccolte private e archivi, primo fra i quali l’Archivio Centrale dello Stato.

    La mostra, a cura di Annamaria Bava e Giorgina Bertolino, è un progetto dei Musei Reali di Torino con Banca d’Italia e con la collaborazione dell’Archivio Centrale dello Stato.

    Con oltre trecento opere, tra cui i capolavori di Botticelli, Duccio da Boninsegna, Veronese, Manet, Monet, Casorati, la mostra offre una preziosa occasione per conoscere, per la prima volta in modo esteso, l’intero arco della vita e del collezionismo di Riccardo Gualino, capitano d’industria e finanziere, figura di spicco nell’economia italiana del Novecento. L’esposizione si basa sull’intreccio tra l’arte e la vita artistica, indirizzo che Gualino stesso ha spiegato e sostenuto nell’autobiografia del 1931.
    Nei diciotto ambienti delle Sale Chiablese, le opere sono accostate a partire dalle fonti storiche o allestite in spazi che rinviano a quelli originali: le sale del Castello di Cereseto Monferrato, sua prima residenza in stile neogotico, la palazzina di via Galliari a Torino, l’ufficio all’ultimo piano del palazzo di corso Vittorio Emanuele II. Sono accompagnate da fotografie e immagini che raccontano i mondi di Riccardo Gualino e di sua moglie Cesarina Gurgo Salice, le case in cui abitano, il milieu cosmopolita che frequentano, il clima di un’epoca, dai ruggenti anni Venti alla parabola del regime, dalla Seconda guerra mondiale al Miracolo italiano. Alcune documentano i modernissimi stabilimenti che Gualino ha fondato nei settori del legname e del cemento, della seta artificiale e del cioccolato. Al successo di aziende come la Snia Viscosa e la Unica, corrisponde, fra il 1920 e il 1930, l’apice della collezione, con le acquisizioni di opere come la Madonna in trono di Duccio da Buoninsegna, la Venere di Botticelli, Venere e Marte di Veronese, la Négresse di Édouard Manet, il Paesaggio campestre di Claude Monete del nucleo orientale, con il Buddha in meditazione del XIII-XIV secolo, rilucente nella sua lacca dorata. In questo periodo, i Gualino si fanno ritrarre da Felice Casorati, nelle pose auliche dei signori rinascimentali, assumendo nella vita reale il ruolo di mecenati, sostenitori dei giovani artisti, e in particolare dei Sei Pittori di Torino, della danza d’avanguardia e del teatro, con l’apertura, nel 1925, di una sala privata nella loro residenza e poi del Teatro di Torino.

    La stagione splendida s’infrange con la crisi delle aziende del gruppo, il crack, l’arresto e la condanna dell’imprenditore e finanziere al confino nel 1931.

    La collezione è concessa a garanzia del debito contratto con lo Stato: una parte entra alla Pinacoteca Sabauda, l’altra in Banca d’Italia. Scontata la pena, Riccardo Gualino inizia una nuova vita a Roma.

    Riprende l’attività imprenditoriale, con la Rumianca e la Lux Film, la casa di produzione di Riso amaro di De Santis e di Senso di Visconti. Nella capitale, dove vivrà per trent’anni, perduta la prima favolosa collezione, ne inizia una seconda, di nuovo ricchissima. Il dialogo tra passato e presente si rinnova, come suggeriscono in mostra la giovane Clelia dipinta da Felice Casorati nel 1937 e la trecentesca scultura con Santa Caterina del Maestro della Santa Caterina Gualinoche proprio da lei prende il nome, una delle opere ora riscoperte, tra le molte disperse.

    www.museireali.beniculturali.it

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    Le sale e le collezioni del Palazzo Reale di Torino hanno affascinato la produzione internazionale del nuovo lavoro di Matthew Vaughn, che ha scelto i Musei Reali quale straordinaria location per ambientare le riprese del film che racconta le origini dei Kingsman.

    Per consentire lo svolgimento delle riprese, domenica 5 e martedì 7 maggio il Palazzo e l’Armeria Reale non saranno visitabili, mentre saranno regolarmente accessibili il Museo di Antichità e la Galleria Sabauda, dove è allestita la mostra Leonardo da Vinci. Disegnare il futuro.

