Tag: turin

  • Ieri a Linea Verde è stato il nostro turno!

    Daniela Ferolla, Federico Quaranta e Peppone hanno portato “on the road” i telespettatori nel nostro meraviglioso territorio, ricco di storia e tradizioni agroalimentari.

    Un bellissimo servizio sulla Sacra di San Michele, la Reggia di Venaria con le sue mostre, il grattacielo green di Renzo Piano si vedono i simboli di #Torino: stadi, architetture importanti …tutto l’arco alpino, lo charme, il carisma, la storia, le tradizioni culinarie e il lato innovativo di una città che pulsa di sperimentazione.

    Federico e Peppone a bordo di una vecchia 500 ci hanno mostrato la provincia torinese facendoci vivere intensamente le storie e le passioni di famiglie di allevatori.

    Potete rivedere la puntata su #RaiPlay

    https://www.raiplay.it/video/2019/02/Linea-verde—In-Piemonte-dalla-Reggia-di-Venaria-alle-Alpi-5b4d4f4f-cd84-4c85-8d45-02d3cb59369a.html

  • La Galleria della Sindone, che dal Salone degli Svizzeri porta alla Cappella del Guarini, torna ad ospitare due importanti opere: Il lutto del Piemonte di Gaetano Ferri, 1855,e Guglielmo Embriaco all’assedio di Cesarea vi ritrova il Sacro Catino nel 1101,dipinto realizzato da Vincenzo Rasori nel 1846, finora ospitato nella Sala dei Corazzieri di Palazzo Reale.

    Le due tele sono state restaurate dalla Cooperativa Koinègrazie a un  contributo del Consiglio regionale del Piemonte pari a 10.000 Euro.

    Commissionato da Carlo Alberto, il quadro del Rasori rappresenta con enfasi l’impresa del ritrovamento del Sacro Catino, un tempo identificato dalla tradizione come l’autentico Santo Graal e celebrato anche da Torquato Tasso nella sua Gerusalemme conquistata.

    L’impostazione è magniloquente, lasciando trasparire un rinnovato interesse per Raffaello e il Manierismo. Un tale scompiglio per una reliquia di dubbia autenticità attirava già nel 1858l’ironia dello studioso Clemente Rovere: “Il sacro catino, che si credé fosse fatto con un sol pezzo di smeraldo, ma che poi fu riconosciuto essere di cristallo, tenevasi come una delle più preziose anticaglie del tesoro della cattedrale di Genova”.

    Acquistato da Vittorio Emanuele II, Il lutto del Piemonte raffigura la morte di Carlo Alberto in esilio.  Ferri dipinge una scena intimista, in cui mostra il visibile dolore degli astanti per la notizia della precoce morte del sovrano. L’accorto uso della luce fa sì che, entrando dalla finestra, questa colpisca il foglio listato a lutto con il ritratto del defunto ed arriva a illuminare il busto del nuovo sovrano, in bella mostra su una mensola, come a indicare la continuità della dinastia guerriera. L’uso del chiaroscuro richiama la pittura di Caravaggio, e anche i gesti dei personaggi intorno alla tavola sembrano ricordare una delle sue opere, vale a dire la Cena in Emmaus. La natura morta sul tavolo è una prova di bravura di gusto fiammingo.

    MUSEI REALI TORINO

  • a cura di Enrica Pagella, Francesco Paolo Di Teodoro, Paola Salvi
    Torino, Musei Reali 15 aprile – 14 luglio 2019.

    Una mostra con oltre cinquanta opere che racconta le ricerche tra scienza e arte di Leonardo da Vinci attraverso lo strumento del disegno.

    Il percorso ruota intorno al nucleo di autografi di Leonardo conservati alla Biblioteca Reale di Torino, che comprende tredici disegni acquistati dal re Carlo Alberto nel 1840, e il celebre Codice sul volo degli uccelli, donato nel 1893 da Teodoro Sabachnikoff al re Umberto I.

