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  • Dal 09/06/2022 al 25/08/2022 nel Boschetto dei Giardini Reali dei Musei Reali Torino alle ore 17:00 – 18:30

    Il ciclo di conferenze nei Giardini Reali, iniziato con la prima edizione di Chiamata alle Arti nell’estate del 2021, ritorna quest’anno con Vite parallele. Storie di uomini e animali.

    Gli incontri con artisti, curatori ed esperti in ambito zoologico, tecnologico e biologico, organizzati in collaborazione con l’Archivio di Stato di Torino, trattano di creature eclettiche, fantasiose e mitologiche, intrecciando la narrazione storico-artistica con la ricerca scientifica, affrontando i temi del cambiamento climatico e del paesaggio che muta sotto la spinta dell’uomo.

    9 giugno Change: come cambia il paesaggio?
    Luca Mercalli, Società Meteorologica Italiana e Fabio Luino, IRPI-CNR
    dialogano con Stefano Benedetto

    16 giugno Il primo animale: l’uomo ideale?
    Sergio Scamuzzi, Università degli Studi di Torino – Dipartimento di Culture, Politica e Società
    dialoga con Giuseppina Mussari

    30 giugno Animali in giardino, animali nell’arte
    Paolo Albertelli e Mariagrazia Abbaldo, C&C Studio
    dialogano con Stefania Dassi

    7 luglio Animali esotici, animali fantastici
    Nicola Bolla, artista
    dialoga con Stefania Dassi

    14 luglio Ecologia come scienza nomade. Pratiche artistiche e agende politiche
    Marco Scotini, PAV – Parco Arte Vivente
    dialoga con Stefano Benedetto

    21 luglio Esporre l’esotico: dal serraglio dei Giardini Reali al Museo di Scienze Naturali
    Luca Ghiraldi, Museo Regionale di Scienze Naturali – Referente Collezioni Ornitologiche e Teriologiche
    dialoga con Elisa Panero

    28 luglio Bones: resti animali per ricostruire la storia
    Beatrice De Marchi, Università degli Studi di Torino – Dipartimento di Scienze della Vita e Biologia dei Sistemi
    dialoga con Elisa Panero

    4 agosto Animati Animali. Spunti sull’immagine e il ruolo degli animali nel film d’animazione
    Chiara Magri, Centro Sperimentale di Cinematografia
    dialoga con Stefano Benedetto

    11 agosto I cavalli dell’Armeria Reale
    Pietro Passerin d’Entrèves, Università degli Studi di Torino – Dipartimento di Scienze della Vita e Biologia dei Sistemi
    dialoga con Giorgio Careddu

    25 agosto Animali al cinema
    Donata Pesenti Campagnoni, già curatrice del Museo Nazionale del Cinema di Torino
    dialoga con Barbara Tuzzolino​

  • Palazzo Albergati di Bologna ospita –dall’8 aprile al 4 settembre 2022- per la prima volta in Italia, la straordinaria Collezione Julián Castillacon la mostra PHOTOS!

    Alfred Stieglizt, Man Ray, Henri Cartier-Bresson, Vivian Meier, Robert Capa, André Kertèsz, Alberto Korda e Robert Doisneau, nonché fotografi spagnoli come Carlos Saura, Ramón Masats, Oriol Maspons, Isabel Muñoz, Cristina García Rodero o Chema Madoze molti altri sono i protagonisti indiscussi, con i loro memorabili scatti entrati ormai nell’immaginario collettivo come fermo-immagine del secolo scorso, di un viaggio imperdibile nella storia della fotografia.

    Un accostamento di oltre 70 opere, di grandi maestri spagnoli e internazionali, che rendono l’esposizione bolognese unica al mondo.
    Considerata una delle collezioni private più importanti d’Europa, appartenente a Julián Castilla, noto collezionista d’arte spagnolo, copre più di un secolo di arte fotografica, dalla nascita della fotografia moderna all’inizio del XX secolo a quella attuale del XXI secolo. Una narrazione che passando per la creazione dell’Agenzia Magnum e lo sviluppo del fotoreportage, dall’evoluzione della fotografia di moda, al racconto del presente, si confronta oggi con le sfide contemporanee nell’era digitale.
    La maggior parte delle opere della sua collezione storica sono in bianco e nero. L’ultima fotografia, datata febbraio 2005, è degli artisti Christoe Jeanne-Claude, che ritraggono la loro monumentale installazione di 37 chilometri a Central Park, composta da un totale di 7.503 “porte” (pannelli di tessuto arancione).

    La mostra PHOTOS!, con il patrocinio della Regione Emilia Romagna e del Comune di Bologna, in collaborazione con Museo d’Arte Contemporanea di Villanueva de los Infantes, vede come sponsor Poemaed è curata da Cristina Carrillo de Albornoz. La mostra è prodotta e organizzata da Arthemisia.

    LA MOSTRA

    La mostra, suddivisa in nove sezioni tematiche, spazia dalle avanguardie degli anni ’20 a Parigi con immagini visionarie di Man RayeAndré Kerteszalla creazione dell’Agenzia Magnum con opere dei suoi fondatori Robert Capae Henri Cartier- Bressontra gli altri; dagli scatti di Robert Doisneaue Vivian Meier, allo sguardo fotografico di alcuni maestri spagnoli come Joan Colom, Xavier Miserachese Oriol Maspons.

