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  • Riapre l’appartamento dei Principi Forestieri

    Prosegue l’impegno dei Musei Reali per ampliare l’accessibilità e il miglioramento dei percorsi di vista.

    Palazzo Reale festeggia la riapertura dell’Appartamento dei Principi Forestieri, chiuso da oltre quindici anni. Dopo un impegnativo intervento di manutenzione straordinaria e di riallestimento, riaprono al pubblico sette ambienti dell’ala nord, affacciati sul giardino, progettati da Filippo Juvarra tra il 1733 e il 1734, completati da Benedetto Alfieri, e parzialmente rimodellati da Pelagio Palagi a metà Ottocento.

    In occasione della riapertura dell’Appartamento dei Principi Forestieri, sarà presentato al pubblico anche il restauro della Tribuna Reale, che accoglieva i sovrani per assistere alla messa nel duomo. Anche per la Tribuna Reale è previsto un programma di visite guidate che prenderà avvio entro l’estate.

    Il progetto è stato possibile grazie al fondamentale contributo di Compagnia di San Paolo, che ha sostenuto il restauro degli ambienti   contribuendo a garantirne l’accessibilità partecipando al progetto di ampliamento dei percorsi di visita, che prevede l’inserimento di nuovo personale di supporto della società Ales-Arte Lavoro e Servizi nei percorsi del Palazzo Reale.

    I restauri sono stati realizzati anche grazie alla collaborazione dell’Associazione Amici di Palazzo Reale, che offrirà un servizio di visite guidate nei fine settimana.

    L’Appartamento dei Principi Forestieri

    Progettato da Filippo Juvarra tra 1733-34, completato e arredato da Benedetto Alfieri tra 1738 e 43, ebbe negli anni 1841-45 integrazioni ad opera di Pelagio Palagi, che intevenne anche rielaborando intagli settecenteschi recuperati dall’appartamento di facciata del secondo piano. Con il regno di Vittorio Emanuele II (1849-1878), l’appartamento fu trasformato in foresteria e ospitò nel 1855 don Pedro V re del Portogallo. Le sale ospitano molte opere d’eccezione e diverse curiosità. Vi si accede attraversando la Galleria delle Battaglie, con la grande volta affrescata di Claudio Beaumont che raffigura il Trionfo della pace e delle arti liberali (1747). Di grande fascino anche il soffitto affrescato di Lorenzo Pecheux (1778) con La verità inseguita dal tempo e le quattro volte di Francesco De Mura (1741-43), di cui ben conservate Le storie di Teseo e I giochi olimpici. Le stanze sono arricchite con lambriggi, porte e ante di finestre dipinte: nella Sala da Pranzo le Boscarecce di Vittorio Amedeo Cignaroli (1740); nella Camera da letto le Scene di vita popolaredi Pietro Domenico Olivero (1739-41); altre salette con rovine del Gambone e fiori della Gili. Alle pareti, i dipinti propongono una campionatura di ritratti settecenteschi e quadri di storia. Completano l’arredo il grande modello della facciata di Palazzo Reale progettata da Domenico Ferri (eseguito da Gabriele Capello detto il Moncalvo), e varie sculture in marmo, come il Putto col pellicano di Francesco Ladatte e il tavolino con Putti in girotondo (1720, già nel castello di Rivoli) di Carlo Tantardini.

    La Tribuna Reale

    Progettata dall’architetto Francesco Valeriano Dellala di Beinasco nel 1775 e ornata dai grandi telamoni in legno scolpito di Ignazio Perucca, su modello del Bernero. Le pitture spettano ai fratelli Pozzo, mentre gli intagli furono approntati da Croce, De Giovanni e Riva. L’ambiente è stato oggetto di una manutenzione straordinaria, con il restauro della straordinaria serie di ventole realizzate da Giuseppe Maria Bonzanigo nel 1790.

    Foto© Daniele Bottallo e Paolo Formica

  • Un filo antico, vecchio più di mille anni, lega Torino alla Puglia. Con la mostra Le armi e il potere: l’Arcangelo longobardo, i Musei Reali di Torino sono protagonisti dello scambio di reperti e testimonianze di epoca longobarda tra i Musei TECUM – Santuario di San Michele Arcangeloa Monte Sant’Angelo (Foggia)e il Museo di Antichità. Il focus sviluppato dai due musei verte sulla figura dell’Arcangelo Michele, che compare nella Bibbia come un angelo guerriero, posto a capo delle milizie celesti.

