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  • PARCO ARCHEOLOGICO DEL COLOSSEO

    “IL VIAGGIO DI ENEA. DA TROIA A ROMA”: UNA MOSTRA ALLA SCOPERTA DEL SUGGESTIVO ITINERARIO CULTURALE DEL CONSIGLIO D’EUROPA

    Tempio di Romolo, Foro Romano
    15 dicembre 2022 – 10 aprile 2023

    Il Parco archeologico del Colosseo presenta la mostra “Il viaggio di Enea. Da Troia a Roma”, ideata e organizzata in collaborazione con l’Associazione Rotta di Enea per promuovere e diffondere la conoscenza del mito di Enea e dell’Itinerario Culturale “Rotta di Enea” certificato dal Consiglio d’Europa nel 2021. L’esposizione, curata da Alfonsina Russo, Direttrice del Parco archeologico del Colosseo, Roberta Alteri, Nicoletta Cassieri, Daniele Fortuna, Sandra Gatti, sarà visitabile dal 15 dicembre 2022 al 10 aprile 2023 presso il Tempio di Romolo al Foro Romano.

    “Questo progetto consente di raccontare il viaggio e il mito di Enea attraverso preziosi reperti provenienti da tutta Italia, alcuni mai esposti in precedenza. Un modo per conoscere la storia di una rotta leggendaria le cui radici affondano nella notte dei tempi e che è entrata precocemente a far parte dei miti più antichi di Roma. Una rotta che oggi può essere valorizzata e ripercorsa anche grazie all’importante riconoscimento ricevuto nel 2021 dal Consiglio d’Europa, che l’ha inclusa tra gli Itinerari Culturali certificati e che ha visto il Parco archeologico del Colosseo tra i primi aderenti a questo network sin dal 2019” ha dichiarato Alfonsina Russo, Direttrice del Parco archeologico del Colosseo.

    “Promuovere le comuni radici europee, che si sono formate attraverso i viaggi e gli scambi che hanno avuto luogo nel Mediterraneo Antico testimoniate dai magnifici reperti esposti nella mostra, rappresenta una missione fondamentale della nostra Associazione. La Raccomandazione del Parlamento Europeo alla Commissione del settembre 2022 per una nuova Agenda per il Mediterraneo citando la Rotta di Enea riconosce il valore del nostro itinerario come ponte e infrastruttura culturale. Un valore che il Parco archeologico del Colosseo ha da subito abbracciato, nella comune convinzione dell’importante ruolo che la cultura può svolgere nella società e nelle relazioni internazionali” ha dichiarato Giovanni Cafiero, Presidente dell’Associazione Rotta di Enea.

    Il mito di Enea, cantato da Virgilio nell’Eneide, ha pervaso profondamente la cultura europea. Abbandonata Troia, distrutta dagli Achei, l’eroe lascia la sua terra e intraprende un lungo viaggio verso Occidente per raggiungere una nuova patria per i Troiani superstiti e dar vita a una stirpe da cui nascerà Romolo, fondatore di Roma e suo primo re. Enea impersona i valori della tradizione romana: la lealtà, il senso di appartenenza alla collettività, il rispetto per la famiglia, per lo stato e per gli dèi. Oggi la figura dell’eroe troiano rappresenta l’emblema dell’incontro possibile fra culture diverse e della speranza nel futuro.

    La mostra

    Nella mostra, che ha ricevuto la collaborazione istituzionale del Museo e scavi archeologici di Troia, la storia di Enea è presentata attraverso 24 opere di grande interesse, databili fra il VII secolo a.C. e la piena età imperiale, prestate da 12 diverse istituzioni nazionali. Le opere sono proposte secondo percorsi tematici chiave come le immagini di Enea, di suo padre Anchise e di sua madre la dea Afrodite; le raffigurazioni della guerra di Troia; il Palladio – talismano della salvezza prima di Troia e poi di Roma – e infine lo sbarco nel Lazio e la fondazione di Lavinium, dove le scoperte archeologiche hanno dato concretezza alla leggenda dell’eroe. Tra i preziosi reperti in mostra si ricordano il monumentale cratere apulo a figure rosse proveniente dal Museo Archeologico Nazionale di Napoli, vero capolavoro della ceramografia antica, datato al 370-360 a.C., raffigurante lo scempio del corpo del principe troiano Ettore da parte di Achille. Dallo stesso Museo provengono anche due affreschi rinvenuti a Pompei uno dei quali rappresenta una rara raffigurazione del cavallo di Troia trascinato all’interno della città.

    Cuore dell’esposizione sono le statue in terracotta dal santuario di Minerva a Lavinium, significativo esempio dell’arte tardo arcaica e medio-repubblicana del Lazio, molte delle quali esposte al pubblico per la prima volta.

    Durante il periodo della mostra, da dicembre 2022 a marzo 2023, il Parco archeologico del Colosseo ospiterà una serie di conferenze incentrate sul mito di Enea e sul suo leggendario viaggio che saranno tenute da esperti della materia e docenti universitari italiani e stranieri. Il programma sarà presto pubblicato sul sito web ufficiale. Sempre nello stesso arco di tempo sarà possibile partecipare a visite guidate a tema lungo il percorso che nel racconto di Virgilio compiono Enea ed Evandro, dal Foro Boario alla Porta Carmentale, all’Asylum (fra Arx e Capitolium), al Lupercale fino al bosco dell’Argileto e al Campidoglio e poi, attraverso la valle del futuro Foro Romano, fino al villaggio sul Palatino, dove si trova l’umile dimora del re, che coincide con il punto in cui sorgerà la casa di Romolo e, secoli dopo, la residenza di Augusto: un’occasione per ripercorrere la storia più remota e mitica del luogo, precedente alla futura città di Roma.

    I temi della mostra

    L’iconografia di Enea e Anchise
    La dea Afrodite e il giudizio di Paride
    L’amore fra Paride ed Elena
    La morte di Ettore principe troiano e la caduta di Troia
    Il Palladio
    La dea Minerva e i giovani devoti di Lavinium

    Opere in mostra

    Il tema dell’iconografia di Enea e Anchise è illustrato da varie opere che rappresentano lo schema classico dell’eroe troiano che tiene per mano il piccolo figlio Ascanio e porta sulle spalle l’anziano padre Anchise, invalido – forse cieco o forse incapace di camminare – perché punito da Zeus per aver rivelato il segreto della sua unione amorosa con la dea Afrodite/Venere, da cui era nato Enea. Questa tremenda punizione è forse raffigurata su un reperto molto antico, risalente al VII sec. a.C., proveniente da Falerii Veteres, antica città falisca, e conservato nel Museo Archeologico Nazionale dell’Agro Falisco a Civita Castellana: una bardatura di cavallo in bronzo in cui è raffigurata una donna con un bimbo in braccio, forse la dea Afrodite con Enea bambino, e un uomo accecato da uccelli, da identificare probabilmente con Anchise.

