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  • Il fenomeno della contraffazione – ovvero della “riproduzione illecita di un bene e la relativa commercializzazione in violazione di un diritto di proprietà intellettuale e/o industriale” – colpisce significativamente il sistema produttivo e rappresenta un moltiplicatore di illegalità. Nel mondo del collezionismo di automobili d’epoca, dove il valore delle vetture storiche registra tassi di crescita paragonabili a quelli delle opere d’arte, i casi di contraffazione sono sempre più numerosi. Gli esperti di automobilismo storico e le aziende costruttrici sono impegnati nella ricerca di nuovi strumenti e tecnologie in grado di supportare l’individuazione dei falsi e la tutela dell’autenticità. Questo il tema del convegno organizzato dal MAUTO in collaborazione con l’Agenzia Accise Dogane e Monopoli: tra gli ospiti, Cristiano Bolzoni – Manager di Maserati Classiche, Roberto Giolito – Stellantis Head of Heritage, Barbara Herlitzka – External Affairs Manager Martini & Rossi S.p.A., Adolfo Orsi – Storico dell’Automobilismo, Paolo Rezzaghi – Brembo Intellectual Property Rights Manager, Tomaso Trussardi – Chairman and CEO “Fast Cars Slow Food” e Membro del CDA Trussardi.

    Una tavola rotonda che si svolgerà nell’ Auditorium del MAUTO – martedì 28 giugno, dalle 10.30 alle 12.30 – per riflettere sui temi di tutela del patrimonio artistico, del design e della moda con un focus sulla contraffazione delle automobili, sia d’epoca che di produzione contemporanea. A seguire, opening della mostra FAKE. L’automobile tra originalità e contraffazione, visitabile al piano terra del Museo fino a domenica 28 agosto.

    La contraffazione rappresenta una minaccia per le imprese, i consumatori e l’economia del nostro Paese e reca allarme sociale, ledendo contemporaneamente la fede pubblica, l’ordine economico, la salute e la sicurezza dei consumatori. Se i prodotti maggiormente contraffatti riguardano il settore dell’abbigliamento, degli accessori e delle calzature, il settore dell’automobile non ne è affatto esente, anzi. Nel 2021 l’Agenzia ADM ha sequestrato – complessivamente tra autoveicoli, ciclomotori e le loro parti accessorie – oltre 36.000 pezzi contraffatti, con un incremento rispetto all’anno precedente di circa il 300%.

    LA MOSTRA

    FAKE. L’automobile tra originalità e contraffazione
    Mostra temporanea – dal 29 giugno al 28 agosto 2022

    L’automobile ha contribuito a scrivere la storia del ventesimo Secolo. Ma c’è anche chi questa storia la deforma, la trucca, la cancella, per soddisfazioni e profitti illeciti. Esce da un’avventura epica per entrare in quella del malaffare. Il Museo Nazionale dell’Automobile – in collaborazione con l’Agenzia Accise Dogane e Monopoli – accende i riflettori sul lato oscuro del collezionismo. FAKE, l’automobile tra originalità e contraffazione è l’occasione di osservare una galleria di falsi di notevole interesse. Confrontarli con gli originali e riflettere su un fenomeno che, negli ultimi anni, è diventato globale. La contraffazione, parziale o totale, ha raggiunto livelli inauditi: gli esperti stimano che una vettura storica su quattro – nel mondo – sia falsa o gravemente manomessa. La falsificazione si allarga ai modelli recenti, al mercato dei ricambi e a quello delle motociclette. Il business dei falsi, talvolta con la connivenza di soggetti che dovrebbero essere garanti, parte dalle vendite online e arriva ai concorsi e alle manifestazioni più prestigiose. Oggi, chi falsifica e rottama la storia, merita di essere rottamato.

