Tag: #mostra

  • FotoGallery Conferenza Stampa

    Le meraviglie di Roma, esposizione documentaria organizzata dai Musei Reali di Torino in Biblioteca Reale dal 1 febbraio al 7 aprile 2018, non vuole solo offrire al visitatore una carrellata di monumenti e opere d’arte della Città Eterna ma, attraverso le settanta opere esposte, accompagnarlo idealmente alla scoperta della centralità della sua storia e della sua arte nel contesto culturale europeo a partire dal Rinascimento. La mostra è allestita nei due caveaux della Biblioteca, la storica Sala Leonardo realizzata nel 1998 e il nuovo scrigno espositivo inaugurato nel 2014.
    La Sala Leonardo ospita la sezione della mostra dedicata ai Fasti di Roma antica, dove – partendo dall’imprescindibile confronto con l’architettura vitruviana – vengono esposte opere a stampa, fotografie e disegni che testimoniano come la lezione dell’architettura romana venga nel corso dei secoli assimilata e reinventata in chiave ideale o reinterpretandola secondo il gusto romantico della “rovina”.
    Una parte di questa sezione è dedicata al Foro Romano; per raccontare la sua fortuna storiografica e iconografica, si è scelto come leitmotiv il Tempio di Saturno, uno dei più antichi monumenti di Roma, che si staglia nella sua iconica semplicità ai
    piedi del Campidoglio. Spazio di rilievo in questa sezione occupa la Colonna Traiana, universalmente conosciuta, studiata, copiata, e presa a modello per una la peculiarità di essere una vestigia del passato perfettamente conservata, che non ha subito
    l’ingiuria del tempo e degli uomini a cui sono stati esposti i monumenti nell’area dei Fori.
    Al concetto di copia è legata una delle principali sezioni allestite nel secondo caveau: ci si immerge nella Roma rinascimentale con i suoi magnifici palazzi grazie a un disegno di Federico Zuccari per poi proseguire idealmente un percorso che ci porta verso la facciata di Palazzo Milesi in via della Maschera d’Oro, affrescata da Polidoro da Caravaggio.

    Altri due importanti disegni, il primo attribuito alla cerchia del Poussin – un corteo di sacerdoti con la famiglia imperiale tratto dal fronte sud dell’Ara Pacis – il secondo dagli evidenti echi rubensiani pur nella soggetto di derivazione raffaellesca – la parte superiore dell’affresco con la Disputa del Sacramento nella Stanza della Segnatura – conducono il visitatore a confrontarsi con due modi diversi di approcciare il concetto di “copia”: il Corteo tratto da un rilievo dell’Ara Pacis infatti è un disegno in cui la maniera pittorica dell’artista cerca di rimanere celata, restando quanto più possibile fedele al bassorilievo originale anche attraverso la conduzione del tratto.

    Nella copia della Disputa del Sacramento dipinta da Raffaello nella Stanza della Segnatura, invece, il grande maestro urbinate assurge al ruolo di nuovo classico da copiare, ma con una sostanziale differenza: qui infatti la “maniera” propria del copista emerge in modo prepotente, al punto da renderlo qualcosa di sostanzialmente diverso dall’originale raffaellesco.
    In una mostra dedicata alle meraviglie di Roma non poteva mancare poi una sezione dedicata al Vaticano, in cui spicca un piccolo manoscritto miniato del XV secolo in cui, a tutta pagina, san Pietro è ritratto in piedi al centro della basilica a lui dedicata, riprodotta come si presentava prima della ricostruzione cinquecentesca.

    Un disegno e una incisione di Gaspar Van Wittel arricchiscono questa sezione. Elemento imprescindibile delle vedute di piazza San Pietro a partire dalla fine del Cinquecento è l’obelisco, trasportato nella piazza dinanzi la Basilica grazie all’ingegno
    di Domenico Fontana, come testimoniato da una rara edizione a stampa esposta in mostra, in cui si documentano pedissequamente i lavori di spostamento, con resoconti dettagliati dei calcoli sul peso e sull’altezza dell’obelisco nonché sui mezzi necessari a
    spostarlo, e tantissime altre notizie di carattere architettonico, meccanico e pratico, relative alle maestranze che furono impiegate e alla loro gestione. Attraverso incisioni e fotografie d’epoca vengono poi documentati altri importanti obelischi romani,
    compreso quello davanti al palazzo del Quirinale, a cui viene riservata una piccola sezione.

