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  • Dal 19 febbraio 2022 al 31 dicembre 2024 apre al pubblico la Galleria Archeologica, un’inedita sezione dedicata alle civiltà del Mediterraneo antico, dove sono custoditi reperti di rara bellezza e di inestimabile valore storico.

    Il percorso di visita è compreso nel biglietto ordinario dei Musei Reali.

    I Musei Reali offrono al pubblico un itinerario di visita ancora più ricco e coinvolgente grazie all’inaugurazione della Galleria Archeologicauna nuova sezione dedicata al nucleo più antico delle collezioni d’arte e archeologia, situata al piano terreno della Manica Nuova di Palazzo Reale. Più di mille opere, alcune delle quali mai esposte prima: reperti provenienti dalla Mesopotamia, statue greche e romane, vasellame greco, elementi funerari etruschi e fenici. Materiali che compongono uno straordinario scrigno di testimonianze pervenute al Museo di Antichità in più di quattrocento anni di storia, grazie al collezionismo di Casa Savoia e alle scoperte di studiosi, esploratori e imprenditori. Una grande occasione per riportare l’Archeologia al centro dei Musei Reali, svelando un capitolo fondamentale della storia dei Savoia a Torino. 

    Questa iniziativa, in linea con il Piano Strategico dei Musei Reali, punta a riordinare i percorsi di visita, migliorando i collegamenti fra le diverse unità museali, soprattutto all’interno del Museo di Antichità, attualmente suddiviso in tre sezioni (Archeologia a Torino, Padiglione Territorio, Sezione Collezioni). L’obiettivo è quello di sviluppare un itinerario coeso all’interno della Manica Nuova di Palazzo Reale, dove l’Atrio monumentale si trasforma in uno snodo essenziale capace di mettere in rapporto dialettico due grandi nuclei del collezionismo sabaudo: le antichità e le raccolte di pittura.

     

    Il percorso espositivo

    Il percorso di visita è suddiviso in cinque sezioni e si articola lungo dieci sale, con uno scenografico allestimento progettato dallo studio GTRF – Tortelli Frassoni Architetti Associati, che ha firmato alcune delle più iconiche esposizioni museali degli ultimi anni in Italia. Il patrimonio del Museo di Antichità è stato messo in scena come un affascinante viaggio nel tempo e nello spazio, che ripercorre la nascita delle prime collezioni per poi avventurarsi lungo la Galleria delle Sculture, sulla quale si affacciano le sale riservate alle diverse civiltà, da esplorare liberamente.

    La prima sezione sulla storia del collezionismo antiquario è dedicata al nucleo primigenio delle collezioni sabaude, frutto di abili acquisizioni sul mercato di Roma e Venezia per volontà del duca Emanuele Filiberto dalla fine del Cinquecento, poi fortemente incrementante dal figlio Carlo Emanuele I.

    Il corridoio centrale ha il compito di evocare una galleria di palazzo, dove lungo le pareti si allineano statue greche e romane, rilievi scolpiti e busti marmorei, che presentano al visitatore i caratteri salienti della rappresentazione antica: le teste-ritratto, vere immagini di propaganda dell’Antichità; le riproduzioni romane di opere celebri; le scene di banchetto sui sarcofagi, per poi culminare nella suggestiva Rotonda degli Imperatori, dove i busti dei principali personaggi della storia romana circondano il visitatore. Ai reperti assiri, giunti al Museo nel 1847, è dedicata l’area Vicino Oriente Antico, a cui si unisce una raccolta – la più ricca in Italia – di testi cuneiformi e sigilli a cilindroAll’interno della quinta sezione sulle antichità dall’isola di Cipro, è presente la maggiore collezione del Museo: conta oltre 1.000 pezzi in grado di testimoniare l’evoluzione di quello straordinario crocevia culturale lungo un arco cronologico che spazia dall’antica Età del bronzo (III millennio a.C.) alla tarda antichità (IV-V secolo d.C.). Seguono le sale della civiltà romana, con il calco ottocentesco, per la prima volta esposto, del calendario romano dei Fasti Praenestini, dell’Egitto in età ellenistica, dove risplende la bellissima testa della celebre regina Cleopatra VII, del mondo fenicio e punico. Le ceramiche elleniche e italiote (circa 400 pezzi) acquistate tra il 1827 e il 1828 da Carlo Felice sono protagoniste della sezione Civiltà Greca ed Etrusca. A queste si aggiunge una seconda collezione di reperti etruschi che comprende vasellame in ceramica, bucchero, bronzi, urne cinerarie, sarcofagi e vasellame di produzione meridionale.

    Tra gli oggetti iconici selezionati dai curatori sono presentati il ritratto scultoreo di Cesare, ritenuto dagli esperti uno dei più rassomiglianti al condottiero; il rilievo assiro del re Sargon II, una delle più raffinate rappresentazioni del sovrano neo assiro risalente al 717-707 a.C.; il grande sarcofago etrusco datato al 280-270 a.C. della Matausna, donna appartenente alla famiglia omonima di cui si possono ricostruire parentele e nomi; il mosaico del cantore Orfeo che ammansisce le belve, ritrovato a Cagliari e giunto al Museo di Antichità già nel Settecento; il misterioso busto di Iside “cabalistica”, scolpito nella seconda metà del XVI secolo; un’eccezionale iscrizione in bronzo trilingue (punico, greco, latino) proveniente dalla Sardegna romana.

    Il percorso è scientificamente aggiornato secondo gli ultimi risultati degli studi internazionali ed è stato concepito fin dall’inizio secondo il principio del design for all. I contenuti, infatti, sono resi accessibili a tutti i pubblici grazie all’inserimento di speciali didascalie commentate, contenuti tattili e audiodescrizioni, richiamabili da smartphone attraverso QRcode integrati sulle pareti.

