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  • La trama di “Berni e il Giovane Faraone”, il film prodotto da 3ZERO2 e The Walt Disney Company Italia, getta nel caos del mondo contemporaneo Il figlio del faraone Ramsete che si risveglia al Museo Egizio di Torino, luogo perfetto per raccontare  le storie di due adolescenti interpretati dai due attori Emily De Meyer e Jacopo Barzaghi.

    Berenice, interpretata dalla ragazza, è una giovane che vive sulla sua pelle il disagio adolescenziale di sentirsi sempre fuori posto e che, improvvisamente, si ritrova coinvolta in una misteriosa profezia egizia che ha come protagonista Ram, figlio della potente dinastia di faraoni Ramsete. “Berni e il Giovane Faraone” uscirà nelle sale il 20 luglio 2019, mentre a settembre verrà mandato in onda sui canali di Disney Channel.

    L’augurio è che il film avvicini sempre più le nuove generazioni alla cultura egizia, presente e perfettamente rappresentante al Museo Egizio di Torino, luogo scelto dalla produzione per le riprese.

    “Siamo entusiasti di poter dare vita a questa nuova produzione tutta italiana. A rendere tutto ancora più avvincente è la disponibilità di un set prestigioso come il Museo Egizio di Torino, il più antico al mondo nella sua categoria” spiega Daniel Frigo, Country Manager di The Walt Disney Company Italia

    “E’ stata un’ottima opportunità per tutti. Tutte le riprese si sono svolte in orario di chiusura, nel pieno rispetto delle collezioni” spiega la presidente Evelina Christillin, presidente del Museo Egizio di Torino:

    L’avventura fiabesca dei due ragazzi, un’adolescente curiosa e un figlio di Faraone, porterà Torino e il Museo Egizio sugli schermi di tutta Italia, con sincerità e passione, in una storia piena di elementi fantastici e di riferimenti alla millenaria storia dell’antico Egitto.

  • Il Museo Egizio celebra la lettura, in occasione del 150° anniversario dell’istituzione del Servizio Biblioteche, con un progetto speciale: una mostra itinerante dedicata ai papiri, in particolare al Libro dei Morti, alla scoperta dei geroglifici e altre forme di scrittura egizia.
    Al centro del percorso espositivo è presente una replica del Libro dei Morti di Taysnakht realizzata su papiro nell’ambito di “Liberi di Imparare”, un progetto nato dalla collaborazione con la Casa Circondariale Lorusso-Cutugno di Torino.

    Parallelamente alla mostra saranno organizzati appuntamenti di approfondimento e altre attività per adulti e bambini, per avere più informazioni al riguardo clicca qui.

    La rete delle Biblioteche Civiche Torinesi conta 18 sedi e un Bibliobus itinerante, con tre punti presso la Casa Circondariale “Lorusso-Cutugno” e l’Istituto Penale per i Minorenni “Ferrante Aporti”.

    Ai servizi di prestigio e alla biblioteca digitale, si aggiungono ogni mese incontri, gruppi di lettura e altre attività.

    LE TAPPE DELLA MOSTRA

    10 APRILE > 4 MAGGIO 2019
    BIBLIOTECA CIVICA
    DON LORENZO MILANI

    7 MAGGIO > 9 GIUGNO 2019
    BIBLIOTECA CIVILE PRIMO LEVI

    12 GIUGNO > 29 GIUGNO 2019
    BIBLIOTECA CIVILE CENTRALE

    2 LUGLIO > 26 LUGLIO 2019
    BIBLIOTECA CIVICA MUSICALE
    ANDREA DELLA CORTE

    3 AGOSTO > 1 SETTEMBRE 2019
    MAUSOLEO DELLA BELA ROSIN

    3 SETTEMBRE > 28 SETTEMBRE 2019
    BIBLIOTECA CIVICA ITALO CALVINO

    2 OTTOBRE > 26 OTTOBRE 2019
    BIBLIOTECA CIVICA CESARE PAVESE

    5 NOVEMBRE > 23 NOVEMBRE 2019
    PUNTO DI SERVIZIO BIBLIOTECARIO
    I RAGAZZI E LE RAGAZZE DI UTØYA

    27 NOVEMBRE 2019 > 4 GENNAIO 2020
    BIBLIOTECA CIVICA
    DIETRICH BONHOEFFER

    10 GENNAIO > 31 GENNAIO 2020
    BIBLIOTECA CIVICA NATALIA GINZBURG

    5 FEBBRAIO > 29 FEBBRAIO 2020
    BIBLIOTECA CIVICA RITA ATRIA

    4 MARZO > 29 MARZO 2020
    BIBLIOTECA CIVICA VILLA AMORETTI

    Fino al 31 dicembre 2020 INGRESSO GRATUITO al Museo Egizio per gli iscritti alle Biblioteche Civiche Torinesi.
    E’ necessario presentare la tessera e un documento di identità in biglietteria. La promozione non è valida per i biglietti acquistati online, per i biglietti con prenotazione e per i gruppi superiori a 10 persone.