    Il giudizio di Paride e l’amore fra il troiano Paride ed Elena, moglie del greco Menelao, furono secondo il mito la causa della guerra di Troia e rappresentano un tema frequentemente raffigurato sia nell’antichità che in seguito per tutta l’età moderna. Nella mostra è rappresentato da uno straordinario lebete a figure rosse proveniente da Ruvo di Puglia e conservato nel Museo Nazionale di Palazzo Jatta. Questo lebete, una particolare forma ceramica legata al mondo femminile e utilizzata in occasione dei riti matrimoniali, conservato quasi completamente integro, è datato fra il 360 e il 350 a.C. La scena ritrae un momento dei preparativi di Elena all’imminente unione amorosa con Paride, che la aspetta in piedi, nudo e con il copricapo orientale che lo identifica come troiano. Afrodite ed Eros vigilano sul momento, garantendo protezione e approvazione.

    Molti dei reperti provengono dal Museo Archeologico Nazionale di Napoli, con il quale il Parco archeologico del Colosseo ha una proficua collaborazione, e fra questi va segnalato il monumentale cratere apulo a figure rosse, un vero capolavoro della ceramografia antica, datato al 370-360 a.C., raffigurante uno degli episodi più famosi dell’epilogo della guerra di Troia, la morte del principe troiano Ettore e lo scempio del suo corpo attuato da Achille, che lo lega ad un carro e lo trascina nella polvere.

    Dallo stesso Museo provengono due affreschi rinvenuti a Pompei. Il primo raffigura Enea ferito ad una gamba e curato da un medico, alla presenza della madre Afrodite/Venere e del figlio Ascanio, immagine che si riferisce all’episodio narrato nel XII libro dell’Eneide, quando l’eroe troiano viene colpito da una freccia durante la battaglia contro i Rutuli. Il secondo affresco conserva una rara raffigurazione del cavallo di Troia trascinato dai Troiani all’interno delle mura della città: quella che fu la “macchina fatale” che rese possibile la presa e la distruzione della città da parte dei Greci dopo dieci anni di assedio.

    Di grande rilevanza sono le statue in terracotta dal santuario di Minerva a Lavinium, città fondata da Enea – secondo il racconto degli antichi – dopo che, giunto sulle coste del Lazio aveva sposato la figlia del re Latino, Lavinia. L’esplorazione del sito ha portato alla scoperta di complessi archeologici che danno corpo al mito della fondazione della città da parte dell’eroe troiano: il santuario dei Tredici Altari (VI -IV sec. a.C.), probabilmente un luogo di culto comune del popolo latino; il grande tumulo che era forse l’heroon di Enea, la tomba simbolica dell’eroe troiano divinizzato; infine un santuario dedicato a Minerva, una Minerva Iliaca legata alla leggenda troiana, guerriera e protettrice del matrimonio e della famiglia. Il santuario ha restituito straordinarie statue in terracotta, databili tra V e III sec. a.C., raffiguranti giovani offerenti; inoltre statue della divinità, sia nel suo aspetto guerriero, la Minerva Tritonia, del V sec. a.C., probabilmente la statua di culto (di cui nella mostra è esposta una copia), sia come il Palladio.

    La Rotta di Enea

    La Rotta di Enea è uno dei 48 Itinerari Culturali del Consiglio d’Europa che invitano al viaggio e alla scoperta del ricco patrimonio culturale europeo e rappresentano un modello di cooperazione attraverso un’esperienza partecipativa della cultura. L’itinerario archeologico dedicato all’eroe troiano è concepito come una “rotta lineare” che segue un ordine preciso il viaggio narrato da Virgilio e tocca siti Unesco (Troia, Delo, Butrinto, Cartagine, Roma), parchi nazionali (Monte Ida in Turchia, Parco Nazionale di Butrinto in Albania), per poi arrivare nel Lazio e infine a Roma.

    L’Itinerario Rotta di Enea è un progetto nato nel 2018, che ha ottenuto il riconoscimento di Itinerario Culturale del Consiglio d’Europa a giungo 2021: la certificazione è stata celebrata con una cerimonia tenutasi nella Curia Iulia del Foro Romano a gennaio 2022.

    Scheda tecnica della mostra

    Titolo

    IL VIAGGIO DI ENEA da Troia a Roma

    Sede
    Parco archeologico del Colosseo, Tempio di Romolo al Foro Romano

    Date al pubblico
    15 dicembre 2022 – 10 aprile 2023

    A cura di
    Alfonsina Russo
    Roberta Alteri
    Nicoletta Cassieri
    Daniele Fortuna
    Sandra Gatti

    Orari della mostra
    9.30 – 16.00 (ultimo ingresso 15.45).
    Per aggiornamenti si prega di consultare sempre il sito https://parcocolosseo.it/visita/orari-e-biglietti/

    Biglietti
    Intero € 16,00 Valido 24h, permette un solo ingresso all’area archeologica del Foro Romano-Palatino, inclusa la mostra in corso, e un solo ingresso al Colosseo (I e II ordine).

    Full Experience € 22,00 Valido 2 giorni, permette un solo ingresso all’area archeologica del Foro Romano-Palatino, inclusi la mostra in corso e i siti SUPER ad accesso contingentato, e un solo ingresso al Colosseo (I e II ordine), comprensivo del piano dell’arena e/o i sotterranei.

    Forum Pass Super € 16,00 Valido 1 giorno per 1 ingresso all’area archeologica del Foro Romano-Palatino e dei Fori Imperiali, incluse le mostre in corso.

    Ridotto € 2,00

  • LA TAVOLA DI UGO DA CARPI PER L’ALTARE DEL VOLTO SANTO
    NELLA BASILICA DI SAN PIETRO IN VATICANO
    Sagrestia Vaticana, Museo della Basilica di San Pietro, 25 febbraio – 16 maggio 2023

     

                      CITTÀ DEL VATICANO, 23 feb – Dal 25 febbraio fino al 16 maggio 2023 è in mostra al Museo della Basilica di San Pietro in Vaticano la pala d’altare di Ugo da Carpi con la Veronica che dispiega il velo del Volto Santo tra gli apostoli Pietro e Paolo. La mostra, che ha già avuto una precedente e più ampia edizione a Torino (Palazzo Madama, Museo Civico di Arte Antica, 16 giugno – 29 agosto 2022) a cura del Dott. Pietro Zander, è visibile al pubblico negli spazi espositivi della Sagrestia Vaticana ogni giorno negli orari di apertura della Basilica.