    Per i più giovani, lungo le sale si snoda la Galleria Junior, che stimola la curiosità dei bambini attraverso giochi e indovinelli per far conoscere meglio il passato, mettendolo a confronto con il presente.

    I visitatori troveranno inoltre degli approfondimenti extra attraverso le videointerviste di Galleria Liveprotagonisti del mondo della cultura, dello sport, dell’imprenditoria e dell’arte che hanno risposto alla domanda “Quale significato hanno per te questi oggetti esposti? In che modo riflettono le tue passioni?”. Tra i volti illustri: Corrado Lopresto, uno dei maggiori collezionisti al mondo di automobili e prototipi d’epoca; lo scultore e artista Fabio Viale; il lottatore olimpico Daigoro Timoncini; studiosi di Archeologia, Storia e Antropologia, con i quali sono stati commentati temi e reperti dell’esposizione, aprendo a prospettive inusuali.

  • Arte internazionale dal 1990

    da 3 Novembre 2021 a 25 Settembre 2022

    a cura di Riccardo Passoni

     

    La GAM – Galleria Civica d’Arte Moderna e Contemporanea di Torino rinnova l’allestimento delle collezioni permanenti del Contemporaneo con un nuovo percorso che presenta 33 grandi artisti della scena artistica internazionale.

    Una collezione senza confini nasce dalla volontà di dare visibilità a una importante selezione di opere del patrimonio del museo focalizzando l’attenzione su 56 opere, molte delle quali non hanno avuto negli ultimi anni la possibilità di essere esposte al pubblico, se non per brevi periodi.  Nel corso del tempo il museo ha raccolto opere di grande importanza, e tutti i lavori oggi esposti fanno riferimento alla storia recente di acquisizioni: sono giunti in museo negli ultimi vent’anni attraverso diversi canali, dalle scelte effettuate ad Artissima o nell’ambito delle acquisizioni annuali, entrambe rese possibili grazie al contributo determinante della Fondazione per l’Arte Moderna e Contemporanea CRT, alle opere entrate a far parte della collezione in seguito a serie espositive, quali ad esempio il ciclo di mostre dal titolo Avvistamenti nei primi anni 2000, oltre a doni e acquisti mirati.

    Per Fondazione Arte CRT è una grande soddisfazione vedere esposte all’interno della mostra “Una collezione senza confini” ben 22 opere della propria storica collezione.Grazie al progetto curatoriale messo a punto dalla Galleria d’Arte Moderna di Torino i visitatori potranno ammirare lavori di assoluto prestigio realizzati da maestri dell’arte contemporanea come Marina Abramović, Anselm Kiefer, ma anche William Kentridge o Hermann Nitsch. Un patrimonio in continuo rinnovamento che, oltre a testimoniare l’evoluzione dell’arte contemporanea, conferma come le acquisizioni svolte nel corso del tempo attraverso Fondazione Arte CRT rappresentino un investimento sicuro, sia in termini culturali che di mercato. Rassegne come questa dimostrano quanto le collezioni permanenti siano fondamentali per garantire una programmazione museale di livello e confermano come la nostra collezione continui a distinguersi quale assoluto punto di riferimento per l’arte contemporanea internazionale, ha commentato la Presidente della Fondazione per l’Arte Moderna e Contemporanea CRTAnna Ferrino.

    L’esposizione offre anche lo spunto per dimostrare come il museo abbia perseguito negli anni un percorso di internazionalizzazione avviato con successo all’indomani della seconda guerra mondiale.

    Lo sguardo e l’interesse verso l’arte straniera prese inizio dal 1948 con l’acquisizione di Dans mon pays di Marc Chagall alla Biennale di Venezia, per poi proseguire coerentemente con gli indirizzi internazionali nei decenni successivi, come già dimostrato con la mostra Strangers. Tra informale e pop dalle collezioni GAM, realizzata nel 2012.

    Dopo 10 anni da quella prima testimonianza, la GAM oggi presenta Una collezione senza confini con una prospettiva completamente diversa: nella dimensione globale in cui siamo ormai giunti a percepire la nostra presenza, grazie alla circolazione delle notizie, delle opere e delle persone e per il moltiplicarsi delle occasioni di viaggi ed esposizioni a livello mondiale, è diventato difficile, se non impossibile, stabilire i confini entro i quali operare sul fronte dell’accrescimento internazionale della collezione.

    Se, fino a pochi decenni fa era normale aprirsi all’arte parigina soprattutto e poi americana, nel corso degli ultimi 25-30 anni sono entrate nella collezione della GAM opere di artisti certamente europei, ma si sono accolte anche opere provenienti da culture e linguaggi espressivi diversi: dalla Cina, Cuba, Africa ad esempio, ormai elevate a stima globale grazie ai principali eventi espositivi, come Documenta, Biennali e Triennali internazionali.

    Gli artisti selezionati per questo appuntamento appartengono a diverse generazioni: si va dai nomi dei protagonisti nati negli anni Trenta (Georg BaselitzChristian Boltanski) fino alla generazione nata negli anni Settanta (Kcho, Hannah Starkey, Laurent Grasso).