  • Nel 2015 è stato inaugurato un secondo percorso all’interno del Museo Egizio, la Galleria della Cultura Materiale, per dare una risposta alla domanda “Cosa custodite nei magazzini?”

    Oltre 50.000 pezzi conservati nei depositi, grazie all’instancabile lavoro dei curatori, più di 11.000 sono esposti nelle vetrine e suddivisi per tipologia, materiale di produzione, forma e funzione.

    Oggi il museo unisce perfettamente qualità e scientificità non solo in Italia ma anche nel mondo, grazie alla nuova collaborazione che li rende capofila di un progetto europeo a sostegno del Museo Egizio del Cairo

  • È l’Europa delle eccellenze nel campo della museologia, dell’egittologia, dell’archeologia, dell’archeometria e della gestione del patrimonio culturale, quella che si raccoglie compatta attorno al progetto dell’Unione Europea Transforming the Egyptian Museum of Cairo (Trasformare il Museo Egizio del Cairo).

    Un’operazione di collaborazione inedita che vede protagonista l’Italia con il Museo Egizio – capofila dell’intervento – insieme al Musée du Louvre, al British Museum, all’Ägyptisches Museum und Papyrussammlung di Berlino, al Rijksmuseum van Oudheden (Leiden), al BBR – Bundesamt für Bauwesen und Raumordnung, all’IFAO – Institut Français d’Archéologie Orientale e all’ICA – Istituto Centrale per l’Archeologia.

    Per maggiori informazioni Museo Egizio di Torino 

     

  • Joseph Eid, fotoreporter libanese dell’agenzia France Press, attraverso la fotografia compie un’attenta indagine sui luoghi e sulle persone che li abitano .

    Al Museo Egizio di Torino per il progetto Art Site Fest 2018 presenta alcuni scatti realizza nel corso di un viaggio nei luoghi devastati dalle milizie dell’Isis.

    Le vedute del tempio di Baal a Palmira sono state realizzate da Eid riprendendo nell’inquadratura un’altra sua foto, scattata nel marzo del 2014 dalla stessa posizione.

    Il confronto tra le due immagini evidenzia le condizione del sito a seguito delle devastazione della guerra.

    Le foto di Eid, che sono state pubblicate sulle principale testati in tutto il mondo, testimoniano la fragilità del patrimonio culturale e le necessità di prendersene cura, mantenendone viva la memoria.

    La storia di un luogo, quella che i fondamentalismi vorrebbero cancellare è quanto rende significati per l’umanità intera. E’ questa consapevolezza che Palmira ha animato il lavoro e il sacrificio di Khled al-Assad archeologo, studioso e custode dell’antica città, torturato e ucciso nel 2015.

    A Khaled al -Asaad, Art Site Fest dedica questa mostra.

    Per Maggiori informazioni su Art Site Fest

     

  • La mostra diffusa Anche le statue muoiono. Conflitto e patrimonio tra antico e contemporaneo nasce dalla comune riflessione di quattro istituzioni – Museo Egizio, Fondazione Sandretto Re Rebaudengo, Musei Reali, Centro Ricerche Archeologiche e Scavi di Torino – e propone un dialogo tra opere d’arte e manufatti di epoche e contesti geografici diversi attorno al tema trasversale della distruzione e della perdita e quindi, in parallelo, della conservazione e della protezione del patrimonio.

    Il progetto fornisce uno sguardo sul presente, in particolare sulla sistematica distruzione del patrimonio storico-artistico che ha di recente interessato le aree di conflitto nel Vicino Oriente. Introduce, però, una diversa temporalità, legata alla storia e all’idea di trasmissione da un’epoca a un’altra di manufatti, opere, idee.

    Oggetto di riflessione è anche il ruolo del Museo che, a partire dal ventesimo secolo, si è imposto come luogo di tutela e conservazione di un patrimonio che appartiene, almeno in teoria, a tutta l’umanità. I musei si trovano, tuttavia, in una posizione liminale: è ineludibile, infatti, pensarli sia come “predatori” di patrimoni altrui, sia come luoghi di conservazione e protezione di reperti che, altrimenti, sarebbero soggetti alla distruzione e all’oblio. La mostra è inserita nel calendario italiano dell’Anno Europeo del Patrimonio 2018.