                          «Una piccola mostra, ma di grande importanza per fede e arte – spiega il Card. Mauro Gambetti, Arciprete della Basilica Vaticana -, che abbiamo voluto presentare in questo tempo di Quaresima per offrire a pellegrini e visitatori un’opportunità di riflessione e d’incontro: l’immagine della reliquia del Volto Santo custodita in San Pietro costituisce, infatti, un invito alla preghiera e un forte richiamo alla Basilica Vaticana, luogo di accoglienza per le donne e gli uomini che da ogni parte della terra giungono presso la tomba dell’Apostolo Pietro. L’esposizione della tavola di Ugo da Carpi nella cosiddetta “Sala di Sisto IV”, dove già fu ospitata tra 1784 e il 1925, è inoltre un primo passo di un processo di riqualificazione del Museo della Basilica di San Pietro presso la Sagrestia Vaticana. Un museo che, nella prospettiva del Giubileo del 2025, cinquant’anni dopo la sua inaugurazione, avrà uno spazio
    dedicato a piccole esposizioni temporanee, che significativamente hanno inizio con la presentazione della pala d’altare del Volto Santo».

                     Protagonista dell’esposizione vaticana è la tavola realizzata da Ugo da Carpi alla vigilia del Giubileo del 1525 per l’altare del Volto Santo nell’antica basilica: una pala d’altare “fata senza penello”, come è scritto dall’autore accanto alla firma e come riferisce Giorgio Vasari che la vide insieme a Michelangelo.

                «L’opera è unica nel suo genere – prosegue il Card. Gambetti – perché eseguita non con l’arte della pittura, ma con la tecnica della stampa a matrici sovrapposte di cui l’intraprendente e geniale artista carpigiano fu il più apprezzato maestro dell’epoca. Più che un dipinto potrebbe infatti essere considerata una stampa a colori su tavola. Una pala d’altare che potremmo definire “acheropita” in sintonia con il Santo Volto di Nostro Signore che rimase impresso, secondo la tradizione, sul velo della Veronica – “Vera – icona” custodito in San Pietro».

                Attraverso una serie di pannelli esplicativi il visitatore potrà cogliere in questa mostra lo straordinario interesse di quest’opera d’arte, giunta a noi con un aspetto fortemente alterato a causa delle tormentate vicissitudini conservative subite dalla tavola nel corso di quasi cinque secoli. Per questo motivo viene esposta accanto alla pala cinquecentesca una “copia di studio” a grandezza naturale dove sono stati riproposti i perduti colori e i chiaroscuri originali. Una copia “eloquente” realizzata con il sostegno di Fondazione Torino Musei dalla Prof.ssa Lorenza D’Alessandro per l’esposizione di Torino e condivisa con la Papale Basilica di San Pietro in occasione di questa mostra.

              Dal Museo Civico di Arte Antica di Palazzo Madama provengono anche i pannelli della mostra che descrivono la pala d’altare del Volto Santo e ne raccontano la storia, la tecnica d’esecuzione, lo stato di conservazione e le importanti indagini diagnostiche realizzate in sinergia con i Laboratori di Ricerche Scientifiche dei Musei Vaticani.

  • Le 10 cose da fare a Torino questo weekend (24/25/26 Febbraio 2023)

     

    Febbraio sta per finire e, prima di dare il benvenuto a marzo e alla tanto attesa primavera, diamo un’occhiata agli appuntamenti di questo ultimo fine settimana del mese a Torino. Se non avete ancora programmato le prossime giornate e state cercando qualche idea per questo weekend, non perdete la nostra selezione delle 10 cose da fare a Torino venerdì 24, sabato 25 e domenica 26 febbraio 2023.

    Il calendario di eventi nella città sabauda è ricco e variegato anche per questo fine settimana. In programma l’apertura della nuova mostra “Utamaro, Hokusai, Hiroshige” dedicata al Giappone, l’Aida di Verdi al Teatro Regio, il grande evento di Cinema on Ice al PalaVela con Carolina Kostner, il mercatino di fiori in Piazza Vittorio e ancora spettacoli, concerti, visite e riaperture. Un bel ventaglio di proposte per riscaldare queste ultime giornate di febbraio che, sembra, non saranno troppo clementi con le temperature.

    Scopri le 10 cose da fare questo weekend a Torino!

     

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  • 16 febbraio – 16 aprile 2023
    Michael Snow
    a cura di Elena Volpato

    Un film e un libro: Wavelength, 1967/2003 e Cover to Cover, 1975. Due opere, due capolavori della storia del cinema e del libro d’artista, perfette sintesi del pensiero visivo di Michael Snow (Toronto, 1928-2023), da poco scomparso, e della sua capacità di fare della pagina come del fotogramma uno spazio di verifica della nostra percezione.

    Snow dichiarò che Wavelength era il tentativo di sintetizzare in forma di puro spazio e tempo il suo sistema nervoso, le sue credenze religiose e le sue idee estetiche. La versione originaria, assunta immediatamente a paradigma del cinema strutturalista, si sviluppa in uno zoom a macchina fissa, girato nell’arco di un giorno e mezzo e trasformato in un montaggio di 45 minuti nei quali si parte dalla visione totale dell’interno di un loft per arrivare gradualmente a stringere sulla piccola foto di una superficie marina appesa sulla parete opposta alla cinepresa, tra quattro grandi finestre. Il procedere impassibile dello zoom è sottolineato dal crescendo di un suono elettronico di un’onda sinusoide, mentre all’immagine si frappongono l’uso di diversi filtri cromatici e alcune enigmatiche apparizioni di donne e uomini che agiscono nel loft senza divenire narrazione: gli accadimenti, anche se drammatici, si riducono a marginali accidenti rispetto all’asettica progressione dello sguardo macchinico. Nel 2003 Snow decise di realizzare una nuova versione contratta, intitolata WVLNT, presente in mostra e nella collezione della VideotecaGAM, dividendo l’opera originaria in tre segmenti temporali da 15 minuti e sovrapponendoli l’uno all’altro come si trattasse di riconoscere, nella apparente linearità della percezione visiva, il ruolo della prefigurazione e della memoria: il movimento attraverso lo spazio è fatto contemporaneamente di visione presente, di ricordo della percezione appena passata e di anticipazione dello spazio che stiamo per raggiungere. Ripiegare il tempo su se stesso concesse a Snow di riconoscere un’ancor più elevata complessità di quella forma filmica di puro spazio e tempo che aveva immaginato nel ‘67.

    A qualche anno di distanza dalla realizzazione di Wavelength, applicò la medesima lucidità di analisi spostando la propria attenzione dalla pellicola al libro e realizzando Cover to Cover per le edizioni del Nova Scotia College of Art and Design che in quegli anni andava raccogliendo i contributi di alcuni tra i più importanti artisti della nuova avanguardia. È un libro composto esclusivamente da un’ampia sequenza di fotografie comprese tra una prima di copertina che presenta una porta chiusa vista dall’interno di una stanza e una quarta di copertina che restituisce la visione esterna della medesima porta attraverso una fotografia che mostra, con alcuni segni di usura, la propria materialità di stampa. Tra quelle due immagini di inizio e fine, l’interno è un susseguirsi di attraversamenti spaziali e temporali colti contemporaneamente da due punti di vista contrapposti: davanti e dietro, dall’alto e dal basso, dritto e sottosopra, complicati da un continuo intercambiarsi di fotografie e fotografie di fotografie.