    ConLe armi e il potere: l’Arcangelo longobardo, i Musei Reali aderiscono al progetto promosso dal MiBAC e dall’Associazione Italia Langobardorum, dal titolo Longobardi in vetrina, che promuove la diffusione della conoscenza della cultura longobarda. La collaborazione e la sinergia tra i siti UNESCO, i musei della rete, e quelli nazionali che sono espressione dei territori di forte valenza longobarda, come il Piemonte, che nel Museo di Antichità conserva una collezione longobarda tra le maggiori in Italia, hanno permesso di individuare sette grandi temi declinati in quindici mostre temporanee che avranno luogo nel 2019.

    L’ARCANGELO MICHELE E LA MOSTRA

    Sulla base delle sacre Scritture, la tradizione ha elaborato come attributo iconografico dell’Arcangelo Michelela spada sguainata (o la lancia), che si associa allo scudo. Questi tratti bellicosi ne favorirono l’adozione, come santo protettore, da parte di condottieri e sovrani bizantini, longobardi e carolingi. L’Arcangelo invincibile divenne simbolo della vittoria e del potere militare.  Presso i Longobardi, popolo di guerrieri, l’adozione del culto micaelico fu favorita dal fatto che essi riconobbero e trasferirono in Michele attributi e caratteristiche del pagano Wodan, adorato come supremo dio della guerra. L’Arcangelo Michele divenne così patrono dei Longobardi e il santuario garganico cominciò ad essere considerato come il loro santuario ‘nazionale’.

    Secondo la leggenda, la fondazione del santuario garganico di San Michele, a Monte Sant’Angelo (FG), riflette il forte legame tra il culto micaelico e la dinastia longobarda di Benevento e rievoca, seppur con tratti sfumati, la battaglia combattuta, attorno al 650, tra i Longobardi di Benevento e i Bizantini.

    Nella mostra Le armi e il potere: l’Arcangelo longobardo, il Museo di Antichità presenta il calco delle epigrafi di apparato incise sulle strutture del santuario sul Gargano, volute dai Longobardi per ricordare l’imponente opera di ristrutturazione del santuario stesso e per lasciare memoria scritta della propria presenza e di importanti pellegrinaggi. Tra i principali calchi, un’epigrafe dedicatoria presenta il nome di Romualdo I(662-687), finanziatore dei monumentali lavori di ampliamento del santuario. Una seconda epigrafe, incisa sullo stesso capitello, riporta i nomi dei viri honestidella corte di Benevento che collaborarono finanziariamente. In una terza epigrafe ricorre l’invocazione all’angelo Gabrielenel pellegrinaggio al santuario effettuato dal duca longobardo Romualdo II (706-731) e dalla sua prima moglie, Gumperga. Molte altre invece hanno iscrizioni in alfabeto runico (le uniche in Italia) di pellegrini che hanno voluto lasciare memoria del loro passaggio e della devozione all’Arcangelo.

    Accanto a queste importanti testimonianze sono esposte opere archeologiche che presentano la diffusa presenza longobarda in Piemonte, molte delle quali restaurate per l’occasione e presentate al pubblico per la prima volta.

  • La sera dell’8 dicembre 2018, i musei festeggiano l’inizio del periodo natalizio con aperture straordinarie e visite guidate.

    Alcuni musei torinesi chiuderanno un po’ più tardi nella serata di sabato 8 dicembre per permettere ai torinesi e ai turisti in visita in città per l’Immacolata 2018 di scoprire il patrimonio artistico e le mostre attualmente in corso.

    APERTURA STRAORDINARIA FINO ALLE ORE 21.00

    MUSEO EGIZIO
    via Accademia delle Scienze 6
    Ore 18.30 visita guidata Magia e Prodigi nell’antico Egitto (Prezzo al pubblico: € 5 – Prenotazione obbligatoria: 011 4406903 – info@museitorino.it)

    APERTURA STRAORDINARIA FINO ALLE ORE 23.00

    GAM – Galleria Civica d’Arte Moderna e Contemporanea
    via Magenta 31
    Mostra I Macchiaioli. Arte Italiana verso la modernità

    Palazzo Madama – Museo Civico d’Arte Antica
    piazza Castello

    MAO – Museo d’Arte Orientale
    via San Domenico 11

    Basilica di Superga
    strada della Basilica di Superga 75
    Visita guidata gratuita alla Cupola della Basilica, alle Tombe e gli Appartamenti di Casa Savoia