    Come sostiene il Direttore Riccardo Passoni, curatore dell’esposizione: Possiamo verificare che nella ‘antologia’ che abbiamo proposto in questa esposizione sono tanti gli stimoli che possiamo riconoscere come portanti di una certa ricerca, senza che vi corrispondano una geografia specifica o uno stile di riferimento. Vi sono rappresentazioni che evocano una narrazione, conclusa o in sospensione (Marina Abramović, Hannah Starkey); la tradizione e la cura (Chen Zhen); gli affioramenti del rimosso (William Kentridge, Tracey Moffatt); il dramma della storia e delle sue cicatrici, in una dimensione ideologica (Alfredo Jaar). E ancora: emergono la messa a fuoco di una dimensione favolistica o leggendaria (Mark Dion, Matt Collishaw), a contrasto con lo sguardo sull’inammissibile, la dura necessità del ricordo (Christian Boltanski); o il recupero di certi spazi mentali, di alienazione (Ilya e Emlia Kabakov) o di incursioni sul paranormale (Marcos Lutyens, Laurent Grasso).

    Questo allestimento, oltre a presentare alcune delle opere internazionali più significative giunte in museo, non può rinunciare a lasciare un punto interrogativo sul futuro dell’accrescimento del patrimonio della GAM, soprattutto in relazione agli spazi oggi divenuti esigui, con i quali il museo si sta misurando.

    Gli artisti esposti: Marina Abramović (Belgrado, Serbia, 1946); Georg Baselitz (Kamenz, Germania, 1938); Chen Zhen (Shangai, Cina, 1955 – Parigi, Francia, 2000); Christian Boltanski (Parigi, Francia, 1944-2021); Cecily Brown (Londra, Regno Unito, 1969); Pedro Cabrita Reis (Lisbona, Portogallo, 1956); Matt Collishaw (Nottingham, Regno Unito, 1966); Tony Cragg (Liverpool, Regno Unito, 1949); Mark Dion (New Bedford, Massachusetts, Usa, 1961); Liam Gillick (Aylesbury, Regno Unito, 1964); Antony Gormley (Londra, Regno Unito, 1950); Laurent Grasso (Mulhouse, Francia, 1972); Carsten Höller (Bruxelles, Belgio, 1961); Alfredo Jaar (Santiago del Cile, Cile, 1956); Ilya and Emlia Kabakov (Dnepropetrovsk, URSS, oggi Ucraina, 1933 e 1945); Kcho (Nueva Gerona, Cuba, 1970); William Kentridge (Johannesburg, Sudafrica,1955); Terence Koh (Pechino, Cina, 1967); Anselm Kiefer (Donaueschingen, Germania, 1945); Jim Lambie (Glasgow, Scozia, 1964); Marcos Lutyens (Londra, Regno Unito, 1964); Mona Marzouk (Alessandria d’Egitto, Egitto, 1968); Aleksandra Mir (Lubin, Polonia, 1967); Tracey Moffatt (Brisbane, Australia, 1960); Hermann Nitsch (Vienna, Austria, 1938); Albert Oehlen (Krefeld, Germania, 1954); Cornelia Parker (Cheshire, Regno Unito, 1956); Tobias Rehberger (Esslingen, Germania, 1960); Julião Sarmento (Lisbona, Portogallo, 1948-2021); Sean Scully (Dublino, Irlanda, 1945); Kiki Smith (Norimberga, Germania, 1954); Hannah Starkey (Londra, Regno Unito, 1971); Jessica Stockholder (Seattle, Washington, Usa, 1959).

    ORARI
    NUOVO ORARIO
    Martedì, mercoledì, giovedì, venerdì, sabato e domenica dalle 10 alle 18
    Lunedì chiuso
    Le biglietterie chiudono un’ora primaI musei garantiscono una visita in piena sicurezza, nel rispetto delle normative anti-Covid
    La prenotazione è consigliata ma non obbligatoria al numero 011 5211788 o via mail a ftm@arteintorino.com
    Prevendita: TicketOne
    Come di consueto, GAM, MAO e Palazzo Madama, nel rispetto di tutte le linee guida ministeriali, riaprono mettendo in atto tutte le misure necessarie a garantire una visita in completa sicurezza.
    BIGLIETTI
    Collezioni permanenti
    Intero: € 10
    Ridotto: € 8
    Gratuito: minori 18 anni, Abbonamento Musei Torino, Torino + Piemonte card
    E’ sospesa la gratuità del primo martedì del mese
    Le tariffe possono subire variazioni in presenza di mostre temporaneee
  • WORLD PRESS PHOTO 2021: HA VINTO IL DANESE MADS NISSEN

    A Palazzo Madama Torino l’anteprima nazionale della mostra

    Tre italiani sul podio del concorso di fotogiornalismo più importante al mondo

    Foto vincitrici al link: http://bit.ly/WPP2021_Foto

    È l’abbraccio tra Rosa Luzia Lunardi, 85 anni, e l’infermiera Adriana Silva da Costa Souza, nella casa di cura Viva Bem, a San Paolo del Brasile, ad aver vinto la 64ª edizione del World Press Photo: l’annuncio è stato dato nel pomeriggio del 15/04 ad Amsterdam. Lo scatto, realizzato il 5 agosto 2020 dal fotografo danese Mads Nissen, si è aggiudicato il World Press Photo of the Year 2021. Un’immagine, dunque, legata alla pandemia che ha stravolto il mondo, ma che qui coglie l’emozione di un piccolo ritorno alla normalità grazie alla “tenda dell’abbraccio”. Come in Europa, anche in Brasile – dove, però, il presidente brasiliano Jair Bolsonaro aveva ignorato ogni avvertimento sulla gravità della pandemia e il pericolo rappresentato dal virus – le case di cura hanno chiuso le porte ai visitatori, impedendo a milioni di brasiliani di fare visita ai loro parenti anziani. Gli operatori delle case di cura hanno ricevuto l’ordine di ridurre al minimo il contatto fisico con i più vulnerabili. Al Viva Bem, una semplice invenzione, “la tenda dell’abbraccio”, ha permesso di nuovo alle famiglie di abbracciarsi. Il Brasile ha chiuso il 2020 con uno dei peggiori conteggi a livello mondiale: 7,7 milioni di contagi e 195.000 di morti, per il modo in cui è stato affrontato il virus.