    L’esemplare di Cover to Cover in esposizione è stato recentemente acquisito dalla Fondazione per l’Arte Moderna e Contemporanea CRT per il Fondo Giorgio Maffei conservato nella collezione di libri d’artista della GAM. Accanto all’originale del 1975 il pubblico potrà sfogliare una riedizione dell’opera che Michael Snow pubblicò nel 2020.

    L’acquisizione e la mostra ribadiscono l’impegno congiunto della Fondazione per l’Arte Moderna e Contemporanea CRT e della GAM nella valorizzazione del libro e del video d’artista.

     

    GAM
    Via Magenta 31, Torino
    Orari di apertura: da martedì a domenica dalle 10 alle 18. Chiuso il lunedì.
    La biglietteria chiude un’ora prima.

  • FRIDA KAHLO e DIEGO RIVERA
    Padova, Centro Culturale Altinate San Gaetano
    14 febbraio – 4 giugno 2023

     

    Conferenza e vernice
    FRIDA KAHLO e DIEGO RIVERA
    Padova, Centro Culturale Altinate San Gaetano
    14 febbraio – 4 giugno 2023

     

    Martedì 14 febbraio, ore 12
    Padova, Centro culturale San Gaetano
    Via Altinate 71

     

    Intervengono:
    Sergio Giordani, Sindaco
    Assessore Colasio, Assessore alla Cultura
    Massimo Vitta Zelman, Presidente Skira
    Simone Todorow, CEO Mondo Mostre
    Daniela Ferretti, Curatrice.
  • Agostino Art Gallery, Milano
    19 gennaio – 20 febbraio 2023
    LILIBET. THE QUEEN
    Endless, Marco Lodola, Mr. Brainwash, Raptuz, Jamie Reid, TVboy

    A cura di Cinzia Lampariello Ranzi

    Inaugurazione: giovedì 19 gennaio, ore 18.00

    Monarca dei record, sovrana di stile, ultima vera icona pop del nostro tempo che ha ispirato serie televisive, film, canzoni e opere d’arte, Sua Maestà la Regina Elisabetta II è protagonista della mostra “Lilibet. The Queen”, promossa dal 19 gennaio al 20 febbraio 2023 da Agostino Art Gallery di  Milano (Via Solari, 72).

    Curata da Cinzia Lampariello Ranzi, l’esposizione sarà inaugurata giovedì 19 gennaio alle ore 18.00. In mostra, una selezione di pezzi unici e multipli realizzati da alcuni dei protagonisti della pop art e della street art internazionale: Endless, Marco Lodola, Mr. Brainwash, Raptuz, Jamie Reid, TVboy.

    I lavori esposti sono esito di una ricerca condotta nel 2021 e nel 2022 dai fondatori di Agostino Art Gallery, Giacomo Christian Giulio Ranzi e Cinzia Lampariello Ranzi, interessati a celebrare il forte valore iconico, politico e culturale di Her Majesty attraverso il linguaggio dell’arte e il confronto tra opere realizzate da artisti appartenenti a diverse generazioni e ambiti geografico-culturali.

    «Sono nato a Shaftesbury – racconta Giacomo Christian Giulio Ranzi – nella contea del Dorset. Il mio nonno materno era un ufficiale della Royal Air Force, che dopo i trasferimenti in India, Africa e Persia, ha scelto di ritirarsi nel Dorset. Ho vissuto in Inghilterra fino alla prima adolescenza e la mia educazione è stata assolutamente inglese. Il mio legame sentimentale con la Royal Family si è intrecciato con le ricerche di Cinzia Lampariello, mia moglie, interessata per formazione ai linguaggi della grafica, della pop e della street art. Ne è nata una collezione d’arte che abbiamo costruito, anche attraverso alcune commissioni, in primo luogo per noi e che con questa mostra abbiamo il piacere di condividere con tutti. Art takes care of the earth».

    Il percorso espositivo comprende, tra le altre opere, una grande tela di Endless (“Lizzy Vuitton Fragile”), artista londinese che coniuga arte contemporanea e arte di strada. Rappresentato da Cris Contini Contemporary, Endless ha preso parte alla 59. Esposizione Internazionale d’Arte – La Biennale di Venezia. Nella sua ricerca, ironica e puntuale, ricorrono le ossessioni della società contemporanea, attratta da brand di lusso e celebrità. La Regina risplende in una scultura luminosa di Marco Lodola, tra i cui soggetti ricorrono spesso icone mondiali, da Marilyn Monroe a Mao Tse-tung. L’artista, le cui opere sono presenti in varie collezioni museali, è noto anche per aver realizzato installazioni di luce e scenografie per eventi e spettacoli. Seguono tre ritratti ironici e irreverenti di Sua Maestà firmati da Mr. Brainwash, allo stato Thierry Guetta, artista francese noto al grande pubblico per il celebre film “Exit Through the Giftshop” diretto da Banksy, che da oltre vent’anni veicola attraverso pop e street art messaggi di amore e di libertà. Segue “God Save The Queen” di Luigi Maria Muratore, aka Raptuz, artista italiano classe 1968, nato e cresciuto nell’hinterland milanese, tra i fondatori della TDK crew e, assieme a J Ax, della storica Spaghetti Funk. Sui muri e sulla tela scompone forme e colori attraverso una tecnica di propria invenzione, la broken window futurism, che prevede l’uso di spray, scotch di carta e bisturi. Jamie Reid (Londra, 1947) è un artista britannico, noto soprattutto per aver curato l’immagine punk dei Sex Pistols. Alcune delle litografie in mostra sono basate su una famosa fotografia scattata da Cecil Beaton alla regina Elisabetta II, descritta da Sean O’Hagan di “The Observer” come «l’immagine più iconica dell’era punk». TVboy, infine, rappresenta la Regina in Agostino abiti punk. Alle sue spalle è riprodotta con graffiti e colature di colore la bandiera del Regno Unito, mentre sulla sua maglietta compare la scritta “Punk’s not dead”. Artista italiano di base a Barcellona, Salvatore Benintende (Palermo, 1980), è esponente del movimento NeoPop e padre di TVboy, il suo alter ego. Durante il vernissage saranno inoltre presentate al pubblico alcune opere dedicate alla Regina di Alberto Petrivelli, Walter Davanzo e Gumm. Petrivelli è un artista originario di Orvieto ma residente a Londra, che non ha mai esposto in una galleria italiana. Davanzo (Treviso, 1952) è pittore, fotografo, designer e art director che costruisce un immaginario poetico, tra ricordo, sogno e visione. Gumm è il nome d’arte di un artista veneziano che ha fatto propria la lezione dei più grandi artisti Pop, veicolandola nella tridimensionalità.

