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  • La trama di “Berni e il Giovane Faraone”, il film prodotto da 3ZERO2 e The Walt Disney Company Italia, getta nel caos del mondo contemporaneo Il figlio del faraone Ramsete che si risveglia al Museo Egizio di Torino, luogo perfetto per raccontare  le storie di due adolescenti interpretati dai due attori Emily De Meyer e Jacopo Barzaghi.

    Berenice, interpretata dalla ragazza, è una giovane che vive sulla sua pelle il disagio adolescenziale di sentirsi sempre fuori posto e che, improvvisamente, si ritrova coinvolta in una misteriosa profezia egizia che ha come protagonista Ram, figlio della potente dinastia di faraoni Ramsete. “Berni e il Giovane Faraone” uscirà nelle sale il 20 luglio 2019, mentre a settembre verrà mandato in onda sui canali di Disney Channel.

    L’augurio è che il film avvicini sempre più le nuove generazioni alla cultura egizia, presente e perfettamente rappresentante al Museo Egizio di Torino, luogo scelto dalla produzione per le riprese.

    “Siamo entusiasti di poter dare vita a questa nuova produzione tutta italiana. A rendere tutto ancora più avvincente è la disponibilità di un set prestigioso come il Museo Egizio di Torino, il più antico al mondo nella sua categoria” spiega Daniel Frigo, Country Manager di The Walt Disney Company Italia

    “E’ stata un’ottima opportunità per tutti. Tutte le riprese si sono svolte in orario di chiusura, nel pieno rispetto delle collezioni” spiega la presidente Evelina Christillin, presidente del Museo Egizio di Torino:

    L’avventura fiabesca dei due ragazzi, un’adolescente curiosa e un figlio di Faraone, porterà Torino e il Museo Egizio sugli schermi di tutta Italia, con sincerità e passione, in una storia piena di elementi fantastici e di riferimenti alla millenaria storia dell’antico Egitto.

  • Un finale alternativo al “vissero felici e contenti”?

    Dina Goldstein ce lo offre con le sue opere in mostra fino al  25 novembre al Castello di Cavour a Santena (To)

    Grazie ad  Art Site Fest con un progetto dedicato alla fotografia e in particolare alle immagini della fotografa canadese Dina Goldstein con una riflessione sul potere distorsivo dei media.

    In collaborazione con Opus in Artem e con il patrocinio dell’Ambasciata del Canada, Dina Goldstein mostra le sue “Fallen Princesses” in una versione moderna.

    Pluripremiata, Dina Goldstein posa sulla nostra società uno sguardo divertito e privo di qualsiasi giudizio di valore, scardinando e rivoltando quei valori che ci sono stati dati fin da bambini, con le favole, giocando con la nostra percezione.

    Lo fa con le principesse della Walt Disney,  le bambole della Mattel, la Goldstein prova ad offrirci un nuovo punto di vista, assolutamente alternativo al lieto fine che noi tutti conosciamo e che immaginiamo soprattutto indagando su ciò che è stato dopo il finale che conosciamo, indagando il probabile futuro dei protagonisti.

    Senza scendere a compromessi, spogliando le storie di qualsiasi magia, Dina rilegge tutte le storie e inserisce i malesseri sociali cui noi oggi siamo afflitti: solitudine, obesità, alcolismo, malattia. S

    Ci si chiede cosa ne è stato dei personaggi, umani come noi, dopo il finale e questo la spinge a sfatare gli ideali di perfezione che, con le favole, ci hanno sempre imposto.

    La candida Biancaneve allora si troverà ad essere una casalinga disperata mentre il suo bel principe, incurante della bella, si guarda la tv.

    Ariel la Sirenetta chiusa in un acquario, Cappuccetto Rosso che si è lasciata andare al vizio della gola?

    Una mostra che ci fa sentire un po’ tutti umani.

    The Fallen Princesses

    About Dina Goldstein

     

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