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  • FONTE ADNKRONOS: 14 luglio 2023 | 18.48

    L’Italia chiede al Louvre la restituzione di reperti archeologici

    Chiesti al museo di Parigi sette preziosi reperti tra i quali un’anfora a sfondo nero, datata V secolo.

    L’italia chiede al Museo del Louvre la restituzione di sette preziosi reperti archeologici tra i quali un’anfora a sfondo nero (datata V secolo) attribuita al ‘Pittore di Berlino’, artista mai identificato, signore assoluto della ceramica ellenica. La notizia è rimbalzata sulle pagine di ‘Le Monde’, confermata tra l’altro dallo stesso Museo che li aveva acquistati, come si legge sul quotidiano francese, “tra il 1982 e il 1998 in un periodo storico in cui i direttori erano più interessati all’autenticità di un’opera e meno preoccupati della loro provenienza”.

    “Il prossimo autunno – si legge nell’inchiesta firmata da Roxana Azimi – ci potrebbe essere in programma un accordo storico tra l’Italia e la Francia. Un dialogo ininterrotto quello tra i due Paesi, da oltre 10 anni, quando vennero alla luce i primi sospetti legati a Giacomo Medici, un mercante d’arte originario di Genova. Le polizia svizzera e italiana scoprì nel suo magazzino un vero e proprio tesoro. Migliaia di oggetti scavati clandestinamente dai ‘tombaroli’ accanto a cinquemila polaroid, come una sorta di inventario di tutte le opere, dalla scoperta alla restaurazione, prima della vendita”.

    Tra i pezzi attenzionati e dall’origine incerta, il Vaso antico del Pittore di Ixion (circa 330 a. C), un’opera firmata dal pittore di Antiménès ornata di scene mitologiche (acquistata all’antiquario siciliano Gianfranco Becchina per 290mila dollari) e un paio di nereidi, ninfe del mare, originarie delle Puglie.

    Una richiesta di restituzione delle opere d’arte era già stata presentata dal Ministero della Cultura italiana alla Francia nel 2018, ritorna poi alla carica nel 2022 Luigi La Rocca, direttore generale per l’Archeologia del Mic (nella richiesta di restituzione anche una testa d’Eracle proveniente dalla città etrusca di Cerveteri). Laurence des Cars, direttrice del Museo del Louvre, risponde all’Italia attraverso le pagine di Le Monde: “Sono convinta che tutte quelle opere che hanno un dubbia provenienza siano una macchia all’interno delle collezioni del Louvre. Dobbiamo assolutamente prenderci le nostre responsabilità e esaminare quanto accaduto con rigore e lucidità”.

    All’Italia, sempre secondo quanto riportato dal quotidiano francese, Laurence Des Cars promette “la totale disponibilità e collaborazione del Louvre. Il prossimo autunno entreremo sicuramente in una fase nuova e chiederemo al ministero della Cultura di prendere posizione”. E come pegno di buona volontà, Laurence des Cars aggiunge alla lista delle opere d’arte da ‘restituire’ all’Italia anche una statua di adolescente scovata nel sito di Medma in Calabria

  • “Naples à Paris”, i capolavori del Museo di Capodimonte incantano il Louvre

    È un sontuoso assaggio borbonico, quello che vede il Museo di Capodimonte, diretto dal francese Sylvain Bellenger, prestare ben sessanta opere al Louvre fino all’8 gennaio 2024. “Naples à Paris. Le Louvre invite le musée de Capodimonte” incarna la prima volta che il museo parigino dedica una grande mostra a un altro museo. L’esposizione, curata da Sébastien Allard, direttore del dipartimento delle Pitture del Louvre, e dal sopracitato Sylvain Bellenger, mostra una partnership esclusiva e originale che dà luogo a un evento imperdibile.

    Trasfigurazione di Bellini

    Il tema della mostra non è quindi un solo artista, ma quasi settanta opere di Capodimonte che vanno ad arricchire le opulente sale del museo parigino. I capolavori dialogano con le opere del Louvre in tre spazi diversi: la Grande Galerie, la Salle de la Chapelle e la Salle de l’Horloge. Partendo dalla Grande Galerie, nell’ala Denon del Louvre, sono messe in dialogo due collezioni di dipinti italiani tra le più famose al mondo. Capolavori come la Trasfigurazione di Bellini, la Crocifissione di Masaccio e gli splendidi dipinti del Parmigianino (tra cui annoveriamo l’enigmatica Antea), sono a pochi metri dalla celebre Gioconda di Leonardo da Vinci. Freme d’esser vista anche la Danae di Tiziano, rimessa a lucido con gli ori della nuova cornice, omaggiati dai mecenati di Capodimonte. Non può mancare neppure la Flagellazione di Caravaggio, per concludere l’italiana eccellenza in prestito per sei mesi in terra francese.