    Facendo riferimento al pensiero di Zygmunt Bauman, Cinzia Lampariello Ranzi sottolinea come l’arte attuale sia “liquida”, in linea con la società nella quale è inserita. «Il ruolo del curatore è quello di guida nell’orizzontalità della proposta, attraverso opere e ricerche non necessariamente vicine dal punto di vista linguistico e formale, ma accomunate da qualità, serietà e profondità di pensiero». «Proprio per questo – prosegue Lampariello Ranzi – insieme agli artisti che, nonostante il breve tempo di apertura della Galleria, ci hanno contattato da diversi paesi, stiamo lavorando al “Manifesto dell’Arte Liquida”. Proseguiremo, inoltre, con il format delle capsule collection, ovvero più sguardi su un tema dato, per favorire la ricerca, il dialogo e il costruttivo confronto tra opere e autori tra loro molto lontani».

    La mostra è realizzata in collaborazione con Cris Contini Contemporary. La Galleria è aperta al pubblico da martedì a venerdì con orario 11.00-13.00 e 16.00-19.30, sabato ore 16.00-19.30, sabato mattina e domenica su appuntamento. Ingresso libero. Per informazioni: www.agostinoartgallery.it, www.instagram.com/agostinoartgallery.

    Agostino Art Gallery inaugura la propria attività nel 2022 a Milano, in via Solari 72. Uno spazio espositivo che promuove un approccio multidisciplinare all’arte contemporanea, per superare limiti e confini stabiliti. Un incubatore virtuoso, capace di riflettere la natura futuristica e aperta della metropoli italiana scelta come sede. Non solo mostre ma anche talk, presentazioni editoriali e laboratori: un nuovo salotto culturale cittadino, un crocevia di incontro, confronto, progettazione e convivialità. Nata da un’idea di Cinzia Lampariello Ranzi e Giacomo Christian Giulio Ranzi, Agostino Art Gallery prende spunto dalla passione dei fondatori per l’arte contemporanea. Un interesse che li ha portati, fin dagli anni ‘80, a viaggiare e a scoprire talenti internazionali entrati a far parte della loro collezione privata. I due ideatori, uniti nella vita e nell’arte, hanno deciso di condividere anche le opere da loro acquistate nel tempo, esponendole in mostre tematiche che affronteranno argomenti attuali e drammatici come la guerra, ma anche temi di costume come la capsule collection dedicata a Sua Maestà la Regina Elisabetta II. Il nome scelto è un omaggio a Sant’Agostino e al suo pensiero relativo all’uomo e alla sua volontà razionale che lo portava a ritenere che la volontà è autonoma rispetto alla ragione: è nomale che un uomo desideri prima una cosa e poi un’altra. Allo stesso modo i due fondatori offrono esperienze culturali e incontri con artisti differenti che spaziano dalla pittura, alla scultura, passando attraverso la street art e la fotografia. Opere più classiche si alternano a nuovi linguaggi artistici multimediali, lasciando spazio alle passioni dei visitatori che vengono stimolati senza alcun limite. Anche il logo di Escher richiama questa libertà di interpretazione: il triangolo di Penrose, una figura geometrica che è in realtà un’illusione. Sembra tridimensionale ma in realtà non lo è, un invito agli spettatori ad andare oltre le apparenze, a lasciare la mente libera di fantasticare, a trovare in ogni opera d’arte spunti personali anche contradditori. Tra gli artisti che trovano nella Agostino Art Gallery il loro palcoscenico milanese, anche grazie alla collaborazione con Cris Contini Contemporary, figurano Endless, primo street-artist presente nella collezione degli Uffizi, e Michele Tombolini, entrambi partecipanti alla 59. Esposizione Internazionale d’Arte – La Biennale di Venezia. Sono inoltre disponibili le opere dell’artista brasiliano Romero Britto, i celebri “Balloon Dog” di Jeff Koons, così come le ricerche di Jeff Robb, Mr. Brainwash, Roberto Carullo, Marco Lodola e Bran Symondson. Agostino Art Gallery si propone, inoltre, di svolgere attività di ricerca e di scouting, sostenendo i giovani artisti e presentando in anteprima autori internazionali mai esposti in Italia o in Europa.

    SCHEDA TECNICA:

    Lilibet. The Queen
    A cura di Cinzia Lampariello Ranzi
    Agostino Art Gallery
    Via Solari 72, 20144 Milano
    19 gennaio – 20 febbraio 2023
    Orari: da martedì a venerdì 11.00-13.00 e 16.00-19.30, sabato 16.00-19.30, sabato mattina e domenica su appuntamento
    Ingresso libero

    PER INFORMAZIONI:

    Agostino Art Gallery
    Via Solari 72, 20144 Milano
    Curatrice: Cinzia Lampariello Ranzi
    T. +39 388 4366649 | cinzia.lampariello@gmail.com
    Direttore commerciale: Giacomo Christian Giulio Ranzi T. +39 388 6353167 | ranzi.giacomo@gmail.com
    www.agostinoartgallery.it
    www.instagram.com/agostinoartgallery – @agostinoartgallery
  • Il canto del capro
    Installazione di GianMarco Porru per t-space X MAO
    Inaugurazione aperta al pubblico
    Venerdì 20 gennaio ore 18
    21 gennaio – 26 febbraio 2023
    MAO Museo d’Arte Orientale, Torino

     

    Il Canto del Capro è un’opera installativa inedita concepita da GianMarco Porru per gli spazi di t-space X MAO. L’opera prolunga una serie di tematiche presenti nella ricerca dell’artista ed espande una mitologia mediterranea che riflette su un sincretismo religioso diffuso in diverse aree
    geografiche e culturali, alcune delle quali rappresentate nelle collezioni del Museo.

    Il Canto del Capro è la ricostruzione fantastica e la visualizzazione tridimensionale di una narrazione ipotetica che si innesta nel processo di interpretatio religiosa. GianMarco Porru si concentra su un tempo sospeso precedente all’adesione del culto monoteista e presenta una narrazione dell’Acqua in prima persona, attenta alle ritualità destinate a propiziarsi le divinità responsabili dei temporali.

    Conosciuto in Sardegna come Maimone, secondo alcune versioni del mito Dioniso è venerato sotto forma di bambino e di divinità degli inferi come Crono e/o Pluvio, nomi differenti per le manifestazioni della stessa divinità. Nei diversi rituali antichi, in apertura dell’anno agricolo, si pone l’accento non tanto sull’aspetto orgiastico della religione dionisiaca quanto piuttosto su quello pluviale, la cui propiziazione è indispensabile per ottenere piogge abbondanti. Questo avviene attraverso la rappresentazione della passione e la morte di una vittima destinata a rappresentare la morte e la passione del dio stesso.