    L’altra grande immagine da segnalare è Heroic Guerrilla Fighter(1960), realizzata dal fotografo cubano Alberto Korda, è il ritratto più famoso di Che Guevara, che è diventata uno dei simboli del XX secolo.
    Una importante sezione è quella dedicata alla nascita della fotografia di moda. In mostra abbiamo il primo servizio realizzato nel 1939The Mainbocher Corsetdi Horst P. Horste tra le altre una famosa immagine intitolata Nina & Simone di William Klein.
    Se la fotografia dedicata alla moda offre immagini capaci di raccontare i costumi della società del tempo, gli scatti che caratterizzano un’altra sezione sono emblematici e commoventi nella narrazione della Spagna nella prima metà del XX secolo, attraverso le diverse visioni di maestri nazionali e internazionali.
    L’immagine più conosciuta a livello mondiale è Death of a Militiaman scattata nel 1936 da Robert Capa. È considerata un’icona del XX secolo, che simboleggia l’atrocità della guerra. Un altro grande maestro internazionale che visitò regolarmente la Spagna fu Henri Cartier Bresson, suo è lo scatto Siviglia, che testimonia una delle fasi più drammatiche vissute dalla città durante la guerra di Spagna.
    In mostra anche i lavori dello spagnolo Carlos Saura, che prima di diventare un famoso regista cinematografico, negli anni ’60 documentò con la sua Leica la realtà sociale del paese. Insieme a Saura sono presenti lavori di Gerardo Vielba, Ramon Masats, Cesar Lucas e Oriol Maspons. Figure spagnole essenziali nella storia della fotografia e nel rinnovamento stesso della fotografia spagnola come disciplina artistica autonoma.
    Il penultimo capitolo dell’esposizione propone un viaggio attraverso il lavoro dei più importanti fotografi spagnoli degli ultimi decenni, dove il fenomeno della Movida madrilena diventa l’ispirazione per un nuovo modo di vivere, animato dalla libertà e dal desiderio di trovare una nuova identità senza tabù. La fotografa che ha catturato questi elementi al meglio è stata Barbara Allende, meglio conosciuta come Ouka Leelee accanto ad essa spicca il lavoro di Alberto García Alix, i cui ritratti di straordinaria forza espressiva, che mostrano la sua devozione al rock, lo hanno portato a diventare il ritrattista più apprezzato della sua generazione.
    Questa sezione si completa con una selezione di fotografie d’avanguardia dell’inizio del XXI secolo, tra le quali gli scatti di Chema Madoz, padre del concettualismo fotografico.

     

    Orario apertura

    Tutti i giorni dalle 10.00 alle 20.00(la biglietteria chiude un’ora prima)

    Aperture straordinarie:
    Domenica 17 aprile dalle ore10.00 alle ore20.00
    Lunedì 18 aprile dalle ore 10.00 alle ore 20.00
    Lunedì 25 aprile dalle ore 10.00 alle ore 20.00
    Domenica 1 maggio dalle ore 10.00 alle ore20.00
    Giovedì 2 giugno dalle ore 10.00 alle ore 20.00(la biglietteria chiude un’ora prima)

    Biglietti mostre fotografiche
    Intero € 15,00
    Ridotto € 13,00 – 65 anni compiuti (con documento); ragazzi da11 a 18 anni non compiuti; studenti fino a 26anni non compiuti (con documento); militari di leva e appartenenti alle forze dell’ordine; diversamente abili; giornalisti con regolare tessera dell’Ordine Nazionale (professionisti praticanti, pubblicisti), possessori card Arthemisia

  • Dall’8 aprile al 25 settembre al MAUTO di Torino

    Un vero e proprio viaggio nello spazio e nel tempo alla scoperta delle tappe che hanno segnato un punto di svolta nella straordinaria storia della “automotività” fino all’invenzione dell’automobile.

    Dalla ruota dei Sumeri del 2500 a.C. alla prima automobile della storia, la Benz PatentMotorwagen del 1886: queste la prima e l’ultima tappa, tra secoli e continenti, del viaggio tra i tredici modelli in mostra, veicoli funzionanti e installazioni multimediali, che rivivranno in “MOTUS. Preistoria dell’Automobile” al MAUTO – Museo Nazionale dell’Automobile di Torino, dall’8 aprile al 25 settembre.

    La mostra nasce da un’idea del Museo Galileo di Firenze e del Museo del Sidecar di Cingoli (Macerata) ed è curata da Giovanni Di Pasquale, storico della scienza e della tecnologia antiche e vicedirettore scientifico del Museo Galileo, e da Costantino Frontalini, direttore del Museo del Sidecar. È coprodotta dal Museo Galileo e Civita Mostre e Musei in collaborazione con il MAUTO. Le ricostruzioni sono realizzate dal Museo del Sidecar, mentre si deve al Laboratorio Multimediale del Museo Galileo la produzione delle animazioni 3D e allo studio creativo camerAnebbiadi Milanoquella degli exhibit interattivi.

    L’accurata ricerca documentale e la precisa ricostruzione degli artefatti sono princìpi su cui il MAUTO fonda la propria filosofia di approccio alla conservazione al restauro, e sono stati motivo essenziale per l’adesione del nostro museo al progetto Motus, frutto di una inedita collaborazione tra il Museo Galileo, il Museo del Sidecar, il MAUTO e Civita. L’intero sistema industriale legato all’automobile sta cambiando molto rapidamente sotto le spinte della

    tutela ambientale e della ricerca di nuove fonti energetiche; in questo contesto, la conoscenza della storia può essere strumento e fonte di ispirazione per le nuove generazioni che devono progettare la loro vita futura, dichiara Mariella Mengozzi direttore del MAUTO Museo dell’Automobile di Torino.

