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    In occasione del 160° anniversario della nascita dello Stato italiano, il percorso dei Musei Reali, nella Rotonda dell’Armeria Reale, si arricchisce con la carrozza di Vittorio Emanuele II, protagonista con Cavour e Garibaldi del Risorgimento, primo Re d’Italia dal 1861 al 1878 e di cui è stato celebrato, nel 2020, il duecentesimo anniversario della nascita.

    L’arrivo a Torino della carrozza rappresenta un importante tassello del percorso dei Musei Reali, in una delle sezioni che maggiormente colpiscono l’immaginazione dei visitatori. Il mezzo sarà infatti collocato a pochi passi dalla loggia dalla quale Carlo Alberto annunciò, il 4 marzo 1848, la promulgazione dello Statuto. Appartenente alle Collezioni Presidenziali del Quirinale, la carrozza denominata Mylord, ricordata negli inventari con la definizione antica di ‘Polonese’ o ‘Polacca’, era uno dei mezzi di trasporto preferiti da Vittorio Emanuele II per le sue uscite private a Roma. È un modello aperto e basso, privo di portiere, a quattro ruote e a due sedili con cassetta di guida per il cocchiere, realizzata dalla ditta romana dei fratelli Casalini. Oggi la carrozza fa parte del nucleo più antico e prezioso della Collezione Presidenziale. Nell’inventario del 1882 figura una nota manoscritta a fianco che recita: “Le Polonesi erano le carrozze di cui abitualmente si serviva il Gran Re Vittorio Emanuele II [….]”. Il brano prosegue sottolineando che “questa seconda fu l’ultima adoperata in Roma avanti la sua morte” a ricordare, quindi, come questo mezzo fosse particolarmente amato dal re.

    In tale occasione viene presentato anche il nuovo allestimento Le armi del Re, una selezione di 21 oggetti di notevole pregio e importanza storica, recentemente restaurati, che facevano parte delle ricche raccolte personali di Vittorio Emanuele II. Oltre alle armi, la collezione comprende bandiere, uniformi, onorificenze e altri oggetti strettamente personali: alcuni si collegano al ruolo pubblico del sovrano, come i doni diplomatici o le armi che ricordano le battaglie del Risorgimento, altri sono da mettere in relazione con gli interessi personali di Vittorio Emanuele II, primo fra tutti la caccia, documentata da una spettacolare collezione di fucili e coltelli.

    L’allestimento include anche due armature giapponesi, la B. 53 e la B. 54, entrambe donate al sovrano dall’imperatore Meiji nel 1869 e nel 1871, a pochi anni di distanza dalla firma del trattato di amicizia e commercio che apriva le relazioni diplomatiche tra il Regno d’Italia e l’Impero giapponese. Si trattava di doni prestigiosi come testimoniano la cura nel realizzarle e la scelta dei materiali impiegati che indicano la destinazione a personaggi di rango elevato. La prima armatura è un apparato difensivo leggero utilizzato per lo scontro a piedi. A differenza della B. 53, montata già nell’Ottocento su un manichino, l’armatura B. 54 è stata riproposta nel suo insieme solamente ora, per sottolinearne l’aspetto unitario e facilitarne una più immediata lettura. Le due armature, con le collezioni extraeuropee, vennero allestite nella Rotonda dell’Armeria Reale, sala in cui furono sistemate anche le raccolte di Vittorio Emanuele II.

    Oggi l’Armeria Reale conserva oltre 5.000 opere, collocate in ambienti di raro fascino e pregio, finemente decorati e affrescati.

    “La collezione dell’Armeria Reale di Torino occupa un posto di riguardo nel contesto europeo, ma la sua valorizzazione non è né facile né scontata, dato l’impianto fortemente storicizzato degli spazi e l’impronta ottocentesca che contraddistingue il suo primo ordinamento – dichiara Enrica Pagella,  Direttrice dei Musei Reali. Esprimo, quindi, un sincero ringraziamento alla Presidenza della Repubblica per questo prestito che costituirà un elemento inedito di attrazione e di leggerezza nel severo circuito delle vetrine palagiane, contribuendo anche a rafforzare il legame simbolico tra la nostra capitale attuale e il Palazzo Reale di Torino, prima sede della casata sabauda e luogo in cui prese forma la prima carta costituzionale della nazione.”

    “Il nuovo allestimento Le armi del Re si propone di valorizzare un nucleo di oggetti poco noti ma di particolare rilievo, sia dal punto di vista storico sia per il loro pregio – dichiara Giorgio Careddu, curatore delle collezioni d’arte dell’Armeria Reale -. Le sciabole e le spade, per lo più di rappresentanza, furono offerte al Re come segno di gratitudine per il ruolo avuto nel processo storico che portò all’unificazione dell’Italia.  Le armi da fuoco sono invece, nella maggioranza dei casi, doppiette da caccia realizzate da Filippo Panataro, armaiolo personale di Vittorio Emanuele II, e dai più importanti produttori europei dell’epoca.”