    Qui, accanto a testimonianze ottocentesche e pregevoli tavole incise risalenti al Cinquecento e al Seicento, trova posto la copia di uno dei Dioscuri collocati nella piazza del Quirinale, disegno autografo di Girolamo da Carpi che idealmente si riconnette con la tematica della copia dall’antico testimoniata dai disegni esposti nelle vetrine ad esso affrontate. La biblioteca, nascendo come scrigno della casa reale,
    conserva anche una serie di rare testimonianze fotografiche ottocentesche relative alla risistemazione urbana che investì la nuova capitale del Regno a partire dal 1871: in particolare è esposta in mostra la documentazione fotografica della risistemazione delle sponde del Tevere all’altezza dell’Isola Tiberina dopo l’alluvione del 1870, che si è scelto di mettere in relazione con due disegni da Van Wittel che rappresentano con precisione i ponti Cestio e Fabricio così come apparivano all’inizio del Settecento. Una ricca sezione è poi dedicata alla diffusione editoriale delle guide di Roma. I due grandi box all’interno del secondo caveau invece ospitano due sezioni separate, la prima dedicata alla cartografia della città dal Cinquecento all’Ottocento, la seconda alla figura di Giovan Battista Piranesi, che vuole idealmente riconnettersi
    alla grande mostra allestita in Galleria Sabauda fino all’11 marzo 2018.
    (MLR)

    Caveau 1 – Sala Leonardo
    I fasti dell’antica Roma – Un’architettura ideale
    I fasti dell’antica Roma – Passeggiando nei Fori
    I fasti dell’antica Roma – La colonna Traiana
    I fasti dell’antica Roma – La campagna romana
    I fasti dell’antica Roma – Cartoline dal passato

    Caveau 2
    Una storia da tramandare
    Copiare per imparare dall’antico
    Uno sguardo verso il colle Vaticano
    Gli obelischi di Roma
    Il Quirinale
    Le sistemazioni urbanistiche ottocentesche
    Roma nelle guide di viaggio
    Piranesi
    La cartografia

    ————————————————————
    MUSEI REALI TORINO

    Orari
    I Musei Reali sono aperti dal martedì alla domenica dalle 8,30 alle 19,30
    Ore 8,30: apertura biglietteria, Corte d’onore di Palazzo Reale, Giardini
    Ore 9: apertura Palazzo Reale e Armeria, Galleria Sabauda, Museo di Antichità
    La Biblioteca Reale è aperta da lunedì a venerdì dalle 8 alle 19, sabato dalle 8 alle 14.
    La Sala di lettura è aperta da lunedì a mercoledì dalle 8,15 alle 18,45, da giovedì a sabato dalle 8,15 alle 13,45.
    Biglietti Musei Reali Torino
    Intero Euro 12
    Ridotto Euro 6 (ragazzi dai 18 ai 25 anni).
    Gratuito per i minori 18 anni / insegnanti con scolaresche / guide turistiche / personale del Ministero per i Beni e le Attività Culturali / membri ICOM / disabili e accompagnatori / possessori dell’Abbonamento Musei, della Torino+Piemonte Card e della Royal Card.
    L’ingresso per i visitatori over 65 è previsto secondo le tariffe ordinarie.
    Le mostre comprese nel biglietto di ingresso ai Musei Reali sono:
    Prima del bottone: accessori e ornamenti del vestiario nell’antichità (fino al 18 febbraio 2018)
    Le bianche statuine. I biscuit di Palazzo Reale (fino all’11 febbraio 2018)
    Altre mostre:
    Miró! Sogno e colore (fino al 4 febbraio 2018) orari e info sul sito www.mostramirotorino.it
    Piranesi. La fabbrica dell’utopia (fino all’11 marzo 2018)
    Aperta da martedì a domenica dalle 9 alle 19
    Biglietto solo mostra: intero 10 €/ Ridotto 6 €
    Biglietto Musei Reali + Piranesi: intero 16 €/ ridotto 10 €
    Gratis per le categorie previste per legge
    Ingresso e orario biglietteria
    presso Palazzo Reale, Piazzetta Reale 1 dalle ore 8,30 fino alle ore 18.
    ——————————
    Informazioni
    +39 011 5211106 – e-mail: mr-to@beniculturali.it
    ——————————
    Segui i Musei Reali con l’hashtag #museirealitorino su
    Facebook Musei Reali Torino
    Twitter @MuseiRealiTo
    Instagram MuseiRealiTorino

  • Nell’aulica Sala del Senato di Palazzo Madama va in scena la mostra Gianfranco Ferré. Sotto un’altra luce: Gioielli e Ornamenti. 

    Gallery della Mostra

    L’esposizione – organizzata e prodotta da Fondazione Gianfranco Ferré e Fondazione Torino Musei – presenta in anteprima mondiale 200 oggetti-gioiello che ripercorrono per intero la vicenda creativa del celebre stilista italiano.

