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  • Sei Sculture dell’artista alto-atesino ridanno vita ad un’antica necropoli.

    Venuta alla luce durante i lavori per la ricostruzione della Nuvola, sede della storica Azienda torinese, accoglie l’arte contemporanea di Art Site Fest.

    L’Area Archeologica della Nuvola Lavazza di Torino apre per la prima volta all’arte contemporanea nell’ambito della quinta edizione di Art Site Fest, un percorso nei linguaggi della contemporaneità in luoghi insoliti, curato da Domenico Maria Papa.

    La mostra.

    L’area archeologica  ospita un progetto dello scultore alto-atesino Aron Demetz. Le opere selezionati per questa mostra, sono una rielaborazione della tradizionale lavorazione del legno tipica della Val Gardena, terra dell’artista. “Ho scelto dal suo studio di Ortisei le opere più rappresentative della sua ricerca”, ha spiegato il curatore Papa, “e nello stesso tempo, quelle in grado di instaurare un dialogo con il particolare spazio circostante”.  Luogo suggestivo e che non ti aspetteresti.

    Francesca Lavazza e il luogo.

    Quando abbiamo iniziato i lavori di ripristino dell’area non ci aspettavamo di trovare questo tesoro”, ha commentato Francesca Lavazza, membro del board del Gruppo. “Avere i nostri uffici che poggiano le fondamenta su questa basilica è molto importante per noi, come anche il fatto che ora si riempia di opere di arte contemporanea composte da materiali naturali e incentrate sull’uomo: due elementi che rientrano negli obiettivi del progetto Nuvola”.

    Sono stati individuati i resti di un’antica Basilica Paleocristiana collocabile tra la seconda metà del IV secolo e il V secolo d.C., sviluppatasi sopra le strutture di una precedente necropoli. La chiesa, a navata unica, ed è caratterizzata da una serie di tombe sia all’interno che all’esterno del suo perimetro.


    Aron Demetz

    … “Anche se il mio è un ritorno alla scultura classica, non è tanto importante la figura, quanto la ricerca sulla trasformazione dei materiali e il legno carbonizzato mi permette di trasmettere questa idea di metamorfosi”.

    Si è guadagnato notorietà internazionale grazie a un personale linguaggio scultoreo che coniuga la figurazione con una sensibilità assolutamente contemporanea.

    Il legno soprattutto, ma anche il bronzo e più di recente l’alluminio e l’argento, sono i materiali che restituiscono forma a corpi, colti spesso in una condizione di sospensione. Nel lavoro di Demetz è presenta una profonda riflessione sul rapporto dell’uomo con la natura, dalla quale origina la consapevolezza di una mancata unione.

    In alcuni casi Demetz ricopre la superficie delle strutture con resina naturale che l’artista stesso raccoglie dagli alberi delle foreste della Val Gardena.

    La resina, materiale in costante mutamento ha caratteristiche fortemente evocative e contribuisce di esprimere una nozione arcaica e metafisica. Utilizzate malte per conservare tessuti nei metodi di mummificazione, rinvia anche un’idea di durata di ricomprendere composizione.

    Utilizzata nei secoli anche come luogo di culto. Demenza colloca alcune delle sue opere in interno dell’area archeologica, tra le tombe, disegnando un percorso che assume una valenza quasi religiosa.

    Nato nel 1972 Vipiteno Bolzano da una famiglia ladina di scultori che, già da secoli, lavoravano come intagliatori in Val Gardena. Tra il 1997 1998 studiò cultura nella classe di Christian  Hofner presso l’Accademia delle belle arti di Norimberga. Ha esposto in musei e gallerie di tutto il mondo. Del 2018 è l’importante personale presso il Museo Nazionale Archeologico di Napoli.

    Dl 2010 è titolare della cattedra di Belle Arti di Carrara. Vive e lavora  a Selva di Val Gardena.

    L’ingresso alla mostra, è limitato a 15 persone per volta tramite visite guidate, esclusivamente su prenotazione.

    L’Area Archeologica sarà chiusa dal 4 novembre al 7 dicembre compresi.

    Per maggiori informazioni clicca QUI

     

  • Foto Gallery Conferenza Stampa 21 settembre 2018

    Antje Rieck è nata a Ulm in Germania, vive a Monaco fino al suo trasferimento a Torino a meta degli anni ’90. Qui sperimenta per la prima volta il marmo con il quale conduce la sua ricerca verso un linguaggio di rigore e purezza.

    Dal 1997 è presente a livello internazionale in mostre collettive per personali.

    Antje Rieck riceve diversi premi e riconoscimenti, tra i quali il premio Cesare Pavese per la scultura nel 1997.

    Partecipa alla Biennale internazionale di scultura, al premio Targhetti Art Collection, in cui è stata finalista e ottiene importanti commozione private e pubbliche, tra le quali spicca il monumento per Canale d’Alba.

    Nel 2006 è stato inaugurato il monumento ai Martiri delle Fosse Ardeatine commissionato da Italgas per la città di Roma.

    Ha ottenuto un particolare apprezzamento con la creazione scenografica realizzata per la Fondazione Merz in occasione della collaborazione con il Teatro Regio per l’Opera “Acqua” in occasione della Biennale di Venezia 2011 ha esposto nelle mostra Grasstress a Murano.

    Il lavoro di Antje Rieck esamina l’idea di trasformazione, trascendenza e metamorfosi, concependo i cirrosi naturali, compreso quello dell’uomo, come un recipiente poroso in dialogo con il suo ambiente.

    Nelle installazione scultoree specificatamente allocate, l’artista utilizza materiali come il marmo, il legno e la pietra, coriandoli spesso con altri media, tra i quali la fotografia, il video, l’animazione digitale e la performance.

    A Palazzo Biandrate Aldobrandino di San Giorgio, sede storica dea Società Reale Mutua presenta una nuova scultura di acciaio, ferro e cristalli che, in processo chimico costante, alterneranno la loro conformazione in ragione delle caratteristiche dell’ambiente.

    La scultura progettata e realizzata espressamente per il cortile del palazzo, svolge come una funzione di catalizzatore di energie, mutando il proprio assetto, in modo casuale e non del tutto prevedibile.

    Di cristalli e metallo sono anche le opere collocate all’interno del Museo Storico della Reale Mutua, con creazioni cristalline che crescono su forme realizzate come supporto e che in qualche caso ricordano l’elica del DNA.

    Tutto il lavoro di Antje Rieck è indirizzato all’indagine formale del limite tra caso e prevedibilità, tra potenza trasformata della natura e lavoro.

    Per maggiori info su Art Site Fest 2018

     

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