    Il percorso di visita comprenderà anche la Cappella della Sindone.

    L’ingresso e la biglietteria, come di consueto, sono in piazzetta Reale 1. Durante le due giornate di ripresa, il biglietto d’ingresso ai Musei Reali sarà ridotto a 10 Euro.

  • Art Site Fest 2019 è alla sua  5° edizione. In questi anni ha coinvolto finora 15 sedi, tra le quali 5 residenze reali, con oltre 120 artisti provenienti da diversi paesi che hanno presentato oltre 180 opere, tra fotografia, installazione, performance, teatro, musica, ed è stata seguita nel corso del tempo, da un pubblico stimato di 10.000 persone che attraverso il Festival e i molti eventi in programma, hanno avuto modo di scoprire o riscoprire le dimore storiche del proprio territorio.

    Art Site Fest si è svolta in sedi prestigiose: al Castello di Buronzo, Castello di Castelnuovo Calcea, nel Monferrato astigiano nelle cantine dei viticoltori dei paesaggi Unesco di Langhe Roero e Monferrato, nelle residenze reali di Govone, Venaria, Racconigi e Stupinigi, a Palazzo Madama, a Palazzo Chiablese, Palazzo Biandrate, Museo Egizio.

    In ogni sede sono stati individuati ambienti adatti alla collocazione di opere, anche di grandi dimensioni e all’accoglienza di un pubblico numeroso e interessato nell’assoluto rispetto del luogo che ha ospitato la rassegna.

    Il suo curatore Domenico Papa è al lavoro per la realizzazione della nuova edizione, nell’assoluto riserbo su quali saranno gli artisti presenti alla prossima edizione.

    Nell’attesa, un paio di artisti presenti nella rassegna 2018.

     

     

     

     

    SvetlanaAntonyan  presente al Castello di Govone con le sue Memorie

    Credit Photo donatellolorenzo.it

     

     

     

     

     

     

     

    “Dialoghi” opera di Elizabeth Aro esposta al Castello Cavour di Santena.

    Credit Photo donatellolorenzo.it

     

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    Il 23 aprile ricorre la giornata mondiale del libro e della lettura ed è l’occasione per noi popolo di lettori timidi e quasi impauriti di prendere coscienza di quanta sia la distanza che ci separa dai nostri cugini europei (4 su 10 italiani leggono un libro l’anno contro i 7 su 10 tedeschi e i 9 su 10 della Norvegia)  è un esercizio che, sinceramente, dopo anni che lo vedo riproporre, trovo quasi stucchevole. perché ferma la nostra attenzione alla classifica e non su quanto il Paese con quella classifica perde di opportunità per sé e per i propri cittadini.

    Oggi parlare di libri e di lettura in Italia è elitario, non nel senso proprio di un’élite, ma nel senso di riservato a pochi, che diversamente dalla massa la considerano importante per sé e per le loro comunità; ed è proprio questo il problema principale: la lettura, come anche la cultura in generale, in Italia non è mai stata considerata come un’opportunità da cogliere per lo sviluppo socio-economico del Paese, ma è sempre stata vista come un diversivo, un ozio per chi non sa cosa fare di meglio; eppure, se andiamo a guardare sia nel resto d’Europa sia in alcune parti d’Italia, scopriamo che laddove come sistema Paese si crede nella lettura, e quindi si investono risorse importanti per la sua diffusione, cresce il benessere socio-economico.

     

     

  • La chiesa o Monastero di Santa Maria Casalpiano è situata su un colle ed è costruita su un insediamento sannitico di cui ancora oggi rimangono alcuni resti.
    Se capitate da queste parte, fatevi un giro è un bel posto, è una bella terra, carica di cose che rimangono nel cuore. 
    Mettetevi comodi. e fate un giro con me, perche il Molise #resiste

     

     

  • Alcuni dei più importanti musei europei ed extraeuropei – tra i quali l’Ashmolean Museum of Art and Archaeology di Oxford, il L.A. Mayer Museum of Islamic Art di Gerusalemme, il Benaki Museum di Atene, il Museo de La Alhambra diGranada, laBiblioteca Apostolica Vaticana, il Museo Nazionale del Bargello di Firenze, il MUCIV – Museo delle Civilta’ di Roma – hanno messo a disposizione le loro preziose opere per realizzare una grande mostra che racconta il rapporto tra acqua e Islam, dalle sue radici più antiche ai suoi tanti complessi sviluppi, sino alle necessità più recenti.