    “Le quattro ruote non sfuggono dunque alle follie del mercato, come tutti i beni più quotati e appariscenti. La passione per le “auto d’oro” assomiglia a quella di chi insegue i Monet o i Picasso. Ma a differenza di questi, dietro una vettura leggendaria ci sono – appunto – infinite leggende: artistiche, industriali, sportive. Aleggiano gli uomini che le hanno guidate e i fatti di cui furono protagoniste. Chissà se tutto questo basterà a farci capire che se i pezzi vitali o di storia sono falsi, l’esistenza stessa dell’oggetto che la racconta non ha più alcun senso.” (Giosuè Boetto Cohen, curatore della mostra)

    Seguendo il percorso della mostra è possibile osservare alcuni falsi di particolare interesse (si tratta di vetture confiscate, difficilmente visibili). Tra le altre, una Ferrari 250 SWB falsa ed una vera, una Dino 196 SP costruita da zero e una Ferrari 750 Monza autentica. In alcuni casi la contraffazione è di buon livello, sia pur imperfetta. In altri il lavoro è approssimativo e tutta la natura del progetto addirittura bizzarra.

  • In occasione del centenario della nascita di Gabriella Crespi e del Salone del Mobile di Milano 2022, il MAUTO – Museo Nazionale dell’Automobile apre IL LUSSO NEL BAGAGLIAIO. Gabriella Crespi al volante tra arte e design, esposizione dedicata all’artista designer lombarda e realizzata in collaborazione con l’Archivio Crespi.

    Dall’inizio degli anni Cinquanta al 1987 Gabriella Crespi (1922-2017) ha disegnato oltre duemila oggetti darredamento tra arte, alto artigianato e stile contemporaneo. È stata la designer del jet-set internazionale, dell’aristocrazia romana e milanese, delle teste coronate, dei divi. Presentate negli showroom di Palazzo Cenci e via Montenapoleone, riproposte nelle vetrine di Dior, Tiffany e Saks, le sue opere – prodotte in piccole serie ed esemplari unici – hanno segnato un’epoca e ancor più la segnano oggi in una dimensione storica. I suoi tavoli metamorfici, le sedute, le lampade, gli oggetti decorativi naturalistici e astratti raggiungono ancora oggi quotazioni d’asta elevatissime, in Italia e ancor più all’estero.

    La mostra dedicata a Gabriella Crespi allarga il percorso museale di valorizzazione dello stile italiano, attraverso il racconto di una straordinaria designer che ha saputo conquistare brand prestigiosi e clienti in tutto il mondo. Ci ha inoltre permesso di realizzare un ponte ideale con la Milano Design Week e di rafforzare il dialogo con Milano avviato nei mesi scorsi dalla collaborazione con la boutique Larusmiani e l’esposizione nelle vetrine di Via MonteNapoleone della Fiat Turbina, anch’essa simbolo del design made in Italy e della maestria artigiana” (Mariella Mengozzi, Direttore MAUTO)

    A cent’anni dalla nascita di Gabriella Crespi, l’Archivio Crespi ha donato al MAUTO la station wagon Ford Taunus che la designer guidava negli anni ’70 e ‘80. Sempre carica di progetti, modelli, campioni e prototipi da presentare ai suoi amati artigiani. La vettura sarà al centro dell’esposizione IL LUSSO NEL BAGAGLIAIO – visitabile al MAUTO da venerdì 27 maggio a domenica 25 settembre – circondata da una selezione di opere rappresentativa del lavoro della Crespi: per citarne solo alcune, il Tavolo 2000 che rappresenta – con il Cubo Magico – il primo ‘tavolo-macchina’ della serie dei Plurimi, disegnati da Gabriella Crespi tra il 1970 e il 1982; la lampada Fungo realizzata nel 1972 e uno degli Obelischi Luminosi presentati nel 1970 in più versioni e in differenti altezze; la scultura bronzea Cervo eseguita in pochi esemplari secondo l’antico procedimento della cera persa. Una ricca galleria fotografica contestualizza la storia, presentando il personaggio, il suo mondo affascinante e ulteriori opere.

