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  • Dal 20 settembre al 28 ottobre 2024, il Museo Nazionale del Cinema e Distretto Cinema celebrano Marcello Mastroianni con una mostra allestita sulla cancellata esterna della Mole Antonelliana. Sono stati esposti 12 pannelli con 17 ritratti, immagini che colgono l’essenza di un attore che ha rappresentato il cinema italiano a livello internazionale.

    Per me, Mastroianni è sempre stato molto più di un volto noto. La sua capacità di interpretare personaggi profondi, con eleganza e naturalezza, lo ha reso una figura iconica. Non era solo un attore ammirato per l’aspetto da latin lover, ma un professionista che riusciva a trasmettere una gamma incredibile di emozioni. Come hanno detto Enzo Ghigo e Domenico De Gaetano del Museo Nazionale del Cinema, la sua eredità continua a ispirare.

    Questa mostra, curata da Roberta Basano, con fotografie provenienti dall’archivio di Angelo Frontoni, è un’occasione per rivedere alcune delle immagini più significative della carriera di Mastroianni. È un progetto che ripercorre, in parte, la storia del nostro cinema, ma soprattutto il ritratto di un attore capace di incarnare l’italiano del boom economico, con tutte le sue contraddizioni.

    Mastroianni ha saputo affrontare ruoli complessi, interpretando non solo l’italiano elegante, ma anche figure più goffe e ridicole, mettendo in luce gli aspetti meno gloriosi del nostro carattere nazionale. Un attore versatile che ha lasciato un’impronta profonda nel cinema e nella nostra cultura.

    Questo omaggio è un modo per guardare indietro, alla nostra storia e ai grandi artisti che l’hanno attraversata. Sarà interessante rivedere questi ritratti e riflettere sul loro significato oggi.

  • “Naples à Paris”, i capolavori del Museo di Capodimonte incantano il Louvre

    È un sontuoso assaggio borbonico, quello che vede il Museo di Capodimonte, diretto dal francese Sylvain Bellenger, prestare ben sessanta opere al Louvre fino all’8 gennaio 2024. “Naples à Paris. Le Louvre invite le musée de Capodimonte” incarna la prima volta che il museo parigino dedica una grande mostra a un altro museo. L’esposizione, curata da Sébastien Allard, direttore del dipartimento delle Pitture del Louvre, e dal sopracitato Sylvain Bellenger, mostra una partnership esclusiva e originale che dà luogo a un evento imperdibile.

    Trasfigurazione di Bellini

    Il tema della mostra non è quindi un solo artista, ma quasi settanta opere di Capodimonte che vanno ad arricchire le opulente sale del museo parigino. I capolavori dialogano con le opere del Louvre in tre spazi diversi: la Grande Galerie, la Salle de la Chapelle e la Salle de l’Horloge. Partendo dalla Grande Galerie, nell’ala Denon del Louvre, sono messe in dialogo due collezioni di dipinti italiani tra le più famose al mondo. Capolavori come la Trasfigurazione di Bellini, la Crocifissione di Masaccio e gli splendidi dipinti del Parmigianino (tra cui annoveriamo l’enigmatica Antea), sono a pochi metri dalla celebre Gioconda di Leonardo da Vinci. Freme d’esser vista anche la Danae di Tiziano, rimessa a lucido con gli ori della nuova cornice, omaggiati dai mecenati di Capodimonte. Non può mancare neppure la Flagellazione di Caravaggio, per concludere l’italiana eccellenza in prestito per sei mesi in terra francese.

    La Caduta dei Giganti di Filippo Tagliolini

    Appena restaurata, la preziosa porcellana de La Caduta dei Giganti di Filippo Tagliolini è presente anch’essa in mostra. Nella Salle de la Chapelle sono messe in evidenza le origini e le diversità delle collezioni di Capodimonte, della Farnese e della Borbonica. Infine, nella Salle de l’Horloge sono esposti quattro capolavori di disegni dell’antica collezione Farnese: il cartone autografo di Michelangelo e quello di Raffaello (utilizzati per la Cappella Sistina) in dialogo con i disegni di Raffaello e dei suoi allievi conservati al Louvre. In programma durante la mostra anche una vera “stagione napoletana” in terra parigina: tanti eventi culturali pregni di cinema, letteratura e musica. Nel frattempo, il Museo di Capodimonte approfitterà del periodo di prestito per ristrutturare la Reggia durante i sei mesi. Un notevole atto di cooperazione e creatività culturale tra la Repubblica Italiana e la Repubblica Francese. Un’unione di storia condivisa tra i due Paesi e tra due palazzi reali trasformati in musei, ricchi di collezioni ereditate da grandi sovrani.

    “Naples à Paris. Le Louvre invite le musée de Capodimonte”, Parigi, Louvre, fino all’8 gennaio 2024

     

  • DINOSAURS LIVE
    City Invasion

    Quando i dinosauri invadono la
    città è pura adrenalina

    Dal 24 giugno al 24 settembre
    PALAVELA
    Via Ventimiglia 145 – Torino

     

    Riuscirete a salvare Torino
    dall’attacco del terribile T-Rex
    con l’aiuto dei Dino Rangers?

    A trent’anni dall’uscita nei cinema
    del film “Jurassic Park”,
    torna la DinoMania
    con la mostra spettacolo
    alla scoperta dei
    giganti della Terra.

    DINOSAURS LIVE
    City Invasion:
    una produzione Next Exhibition,
    in collaborazione con
    Associazione Culturale Dreams
    e con il patrocinio di
    Città Metropolitana di Torino.

    Nell’ambito del Progetto
    #casaTO2025 promosso dal
    Comitato Organizzatore dei Giochi
    Mondiali Universiadi Invernali
    Torino 2025.

     

    “Dio crea i dinosauri,
    Dio distrugge i dinosauri,
    Dio crea l’uomo,
    l’uomo distrugge Dio,
    l’uomo crea i dinosauri.”
    (dal film “Jurassic Park”)

     

    ABOUT
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    L’11 giugno 1993 nelle sale cinematografiche usciva “Jurassic Park”, il capolavoro di Steven Spielberg che ottenne tre premi Oscar, posizionandosi tra i film di maggiore incasso della storia del cinema.
    Il pubblico si chiese allora che cosa sarebbe capitato se i dinosauri, tornati in vita, avessero attaccato l’uomo nella modernità.
    Oggi, trent’anni dopo, la domanda che Next Exhibition pone ai torinesi rimane la stessa: riusciremo a contrastare il terribile T-Rex e a difendere la nostra città?

    L’area esterna del Palavela di Torino si trasforma per l’estate 2023 in uno scenario apocalittico a seguito dell’invasione dei dinosauri. Un percorso che porta faccia a faccia con i dinosauri più conosciuti: dall’erbivoro Triceratops al maestoso Brachiosaurus, fino al terribile Tyrannosaurus Rex. Tutti i dinosauri, a grandezza naturale e riprodotti nei minimi dettagli; respirano, si muovono, sono vivi, grazie alla tecnologia animatronica.
    Un impatto dirompente sul visitatore, anche grazie a scenografie spettacolari come un elicottero e un blindato che viene schierato a favore della pace, per contrastare il T-Rex.

    Lo staff dei Dino Rangers renderà l’esposizione un vero e proprio spettacolo, aiutando il pubblico a conoscere la storia dei primi dominatori della Terra e incitando i più piccoli ad organizzarsi per salvare il genere umano.

    Messa al sicuro la città, i bambini potranno riposarsi nell’area gioco diventando provetti paleontologi alla ricerca dei fossili di dinosauro o disegnando il loro dinosauro preferito.

    Nel percorso tanti gli spunti didattici e culturali, con reperti fossili originali e un’area dedicata alla teoria sull’estinzione dei grandi rettili, in collaborazione con il partner scientifico INAF – Istituto Nazionale di Astrofisica, principale Ente di Ricerca italiano per lo studio dell’Universo.

    La mostra evento è prodotta da Next Exhibition, in collaborazione con Associazione Culturale Dreams. Con il patrocinio di Città Metropolitana di Torino, nell’ambito del Progetto #casa TO2025, promosso da Comitato Organizzatore dei Giochi Mondiali Universiadi Invernali Torino 2025. Un’unione di forze per offrire ai torinesi un’occasione di svago estivo per tutta la famiglia nel cuore della città, in una location facilmente raggiungibile sia in auto – con ampio parcheggio – che con i mezzi pubblici.
    Media partners: Turismo Torino e provincia, Federalberghi, FreeCards e Radio Grp. Partner tecnico: Dynit.

    GIORNI E ORARI DI APERTURA
    ________________________________________________________________
    La mostra sarà aperta nei
    seguenti orari:

    • da mercoledì a domenica 10 – 19
    • lunedì e martedì chiuso
      Ultimo ingresso consentito in mostra un’ora prima
      dell’orario di chiusura.

    In caso di aperture speciali,
    gli orari saranno tempestivamente
    comunicati sui canali ufficiali:
    sito www.dinolive.it
    FB @ /dinosaurstorino
    IG@ dinosaurs.park 

    PREZZI BIGLIETTI
    _________________________________________________________________
    Intero:

    •  11,70 euro on-line
    • 10,50 euro box office

    Ridotto (under 12 anni, over 65 anni, partner convenzionati, studenti universitari, disabili):

    • 9,70 euro on-line
    • 8,50 euro box office

    Ridotto gruppi e centri estivi (minimo 15 persone):

    • 7,70 euro on-line
    • 6,50 euro box office

    Omaggio:

    • under 6 anni
    • accompagnatori disabili (ove previsto da certificato)

    MODALITÀ ACQUISTO BIGLIETTI
    _________________________________________________________________
    La prevendita biglietti è aperta con il circuito Ticket One da venerdì 16 giugno alle ore 15.
    Biglietti in vendita anche presso la biglietteria di “DINOSAURS LIVE City Invasion” nei giorni e negli orari di regolare apertura della mostra.