    Museo Nazionale del Cinema
    via Montebello 22
    Speciale ingresso € 5

    Sala Chiablese dei Musei Reali di Torino
    piazzetta Reale 1
    Mostra Tutti gli “ismi” di Armando Testa

    Basilica di Superga
    Strada Basilica di Superga 73

     

  • Martedì 14 agosto (20–23)

    Apertura serale straordinaria dei Musei Reali

    Ingresso a tariffa speciale di € 3

     

    Mercoledì 15 agosto (21-24)

    Apertura serale straordinaria dei Musei Reali per Ferragosto

    Ingresso a tariffa speciale di € 3

     

    Le aperture serali si svolgono nell’ambito del calendario speciale Reale + Rendez-Vous, dodici occasioni speciali per festeggiare l’estate nella cornice unica dei Musei Reali.

    La biglietteria chiude un’ora prima.

     

    Le altre mostre attualmente in corso sono:

    –  Il silenzio sulla tela. Natura morta spagnola da Sánchez Cotán a Goya (fino al 30 settembre)

    Confronti 4/ Carol Rama e Carlo Mollino. Due acquisizioni per la Galleria Sabauda e immagini di Bepi Ghiotti (fino al 9 settembre 2018)

    Anche le statue muoiono. Conflitto e patrimonio tra antico e contemporaneo (fino al 9 settembre 2018)

    Scoperte 3/Frammenti di un bestiario amoroso (fino al 23 settembre 2018)

    La garniture di Meissen per Vittorio Amedeo II (fino al 14 ottobre 2018)

    Carlo Alberto archeologo in Sardegna (fino al 4 novembre 2018)

     

    Per tutti i giorni di apertura saranno accessibili i Giardini Reali ideali per concedersi, tra una visita e l’altra, una pausa immersi nel verde.

     

    I Musei rimarranno chiusi giovedì 16 agosto.

    Info: www.museireali.beniculturali.it

     

    Prossime aperture straordinarie:

    Domenica 9 settembre (9-13; 15-19)

    Apertura straordinaria della mostra La Cucina di buon gusto in Biblioteca Reale e delle Cucine Reali.

     

    Venerdì 21 settembre (20-23)

    Apertura serale straordinaria dei Musei Reali in occasione del Salone del Gusto/Terra Madre.

     

  • Dal 23 giugno al 23 agosto 2018, la Rete delle Residenze Reali Europee organizza un concorso fotografico su Instagram!

    Per la prima volta, nell’ambito dell‘Anno europeo dei beni culturali e del progetto “Un posto al tavolo reale“, un concorso fotografico simultaneo su Instagram nei Royal Palaces of Europe sarà l’occasione per condividere un’esperienza unica.

    Questa estate, viaggia nelle più belle residenze reali europee, esplora le stanze dei Palazzi, perditi nei giardini, nei parchi … dettagli, prospettive, guanti, ecc.

    Condividi con noi e con 10 residenze europee, le tue più belle foto!

    Elenco dei partecipanti:

    Palazzo di Versailles (Francia) @ Chateauversailles
    Château de Chambord (Francia) @chateaudechambord
    Palazzo reale di Gödöllö (Ungheria)
    Consorzio delle Residenze Reali Sabaude (Italia) @lavenariareale
    Reggia di Caserta (Italia) @reggiadicaserta
    Musei Reali di Torino (Italia) @museirealitorino #museirealitorino
    Reggia di Monza (Italia) @reggiadimonza
    Museo del re Palazzo di Jan III a Wilanów (Polonia) @wilanowpalac
    Castello reale di Varsavia (Polonia) @zamekkrolewskiwarszawa
    Palazzo reale di Łazienki (Polonia) @lazienkimuzeum
    Historic Royal Palaces (Regno Unito) @historicroyalpalaces
    Musei del Cremlino di Mosca (Russia) @kremlinmuseums

    Per partecipare:

    1 – Pubblica le tue foto usando #europeanroyalpalaces

    2 – Identifica l’account delle residence in ogni foto.

    Alla fine di questo concorso, ogni palazzo selezionerà un vincitore e pubblicherà l’immagine sul suo account! L’immagine del vincitore sarà quindi pubblicata sui social media di tutti i palazzi. Inoltre, il vincitore potrebbe essere invitato a partecipare ad una visita eccezionale!

    Pubblica le tue foto più belle dei palazzi tra i partecipanti all’evento!

