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  • Ritorna la magia del presepe monumentale della Basilicata, realizzato dal maestro presepista Franco Artese, in scena al Duomo di Torino dall’8 dicembre

    Monumentale della Basilicata realizzato dal maestro presepista Francesco Artese su iniziativa dell’Agenzia di Promozione Territoriale della Basilicata con il patrocinio del Comune di Torino.

    All’evento di presentazione intervengono il direttore Apt Basilicata, Antonio Nicoletti, il presidente della Regione Basilicata, gen. Vito Bardi, il Vice sindaco di Torino, Michela Favaro, il parroco del Duomo, don Carlo Franco, il teologo don Giovanni Ferretti ed il presidente della federazione delle associazioni dei Lucani in Piemonte, Rocco Sabia.

    A seguire, alle 18.30, l’inaugurazione vera e propria dell’opera presepiale benedetta dal Vescovo Mons. Nosiglia alla presenza di Andrea Tronzano, assessore Regione Piemonte e Raffaele Ruberto, Prefetto di Torino. A conclusione della cerimonia inaugurale, lo spettacolo “HOPE. Viaggio in Basilicata, tra musica, danza e teatro”. 

    Secondo il presidente della Regione Basilicata, Vito Bardi, “Il presepe della Basilicata è intriso di una carica di umanità che l’accompagna in ogni sua esposizione nelle città italiane e all’estero, è simbolo di fede e arte, immuni al tempo, ma anche del saper fare, del made in Basilicata che si fa apprezzare in tutto il mondo”.

    “E’ un onore ospitare in Piemonte una delle più belle opere d’arte dedicate alla Natività che contiene con la sua grande umanità un messaggio di pace e di speranza – sottolineano il presidente della Regione Piemonte Alberto Cirio e l’assessore alla Cultura, Vittoria Poggio. Un faro sulle festività del Natale che abbraccia le nostre tradizioni più preziose in un momento in cui abbiamo bisogno di trovare anche nella fede e nella spiritualità la forza per accompagnare il cammino delle nostre vite”.

    La Natività è rappresentata nel paesaggio sempre sorpren­dente dei Sassi di Matera, uno dei luoghi più antichi del mondo. La Vergine richiama la scultura bronzea della Madonna del Pollino realizza­ta dall’artista olandese Daphné du Barry nell’atto di donare il proprio Figlio all’umanità, mentre la figura di San Giuseppe riprende quella del presepe cinquecentesco di Altobello Persio da Montescaglioso, esposto a Tursi. Il presepe lucano è un’opera capace di raccontare, insieme al mistero della Nascita, la storia, la cultura di una Terra ricca di naturale spiritualità in un paesaggio caratterizzato da case scavate nel tufo e incastrate tra loro, abbazie, santuari, cattedrali, borghi, vicoli e scale, grotte e palazzotti signorili, archi e ballatoi, orti e terrazze, da cui sbucano, improvvisi, i caratteristi­ci comignoli o i campanili delle chiese ipogee impreziosite da affreschi simboleggianti un’arte che lega l’uomo a Dio. Sulla scena del presepe un brulicare di vita, un racconto diffuso di quella cultura del vicinato, fatta di solidarietà e condivisione tra famiglie, con oltre 120 personaggi, che rappresentano diversi momenti della vita quotidiana, in un ambiente semplice e laborioso, che attinge a immagini tratte da riti e tradizioni della civiltà rurale lucana, ancora vive e sentite anche dai giovani, tra cui la rappresentazione del Maggio di Accettura, attraverso un gruppo di buoi che, aiutato dagli uomini, traina il tronco di un grande albero e una processione simbolo della forte devozione popolare per la Vergine Maria con fedeli che portano sulle loro teste i “cinti”, composizioni di ceri costruite come fossero architetture, ex voto in cui si compendiano speranze ed attese ma anche attestati di gratitudine per grazie ricevute. Nel Presepe si trova anche l’omaggio che la Basilicata fa a Torino e al Piemonte, ospitando sulla scena la figura di San Giusep­pe Cottolengo – che nel 1832 aveva fondato a Torino la “Pic­cola Casa della Divina Provvi­denza”, dove accoglieva disa­bili, invalidi e orfani, offrendo loro una casa, cure mediche, assistenza e istruzione – e che viene rappresentato nell’atto di accompagnare una persona invalida alla grotta, e dall’im­magine del beato Pier Giorgio Frassa­ti, i cui resti mortali sono conservati proprio nel Duomo di Torino, che trascina un carro su cui giungono al cospetto del Fi­glio di Dio “gli ultimi”.  Di grande suggestione anche la scena di San Giovanni Bo­sco che, affiancato dal suo allievo San Domenico Savio, il Santo bambino che morì a soli quattordici anni, lascian­do un segno indelebile nella comunità cristiana piemonte­se, indica la via a tre ragazzi, affinché tutti possano prova­re la gioia del Natale, nello spazio plastico di una memo­ria che si rinnova.

    Particolarmente toccante è la scena della famiglia di emigranti con cui la Basilicata ha voluto omaggiare i tanti lucani che in passato attraversa­rono l’Italia per soddisfare la loro fame di lavoro e di futuro, approdando in Piemonte. Questo gruppo di personaggi è rappresentato in un unico blocco, per sot­tolineare l’unità di destino che li accomuna, con la valigia di cartone, icona dell’emigrazio­ne italiana del ‘900, nella quale sono racchiuse le cose più care da cui non ci si vuole separare, e la coperta di lana che il padre porta sotto il braccio, quasi a trattenere il calore familiare con il quale scaldare i propri cari nei momenti più difficili.

    Spiega il maestro presepista Franco Artese: “per me il presepe è una missione, portare attraverso le mie opere il messaggio evangelico che san Francesco ha rappresentato, portando nel mondo i nostri paesaggi del Sud e i nostri valori. Ringrazio APT Basilicata che ha creduto nella mia attività”.

     

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