    La foto sarà esposta – con le altre vincitrici annunciate oggi – a Palazzo Madama a Torino, sede dell’anteprima nazionale della World Press Photo Exhibition 2021, la cui apertura al pubblico è prevista il 7 maggio 2021 (DPCM permettendo). La mostra approderà a Torino per il quinto anno consecutivo, grazie all’impegno di Cime, partner della World Press Photo Foundation di Amsterdam e della Fondazione Torino Musei.

    Ogni anno migliaia di fotoreporter delle maggiori testate editoriali internazionali, come National GeographicBBCCNNLe MondeEl Pais, si contendono il titolo nelle diverse categorie del concorso di fotogiornalismo. Tutto è iniziato nel 1955, quando un gruppo di fotografi olandesi organizzò il primo concorso internazionale “World Press Photo”. Da allora l’iniziativa ha acquistato slancio fino a diventare il concorso fotografico più prestigioso del mondo e la mostra di fotogiornalismo più visitata: ogni anno la mostra viene allestita in oltre 120 città in 50 paesi.

    Nel gennaio 2021, la valutazione del concorso World Press Photo 2021 è avvenuta online, per la prima volta nella sua storia, con sette giurie specializzate presiedute da NayanTara Gurung Kakshapati e MuyiXiao, che hanno selezionato le migliori immagini e storie in ciascuna delle otto categorie del concorso. Quest’anno 4.315 fotografi da 130 paesi hanno presentato 74.470 immagini.

    World Press Photo 2021 è giunta alla 64ª edizione del concorso e ha visto oggi pomeriggio premiate ad Amsterdam otto sezioni: Contemporary IssuesEnvironmentGeneral NewsLong-Term ProjectsNaturePortraits, SportsSpot News. Oltre alla World Press Photo of the Year 2021 è stata premiata anche la World Press Photo Story of the Year 2021, riconoscimento che va per la prima volta a un italiano, Antonio Faccilongo di Roma, con un servizio per Getty Reportage dal titolo Habibi (“amore mio”). Circa 4.200 palestinesi sono detenuti nelle carceri israeliane, alcuni dei quali con condanne da 20 anni o più: dal momento che le visite coniugali sono negate e il contatto fisico è vietato fin dai primi anni 2000, i detenuti palestinesi che desiderano avere figli contrabbandano il loro sperma fuori dalla prigione, nascondendolo, per esempio, nei regali agli altri figli. Habibi racconta proprio il coraggio e la perseveranza di queste persone sullo sfondo di uno dei conflitti più lunghi e complicati della storia moderna.

    Protagonisti anche altri due italiani. Primo premio, nella sezione Storie – Notizie Impreviste, per Lorenzo Tugnoli di Ravenna, dell’agenzia Contrasto, che ha raccontato l’esplosione del 4 agosto 2020, causata da più di 2.750 tonnellate di nitrato d’ammonio ad alta densità, a Beirut, in Libano: lo scoppio ha danneggiato o distrutto circa 6.000 edifici, uccidendo almeno 190 persone, ferendone altre 6.000 e causando più di 300.000 sfollati.

    Gabriele Galimberti, toscano, originario della Val di Chiana, con un reportage realizzato per National Geographic, ha vinto il primo premio in Serie di ritratti. Racconta per immagini un dato: secondo lo Small Arms Survey, la metà di tutte le armi da fuoco possedute da privati cittadini nel mondo, per scopi non militari, si trova negli Stati Uniti. Il numero di armi da fuoco è superiore alla popolazione del Paese: 393 milioni di armi contro i 328 milioni di persone.

  • Fonte AdnKronos 13 aprile 2021 | 16.41

    E’ la storia commovente e appassionante dell’amore di un bambino per il suo giocattolo preferito, un maialino di peluche.

    J.K. Rowling, autrice di fama mondiale grazie alla saga in sette volumi di Harry Potter,

    ha scritto un nuovo libro “scintillante” per bambini: si intitola “Il Maialino di Natale” ed uscirà in contemporanea mondiale il 12 ottobre 2021 in versione cartacea, in ebook e audiolibro. Il libro sarà disponibile in edizione rilegata, con le illustrazioni dell’artista pluripremiato Jim Field. La copertina sarà svelata nei prossimi mesi.

    “Il Maialino di Natale” sarà pubblicato in Gran Bretagna, Australia, Nuova Zelanda, Irlanda e India dal Gruppo Hachette, in Usa e Canada da Scholastic, in Italia da Salani (Gruppo editoriale Mauri Spagnol) e sarà tradotto in altre venti lingue nel mondo.

    “Il Maialino di Natale”, spiega una nota editoriale, è la storia commovente e appassionante dell’amore di un bambino per il suo giocattolo preferito, un maialino di peluche, e di cosa è pronto a fare pur di ritrovarlo. È una storia originale, non collegata alle altre opere di Rowling, per i bambini dagli 8 anni in su: “un racconto incantevole per tutta la famiglia, dalla penna di una delle più grandi narratrici al mondo”.