    Se è vero, come questo progetto dimostra, che “anche le statue muoiono”, è lecito e doveroso domandarsi che ruolo abbia l’istituzione museale –
    luogo di conservazione per eccellenza, destinata a farsi testimone dell’arte o delle culture dei secoli passati – in questo processo. I musei concorrono
    alla morte delle opere che conservano nelle loro collezioni o sono l’ultimo baluardo perché esse possano sfuggire alla fine di un’esistenza messa
    in pericolo da una miriade di fattori quali oblio, mancanza di risorse, conflitti, disastri ambientali o più semplicemente incuria?

    Christian Greco

    La collaborazione con il Museo Egizio, la Fondazione Sandretto Re Rebaudengo e i Musei Reali è un segnale forte della capacità di tutte queste strutture a operare in sinergia su temi comuni, per quanto relativo ad epoche diverse.

    Museo Egizio

    Musei Reali Torino 

    Fondazione Sandretto Re Rebaudengo

     

  • Una Tac mobile firmata Eurac per le mummie del Museo Egizio

    Al via la campagna di analisi sulle 114 mummie del museo torinese. Eurac Research coordina gli studi scientifici

    Un tir lungo 14 metri staziona in questi giorni a Torino, davanti all’ingresso principale del Museo Egizio.

    È lì da due settimane, il tempo necessario per sottoporre a una Tac un centinaio di mummie umane del Museo.

    Il tir venuto dall’Olanda ospita infatti un sofisticato macchinario per la Tac che permetterà a un’equipe internazionale di ricercatori di analizzare i resti umani nell’ambito di una approfondita campagna di studi che Eurac Research guiderà nei prossimi anni: esami della datazione, analisi biologiche, antropologiche e sullo stato di conservazione apriranno la strada a numerose ricerche sulla storia egizia dall’epoca predinastica a quella romana.

    La mummia dell’architetto Kha e di sua moglie Merit sono solo i reperti più noti. Il Museo Egizio di Torino, il più importante al mondo dopo quello del Cairo, ospita 114 mummie che hanno tra i 6000 e i 2000 anni. Alcune di queste non erano mai state nemmeno spostate fino a pochi giorni fa.

    Il gruppo di ricerca guidato da Eurac Research sta valutando insieme agli esperti del Museo quali delle 114 mummie possano essere trasportate senza rischi nel tir e come posizionarle per la Tac.

    Alcuni corpi saranno lasciati infatti dentro ai loro sarcofagi. In alcune mummie, se le condizioni dei corpi lo permetteranno, i ricercatori preleveranno anche dei campioni di tessuto in modo diretto o usando un endoscopio.

    “Si tratta di un’operazione straordinaria, ma il bello comincia una volta conclusa questa fase”, annuncia Marco Samadelli esperto di conservazione di mummie di Eurac Research. “Nei prossimi mesi e anni sottoporremo i campioni a varie analisi e daremo così risposta a molte domande per le quali l’archeologia ha fornito spiegazioni solo parziali. Per esempio, scopriremo esattamente cosa mangiavano gli egizi nelle varie epoche, di cosa si ammalavano, come venivano imbalsamati”.

    “Siamo orgogliosi di far parte di questo progetto”, ha dichiarato Christian Greco, direttore del Museo Egizio. “È un ottimo esempio di ricerca multidisciplinare che potrà fornire elementi preziosi per la conoscenza dei reperti e aprire ulteriori ambiti di ricerca per lo studio dell’antico Egitto”.

    L’esame del carbonio 14 servirà per esempio a inquadrare le mummie dal punto di vista storico, mentre le immagini della Tac permetteranno di osservare calcificazioni, neoplasie o residui dei processi di imbalsamazione. Dalle analisi del DNA antico i ricercatori si aspettano invece di avere indicazioni sulla dieta, sulle malattie comuni, sui tratti somatici e i legami parentali. Saranno invece i test microbiologici su spore e funghi a far capire agli esperti lo stato di conservazione delle mummie.

    La ricerca, svolta sotto l’attenta supervisione della Soprintendenza archeologia, belle arti e paesaggio per la città metropolitana di Torino e della direzione del Museo, coinvolge esperti del team medico statunitense del gruppo Horus e dei laboratori per le analisi del C14 del Curt-Engelhorn-Zentrum Archäeometrie di Mannheim.

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