    Per maggiori informazioni

  • La mostra diffusa Anche le statue muoiono. Conflitto e patrimonio tra antico e contemporaneo nasce dalla comune riflessione di quattro istituzioni – Museo Egizio, Fondazione Sandretto Re Rebaudengo, Musei Reali, Centro Ricerche Archeologiche e Scavi di Torino – e propone un dialogo tra opere d’arte e manufatti di epoche e contesti geografici diversi attorno al tema trasversale della distruzione e della perdita e quindi, in parallelo, della conservazione e della protezione del patrimonio.

    Il progetto fornisce uno sguardo sul presente, in particolare sulla sistematica distruzione del patrimonio storico-artistico che ha di recente interessato le aree di conflitto nel Vicino Oriente. Introduce, però, una diversa temporalità, legata alla storia e all’idea di trasmissione da un’epoca a un’altra di manufatti, opere, idee.

    Oggetto di riflessione è anche il ruolo del Museo che, a partire dal ventesimo secolo, si è imposto come luogo di tutela e conservazione di un patrimonio che appartiene, almeno in teoria, a tutta l’umanità. I musei si trovano, tuttavia, in una posizione liminale: è ineludibile, infatti, pensarli sia come “predatori” di patrimoni altrui, sia come luoghi di conservazione e protezione di reperti che, altrimenti, sarebbero soggetti alla distruzione e all’oblio. La mostra è inserita nel calendario italiano dell’Anno Europeo del Patrimonio 2018.

    Se è vero, come questo progetto dimostra, che “anche le statue muoiono”, è lecito e doveroso domandarsi che ruolo abbia l’istituzione museale –
    luogo di conservazione per eccellenza, destinata a farsi testimone dell’arte o delle culture dei secoli passati – in questo processo. I musei concorrono
    alla morte delle opere che conservano nelle loro collezioni o sono l’ultimo baluardo perché esse possano sfuggire alla fine di un’esistenza messa
    in pericolo da una miriade di fattori quali oblio, mancanza di risorse, conflitti, disastri ambientali o più semplicemente incuria?

    Christian Greco

    La collaborazione con il Museo Egizio, la Fondazione Sandretto Re Rebaudengo e i Musei Reali è un segnale forte della capacità di tutte queste strutture a operare in sinergia su temi comuni, per quanto relativo ad epoche diverse.

    Museo Egizio

    Musei Reali Torino 

    Fondazione Sandretto Re Rebaudengo

     

  • “Per me la fotografia non è veramente un’ arte visuale ma qualche cosa di più vicino alla poesia, come un haiku”.

    UNA COLLEZIONE DI MIRACOLI, testo di Frank Horvat sulla sua collezione.

    Sono fotografo – o faccio il fotografo? – da più di settant’anni ormai.

    Negli ultimi trent’anni ho anche collezionato le immagini dei miei amici fotografi e non per passatempo ma piuttosto quale supporto del mio personale cammino.

    Sono circondato, come tutti i miei contemporanei, da un flusso ininterrotto di immagini fotografiche che guardo appena – o guardo solo per dirmi che io non le avrei mai scattate.

    Il motivo che mi ha spinto a collezionare le poche immagini che mi hanno profondamente colpito è che mi hanno insegnato qualcosa che non sapevo, mi hanno fatto sentire meno solo e ognuna di esse è un fatto unico, accaduto una volta sola e che non accadrà mai più.

    Le ho collezionate proprio perché ognuna di esse mostra la capacità della mente umana di lasciarsi sorprendere da qualcosa di inaspettato, e, nel giro di un paio di secondi, di riconoscerne il significato e di integrarlo in un insieme.

    In una parola, perché ognuna di queste fotografie è un miracolo.

    Dal 28/02/2018  al 20/05/2018 – Orario 10:00 – 18:00
  • Due acquisizioni per la Galleria Sabauda e immagini di Bepi Ghiotti a cura di Cristina Mundici.