    Questa la sintesi della trama: Jack adora il suo maialino di peluche. È sempre lì per lui, nei giorni belli e in quelli brutti. Finché, una vigilia di Natale, succede una cosa terribile: Jack perde il suo maialino. Ma la vigilia di Natale è il giorno dei miracoli e delle cause perse, è la notte in cui tutto può prendere vita… anche i giocattoli. E il nuovo pupazzo di Jack, il Maialino di Natale (fastidioso sostituto fresco di negozio), ha un piano audace. Insieme intraprenderanno un magico viaggio alla ricerca di ciò che si è perso e per salvare il miglior amico che Jack abbia mai avuto…

    “Il Maialino di Natale” è il primo romanzo per ragazzi che Rowling scrive dopo Harry Potter e segue il suo brillante ritorno alla pubblicazione per i bambini con la fiaba dello scorso anno “L’Ickabog”, serializzata online durante il lockdown per intrattenere i più piccoli e in seguito pubblicata donando tutti i suoi diritti all’organizzazione benefica Volant per aiutare le persone più colpite dalla pandemia di Covid-19. L’autrice, con questa nuova storia “Il Maialino di Natale”, “ritroverà con entusiasmo il pubblico dei suoi giovani lettori”, spiega la nota stampa internazionale diffusa da achette Children’s Group.

    “Un tòpos della letteratura per ragazzi reinterpretato dal genio creativo di J.K. Rowling – commenta Mariagrazia Mazzitelli, direttrice editoriale di Salani, l’editore italiano – Una delle più belle storie di Natale mai scritte, piena della tenerezza irresistibile dell’infanzia di fronte al grande mistero della perdita, tema sempre così presente nell’opera dell’autrice. La sua affettuosa, inesauribile fantasia e la compassione verso le persone e gli oggetti amati che assorbono i sentimenti umani è la celebrazione del calore della famiglia, del prendersi cura e del sentirsi capiti e della autentica sostenibilità delle cose”.

     

  • Fonte AGI –

    Un libro raccoglie le iscrizioni preziose per documentare l’evoluzione della lingua latina popolare, dai graffiti sui muri ai piatti, al collare di una schiava.

    A coloro che alla lettura del titolo – “Oltre Pompei: graffiti e altre iscrizioni oscene dall’Impero Romano d’Occidente” – avranno sollevato il sopracciglio, o atteggiato il labbro ad un sogghigno, o accennato una risatina imbarazzata: la vostra espressione si bloccherà non appena avrete aperto la prima pagina di questo libro, che è un testo di altissima erudizione e raffinata filologia per lo studio dell’evoluzione della lingua latina volgare.

    Ma questo dato di fatto spiazzante, cioè un lessico osceno analizzato scientificamente da glottologi, non impedisce una lettura decisamente divertente del testo. E i disegni graffiti, la cui qualità artistica non è il caso di commentare, nella loro caratterizzazione rozzamente erotica danno l’impressione di un’attualità sconcertante, perché, come si legge nell’introduzione, “hanno la varietà e i toni stessi della vita, crudi talvolta, ma efficacemente reali nel connotare situazioni, sentimenti e aneliti di uomini che non hanno fatto la Storia, ma sono senz’altro essi stessi momenti di quella storia che investiva la società dell’epoca”.

    Le scritte (sovente insulti), graffite con strumenti improvvisati, non avevano – appunto – la finalità di passare alla Storia, e la loro grammatica e ortografia sono “basse”: ma proprio per questo sono preziose per documentare l’evoluzione della lingua latina popolare, tutt’altro che letteraria ma comunque parlata da chiunque fosse abbastanza istruito da saper scrivere un graffito su un muro, su un piatto, sul collare di una schiava.

    Questi documenti raccolti in territori lontanissimi dell’Impero, dalla Germania all’Africa, in un arco di tempo di alcuni secoli, si aggiungono a quelli già restituiti dagli scavi di Pompei (i quali però si fermano, inevitabilmente, all’anno dell’eruzione: 79 d.C.). L’unità culturale dell’Impero è documentata dall’uniformità di questa lingua bassa e copre anche tutti i termini anatomici, scatologici, sessuali, che i curatori hanno cura di tradurre con scrupolosa precisione in italiano, in tutta la loro crudezza. La traduzione, scrive nella premessa

    Stefano Rocchi (che insegna filologia classica all’Università di Pavia) “è schietta e scevra di inibizioni, come si conviene alle tematiche trattate, che faranno forse sorridere e pensare come in fondo l’uomo poco o nulla cambi. Il pensiero correrà senz’altro alle scritte sulle colonne di portici e nei bagni pubblici delle nostre città oppure al fenomeno degli haters più o meno anonimi attivi sui social”.

    Non mancano, fra le incisioni rinvenute nei luoghi più incongrui, testi a volte allusivi, o anche colti, o enigmistici, o parodistici di poesia amorosa con citazioni erudite che spiazzano ulteriormente il lettore moderno. Il volume, curato da Stefano Rocchi e Roberta Marchionni, è pubblicato da Deinotera Editrice.

  • Fonte FinestreSull’Arte 11/04/2021, 11:30:44

    Oggi, con la nostra rubrica dei programmi tv, scopriamo il palinsesto dal 12 al 18 aprile.

    Su Rai 1 la quarta puntata della serie tv Leonardo sarà trasmessa lunedì 13 aprile alle 21.25.

    Continua su Rai 3 l’appuntamento con Cultura presenta Maestri dal lunedì al venerdì alle 15.25.

    Su Rai 5 ci saranno delle repliche di Museo con vista da martedì al venerdì alle 20.15. Il film Loving Vincent andrà in onda martedì 13 aprile alle 21.15. Venerdì 16 alle 19.22 ci sarà la puntata di I più grandi musei del mondo dedicata al Museo del Prado, mentre alle 21 Art Night parlerà di Botticelli e Gillo Dorfles.