    Uno straordinario insieme di opere databili all’incirca tra il 1480 e il 1515, diverse per soggetto e per ispirazione, ma in grado di documentare l’attività di Leonardo dalla giovinezza alla piena maturità. Alcuni disegni sono in relazione con opere note e celebrate del maestro: i nudi per la Battaglia d’Anghiari, i cavalli per i monumenti Sforza e Trivulzio, lo straordinario studio per l’angelo della Vergine delle Rocce, noto come Volto di fanciulla. Oltre all’unicum, il celeberrimo Ritratto di vecchio, ritenuto l’Autoritratto di Leonardo.

    Per restituire il senso, l’origine e la peculiarità del lavoro di Leonardo, la genesi dei disegni torinesi è indagata nella relazione con analoghe esperienze di altri artisti, attraverso l’esposizione in mostra di opere di grandi maestri, dai fiorentini Andrea del Verrocchio a Pollaiolo, dai lombardi Bramante e Boltraffio, fino a Michelangelo e a Raffaello.

    L’itinerario è suddiviso in diverse sezioni dedicate ad altrettante possibili chiavi di lettura dell’opera del maestro e delle esperienze condotte da tutti gli artisti del Rinascimento: l’eredità dell’arte antica; l’esplorazione dell’anatomia e delle proporzioni del corpo umano; il confronto tra arte e poesia; l’autoritratto; lo studio dei volti e la sfida della rappresentazione delle emozioni. Infine, gli studi sul volo, l’architettura e un tema finora inesplorato: “Leonardo e il Piemonte”, che si sofferma sulle citazioni dei luoghi presenti negli scritti di Leonardo e che ha, come disegno catalizzatore, il foglio del Codice Atlantico con il Naviglio di Ivrea.

    In occasione della mostra, l’Università degli Studi di Torino propone una rassegna interdisciplinare ispirata all’universalità di Leonardo dal titolo “Pioneers. Esploratori dell’ignoto da Leonardo ai giorni nostri”. Un public programme che, a partire dai disegni esposti, ne approfondisca i temi e si configuri al contempo come una piattaforma di scambio tra il pubblico e i protagonisti della ricerca, creando attorno alla mostra uno spazio inedito di partecipazione, dialogo e sperimentazione.
    La mostra è realizzata in collaborazione con Regione Piemonte, Città di Torino, Università degli Studi di Torino, Politecnico di Torino ed è compresa tra le iniziative finanziate dal Comitato per le Celebrazioni dei 500 anni della morte di Leonardo da Vinci presso il Ministero per i beni e le attività culturali.

    Sito della mostra

  • La mostra documenta la vita e le azioni di due donne che impressero un forte sviluppo alla società e alla cultura artistica nello stato sabaudo tra il 1600 e il 1700: Cristina di Francia (Parigi 1606 – Torino 1663) e Maria Giovanna Battista di Savoia Nemours (Parigi 1644 – Torino 1724). Due figure emblematiche della storia europea, che esercitarono il loro potere declinato al femminile per affermare e difendere il proprio ruolo e l’autonomia del loro StatoLe azioni politiche e le committenze artistiche delle Madame Reali testimoniano la ferma volontà di fare di Torino una città di livello internazionale, in grado di dialogare alla pari con Madrid, Parigi e Vienna.

    Con oltre 120 opere, tra dipinti, oggetti d’arte, arredi, tessuti, gioielli, oreficerie, ceramiche, disegni e incisioni, la mostra ripercorre cronologicamente la biografia delle due Madame Reali e racconta le parentele che le collegano alle maggiori case regnanti europee, le loro azioni politiche e culturali, le scelte artistiche per le loro residenze, le feste sontuose, la moda e la devozione religiosa. L’allestimento sviluppa un itinerario attraverso la vita di corte in epoca barocca, negli stessi ambienti in cui vissero le due dame, documentate non solo nella loro immagine politica, ma anche in quella più intima e femminile.