    Info e prenotazione gruppi scrivendo all’indirizzo e-mail info@dinolive.it

  • A grande richiesta
    PROROGATA

    Mostra
    VAN GOGH
    EXPERIENCE

    Fino al 10 settembre
    Citroniera di Ponente
    Palazzina di Caccia di Stupinigi
    Piazza Principe Amedeo 7 – Nichelino (TO)

    Dopo aver registrato oltre 35.000
    presenze in meno di tre mesi
    e costante apprezzamento da
    parte del pubblico, la mostra
    VAN GOGH EXPERIENCE
    viene prorogata
    fino al 10 settembre.

    In arrivo quindi un’estate
    di grandi emozioni
    con la mostra multimediale
    che abbraccia il visitatore
    conducendolo nella vita,
    nelle suggestioni, nelle opere
    dell’artista più amato
    di tutti i tempi.

    Una produzione internazionale
    a cura di Next Exhibition,
    in collaborazione con
    Associazione Culturale Dreams
    e con il patrocinio di
    Città Metropolitana di Torino.

    Videomapping,
    virtual reality,
    ricostruzione di ambienti,
    selfie opportunities,
    per l’esperienza multisensoriale
    che sta appassionando
    tutta la famiglia.

     

    ABOUT
    ___________________________________________________________________________
    VAN GOGH EXPERIENCE, la mostra multimediale che abbraccia il visitatore in una nuova
    esperienza multisensoriale, ha registrato dalla sua apertura il 18 marzo scorso oltre 35.000 ingressi. Un successo tale da convincere gli organizzatori a posticipare la chiusura dell’esposizione, che sarà quindi visitabile fino a domenica 10 settembre.

    Il viaggio nel mondo di Van Gogh sta entusiasmando il pubblico, proveniente da Italia ed estero (soprattutto Francia e Spagna) per la sua moderna forma d’espressione tecnologica e per la sorprendente originalità, capace di attirare e coinvolgere un target d’età eterogeneo.

    Il percorso inizia con la conoscenza della vita dell’artista, con la sua timeline, per far conoscere i fatti più salienti che hanno condizionato la sua vita e la sua pittura.
    A seguire l’immersione nei suoi pensieri geniali e folli: in un’area di oltre duecento metri quadri ogni superficie prende vita e diventa arte, avvolgendo a 360 gradi il visitatore in un viaggio a tinte scure, ricco di pathos e drammaticità, a far comprendere il tormento interiore di Van Gogh, il senso dei suoi pensieri e i suoi stati d’animo.
    Il video, della durata di venti minuti circa, viene proposto in loop ed è possibile visionarlo più volte, da diversi punti di vista: in piedi o comodamente seduti sui pouf disseminati nella stanza, diventando parte integrante del quadro scenico. Mentre la colonna sonora di musica classica avvolge l’osservatore, esaltando ancora di più l’emotività dell’esperienza.

    Dopo la discesa negli inferi dell’anima dell’artista, nel blu profondo de “La Notte Stellata”, la risalita verso la luce, verso i colori e quel giallo vivo che tanto amiamo nell’arte di Van Gogh.
    Presenti in mostra tre scenari, ideali come selfie opportunities per il pubblico: il campo di grano, i girasoli e la camera di Van Gogh. Centinaia sono stati gli scatti che i visitatori hanno condiviso sui social ufficiali della mostra.

    L’esposizione prosegue con la sezione di virtual reality (facoltativa e con biglietto accessorio del costo di tre euro) che consente al visitatore, indossato l’oculus di ultima generazione, di vedere con gli occhi di Van Gogh, intento ad osservare il mondo e a trarre ispirazione dai paesaggi a lui più famigliari per le sue opere. Area di successo soprattutto tra i più giovani che hanno dimostrato di apprezzare anche la sala video (dove, in collaborazione con la piattaforma Eduflix, il critico e storico dell’arte Flavio Caroli racconta il rapporto tra Van Gogh e i colori) e la sala didattica, dove dar libero sfogo al proprio estro creativo.

    E infine il bookshop che sta registrando gli incassi più alti di sempre tra le mostre organizzate a Torino da Next Exhibition, ulteriore dimostrazione del sempre grande amore del pubblico nei confronti di Van Gogh.

     

    GIORNI E ORARI DI APERTURA
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    La mostra è aperta:
    dal Martedì al Venerdì 10:00 – 18:00
    Sabato, Domenica e Festivi 10:00 – 19:00
    Lunedì chiuso
    Ultimo ingresso consentito in mostra un’ora prima dell’orario di chiusura.

    APERTURE SPECIALI:
    – lunedì 14 dalle 10 alle 18
    – martedì 15 agosto, dalle 10 alle 19

    I social della mostra:
    FB/ VanGoghExperienceTorino
    IG/ vangogh_experience
    www.vangoghexperience.it

     

    PREZZI BIGLIETTI
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    Dal martedì al venerdì:

    • intero: 15,70 euro on-line; 14,50 euro box office
    • ridotto: 13,70 euro on-line; 12,50 euro box office

    Sabato, domenica e festivi:

    • intero: 17,70 euro on-line; 16,50 euro box office
    • ridotto: 15,70 euro on-line; 14,50 euro box office

    Ridotto gruppi/cral (minimo 15 persone): 11,70 euro on-line; 10,50 euro box office.

    Ridotto scuole (minimo 15 alunni): 9,70 euro on-line; 8,50 euro box office.

    Ridotto Palazzina (per chi visita anche l’esposizione permanente alla Palazzina di Caccia di Stupinigi):
    10,50 euro, acquistabile solo al box office

    Open (visitare la mostra in un giorno di apertura, senza decidere la data precisa al momento dell’acquisto; ideale nel caso si regali il biglietto per la mostra): 18,70 euro on-line; 17,50 euro boxoffice.

    I bambini al di sotto dei 6 anni entrano gratuitamente.

     

    MODALITÀ ACQUISTO BIGLIETTI e INFOLINE
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    La prevendita biglietti è attiva con il circuito Ticket One.
    Biglietti in vendita anche presso il botteghino della Citroniera di Ponente della Palazzina di Caccia di Stupinigi nei giorni e negli orari di regolare apertura della mostra.

    Per maggiori informazioni è attivo il numero 375/5475033 nei seguenti orari:

    • dal martedì al venerdì dalle 10 alle 18
    • sabato, domenica e festivi dalle 10 alle 19
      oppure è possibile scrivere all’indirizzo e-mail info@vangoghexperience.it
  • Dal 6 aprile al 16 luglio 2023

    Peter Hince
    QUEEN EXPERIENCE
    fotografie, video, cimeli, rarità
    Archivio di Stato
    Piazza Castello 209 – Piazzetta Mollino
    giovedì e venerdì dalle 14.30 alle 18.30
    sabato e domenica dalle 11 alle 19

    Dopo il successo della mostra dedicata agli scatti di Steve Schapiro a Davide Bowie, Radar, Extramuseum e Le Nozze di Figaro propongono negli spazi dell’Archivio di Stato di Torino, dal 6 aprile al 16 luglio, una nuova esposizione fra grande fotografia e storia della musica. 

    Con la curatela di Ono Arte in collaborazione con Blu&Blu Network la mostra “Queen Experience | Peter Hince” racconta, attraverso le fotografie del road manager della band – Peter Hince appunto – e una ricca selezione di memorabilia, lo straordinario percorso umano e professionale dei Queen e del suo carismatico frontman Freddie Mercury

    Grazie alla fortuna d’aver lavorato per una delle più famose fabbriche di hit musicali degli anni Settanta e Ottanta, Ratty – come era soprannominato Hince – ha potuto avere accesso, sia professionale sia privato, ai momenti salienti che hanno contraddistinto la band di Bohemian Rhapsody riuscendo a fermare nel tempo e a rendere eterni i suoi memorabili scatti.

    Il sodalizio tra Hince e i Queen inizia nel 1975, quando la band si stava apprestando a registrare A Night at the Opera. Peter era il responsabile di strumenti e soundcheck che doveva vigilare affinché la performance della band sul palco filasse come da copione; presto si guadagnò la fiducia di Freddie, Brian, John e Roger. Hince inizia a scattare fotografie ai Queen a partire dal 1976, quando ormai la band aveva raggiunto l’apice del proprio successo mondiale, e continua fino al 1986, con una parentesi di ulteriori due anni in cui Peter avrebbe immortalato solo Mercury. 

    In virtù dello stretto rapporto personale esistente tra Hince e Freddie Mercury la mostra ha un particolare focus sul leader della band. Tra gli scatti di Hince emergono certamente alcune tra le immagini più iconiche del cantante, catturate in studio di registrazione, sul set dei video musicali più trasmessi nel mondo o su quello fotografico, dove Hince ha immortalato Freddie abbigliato come una vera regina.

    Freddie e i Queen hanno dovuto superare una serie di ostacoli e barriere, sia personali sia professionali, per raggiungere il loro enorme successo internazionale. Non hanno mai seguito le tendenze, ma hanno sempre creduto in loro stessi e nella loro musica in evoluzione, indipendentemente dalle critiche e dai mutamenti. Come Freddie spesso ripeteva: “Quality and style will always shine through – darling”. 