    La mostra è dedicata alla recente acquisizione, da parte dello Stato italiano, di due importanti opere del Novecento: un dipinto di Carol Rama (Torino, 1918-2015) e un oggetto in carta dell’architetto Carlo Mollino (Torino, 1905-1973). Due amici dal carattere eccentrico, che hanno sviluppato la propria arte seguendo percorsi non convenzionali e realizzando creazioni inimitabili, difficilmente confrontabili con la produzione coeva.
    La tela Pittura 718 di Carol Rama (1954) è accompagnata nella mostra da quattro opere degli anni Cinquanta, quando la pittrice si unisce al gruppo astrattista del MAC – Movimento Arte Concreta nella sua branca torinese.
    Il Drago da passeggio di Carlo Mollino (1964) è un oggetto in più copie, ognuna personalizzata con decorazioni pittoriche per essere donata agli amici più cari. Il drago che qui si presenta, dal titolo specifico Notte in laguna, è stato regalato a Carol Rama ed è sempre stato conservato nella sua casa studio in via Napione a Torino, appeso accanto a una gigantografia che ritrae la pittrice negli anni Sessanta con Edoardo Sanguineti, altro grande intellettuale amico.
    Due dipinti realizzati da Carol Rama negli anni Ottanta, frutto della sua immaginazione visionaria e popolati di animali magistralmente dipinti, dialogano con l’opera cartacea di Carlo Mollino.
    Le immagini che accompagnano i quadri esposti ritraggono Carol Rama e gli ambienti della sua casa studio, che l’artista Bepi Ghiotti ha fotografato negli anni 2012-2014, prima della scomparsa della pittrice.
    Cento anni fa, il 17 aprile 1918, nasce a Torino Carol Rama. Inizia a dipingere ancora adolescente senza alcuna formazione accademica, ma sostenuta nella sua passione da alcuni incontri fondamentali, primo fra tutti quello con Felice Casorati.

    Molti i rapporti con amici intellettuali da cui assorbe informazioni e stimoli: dal poeta Edoardo Sanguineti al musicologo Massimo Mila, dal pittore Albino Galvano all’architetto Carlo Mollino, dal critico Paolo Fossati al collezionista Carlo Monzino, dal compositore Luciano Berio all’artista Man Ray, per citarne alcuni.

    Sempre aggiornata sulle varie tendenze artistiche ma con grande autonomia di lavoro, sviluppa nel corso del ventesimo secolo un percorso tutto personale, adottando via via materiali e temi diversi. Alle prime prove figurative tra anni Trenta e Quaranta, spesso di soggetto scabroso, seguono gli olii e le prove astratte degli anni Cinquanta, per virare negli anni Sessanta verso opere in cui su macchie di colore di derivazione
    informale sono applicati oggetti d’uso quali occhi di bambola, strumenti medicali, trucioli metallici.

    La tecnica del collage si evolve negli anni Settanta, quando camere d’aria usate sono utilizzate in sostituzione del colore e applicate su tele monocrome o appese tridimensionalmente a un gancio in ferro. Successivamente, l’artista ritorna alla figurazione e realizza mirabili dipinti in cui sovrappone figure e animali a carte tecniche prestampate, prima traccia da cui muovere il proprio immaginario. Con ininterrotta continuità, la pittrice lavora fino ai primi anni del Duemila.

    Se Lea Vergine ha curato nel 1985 la prima, grande mostra personale dell’artista a Milano, i riconoscimenti pubblici sono via via aumentati con l’esposizione a cura di Achille Bonito Oliva alla Biennale di Venezia del 1993, il conferimento del Leone d’oro alla Biennale del 2003, e varie importanti mostre monografiche culminate nella grande personale itinerante da Barcellona, a Parigi, Helsinki, Dublino, che ha avuto la sua ultima tappa alla GAM di Torino nel 2016.

    Carol Rama si è sempre mossa nel mondo dell’arte in autonomia da movimenti e gruppi, a eccezione degli anni Cinquanta quando partecipa al MAC – Movimento di Arte Concreta. Il MAC, fondato a Milano a fine 1948 da Gillo Dorfles, Gianni Monnet, Bruno Munari e Atanasio Soldati, faceva riferimento alla corrente dell’Astrattismo concretista internazionale e alla tradizione multidisciplinare del Bauhaus.

    Già all’inizio degli anni Cinquanta alcuni artisti torinesi, tra cui Carol Rama, si allineano alla poetica del MAC. Nel 1952 viene redatto il Manifesto del gruppo torinese a firma Annibale Biglione, Albino Galvano, Adriano Parisot, Filippo Scroppo e nel 1954, lo stesso anno del quadro qui esposto, è allestita una mostra personale di Carol Rama alla Libreria Salto di Milano, quartier generale del MAC, presentata da Gillo Dorfles.