    Da appassionato ricercatore e da italiano sono felice che Torino, e in particolare il Museo dell’Automobile, mostri una storia poco nota che precede l’invenzione dell’automobile, afferma Costantino Frontalini, direttore del Museo del Sidecar e co-curatore della mostra

    La mostra “Motus. Preistoria dell’automobile”, nasce da un grande progetto scientifico e dalla sinergia tra i partner coinvolti: Museo Galileo – Istituto e Museo di Storia della Scienza di Firenze, Museo del Sidecar di Cingoli (Macerata), Museo Nazionale dell’Automobile di Torino e Civita Mostre e Musei. Oltre ad essere una preziosa opportunità per approfondire la storia avvincente di un’evoluzione inarrestabile, quella dell’automobile, la mostra rappresenta per noi, proprio grazie a questo circolo virtuoso di collaborazioni, la possibilità di produrre mostre scientifiche di elevato livello che ci permettono di diversificare la tipologia di offerta culturale, coinvolgendo pubblici eterogenei, nonché di raggiungere importanti traguardi nella diffusione nazionale ed estera, dichiara Giorgio Sotira, CEO di Civita Mostre e Musei.

    I tredici oggetti esposti, di cui undici realizzati dal Museo del Sidecar e due esemplari originali provenienti uno dalle collezioni del museo marchigiano e l’altro da una collezione privata, sono tutti funzionanti, realizzati con cura nei minimi dettagli, con il metodo utilizzato dell’archeologia sperimentale, che si avvale delle tecniche e dei materiali disponibili nel periodo storico in cui i veicoli furono progettati.

    La mostra propone i principali progetti che hanno rappresentato una novità nella ricerca del movimento autonomo da parte dell’uomo. I prototipi esposti sono tutti accomunati dal fatto di non aver bisogno di forze esterne per muoversi, come, ad esempio, il traino di animali.

    Gli oggetti esposti mettono in evidenza anche l’aspetto sorprendente della tecnologia meccanica. I dispositivi che determinano il funzionamento dei veicoli riscostruiti, nascosti alla vista o incomprensibili ai più, ci ricordano le parole di Tommaso Campanella: ‘Finché non si intende l’arte, sempre dicesi magia, dopo è scienza, spiega Giovanni Di Pasquale, vicedirettore scientifico del Museo Galileo e co-curatore della mostra.

    È da tempo che gli studi condotti dal Museo Galileo sulla storia della scienza hanno svelato con la comunità scientifica e per il vasto pubblico l’importante ruolo giocato dalla tecnica nel mondo antico. La sfida della automobilità che oggi qui presentiamo nelle sue tappe più significative ne è una felice testimonianza. Siamo fiduciosi che il pubblico dei visitatori possa non solo meravigliarsi della sapienza espressa in questi oggetti ma anche tornare attraverso di essi alle domande originarie che hanno mosso i loro artefici, dichiara Roberto Ferrari direttore del Museo Galileo.

    Gli oggetti in mostra si dividono in tre gruppi: i veicoli automobili propriamente detti, con un meccanismo all’interno che ne consente il movimento; i mezzi che potrebbero considerarsi automobili agli occhi di chi guarda: non si muovono grazie a forze esterne, ma hanno bisogno dell’assistenza costante dell’uomo; infine, vi sono i veicoli ibridi, ovvero quelli che possono spostarsi sia con l’energia motrice fornita dall’uomo che grazie a un meccanismo proprio della macchina.

    La mostra è corredata da un catalogo illustrato, pubblicato in edizione italiana e inglese da Silvana Editoriale.

     