    E se le fotografie di Hince ci offrono uno spaccato unico e d un accesso privilegiato alla band, la carriera dei Queen nella mostra è documentata nel dettaglio da un ricco allestimento che include gli oggetti provenienti dalla raccolta personale di Niccolò Chimenti, uno dei maggiori collezionisti europei dell’universo Queen.

    La mostra, quindi, non rappresenta soltanto un inedito viaggio fotografico attraverso i momenti più importanti della band, ma una vera e propria esperienza impreziosita da memorabilia, dischi, poster, strumenti musicali, abiti ed accessori, documenti, rarità e cimeli originali appartenuti ai membri della band (dall’asta del microfono di Mercury, ai costumi per il video di Radio Gaga e molto altro). E ancora, a concludere il percorso espositivo i visitatori avranno accesso a una sala video in cui verranno proiettati rari spezzoni dei principali concerti internazionali della band.

    “Queen Experience | Peter Hince” si compone di 71 immagini del fotografo londinese, alcune delle quali esposte in anteprima internazionale, e di oltre un centinaio di cimeli, memorabilia, oggetti e documenti vari, tutti rigorosamente originali.

    A 50 anni dall’uscita del primo disco, l’omonimo Queen, l’esposizione rappresenta un’occasione unica per i fan di scoprire aspetti e dettagli inediti sul gruppo e per il grande pubblico di ampliare la propria conoscenza sulla band che ha rivoluzionato la musica degli ultimi 50 anni e che ancora oggi riesce ad essere straordinariamente attuale.

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    La mostra è organizzata da Radar, Extramuseum e Le Nozze di Figaro, con la curatela di Ono Arte e la collaborazione dell’Archivio di Stato di Torino e di Blu&Blu Network. 

    Con il patrocinio della Regione Piemonte e la media partnership di GRP Radio.

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    Archivio di Stato
    Piazza Castello 209 – Piazzetta Mollino.
    Torino

    Dal 6 aprile al 16 luglio 2023
    giovedì e venerdì dalle 14.30 alle 18.30
    sabato e domenica dalle 11 alle 19
    ultimo ingresso un’ora prima della chiusura

     

    Aperture speciali dalle 11 alle 19
    da giovedì 6 a lunedì 10 aprile (Pasqua)
    martedì 25 aprile
    lunedì 1° maggio
    giovedì 2 giugno
    mercoledì 24 giugno
    Biglietteria:
    intero 12 euro | ridotto 9 euro
    gratuito per i possessori di Abbonamento Musei Piemonte e Valle d’Aosta
    riduzioni: Under 18, Over 65, tesserati AICS, possessori di abbonamenti annuali o plurimensili GTT, iscritti Lega COOP, soci F Feltrinelli

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    Info
    www.associazioneradar.it  
    Tel. 011 535529 info@extramuseum.it
  • AGENDA APPUNTAMENTI FONDAZIONE TORINO MUSEI

    7 – 13 aprile 2023

    SABATO  8 APRILE 

    Sabato 8 aprile ore 16.30
    VELLUTI, RICAMI, LAMPASSI, BANYAN E MARSINE DALLA COLLEZIONE DI PALAZZO MADAMA
    Palazzo Madama – visita guidata tematica
    Un viaggio fra le sete, i ricami, i damaschi e i velluti cesellati di Palazzo Madama per percorrere la complessa evoluzione della produzione tessile: dai tessuti copti ai costosi velluti rinascimentali di produzione italiana, dai ricami di Caterina Cantona, una fra le poche ricamatrici donne attive in Italia fra Cinque e Seicento, alle complesse sete lionesi del Settecento che si imposero in tutta Europa per i loro innovativi disegni e le loro inimitabili lavorazione. Parallelamente si analizzano i cambiamenti nella moda, da un raro giuppone maschile di sicura provenienza dalla corte dei Savoia, a un banyan confezionato in seta cinese sino ad un iconico abito degli anni 20, simbolo e immagine di una visione di donna e di una nuova società.
    Costo: 6 € per il percorso guidato + biglietto di ingresso al museo secondo tariffe (gratuito con Abbonamento Musei e Torino Piemonte Card).
    Info e prenotazioni: t. 011 5211788 (lun-dom 9 – 17.30); prenotazioniftm@arteintorino.com

     

    DOMENICA 9 E LUNEDI 10 APRILE

    Domenica 9 e lunedì 10 aprile
    PASQUA E PASQUETTA
    Orario prolungato alla GAM, al MAO e a Palazzo Madama fino alle ore 19 (con chiusura biglietterie alle ore 18)

     

    Le mostre alla GAM:

    VIAGGIO AL TERMINE DELLA STATUARIA. Scultura italiana 1940-1980 dalle Collezioni GAM
    OTTOCENTO. Collezioni GAM dall’Unità d’Italia all’alba del Novecento MICHAEL SNOW (In VideotecaGAM)

     

    Le mostre al MAO:

    BUDDHA10
    LUSTRO E LUSSO DALLA SPAGNA ISLAMICA
    MONOGATARI (t-space X MAO)

     

    Le mostre a Palazzo Madama:

    I COLORI DELLA LIBERTÀ
    LE CHIAVI DELLA CITTÀ NEI CAPOLAVORI DI PALAZZO MADAMA

     

     

    MERCOLEDI 12 APRILE

    Mercoledì 12 aprile ore 16.30
    IL GIARDINO MEDIEVALE “ANNI 2000”: PIANTE E TECNICHE PER UN GIARDINO SOSTENIBILE
    Palazzo Madama – nuovo ciclo di incontri nel Giardino Botanico Medievale a cura di Edoardo Santoro
    Dal 12 aprile al 7 giugno 2023, nel Giardino Botanico Medievale di Palazzo Madama, prende avvio il nuovo ciclo di appuntamenti Il Giardino Medievale “anni 2000”: piante e tecniche per un giardino sostenibile, a cura dell’agronomo Edoardo Santoro, volto ad approfondire i temi della coltivazione e gestione delle piante con l’occhio di un giardiniere attento alla sostenibilità e ai metodi naturali, in un giardino storico nel centro cittadino. La pianta giusta al posto giusto e l’applicazione corretta delle tecniche di coltivazione sono il punto di partenza per realizzare e mantenere uno spazio verde di città o di campagna, che possa dare soddisfazioni dodici mesi all’anno con piante sane, fiorite e produttive.

    Sei appuntamenti in giardino da aprile a giugno, durante i quali a momenti di osservazione delle piante si alternano dimostrazioni pratiche di tecniche di facile applicazione: dalle piante selvatiche con le loro strategie di naturalizzazione alle fioriture che attirano insetti e organismi utili per un ambiente “biodiverso”; dal mondo sotterraneo dove le piante affondano le radici alle condizioni di sole, ombra, pioggia e siccità che si alternano bruscamente nel corso delle stagioni. Il Giardino Botanico Medievale di Palazzo Madama, grazie alla grande adattabilità delle piante coltivate, unita alla maggiore attenzione per l’ambiente, è luogo ideale per mostrare, condividere e divulgare una cultura del verde sana e sostenibile. 

    Il programma

    Mercoledì 12 aprile ore 16.30Piante. Selvatico è bello
    La naturalizzazione degli spazi ha un ruolo sempre più importante per comprendere meglio come favorire l’insediamento di piante in luoghi naturali o antropici. Le specie botaniche sono tra le più resistenti e adatte a svolgere questo ruolo anche in un piccolo giardino o terrazzo, dove risulta ancora più interessante scoprire le strategie di sopravvivenza e moltiplicazione delle selvatiche.

    Mercoledì 26 aprile ore 16.30: Tecniche. Compost, fertilizzanti o concimi?

    Mercoledì 10 maggio ore 16.30: Piante. Fiori e impollinatori

    Giovedì 18 (nell’ambito dell’ICOM DAY) e mercoledì 24 maggio ore 16.30: Tecniche. Il clima, l’acqua e l’influenza sulla cura delle piante

    Mercoledì 7 giugno ore 16.30: Piante. Verdi e contente

    Costo: 5€ ingresso in giardino (gratuito Abbonati Musei) + 5€ ogni incontro
    Durata: 1 ora
    Info e prenotazioni: tel. 011 4429629; e-mail: madamadidattica@fondazionetorinomusei.it
    Prenotazione consigliata
    Mercoledì 12 aprile ore 17
    TEXTILES ARE BACK. RADICI
    Palazzo Madama – conferenza con Maria Paola Ruffino, conservatore Palazzo Madama
    L’arte della tessitura affonda le proprie radici nella preistoria. Lino e lana sono i materiali di più antica lavorazione in Europa, mentre la seta rimase per molti secoli un segreto ben protetto dalla Cina. I tessuti serici portarono nuove tecniche dall’Oriente e, finalmente, dal XII-XIII secolo l’industria della seta prese avvio in Italia. Ebbe così inizio la grande stagione delle manifatture italiane, i cui velluti operati e damaschi furono i tessuti più costosi e richiesti da ogni corte d’Europa.
    Ingresso libero
    Prenotazione consigliata: t. 011.4429629 (dal lun. al ven. 09.30 – 13.00; 14.00 – 16.00) oppure scrivere a madamadidattica@fondazionetorinomusei.it
     
     

    Theatrum Sabaudiae propone visite guidate in museo
    alle collezioni e alle mostre di Palazzo Madama, GAM e MAO.
    Per informazioni e prenotazioni: 011.52.11.788 – prenotazioniftm@arteintorino.com

     

    PASQUA, 25 APRILE E 1 MAGGIO ALLA FONDAZIONE TORINO MUSEI:
    APERTURE STRAORDINARIE E MOSTRE DA VISITARE
    Pasqua e Pasquetta orario prolungato di tutti e tre i musei fino alle 19 (con chiusura biglietterie alle 18)
    Apertura straordinaria lunedì 24 aprile e lunedì 1 maggio per GAM e MAO
    Festa della Liberazione, 25 aprile, ingresso a tariffa speciale a € 1 per le collezioni permanenti e mostre
    collegate + € 1 per le due mostre temporanee
    Buddha 10 al MAO e Viaggio al termine della statuaria alla GAM

    Durante le festività di Pasqua, del ponte della Festa della Liberazione e della Festa dei Lavoratori la GAM, il MAO e Palazzo Madama saranno sempre aperti: l’occasione giusta per trascorrere le festività immersi nell’arte e nella bellezza e per visitare le mostre e le collezioni permanenti approfittando delle aperture straordinarie e delle tariffe speciali.