    Cristina di Francia, le feste, i luoghi delle delizie, la difesa del potere.
    Cristina, o più esattamente Chrestienne de France, figlia del re di Francia Enrico IV di Borbone e di Maria de’ Medici, giunge da Parigi a Torino nel 1619 all’età di tredici anni, sposa di Vittorio Amedeo I di Savoia. La introduce in mostra una splendida serie di ritratti che costituiscono il suo album di famiglia: i genitori, sovrani di Francia; il fratello Luigi XIII, salito al trono nel 1610 in seguito all’assassinio del padre, e la sorella Enrichetta Maria, regina d’Inghilterra sposa di Carlo I Stuart. Il matrimonio rinsalda l’alleanza tra il Piemonte e la Francia, rafforzando la posizione dei Savoia tra le Case reali d’Europa. Amante delle feste, Cristina conserva la tradizione spagnola dello zapato, celebrato nel giorno di San Nicola con lo scambio di ricchi regali, e inaugura a Torino la stagione dei balletti di corte su esempio di Parigi. Autore di molti testi e coreografie è il conte Filippo d’Aglié, presente in mostra in un bel ritratto inedito, cortigiano raffinato, suo amante e suo fedele consigliere. Cristina fa ampliare e arredare due residenze extra-urbane: il grandioso castello del Valentino, sul Po, e la Vigna in collina (ora nota come Villa Abegg). Accanto ai putti giocosi di Isidoro Bianchi, ai motti, agli emblemi eloquenti, tema onnipresente è la natura: dipinti di fiori e di animali, parati in cuoio, fiori ricamati e nature morte. Rimasta vedova nel 1637, Cristina assume la reggenza per il figlio minorenne Carlo Emanuele e si scontra con i Principi suoi cognati, Maurizio e Tommaso di Savoia-Carignano, sostenitori degli Spagnoli. La guerra civile si protrae fino al 1642, quando l’accordo fra la duchessa e i cognati è concluso col matrimonio della figlia Ludovica con lo zio, il Cardinal Maurizio. Cristina riesce a mantenere l’indipendenza del Ducato e del proprio potere, che cede formalmente al figlio nel 1648. Di fatto, però, continua a governare fino alla morte nel 1663.

    Maria Giovanna Battista, donna di pace, di carità, di grandi committenze. 
    Nipote di Enrico IV di Francia, Maria Giovanna Battista di Savoia Nemours, dama di corte della regina di Francia, lascia nel 1665 la reggia di Luigi XIV, il Re Sole, per diventare duchessa di Savoia. Vedova dal 1675, Maria Giovanna Battista regge il ducato fino al 1684, quando il figlio Vittorio Amedeo II assume d’autorità il potere. Nel periodo in cui governa si trova a fronteggiare la povertà causata in Piemonte dalle grandi carestie degli anni 1677-1680 e, per aiutare i più bisognosi, istituisce un Monte di prestito e fonda anche l’ospedale di San Giovanni Battista nell’area di espansione orientale della città. Sviluppa nel contempo sogni ambiziosi con la speranza di vedere il figlio occupare il trono del Portogallo e promuove la nascita dell’Accademia di Belle Arti di Torino. Per la sua residenza, Palazzo Madama, Maria Giovanna Battista nel 1718 invita l’architetto messinese Filippo Juvarra a realizzare il grandioso scalone d’onore di Palazzo Madama, capolavoro assoluto del Barocco europeo.

    La vita a palazzo: regole, piaceri, devozione.
    La quotidianità della vita di palazzo è ben presente in mostra con dipinti e oggetti: le conversazioni tra le dame, la tavola, il momento della toeletta con i piccoli oggetti preziosi. 
    La vita a corte è retta da precisi cerimoniali e si svolge in ambienti che rispecchiano il gusto delle duchesse: mobili di gusto francese, come il tavolino in tartaruga e metallo pregiato del famoso ebanista Pierre Gole (Bergen, 1620 – Parigi, 1684), i piani di tavolo in stucco dipinto, i parati in “corame d’Olanda”, gli orologi.