    Per Ferré l’ornamento è stata sempre una passione, legata in modo inscindibile alle collezioni moda e risultato di un approccio appassionato e spesso innovativo, mai inferiore a quella riservata all’abito. Come sottolinea la curatrice della mostra Francesca Alfano Miglietti: “Ferré costruisce una zona franca all’interno di un proprio mondo di riferimento, elaborando ogni oggetto sulla scia di un sistema di classificazione generale di concetti che diventano oggetti. E così pietre lucenti, metalli smaltati, conchiglie levigate, legni dipinti, vetri di Murano, ceramiche retrò, cristalli Swarovski, e ancora legno e cuoio e ferro e rame e bronzo, nel susseguirsi di un incantato orizzonte di spille, collane, cinture, anelli, bracciali, monili. Per Ferré l’ornamento non è il figlio minore di un prezioso, ma un concetto di eternità che deve rappresentare l’immanenza del presente”.
    Gli oggetti in mostra, realizzati per sfilate dal 1980 al 2007, sono raccontati come complemento dell’abito e suo accessorio ma vengono esposti insieme ad alcuni capi in cui è proprio la materia-gioiello a inventare e costruire l’abito, diventandone sostanza e anima. Anche in questo caso l’attenzione di Gianfranco Ferré ai materiali è determinante, come parte essenziale della sua ricerca.
    Il progetto espositivo – realizzato dall’architetto Franco Raggi – gioca sul contrasto tra la Sala del Senato di Palazzo Madama, ambiente di immenso pregio architettonico, e le strutture minimaliste ed essenziali in ferro e vetro dell’allestimento, mettendo in risalto la fantasiosa bellezza dei gioielli disegnati da Ferré che sembrano librarsi in volo nella penombra.

    Gianfranco Ferré nasce a Legnano (MI) il 15 agosto 1944. Dopo la Laurea in Architettura conseguita nel 1969 al Politecnico di Milano, ottiene un primissimo successo come creatore di bijoux ed accessori. Seguono  la  lezione  fondamentale  dell’India  dove  vive  e  lavora  per  lunghi periodi, la nascita del suo Prêt à Porter femminile – nel 1978 – e la fondazione della società che porta il suo nome. Al lancio dell’abbigliamento maschile, nel 1982, e alla creazione di una gamma articolata di collezioni e accessori realizzati su licenza, si aggiungono l’esperienza dell’Alta Moda, tra il 1986 ed il 1989, le cui collezioni vengono presentate a Roma. A seguire, il prestigioso incarico presso la maison Christian Dior, di cui Gianfranco Ferré è Direttore Creativo dal 1989 al 1996 per le linee femminili. Negli anni successivi vengono sviluppate numerose altre linee e si susseguono altrettanti, significativi progetti. Nel marzo 2007 lo stilista è nominato Presidente dell’Accademia di Belle Arti di Brera. Gianfranco Ferré muore prematuramente il 17 giugno di quello stesso anno.

  • Capolavori concepiti per essere indossati dalle tante signore che Gianosone frequentava e ammirava, ricambiato grazie ad un fascino misterioso ed esoterico.

    Impegnato per tanti anni sia come artista sia come professore presso l’Istituto d’Arte di Torino (oggi Liceo Artistico Aldo Passoni), Giansone nel corso della sua attivissima vita, ha scolpito, disegnato, dipinto e realizzato incisioni e arazzi con uno stile personalissimo, sospeso tra una sintetica figuratività e l’astrazione pura. Il marmo, la pietra, il ferro, i legni più duri, sono stati la materia prima che nelle sue mani ha dato forma e vita alle sue intense emozioni, alla sua visione dell’umanità, dell’universo e dell’ultraterreno.
    All’interno del vastissimo corpus di opere realizzate tra il 1935 e il 1997, spiccano questi suoi “gioielli da indossare”. Microsculture fuse in oro, in cui Giansone mette in estremo risalto la componente scultorea del gioiello, senza nulla concedere alle forme e alle mode dell’arte orafa del suo tempo. Questo lo si può cogliere osservando anche i contenitori in legno che custodiscono e fanno da espositori a quasi tutti i gioielli. Sono “scatole” intagliate nei legni durissimi che l’artista privilegiava: il mogano, l’azobè, il paduk, il palissandro, la radica e soprattutto l’ebano, il più raro e difficile da lavorare. Contenitori che diventano a loro volta piccole sculture e capolavori artistici, indissolubilmente congiunti col gioiello incastonato dentro di essi.