    Nella produzione dell’artista in questo giro d’anni si assiste alla creazione di quello che Dorfles ha chiamato un “modulo grafico”, più volte ripetuto all’interno del singolo quadro ma con grande leggerezza e libertà compositiva. Per usare le parole di Albino Galvano, estimatore e amico della pittrice, che ne descrive, quasi in forma di calembour, i lavori del periodo: «la forma in Carolrama sfugge al formalismo pur nell’ascesi del lavorar “formando” anziché “figurando”».
    «È noto che il problema dell’uso del “tempo libero”, emerso in uno con il progresso tecnico e particolarmente in virtù di quello dell’automazione e della cibernetica, si presenta da tempo all’attenzione dei sociologi con crescente necessità di soluzione. […] Oziare passeggiando è appunto il primo grado, o meglio il primo passo, per giungere alla pura soluzione di quell’uso del tempo libero oggetto di questo messaggio agli amici. […] Ecco quindi che emerge la ragione di vita del drago da passeggio offerto come prezioso ausilio al fine di ritmare, come si vedrà, l’operazione secondo il moto coniugato del corpo e dello spirito in cogitante contemplazione. […] Il drago da passeggio offerto agli amici, originario dell’India, è il noto drago del Panjab, di piccola taglia, di singolare intelligenza e vago aspetto. Il mantello, sempre di prestigiosa decorazione, si adatta congenialmente e all’istante con il paesaggio interiore di ciascun proprietario».
    da Carlo Mollino, Del Drago da passeggio, 1964 (libretto che accompagna l’opera e che riporta la seguente dicitura: «Drago n. 70 “Notte in laguna”.

  • FotoGallery Conferenza Stampa

    Le meraviglie di Roma, esposizione documentaria organizzata dai Musei Reali di Torino in Biblioteca Reale dal 1 febbraio al 7 aprile 2018, non vuole solo offrire al visitatore una carrellata di monumenti e opere d’arte della Città Eterna ma, attraverso le settanta opere esposte, accompagnarlo idealmente alla scoperta della centralità della sua storia e della sua arte nel contesto culturale europeo a partire dal Rinascimento. La mostra è allestita nei due caveaux della Biblioteca, la storica Sala Leonardo realizzata nel 1998 e il nuovo scrigno espositivo inaugurato nel 2014.
    La Sala Leonardo ospita la sezione della mostra dedicata ai Fasti di Roma antica, dove – partendo dall’imprescindibile confronto con l’architettura vitruviana – vengono esposte opere a stampa, fotografie e disegni che testimoniano come la lezione dell’architettura romana venga nel corso dei secoli assimilata e reinventata in chiave ideale o reinterpretandola secondo il gusto romantico della “rovina”.
    Una parte di questa sezione è dedicata al Foro Romano; per raccontare la sua fortuna storiografica e iconografica, si è scelto come leitmotiv il Tempio di Saturno, uno dei più antichi monumenti di Roma, che si staglia nella sua iconica semplicità ai
    piedi del Campidoglio. Spazio di rilievo in questa sezione occupa la Colonna Traiana, universalmente conosciuta, studiata, copiata, e presa a modello per una la peculiarità di essere una vestigia del passato perfettamente conservata, che non ha subito
    l’ingiuria del tempo e degli uomini a cui sono stati esposti i monumenti nell’area dei Fori.
    Al concetto di copia è legata una delle principali sezioni allestite nel secondo caveau: ci si immerge nella Roma rinascimentale con i suoi magnifici palazzi grazie a un disegno di Federico Zuccari per poi proseguire idealmente un percorso che ci porta verso la facciata di Palazzo Milesi in via della Maschera d’Oro, affrescata da Polidoro da Caravaggio.

    Altri due importanti disegni, il primo attribuito alla cerchia del Poussin – un corteo di sacerdoti con la famiglia imperiale tratto dal fronte sud dell’Ara Pacis – il secondo dagli evidenti echi rubensiani pur nella soggetto di derivazione raffaellesca – la parte superiore dell’affresco con la Disputa del Sacramento nella Stanza della Segnatura – conducono il visitatore a confrontarsi con due modi diversi di approcciare il concetto di “copia”: il Corteo tratto da un rilievo dell’Ara Pacis infatti è un disegno in cui la maniera pittorica dell’artista cerca di rimanere celata, restando quanto più possibile fedele al bassorilievo originale anche attraverso la conduzione del tratto.