    Nel corso dei decenni, a Torino come in Europa, cresce sempre più l’attrazione per l’Oriente con gli arredi “alla China”, le porcellane e i prodotti delle colonie: il thè, il caffè, il cioccolato.

    Nella vita delle Madame Reali la devozione religiosa ha una parte importante. Cristina promuove l’arrivo degli Ordini Carmelitani a Torino e Maria Giovanna Battista mantiene un proprio appartamento nel monastero delle Carmelitane. Le icone sacre e i libri di preghiera sono sempre fedeli compagni della brillante vita di corte.

    La moda e l’immagine del potere.
    Cristina afferma la moda del vestire alla francese, una scelta “politica” che si sostituisce al vestire alla spagnola degli anni di Carlo Emanuele I e di Caterina d’Austria. Mutano le silhouettes, la scelta dei tessuti e dei gioielli, con i diamanti e le perle come protagonisti, guidate dalle istruzioni dei ministri a Parigi. Di là vengono i guanti profumati e gli abiti ricamati dei duchi, che si portano con pizzi d’argento e d’oro, di Venezia e di Fiandra, sposando appieno la dilagante passione per il merletto. Come reggenti, Cristina e Maria Giovanna Battista sono ritratte in lutto, sviluppando un’immagine che dà sostegno alla loro autorità e al loro potere.

    Le opere esposte provengono da prestiti di collezionisti privati e di importanti musei italiani e stranieri: il Polo Museale del Piemonte, con ritratti dalla quadreria del Castello di Racconigi, i Musei Reali di Torino, la Biblioteca Nazionale Universitaria di Torino, le Gallerie degli Uffizi e il Museo degli Argenti di Firenze, il Museo dei tessuti e il Museo di Belle Arti di Lione, il Museo del Rinascimento di Ecouen, il Museo del Prado di Madrid, il Museo del Castello di Versailles. Tra gli artisti in mostra: Anton Van DyckFrans Pourbus il giovaneGiovanna GarzoniFrancesco Cairo, Philibert Torret, Giovenale Boetto, Jacques Courtilleau Charles Dauphin, Pierre Gole, Carlo Maratta, Maurizio Sacchetti, Filippo Juvarra.

  • Primo artista scelto a rappresentare l’Italia per l’esclusiva serie di video in partnership con Google Arts & Culture, girato con uno splendido piano sequenza de La Blogotheque in esclusiva a Palazzo Madama (Torino)
    Sarà visibile questa sera, dalle 21 su YouTube, il nuovo video ufficiale Hola (solo version) di Marco Mengoni, girato la notte dello 25 novembre tra le maestose sale di Palazzo Madama.
    L’unico emozionante piano sequenza di Hola vede Marco Mengoni uscire dal Gran Salone dei Ricevimenti che affaccia su via Po, per attraversare la Sala del Senato di Palazzo Madama, mostrando i meravigliosi affreschi del soffitto.
    Il video prosegue con l’incontro e il dialogo tra Mengoni e i musicisti che suonano live sul monumentale Scalone, capolavoro del barocco internazionale progettato da Filippo Juvarra, per poi scendere nell’atrio e uscire in piazza Castello, cuore di una Torino che nel video appare in tutto il suo fascino, in una notte invernale bagnata dalla pioggia.

  • UNA MOSTRA IN QUATTRO DATE: PARIGI 1855, TORINO 1861, FIRENZE 1867, TORINO 1926

    Il 5 dicembre l’Associazione Amici della Biblioteca d’Artedà avvio alla sua attività con un ciclo di incontri che avrà al centro la Biblioteca della Fondazione Torino Museie il suo patrimonio di libri, documenti e fotografie, strumenti fondamentali per lo storico dell’arte nel suo rapporto con le opere.

    Le mostre, le ricerche, i libri faranno da filo conduttore delle conversazioni, con l’intento di aprirsi alla cittadinanza, facendo scoprire la Biblioteca e avvicinandola a un lavoro, quello dello storico dell’arte e del curatore, molto concreto e dentro la realtà quotidiana, più di quanto si possa pensare.