    I curatori della mostra, Marco Basso e Giuseppe Floridia, coadiuvati dalla registrar di Palazzo Madama, la storica dell’arte Stefania Capraro, hanno selezionato una quarantina di pezzi, in gran parte di proprietà dell’Associazione Archivio Storico Mario Giansone di Torino, che sponsorizza in toto questa mostra, più alcuni gioielli di proprietà di collezionisti privati. Giansone ebbe una significativa fortuna collezionistica a Torino negli anni Sessanta: alcune sue opere fanno oggi parte delle collezioni della GAM – Galleria Civica d’Arte Moderna di Torino, della sede Rai di Torino e di prestigiose raccolte torinesi, tra cui quelle delle famiglie Agnelli e Pininfarina.

    Accompagna la mostra un catalogo edito da AdArte, con una presentazione scritta dal professor Giuseppe Floridia, che da vent’anni, dopo la morte di Giansone, si batte affinché l’opera di questo grande scultore non venga ingiustamente dimenticata.

    In occasione della mostra a Palazzo Madama, lo studio di scultura di Mario Giansone (Via Messina 38, Torino) resterà eccezionalmente aperto per visite guidate con il curatore della mostra rivolte al pubblico adulto.

    Le visite guidate, gratuite con prenotazione obbligatoria, si svolgeranno dal 13 ottobre 2017 al 20 gennaio 2018, tutti i venerdì e sabato, alle ore 17.30 e alle 18.30, ad esclusione dei giorni 8, 9, 22, 23, 29 e 30 dicembre 2017.

     

    Mario Giansone nasce a Torino il 26 gennaio 1915. Nel 1935 si diploma presso il Liceo Artistico di Torino. Negli anni seguenti è per breve tempo assistente di Alberto Cibrario, docente di Anatomia Artistica alla Scuola Libera del Nudo dell’Accademia Albertina di Belle Arti di Torino, e lavora presso lo studio privato dello scultore Michele Guerrisi, seguendo al contempo le sue lezioni di Storia dell’Arte all’Albertina. Dal 1956 al 1985 insegna presso l’Istituto Statale d’Arte di Torino, dapprima Plastica Ornamentale (ornato e figura modellata) e poi, dal 1962, Disegno dal vero ed Educazione visiva, ricoprendo anche la carica di Vicepreside dell’Istituto d’Arte fino al 1975. Nel corso degli anni Cinquanta espone alle Quadriennali di Torino e Roma con un successo crescente testimoniato dalla commessa della scultura di Santa Cecilia per l’Auditorium RAI di Torino e dalla sua presenza di sue opere in alcune prestigiose collezioni private torinesi. In quegli anni anche la Galleria civica d’Arte Moderna di Torino acquista due sue sculture. Gli anni Sessanta costituiscono la fase più felicemente ed intensamente creativa di Giansone. Alla pubblicazione della monografia sull’artista, con testo di Giuseppe Marchiori – uno dei maggiori critici del periodo – segue, nel 1965, la personale alla Galleria “La Bussola” di Torino. Nel 1980 vince un concorso nazionale per la realizzazione di un’opera monumentale che lo impegna per i due anni successivi. Negli anni seguenti si dedica alla realizzazione di una complessa opera da lui definita “Opera Omnia”, i cui primi studi risalgono al1978, e, al venir meno delle forze fisiche, si dedica alla pittura su pannelli di compensato. Muore a Torino l’8 gennaio 1997.

    Fonte redazione Fondazione Musei

    www.fondazionetorinomusei.it

  • Foto Gallery della Mostra

    L’8 luglio è stata inaugurata alla Reggia di Venaria una mostra che si concluderà il 28 gennaio 2018.

    Qualsiasi sia il pensiero che si abbia su Lady D. non possiamo sottrarci dal confermare che è stato un personaggio capace di influenzare la cultura britannica e non solo.

    La mostra alla Reggia di Venaria può essere un ottimo modo per meglio comprendere l’aspetto umano e interiore di una donna molto bella, generosa, innamorata della vita, tanto fragile quanto leonessa nel proteggere la privacy di propri figli, capace di andare contro le convenzioni e rompere gli schemi dell’etichetta reale.

    Viene ripercorsa la vita Diana con l’esposizione di centinaia di fotografie, giornali e documenti, che la rappresentano.

    La responsabile di Kornice Stefanella Ebhardt, all’inaugurazione della mostra ha spiegato «Ci piaceva ricordare Lady Diana nel suo ruolo di donna e di Principessa. Tutti ricordano dove si trovavano nel momento in cui è avvenuta la tragedia. Diana, come suggerisce il sottotitolo della mostra, era uno spirito libero e lei stessa lo ribadiva».