    Nella copia della Disputa del Sacramento dipinta da Raffaello nella Stanza della Segnatura, invece, il grande maestro urbinate assurge al ruolo di nuovo classico da copiare, ma con una sostanziale differenza: qui infatti la “maniera” propria del copista emerge in modo prepotente, al punto da renderlo qualcosa di sostanzialmente diverso dall’originale raffaellesco.
    In una mostra dedicata alle meraviglie di Roma non poteva mancare poi una sezione dedicata al Vaticano, in cui spicca un piccolo manoscritto miniato del XV secolo in cui, a tutta pagina, san Pietro è ritratto in piedi al centro della basilica a lui dedicata, riprodotta come si presentava prima della ricostruzione cinquecentesca.

    Un disegno e una incisione di Gaspar Van Wittel arricchiscono questa sezione. Elemento imprescindibile delle vedute di piazza San Pietro a partire dalla fine del Cinquecento è l’obelisco, trasportato nella piazza dinanzi la Basilica grazie all’ingegno
    di Domenico Fontana, come testimoniato da una rara edizione a stampa esposta in mostra, in cui si documentano pedissequamente i lavori di spostamento, con resoconti dettagliati dei calcoli sul peso e sull’altezza dell’obelisco nonché sui mezzi necessari a
    spostarlo, e tantissime altre notizie di carattere architettonico, meccanico e pratico, relative alle maestranze che furono impiegate e alla loro gestione. Attraverso incisioni e fotografie d’epoca vengono poi documentati altri importanti obelischi romani,
    compreso quello davanti al palazzo del Quirinale, a cui viene riservata una piccola sezione.

    Qui, accanto a testimonianze ottocentesche e pregevoli tavole incise risalenti al Cinquecento e al Seicento, trova posto la copia di uno dei Dioscuri collocati nella piazza del Quirinale, disegno autografo di Girolamo da Carpi che idealmente si riconnette con la tematica della copia dall’antico testimoniata dai disegni esposti nelle vetrine ad esso affrontate. La biblioteca, nascendo come scrigno della casa reale,
    conserva anche una serie di rare testimonianze fotografiche ottocentesche relative alla risistemazione urbana che investì la nuova capitale del Regno a partire dal 1871: in particolare è esposta in mostra la documentazione fotografica della risistemazione delle sponde del Tevere all’altezza dell’Isola Tiberina dopo l’alluvione del 1870, che si è scelto di mettere in relazione con due disegni da Van Wittel che rappresentano con precisione i ponti Cestio e Fabricio così come apparivano all’inizio del Settecento. Una ricca sezione è poi dedicata alla diffusione editoriale delle guide di Roma. I due grandi box all’interno del secondo caveau invece ospitano due sezioni separate, la prima dedicata alla cartografia della città dal Cinquecento all’Ottocento, la seconda alla figura di Giovan Battista Piranesi, che vuole idealmente riconnettersi
    alla grande mostra allestita in Galleria Sabauda fino all’11 marzo 2018.
    (MLR)

    Caveau 1 – Sala Leonardo
    I fasti dell’antica Roma – Un’architettura ideale
    I fasti dell’antica Roma – Passeggiando nei Fori
    I fasti dell’antica Roma – La colonna Traiana
    I fasti dell’antica Roma – La campagna romana
    I fasti dell’antica Roma – Cartoline dal passato

    Caveau 2
    Una storia da tramandare
    Copiare per imparare dall’antico
    Uno sguardo verso il colle Vaticano
    Gli obelischi di Roma
    Il Quirinale
    Le sistemazioni urbanistiche ottocentesche
    Roma nelle guide di viaggio
    Piranesi
    La cartografia