     

    Su Rai Storia le puntate 38, 39 e 40 di #Maestri saranno trasmesse mercoledì, giovedì e venerdì alle 17.30.

    Su Sky Arte dal lunedì al venerdì alle 9.30 continua la rassegna di Sette meraviglie. Lunedì 12 aprile alle 16 torna Banksy Most Wanted. Martedì 13 alle 17.45 sarà nuovamente proposto Il caso Caravaggio. Mercoledì 14 alle 1730 sarà trasmesso Michelangelo – Il cuore e la pietra. Giovedì 15 alle 18.15 torna Brunelleschi e le grandi cupole del mondo seguito dal Io, Leonardo. Venerdì 16 alle 16.20 torna Goya – Visioni di carne e sangue, mentre alle 20.15 ci sarà una replica di Luce Social Club.

     

  • Torino, 25 febbraio 2021.

    Arriva ai Musei Reali di Torino il San Giovanni Battista di Caravaggio, che sarà esposto dal 25 febbraio al 30 maggio nelle sale dedicate ai pittori caravaggeschi della Galleria Sabauda.

    L’opera, realizzata tra il 1604 e il 1606, proviene da Roma dalle Gallerie Nazionali di Arte Antica grazie a uno scambio promosso dalle direzioni dei due musei in occasione della mostra L’ora dello spettatore. Come le immagini ci usano (Roma, Palazzo Barberini, 2 dicembre 2020 – 5 aprile 2021). L’esposizione romana accoglie infatti nel suo percorso la rarissima tavola di Hans Memling con la Passione di Cristo, conservata alla Galleria Sabauda.

    L’evento espositivo, sostenuto dalla Consulta per la Valorizzazione dei Beni Artistici e Culturali di Torino e da Reale Mutua, è una straordinaria opportunità per portare all’attenzione del pubblico le collezioni di due grandi pinacoteche italiane e il genio dei loro insuperati maestri.

    Caravaggio, uno dei pittori più celebrati e amati di ogni tempo, con il suo stile audace e innovatore sperimenta nei primi anni del 1600 nuove composizioni di soggetto sacro e profano, popolate da personaggi raffigurati nell’immediatezza della loro umanità e arricchite da frammenti di natura morta. Tra queste si colloca anche il San Giovanni che raffigura “il Battista”, uno dei santi più venerati dalle chiese cristiane, asceta spesso considerato come l’ultimo dei Profeti. Caravaggio lo mostra ancora adolescente, in un momento di riposo nel deserto, dove trascorse gran parte della sua esistenza. La figura, avvolta in un mantello rosso, emerge dall’oscurità, il volto in penombra e le mani indurite dal sole, lo sguardo schivo e malinconico rivolto al buio oltre la cornice, come sorpreso da una misteriosa presenza. Accanto, gli oggetti che ne qualificano l’identità: la croce di canne e la ciotola per i battesimi.

    L’opera, scortata dal Corpo dei Carabinieri, è arrivata a Torino il 24 febbraio scorso e sarà esposta per i prossimi tre mesi in una sala del percorso permanente della Galleria Sabauda. La mostra-dossier permetterà di presentare al pubblico uno dei capolavori del pittore che con il suo linguaggio rivoluzionario seppe cambiare il corso della storia dell’arte, ma sarà anche un’occasione unica per mostrare lo stretto dialogo che intercorre con le opere di quei pittori italiani e stranieri, di prima e seconda generazione, che furono profondamente influenzati dalla sua pittura. Alcuni, come Giovanni Baglione, coetaneo del Merisi e suo acerrimo nemico, interpretano solo esteriormente i modelli del maestro; altri come Valentin, Vignon, Ribera e Serodine ripropongono con grande rigore l’umiltà mistica dei santi a partire da invenzioni caravaggesche. Altri ancora, come Antiveduto Gramatica e Orazio Riminaldi, guardano al profondo naturalismo e alle nuove tematiche introdotte dal Merisi, mentre il pittore olandese Matthias Stomer porta avanti nei suoi quadri a “lume di notte” i vigorosi contrasti tra luci e ombre. Caravaggio affascina i grandi collezionisti del tempo e anche i Savoia: come mostrano le opere esposte, anche la casa reale piemontese si aggiorna subito sulla moderna pittura di realtà, ampiamente documentata negli inventari degli anni Trenta del Seicento. Sarà Orazio Gentileschi a donare proprio al duca sabaudo Carlo Emanuele I, nel 1623, la splendida pala con l’Annunciazione, una delle sue opere più intense e significative.

     

    “Nonostante i mesi di lockdown, i Musei Reali non si sono mai fermati. – dichiara Enrica Pagella, Direttrice dei Musei Reali di Torino -. L’emergenza che abbiamo vissuto e che stiamo tuttora vivendo ha evidenziato la necessità di offrire al pubblico proposte culturali inedite, misurate sulle attuali esigenze di fruizione e di sostenibilità, sviluppate anche in collaborazione con altre realtà nazionali. I Musei Reali si fanno promotori di un costante scambio e confronto con lo scenario nazionale, oggi essenziale per offrire al pubblico nuovi contenuti capaci di moltiplicare le opportunità di conoscenza e di esperienza”.

     

    “Con soddisfazione annunciamo oggi l’apertura dell’esposizione del San Giovanni Battista di Caravaggio, per la prima volta a Torino. – afferma Giorgio Marsiaj, Presidente Consulta Valorizzazione Beni Artistici e Culturali di Torino -. Quello di Consulta è un atteggiamento partecipe e attento; crediamo nella cultura quale leva economica ed inclusiva, che favorisce lo sviluppo, e aumenta l’attrattività e il benessere del territorio. Nonostante le criticità generate dalla pandemia, le aziende e gli enti Soci di Consulta rimangono focalizzati nel settore culturale, per contribuire a conservare e valorizzare il patrimonio che la Storia ci ha consegnato, per le generazioni a venire”.