    La storia  di Diana raccontata fin dalle origini: la famiglia prima del suo arrivo alla casa reale inglese, il matrimonio, il divorzio e la “Diana spirito libero” che Giulia Zandonadi, nonostante la giovanissima età, con passione ha ricostruito in una mostra fotografia dopo fotografia.

    Fabrizio Modina ha contribuito in modo esemplare ad esplorare il lato pop della principessa «Diana – ha spiegato – è stata uno shock per la cultura popolare britannica. Mai era accaduto prima che un membro della famiglia reale si mischiasse con cantanti rock e pop. Si parlava dei negozi in cui lei andava a comprare i vestiti. Il suo divorzio ha fatto capire al mondo che una principessa, a un certo punto, può anche decidere di scendere dalla carrozza».

    Vi accoglierà un tetto di rose all’ingresso, voluto per ricordare la rosa bianca dedicata alla principessa del Galles e la canzone di Elton John, “Candle in the wind”.

    A dimostrazione dell’attualità di questa mostra all’uscita potete trovare due modernità per fissare la vostra visita:

    • una carrozza dove poter fare un attualissimo “selfie”
    • E un “memory wall” su cui lasciare un pensiero o semplicemente il vostro passaggio

    Mostra prodotta e organizzata da Kornice e La Venaria Reale
    Curatela scientifica: Giulia Zandonadi, Fabrizio Modina  

    Fotografie di Donatella Muraro

    Reggia di Venaria Reale
    Piazza della Repubblica, 4 – Venaria Reale – Sala dei Paggi
    Prezzo
    Biglietto intero: 12 € – Biglietto ridotto: 10 € – gratuito per Under 6 anni, possessori Abbonamento Musei, Torino+Piemonte Card e Royal Card, ad eccezione di venerdì 30 giugno con biglietto a 5 €
    Altre informazioni
    www.lavenaria.it

  • Il Forte di Bard presenta un inedito progetto espositivo di uno dei più grandi maestri della fotografia contemporanea internazionale. Steve McCurry. Mountain Men è il titolo della coproduzione Forte di Bard, Steve McCurry Studio, Sudest57 che affronta i temi della vita nelle zone montane e della complessa interazione tra uomo e terre di montagna.

    Una selezione di paesaggi, ritratti e scene di vita quotidiana mette in evidenza il continuo e necessario processo di adattamento delle popolazioni al territorio montano che influenza ogni aspetto dello stile di vita delle persone: dalle attività produttive al tempo libero, dalle tipologie di insediamento, di coltivazione e di allevamento ai sistemi e mezzi di trasporto. Il tema della mostra è la vita in montagna, ossia evidenziare attraverso un percorso di immagini le specifiche antropologiche delle popolazioni che vi vivono, i legami e le interazioni fra gli uomini e l’ambiente e la terra in aree non pianeggianti.

    La montagna influenza il modo di vivere e tutte le attività dell’uomo, dai trasporti al tempo libero, dall’agricoltura alla produzione di energia, al costo stesso della vita.

    Il percorso è incardinato su 77 immagini del celebre fotografo stampate e allestite in formati diversi e selezionate dai suoi archivi rispetto al concept del progetto. Sono immagini di popolazioni di montagna raccolte da McCurry nel corso dei suoi innumerevoli viaggi: Afghanistan, Pakistan, India, Tibet, Nepal, Brasile, Etiopia, Myanmar, Filippine, Marocco, Kashmir, Slovenia e Yemen.

    Oltre a far conoscere al pubblico la vasta produzione di Steve McCurry, la mostra propone in anteprima assoluta, il frutto di una campagna fotografica condotta in tre periodi di scouting e shooting, tra il 2015 e il 2016, che ha avuto come teatro la Valle d’Aosta; un vero e proprio “mountain lab”, laboratorio a cielo aperto sulle specifiche della vita di montagna, dove tra l’altro spiccano i quattro 4.000 metri delle Alpi: Monte Bianco, Cervino, Gran Paradiso e Monte Rosa.

    Ben dieci gli scatti in mostra destinati a entrare nell’archivio del più richiesto fotografo al mondo, risultato dell’assiduo lavoro svolto in Valle d’Aosta: un racconto visivo ed emotivo ricco di suggestione. Immagini che resteranno quale patrimonio della collezione del Forte di Bard.

    L’esposizione, inoltre, offre ai visitatori la possibilità di assistere alla proiezione in altissima risoluzione di oltre 290 scatti iconici del grande Maestro e di un video che racconta il backstage e il making of dello shooting valdostano.

    Main sponsor del progetto sono Gruppo Banca Sella e Montura.