    Primo appuntamento:

    Presentazione della mostra I Macchiaioli. Arte italiana verso la modernità

    Una mostra in quattro date: Parigi 1855, Torino 1861, Firenze 1867, Torino 1926.

    Intervengono Virginia Bertone e Silvestra Bietoletti

    Inaugurata lo scorso 25 ottobre, la mostra I Macchiaioli. Arte italiana verso la modernità sta riscuotendo un considerevole interesseda parte del pubblico, superando in sole 3 settimane le 27.000 presenze. Silvestra Bietoletti e Virginia Bertone svelano alcuni aspetti dell’impegnativo lavoro di preparazione: la scelta delle opere considerate irrinunciabili, il taglio critico che rinnova la tradizionale presentazione dell’esperienza dei macchiaioli, gli accordi stipulati tra i musei per alcuni tra i prestiti più delicati e infine il contributo della nostra Biblioteca d’Arte: il tutto attraverso quattro date, che rappresentano gli snodi cruciali del percorso.

  • Se pensate che la vostra mente sia controllata e controllabile da voi e da voi soltanto, questo spettacolo vi farà ricredere, e vi mostrerà come le scelte che si fanno ogni giorno, anche quelle più piccole, siano frutto di coincidenze mai casuali.

    L’impossibile che diventa possibile, l’incredibile che diventa credibile: a Le Musichall l’8 e il 9 dicembrearriva il giovane talento Christopher Castellini con il suo spettacolo La Scelta.

    Primo italiano ad aver raggiunto il podio al Campionato Europeo di Magia 2017 (terzo classificato) e al Campionato del Mondo di Magia 2018 disputato in Corea del Sud (terzo classificato), Christopher Castellini è definito l’illusionista delle mente e lo Stephen Hawking della magia: affetto da una distrofia muscolare progressiva che lo costringe sulla carrozzina, Castellini ha scelto di non arrendersi alla malattia e alla vita che vive invece come un dono immenso da condividere sul palcoscenico attraverso la sua più grande passione.

    Viaggi nel tempo, sogni d’infanzia che prendono vita, sfide contro le leggi della fisica, esperimenti che mettono alla prova i limiti dell’essere umano. Tutto nel one man showdi Castellini è fatto per stupire e per divertire: il palco de Le Musichall si veste di magia per creare un’atmosfera onirica e surreale in cui ciascuno non sa se credere ai propri occhi.

    Non si può mai essere certi che Castellini dica la verità, che ci si possa fidare delle sue storie incredibili, dei suoi esperimenti impossibili, ma soprattutto delle scelte che ci invita a fare: La Sceltaè stupore, è divertimento, è emozione pura, è un vortice di storie destinato a coinvolgere, e sconvolgere, lo spettatore e la sua mente fino nel profondo.

    Christopher Castellini(classe 1992), definito lo Stephen Hawking della magia e l’illusionista della mente, si avvicina al mondo della magia e dell’illusionismo all’età di 8 anni e da allora inizia a sognare uno spettacolo per il teatro. Anche quando scopre di essere affetto da distrofia muscolare, una malattia che lo costringe sulla carrozzina, continua il suo sogno fatto di illusionismo, teatro e magia. Combinando la spettacolarizzazione dell’illusionismo, la forza del mentalismo e una profonda ricerca sul senso della vita, Castellini apre scenari inesplorati trasformando la mente stessa degli spettatori nel luogo in cui accade la vera magia.

    Primo italiano a raggiungere il podio sia al Campionato Europeo di Magia 2017 che al Campionato del Mondo di Mentalismo 2018 disputato in Corea del Sud, è noto per le sue numerose apparizioni televisive (su tutte quella al programma di Canale 5 Tu si que vales) e per il suo spettacolo La Scelta, col quale si è esibito in Italia e all’estero.

  • Le OGR-Officine Grandi Riparazioni di Torino, interamente riqualificate dalla Fondazione CRT, hanno vinto il “Corporate Art Awards 2018” premio Mecenati del XXI secolo: un’iniziativa internazionale promossa da PPTArt con il Parlamento europeo, quale riconoscimento a istituzioni, fondazioni e imprese che hanno contribuito attivamente allo sviluppo delle arti nella società.