    LE OPERE IN MOSTRA

    Nella gran parte dei casi le ricostruzioni riproducono macchine e dispositivi giunti fino a noi solo attraverso le fonti letterarie; la loro realizzazione è stata possibile quindi grazie a una minuziosa indagine sulle fonti storiche e iconografiche. Come noto, la ricerca della “automotività” si realizza con la vettura progettata e costruita da Karl Benz nel 1886: egli è al tempo stesso precursore e pioniere, e segna il confine tra la preistoria e la storia dell’automobile. Il viaggio in mostra inizia con la “Ruota di Ur” nel III millennio a.C., in Mesopotamia: colla animale e corde tengono insieme tre parti ritagliate nel legno, con perno in bronzo e rivestitura in pelle. Prosegue fino a Rodi nel 304 a.C., dove troviamo la “Torre mobile da assedio” con cui il re macedone Demetrio Poliorcete avanzò fin sotto le mura della città. Alta 46 metri, a nove piani, la torre mobile era rivestita di metallo per impedire che venisse incendiata e nascondeva all’interno il motore che la faceva muovere autonomamente, in avanti e lateralmente: se ne conserva memoria nel gioco degli scacchi, dove la torre può compiere solo questi movimenti. Il percorso continua nel 50 d.C., ad Alessandria d’Egitto, con il “Teatrino mobile” di Erone: un complesso meccanismo ne governava la partenza e il riposizionamento, proprio come un’entrata e un’uscita di scena, che rappresentava un rito dionisiaco. Il balzo temporale porta poi il visitatore nel 1420 a Padova, con il veicolo progettato dall’ingegnere Giovanni Fontana, la cosiddetta “Cattedra deambulatoria”, composta da un abitacolo in legno nel quale il guidatore, comodamente seduto, può manovrare lo sterzo e modificare la traiettoria del veicolo. Il periodo rinascimentale, come noto, è ricco di invenzioni: tra queste merita un posto di rilievo il “Carro automotore” di Leonardo da Vinci, raffigurato in una serie di disegni realizzati tra il 1478 e il 1485. Il modello esposto, mosso dall’energia prodotta da una molla a balestra, propone la presenza di una ruota posteriore sterzante con leva di comando, probabilmente destinata a un guidatore. Ci si sposta quindi in Germania, a Norimberga, dove nel 1655 l’orologiaio Stephan Farfler, paralizzato alle gambe sin da bambino, progetta il “Triciclo meccanico” per muoversi in autonomia: si tratta di un carretto a tre ruote mosso da una manovella azionata dal guidatore che può essere considerato il primo esempio di carrozzina per persone con disabilità. Nel XVII secolo si diffonde una nuova forma di energia, utilizzata dal gesuita belga Ferdinand Verbiest, missionario a Pechino, per il suo“Carretto a vapore”: nel 1678 creò per il divertimento del giovane imperatore Kanxiun veicolo se moventeazionato dal vapore che fuoriusciva da una caldaia. Sempre dall’Oriente arriva la “Barca terrestre”, precisamente da Hikone, in Giappone: HiraishiKuheiji Tokimitsu, magistrato della città e appassionato di astronomia e matematica, costruì nel 1732 un veicolo denominato “rikusensha”, la cui caratteristica principale era il sistema di propulsione tramite pedali spinti alternativamente con i piedi. Per questo motivo, i Giapponesi oggi rivendicano il primato nell’invenzione della bicicletta, che tradizionalmente si fa risalire al 1817 in Germania, a Mannheim, con la comparsa della “Draisina”, il cui modello è esposto in mostra. Il barone Karl von Drais progettò il mezzo che presenta molte delle caratteristiche delle attuali biciclette: il manubrio impugnato con entrambe le mani, il cavalletto, il freno, il sellino. Nel percorso finale dell’esposizione il visitatore troverà il “Velocimano”, pezzo originale della collezione del Museo del Sidecar: un nuovo mezzo per il trasporto personale che comparve in Italia nel 1819,chiamato così perché era il movimento alternato delle braccia a spingere il veicolo. Si tratta di un triciclo inventato da Gaetano Brianza che, nella versione standard, aveva le sembianze di un cavallo alato. “Motus” vola poi negli Stati Uniti, a Boston, con il motociclo costruito da Sylvester Roper nel1869: la prima motocicletta della storia. Ha il telaio in ferro e due manopole sul manubrio che comandano accelerazione e frenata; la sella è in realtà il serbatoio dell’acqua con cui ricaricare la caldaia. Da una collezione privata viene la locomotiva stradale costruita nel 1879 dalla prestigiosa fabbrica di carrozze Trinci di Pistoia. Questo esemplare venne acquistato dalla famiglia Milani nel 1914 per la tenuta di Montespertoli (Firenze); fu usato anche per i giochi dei bambini: uno di essi era Lorenzo, che più tardi divenne parroco a Barbiana, dove fu maestro di cultura e di vita. Infine, si arriva al 1886, anno di svolta nella storia della mobilità terrestre, perché chiude l’epoca dei precursori e inizia quella dei pionieri dell’automobile: Karl Benz inventa, brevetta, costruisce e pubblicizza la sua vetturetta a tre ruote denominata Benz Patent Motorwagen, la prima automobile moderna. È una carrozza spinta dal nuovo e rivoluzionario motore a combustione interna, denominato anche “a scoppio”. Grande pubblicità suscitò, il 5 agosto 1888, il viaggio di Bertha, moglie di Benz, con due figli fino a Pforzheim, 180 km tra andata e ritorno, a una velocità di circa 10 km all’ora.

    https://mostre.museogalileo.it/motus

    https://www.civita.it/

  • Dal 19 febbraio 2022 al 31 dicembre 2024 apre al pubblico la Galleria Archeologica, un’inedita sezione dedicata alle civiltà del Mediterraneo antico, dove sono custoditi reperti di rara bellezza e di inestimabile valore storico.

    Il percorso di visita è compreso nel biglietto ordinario dei Musei Reali.

    I Musei Reali offrono al pubblico un itinerario di visita ancora più ricco e coinvolgente grazie all’inaugurazione della Galleria Archeologicauna nuova sezione dedicata al nucleo più antico delle collezioni d’arte e archeologia, situata al piano terreno della Manica Nuova di Palazzo Reale. Più di mille opere, alcune delle quali mai esposte prima: reperti provenienti dalla Mesopotamia, statue greche e romane, vasellame greco, elementi funerari etruschi e fenici. Materiali che compongono uno straordinario scrigno di testimonianze pervenute al Museo di Antichità in più di quattrocento anni di storia, grazie al collezionismo di Casa Savoia e alle scoperte di studiosi, esploratori e imprenditori. Una grande occasione per riportare l’Archeologia al centro dei Musei Reali, svelando un capitolo fondamentale della storia dei Savoia a Torino. 

    Questa iniziativa, in linea con il Piano Strategico dei Musei Reali, punta a riordinare i percorsi di visita, migliorando i collegamenti fra le diverse unità museali, soprattutto all’interno del Museo di Antichità, attualmente suddiviso in tre sezioni (Archeologia a Torino, Padiglione Territorio, Sezione Collezioni). L’obiettivo è quello di sviluppare un itinerario coeso all’interno della Manica Nuova di Palazzo Reale, dove l’Atrio monumentale si trasforma in uno snodo essenziale capace di mettere in rapporto dialettico due grandi nuclei del collezionismo sabaudo: le antichità e le raccolte di pittura.

     

    Il percorso espositivo

    Il percorso di visita è suddiviso in cinque sezioni e si articola lungo dieci sale, con uno scenografico allestimento progettato dallo studio GTRF – Tortelli Frassoni Architetti Associati, che ha firmato alcune delle più iconiche esposizioni museali degli ultimi anni in Italia. Il patrimonio del Museo di Antichità è stato messo in scena come un affascinante viaggio nel tempo e nello spazio, che ripercorre la nascita delle prime collezioni per poi avventurarsi lungo la Galleria delle Sculture, sulla quale si affacciano le sale riservate alle diverse civiltà, da esplorare liberamente.