    ORARI E MOSTRE

    GAM – Galleria Civica d’Arte Moderna

    • Domenica 9 aprile Pasqua orario prolungato 10 – 19 – ultimo ingresso ore 18
    • Lunedì 10 aprile Pasquetta orario prolungato 10 – 19 – ultimo ingresso ore 18
    • Lunedì 24 aprile aperto 10 – 18
    • Martedì 25 aprile Festa della Liberazione 10 – 18 – ingresso a tariffa speciale a € 1 per le collezioni permanenti e mostre collegate + € 1 per la mostra temporanea Viaggio al termine della statuaria
    • Lunedì 1° maggio Festa dei lavoratori 10 – 18

    La biglietteria chiude un’ora prima

     

    Mostre in corso

    • VIAGGIO AL TERMINE DELLA STATUARIA. Scultura italiana 1940-1980 dalle Collezioni GAM
    • OTTOCENTO. Collezioni GAM dall’Unità d’Italia all’alba del Novecento
    • MICHAEL SNOW (In VideotecaGAM)

    MAO Museo d’Arte Orientale

    • Domenica 9 aprile Pasqua orario prolungato 10 – 19 – ultimo ingresso ore 18
    • Lunedì 10 aprile Pasquetta orario prolungato 10 – 19 – ultimo ingresso ore 18
    • Lunedì 24 aprile aperto 10 – 18
    • Martedì 25 aprile Festa della Liberazione 10 – 18 – ingresso a tariffa speciale a € 1 per le collezioni permanenti e mostre collegate + € 1 per la mostra temporanea Buddha 10
    • Lunedì 1° maggio Festa dei lavoratori 10 – 18
      La biglietteria chiude un’ora prima

    Mostre in corso

    • BUDDHA 10
    • LUSTRO E LUSSO DALLA SPAGNA ISLAMICA
    • MONOGATARI (t-space X MAO)

    Palazzo Madama – Museo Civico d’Arte Antica

    • Domenica 9 aprile Pasqua orario prolungato 10 – 19 – ultimo ingresso ore 18
    • Lunedì 10 aprile Pasquetta orario prolungato 10 – 19 – ultimo ingresso ore 18
    • Lunedì 24 aprile aperto 10 – 18
    • Martedì 25 aprile Festa della Liberazione 10 – 18 – ingresso a tariffa speciale a € 1 per le collezioni permanenti e mostre collegate
    • Lunedì 1° maggio Festa dei lavoratori 10 – 18
      La biglietteria chiude un’ora prima

    Mostre in corso

    • I COLORI DELLA LIBERTÀ
    • LE CHIAVI DELLA CITTÀ NEI CAPOLAVORI DI PALAZZO MADAMA (fino al 10 aprile)

     

     

    IL GIARDINO MEDIEVALE “ANNI 2000”:
    PIANTE E TECNICHE PER UN GIARDINO SOSTENIBILE

    Ciclo di incontri nel Giardino Botanico Medievale
    con il curatore botanico Edoardo Santoro

    12 aprile – 7 giugno 2023
    ore 16.30
    Palazzo Madama – Museo Civico d’Arte Antica
    Piazza Castello, Torino

     

    Dal 12 aprile al 7 giugno 2023, nel Giardino Botanico Medievale di Palazzo Madama, prende avvio il nuovo ciclo di appuntamenti Il Giardino Medievale “anni 2000”: piante e tecniche per un giardino sostenibile, a cura di Edoardo Santoro, volto ad approfondire i temi della coltivazione e gestione delle piante con l’occhio di un giardiniere attento alla sostenibilità e ai metodi naturali, in un giardino storico nel
    centro cittadino.

    La pianta giusta al posto giusto e l’applicazione corretta delle tecniche di coltivazione sono il punto di partenza per realizzare e mantenere uno spazio verde di città o di campagna, che possa dare soddisfazioni dodici mesi all’anno con piante sane, fiorite e produttive.

    Sei appuntamenti in giardino da aprile a giugno, durante i quali a momenti di osservazione delle piante si alternano dimostrazioni pratiche di tecniche di facile applicazione: dalle piante selvatiche con le loro strategie di naturalizzazione alle fioriture che attirano insetti e organismi utili per un ambiente “biodiverso”; dal mondo sotterraneo dove le piante affondano le radici alle condizioni di sole, ombra,
    pioggia e siccità che si alternano bruscamente nel corso delle stagioni. Il Giardino Botanico Medievale di Palazzo Madama, grazie alla grande adattabilità delle piante coltivate, unita alla maggiore attenzione per l’ambiente, è luogo ideale per mostrare, condividere e divulgare una cultura del verde sana e sostenibile.

    Il programma

    Mercoledì 12 aprile ore 16.30: Piante. Selvatico è bello
    La naturalizzazione degli spazi ha un ruolo sempre più importante per comprendere meglio come favorire l’insediamento di piante in luoghi naturali o antropici. Le specie botaniche sono tra le più resistenti e adatte a svolgere questo ruolo anche in un piccolo giardino o terrazzo, dove risulta ancora più interessante scoprire le strategie di sopravvivenza e moltiplicazione delle selvatiche.

    Mercoledì 26 aprile ore 16.30: Tecniche. Compost, fertilizzanti o concimi?
    Quanto avviene sottoterra non lo vediamo, ma possiamo comprendere l’importanza di un suolo salubre, ricco e fertile, in grado di supportare la crescita delle piante. In un piccolo giardino il compost è fonte di nutrimento per tutti gli organismi che vivono nella terra oltre che per le radici; cosa e come si può compostare? In quali altri modi è possibile intervenire quando non si ha a disposizione il compost?

    Mercoledì 10 maggio ore 16.30: Piante. Fiori e impollinatori
    Insetti utili e piante che aiutano piante e fioriture da apprezzare non solo per colori e profumi, ma anche per il ruolo che svolgono nel rendere equilibrato uno spazio verde. Il tema degli organismi utili ci porta a capire meglio l’azione di insetti come api e coccinelle e a comprendere il ruolo degli organismi nocivi, per rendere le piante più forti a superare le difficoltà.

    Giovedì 18 (nell’ambito dell’ICOM DAY) e mercoledì 24 maggio ore 16.30: Tecniche. Il clima, l’acqua e l’influenza sulla cura delle piante
    Come si adattano le piante ai cambiamenti climatici e come possiamo intervenire per favorire una crescita equilibrata in un ambiente (giardino o terrazzo), nel quale è fondamentale coltivare piante adattabili a condizioni quali troppa acqua o troppo poca, eccesso di caldo o di gelo? È la natura circostante che ci può fare da guida, ma anche le ricerche in campo floristico e agricolo apportano nozioni utili per applicare tecniche corrette e scegliere
    piante robuste.

    Mercoledì 7 giugno ore 16.30: Piante. Verdi e contente
    Per molte piante il periodo estivo coincide con un riposo parziale e un blocco della crescita, che spesso comporta una minore fioritura. Per avere un giardino sempre vivace e allegro risulta fondamentale l’apporto del fogliame, i cui colori, forme e tonalità aiutano ad avere spazi pieni e apprezzare portamenti e caratteristiche ornamentali diverse dal fiore. Piante aromatiche, officinali ed erbacee perenni sono le migliori per raggiungere questi obiettivi in abbinamento ad alcuni fiori stagionali.

    Costo: 5€ ingresso in giardino (gratuito Abbonati Musei) + 5€ ogni incontro
    Durata: 1 ora
    Info e prenotazioni: tel. 011 4429629; e-mail: madamadidattica@fondazionetorinomusei.it
    Prenotazione consigliata

  • TORINO | MUSEI REALI | SALE CHIABLESE
    DAL 17 MARZO AL 16 LUGLIO 2023

     

    RUTH ORKIN
    UNA NUOVA SCOPERTA

     

    La mostra presenta 156 fotografie che ripercorrono la traiettoria di una delle più grandi fotoreporter del Novecento

     

     A cura di Anne Morin

     

    Dal 17 marzo al 16 luglio 2023, le Sale Chiablese dei Musei Reali di Torino ospitano la più vasta antologica mai organizzata in Italia di Ruth Orkin (Boston 1921 – New York 1985), fotoreporter, fotografa e regista statunitense, tra le più rilevanti del XX secolo.

    L’esposizione dal titolo RUTH ORKIN. Una nuova scoperta, curata da Anne Morin, organizzata da di Chroma, prodotta dalla Società Ares srl con i Musei Reali e il patrocinio del Comune di Torino, riunisce 156 fotografie, la maggior parte delle quali originali, che ripercorrono la traiettoria di una delle personalità più importanti della fotografia del XX secolo, in particolare tra il 1939 e la fine degli anni Sessanta, attraverso alcune opere capitali come VE-Day, Jimmy racconta una storia, American Girl in Italy, uno dei suoi scatti più iconici della storia della fotografia, i ritratti di personalità quali Robert Capa, Albert Einstein, Marlon Brando, Orson Welles, Lauren Bacall, Vittorio De Sica, Woody Allen e altri.