    La cerimonia con cui la giuria ha premiato come “mecenate” delle OGR la Fondazione CRT – rappresentata per l’occasione della vice Presidente Anna Ferrino – si è tenuta al Parlamento europeo a Bruxelles, con questa motivazione: “Per aver dato una seconda vita alle Officine Grandi Riparazioni, trasformando un capolavoro architettonico abbandonato in una culla di creatività e innovazione”.

    “Siamo onorati di aver vinto il premio Mecenati del XXI secolo, un prestigioso riconoscimento internazionale per le OGR di Torino, che hanno da poco tagliato il traguardo del primo anno di vita come laboratorio di contemporaneità aperto al mondo con oltre 200.000 visitatori – dichiara il Segretario Generale della Fondazione CRT e Direttore Generale delle OGR Massimo Lapucci –. In linea con la propria mission filantropica, Fondazione CRT è stata un vero mecenate per le OGR, investendo oltre mille giorni di lavoro e circa cento milioni di euro per il recupero e la trasformazione dell’antica ‘fabbrica’ dismessa dei treni in una ‘fabbrica’ di creatività e innovazione con tre anime tra loro integrate: cultura contemporanea e arte, ricerca e start-up, enogastronomia”.

    Hanno concorso per il premio oltre 90 progetti provenienti da tutto il mondo (in particolare, Stati Uniti, Canada, Nuova Zelanda, Cina, Argentina, Brasile, Russia, Francia, Germania, UK), presentati da imprese e multinazionali come Google, istituzioni quali la FAO, università italiane e straniere, realtà filantropiche come, appunto, la Fondazione CRT.

    Il Comitato Scientifico che ha esaminato le candidature era presieduto da Luca Desiata, docente alla LUISS Business School e curatore presso la Galleria Nazionale d’Arte Moderna di Roma, e composto, tra gli altri, dal Direttore delle Gallerie degli Uffizi Eike Schmidt, dal Direttore del Parco archeologico di PaestumGabriel Zuchtriegel, dal Direttore di MAXXI Arte Bartolomeo Pietromarchi, dalla Direttrice di Ales e responsabile per il MiBAC del programma Art Bonus Carolina Botti.

    __________________________________

    Le OGR di Torino

    Ex Officine dei treni sorte nell’Ottocento su un’area di 35.000 mq, le OGR sono state interamente riqualificate dalla Fondazione CRT e rinate il 30 settembre 2017 come Officine delle idee, della creatività, dell’innovazione: un luogo aperto al mondo per la sperimentazione artistica (compresa la virtual reality), la ricerca scientifica, tecnologica e industriale, l’enogastronomia.

    Alle OGR si sono alternati protagonisti delle arti visive contemporanee (William Kentridge, Patrick Tuttofuoco, Arturo Herrera, Liam Gillick, Tino Sehgal, Susan Hiller, Rokni Haerizadeh, Mike Nelson), della musica (in particolare, Kraftwerk, Kamasi Washington, New Order, John Cale, Michael Nyman), e realizzate importanti partnerships internazionali, quali, ad esempio, con il Manchester International Festival e il Wiener Festwochen.

    Nel 2019 le OGR si caratterizzeranno ancora di più come innovation hub internazionale, con spazi per acceleratori di imprese, laboratori di ricerca e un centro sui Big Data per la filantropia.

    Diventeranno inoltre la “casa” italiana di BEST, il programma bilaterale Italia-USA per promuovere la cultura imprenditoriale high-tech nel nostro Paese: un nuovo ponte con gli Stati Uniti e, in particolare, con la Silicon Valley, passerà dalle OGR di Torino.

    www.ogrtorino.it

  • Ai Musei Reali di Torino, nelle Sale Palatine della Galleria Sabauda, apre al pubblico la straordinaria mostra dedicata ad Antoon van Dyck(Anversa, 1599 – Londra, 1641), il miglior allievo di Rubens, che rivoluzionò l’arte del ritratto del XVII secolo.
    Personaggio di fama internazionale e amabile conversatore dallo stile ricercato, Van Dyck fu pittore ufficiale delle più grandi corti d’Europa e ritrasse principi, regine, gentiluomini e nobildonne delle più prestigiose dinastie dell’epoca.