    «Il progetto fotografico di Steve McCurry, attraverso una straordinaria capacità di comunicare l’autenticità – spiega Pietro Sella, Ceo del Gruppo Banca Sella,esplora ambienti e valori che da sempre fanno parte della tradizione e della visione della famiglia Sella, avviatasi alla documentazione fotografica fin dalla metà dell’Ottocento con Giuseppe Venanzio Sella. Questi valori, come la ricerca e l’innovazione, sono tutt’ora perseguiti dal nostro Gruppo, nella sua attività al fianco dei clienti e delle comunità locali. Il supporto al progetto, dunque, è una testimonianza del forte legame con la Valle D’Aosta e della consolidata collaborazione con il Forte di Bard, che ci hanno dato la possibilità di contribuire a un progetto culturale di grande rilievo, che parla dell’uomo, del suo lavoro e del suo habitat».

    «La partecipazione di Montura al progetto Mountain Men del grande Steve McCurry – spiega Roberto Giordani, Presidente di Monturaconferma l’impegno dell’azienda volto a sostenere iniziative di grande valenza culturale, nelle quali spicca un forte spirito di ricerca e di innovazione. E consolida la collaborazione con Forte di Bard, partner qualificato per lo sviluppo di iniziative che rafforzano il legame tra l’uomo ed il territorio».

    La mostra è accompagnata da un book (Edizioni Forte di Bard) dal titolo Steve McCurry. Mountain Men e da una linea di merchandising.

    Il fotografo sarà presente in via eccezionale all’inaugurazione della mostra il giorno 27 maggio 2017, con vernissage che sarà seguito da una sessione di book signing. L’evento è ad invito.

    Un workshop con Steve McCurry

    Il progetto espositivo prevede anche, per i più appassionati, la possibilità di iscriversi ad un workshop con il grande fotografo, della durata di due giorni e mezzo con inizio al venerdì e termine la domenica, in programma dal 15 al 17 settembre 2017 e con numero chiuso di 15 partecipanti (per informazioni eventi@fortedibard.it).

    Steve McCurry. Biografia

    Nato a Philadelphia nel 1950, Steve McCurry studia storia e cinematografia alla Pennsylvania State University. Inizialmente pensava di dedicarsi alla realizzazione di documentari, ma comincia dopo la laurea a collaborare come fotografo con un giornale locale. Dopo quattro anni decide di recarsi in India per qualche mese come freelance per comporre il suo primo vero portfolio con immagini di questo viaggio. Viaggia per due anni e, dopo la pubblicazione del suo primo lavoro importante che documentano il conflitto afghano, collabora con alcune delle riviste più prestigiose: Time, Life, Newsweek, Geo e il National Geographic. Inviato su mille fronti di guerra, da Beirut alla Cambogia, dal Kuwait all’ex Jugoslavia, all’Afghanistan, Steve McCurry si è sempre spinto in prima linea rischiando la vita pur di testimoniare gli effetti e le conseguenze dei conflitti in tutto il mondo. Membro dell’agenzia Magnum dal 1986, vincitore di molti premi fotogiornalistici (tra cui alcuni World Press Photo Awards) autore del celeberrimo reportage sulla ragazza divenuta icona del conflitto afghano sulle pagine del National Geographic nel mondo, Steve McCurry è uno dei maestri contemporanei del fotogiornalismo. Ogni suo ritratto racchiude un complesso universo di esperienze, storie, emozioni, dolori, paure, speranze. Veterano di National Geographic, sempre in viaggio, più facilmente in qualche parte dell’Asia che non in America, Steve McCurry ha fatto del viaggiare una sua dimensione di vita: «Solo viaggiare e approfondire la conoscenza di culture diverse, mi procura gioia e mi dà una carica inesauribile».

    SCHEDA DELLA MOSTRA

    • Titolo: Steve McCurry. Mountain Men
    • Sede: Cantine Forte di Bard
    • Periodo: 28 maggio – 26 novembre 2017
    • Una coproduzione: Forte di Bard, Steve McCurry Studio, Sudest57
    • A cura di: Forte di Bard curatorial Team

    Partner istituzionali

    • Regione autonoma Valle d’Aosta
    • Compagnia di San Paolo
    • Fondazione Crt

    Main sponsor

    • Gruppo Banca Sella
    • Montura

    Media partner

    • La Stampa

    Associazione Forte di Bard – T. + 39 0125 833811 – info@fortedibard.it – fortedibard.it – 

    Ufficio Stampa Forte di Bard  – Equipe International Tel. +39 0234538354

     

  • La mostra “Intorno a Leonardo” espone uno dei tesori più preziosi custoditi all’interno di Musei Reali di Torino, il celebre Autoritratto di Leonardo da Vinci, insieme a parte della straordinaria collezione di disegni frutto degli illuminati acquisti del re di Sardegna Carlo Alberto.