    La prima sezione sulla storia del collezionismo antiquario è dedicata al nucleo primigenio delle collezioni sabaude, frutto di abili acquisizioni sul mercato di Roma e Venezia per volontà del duca Emanuele Filiberto dalla fine del Cinquecento, poi fortemente incrementante dal figlio Carlo Emanuele I.

    Il corridoio centrale ha il compito di evocare una galleria di palazzo, dove lungo le pareti si allineano statue greche e romane, rilievi scolpiti e busti marmorei, che presentano al visitatore i caratteri salienti della rappresentazione antica: le teste-ritratto, vere immagini di propaganda dell’Antichità; le riproduzioni romane di opere celebri; le scene di banchetto sui sarcofagi, per poi culminare nella suggestiva Rotonda degli Imperatori, dove i busti dei principali personaggi della storia romana circondano il visitatore. Ai reperti assiri, giunti al Museo nel 1847, è dedicata l’area Vicino Oriente Antico, a cui si unisce una raccolta – la più ricca in Italia – di testi cuneiformi e sigilli a cilindroAll’interno della quinta sezione sulle antichità dall’isola di Cipro, è presente la maggiore collezione del Museo: conta oltre 1.000 pezzi in grado di testimoniare l’evoluzione di quello straordinario crocevia culturale lungo un arco cronologico che spazia dall’antica Età del bronzo (III millennio a.C.) alla tarda antichità (IV-V secolo d.C.). Seguono le sale della civiltà romana, con il calco ottocentesco, per la prima volta esposto, del calendario romano dei Fasti Praenestini, dell’Egitto in età ellenistica, dove risplende la bellissima testa della celebre regina Cleopatra VII, del mondo fenicio e punico. Le ceramiche elleniche e italiote (circa 400 pezzi) acquistate tra il 1827 e il 1828 da Carlo Felice sono protagoniste della sezione Civiltà Greca ed Etrusca. A queste si aggiunge una seconda collezione di reperti etruschi che comprende vasellame in ceramica, bucchero, bronzi, urne cinerarie, sarcofagi e vasellame di produzione meridionale.

    Tra gli oggetti iconici selezionati dai curatori sono presentati il ritratto scultoreo di Cesare, ritenuto dagli esperti uno dei più rassomiglianti al condottiero; il rilievo assiro del re Sargon II, una delle più raffinate rappresentazioni del sovrano neo assiro risalente al 717-707 a.C.; il grande sarcofago etrusco datato al 280-270 a.C. della Matausna, donna appartenente alla famiglia omonima di cui si possono ricostruire parentele e nomi; il mosaico del cantore Orfeo che ammansisce le belve, ritrovato a Cagliari e giunto al Museo di Antichità già nel Settecento; il misterioso busto di Iside “cabalistica”, scolpito nella seconda metà del XVI secolo; un’eccezionale iscrizione in bronzo trilingue (punico, greco, latino) proveniente dalla Sardegna romana.

    Il percorso è scientificamente aggiornato secondo gli ultimi risultati degli studi internazionali ed è stato concepito fin dall’inizio secondo il principio del design for all. I contenuti, infatti, sono resi accessibili a tutti i pubblici grazie all’inserimento di speciali didascalie commentate, contenuti tattili e audiodescrizioni, richiamabili da smartphone attraverso QRcode integrati sulle pareti.

    Per i più giovani, lungo le sale si snoda la Galleria Junior, che stimola la curiosità dei bambini attraverso giochi e indovinelli per far conoscere meglio il passato, mettendolo a confronto con il presente.

    I visitatori troveranno inoltre degli approfondimenti extra attraverso le videointerviste di Galleria Liveprotagonisti del mondo della cultura, dello sport, dell’imprenditoria e dell’arte che hanno risposto alla domanda “Quale significato hanno per te questi oggetti esposti? In che modo riflettono le tue passioni?”. Tra i volti illustri: Corrado Lopresto, uno dei maggiori collezionisti al mondo di automobili e prototipi d’epoca; lo scultore e artista Fabio Viale; il lottatore olimpico Daigoro Timoncini; studiosi di Archeologia, Storia e Antropologia, con i quali sono stati commentati temi e reperti dell’esposizione, aprendo a prospettive inusuali.

  •  A un anno dall’inizio della pandemia, i 12 assessori alla Cultura delle grandi Città italiane hanno presentato alla stampa le loro proposte a sostegno degli ecosistemi culturali urbani, resi fragili da un anno di emergenza sanitaria e dall’incertezza che ancora governa la loro attività.

    Consapevoli da subito dei danni che la situazione pandemica avrebbe provocato nel sistema socio-culturale del Paese, gli assessori Luca Bergamo (Roma), Filippo Del Corno (Milano), Francesca Leon (Torino), Ines Pierucci (Bari), Paola Mar (Venezia), Tommaso Sacchi (Firenze), Paolo Marasca (Ancona), Matteo Lepore (Bologna), Paola Piroddi (Cagliari), Eleonora De Majo (Napoli), Barbara Grosso (Genova), Mario Zito (Palermo), riuniti in un coordinamento, hanno interloquito nei mesi scorsi sia con il Ministero che con ANCI, ottenendo risultati concreti, soprattutto per quel che concerne le garanzie riservate ai lavoratori della cultura.

    Frutto del lavoro di coordinamento costante e della volontà condivisa di dare piena realizzazione al diritto alla cultura, le proposte presentate oggi dai 12 assessori si iscrivono all’interno di un’auspicata alleanza tra il Governo e i territori in cui la cultura esiste, produce e si sviluppa.

    Musei, teatri, luoghi di spettacolo, sedi espositive, luoghi d’arte e cultura: le Città intendono mettere a disposizione del Governo la propria conoscenza capillare del mondo culturale e delle sue problematiche, ponendo le basi e stabilendo insieme i protocolli per una ripresa il più possibile certa, rapida e omogenea in tutto il territorio nazionale.