     

    La goccia d’acqua che lasciò la sua casa, l’oceano,

    Quando vi fece ritorno

    trovò un’ostrica ad aspettarla

    e divenne una perla.

    Rumi

     

    Mā’, poche lettere in arabo. Comincia tutto da lì.

     

     

    A partire dalle affermazioni del Corano e della letteratura successiva, si illustra lo sviluppo storico dei tanti ruoli e significati ricoperti dall’acqua e l’incarnazione dei suoi significati nell’arte e nei manufatti islamici.

    Tra l’acqua e il mondo islamico esiste infatti un rapporto antico e intimo. Le ragioni climatiche lo spiegano solo in parte: vi è un’eredità antica di culture e civiltà precedenti, un senso religioso profondo e tante complesse ragioni sociali e culturali. L’acqua appartiene ai nostri sogni più profondi: evoca la maternità, la pulizia, la purità, la sensualità, la nascita e la morte. Questo naturalmente vale per ogni civiltà, ma nell’Islam tale serie di idee ha trovato un suo senso più profondo, facendo dell’acqua uno dei cardini stessi dell’esistenza umana: un cardine tanto spirituale quanto sociale ed estetico.

    La mostra è una narrazione attraverso immagini, reperti, libri e miniature: tecnologia, vita quotidiana e arte, che per secoli si sono rispecchiate nelle tante diverse fruizioni dell’acqua.

    Grazie ai prestiti concessi dalle più importanti istituzioni europee ed extraeuropee, da autorevoli collezionisti privati e alle preziose opere custodite al MAO, l’esposizione testimonia la varietà e la ricchezza di manufatti legati al tema e all’uso dell’acqua. Tra gli oltre 120 manufatti esposti, vi saranno bocche di fontane siriane, una brocca iznik del XV secolo, tappetiche coprono un arco temporale che va dal XVI al XIX secolo, una coppa in vetro iranianadel IX-X secolo, uno spargiprofumo del XII-XIII secolo proveniente dall’India, oltre a numerosi manoscritti.

    Verranno raccontate le canalizzazioni siriane, i giardini di Spagna e i bagni di Istanbul. Ma non solo. Vi sarà spazio anche per guardare all’eredità islamica nel mondo europeo: dal cinquecento sino all’orientalismo ottocentesco – nelle vetrine troveranno spazio straordinari oggetti “trasformati”, come il vaso d’arte fatimide del X-XI secolo in cristallo di rocca con montatura di manifattura fiorentina del 1555 diventato un reliquiario o oggetti ispirati al mondo islamico, come ilcatino da barbiere di manifattura veneta – fino a scoprire che tanto di quel passato non ci è solo vicino, ma ci appartiene intimamente.

    L’allestimento giocherà con il suono e il movimento dell’acqua, così da far immergere opere e visitatori in un paesaggio di armonie sonore e visive. Richiamando impianti e simboli, la mostra si suddivide in quattro tematiche principali. Un percorso scandito da grandi temi, che servono a sottolineare le caratteristiche comuni di tale relazione, pur mostrando l’importanza delle varie differenze culturali e regionali dei mondi islamici. Il percorso comincerà dalla fruizione religiosa: la parola del Corano, il pellegrinaggio, la preghiera, la purificazione. E per questa via il pubblico entrerà poi nella seconda sala, per una necessaria sosta nell’hammam, nel bagno inteso come luogo di purificazione e aggregazione, per sottolinearne il senso religioso, igienico e sociale. Poi si seguiranno i percorsi dell’acqua sino all’interno delle case e dei palazzi, nella vita quotidiana, tra sostentamento e convivialità, per affrontare infine il tema dell’approvvigionamento, degli acquedotti e delle fontane. Per questa via sarà inevitabile uscire infine negli spazi aperti, quelli dell’agronomia e del giardino, per parlare di campagne, di oasi e degli spazi domestici o pubblici adibiti alla coltivazione e alla ricreazione. Tecnologia, vita quotidiana e arte, che per secoli si sono rispecchiate nelle tante diverse fruizioni dell’acqua. Per non dimenticare quanto tutto questo parli al presente, visto che l’acqua è oggi forse il bene più fragile e conteso e che troppa parte del mondo musulmano lotta e soffre per l’accesso a quella risorsa. 