    “Celebrare il centenario di mia madre in un Museo nel quale si percepisce tutta la magia di uno spazio senza tempo ha per me un significato molto speciale. Ho subito accolto con entusiasmo l’idea originale di presentare alcuni suoi lavori accanto alla sua automobile che rimarrà esposta per sempre nel Museo e ringrazio tutti coloro che hanno reso possibile questa bellissima iniziativa e che stanno lavorandoci con grande passione e professionalità.” (Elisabetta Crespi)

    La mostra sarà aperta al pubblico il 27 maggio, avrà una settimana d’onore durante il Salone del Mobile di Milano e rimarrà aperta fino al 25 settembre 2022. Il progetto è stato ideato da Giosuè Boetto Cohen, giornalista e curatore di mostre internazionali, con il supporto di Elisabetta Crespi, figlia e collaboratrice dell’artista.

  • Dall’8 aprile al 25 settembre al MAUTO di Torino

    Un vero e proprio viaggio nello spazio e nel tempo alla scoperta delle tappe che hanno segnato un punto di svolta nella straordinaria storia della “automotività” fino all’invenzione dell’automobile.

    Dalla ruota dei Sumeri del 2500 a.C. alla prima automobile della storia, la Benz PatentMotorwagen del 1886: queste la prima e l’ultima tappa, tra secoli e continenti, del viaggio tra i tredici modelli in mostra, veicoli funzionanti e installazioni multimediali, che rivivranno in “MOTUS. Preistoria dell’Automobile” al MAUTO – Museo Nazionale dell’Automobile di Torino, dall’8 aprile al 25 settembre.

    La mostra nasce da un’idea del Museo Galileo di Firenze e del Museo del Sidecar di Cingoli (Macerata) ed è curata da Giovanni Di Pasquale, storico della scienza e della tecnologia antiche e vicedirettore scientifico del Museo Galileo, e da Costantino Frontalini, direttore del Museo del Sidecar. È coprodotta dal Museo Galileo e Civita Mostre e Musei in collaborazione con il MAUTO. Le ricostruzioni sono realizzate dal Museo del Sidecar, mentre si deve al Laboratorio Multimediale del Museo Galileo la produzione delle animazioni 3D e allo studio creativo camerAnebbiadi Milanoquella degli exhibit interattivi.

    L’accurata ricerca documentale e la precisa ricostruzione degli artefatti sono princìpi su cui il MAUTO fonda la propria filosofia di approccio alla conservazione al restauro, e sono stati motivo essenziale per l’adesione del nostro museo al progetto Motus, frutto di una inedita collaborazione tra il Museo Galileo, il Museo del Sidecar, il MAUTO e Civita. L’intero sistema industriale legato all’automobile sta cambiando molto rapidamente sotto le spinte della

    tutela ambientale e della ricerca di nuove fonti energetiche; in questo contesto, la conoscenza della storia può essere strumento e fonte di ispirazione per le nuove generazioni che devono progettare la loro vita futura, dichiara Mariella Mengozzi direttore del MAUTO Museo dell’Automobile di Torino.

    Da appassionato ricercatore e da italiano sono felice che Torino, e in particolare il Museo dell’Automobile, mostri una storia poco nota che precede l’invenzione dell’automobile, afferma Costantino Frontalini, direttore del Museo del Sidecar e co-curatore della mostra

    La mostra “Motus. Preistoria dell’automobile”, nasce da un grande progetto scientifico e dalla sinergia tra i partner coinvolti: Museo Galileo – Istituto e Museo di Storia della Scienza di Firenze, Museo del Sidecar di Cingoli (Macerata), Museo Nazionale dell’Automobile di Torino e Civita Mostre e Musei. Oltre ad essere una preziosa opportunità per approfondire la storia avvincente di un’evoluzione inarrestabile, quella dell’automobile, la mostra rappresenta per noi, proprio grazie a questo circolo virtuoso di collaborazioni, la possibilità di produrre mostre scientifiche di elevato livello che ci permettono di diversificare la tipologia di offerta culturale, coinvolgendo pubblici eterogenei, nonché di raggiungere importanti traguardi nella diffusione nazionale ed estera, dichiara Giorgio Sotira, CEO di Civita Mostre e Musei.