    “Come curatore e storico della fotografia – afferma Anne Morin -, mi è sempre sembrato che il lavoro di Ruth Orkin non abbia ricevuto il riconoscimento che merita. Eppure, se questa fotografa ha un destino affascinante, il suo lavoro lo è altrettanto. Questa mostra si propone di rivisitare il lavoro della donna che voleva essere una regista e che, a causa delle circostanze, essendo un mondo cinematografico maschile, ha dovuto trovare il suo posto altrove. Non ha rinunciato al suo sogno, ma lo ha affrontato in modo diverso, creando un linguaggio singolare, estremamente ricco e nuovo attraverso la fotografia. Il lavoro fotografico di Ruth Orkin riguarda le immagini, il cinema, le storie e, in definitiva, la vita. Questa mostra è l’affermazione definitiva del lavoro di questa giovane donna che ha reinventato un altro tipo di fotografia”.

    “Dopo il grande successo di Vivian Maier – dichiara Edoardo Accattino, Amministratore Ares srl -, portiamo a Torino una nuova mostra, dedicata a Ruth Orkin, fotografa elegante e sofisticata. La più ampia antologia mai realizzata su una delle firme più importanti del XX secolo, la cui opera è ancora oggi poco nota. Per questo, abbiamo voluto creare un percorso coinvolgente che accompagnerà i visitatori a scoprire e conoscere un’artista sensibile, la cui straordinaria opera affascinerà il pubblico torinese”.

    “L’esposizione monografica su Ruth Orkin – sostiene Enrica Pagella, Direttrice dei Musei Reali-continua la serie di mostre dedicate alla fotografia quale cifra identitaria delle Sale Chiablese, spazio che i Musei Reali riservano soprattutto alle arti contemporanee e alla riflessione sui mezzi di comunicazione che hanno contribuito a mutare il volto della storia e della società. Dopo Vivian Maier. Inedita e Focus on Future.  14 fotografi per l’Agenda ONU 2030, questa antologica restituisce una riflessione attenta ai diversi linguaggi che hanno condotto l’artista ad accreditarsi e a distinguersi nel panorama della fotografia mondiale, attestando il primato e la visionarietà di uno sguardo ancora da approfondire, fedele alla narrazione di un’epoca in cui l’affermazione di genere era una conquista lontana, anche in ambito artistico”.

    La mostra affronta il suo lavoro da una prospettiva completamente nuova, all’incrocio tra l’immagine fissa e l’immagine in movimento. Affascinata dal cinema, Ruth Orkin sognava infatti di diventare una regista, grazie anche all’influenza della madre, Mary Ruby, attrice di film muti, che la portò a frequentare le quinte della Hollywood degli anni Venti e Trenta del Novecento. Nella prima metà del secolo scorso, tuttavia, per una donna la strada per intraprendere questa carriera era disseminata di ostacoli. Ruth Orkin dovette quindi rinunciare al sogno di diventare cineastao perlomeno dovette reinventarlo e trasformarlo; complice il regalo della sua prima macchina fotografica, una Univex da 39 centesimi, si avvicinò alla fotografia, ma senza mai trascurare il fascino del cinema.

    Proprio l’appuntamento mancato con la sua vocazione, la costringerà a inventare un linguaggio alla confluenza tra queste due arti sorelle, tra l’immagine fissa e l’illusione dell’immagine in movimento, un linguaggio che induceva una corrispondenza costante tra due temporalità non parallele. Attraverso un’analisi molto specifica dell’opera di Orkin, la rassegna permette di capire i meccanismi messi in atto per evocare il fantasma del cinema nel suo lavoro. Come avviene nel suo primo Road Movie del 1939, quando attraversò in bicicletta gli Stati Uniti da Los Angeles a New York. In quell’occasione, Ruth Orkin tenne un diario che diventò una sequenza cinematografica, un reportage che raccontava questo viaggio e la cui linearità temporale si svolge in ordine cronologico. Ispirandosi ai taccuini e agli album in cui la madre documentava le riprese dei suoi film, e utilizzando lo stesso tipo di didascalie scritte a mano, l’artista inseriva l’immagine fotografica in una narrazione che riprendeva lo schema della progressione cinematografica, come se le fotografie fossero immagini fisse di un film mai girato e di cui vengono esposte 22 pagine.

    Il percorso propone inoltre lavori come I giocatori di carte o Jimmy racconta una storia, del 1947, in cui Ruth Orkin usa la macchina fotografica per filmare, o meglio, per fissare dei momenti, lasciando allo sguardo dello spettatore il compito di comporre la scena e riprodurre il movimento, ma anche le immagini e il film Little fugitive (1953), candidato al Premio Oscar per la migliore storia cinematografica e vincitore del Leone d’argento alla Mostra del Cinema di Venezia, che racconta la storia di un bambino di sette anni di nome Joey (Richie Andrusco) che fugge a Coney Island dopo essere stato indotto con l’inganno a credere di aver ucciso suo fratello maggiore Lennie e che François Truffaut riteneva di fondamentale importanza per la nascita della Nouvelle vague.

    Nei primi anni Quaranta, Ruth Orkin si trasferisce a New York, dove diventa membro della Photo League, cooperativa di fotografi newyorkesi, e instaura prestigiose collaborazioni con importanti riviste, tanto da diventare una delle firme femminili del momento.

    È in questo periodo che realizza alcuni degli scatti più interessanti della sua carriera. Con Dall’alto Orkin cattura perpendicolarmente da una finestra gli avvenimenti che si svolgono per strada, riprendendo alcune persone del tutto ignare di essere oggetto del suo sguardo fotografico: un gruppo di signore che danno da mangiare ai gatti di strada; un padre che, acquistata una fetta di anguria, la porge alla figlia davanti al chiosco del venditore ambulante; due poliziotti che fanno cordone attorno a un materasso logoro abbandonato per strada; due bambine che giocano a farsi volteggiare l’un l’altra; un gruppo di marinai che incedono speditamente e che divengono riconoscibili per i loro cappelli che si stagliano come dischi bianchi sul fondale grigio dell’asfalto.

    A molti anni di distanza, tornò a questo genere di scatti: da una finestra con vista Central Park, l’artista riproponeva lo stesso gesto e la stessa inquadratura, nelle diverse stagioni, registrando la fisionomia degli alberi, la tonalità delle loro foglie: il soggetto è proprio il tempo e il suo scorrere, sotto forma di una sequenza che parla dell’elasticità del tempo filmico.

    La mostra darà poi conto del reportage per la rivista LIFE, realizzato nel 1951 in Israele a seguito della Israeli Philarmonic Orchestra e del viaggio compiuto in Italia, visitando Venezia, Roma e Firenze, città dove incontra Nina Lee Craig, una studentessa americana, alla quale chiede di farle da modella per un servizio volto a narrare per immagini l’esperienza di una donna che viaggia da sola in un paese straniero e che divenne soggetto di American Girl in Italy, una delle sue fotografie più iconiche e più famose della storia della fotografia; la scena che immortala Nina Lee Craig passeggiare per le strade di Firenze tra un gruppo di uomini che ammiccano al suo passaggio, riesce a ispirare a Ruth Orkin la foto-racconto che cercava da tempo.

    Accompagna la mostra un catalogo Skira.

     

    RUTH ORKIN. Una nuova scoperta
    Torino, Musei Reali | Sale Chiablese (Piazzetta Reale)
    17 marzo – 16 luglio 2023

    Informazioni: Tel. 338 169 1652

     

    Orari:
    • dal martedì al venerdì, dalle 10.00 alle 19.00
    • sabato e domenica, dalle 10.00 alle 21.00
    • (ultimo ingresso un’ora prima della chiusura)

    Biglietti:

    • Intero: € 15,00
    • Ridotto: € 13,00
    over 65, insegnanti, gruppi, possessori card (Feltrinelli, Mondadori, Arci, Aiace, Coop, Ikea, Fiaf), Dipendenti Comune di Torino, Città metropolitana di Torino e Regione Piemonte
    • Ridotto studenti: € 10,00 (ragazzi tra 18 e 25 anni, giornalisti non accreditati)
    • Ridotto ragazzi: € 6,00 (ragazzi tra 12 e 17 anni compiuti)
    • Pacchetto famiglia: fino a due adulti € 12,00 cad. e ogni ragazzo tra 12 e i 17 anni € 6,00 cad.
    • Gratuito: possessori dell’Abbonamento Musei Piemonte Valle d’Aosta, Torino+Piemonte card, bambini da 0 a 11 anni, persone con disabilità, dipendenti MiC, giornalisti in servizio previa richiesta di accredito all’indirizzo info@mostraruthorkin.it
    Visite guidate gruppi (tariffe biglietto e diritti di prenotazione escluse)
    visita guidata in italiano: € 90,00
    visita guidata per le scuole: € 90,00
    visita guidata + laboratorio per le scuole: € 130,00
    _________________________________________________________
    ANNE MORIN
    Curatrice della mostra

    Ruth Orkin. L’illusione del tempo*

    Creata nel 1936 e presieduta per la prima volta da King Vidor, la Directors Guild of America (DGA) è un’organizzazione sindacale di registi che ha per obiettivo la difesa dei diritti dei propri membri nell’industria cinematografica degli Stati Uniti. La cineasta Dorothy Arzner entrò a farne parte nel 1938 e rimase l’unica donna fino all’ingresso della collega Ida Lupino (1914-1995) nel 1966. Sin dall’inizio, il mondo del cinema americano non sembrava orientato alla parità dei sessi. Tanto nel mondo del cinema quanto in quello della fotografia, le donne erano chiamate a svolgere compiti minuziosi legati alla produzione, allo sviluppo dei negativi o al montaggio della pellicola, per certi versi affine al cucito. Pochissime accedevano alla sfera della creazione e della vera e propria cinematografia. Tra le eccezioni vanno ricordate Alice Guy (1873-1968),riconosciuta come la prima regista donna, Lois Weber (1879-1939), attrice, soprano e pianista, una delle più prolifiche registe del primo Novecento, Frances Marion (1888-1973), prima sceneggiatrice a essersi aggiudicata l’Oscar nel 1930 per l’adattamento di The Big House (Carcere), e Maya Deren (1917-1961), distintasi per il suo contributo alla ridefinizione del cinema sperimentale americano.