    Le proposte presentate riguardano:

    a) la garanzia dell’apertura dei luoghi di cultura con un protocollo unico: questo eviterebbe la reversibilità delle aperture, a meno di situazioni particolarmente gravi, garantirebbe la continuità del presidio culturale sul territorio, assicurerebbe il lavoro e fiducia, darebbe sostanza al diritto inalienabile alla cultura e fornirebbe ai cittadini alternative controllate e sicure, invece di obbligarli a una socialità compressa in pochi, e poco controllati, luoghi pubblici o privati.

    L’esperienza delle Città, la serietà con cui teatri, musei e luoghi di cultura hanno mostrato di saper gestire i periodi di apertura, l’elasticità del servizio, la disponibilità ad adattarsi ai vincoli che di volta in volta si rendono necessari, rendono questo obiettivo realisticamente possibile.

    b) la garanzia dell’apertura degli istituti museali e dei luoghi di cultura anche nei weekend, nel rispetto di ogni norma prevista ad oggi per il contenimento del rischio sanitario e in attesa dell’auspicato protocollo unico. Un intervento necessario per la sostenibilità del lavoro culturale, per garantire la continuità nella conservazione del patrimonio, per consentire l’accesso ai luoghi di cultura a tutti i lavoratori del Paese, e quindi il pieno rispetto del diritto alla cultura.

    1. c) la costituzione di un Tavolo permanente Enti Locali in costante dialogo con il Ministero alla Cultura e, nell’ambito del nuovo assetto dei sottosegretariati ministeriali, la creazione di un sottosegretariato con delega ai rapporti con ANCI ed Enti Locali, come già avvenuto in passato per il Turismo. Questo nuovo riferimento aprirebbe un dialogo costante con il Ministero e garantirebbe la concertazione di politiche culturali – necessarie per la rinascita del Paese – tra Governo centrale e le Città, che si metterebbero a disposizione con spirito di servizio come interlocutori per la costruzione di politiche condivise e come portavoce delle istanze derivanti dai territori.

    Infine, gli assessori hanno auspicato la creazione di un fondo speciale destinato alla ripartenza delle Città sul piano culturale.

    Queste proposte nascono dall’esperienza di governo locale e dall’impegno continuo e costante nella tutela della produzione, della programmazione e del lavoro culturale. Con il senso pratico che distingue il mondo delle Città, a un anno dall’inizio della nostra collaborazione, vogliamo allinearci a quanto sostenuto dal Presidente del Consiglio Mario Draghi nella replica al Senato: ‘Il rischio è di perdere un patrimonio che definisce la nostra identità […] Molto è stato fatto, serve fare ancora di più’”, hanno dichiarato gli assessori.

  • Il Sindaco di Volterra Giacomo Santi scrive al Ministro Franceschini, al Sindaco di Parma e al Presidente dell’ANCI per valutare lo spostamento di Parma Capitale Italiana della Cultura al prossimo anno.

    Il rinvio al 30 giugno della data di presentazione del dossier di candidatura come Capitale Italiana della Cultura 2021 da parte del MIBACT era prevedibile, vista la situazione che si sta determinando a livello internazionale.

    Fino a questo momento, Volterra ha già svolto un lavoro molto importante nella stesura del dossier, il quale sarebbe potuto essere spedito al MIBACT già nella giornata odierna (precedente termine di presentazione prima del posticipo al 30 giugno). Tuttavia, avendone la possibilità, si continuerà a lavorare ai contenuti, alle idee e ai progetti consolidandoli sempre più fin dalle prossime settimane. Il Sindaco propone che tale possibilità sia data anche alle città che già hanno consegnato il dossier; che anche a queste, cioè, siano concessi gli stessi tempi messi in campo dalla proroga.

    Abbiamo tutti bisogno di stare uniti e provare insieme a superare questa difficile fase della nostra storia collettiva. Farlo oggi, guardando sempre al futuro: il percorso della candidatura di Volterra Capitale Italiana della Cultura continuerà e rappresenterà la base fondamentale per il prossimo rilancio economico e turistico della città e del territorio.

    In questo senso, la città è solidale e vicina alla città di Parma, Capitale Italiana della Cultura 2020 che in queste ore, per ovvi motivi, non può realizzare il suo programma di eventi.

    Come espresso dal Sindaco di Volterra in una lettera indirizzata al ministro per i beni e le attività culturali e per il turismo Dario Franceschini, ad Antonio Decaro, Presidente dell’Associazione Nazionale Comuni Italiani e al Sindaco di Parma Federico Pizzarotti, sarebbe importante se il MiBACT intervenisse per capire se sussistono le condizioni per rendere Parma la Capitale Italiana della Cultura del prossimo anno, favorendo così il rilancio della città, attraverso il dispiegamento effettivo delle risorse, degli eventi e delle manifestazioni di Capitale della Cultura. A questo riguardo, occorre avere notizie precise rispetto ad un eventuale spostamento di Parma Capitale al 2021 che porterebbe con sé un necessario automatismo nello spostamento al 2022 del titolo da assegnare quest’anno per Capitale italiana della Cultura relativamente alle città che hanno già manifestato l’interesse a candidarsi.

    “Per rispetto di quanti hanno svolto un grande lavoro”, dichiara il Sindaco di Volterra Giacomo Santi, “bisogna avere rassicurazioni in maniera chiara e precisa su tempi e modalità dello slittamento di un anno, e in particolare che tutte le città che avevano espresso la volontà di candidarsi per il 2022 non rientrino nella competizione per l’anno in oggetto, ma slittino a loro volta nel 2023.
    Anche questo è un modo concreto per darsi un abbraccio, per ripartire insieme, per essere al centro della futura rinascita del nostro paese e del mondo intero, attraverso cura, cultura, arte e bellezza. Ognuno farà la propria parte, insieme”.