    I tredici oggetti esposti, di cui undici realizzati dal Museo del Sidecar e due esemplari originali provenienti uno dalle collezioni del museo marchigiano e l’altro da una collezione privata, sono tutti funzionanti, realizzati con cura nei minimi dettagli, con il metodo utilizzato dell’archeologia sperimentale, che si avvale delle tecniche e dei materiali disponibili nel periodo storico in cui i veicoli furono progettati.

    La mostra propone i principali progetti che hanno rappresentato una novità nella ricerca del movimento autonomo da parte dell’uomo. I prototipi esposti sono tutti accomunati dal fatto di non aver bisogno di forze esterne per muoversi, come, ad esempio, il traino di animali.

    Gli oggetti esposti mettono in evidenza anche l’aspetto sorprendente della tecnologia meccanica. I dispositivi che determinano il funzionamento dei veicoli riscostruiti, nascosti alla vista o incomprensibili ai più, ci ricordano le parole di Tommaso Campanella: ‘Finché non si intende l’arte, sempre dicesi magia, dopo è scienza, spiega Giovanni Di Pasquale, vicedirettore scientifico del Museo Galileo e co-curatore della mostra.

    È da tempo che gli studi condotti dal Museo Galileo sulla storia della scienza hanno svelato con la comunità scientifica e per il vasto pubblico l’importante ruolo giocato dalla tecnica nel mondo antico. La sfida della automobilità che oggi qui presentiamo nelle sue tappe più significative ne è una felice testimonianza. Siamo fiduciosi che il pubblico dei visitatori possa non solo meravigliarsi della sapienza espressa in questi oggetti ma anche tornare attraverso di essi alle domande originarie che hanno mosso i loro artefici, dichiara Roberto Ferrari direttore del Museo Galileo.

    Gli oggetti in mostra si dividono in tre gruppi: i veicoli automobili propriamente detti, con un meccanismo all’interno che ne consente il movimento; i mezzi che potrebbero considerarsi automobili agli occhi di chi guarda: non si muovono grazie a forze esterne, ma hanno bisogno dell’assistenza costante dell’uomo; infine, vi sono i veicoli ibridi, ovvero quelli che possono spostarsi sia con l’energia motrice fornita dall’uomo che grazie a un meccanismo proprio della macchina.

    La mostra è corredata da un catalogo illustrato, pubblicato in edizione italiana e inglese da Silvana Editoriale.

     