    L’esposizione è anche l’occasione per i Musei per dare il via alle celebrazioni che nel 2019 ricorderanno Leonardo a cinquecento anni dalla sua morte, una tappa di avvicinamento attraverso la quale si intende valorizzare e approfondire il contesto all’interno del quale si muoveva il Maestro.

    La mostra alla Biblioteca Reale di Torino, con il celebre Autoritratto esposto per la prima volta dopo due anni di restauro, dà l’avvio all’anno di Leonardo che vedrà coinvolte anche Firenze, Venezia e Milano.

    Alcuni disegni di Leonardo da Vinci custoditi presso la Biblioteca Reale di Torino, fra i quali il celebre Autoritratto, avranno una collocazione definitiva in una sezione apposita all’interno dei Musei Reali della città piemontese.

    Lo ha annunciato il suo Direttore Enrica Pagella a margine della mostra appena inaugurata nei locali del caveau della Biblioteca “Per il 2019 stiamo pensando a una valorizzazione permanente dei nostri disegni che sono tredici, più il Codice sul volo degli uccelli”, ha spiegato la Dott.ssa Pagella.

    “Ma non nel nostro caveau, troppo piccolo per accogliere una collezione dall’attrattiva mondiale. Inoltre, vorremmo accompagnarla a dei supporti multimediali, come filmati e tavoli touch screen”.

    Un progetto che si inserisce perfettamente nella legge del Ministero dei Beni Culturali, sui finanziamenti per le celebrazioni dei 500 anni dalla morte di Leonardo Da Vinci (nel 2019) e Raffaello Sanzio (2020) e per i 700 anni dalla morte di Dante Alighieri (2021), e che sarà discusso e definito a settembre a Torino, nel corso di una cabina di regìa con le città che possiedono opere di Leonardo, quindi Firenze, Venezia e Milano (con Castello Sforzesco e la Veneranda Biblioteca Ambrosiana): sul tavolo, la proposta di un circuito turistico, anche internazionale, per offrire la possibilità di viaggiare per le città di Italia, scoprendo di volta in volta aspetti differenti della produzione e dell’arte leonardesca.

    La Biblioteca Reale, istituita dal re Carlo Alberto di Savoia-Carignano (1798-1849), ubicata al piano terreno dell’ala di levante del Palazzo Reale, è inserita nel raffinato ambiente ideato nel 1837 dall’architetto di corte Pelagio Palagi e raccoglie prevalentemente opere di storia degli Stati sabaudi e di scienze storiche.

    Conserva preziosi codici miniati medievali – di cui sono pregevole testimonianza i lussuosi messali del duca Amedeo VIII – eleganti portolani, rari incunaboli, splendidi album scenografici disegnati da Giovanni Tommaso Borgonio, atlanti naturalistici seicenteschi – esemplari unici per contenuto e qualità – appartenuti al duca Carlo Emanuele I.

    Il Theatrum Sabaudiae, edito ad Amsterdam nel 1682, testimonia la volontà dei duchi di Savoia di affidare alla stampa la divulgazione della magnificenza della capitale, delle residenze e del loro territorio rappresentata in tavole colorate di forte impatto visivo.

    Di eccezionale valore la collezione grafica della Biblioteca, acquisita dal re Carlo Alberto nel 1839, composta da disegni di grandi maestri italiani e stranieri dal XIV al XVIII secolo e resa straordinaria dalla presenza di tredici fogli autografi di Leonardo da Vinci.

    Dal 1998 nella Sala Leonardo, realizzata con il contributo della Consulta per la Valorizzazione dei Beni Artistici e Culturali di Torino, viene esposto a rotazione prezioso materiale bibliografico e storico-artistico secondo una precisa politica di valorizzazione del patrimonio posseduto.

    Un uomo canuto, con capelli e barba lunghi, ma con ampia stempiatura, dallo sguardo corrucciato che gli conferisce un’espressione severa: è l’intensa immagine, tratteggiata a sanguigna, che identifica in tutto il mondo il celebre pittore, scienziato e ingegnere fiorentino che incrocia lo sguardo del visitatore appena si entra nella sala di sinistra del caveau della biblioteca.

    In mostra inoltre una selezione di oltre quaranta disegni italiani del ‘400 e del ‘500, corrispondenti ad altrettanti artisti citati da Giorgio Vasari nelle sue Vite, vero e proprio fil rouge dell’esposizione.

