26 settembre 2020 – 31 gennaio 2021
La mostra Capa in color presenta, per la prima volta in Italia, gli scatti a colori di Robert Capa, fotografo di fama mondiale. La collezione รจ presentata da ICP-International Center of Photography, grazie a ICP Exhibitions Committee e ai fondi pubblici del New York City Department of Cultural Affairs in partnership con il consiglio cittadino.
Curata dal Centro Internazionale di Fotografia di New York, รจ prodotta dalla Societร Ares con i Musei Reali eallestita nelle Sale Chiablese dal 26 settembre 2020 al 31 gennaio 2021. Robert Capa รจ internazionalmente noto come maestro della fotografia in bianco e nero, ma ha lavorato regolarmente con pellicole a colori fino alla morte, nel 1954. Sebbene alcune fotografie siano state pubblicate sui giornali dellโepoca, la maggior parte degli scatti a colori non erano ancora stati presentati in unโunica mostra. Lโesposizione presenta oltre 150 immagini a colori, lettere personali e appunti dalle riviste su cui furono pubblicate.
Lโesposizione รจ nata da un progetto di Cynthia Young, curatrice della collezione di Robert Capa al Centro internazionale di fotografia di New York, per presentare un aspetto sconosciuto della carriera del maestro. Rispetto a quanto รจ stato mostrato in precedenza, lโesposizione intende illustrare il particolare approccio dellโautore verso i nuovi mezzi fotografici e la sua straordinaria capacitร di integrare il colore nei lavori da fotoreporter, realizzati tra gli anni โ40 e โ50 del Novecento.
Nato a Budapest con il nome di Endre Ernล Friedmann e naturalizzato cittadino americano nel 1946, Capa fu considerato dal Picture Post come โil piรน grande fotografo di guerraโ, con riferimento agli scatti realizzati durante la guerra civile spagnola. Durante la Seconda Guerra Mondiale, Capa ha collaborato con molte riviste come Collierโs e Life, ciรฒ che gli permise di acquisire una particolare sensibilitร nel rappresentare la guerra e le devastazioni. Le sue famose immagini ben simboleggiano la brutalitร dei conflitti e hanno contribuito a cambiare la percezione del pubblico verso la fotografia di guerra.
Il 27 luglio 1938, trovandosi in Cina per documentare la guerra sino-giapponese in un reportage durato otto mesi, Capa scrisse a un amico della sua agenzia di New York: โSpediscimi immediatamente 12 rulli di Kodachrome con tutte le istruzioni su come usarli, filtri, etcโฆ in breve, tutto ciรฒ che dovrei sapere, perchรฉ ho unโidea per Lifeโ. Sebbene di quel servizio siano sopravvissute soltanto fotografie in bianco e nero, ad eccezione di quattro immagini pubblicate sulla rivista Life il 17 ottobre 1938, la lettera esprime il chiaro interesse di Capa per i lavori con pellicole a colori, ben prima che venissero largamente impiegate da molti altri fotoreporter.
Nel 1941, Capa fotografรฒ a colori Ernest Hemingway nella sua casa a Sun Valley, in Idaho, e utilizzรฒ pellicole a colori anche durante la traversata dellโAtlantico su una nave merci con un convoglio alleato, scatto pubblicato dal Saturday Evening Post.
Della produzione di Robert Capa sono molto noti i reportage della Seconda Guerra Mondiale, in particolar modo dello sbarco in Normandia, pur avendo privilegiato maggiormente pellicole in bianco e nero. Le poche immagini a colori ritraggono soprattutto le truppe americane e il corpo francese a cammello in Tunisia, nel 1943.
Dopo il secondo conflitto mondiale, lโattivitร di Capa si orientรฒ esclusivamente verso lโuso di pellicole a colori, soprattutto per fotografie destinate alle riviste dellโepoca come Holiday e LadiesโHome Journal (USA), Illustrated (UK), Epoca (Italia). Quelle immagini, presentate ai lettori per la prima volta, avevano lo scopo di raccontare al pubblico americano ed europeo la vita quotidiana di persone comuni e di paesi lontani, in maniera radicalmente diversa rispetto ai reportage di guerra che avevano guidato i primi anni della carriera di Capa. Lโabilitร tecnica del maestro, abbinata alla capacitร di raccontare le emozioni umane dimostrata nelle prime fotografie in bianco e nero, gli permise di muoversi con particolare abilitร tra i diversi tipi di pellicola, impiegando il colore a completamento dei soggetti fotografati. Tra questi primi lavori si trovano le fotografie della Piazza Rossa di Mosca, realizzate durante un viaggio in URSS nel 1947 con lo scrittore John Steinbeck e la vita dei primi coloni in Israele nel 1949-50. Per il progetto Generazione X, Capa si recรฒ a Oslo, a Essen, nel nord della Norvegia e a Parigi per catturare la vita e i sogni delle giovani generazioni nate prima della guerra.