    Attraverso un percorso espositivo che si dispiega in quattro sezioni, 45 tele e 21 incisioni, la mostra Van Dyck. Pittore di corte intende far emergere l’esclusivo rapporto che l’artista ebbe con le corti italiane ed europee, ove dipinse capolavori unici per elaborazione formale, qualità cromatica, eleganza e dovizia nella resa dei particolari, soddisfacendo le esigenze di rappresentanza e di status symboldelle classi dominanti: dagli aristocratici genovesi ai Savoia, dall’arciduchessa Isabella alle corti di Giacomo I e di Carlo I d’Inghilterra.

    Raggiunta già all’età di vent’anni la fama di pittore acutissimo, Van Dyck fu nominato artista di corte dal re Giacomo I d’Inghilterra. Le sue opere sono dunque anche un modo per entrare nel fastoso universo seicentesco, per scoprire le altissime ambizioni dei personaggi che si fecero ritrarre dalla “gloria del mondo”, come Carlo I si riferiva al maestro fiammingo, per accrescere il lustro e il prestigio della corte.

    Proprio in Italia, Paese che Van Dyck frequentò lungamente provando una grande attrazione per i suoi maestri, avviò i contatti con l’aristocrazia genovese, i sovrani torinesi e i duchi di Firenze, committenti che lo condussero a specializzarsi nella ritrattistica. Formandosi sui modelli di Tiziano e approfondendo la conoscenza delle esigenze celebrative della committenza, Van Dyck elaborò un genere del tutto personale, caratterizzato da una grande perfezione formale.

    Al grande artista i Musei Reali di Torinoe Arthemisiadedicano una grande esposizione incentrata sulla sua vasta produzione di ritratti e non solo: le opereesposte provengono dai musei italiani e stranieri più prestigiosi come la National Gallery di Washington, il Metropolitan Museum di New York, la National Gallery di Londra e la Collezione Reale inglese, la Scottish National Gallery di Edimburgo, il Museo Thyssen-Bornemiza di Madrid, il Kunsthistorishes Museum di Vienna, l’Alte Pinakotek di Monaco, il Castello Arcivescovile di Kromeriz presso Praga, le Gallerie degli Uffizi, i Musei Capitolini di Roma, la Ca’ d’Oro di Venezia, la Galleria Nazionale di Palazzo Spinola, il Palazzo Reale e i Musei di Strada Nuova di Genova, in dialogo con l’importante e corposo nucleo dii capolavori della Galleria Sabauda.

    Van Dyck fu creatore di un’arte raffinata e preziosa: i suoi ritratti, affascinanti, maestosi e penetranti, erano ricercatissimi dall’alta aristocrazia e ad essi si deve la sua fama incontrastata. Opere come la Marchesa Elena Grimaldi Cattaneo, il Cardinale Guido Bentivoglio, Emanuele Filiberto Principe di Savoia, l’Arciduchessa Isabella Clara Eugeniain abito monastico, Il Principe Tomaso di Savoia Carignano, Carlo I e la Regina Enrichetta Mariasono esempi sublimi dei suoi ritratti che, con naturalezza e spontaneità dei gesti, la cura estrema nella resa dei materiali preziosi come sete e merletti, con pennellate impalpabili che creano atmosfere vibranti e seducenti, esercitano ancora oggi un fascino irresistibile.

    Grandi e importanti sono anche le tele dedicate ai miti, i cui racconti erano tanto in voga nell’iconografia del tempo, come Giove e Antiope, Amarilli e Mirtillo, Vertumno e Pomona e Venere nella fucina di Vulcano.