     

    “Siamo lieti di sostenere questa prestigiosa esposizione, che assume un significato particolare in un momento in cui l’arte, e in generale la cultura, è ingrediente fondamentale del processo di ripartenza. – ha dichiarato Luigi Lana, Presidente Reale Mutua -. Operare in sinergia con realtà di eccellenza come la Consulta per la Valorizzazione dei Beni Artistici e Culturali di Torino  ci permette di essere parte attiva nella valorizzazione del territorio e di generare impatti positivi sociali e culturali in grado di accrescere l’ambizione di Torino a diventare sempre più un polo artistico di respiro nazionale e internazionale”.

    MUSEI REALI TORINO

    www.museireali.beniculturali.it

     

    Per acquistare i biglietti: www.museireali.beniculturali.it/organizza-la-tua-visita

    Biglietti online su www.coopculture.it

                                  

    Orari:

    Dal lunedì al venerdì dalle 9 alle 19 (ultimo ingresso ore 18).

    Il lunedì accesso esclusivamente con biglietto acquistato in prevendita on line.

     

    Biglietti:

    Intero: € 15

    Ridotto: € 2 (ragazzi dai 18 ai 25 anni)

    Gratuito per i minori 18 anni, insegnanti con scolaresche, guide turistiche, personale del Ministero per i Beni e le Attività Culturali e per il Turismo, membri ICOM, disabili e accompagnatori, possessori dell’Abbonamento Musei, della Torino + Piemonte Card e della Royal Card. L’ingresso per i visitatori over 65 è previsto secondo le tariffe ordinarie.

     

    Visite guidate con interprete LIS – Lingua italiana dei segni 

    Nell’ambito del programma Il bello sensibile, a cura dei Servizi educativi, i Musei Reali offrono un duplice appuntamento rivolto alle persone sorde:

    venerdì 12 marzo alle 16.30

    venerdì 16 aprile alle 16.30

    Informazioni e prenotazioni: mr-to.edu@beniculturali.it

  •  A un anno dall’inizio della pandemia, i 12 assessori alla Cultura delle grandi Città italiane hanno presentato alla stampa le loro proposte a sostegno degli ecosistemi culturali urbani, resi fragili da un anno di emergenza sanitaria e dall’incertezza che ancora governa la loro attività.

    Consapevoli da subito dei danni che la situazione pandemica avrebbe provocato nel sistema socio-culturale del Paese, gli assessori Luca Bergamo (Roma), Filippo Del Corno (Milano), Francesca Leon (Torino), Ines Pierucci (Bari), Paola Mar (Venezia), Tommaso Sacchi (Firenze), Paolo Marasca (Ancona), Matteo Lepore (Bologna), Paola Piroddi (Cagliari), Eleonora De Majo (Napoli), Barbara Grosso (Genova), Mario Zito (Palermo), riuniti in un coordinamento, hanno interloquito nei mesi scorsi sia con il Ministero che con ANCI, ottenendo risultati concreti, soprattutto per quel che concerne le garanzie riservate ai lavoratori della cultura.

    Frutto del lavoro di coordinamento costante e della volontà condivisa di dare piena realizzazione al diritto alla cultura, le proposte presentate oggi dai 12 assessori si iscrivono all’interno di un’auspicata alleanza tra il Governo e i territori in cui la cultura esiste, produce e si sviluppa.

    Musei, teatri, luoghi di spettacolo, sedi espositive, luoghi d’arte e cultura: le Città intendono mettere a disposizione del Governo la propria conoscenza capillare del mondo culturale e delle sue problematiche, ponendo le basi e stabilendo insieme i protocolli per una ripresa il più possibile certa, rapida e omogenea in tutto il territorio nazionale.

    Le proposte presentate riguardano:

    a) la garanzia dell’apertura dei luoghi di cultura con un protocollo unico: questo eviterebbe la reversibilità delle aperture, a meno di situazioni particolarmente gravi, garantirebbe la continuità del presidio culturale sul territorio, assicurerebbe il lavoro e fiducia, darebbe sostanza al diritto inalienabile alla cultura e fornirebbe ai cittadini alternative controllate e sicure, invece di obbligarli a una socialità compressa in pochi, e poco controllati, luoghi pubblici o privati.

    L’esperienza delle Città, la serietà con cui teatri, musei e luoghi di cultura hanno mostrato di saper gestire i periodi di apertura, l’elasticità del servizio, la disponibilità ad adattarsi ai vincoli che di volta in volta si rendono necessari, rendono questo obiettivo realisticamente possibile.

    b) la garanzia dell’apertura degli istituti museali e dei luoghi di cultura anche nei weekend, nel rispetto di ogni norma prevista ad oggi per il contenimento del rischio sanitario e in attesa dell’auspicato protocollo unico. Un intervento necessario per la sostenibilità del lavoro culturale, per garantire la continuità nella conservazione del patrimonio, per consentire l’accesso ai luoghi di cultura a tutti i lavoratori del Paese, e quindi il pieno rispetto del diritto alla cultura.