    La Caduta dei Giganti di Filippo Tagliolini

    Appena restaurata, la preziosa porcellana de La Caduta dei Giganti di Filippo Tagliolini è presente anch’essa in mostra. Nella Salle de la Chapelle sono messe in evidenza le origini e le diversità delle collezioni di Capodimonte, della Farnese e della Borbonica. Infine, nella Salle de l’Horloge sono esposti quattro capolavori di disegni dell’antica collezione Farnese: il cartone autografo di Michelangelo e quello di Raffaello (utilizzati per la Cappella Sistina) in dialogo con i disegni di Raffaello e dei suoi allievi conservati al Louvre. In programma durante la mostra anche una vera “stagione napoletana” in terra parigina: tanti eventi culturali pregni di cinema, letteratura e musica. Nel frattempo, il Museo di Capodimonte approfitterà del periodo di prestito per ristrutturare la Reggia durante i sei mesi. Un notevole atto di cooperazione e creatività culturale tra la Repubblica Italiana e la Repubblica Francese. Un’unione di storia condivisa tra i due Paesi e tra due palazzi reali trasformati in musei, ricchi di collezioni ereditate da grandi sovrani.

    “Naples à Paris. Le Louvre invite le musée de Capodimonte”, Parigi, Louvre, fino all’8 gennaio 2024

     

  • Dal 20 giugno al 30 settembre 2018 i Musei Reali presentano a Torino, nelle Sale Palatine della Galleria Sabauda, una mostra di pittura rara e preziosa, dedicata al genere della natura morta, che nasce dalla collaborazione con Bozar – Palais des Beaux-Arts di Bruxelles e che si avvale della partnership con Intesa Sanpaolo.

    Con Il silenzio sulla tela. Natura morta spagnola da Sánchez Cotán a Goya il Belgio e l’Italia si uniscono per costruire un omaggio alla Spagna. Intorno alle prove di grandi artisti come Sánchez Cotán, Juan de Zurbarán, Meléndez e Goya, la mostra traccia il percorso di sviluppo di questo genere su due secoli di produzione. Dalla silente concentrazione delle tele del Seicento, con l’indagine accurata e preziosa degli oggetti della vita quotidiana e della natura, attraverso le trionfanti composizioni barocche, ricche di decorazioni floreali e intrise di significati simbolici, si arriva all’età delle accademie e alla consacrazione del genere all’interno dei canoni artistici.

    Curata da Ángel Aterido, professore dell’Università Complutense di Madrid, la mostra è articolata secondo un percorso in sette sezioni: le origini, i bodegones, i floreros, tavole e cucine, le Vanitas, il primo Settecento, il gusto accademico e Goya. Al suo interno raccoglie circa quaranta opere provenienti da prestigiosi musei pubblici quali il Museo del Prado, il Louvre, le Gallerie degli Uffizi e l’Art Museum di San Diego, così come da importanti collezioni private: per il visitatore sarà come intraprendere un viaggio tematico attraverso alcuni dei più importanti musei del mondo, ammirando straordinari esempi di bodegones dipinti da Juan Sánchez Cotán, provenienti dagli Stati Uniti e dalla Collezione Abelló di Madrid, le Mele in cestino di vimini di Juan de Zurbarán, le scene allegoriche nella Vanitas e Il Sogno del Cavaliere di Pereda, la Natura morta con quaglie, cipolle, aglio e recipienti caratterizzata dallo straordinario virtuosismo tecnico di Meléndez e l’impressionante Natura morta con tacchino di Goya.

    La rappresentazione degli oggetti quotidiani, dei frutti, delle piante o degli animali, isolati e raffigurati senza la presenza dell’uomo, si diffonde in Europa intorno al 1590-1600. Fin dalla sua nascita, la natura morta viene intesa come un esercizio mimetico di descrizione analitica della realtà naturale, caratterizzato da un forte senso decorativo. Il caso spagnolo presenta alcune peculiarità che lo contraddistinguono dalle soluzioni compositive adottate negli altri paesi europei, come ben dimostra anche l’uso di una parola specifica per indicare questo particolare genere figurativo: bodegón. Sebbene sia possibile mettere in relazione le prime nature morte spagnole con modelli fiamminghi e italiani, il loro carattere austero e le personali interpretazioni del tema fornite da importanti pittori quali Juan Sánchez Cotán, Juan de Zurbarán, Luis Meléndez o Francisco de Goya, implicano un loro specifico riconoscimento fra i vertici dell’arte occidentale.

    La mostra è arricchita dal dialogo tra le opere spagnole e nove dipinti italiani e fiamminghi appartenenti alle collezioni della Galleria Sabauda, tra le quali la Natura morta con frutta, dolci, crostacei, un bicchiere e un topo di Peter Binoit, La vanità della vita umana di Jan Brueghel, caratterizzata da una grandissima ricchezza iconografica, o ancora il Vaso con fiori e insetti di Cornelis De Heem. A queste si aggiunge una superba opera di Giuseppe Recco, Natura morta con pesci e molluschi, appartenente alle raccolte del Palazzo Zevallos di Napoli e gentilmente concessa in prestito dalle Gallerie d’Italia – Intesa Sanpaolo.

    Con la sofisticata trama dei suoi rimandi e delle sue influenze, la mostra rappresenta una straordinaria opportunità per celebrare, attraverso il lascito depositato nella pittura, la complessità del tessuto culturale che unisce tre grandi nazioni -Spagna, Belgio e Italia-, proprio nell’anno che il Consiglio d’Europa ha voluto dedicare al vasto, variegato e solidale patrimonio del nostro continente.

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