    Le vite dei più eccellenti pittori, scultori, e architettori di Giorgio Vasari, pubblicate in una prima edizione nel 1550 e poi in forma definitiva nel 1568, costituiscono un fondamentale vademecum per la conoscenza dell’arte italiana fino al Cinquecento e un imprescindibile modello per la storiografia artistica.

    A Vasari, architetto e pittore al servizio del granduca di Toscana Cosimo de’ Medici, si deve la codificazione di molti concetti che oggi diamo per scontati: il ruolo delle tre arti ‘maggiori’ (architettura, scultura e pittura), la periodizzazione storico-artistica per cronologia e per scuole, la visione evolutiva del Rinascimento italiano che raggiunge il suo culmine con Michelangelo, il concetto di Manierismo.

    Nell’introduzione alle Vite, Vasari definisce il disegno “padre delle tre arti nostre, architettura, scultura e pittura”, che “procedendo dall’intelletto, cava di molte cose un giudizio universale, simile a una forma o vero idea di tutte le cose della natura”. I disegni esposti in mostra illustrano questa fondamentale unità dell’espressione artistica, al di là delle epoche e delle scuole regionali.

    Due sono le edizioni antiche delle Vite custodite nella Biblioteca Reale: la prima è un esemplare di quella stampata a Firenze da Lorenzo Torrentino nel 1550. Più tardi, nel 1568 Vasari diede alle stampe l’edizione giuntina, ampliata, corretta e aggiornata con l’inserimento dei ritratti incisi degli artisti: di questa versione la Biblioteca Reale possiede una sontuosa edizione in tre volumi, stampata a Roma nel 1759 con dediche al re di Sardegna Carlo Emanuele III e ai suoi figli Vittorio Amedeo, duca di Savoia, e Benedetto Maria Maurizio, duca di Chiablese. I volumi settecenteschi sono corredati di tavole che riproducono le opere più celebri di Michelangelo.

    Nella mostra, i disegni sono disposti in modo da illustrare l’evoluzione dell’arte italiana secondo il racconto vasariano: dal Rinascimento toscano e veneto a Leonardo; maestri e allievi di Raffaello; Michelangelo e la prima Maniera a Firenze; il ‘500 tra classicismo e manierismo; Vasari e le sue omissioni.

    La collezione della Biblioteca Reale offre un’ampia panoramica della storia dell’arte italiana a partire dal Quattrocento, con alcune punte che ne fanno una delle più importanti collezioni pubbliche di disegni in Italia.

    Oltre alla nota opera di Leonardo da Vinci, fanno parte dell’esposizione ottimi esempi della grafica di artisti del Rinascimento toscano e veneto, quali Francesco di Giorgio Martini e Marco Zoppo; un foglio attribuito alla fase giovanile di Raffaello e diverse opere di alcuni tra i suoi migliori allievi (Giulio Romano, Perin del Vaga); uno studio di Michelangelo per il volto della Sibilla Cumana dipinta sulla volta della Cappella Sistina; uno dei rari disegni del veneziano Lorenzo Lotto; e validi esempi dell’eleganza del Manierismo emiliano e veneto, dal Parmigianino ad Andrea Schiavone.

    Di particolare interesse sono gli studi delle antichità romane, da quelli contenuti nel Trattato di architettura civile e militare di Francesco di Giorgio Martini a quelli del taccuino di Girolamo da Carpi.

     

    Orari della mostra

    • dal lunedì al venerdì dalle 9 alle 18,30 (ultimo ingresso 17,30)
    • sabato dalle 9 alle 14 (ultimo ingresso 12,30)
    • domenica chiuso

    Tariffe

    Intero € 5; ridotto € 3 (18-25 anni); ingresso gratuito per i minori di anni 18, per i possessori di Abbonamento Musei, della Torino+Piemonte Card e della Royal Card.

    Il biglietto è acquistabile dal martedì al sabato presso la biglietteria dei Musei Reali e lunedì direttamente presso la Biblioteca.

    Visite guidate

    Ogni mercoledì alle ore 17, al costo di 5 Euro (gruppi max 25 persone).

    Prenotazione obbligatoria ai seguenti recapiti: tel. 011 543 855 – mr-to.info@beniculturali.it.

    BIBLIOTECA REALE – Piazza Castello, 191 – 10122 – Torino – Tel. +39 011 543855 – E-mail: b-real@beniculturali.i –www.bibliotecareale.beniculturali.it

    [amazon_link asins=’B0062P1DRG’ template=’ProductCarousel’ store=’newfro-21′ marketplace=’IT’ link_id=’fcaa2544-70b5-11e7-8edc-e5350f59ea7e’]

HTML Snippets Powered By : XYZScripts.com