Le fotografie di Capa presentano ai lettori anche un interessante ritratto dellโalta societร , dovuto al sapiente ed elegante uso della fotografia a colori. Nel 1950, ritrasse le stazioni sciistiche piรน alla moda delle Alpi svizzere, austriache e francesi, e le affascinanti spiagge francesi di Biarritz e Deauville per il fiorente mercato turistico presentato dalla rivista Holiday. Scattรฒ anche diverse fotografie di moda, lungo le banchine della Senna e in Place Vendรดme. Fotografรฒ diversi attori e registi sui set cinematografici, come Ingrid Bergman nel film Viaggio in Italiadi Roberto Rossellini, Orson Welles in Black Rose e John Huston in Moulin Rouge. In questo periodo realizzรฒ anche una serie di ritratti, come quelli di Pablo Picasso, fotografato su una spiaggia con il figlio Claude, o di Giacometti nel suo studio a Parigi. Lโimmaginario a colori era parte indissolubile della ricostruzione e della vitalitร del dopoguerra.
Per tutti i lavori realizzati dalla fine della guerra in avanti, Capa impiegava sempre almeno due fotocamere: una per le pellicole in bianco e nero e una per quelle a colori, usando una combinazione di 35 mm e 4×5 Kodachrome, e le pellicole Ektachrome di medio formato, sottolineando lโimportanza di questo nuovo mezzo per la sua crescita professionale. Continuรฒ a lavorare con pellicole a colori fino al termine della sua vita, anche durante il viaggio in Indocina dove morรฌ nel maggio 1954. In particolare, gli scatti a colori dallโIndoncina sembrano anticipare le immagini che avrebbero dominato lโimmaginario collettivo della guerra in Vietnam, negli anni โ60 del Novecento.
Capa in color รจ una mostra che offre la possibilitร unica di esplorare il forte e decennale legame del maestro con la fotografia a colori, attraverso un affascinante percorso che illustra la societร nel secondo dopoguerra. Il suo talento nella composizione del bianco e del nero fu enorme, ma la scoperta della potenzialitร delle pellicole a colori, quasi a metร della sua carriera, rese necessario definire un nuovo approccio. Capa in color rivela come Robert Capa iniziรฒ a osservare il mondo in maniera diversa e come la sua attivitร riuscรฌ ad adattarsi alla nuova sensibilitร postbellica. Lโinnovativo mezzo fotografico lo obbligรฒ non solo a riconsiderare la composizione dei colori, ma anche a trovare il modo migliore per soddisfare la curiositร di un pubblico reduce dal conflitto, che desiderava divertirsi e conoscere luoghi lontani.
Dichiara Enrica Pagella, Direttrice Musei Reali:
ยซLa veritร รจ l’immagine migliore, la miglior propaganda. Con questa frase celebre, Robert Capa afferma lโimportanza del mezzo fotografico come arma di testimonianza e di denuncia. Noto universalmente come figura emblematica del fotoreporter di guerra, Capa documentรฒ in bianco e nero i principali conflitti del Novecento, dalla guerra civile spagnola alla Seconda Guerra Mondiale, dal conflitto arabo-israeliano alla prima guerra di Indocina. Sperimentรฒ lโuso del colore mentre si trovava sul fronte della seconda guerra sino-giapponese, nel 1938, e si avvicinรฒ al cinema intervenendo in una pellicola prodotta da Luis Buรฑuel (Spagna 36) o quale fotografo di scena sul set del film Notorious, diretto da Alfred Hitchcock, che gli consentรฌ di introdurre al neorealismo di Rossellini lโamata Ingrid Bergman. Unโestetica calata nella realtร e un uomo sempre pronto a misurarsi con le miserie, il caos e la storia, fino alla morte avvenuta nel 1954 in Vietnam, mentre scattava una foto.
Capa รจ stato tra i fondatori della storica agenzia Magnum Photos con Henri Cartier-Bresson, David Seymour, Georges Rodger e William Vandivert nel 1947, ancora oggi tra le piรน importanti agenzie di fotogiornalismo mondiali. Dopo la Seconda Guerra Mondiale la sua poetica si concentrรฒ soprattutto sulle pellicole a colori, ritraendo la vita decadente dellโalta societร europea per le riviste, cosรฌ come attori e artisti. A questa produzione meno nota, ma altrettanto affascinante e inconsueta, รจ dedicata la mostra Capa in color: il percorso รจ costituito da 150 immagini che appartengono alla collezione conservata allโInternational Center of Photography di New York e che sono arrivate a Torino qualche mese prima dellโemergenza sanitaria. Grazie allโaccordo con la Societร Ares, รจ ora possibile presentare per la prima volta in Italia, in unโunica mostra, un ritratto della multiforme societร internazionale del dopoguerra, grazie al sapiente ed elegante uso del colore. Una mostra importante, sia per la qualitร delle immagini che per lโopportunitร di estendere lโofferta dei Musei Reali allโattivitร di un grande maestro del Novecento. Una sfida espositiva che accompagna la ripresa dopo i mesi del confinamento, un modo per โandare piรน vicinoโ al pubblico e alla vita, proprio come suggeriva uno degli insegnamenti di Capa: Se le vostre foto non sono abbastanza buone, non siete andati abbastanza vicinoยป.