    Per GianMarco Porru la Sardegna è un territorio speculativo in cui rivisitare l’idea di autentico e arcaico, problematizzando i meccanismi di riproduzione e rappresentazione dei patrimoni culturali nazionali. La rilettura della cultura materiale intesa come un percorso che attraversa e interroga le stratificazioni estetiche e iconografiche – in ambito archeologico ed etnografico – mira a riposizionare e fabulare inedite narrazioni mitologiche in possibili territori d’origine, ricalibrando così la narrazione egemonica.
    Ingresso libero.

    Come di consueto, nello spazio del t-space i visitatori potranno anche servirsi una tazza di tè giallo, selezionata per l’occasione da Claudia Carità (The Tea Torino).

    Opera realizzata con il sostegno della Residenza Multidisciplinare della Bassa Sabina TerrArte 2022 inattuazione dell’Intesa triennale MIBACT Regione Lazio – art. 43 “Residenze” del D.M. 27 luglio 2017, relativa alle Residenze artistiche per il triennio 2022-2024.

    BIO GianMarco Porru (Oristano, 1989) è un artista visivo di base a Milano. Lavora con diversi media, tra cui la performance, il video e la fotografia. Le sue opere sono state esposte in diverse fondazioni, musei e festival come Fondazione Sandretto Re Rebaudengo, Guarene; MilanoOltre festival, Milano; Museo MAGA* Gallarate; Museo Nivola, Orani; Pav, Torino; Museo del 900, Milano; Museo Man, Nuoro; Teatro San Martin, Buenos Aires; PhotoVogue festival, Milano; Piccolo Teatro di Milano-Teatro d’Europa.

    I prossimi appuntamenti:

    – 8 marzo –7 maggio 2023
    MONOGATARI – Massimo Grimaldi
    – 5 maggio – 11 giugno 2023
    Jacopo Miliani
    – 21 giugno – settembre 2023
    Fuzao Studio

  • TEXTILES ARE BACK

    La nuova Sala tessuti di Palazzo Madama

    Palazzo Madama – secondo piano
    Piazza Castello – Torino

    dal 21 dicembre 2022

    Dal 21 dicembre 2022 più di 50 opere della collezione di tessuti e moda di Palazzo Madama – Museo Civico d’Arte Antica, che comprende circa 4.000 manufatti ed è tra le più importanti in Italia, tornano a essere esposte nella sala a esse dedicata al secondo piano del museo. L’allestimento, che riproporrà a rotazione nuove opere della raccolta, andrà mutando periodicamente, così da preservare la corretta conservazione dei beni.

    Ai frammenti copti in lino e lana lavorata ad arazzo – i più antichi del museo – provenienti da Antinoe, città del Medio Egitto fondata dall’imperatore Adriano, seguono i tessuti medievali, che documentano la magnifica produzione delle manifatture seriche del bacino mediterraneo e dei primi importanti centri manifatturieri italiani. Per molti secoli la produzione e la lavorazione della seta sono stati un segreto ben protetto dalla Cina, filtrato poi attraverso l’Asia centrale e l’Iran sasanide. Solo alla fine del VI secolo l’industria della seta si insedia nel Mediterraneo orientale bizantino e si estende poi verso occidente, seguendo l’espansione islamica. Le preziose stoffe di seta giungono allora nell’Europa cristiana quali doni diplomatici ed entrano nei palazzi imperiali e papali e nei tesori delle cattedrali come involucro delle sacre reliquie.

    Tra il XII e il XIII secolo la tessitura della seta ha inizio finalmente in Italia: a Venezia, a Lucca e a Firenze. I velluti italiani operati, lavorati con filati d’oro e d’argento, sono i tessuti più richiesti da ogni corte del Rinascimento. Ne vediamo a Palazzo Madama due esemplari eccellenti: un magnifico telo cremisi veneziano tagliato a due altezze, storicamente detto alto-basso, e un ampio frammento di velluto di seta rossa e oro filato dal tipico disegno tardo quattrocentesco dei fiori di cardo, già parte di una veste liturgica.

    Tre manufatti importanti illustrano l’arte del ricamo nel Cinquecento: la famosa tovaglia con la raffigurazione dei Quattro Continenti, attribuita alla ricamatrice milanese Caterina Cantoni, celebre tra i contemporanei per la raffinata tecnica del ricamo a doppio diritto e professionista, i cui lavori erano contesi dalle corti di tutta Europa; una tovaglia lavorata anch’essa in Italia, ma in ambito domestico, decorata da poetici motti d’amore e un repertorio di minuti disegni policromi di putti, delfini, manufede, leoni rampanti; infine, un vivace ricamo raffigurante la parabola delle Vergini sagge e delle vergini folli, ricamate in seta su fondo in lana con gli abiti delle donne della Svizzera tedesca della fine del XVI secolo, lavoro femminile originario della città di Sciaffusa.

    Affiancati nelle vetrine storiche della sala, teli da arredo e stoffe da abbigliamento raccontano il mutare del gusto decorativo nei secoli, con un focus sull’abbigliamento e sullo stile del XVIII secolo, quando i motivi bizarre, a pizzo, a isolotti, a meandri si avvicendano rapidamente, seguendo la moda dettata da Parigi e dalle manifatture lionesi, che detengono ormai la palma dell’eccellenza.

    Numerosi tra questi tessuti, esposti nelle sale del Museo Civico tra gli ultimi decenni del XIX e i primi del XX secolo, furono riprodotti in quegli anni da manifatture tessili italiane, in particolare dalla manifattura torinese Guglielmo Ghidini. Fondata nel 1865, vent’anni più tardi la Guglielmo Ghidini, Fabbrica di seterie e broccati d’oro, aveva stabilimento alla Barriera di Casale, sull’attuale piazza Gozzano, e dava lavoro a oltre trecento operai. Nel nuovo allestimento, Palazzo Madama espone alcune delle stoffe riproducenti modelli della sua collezione, per ricordare il ruolo che il Museo Civico, museo d’arte applicata all’industria, realmente svolse nei confronti delle attività produttive della città, a cui offrì opere di alto valore artistico che costituirono modello e fonte di ispirazione per riqualificare la produzione contemporanea.

