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  • Regio Contemporaneo L’arte incontral’Opera fino al 7 novembre 2021

    Torino, Archivio di Stato – Sez. Riunite, Piazza Castello

    Grazie alla collaborazione tra Archivio di Stato e Archivio del Teatro Regio è possibile approfondi- re i rapporti tracreazione contemporanea e Opera lirica. In mostra bozzetti, fotografie di scena e costumi che testimoniano una relazione proficua, in oltre trent’anni di produzioni.

    All’interno delle sale dell’Archivio, la mostra è visitabile esclusivamente con guida il giovedì, con turni per un massimo di 20 persone tra le 10,30 e le 12,30.

    De Sidera Progetto di Ernesto Morales fino al 7 novembre 2021

    Torino, Archivio diStato – Via Piave

    Un progetto pensato per l’Archivio del pittore di origine argentina. Dodici opere dedicate al co- smo e alle stelle. De sidera, da cui la parola desiderio, dice dell’impossibilità di avvicinarsi a una dimensione lontana seppure anelata.

    All’interno delle sale dell’Archivio, la mostra è visitabile esclusivamente con guida il mercoledì, con turni per un massimo di 20 persone tra le 15 e le 16.

     

    Palazzina di Caccia di Stupinigi fino al 7 novembre 2021

    In mostra opere di: Pablo Mesa Capella, Fabian Albertini, Emilia Faro, Diego Dutto, Carlo D’Oria

    Artisti distanti per linguaggio e tecniche espressive si ritrovano a condividere attraverso le loro opere,l’interpretazione di un luogo aulico, l’esperienza del contatto diretto con una delle più bel- le residenze reali piemontesi.

    Montagna viva Fotografie di Carola Allemandi    

    Châtillon, Castello di Ussel 

    In mostra la produzione recente della giovane fotografa torinese: immagini in bianco e nero che offrono un nuovo punto di vista sulla montagna e sulla sua natura. Il Castello valdostano si apre per la prima volta all’arte contemporanea

    Real Castello di Govone fino al 7 novembre 2021

    In mostra opere di Carolina Ciuccio, Françoise-Xavier Frantz, Emilia Faro, Clara Luiselli

    Le arti visive, attraverso l’installazione, la scultura, la fotografia e la performance testimoniano una nuova possibilità di immaginare il rapporto con un luogo, la sua storia e il suo paesaggio, nella sospensione tra prossimità e distanza.

     

    La partecipazione e la visita agli eventi di Art Site Fest è gratuita. In alcune delle sedi è previsto un biglietto d’ingresso. È necessario fare riferimento ai siti web delle diverse sedi per conoscere modalità e orari di accesso che possono variare da sede a sede.

    Si ricorda che per accedere ai luoghi della cultura è necessario esibire il green pass ed essere muniti di mascherina.

    Per gli eventi in presenza si consiglia la prenotazione a: info.artsitefest@gmail.com.

  • DA QUI NASCE LA FONTANA DEL MELOGRANO.

    Nel corso del tempo gli edifici esistenti furono ampliati ed uniti, fino alla trasformazione radicale avvenuta tra il 1490 circa e il 1510 ad opera di Giorgio di Challant, priore di Sant’Orso, che ne fece una sontuosa dimora per la cugina Margherita de La Chambre ed il figlio Filiberto. Fu allora che il castello assunse l’aspetto attuale, diventando un unico palazzo a ferro di cavallo, affacciato su un ampio cortile e un giardino all’italiana, sul cui alto muro di cinta furono dipinti personaggi importanti ed eroi; il porticato al piano terreno fu ornato da una serie di lunette affrescate con scene di vita quotidiana e rappresentazioni di botteghe, mentre al centro del cortile sorse la celebre fontana in ferro battuto detta del Melograno, simbolo di prosperità.

    Sempre in quel periodo molti ambienti interni furono decorati con affreschi, sia nelle zone di rappresentanza, quali la Sala di Giustizia o la Cappella, sia nelle stanze più private, tra cui gli oratori di Margherita de La Chambre o di Giorgio di Challant.

    Dopo i fasti del Cinquecento, la residenza si avviò verso un progressivo declino e nel 1872 fu venduta all’asta pubblica: acquistata dal pittore torinese Vittorio Avondo, divenne oggetto di un’attenta campagna di restauro che le restituì l’antico splendore.