    SEZIONI DI MOSTRA

    Nella prima sezione si affronterà l’importanza dell’acqua nella religione islamica. Nel Corano, ad esempio il termine mā’, “acqua”, ricorre più di 60 volte, presentandosi nelle sue svariate forme (pioggia, rugiada, sorgente, mare, fiume, ecc.) e sia al Corano, sia agli hadith si deve anche l’importanza dell’offerta di ospitalità, valore profondamente radicato nella struttura della società araba già prima dell’Islam In quanto veicolo del sacro, l’acqua, soprattutto a livello popolare è stata collegata da sempre alla magia e usata per varie tecniche di divinazione. Il simbolismo islamico ha dato un posto importante all’acqua corrente, considerata benefica, al contrario di quella stagnante, considerata rifugio dei demoni. Spesso si attribuiva un carattere particolarmente misterioso alle sorgenti calde, talvolta ritenute luoghi di passaggio con il mondo sotterraneo.

    Tutto comincia col calore; un calore particolare, sprigionato dalla terra attraverso acque profonde, così si arriva all’hammam, il secondo tema. L’uso delle acquecalde risale alle civiltà più antiche eanche per il mondo islamico l’acqua purificava e curava. Anzi di più: l’acqua è una manifestazione della stessa bontà divina. DalIX-X secolo circa l’hammamdiviene uno degli elementi più caratteristici e diffusi delle città islamiche, tanto che si raccontava, sicuramente esagerando, che Baghdad ne contasse 10.000. Inoltre, grazie all’acqua purificatrice l’hammamsimbolizza e consente la purezza rituale del musulmano. Lavarsi, purificarsi, curarsi: l’hammamraccoglie su di sé questi significati amplificandoli e ha finito con l’assumere una fondamentale centralità nella vita urbana del mondo islamico, i bagni erano il luogo dove un’intera società si incontrava.Fu attraverso il mondo ottomano che gli europei incontrarono l’hammame lo chiamarono “bagno turco”. Di quei luoghi, della loro quotidianità, videro in realtà poco e immaginarono molto. La sensualità del bagno e la sua valenza erotica erano ovviamente già ben presenti al mondo islamico, ma per gli europei l’hammam, divenne quasi un’espressione tangibile di quella lussuria che essi attribuivano agli “orientali”.

    Nella terza sezione si indaga il fondamentale ruolo dell’acqua da bere nel mondo islamico: l’uso pubblico e la convivialità. Fin dall’antichità l’approvvigionamento e il trasporto dell’acqua si sono avvalsi di grandi opere d’ingegneria, ma la conservazione e la distribuzione furono il punto cruciale. Ovunque e sin dall’inizio, i governanti musulmani si distinsero nella costruzione di grandi cisterne, migliorarono e ingrandirono la rete sotterranea di canalizzazioni. Secondo un famoso hadīth, l’acqua è considerata come proprietà comune e ovviamente un simile pronunciamento fu da subito insufficiente per dirimere le infinite questioni legate all’acqua e la gestione divenne una questione di potere così come un mezzo attraverso il quale il sovrano o il governatore mostravano la propria benevolenza al popolo, esempio ne sono le innumerevoli fontane pubbliche. L’acqua era un soggetto di particolare interesse anche per i geografi arabi che spesso nelle loro opere fornivano dettagli riguardo alle differenti modalità di approvvigionamento idrico delle varie città e regioni.Anche la letteratura gastronomica spesso dedicava specifici capitoli all’acqua, inoltre l’acqua serviva come base per la grande varietà di bevande, alcune delle quali erano considerate anche farmaci o tonici e le si può incontrare persino nella letteratura medica. Altro aspetto affrontato è quello delle tecnologie idrauliche ed irrigue che si fonde con la storia della diffusione delle tecniche agronomiche e idrauliche nel Mediterraneo islamico, che dalla tradizione classica giunge al medioevo occidentale. Una tradizione che ha sempre visto nel giardino e nelle sue acque un luogo di delizie, uno spazio privilegiato e, in molti casi, adibito alla cura.