    Il percorso di candidatura di Volterra Capitale Italiana della Cultura 2021 è partito ufficialmente lo scorso 21 gennaio, con la presentazione pubblica alla città come prima tappa. Poi è arrivata la call per selezionare 21 giovani provenienti da tutta Italia, che sono stati coinvolti in un living lab di quattro giorni per dare vita al concept del dossier di candidatura, che sarà consegnato al MiBACT il 30 giugno 2020.

     

  • Visitata da oltre 90.000 persone, la #mostra sarà aperta straordinariamente di sera ogni sabato e domenica fino alla chiusura del 15 marzo

    Fino al prossimo 15 marzo, per soddisfare la grande richiesta del pubblico che, dall’inaugurazione fino a oggi, ha superato la soglia dei 90.000 visitatori, la mostra Canova. Eterna bellezza proseguirà con le aperture straordinarie serali tutti i sabati e le domeniche fino alle ore 22.00 (chiusura biglietteria alle 21.00).

    Il prolungamento di orario – che si aggiunge a quello di apertura ordinaria tutti i giorni dalle 10.00 alle 19.00 con ultimo ingresso alle 18.00 – partirà sabato 11 e domenica 12 gennaio,per proseguire sabato 18 e domenica 19 gennaio, sabato 25 e domenica 26 gennaio, sabato 1 e domenica 2 febbraio, sabato 8 e domenica 9 febbraio, sabato 15 e domenica 16 febbraio, sabato 22 e domenica 23 febbraio, sabato 29 febbraio e domenica 1 marzo, sabato 7 e domenica 8 marzo, sabato 14 e domenica 15 marzo 2020.

    Per i possessori della MIC card è previsto l’ingresso alla #mostra con biglietto ridotto.

    La MIC può essere acquistata da tutti i maggiorenni che siano residenti o studenti in atenei pubblici e privati o domiciliati temporanei a Roma e nella città metropolitana di Roma e al costo di 5 euro dà diritto per 12 mesi all’ingresso illimitato in tutti i siti del sistema Musei in Comune e a speciali riduzioni, tra l’altro, per le grandi mostre che si svolgono al Museo dell’Ara Pacis e al Museo di Roma. Tutte le info su www.museiincomuneroma.

    La #mostra – promossa dall’Assessorato alla Crescita culturale di Roma Capitale, prodotta dalla Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali e Arthemisia, e organizzata con Zètema Progetto Cultura – è curata da Giuseppe Pavanello e realizzata in collaborazione con l’Accademia Nazionale di San Luca e con Gypsotheca e Museo #antoniocanova di Possagno.

    L’esposizione vanta oltre 170 opere provenienti dalle maggiori collezioni pubbliche e private di Canova che comprendono anche esemplari di artisti a lui contemporanei.

    Incorniciate all’interno di un allestimento di grande impatto visivo e raccolte in 13 sezioni, le opere in #mostra raccontano l’arte canoviana e il contesto che lo scultore trovò giungendo nell’Urbe nel 1779. Attraverso ricercate soluzioni illuminotecniche, lungo il percorso espositivo è rievocata la calda atmosfera a lume di torcia con cui l’artista, a fine Settecento, mostrava le proprie opere agli ospiti, di notte, nel suo atelier di via delle Colonnette

     

  • Da oggi e per tutto il 2020 una rosa rossa sulla tomba di Raffaello al Pantheon accompagnerà le celebrazioni per i cinquecento anni dalla sua morte, avvenuta a Roma il 6 aprile 1520 ad appena 37 anni.
    Le spoglie del celebre artista, detto l’Urbinate, sono conservate al Pantheon per sua stessa volontà.
    Nel 1520 il corpo venne sepolto nel monumento romano e sistemato nell’edicola della Madonna del Sasso, opera commissionata dallo stesso Raffaello ed eseguita da Lorenzo Lotti detto Lorenzetto.
    Sulla lapide sono impresse le parole dedicategli da Pietro Bembo che, esaltandone la forza creatrice, scrive:
    ILLE HIC EST RAPHAEL TIMUIT QUO SOSPITE VINCI RERUM MAGNA PARENS ET MORIENTE MORI
     “Qui giace Raffaello dal quale, mentre era in vita, la Natura temette di essere vinta e, quando morì, temette di morire anch’essa”.
  • Museo Galileo, Piazza dei Giudici 1, Firenze – 6 giugno – 22 settembre 2019

    Come lavorava Leonardo?

    La risposta migliore ce la danno i suoi manoscritti. Leonardo non era un “omo sanza lettere”. Non gli bastava l’insegnamento diretto della maestra Natura: aveva anche bisogno del dialogo con gli autori, antichi e moderni. Nel tempo, era diventato un appassionato lettore, cacciatore e collezionista di libri. E i libri, per lui, non erano solo oggetti: erano affascinanti ‘macchine’ mentali, da costruire e smontare, con i loro ingranaggi (parole, pensieri, immagini). Alla fine della sua vita, arriverà a possedere quasi duecento volumi: un numero straordinario per un ingegnere-artista del ‘400.

    La biblioteca di Leonardoè uno degli aspetti meno conosciuti del suo laboratorio, perché si tratta di una biblioteca ‘perduta’: un solo libro è stato finora identificato, il trattato di architettura e ingegneria di Francesco di Giorgio Martini conservato nella Biblioteca Medicea Laurenziana di Firenze, con postille autografe di Leonardo.