    Donato allo Stato nel 1907, oggi il castello appartiene alla Regione Autonoma Valle d’Aosta e si presenta con alcuni elementi dell’originale mobilia ed altri arredi rifatti alla fine dell’Ottocento, che insieme a numerosi oggetti d’uso domestico ripropongono l’ambientazione tardo quattrocentesca voluta da Avondo.

    Entrando nel palazzo ci si trova nel cortile, attorniato da edifici sulle cui pareti sono ritratti gli stemmi del casato Challant e delle famiglie con esso imparentate; oltrepassata la fontana del melograno si prosegue verso l’androne decorato dalle pregevoli lunette, raffiguranti il corpo di guardia, la bottega del beccaio e del fornaio, il mercato di frutta e verdura, il sarto, lo speziale e il pizzicagnolo.

    Era abitudine e soprattutto permesso lasciare scritte e segni  sulle pareti del castello.

    Si posso leggere frasi scherzose, che ci fanno sorridere, ma se pensiamo alle mani che hanno tracciato quei segni e ascoltiamo attentamente, dentro di noi sentiremo senz’altro una parola che rimbomba: ‘ANANKE.

    La prima cosa che salta all’occhio per una Torinese, è la Fontana del Melograno posta al centro del cortile: identica a quella nel cuore del Borgo Medievale del Valentino! Trattasi di riproduzione. Realizzata, dopo gli accurati studi che ne fece Alfredo d’Andrade all’inizio del XX secolo, per il padiglione piemontese dell’Esposizione Internazionale di Roma del 1911.

    Cosi chiamata perché costituita da una vasca in pietra di forma ottagonale sormontata da un albero in ferro battuto.

    Ad Issogne è stata collocata in una posizione privilegiata all’interno del castello, non sembra essere la volontà di riprodurre in maniera fedele la natura, ma piuttosto dalla volontà di realizzare un’opera dalle forti valenze simboliche.

    Infatti, osservando da vicino l’albero,  si nota che le foglie riproducono quelle della quercia, mentre i frutti sono indubbiamente frutti del melograno.

    Simbolicamente, il melograno rimanda a temi quali la castità e l’unità della famiglia, mentre la quercia assume significati di forza e antichità.
    Tutti questi precisi richiami alle virtù della casata Challant sembrano confermare l’ipotesi che la fontana sia stata realizzata da Giorgio di Challant in occasione del matrimonio del nipote, Filiberto di Challant, con Louise d’Aarberg, nel corso del 1502.

     

  • Il castello di Fénis fu prestigiosa sede di rappresentanza dei maggiori esponenti della famiglia Challant, che lo dotarono dell’imponente apparato difensivo, nonché di eleganti decorazioni pittoriche, simboli di potenza e di prestigio.

    L’architettura è il risultato di varie campagne costruttive succedutesi negli anni.

    Appartenne ai signori di Challant del ramo di Fénis fino al 1716, quando fu ceduto al conte Baldassarre Castellar di Saluzzo Paesana.

    Le vicende che segnarono la storia di quella famiglia condussero il maniero a un lento degrado, preludio dell’abbandono che lo vide trasformato in abitazione rurale: le sale del pianterreno furono adibite a stalle, mentre il primo piano fu usato come fienile.

    Il recupero del monumento si deve ad Alfredo d’Andrade, che acquistò il castello di Fénis nel 1895 e, dopo averne restaurato le parti più rovinate, lo dono’ allo Stato Italiano.

    Oggi l’edificio è di proprietà della Regione autonoma Valle d’Aosta, e lo ha destinato a sede del museo del mobile valdostano.

    Si accede passando attraverso una torre quadrata che aveva una saracinesca per sbarrare l’androne in caso di pericolo.
    Il percorso si conclude nel cortile interno, con lo scalone semicircolare sovrastato dal pregevole affresco raffigurante San Giorgio che uccide il drago.

    Alzando lo sguardo al piano superiore si possono ammirare le balconate in legno decorate da un gruppo di saggi e di profeti recanti dei cartigli sui quali si leggono proverbi e sentenze morali in  francese antico.

    Per info e costi

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