    Negli Stati Uniti della prima metà del Novecento, il percorso di un’aspirante regista si prospettava irto di ostacoli. Le donne si occupavano di alimentare l’industria dei sogni, non di crearla; di conseguenza, qualsiasi carriera dietro la macchina da presa era immancabilmente riservata agli uomini. Anche Ruth Orkin (Boston, 3 settembre 1921 – New York, 16 gennaio 1985) deve rinunciare al suo sogno di diventare cineasta, o quantomeno procrastinarlo e trasformarlo – ma forse sarà proprio questo scoglio a rendere il suo lavoro di fotografa tanto originale.

    Figlia di Mary Ruby, attrice del cinema muto, e di Samuel Orkin, fabbricante di barchette in legno, Ruth cresce dietro le quinte della Hollywood degli anni venti e trenta. A dieci anni riceve in regalo la sua prima macchina fotografica, una Univex da 39 centesimi, con la quale esegue i primi scatti. La sua vera passione, però, è l’immagine-movimento, il cinema. Per un certo periodo lavorerà alla Metro-Goldwyn-Mayer come fattorina, correndo alacremente da un dipartimento all’altro ma prendendosi comunque il tempo di osservare ciò che la circonda e assorbire molti degli insegnamenti che continuerà a mettere in atto nelle sue immagini fisse. Parallelamente, all’inizio degli anni quaranta, studierà fotogiornalismo al Los Angeles City College e lavorerà come fotoreporter per grandi riviste come “Life”, “Look” e “Ladies Home Journal”. Ma la fascinazione per il potere euristico del cinema emerge in filigrana in tutta l’opera di Orkin, e questo appuntamento mancato con la sua vocazione la stimolerà a inventare un linguaggio a cavallo tra i generi: un linguaggio che si colloca oltre l’immagine in movimento e prima di quella fissa, che stabilisce una correlazione costante tra le due temporalità non parallele. Queste linee segrete non smetteranno di influenzarsi reciprocamente, insinuandosi, confondendosi, aprendosi e ripiegandosi l’una sull’altra.

    In effetti, analizzando l’opera di Orkin fin dai suoi esordi, il fantasma del cinema appare in diverse forme: si intrufola nei piccoli interstizi del fotogramma e crea un doppio fondo nell’immagine in cui il flusso del movimento prende un suo ritmo. Una scintilla, una traccia che contiene in sé un “effetto filmico”, una durata simulata da un effetto speciale visibile. Dopotutto, il cinema non è l’arte del movimento realizzato a partire dalla fissità?

    Orkin ricorre costantemente a un processo di serialità e intermittenza in cui, in un modo o nell’altro, il tempo regna sovrano. Il meccanismo più elementare consiste semplicemente nell’accostare due figure simili o quasi identiche, ma sufficientemente diverse tra loro da non ingannare l’osservatore. Questo sdoppiamento serve a trasmettere un’idea di simultaneità attraverso una piccola pausa che crea l’illusione del movimento. Le due figure giustapposte declinano un gesto, ripetono una postura o un atteggiamento con un leggero sfalsamento. Tra di esse intercorre un breve intervallo di spazio all’interno del quale si colloca il tempo. Come nella successione di singole immagini utilizzata nell’animazione, l’unione di queste figure genera l’idea di moto e, di conseguenza, stabilisce una temporalità. 

    Questa stessa temporalità può essere distribuita su più immagini con un intervallo variabile. In quello che può definirsi il suo primo “road movie”, realizzato nel 1939 mentre attraversa gli Stati Uniti in bicicletta da Los Angeles a New York, Ruth Orkin tiene un diario che diviene una sequenza filmica in sé, una sorta di documentario la cui linearità temporale si dispiega secondo un ordine cronologico. Ispirandosi ai quaderni e agli album delle riprese che la madre Mary Ruby conservava dei propri film, e utilizzando lo stesso tipo di didascalie manoscritte, Orkin inserisce l’immagine fotografica in una sequenza narrativa che riprende lo schema della progressione cinematografica. Il tempo del racconto è quello della durata del viaggio. Anche in questo caso, Orkin frammenta la continuità e scandisce tale scissione con le immagini, fotogrammi del film mai girato. Ciò che conta, dirà Gilles Deleuze nel saggio L’immagine-movimento (1983),“è l’interstizio tra immagini, tra due immagini: una spaziatura che fa sì che ogni immagine si strappi al vuoto e vi ricada”. Uno spazio in cui l’immagine si fa flusso. L’idea è ripresa alla lettera nei sei fotogrammi della sequenza I giocatori di carte (The Card Players), o in Jimmy racconta una storia(Jimmy The Storyteller), del 1947. Orkin filma con la sua fotocamera e induce un’idea di scatto, di scansione ritmica, di frammentazione, facendo affidamento sullo sguardo dello spettatore per restituire il movimento alla stregua di uno zoo praxiscopio.

    Intorno al 1943, Orkin si trasferisce a New York, dove lavora come fotografa nei locali notturni, e più o meno nello stesso periodo aderisce alla Photo League. Le collaborazioni con le principali riviste si moltiplicano ed è a questo punto che la sua carriera decolla. Orkin diventa una delle firme femminili del momento. Nel 1951 segue la Israel Philharmonic Orchestra in Israele per conto della rivista “Life” e poche settimane dopo parte per l’Italia.

    A Firenze incontra Ninale e Craig, studentessa d’arte americana che diventa la protagonista della celebre foto Un’americana in Italia (An American Girl in Italy). Lo scatto faceva originariamente parte di una serie intitolata Non aver paura di viaggiare da sola (Don’t Be Afraid to Travel Alone), incentrata sulle esperienze che le due donne avevano vissuto viaggiando da sole nell’Europa del dopoguerra. Anche stavolta Orkin trae ispirazione da un genere che renderà la serie una delle più emblematiche della sua carriera. Il tema è infatti sviluppato sulla base del fotoromanzo, estremamente in voga in Italia alla fine degli anni quaranta. Apparsa nel 1947, questa nuova forma narrativa che abbina testo e illustrazioni fotografiche diviene il più grande successo editoriale del dopoguerra, sia in Italia che in Francia. Assimilabile al cinema muto nella costruzione e al fumetto nella sua formulazione, il fotoromanzo alimenta la macchina dei sogni che deve lavorare a pieno regime e far dimenticare gli orrori della guerra. Emblema della cultura di massa, segna l’inizio di una nuova era in cui la fotografia segue le orme del cinema e il tempo filmico si fonde in quello dello scatto fotografico.

    Ruth Orkin non esita a imboccare questa strada e inventa una sequenza estremamente teatrale, in cui la protagonista – attrice estemporanea –accentua la sua performance, che a tratti si fa persino caricaturale, per rendere chiara la storia raccontata e il filo conduttore della narrazione.

    Se le immagini di Orkin contengono intervalli di spazio che generano un’idea di continuità, gli intervalli di tempo a loro volta non sono meno rilevanti. Una delle ultime serie che l’artista riesce a realizzare è incentrata sullo scorrere del tempo. Scattando fotografie dalla sua finestra che affaccia su Central Park con lo stesso gesto e la stessa inquadratura, Orkin registra la fisionomia degli alberi e la tonalità delle foglie nel corso delle diverse stagioni, dando forma a una sequenza che esprime l’elasticità del tempo filmico. In fin dei conti, si può forse affermare che la sua opera risieda in questi intervalli da cui emerge un “fuori tempo” nascosto nell’ombra, e che la realtà che Ruth per tutta la vita ha cercato di cogliere agli angoli delle strade di Manhattan, alla Penn Station o sulle banchine di un porto si celi non dietro le apparenze, ma nelle ellissi temporali.

    ________________________________________________________

    ENRICA PAGELLA
    Direttrice Musei Reali

    L’esposizione monografica su Ruth Orkin prosegue il programma di mostre dedicate alla fotografia quale cifra identitaria delle Sale Chiablese, spazio che i Musei Reali riservano soprattutto alle arti contemporanee e ai mezzi di comunicazione che hanno contribuito a mutare il volto della storia e della società.

    La mostra restituisce una riflessione sui diversi linguaggi che hanno condotto Orkin ad accreditarsi e a distinguersi nel panorama della fotografia mondiale attraverso la narrazione di un’epoca in cui l’affermazione di genere era una difficile conquista. La sua produzione vive al confine tra cinema e fotografia, tecnica praticata sin dagli esordi giovanili, durante una sorta di road movie compiuto da Los Angeles a New York in bicicletta per raggiungere l’Esposizione Universale del 1939. A Los Angeles lavora come fattorina per la Metro-Goldwyn-Mayer, cercando di carpire ogni segreto del set, ma il sindacato dei direttori della fotografia non ammette le donne. Nel 1943 è impegnata nei locali notturni a New York, dove prendono avvio collaborazioni con le più importanti riviste dell’epoca e nel 1951, dopo un servizio per “Life” in Israele, incontra a Firenze la studentessa di storia dell’arte Ninale e Allen Craig, che diventa la protagonista della celebre serie Non aver paura di viaggiare da sola(Don’t Be Afraid to Travel Alone) e dell’iconico scatto Un’americana in Italia(An American Girl in Italy).