    L’ultimo tema, raccontato e mostrato, è appunto quello dei giardini. Il modello del giardino islamico, che sul piano della cosmogonia islamica è percepito come una ripetizione del paradiso. Nel Corano sono giardini perennemente ombrosi e fioriti, situati molto in alto ma con frutti bassi e facili da cogliere; Sono immensi, sono cinti da mura e aperti da più porte; in essi zampillano fontane, scorrono ruscelli e fiumi di latte, vino e miele. Un simile modello, così forte sul piano iconografico, avrebbe profondamente ispirato l’arte islamica. Ma il giardino è anche un elemento architettonico che ebbe una sua complessa storia sociale, una fruizione quotidiana e suoi usi culturali che non necessariamente si rifecero sempre alle altezze del paradiso.

    Su un piano funzionale, il giardino arabo risponde a delle attese precise. Il giardino arabo rimanda almeno in parte, all’immagine dell’oasi: l’opposizione tra piante e deserto, tra luogo coltivato e terra di nessuno, tra nomade e sedentario. Il mondo islamico sperimentò da subito unaprofonda innovazione dell’agricolturafino ad arrivare ai giardini monumentali, quelli dei palazzi dei più ricchi e degli uomini di governo, dove sappiamo ci si ricreava, bevendo, amoreggiando, ascoltando musica o dedicandosi ad altri piaceri. Talvolta vi si tenevano convivi, ritrovi nei i quali si recitavano le più svariate opere letterarie; incontri che per lungo tempo furono di fatto tra i principali luoghi di trasmissione del sapere nel mondo arabo-islamico.

     

    Mostra a cura di Alessandro Vanoli

    Comitato scientifico:

    Giovanni Curatola, Presidente,

    Ilaria Bellucci, Marco Galateri di Genola, Claudia Maria Tresso, Alressandro Vanoli

    Catalogo mostra edito da Silvana Editoriale.

    Per tutta la durata della mostra un calendario di eventi consentirà al pubblico di approfondirne i temi e di immergersi, anche se solo figurativamente, nell’acqua che scorre nelle sale espositive del MAO.

    La rassegna prevedeincontricon gli studiosi che hanno contribuito alla realizzazione della mostra e conferenzein collaborazione con il Politecnico di Torino. A completare il calendario visite guidate e attività per famiglie.

     

  • Dal mese di aprile fino alla fine di giugno,  12 biblioteche collocate in edifici storici della città aprono al pubblico anche le stanze normalmente inaccessibili. Guidati da un bibliotecario, i visitatori potranno vedere da vicino esemplari rari o di pregio, ascoltando la storia dei palazzi e delle raccolte librarie, in molti casi ricche di collezioni bibliografiche antiche.

    TUTTE LE VISITE GUIDATE
    Le visite guidate riguarderanno Biblioteche di Storia, Scienze e Arti (Accademia delle Scienze, Storia e Cultura del Piemonte “Giuseppe Grosso”, Biblioteca Reale, Accademia Albertina di Belle Arti); Biblioteche Universitarie (Storica “Arturo Graf”, “Norberto Bobbio”, Scienze Letterarie e Filologiche), Civiche Torinesi (Centrale, Torino Centro, Villa Amoretti, Bela Rosin, Civica Musicale “Andrea Della Corte”).

    L’INIZIATIVA BIBLIOTOUR
    L’iniziativa “BiblioTour Piemonte-Torino” è realizzata grazie alla collaborazione tra la Regione Piemonte – Direzione Promozione della Cultura, del Turismo e dello Sport e l’Associazione Turismo Torino e Provincia e verrà ripetuta fino al prossimo dicembre.

    Le visite vanno prenotate, entro gli 8 giorni precedenti al seguente link

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