    Dalla collezione di abiti e accessori di moda è esposta una scelta di capi, che spazia dal XVII secolo agli anni Venti del XX secolo. Alcuni di essi sono stati oggetto di restauro e di studio in anni recenti. La riapertura della sala è occasione per vedere ora un giuppone ricamato con i nodi di Casa Savoia, unico capo seicentesco – oggi conservato – riferibile con certezza al casato, un’andrienne confezionata con un ricchissimo lampasso lionese precedente la metà del Settecento, un abito femminile in stile Impero in leggerissima garza di seta e due briosi vestiti in stile Charleston di sartoria milanese. Per la prima volta è esposto anche un sorprendente banyan, veste da casa maschile, in seta dipinta in Cina e confezionata in Europa nel terzo quarto del Settecento. È presentato con un habit in velluto miniatura ricamato a fiori e diversi accessori maschili in una vetrina ambientata, che racconta il piacere del vestirsi e l’agio della vita dei gentiluomini nel secolo dei Lumi.

    All’attualissimo tema del riuso ci avvicina, infine, un interessante abito degli ultimi anni dello stesso secolo, che fu oggetto di un riadattamento per adeguarsi alle nuove esigenze di una neo-mamma ed essere comodo per l’allattamento.

    INFO UTILI:

    SEDE ESPOSITIVA E DATE                           Palazzo Madama – Museo Civico d’Arte Antica
                                                                                     piazza Castello, Torino
                                                                                     Dal 21 dicembre 2022

     

    ORARI                                                                    Lunedì e da mercoledì a domenica: 10.00 – 18.00. Martedì chiuso
                                                                                      Il servizio di biglietteria termina un’ora prima della chiusura

    BIGLIETTI                                                             Incluso nel biglietto di ingresso al museo: intero € 10,00 | ridotto € 8,00                                                                                    Gratuito Abbonamento Musei e Torino+Piemonte card

    INFORMAZIONI                                              palazzomadama@fondazionetorinomusei.it – t. 011 4433501  www.palazzomadamatorino.it

    PRENOTAZIONI                                                   011 5211788 o via mail a ftm@arteintorino.com                                             Prevendita: Ticketone.it

     

     

  • Mostra
    PINOCCHIO AROUND THE WORLD.
    Il classico di Carlo Collodi nell’editoria mondiale contemporanea
    Infopoint Ivrea Capitale italiana del libro 2022 | Palazzo Giusiana, Ivrea
    Fino a mercoledì 8 marzo.
    Lunedì 19 dicembre lettura ad alta voce di brani di Pinocchio nell’ambito di Lettura Day

    È visitabile fino a mercoledì 8 marzo a Palazzo Giusiana di Ivrea la mostra Pinocchio around the world nata su proposta della Commissione Europea – Antenna della direzione generale Traduzione, in collaborazione con la Fondazione Collodi di Pistoia, che ha offerto a Ivrea, Capitale italiana del libro 2022, ben 40 edizioni di Pinocchio apparse in tutto il mondo negli ultimi vent’anni.

    Il classico di Carlo Collodi continua infatti ad avere un incredibile seguito, a 140 anni dalla pubblicazione della prima edizione, a più di 80 dalla versione in cartoni animati ideata da Walt Disney e a 50 dalla sua versione televisiva firmata da Luigi Comencini: a testimonianza di come questo “racconto morale” non smetta di essere fonte di ispirazione non solo per i lettori più piccoli. Pinocchio è un mito intramontabile, tanto che il 2022 vede due novità cinematografiche a lui dedicate dirette da due premi Oscar del calibro di Robert Zemeckis, realizzata per Disney, e Guillermo del Toro per Netflix.

    Il successo dell’opera di Collodi è planetario, e lo si può notare scorrendo le copertine dei libri in mostra: il suo nome rimane pressoché immutato in qualsiasi lingua, nelle edizioni lette ai quattro angoli del pianeta.

    Per sottolineare la sua importanza lunedì 19 dicembre, in mattinata (ore 10 circa), è in programma una breve lettura ad alta voce di alcuni brani del classico di Collodi nell’ambito della giornata conclusiva di Lettura Day, l’iniziativa promossa da ADEI – Associazione degli Editori Indipendenti per stimolare la lettura ad alta voce come occasione di condivisione e partecipazione. Ad ascoltare la lettura saranno quaranta studenti della scuola primaria Massimo D’Azeglio in visita alla mostra. Nello stesso giorno il coordinatore di Ivrea Capitale italiana del libro 2022 Paolo Verri sarà ospite della diretta finale della rassegna (sulla pagina Facebook di Lettura Day https://www.facebook.com/LetturaDay), per raccontare le prossime iniziative di Ivrea.

    La mostra, infine, è un’occasione per ricordare la Giornata europea delle lingue che si svolge ogni anno il 26 settembre, giorno in cui è stato inaugurato il tour delle edizioni internazionali di Pinocchio ora visibili a Ivrea.

    Sempre Palazzo Giusiana ospita inoltre la mostra Deus ex littera che esplora il confine tra arte contemporanea e letteratura attraverso le opere di Massimo Giannoni e Paolo Amico, artisti scelti dalla curatrice Costanza Casali per la peculiarità delle loro creazioni, strettamente connesse con il progetto di Ivrea Capitale italiana del libro 2022: Massimo Giannoni è noto per le sue meravigliose tele dedicate alle librerie e alle biblioteche, mentre Paolo Amico si distingue per la realizzazione di opere con una tecnica esecutiva unica che consiste nell’utilizzo di penne biro. In mostra inoltre alcune opere realizzate con la macchina da scrivere Lettera22 e un intenso ritratto di Adriano Olivetti realizzato con una nuova tecnica “a timbro”, cioè con i timbri originali dell’Archivio Storico Olivetti.

    A piano terra del Palazzo si trova anche la mostra fotografica Scrittori in prosa di Mauro Raffini, a cura di Sandra Raffini, 47 scatti di autori e autrici contemporanei realizzati negli anni e collocata nella sala d’ingresso dedicata a Ivrea Capitale italiana del libro 2022, un vero e proprio portale d’accesso in cui approfondire la conoscenza del progetto della Capitale e il percorso del Manifesto per il futuro del libro.

    L’Assessore alla cultura di Ivrea Avv. Costanza Casali sottolinea che “Pinocchio è senza tempo perché lo sono le storie e i personaggi raccontati. Magari assumono altre forme o hanno nomi diversi, ma si ritrovano in ogni epoca poiché sono legati alla natura umana. Ritengo che questa collaborazione sia importante e prestigiosa: il fatto che sia stato il Dipartimento stesso dalla Commissione Europea a proporla fa comprendere come Ivrea abbia saputo ritagliarsi un ruolo nel panorama culturale nazionale. La collaborazione con ADEI ne è un’ulteriore conferma. Sono solo i primi esiti di un grande lavoro di costruzione che non deve andare disperso al termine da Capitale del libro”.