    La conquista della fama come regista giunge accanto al marito Morris Engel, che incontra a New York quando entra a far parte dell’associazione d’avanguardia Photo League. La fotografia di documentazione sociale, evoluzione della street photography, la porta ad affermarsi nel panorama cinematografico indipendente degli anni cinquanta, che sarà di ispirazione per Scorsese e Truffaut. Alcune sequenze del più importante lungo metraggio di Orkine Engel, Il piccolo fuggitivo (Little Fugitive), candidato all’Oscar e vincitore del Leone d’argento a Venezia nel 1953, sono esposte in mostra. Nell’ultimo periodo della sua vita, Orkin si dedica a documentare soggetti mobili visti dall’alto, dalla finestra del suo appartamento su Central Park,nel fluire continuo del tempo: una finzione scandita da attimi reali colti improvvisamente, fissati per immagini con la forza innata del suo racconto cinematografico. La sua storia di donna libera e la sua costante sfida alle convenzioni rappresentano ancora oggi un modello di modernità capace di affascinare e di ispirare.

     

     

  •  COLORI DELLA LIBERTÀ

    Palazzo Madama – Museo Civico d’Arte Antica
    Corte Medievale
    Piazza Castello – Torino

    17 marzo – 8 maggio 2023

     

    In occasione di Biennale Democrazia 2023, dal titolo Ai confini della libertà, Palazzo Madama – Museo Civico d’Arte Antica presenta, dal 17 marzo all’8 maggio, I colori della libertà: un’ampia riflessione visiva all’interno della Corte Medievale intorno al percorso tematico Immaginare la libertà, declinato secondo i quattro elementi naturali – aria, acqua, terra e fuoco – fondamento della vita e comuni a tutte le cosmogonie.

    Il museo, che ospita quattro incontri di Biennale Democrazia 2023, ha commissionato a quattro giovani illustratori italiani, di profilo artistico internazionale, una serie di illustrazioni volte a offrire un possibile immaginario di riferimento.
    Manfredi Ciminale – autore per Einaudi, Il Saggiatore, L’Espresso, Il manifesto e Linus – ha sviluppato il tema della Libertà dell’aria; Antonio Zeoli – illustratore e fumettista per Rai, Mondadori, Rizzoli Lizard, Feltrinelli, Sergio Bonelli Editore – il tema della Libertà dell’acqua; Luca Font – artista per la Repubblica, Il Sole 24 Ore, Galleria Campari – il tema della Libertà della terra e infine Elisa Talentino – tra i cui principali committenti vi sono The New Yorker, The New York Times, The Washington Post, Corriere della Sera – ha articolato la Libertà del fuoco. Quattro artisti a rendere immagine una delle miriadi possibili di declinazione del tema della libertà e suggerire l’avvio di un percorso che possa stimolare il visitatore a una riflessione sulla rappresentazione della libertà nelle arti, dalla letteratura alla musica, dal cinema alla televisione, dalla pittura alla scultura e all’architettura.

    Le nuove opere sono affiancate da altre 11 illustrazioni, in un allestimento che riprende in parte quanto commissionato nel 2022, in occasione della sessione annuale del Comitato Interministeriale per gli Affari Esteri a Torino, con il progetto Europa. L’illustrazione italiana racconta l’Europa dei popoli, così da consentire di ampliare la riflessione su quanto la libertà debba essere il fulcro del pensiero contemporaneo sul futuro, poiché è il tema fondamentale di ogni sistema democratico dalla Rivoluzione francese in avanti.

    Si espongono, dunque, i lavori che visualizzano quanto sancito nel trattato sull’Unione europea: “[l’] Unione si fonda sui valori del rispetto della dignità umana, della libertà, della democrazia, dell’uguaglianza, dello Stato di diritto e del rispetto dei diritti umani, compresi i diritti delle persone appartenenti a minoranze. Questi valori sono comuni agli Stati membri in una società caratterizzata dal pluralismo, dalla non discriminazione, dalla tolleranza, dalla giustizia, dalla solidarietà e dalla parità tra donne e uomini”. Ecco allora la Libertà illustrata da Camilla Falsini; il Rispetto della dignità umana da Elisa Seitzinger; l’Uguaglianza da Andrea Serio; la Democrazia da Anna Parini; il Rispetto dei diritti umani da Irene Rinaldi e lo Stato di diritto da Francesco Poroli.

    A completare il percorso tre illustrazioni che lo connettono al contesto ed evidenziano le motivazioni che hanno portato alla committenza: Palazzo Madama, disegnato da Matteo Berton, che sottolinea come l’edificio interpreti più di ogni altro, con i suoi duemila anni di storia, l’identità europea – da sede del Senato del Regno d’Italia, che nel 1861 fa l’Italia, per ospitare cent’anni più tardi la firma della Carta Sociale Europea – E poi la Torino multiculturale, culla del Risorgimento e dell’indipendenza nazionale nel lavoro di Francesco Bongiorni e il Piemonte positivista di Riccardo Guasco.

    Due opere chiudono il percorso: la Cultura, nell’interpretazione di Emiliano Ponzi, e la Pace nella lettura di Bianca Bagnarelli. Due opere necessarie a sviluppare un progetto, che avrà una funzione didattica per gli istituti comprensivi di Torino e del Piemonte, oltre a integrare “L’aula che vorrei” – l’innovativo programma di Palazzo Madama che trasferisce l’aula in museo – e stimolare ulteriori cicli di conferenze, incontri a tema e laboratori quali eventi collaterali di questa operazione, che vede un museo civico divenire committente di giovani illustratori italiani di fama internazionale, costruendo un dialogo tra la sua storia millenaria e il linguaggio grafico dell’illustrazione.

    INFO UTILI:

    SEDE ESPOSITIVA E DATE:  Palazzo Madama 
    Museo Civico d’Arte Antica piazza Castello, Torino
    17 marzo – 8 maggio 2023
    ORARI:
    • Lunedì e da mercoledì a domenica: 10.00 – 18.00.
    • Martedì chiuso
      Il servizio di biglietteria termina un’ora prima della chiusura
    BIGLIETTI: Incluso nel biglietto di ingresso al museo:
    • intero € 10,00 
    • ridotto € 8,00
    Gratuito Abbonamento Musei e Torino+Piemonte card
    INFORMAZIONI: 
    • palazzomadama@fondazionetorinomusei.it – t. 011 4433501
    • www.palazzomadamatorino.it
    PRENOTAZIONI: 011 5211788 o via mail a ftm@arteintorino.com
    Prevendita: Ticketone.it
  • VAN GOGH
    EXPERIENCE

    Dal 18 marzo al 25 giugno
    Citroniera di Ponente
    Palazzina di Caccia di Stupinigi
    Piazza Principe Amedeo 7 – Nichelino (TO)

     

    La mostra multimediale che abbraccia il visitatore conducendolo nei quadri, nella vita, nelle emozioni di uno degli artisti più amati al mondo: VAN GOGH EXPERIENCE.

    Una produzione internazionale a cura di Next Exhibition, in collaborazione con Associazione Culturale Dreams, con il patrocinio di Città Metropolitana di Torino.

    Videomapping, virtual reality, ricostruzione di ambienti, selfie opportunities, per una nuova coinvolgente esperienza multisensoriale adatta a tutta la famiglia.

    “Prima sogno i miei dipinti, poi dipingo i miei sogni…”

    (Vincent Van Gogh)

     

    VAN GOGH EXPERIENCE: la mostra multimediale che abbraccia il visitatore in una nuova esperienza multisensoriale.

    Arriva a Torino la produzione internazionale targata Next Exhibition che ha emozionato il mondo, la mostra che unisce il piacere della scoperta della vita di Van Gogh all’immersione totale nel cuore pulsante della sua arte.

    Un viaggio entusiasmante per la sua moderna forma d’espressione tecnologica e per la sorprendente originalità, capace di attirare e coinvolgere un pubblico eterogeneo, da appassionati d’arte a giovani studenti.

    La Citroniera di Ponente della Palazzina di Caccia di Stupinigi, dopo aver ospitato esposizioni più classiche come Frida Kahlo e Marilyn Monroe, si illumina di colori nuovi, ritratti e scenari toccanti e soprattutto si tinge di sensazioni uniche.

    Il percorso inizia con la conoscenza della vita di Van Gogh, con la sua timeline, per far conoscere al pubblico i fatti più salienti che hanno condizionato la sua vita e la sua arte.
    A seguire l’immersione nei pensieri geniali e folli di uno degli artisti più amati di sempre è un vero e proprio tuffo al cuore. In un’area di oltre duecento metri quadri ogni superficie prende vita e diventa arte, avvolgendo a 360 gradi il visitatore in un viaggio a tinte scure, ricco di pathos e drammaticità, a far comprendere il tormento interiore di Van Gogh, il senso dei suoi pensieri e i suoi stati d’animo.
    Il video, della durata di venti minuti circa, viene proposto in loop ed è possibile visionarlo più volte, da diversi punti di vista: in piedi o comodamente seduti sui pouf disseminati nella stanza, diventando parte integrante del quadro scenico. L’osservatore diventa infatti protagonista dell’opera, ampliando i propri sensi verso onde di immagini e suoni perché il videomapping non coinvolgerà soltanto la vista, ma anche l’udito, con una colonna sonora di musica classica, ad esaltare ancora di più l’emotività del viaggio.