    La mostra è organizzata dal Ministero per i Beni e le Attività Culturali– Musei Reali di Torinoe dal Gruppo Arthemisia, con il patrocinio di Regione Piemontee Città di Torino.
    La cura dell’esposizione è affidata ad Anna Maria Bava e Maria Grazia Bernardinie a un prestigioso comitato scientifico, composto da alcuni tra i più noti studiosi di Van Dyck quali Susan J. Barnes, Piero Boccardo e Christopher Brown.

    L’iniziativa è sostenuta da Generali Italiaattraverso Valore Cultura, il programma per promuovere l’arte e la cultura su tutto il territorio italiano e avvicinare un pubblico vasto e trasversale – famiglie, giovani, clienti e dipendenti – al mondo dell’arte attraverso l’ingresso agevolato a mostre, spettacoli teatrali, eventi e attività di divulgazione artistico-culturali con lo scopo di creare valore condiviso.

    La mostra vede come special partner Ricola, sponsor tecnico Trenitalia e radio partner Radio Dimensione Suono.
    L’evento è consigliato da Sky Arte HD.
    Il catalogo è edito da Arthemisia Books

    Per info

  • Gli antefatti, la nascita e la stagione iniziale e più felice della pittura macchiaiola, ossia il periodo che va dalla sperimentazione degli anni Cinquanta dell’Ottocento ai capolavori degli anni Sessanta, saranno i protagonisti della mostra che per la prima volta alla GAM – Galleria Civica d’Arte Moderna e Contemporanea di Torino valorizzerà il dialogo artistico tra Toscana, Piemonte e Liguria nella ricerca sul vero.

    “I macchiaioli. Arte italiana verso la modernità”, organizzata e promossa da Fondazione Torino Musei, GAM Torino e 24 ORE Cultura – Gruppo 24 ORE, a cura di Cristina Acidini e Virginia Bertone, con il coordinamento tecnico-scientifico di Silvestra Bietoletti e Francesca Petrucci, vede la collaborazione dell’Istituto Matteucci di Viareggio e presenta circa 80 opere provenienti dai più importanti musei italiani, enti e collezioni private, in un ricco racconto artistico sulla storia del movimento, dalle origini al 1870, con affascinanti confronti con i loro contemporanei italiani.

    L’esperienza dei pittori macchiaioli ha costituito uno dei momenti più alti e significativi della volontà di rinnovamento dei linguaggi figurativi, divenuta prioritaria alla metà dell’Ottocento. Fu a Firenze che i giovani frequentatori del Caffè Michelangiolo misero a punto la ‘macchia’.

    Questa coraggiosa sperimentazione porterà a un’arte italiana “moderna”, che ebbe proprio a Torino, nel maggio del 1861, la sua prima affermazione alla Promotrice delle Belle Arti. Negli anni della sua proclamazione a capitale del Regno d’Italia, Torino visse una stagione di particolare fermento culturale. È proprio a questo periodo, e precisamente nel 1863, che risale la nascita della collezione civica d’artemoderna – l’attuale GAM – che aveva il compito di documentare l’arte allora contemporanea.

    A intessere un proficuo dialogo con la pittura macchiaiola è la prestigiosa collezione ottocentescadella GAM, che favorisce un’inedita occasione di studio. In questa prospettiva un’attenzione particolare viene restituita ad Antonio Fontanesi, nel bicentenario della nascita, agli artisti piemontesi della Scuola di Rivara (Carlo Pittara, Ernesto Bertea, Federico Pastoris e AlfredoD’Andrade) e ai liguri della Scuola dei Grigi (Serafino De Avendaño, Ernesto Rayper), individuando nuovi e originali elementi di confronto con la pittura di Cristiano Banti, Giovanni Fattori, Telemaco Signorini, Odoardo Borrani, protagonisti di questa cruciale stagione artistica.

    A cura di: Cristina Acidini, Virginia Bertone Coordinamento tecnico-scientifico: Silvestra Bietoletti, Francesca Petrucci

HTML Snippets Powered By : XYZScripts.com