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    Palazzo GIUSIANA
    Infopoint di Ivrea Capitale del libro
    Via dei Patrioti, 20 – Ivrea (TO)

     

    Mostre:

    PINOCCHIO AROUND THE WORLD.
    Fino a mercoledì 8 marzo

     

    DEUX EX LITTERA. Opere di Massimo Giannoni e Paolo Amico
    SCRITTORI IN PROSA. Fotografie di Mauro Raffini
    Fino all’8 gennaio 2023

     

    • 15 – 16 DICEMBRE 15 -18
    • 17 – 18 DICEMBRE 10-13 15 -18
    • 22 – 23 DICEMBRE 15 -18
    • 24 DICEMBRE 10-13 15 -18
    • 25-26 DICEMBRE 15 -18
    • 31 DICEMBRE 10-13 15-18
    • 1^ GENNAIO 15 -18
    • 5-6 GENNAIO 15 -18
    • 7-8 GENNAIO 10-13 15-18
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  • Rembrandt incontra Rembrandt


    Dialoghi in Galleria

    Musei Reali, Galleria Sabauda – Spazio Scoperte
    14 dicembre 2022 – 16 aprile 2023

     

    Con la nuova mostra dossier Rembrandt incontra Rembrandt. Dialoghi in Galleria Musei Reali celebrano il genio del più grande maestro olandese del Seicento, con una selezione di ventidue opere tra dipinti, disegni e acqueforti allestita nello Spazio Scoperte della Galleria Sabauda dal 14 dicembre 2022 al 16 aprile 2023. 

    Centro ideale dell’esposizione è La cena in Emmaus del Musée Jacquemart-André di Parigi, in prestito ai Musei Reali grazie alla policy di scambio adottata per rafforzare la collaborazione tra le istituzioni culturali italiane ed europee. L’opera è posta a confronto con il Ritratto di vecchio dormiente della Galleria Sabauda, uno dei soli tre dipinti dell’artista presenti nelle collezioni nazionali. 

    Le due opere, databili al 1629, sono rappresentative della fase giovanile di Rembrandt (Leida, 1606 – Amsterdam, 1669) e costituiscono significativi esempi della maestria del pittore nell’uso del colore, nella modulazione della luce e nella trasfigurazione poetica dei soggetti tratti dalla realtà quotidiana e dalla storia sacra.

    “La mostra propone un percorso sullo straordinario patrimonio legato al maestro olandese conservato ai Musei Reali – spiega la Direttrice Enrica Pagella – e intende portare all’attenzione del pubblico le ricche raccolte di arte fiamminga e olandese, che rappresentano una peculiarità, sia per consistenza, sia per qualità, nel panorama delle collezioni pubbliche italiane”.

    Nella tavola della Galleria Sabauda, acquisita nel 1866, la figura del vecchio addormentato è immersa in un’oscurità a tratti impenetrabile: soltanto il volto e le mani dell’uomo appaiono in piena luce, rischiarate dalla flebile brace del focolare. L’artista esalta i particolari, intensificandone l’effetto in modo volutamente irreale. Nella tela francese, la prodigiosa apparizione di Cristo agli apostoli è costruita sul contrasto tra le tenebre e la luce, che è anche luce mistica, immagine della rivelazione divina. 

    Nei due dipinti a confronto, la raffigurazione realistica dell’ambiente e dei personaggi, unita all’uso espressivo e simbolico della luce, richiama le innovazioni introdotte da Caravaggio nella pittura sacra nel primo decennio del Seicento, prontamente recepite nelle scuole pittoriche di indirizzo naturalistico in diversi centri italiani ed europei. 

    “Al centro dell’attenzione è uno dei capolavori della Galleria Sabauda, in cui il giovane Rembrandt sperimenta la sua maestria nella resa dei bruni e che in mostra è possibile ammirare cogliendone anche dettagli che dapprima sfuggono alla vista”, osserva Annamaria Bavaresponsabile delle collezioni d’arte e di archeologia dei Musei Reali.

    L’allestimento è inoltre arricchito da un supporto multimediale, realizzato in collaborazione con VisivaLab, che permette di esplorare il dipinto torinese attraverso un’immagine ad altissima risoluzione per conoscerne la storia, tante curiosità e scoprire chi si potrebbe celare dietro il volto del vecchio addormentato.

    A corollario delle due opere principali sono esposti alcuni disegni della Biblioteca Reale assegnati a Rembrandt, tra cui uno schizzo di busto antico unanimemente riconosciuto come opera interamente autografa, ma anche prove grafiche della sua bottega e disegni del suo studio, che danno conto dell’inesauribile capacità inventiva dell’artista. 

    Nella carriera di Rembrandt l’incisione occupa un posto di assoluto rilievo, in particolare attraverso la tecnica dell’acquaforte: la sua produzione, eccezionale per ampiezza e varietà, documenta una conoscenza approfondita delle tecniche e una incessante ricerca di nuove soluzioni espressive. Ne è testimonianza il nucleo di stampe appartenenti alle raccolte della Biblioteca Reale e della Galleria Sabauda con ritratti, paesaggi e tematiche religiose. 

    La fama di Rembrandt, la conoscenza del suo stile e la diffusione delle sue invenzioni sono favorite dalla circolazione di autoritratti autografi, dipinti, disegnati o incisi, a cui molto presto si aggiunge un numero difficilmente quantificabile di copie di sue celebri opere pittoriche e varie forme di emulazione da parte di allievi e coetanei, dediti a interpretare in maniera fedele la mano del maestro. 

    Alcune di queste opere, tra le quali il presunto autoritratto della Collezione Gualino – acquistato come autografo all’inizio degli anni Venti del Novecento e per molto tempo ritenuto un omaggio a Rembrandt da parte del pittore napoletano Luca Giordano – concludono il percorso, illustrando la diffusione del linguaggio dell’artista di Leida nella cultura figurativa nordica e l’importanza delle sue composizioni nella pittura di genere e nella ritrattistica.

    ***

    Rembrandt incontra Rembrandt. Dialoghi in Galleria
    Musei Reali, Galleria Sabauda – Spazio Scoperte
    14 dicembre 2022 – 16 aprile 2023

    Orari:

    • 9-19 dal martedì alla domenica
    • Orario biglietteria: 9-18

    Biglietti:

    • Intero 15,00 €
    • Ridotto: 2,00 €
    • Ragazzi di età dai 18 ai 25 anni
    • Gratuito: Minori di 18 anni

    Persone con disabilità e un loro accompagnatore; Insegnanti con scolaresche; Guide turistiche con gruppi; Personale del Ministero; Possessori di Abbonamento Musei, Torino+Piemonte Card, tessera ICOM; Giornalisti regolarmente iscritti all’Ordine dei Giornalisti

    Prenotazioni:

    I gruppi in visita e le scolaresche potranno essere di massimo 25 unità oltre la guida e gli accompagnatori.

    Tutte le informazioni sul sito museireali.beniculturali.it

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