    Dopo la discesa negli inferi dell’anima dell’artista, nel blu profondo de “La Notte Stellata”, la risalita verso la luce, verso i colori e quel giallo vivo che tanto amiamo nell’arte di Van Gogh.
    Presenti in mostra tre scenari, ideali come selfie opportunities per il pubblico: il campo di grano, i girasoli e la camera di Van Gogh.
    In antitesi con quanto accade di consuetudine nei musei, l’organizzazione invita il pubblico a fotografare e a condividere la propria esperienza in mostra sui social, utilizzando i canali ufficiali: per facebook /vangoghthexperience e per IG next.exhibition

    La mostra prosegue con la sezione di virtual reality, facoltativa e con biglietto accessorio, che consentirà al visitatore, indossato l’oculus di ultima generazione, di vedere con gli occhi di Van Gogh, intento ad osservare il mondo e a trarre ispirazione dai paesaggi a lui più famigliari per le sue opere.

    Non mancano i contributi video, fruibili lungo il percorso e nella sala cinema. Tra questi, in collaborazione con la piattaforma Eduflix, la narrazione del rapporto di Van Gogh con i colori, a cura del critico e storico dell’arte Flavio Caroli.

    Le ultime sale della Citroniera di Ponente ospitano infine la sala didattica e il bookshop.
    Nella sala didattica grandi e piccoli sono liberi di dare sfogo all’estro creativo e creare in stile Van Gogh. Una volta realizzato il disegno può essere scannerizzato ed essere condiviso, visibile a tutti, sulla parete in mostra.

    GIORNI E ORARI DI APERTURA

    La mostra sarà aperta:

    • Dal Martedì al Venerdì 10 – 18
    • Sabato e Domenica 10 – 19
    • Lunedì chiuso
      Ultimo ingresso consentito in mostra un’ora prima dell’orario di chiusura.

    I social della mostra:

    • FB/ VanGoghExperienceTorino
    • IG/ vangogh_experience
    • www.vangoghexperience.it

    PREZZI E MODALITA’ ACQUISTO BIGLIETTI

    Biglietti a partire da 12,50 euro.
    Prevendita con il circuito Ticket One e vendita anche presso il botteghino della Palazzina di Caccia di Stupinigi nei giorni e negli orari di regolare apertura della mostra.

     

    Infoline: 375/5475033 – info@vangoghexperience.it

  • Fonte Adnkronos: 06 marzo 2023 | 17.25

     

    Moravia inaugura il romanzo italiano moderno: da domani a Torino poi a Roma un ricco calendario di eventi per celebrarlo

     

    Organizzata dal Circolo dei lettori, la mostra torinese apre alla Gam dal 7 marzo a 4 giugno

    Riscoprire Alberto Moravia, figura di profonda complessità capace di attraversare generi e discipline, è l’intento del progetto di grande respiro ideato dalla Fondazione Circolo dei lettori di Torino. Moravia vive tante vite: romanziere straordinario, è la voce di una narrativa limpida e oggettiva, così distante dalla letteratura del presente, per la quale rappresenta tuttavia un modello imprescindibile. Ma è anche critico d’arte e di cinema, un viaggiatore e un attento osservatore del mondo e delle pulsioni umane.

    Su questo incrocio di linguaggi, arti e pensiero la Fondazione Circolo dei lettori presenta ‘Nato per narrare: riscoprire Alberto Moravia’, un progetto ricco di iniziative, realizzato insieme alla Galleria Civica d’Arte Moderna e Contemporanea di Torino (Gam) e al Museo Nazionale del Cinema, in collaborazione con l’Associazione Fondo Moravia, Bompiani e Gallerie d’Italia. Dopo gli omaggi a Primo Levi e Carlo Levi, la Fondazione, insieme ai partner, dedica una grande rassegna a questo protagonista della letteratura italiana del ‘900. Domani, 7 marzo, si comincia dalla Gam con la mostra ‘Alberto Moravia. Non so perché non ho fatto il pittore’ aperta fino al 4 giugno, e la sera al Circolo dei lettori si terrà il primo di numerosi incontri che vede protagonista Dacia Maraini. Il tutto arriverà a conclusione a maggio, al Salone Internazionale del Libro.

    La mostra della Gam è curata da Luca Beatrice ed Elena Loewenthal: nella ‘wunderkammer’ si delinea il senso di Moravia per le arti visive e la pittura, rintracciabile nei suoi interventi per la Gazzetta del Popolo, il Corriere della Sera, riviste, testi in catalogo e prefazioni per diversi artisti, gli anni tra i ’30 e l’anno della morte. Scrisse per Enrico Paulucci e Carlo Levi, ebbe un lungo sodalizio con Renato Guttuso, visse nella Roma degli anni ’60, capitale dell’arte internazionale insieme a Mario Schifano, Giosetta Fioroni, Titina Maselli e alla fotografa Elisabetta Catalano, cui si deve uno dei ritratti più intensi.

    In serata al Circolo dei lettori è Maraini ad aprire il ciclo di riflessioni, letture, conversazioni e spettacoli sui romanzi, gli scritti, la figura di Moravia. Con la scrittrice (in video collegamento) dialogano l’editore e grande amico di Moravia, Mario Andreose, la direttrice editoriale di Bompiani, Beatrice Masini, ed Elena Lowenthal.

    Mercoledì 9 marzo, invece, alle Gallerie d’Italia, lo scrittore Alain Elkann dialoga con Carmen Llera Moravia, vedova del grande autore. Al Circolo dei lettori, gli altri principali appuntamenti sono fissati per le serate dei martedì del mese: il 14 marzo Elena Stancanelli legge l’amore in Moravia nella lectio ‘L’insudicia amore’ – come Umberto Saba definiva il gesto amoroso, le relazioni e il sesso nell’opera moraviana. Il 17 marzo Edoardo Albinati a partire da alcuni libri del romanziere passa in rassegna le modalità con cui egli tenta di rendere la fisicità, la sensualità, la consistenza materiale di ciò che per sua natura non è traducibile in parole: il corpo. Il 21 marzo sarà la volta di ‘Moravia il nostro Chatwin’ in cui Camilla Baresani racconta i viaggi alla ricerca delle contraddizioni dell’Occidente e della contemplazione dell’ignoto, in luoghi e mondi remoti e primitivi.

    Martedì 28, sempre al Circolo dei lettori, è tempo della Maratona Moraviana, condotta da Elena Loewenthal con le letture dell’attrice Viola Sartoretto; l’incontro si snoda in tre filoni: pensiero, arte e corpo. Il critico francese René De Ceccatty e il professor Giorgio Ficara ragionano sull’eredità intellettuale dell’autore nel corso di ‘Il pensiero critico’; Alessandra Grandelis, studiosa e autrice per Bompiani di ‘Non so perché non ho fatto il pittore’, dialoga con Luca Beatrice. Infine lo scrittore Giacomo Papi, in ‘Scrivere il corpo e il corpo politico’, riflette sul quello che è considerato il vero centro della narrazione moraviana.

    Tra gli altri appuntamenti di ‘Nato per Narrare’ al Circolo dei lettori sono previsti ‘Io ed Elsa’, uno spettacolo realizzato da Tangram teatro Torino, con Bruno Maria Ferraro e Patrizia Pozzi, regia di Ivana Ferri, sul rapporto tumultuoso e complesso con Elsa Morante e quindi ‘Moravia e l’Osservatorio sul Romanzo’, in programma giovedì 16 marzo, in cui un gruppo di studiosi presenta la propria indagine sulla forma narrativa, scandagliando la profonda influenza dell’opera di Moravia, a partire da ‘Gli indifferenti’, punto di svolta del romanzo italiano moderno.

    La manifestazione passa poi anche dalla capitale, la Roma di Alberto Moravia: a Libri Come, festa del Libro e della Lettura all’Auditorium Parco della Musica di Roma, domenica 26 marzo, Alessandra Grandelis, Nicola Lagioia e Paolo Pecere danno vita a ‘Omaggio ad Alberto Moravia’, a partire da ‘L’inverno Nucleare’ (Bompiani), appuntamento in Sala Studio 2 (alle 15).

    Fino al 1 aprile nelle stanze del Circolo dei lettori è allestita intanto ‘Dedicato a te’, speciale esposizione di libri di autori contemporanei, tratti dalla biblioteca personale di Moravia, con dedica personale. Il viaggio tra gli scritti e l’eredità moraviana di ‘Nato per narrare’ si conclude invece al Lingotto il 20 maggio: per la XXXV edizione del Salone Internazionale del Libro, il premio Pulitzer Jhumpa Lahiri ragiona sulla dimensione oraziana di Alberto Moravia nella lectio ‘Moravia è un autore classico?’.

    Anche il Museo Nazionale del Cinema partecipa a questa importante manifestazione, dedicando allo scrittore un’esposizione e una retrospettiva dei film tratti dai classici dell’autore. Nel foyer del Cinema Massimo, dal 12 marzo al 31 maggio sarà possibile ammirare 13 scatti di Angelo Frontoni, preziose foto dal set de ‘Il disprezzo’ di Jean-Luc Godard, a sessant’anni dall’uscita del film tratto dall’omonimo romanzo di Moravia. Quattro i film in programma: oltre a ‘Il disprezzo’ appunto (14 marzo, ore 20,30), sono previsti ‘Il conformista’ di Bernardo Bertolucci (12 marzo, ore 20:30), ‘La ciociara’ di Vittorio De Sica (26 marzo alle 16) e ‘Gli indifferenti’ di Citto Maselli (28 marzo alle 21).

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