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  • Perfumum. I profumi della Storia.

    Un racconto sull’evoluzione e la pluralità dei significati del profumo dall’Antichità greca e romana al Novecento, visto attraverso più di duecento oggetti esposti, tra oreficerie, vetri, porcellane, affiches e trattati scientifici.
    L’esposizione, curata da Cristina Maritano, conservatore di Palazzo Madama, e allestita in Sala Atelier, presenta oggetti appartenenti alle collezioni di Palazzo Madama e numerosi prestiti provenienti da musei e istituzioni torinesi, come il MAO Museo d’Arte Orientale, il Museo Egizio, il Museo di Antichità, la Biblioteca Nazionale, la Biblioteca Guareschi del Dipartimento di Scienza e Tecnologia del Farmaco. Importante anche il contributo di realtà nazionali come il Museo Nazionale del Bargello, Gallerie degli Uffizi, il Museo Bardini e la Galleria Mozzi Bardini di Firenze e il Museo di Sant’Agostino di Genova. Fondamentale è stata inoltre la collaborazione con il Musée International de la Parfumerie di Grasse (Francia) che, insieme ad una preziosa selezione di opere, ha messo a disposizione gli apparati multimediali sulle tecniche della profumeria. Infine, il contributo di molti collezionisti privati ha permesso di radunare un’ampia selezione di flaconi del Novecento.

    A completamento della mostra, l’Associazione culturale torinese Per Fumum, fondata da Roberta Conzato e Roberto Drago, organizza una rassegna di incontri internazionali sulla cultura dell’olfatto rivolta a tutto il mondo degli appassionati della profumeria. Dalla presentazione di profumi storici dell’Osmothèque di Versailles, all’incontro con creatori di profumi riconosciuti a livello internazionale, fino ad appuntamenti legati al mondo food & beverage. 

    Gli incontri si terranno il 16, 17, 18 febbraio e il 7 e 8 aprile 2018 presso Palazzo Madama e altre sedi.
    Per ulteriori informazioni contattare info@perfumumtorino.com

    Il desiderio di trattenere i profumi, conservarli e di godere della loro fragranza accompagna la storia dell’uomo dall’antichità a oggi. Il percorso espositivo presenta un excursus storico avviato a partire dalle civiltà egizia e greco-romana che, sulla scorta di tradizioni precedenti, assegnano al profumo molteplici significati: da simbolo dell’immortalità, associato alla divinità, a strumento di igiene, cura del corpo e seduzione.
    Nell’Europa del primo Medioevo, sottoposta all’urto delle invasioni barbariche, sono rare le testimonianze di utilizzo di sostanze odorifere al di fuori della sfera sacra. Sopravvive tuttavia la concezione protettiva e terapeutica del profumo, come testimoniato in mostra dalla preziosa bulla con ametiste incastonate proveniente dal tesoro goto di Desana.
    L’uso di profumi a contatto con il corpo con funzione di protezione nei confronti di malattie è attestato più tardi nei pommes de musc frequentemente citati negli inventari dei castelli medievali, come il rarissimo esempio quattrocentesco in argento dorato in prestito dal Museo di Sant’Agostino di Genova, che conserva ancora la noce moscata al suo interno.
    La civiltà islamica, che eredita e preserva il sapere del mondo antico, sviluppa e innova la cultura del profumo greca e romana, persiana e bizantina, introducendo importanti conquiste tecnologiche, come il perfezionamento dell’arte della distillazione compiuto da Avicenna. In mostra alcune fiasche da profumo di arte ottomana, in ottone geminato, in legno di rosa e in maiolica e vetro.
    L’età rinascimentale vede la progressiva laicizzazione dei significati del profumo, il cui uso si fa più esteso e articolato presso le classi sociali più elevate. Gli antichi trattati circolano grazie alle edizioni a stampa, fioriscono nuovi ricettari che propongono la fabbricazione individuale dei profumi, si sviluppa la profumeria alcolica. Si diffonde in tutta Europa la moda invalsa nelle corti italiane di profumare oltre al corpo anche gli accessori di vestiario, specialmente in pelle, e di indossare contenitori per profumi di straordinaria ricercatezza, come il flacone in agata con montatura in oro, rubini, diamanti e smalto, proveniente dal Museo degli Argenti di Palazzo Pitti, forse un dono di Caterina de Medici, a cui si deve l’esportazione della moda italiana dei profumi in Francia.
    Dal Seicento, la supremazia nel campo della produzione dei profumi spetta incontestabilmente alla Francia. Nascono nuove fragranze, sempre più orientate verso le note floreali e leggere, conservate in flaconi in vetro o porcellana, oppure diffuse negli ambienti grazie a pot-pourri e bruciaprofumi.

    La mostra offre infine una panoramica sul Novecento grazie ai prestiti provenienti da collezioni private che hanno consentito di arricchire il percorso espositivo con un’ampia carrellata di flaconi, tra cui spiccano quelli creati da René Lalique per François Coty, di Baccarat per Guerlain, ma anche gli eccezionali Arpège di Jeanne Lavin, Shocking di Elsa Schiaparelli, Diorissimo di Christian Dior. Completano l’esposizione una selezione di etichette e manifesti di case produttrici di profumi tra Ottocento e Novecento.

    Catalogo edito da Silvana Editoriale.

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