    Per la prima volta, la mostra presso il Museo Galileo di Firenze tenterà la ricostruzione di questa biblioteca, in un percorso cronologico che racconta l’incontro di Leonardo con il mondo dei libri e della parola scritta: i documenti della famiglia Da Vinci, i primi grandi libri del giovane Leonardo (Dante, Ovidio), i grandi maestri (Alberti, Toscanelli, Pacioli). Saranno esposti manoscritti e incunaboli identificati con i testi utilizzati da Leonardo, affiancati da applicazioni multimediali che consentiranno di sfogliarli e confrontarli con i codici autografi. Verrà inoltre ricostruito lo studio di Leonardo con gli strumenti di scrittura e da disegno da lui utilizzati. L’intera biblioteca di Leonardo, grazie al lavoro di un’équipe internazionale di specialisti, sarà pubblicata online nella biblioteca digitale del Museo Galileo e costituirà una risorsa inestimabile per lo sviluppo degli studi vinciani.

    La mostra, a cura di Carlo Vecce, è realizzata dal Museo Galileo in collaborazione con Commissione per l’Edizione Nazionale dei Manoscritti e dei Disegni di Leonardo da Vinci, Accademia Nazionale dei Lincei e Biblioteca Nazionale Centrale di Firenze, nel quadro del progetto di ricerca FISR “Scienza, storia, società in Italia. Da Leonardo a Galileo alle ‘case’ dell’innovazione”, promosso e sostenuto dal Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca.

  • La Notte Europea dei Musei ritorna anche nel 2019 per una grande serata di cultura, arte e bellezza per scoprire e apprezzare ancora di più il ricco patrimonio artistico che ci circonda. Anche, l’Italia e dunque Torino e le altre province del Piemonte ovviamente parteciperanno a questa importante lunga notte bianca dei musei e dell’arte.

    La Notte dei Musei 2019 è sicuramente uno degli appuntamenti culturali più importanti a livello europeo e che quest’anno si svolge sabato 18 maggio 2019.

    Durante questa lunga e speciale serata dedicata all’arte e alla bellezza che unirà le più grandi città d’Europa, tantissimi musei dei vari paesi europei rimarranno aperti fino a tarda notte. Alcuni, proprio per questa occasione, proporranno il biglietto alla cifra simbolica di 1 €, altri invece avranno addirittura l’ingresso gratuito. Altri ancora offriranno uno sconto sul biglietto d’ingresso.

    Non solo riduzioni e aperture straordinarie però, durante la notte del 18 maggio 2019 vengono organizzati tanti appuntamenti e attività a cui poter partecipare.

    La Notte Europea dei Musei 2019 a Torino

    Museo Egizio
    Apertura speciale dalle 9.00 alle 23.00. L’ingresso è consentito fino a un’ora prima della chiusura del Museo.

    Museo Nazionale del Cinema
    A partire dalle ore 20.00 ci sarò ingresso ridotto per tutti a € 3,50. Il Museo Nazionale del Cinema presenta l’anteprima del film Autoritratto attraverso mio padreconversazionitra Michelangelo Pistoletto, Alberto Fiz e Anna Zegna per la regia di Chiara Battistini.

    Infini.to – Planetario di Torino, Museo dell’Astronomia e dello Spazio
    A partire dalle ore 19.00, il pubblico potrà accedere gratuitamente alle postazioni interattive del Museo e assistere agli spettacoli del Planetario digitale (attività a pagamento) che condurranno il pubblico tra pianeti, stelle e buchi neri. Nel 2019 ricorre il 50° anniversario del primo sbarco dell’uomo sulla Luna e in occasione della Notte Europea dei Musei Infini.to propone: “La missione Apollo 10: a un passo dalla Luna“, uno spettacolo live in Planetario realizzato dallo Staff di Infini.to, che racconta le prove generali attorno alla Luna. Attività gratuite: INGRESSO AL MUSEO
    Attività a pagamento: SPETTACOLI del Planetario digitale e LABORATORIO TINKERING.

    GAM: apertura straordinaria dalle 18,00 alle ore 23,00, tutti con ingresso a tariffa speciale di 1 euro le collezione permanenti e le mostre temporanee. Ultimo ingresso alle ore 22,00.

    Palazzo Madama

    Apertura straordinaria dalle ore 18,00 alle ore 23,00, tutto con ingresso a tariffa speciale di euro 1,00 le collezione permanenti e le mostre temporanee. Ultimo ingresso alle ore 22,00. Restano aperti il piano terra e el mostre di Steve Mc Curry, Leggere e Notre Dame de Paris. Sculture gotiche dalla grande cattedrale al costo di euro 1,00.

    MAO – Museo d’Arte Orientale

    Apertura straordinaria dalle ore 19,00 fino alle ore 23,00, tutti con ingresso a tariffa speciale a euro 1,00 le collezione permanenti e le mostre temporanee. Goccia a goccia dal cielo cade la via. Safar, Viaggio in Medio Oriente.

    Musei Reali: alle ore 19,30 allee 22,30 i Musei saranno visitabile al presso di euro 1,00 L’orario delle biglietteria 18,30  – 21,30, sarà visitabile a pagamento in Galleria Sabauda Leonardo da Vinci Disegnare il Futuro.

    Palazzo Carignano: Apertura dalle ore 18,00 alle ore 21,00 con biglietto di ingresso al costo simbolico di euro 1,00

    Villa della Regina: Apertura dalle ore 18,00 alle ore 21,00 con biglietto di ingresso al costo simbolico di euro 1,00

    Castello di Racconigi: le stanze e i saloni del castello saranno accessibili con viste accompagnate anche in occasione dell’apertura serale straordinaria per la Notte dei Musei dalle ore 19,00 alle ore 22,00 con biglietto di ingresso al costo simbolico di euro 1,00

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