    LE OPERE IN MOSTRA

    Nella gran parte dei casi le ricostruzioni riproducono macchine e dispositivi giunti fino a noi solo attraverso le fonti letterarie; la loro realizzazione è stata possibile quindi grazie a una minuziosa indagine sulle fonti storiche e iconografiche. Come noto, la ricerca della “automotività” si realizza con la vettura progettata e costruita da Karl Benz nel 1886: egli è al tempo stesso precursore e pioniere, e segna il confine tra la preistoria e la storia dell’automobile. Il viaggio in mostra inizia con la “Ruota di Ur” nel III millennio a.C., in Mesopotamia: colla animale e corde tengono insieme tre parti ritagliate nel legno, con perno in bronzo e rivestitura in pelle. Prosegue fino a Rodi nel 304 a.C., dove troviamo la “Torre mobile da assedio” con cui il re macedone Demetrio Poliorcete avanzò fin sotto le mura della città. Alta 46 metri, a nove piani, la torre mobile era rivestita di metallo per impedire che venisse incendiata e nascondeva all’interno il motore che la faceva muovere autonomamente, in avanti e lateralmente: se ne conserva memoria nel gioco degli scacchi, dove la torre può compiere solo questi movimenti. Il percorso continua nel 50 d.C., ad Alessandria d’Egitto, con il “Teatrino mobile” di Erone: un complesso meccanismo ne governava la partenza e il riposizionamento, proprio come un’entrata e un’uscita di scena, che rappresentava un rito dionisiaco. Il balzo temporale porta poi il visitatore nel 1420 a Padova, con il veicolo progettato dall’ingegnere Giovanni Fontana, la cosiddetta “Cattedra deambulatoria”, composta da un abitacolo in legno nel quale il guidatore, comodamente seduto, può manovrare lo sterzo e modificare la traiettoria del veicolo. Il periodo rinascimentale, come noto, è ricco di invenzioni: tra queste merita un posto di rilievo il “Carro automotore” di Leonardo da Vinci, raffigurato in una serie di disegni realizzati tra il 1478 e il 1485. Il modello esposto, mosso dall’energia prodotta da una molla a balestra, propone la presenza di una ruota posteriore sterzante con leva di comando, probabilmente destinata a un guidatore. Ci si sposta quindi in Germania, a Norimberga, dove nel 1655 l’orologiaio Stephan Farfler, paralizzato alle gambe sin da bambino, progetta il “Triciclo meccanico” per muoversi in autonomia: si tratta di un carretto a tre ruote mosso da una manovella azionata dal guidatore che può essere considerato il primo esempio di carrozzina per persone con disabilità. Nel XVII secolo si diffonde una nuova forma di energia, utilizzata dal gesuita belga Ferdinand Verbiest, missionario a Pechino, per il suo“Carretto a vapore”: nel 1678 creò per il divertimento del giovane imperatore Kanxiun veicolo se moventeazionato dal vapore che fuoriusciva da una caldaia. Sempre dall’Oriente arriva la “Barca terrestre”, precisamente da Hikone, in Giappone: HiraishiKuheiji Tokimitsu, magistrato della città e appassionato di astronomia e matematica, costruì nel 1732 un veicolo denominato “rikusensha”, la cui caratteristica principale era il sistema di propulsione tramite pedali spinti alternativamente con i piedi. Per questo motivo, i Giapponesi oggi rivendicano il primato nell’invenzione della bicicletta, che tradizionalmente si fa risalire al 1817 in Germania, a Mannheim, con la comparsa della “Draisina”, il cui modello è esposto in mostra. Il barone Karl von Drais progettò il mezzo che presenta molte delle caratteristiche delle attuali biciclette: il manubrio impugnato con entrambe le mani, il cavalletto, il freno, il sellino. Nel percorso finale dell’esposizione il visitatore troverà il “Velocimano”, pezzo originale della collezione del Museo del Sidecar: un nuovo mezzo per il trasporto personale che comparve in Italia nel 1819,chiamato così perché era il movimento alternato delle braccia a spingere il veicolo. Si tratta di un triciclo inventato da Gaetano Brianza che, nella versione standard, aveva le sembianze di un cavallo alato. “Motus” vola poi negli Stati Uniti, a Boston, con il motociclo costruito da Sylvester Roper nel1869: la prima motocicletta della storia. Ha il telaio in ferro e due manopole sul manubrio che comandano accelerazione e frenata; la sella è in realtà il serbatoio dell’acqua con cui ricaricare la caldaia. Da una collezione privata viene la locomotiva stradale costruita nel 1879 dalla prestigiosa fabbrica di carrozze Trinci di Pistoia. Questo esemplare venne acquistato dalla famiglia Milani nel 1914 per la tenuta di Montespertoli (Firenze); fu usato anche per i giochi dei bambini: uno di essi era Lorenzo, che più tardi divenne parroco a Barbiana, dove fu maestro di cultura e di vita. Infine, si arriva al 1886, anno di svolta nella storia della mobilità terrestre, perché chiude l’epoca dei precursori e inizia quella dei pionieri dell’automobile: Karl Benz inventa, brevetta, costruisce e pubblicizza la sua vetturetta a tre ruote denominata Benz Patent Motorwagen, la prima automobile moderna. È una carrozza spinta dal nuovo e rivoluzionario motore a combustione interna, denominato anche “a scoppio”. Grande pubblicità suscitò, il 5 agosto 1888, il viaggio di Bertha, moglie di Benz, con due figli fino a Pforzheim, 180 km tra andata e ritorno, a una velocità di circa 10 km all’ora.

    https://mostre.museogalileo.it/motus

    https://www.civita.it/

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