    ————————————————————
    MUSEI REALI TORINO

    Orari
    I Musei Reali sono aperti dal martedì alla domenica dalle 8,30 alle 19,30
    Ore 8,30: apertura biglietteria, Corte d’onore di Palazzo Reale, Giardini
    Ore 9: apertura Palazzo Reale e Armeria, Galleria Sabauda, Museo di Antichità
    La Biblioteca Reale è aperta da lunedì a venerdì dalle 8 alle 19, sabato dalle 8 alle 14.
    La Sala di lettura è aperta da lunedì a mercoledì dalle 8,15 alle 18,45, da giovedì a sabato dalle 8,15 alle 13,45.
    Biglietti Musei Reali Torino
    Intero Euro 12
    Ridotto Euro 6 (ragazzi dai 18 ai 25 anni).
    Gratuito per i minori 18 anni / insegnanti con scolaresche / guide turistiche / personale del Ministero per i Beni e le Attività Culturali / membri ICOM / disabili e accompagnatori / possessori dell’Abbonamento Musei, della Torino+Piemonte Card e della Royal Card.
    L’ingresso per i visitatori over 65 è previsto secondo le tariffe ordinarie.
    Le mostre comprese nel biglietto di ingresso ai Musei Reali sono:
    Prima del bottone: accessori e ornamenti del vestiario nell’antichità (fino al 18 febbraio 2018)
    Le bianche statuine. I biscuit di Palazzo Reale (fino all’11 febbraio 2018)
    Altre mostre:
    Miró! Sogno e colore (fino al 4 febbraio 2018) orari e info sul sito www.mostramirotorino.it
    Piranesi. La fabbrica dell’utopia (fino all’11 marzo 2018)
    Aperta da martedì a domenica dalle 9 alle 19
    Biglietto solo mostra: intero 10 €/ Ridotto 6 €
    Biglietto Musei Reali + Piranesi: intero 16 €/ ridotto 10 €
    Gratis per le categorie previste per legge
    Ingresso e orario biglietteria
    presso Palazzo Reale, Piazzetta Reale 1 dalle ore 8,30 fino alle ore 18.
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  • La visita di Confronti/3

    Cerano e un capolavoro del Seicento lombardo.

    Sarà la Madonna dei Miracoli, così chiamata perché a lei viene attribuito il merito di aver debellato la pestilenza che affliggeva la città di Milano nel 1485, la protagonista del terzo appuntamento con Confronti, il ciclo di mostre allestite all’interno dell’omonimo spazio della Galleria Sabauda dedicato all’incontro tra opere.
    Dopo il successo di Venere incontra Venere, dedicata ai due dipinti di Botticelli, e quello che vedeva protagonista i bambini di Boldini e Van Dyck, raccontando due modi di vedere l’infanzia a distanza di secoli uno dall’altro, è ora il momento di un capolavoro del Seicento lombardo di Giovan Battista Crespi detto il Cerano.
    La pala raffigurante La Madonna dei Miracoli di Santa Maria presso San Celso venerata da san Francesco e dal beato Carlo Borromeo, realizzata a ridosso del 1610, è presentata all’interno dello spazio Confronti insieme al bozzetto in terracotta della Vergine, modellato da Cerano in età giovanile, di proprietà della Regione Piemonte in deposito alla Reggia di Venaria Reale.

    Il confronto consente di apprezzare il rapporto dialettico tra pittura e scultura e la poliedricità di uno dei massimi protagonisti del Seicento lombardo.
    L’opera appartiene alle collezioni dei Savoia da quando nel 1632, due anni dopo la morte di Carlo Emanuele I di Savoia, protagonista della mostra Le meraviglie del mondo, il nuovo duca Vittorio Amedeo I acquistò la tela a Milano. Questa venne sistemata nell’anticamera dell’appartamento privato del duca, nell’antico Palazzo di San Giovanni, che sorgeva dove oggi è l’edificio che ospita la Galleria Sabauda.
    La pala è ricordata nell’inventario del 1635 come “La Madonna di San Celso finta di marmo” e riproduce in pittura quasi fedelmente la celebre statua marmorea dell’Assunta realizzata da Annibale Fontana tra il 1583 e il 1586 per l’altare di Santa Maria presso San Celso, a cento anni esatti dal miracolo che aveva dato l’avvio al cantiere del santuario milanese, particolarmente caro ai fedeli. Per tradizione, infatti, le spose portano un mazzo di fiori a questa Madonna nel giorno del matrimonio, come voto di buon auspicio. Per questo l’altare è popolarmente chiamato “dei matrimoni”.
    È probabile che Cerano, impegnato tra il 1603 e il 1607 nella decorazione della chiesa di Santa Maria presso San Celso, avesse voluto portare con sé il ricordo della celebre statua della Vergine di Annibale Fontana, riproducendola in un bozzetto che verrà riutilizzato poi, a distanza di qualche anno, nella stesura del dipinto. Nella rielaborazione del modello originale tuttavia, gli aspetti più vistosamente manieristi sono stati addolciti, affusolando la figura e cercando effetti intensamente espressivi.

    La mostra sarà visitabile fino al 18 giugno 2017.

    La visita è inclusa nel biglietto dei Musei Reali.

    Sito della Mostra      Per info e costi

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