    1. c) la costituzione di un Tavolo permanente Enti Locali in costante dialogo con il Ministero alla Cultura e, nell’ambito del nuovo assetto dei sottosegretariati ministeriali, la creazione di un sottosegretariato con delega ai rapporti con ANCI ed Enti Locali, come già avvenuto in passato per il Turismo. Questo nuovo riferimento aprirebbe un dialogo costante con il Ministero e garantirebbe la concertazione di politiche culturali – necessarie per la rinascita del Paese – tra Governo centrale e le Città, che si metterebbero a disposizione con spirito di servizio come interlocutori per la costruzione di politiche condivise e come portavoce delle istanze derivanti dai territori.

    Infine, gli assessori hanno auspicato la creazione di un fondo speciale destinato alla ripartenza delle Città sul piano culturale.

    Queste proposte nascono dall’esperienza di governo locale e dall’impegno continuo e costante nella tutela della produzione, della programmazione e del lavoro culturale. Con il senso pratico che distingue il mondo delle Città, a un anno dall’inizio della nostra collaborazione, vogliamo allinearci a quanto sostenuto dal Presidente del Consiglio Mario Draghi nella replica al Senato: ‘Il rischio è di perdere un patrimonio che definisce la nostra identità […] Molto è stato fatto, serve fare ancora di più’”, hanno dichiarato gli assessori.

  • [xyz-ihs snippet=”Marzo-2020″

    L’Europa ha numerose collezioni papirologiche e raccolte di papiri, una ricchezza documentaria che testimonia l’interesse europeo per l’Orientalismo, emerso nel XVIII secolo e presente fino al XIX secolo, che ha permeato la sua cultura materiale. Lo sviluppo di una tale piattaforma online, di libero accesso e ad alta risoluzione, è di grande valore per i musei, soprattutto in considerazione del suo potenziale di essere utilizzato per la creazione di un museo digitale europeo che riunirebbe un patrimonio disperso, una raccolta virtuale omogenea che sarebbe impossibile realizzare a livello materiale. L’applicazione di strumenti dell’era digitale contribuisce allo sviluppo della conoscenza, alla conservazione della cultura materiale e alla sua accessibilità, sia per gli studiosi che per il pubblico generale, promuovendone la diffusione”.

    Con queste motivazioni la giuria di Europa Nostra ha assegnato alla Turin Papyrus Online Platform (TPOP) il premio Europa Nostra 2020 nella categoria Ricerca.

    Dal 2017 il Museo Egizio ha avviato la digitalizzazione della propria collezione papiri. A settembre 2019 è stata lanciata la Turin Papyrus Online Platform (TPOP), database che, utilizzando strumenti informatici e digitali, rende la collezione papirologica torinese accessibile oltre i confini geografici e disciplinari. La conservazione ‘virtuale’ dei papiri, mediante la loro digitalizzazione e messa in rete all’interno di un sistema open data, contribuisce alla preservazione a lungo termine di tale materiale, che diventa disponibile a chiunque, ovunque e in qualsiasi momento.

    Il Museo Egizio è stato fondato nel 1824 ed è considerato la principale istituzione nel campo delle antichità egizie al di fuori dell’Egitto. La collezione papiri del Museo è composta da quasi 700 manoscritti interi o riassemblati e da oltre 17.000 frammenti, che documentano oltre 3000 anni di cultura materiale scritta in sette scritture e otto lingue provenienti da diverse località. Il progetto TPOP include una delle raccolte più grandi e di maggior rilievo storico per quanto riguarda i papiri ieratici di periodo Ramesside di Deir el-Medina.

    I documenti digitalizzati sono in alta risoluzione e collegati a metadati aperti, che registrano le caratteristiche fisiche dei papiri, il tipo di scrittura e i disegni che riportano. È disponibile in open access ed è una piattaforma multiutente, il che significa che egittologi, storici e studiosi possono lavorare in modo collaborativo sul materiale da più posizioni e fornire dati liberamente.

    Il Museo Egizio è così tra i primi musei ad abbandonare la pratica di concedere l’autorizzazione a pubblicare singoli manoscritti a un solo studioso, una politica che di solito porta a un numero molto limitato di pubblicazioni in proporzione alla quantità di papiri disponibili. Rendendo il TPOP aperto e accessibile, il Museo intende quindi promuovere la ricerca ai massimi livelli, con progetti di ricerca collaborativa condotti dai propri curatori, da singoli ricercatori e team di studiosi di lunga data o di recente formazione.

    In futuro il portale potrà includere tutta la collezione papirologica del Museo Egizio, e potrebbe costituire il punto di partenza per la costituzione di una piattaforma online europea che colleghi le raccolte egizie di materiale scritto conservate in numerose istituzioni culturali europee.

    Questo porterebbe a unire database e frammenti in una modalità possibile solo digitalmente.

  • “Che meraviglai!”, proprio come recita la sua nuova campagna: dopo la pausa invernale, e lo stop imposto dall’emergenza coronavirus, riapre martedì la Reggia di Venaria.

    Tante le novità, dal percorso di visita all’apertura gratuita dei giardini, dagli ingressi serali alle grandi mostre.
    “La prima novità è l’apertura gratuita dei nostri Giardini fino al 29 marzo, e poi ogni prima domenica del mese – annuncia la presidente del Consorzio delle Residenze Reali Sabaude, Paola Zini -: ci è sembrato doveroso e significativo in questo particolare momento rendere disponibili per tutti lo svago e la bellezza di questi spazi straordinari, simbolo del paesaggio italiano premiati di recente come il Parco più bello d’Italia”.
    “Sono imminenti altre novità – aggiunge il direttore Guido Curto -, e siamo in pieno fermento per l’allestimento della mostra ‘Sfida al Barocco’, oltre 200 opere in arrivo da ogni parte del mondo per il traguardo dell’inaugurazione del 12 marzo: un evento culturale già indicato come imperdibile per il 2020”.

    Fonte (ANSA)

     

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