     

  • Il gruppo di lettura del Circolo dei lettori incontra le collezioni della GAM

    Il martedì alle 19.00: Movimenti, protagonisti e fatti d’arte dal secolo scorso a oggi con Luca Beatrice

    Il mercoledì alle 16.00: Visita guidata a tema nelle sale della collezione del ’900 alla GAM

    Dal 16 febbraio al 3 marzo

    Insieme alla Fondazione Circolo dei lettori, la GAM offre la possibilità di seguire visite guidate in museo legate alle tematiche affrontate il giorno prima nel gruppo di lettura guidato da Luca Beatrice, a tu per tu con le opere d’arte esposte.

    Ogni martedì sera il gruppo di lettura, scandito in episodi, ripercorre movimenti, protagonisti e fatti d’arte che attraversano il ‘900. Il mercoledì alle 16.00 coloro che hanno seguito la lezione potranno partecipare alla visita alle rinnovate collezioni del Novecento: Il primato dell’opera, della GAM – Galleria Civica d’Arte Moderna e Contemporanea e scoprire da vicino gli artisti e le opere di cui si è discusso.

    Il programma:

    –      martedì 16 febbraio h 19-20

    Dal Secondo Futurismo al ritorno alla pittura

    Negli Anni ’20 alla ricerca avanguardista dei seguaci di Marinetti & c. si sovrappone una figurazione sobria, che non scende a patti con la propaganda del regime. Sono i Sei di Torino, cresciuti nell’egida di Felice Casorati.

    –     mercoledì 17 febbraio h 16

    Visita guidata a tema alle collezioni GAM

    –         martedì 23 febbraio h 19-20

    Eccentrici, visionari, informali

    Torino città di luci e ombre, dietro l’apparente rigore si alimenta di figure misteriose e di difficile lettura. Parliamo di Carol Rama, Carlo Mollino, Italo Cremona, Luigi Carluccio, Piero Ruggeri, Riccardo Gualino e altri protagonisti.

    –         mercoledì 24 febbraio h 16

    Visita guidata a tema alle collezioni GAM

    –         martedì 2 marzo h 19-20

    L’Arte Povera e gli “altri” Anni Sessanta

    Nel 1967 l’Arte Povera anticipa l’età della contestazione e dei grandi cambiamenti. Ma gli anni ’60 sono molto più complessi e articolati: la pop, il design, la pittura monocroma per una Torino laboratorio di sperimentazioni.

    –     mercoledì 3 marzo h 16

    Visita guidata a tema alle collezioni GAM

    Gruppo di lettura con Luca Beatrice:

    abbonamento 4 incontri € 30

    acquisti su vivaticket.it

    Visite guidate alle collezioni GAM:

    a cura di Theatrum Sabaudiae

    Prenotazione obbligatoria, disponibilità fino ad esaurimento posti.

    Costo: 6 € a visita per partecipante

    Costi aggiuntivi: biglietto di ingresso al museo; gratuito per possessori di Abbonamento Musei Torino Piemonte. Appuntamento 15 minuti prima dell’inizio

    Prenotazioni allo 011 5211788, oppure scrivendo a info@arteintorino.com

    Acquista la tua visita

  • Dopo tre mesi di chiusura dovuta alle norme per il contrasto della pandemia, a febbraio i Musei Reali potranno accogliere e riabbracciare il pubblico, anche se con la limitazione delle sole giornate lavorative dal lunedì al venerdì. Il paese deve ripartire. E bisogna farlo insieme.

    Il 1° febbraio, nelle sale Chiablese, riapre la mostra Capa in color, che accoglie una selezione di immagini a colori del grande fotoreporter Robert Capa, con orario dal lunedì al venerdì dalle 10 alle 19 e che è stata prorogata fino al 30 maggio.

    I Musei Reali osserveranno il seguente orario:

    per la prima settimana del mese, da martedì 2 febbraio a venerdì 5 febbraio: Palazzo Reale e Armeria con orario di visita dalle 9 alle 19(biglietteria: 9-18);

    a partire dalla seconda settimana, da lunedì 8 febbraio, sarà aperto il percorso completo, con la Galleria Sabauda e il Museo di Antichità, dal lunedì al venerdì, con orario 9-19 (il lunedì l’accesso è possibile solo mediante l’acquisto in prevendita del biglietto online).

    Lunedì 8 febbraio riaprono anche le mostre allestite nel percorso del museo: Sulle tracce di Raffaello nelle collezioni sabaude, prorogata fino all’11 aprile e Beyond walls – Oltre i muri (prorogata fino all’11 aprile).

    Nelle giornate di apertura dei musei saranno accessibili anche i Giardini Reali, dove è allestito il percorso fotografico Toward2030. What are you doing? (prorogato fino all’11 aprile), e dove prosegue il cantiere dell’area di Levante, con la fontana monumentale di Martinez, che riaprirà entro l’estate.

    L’accesso ai Musei Reali e ai Giardini è disciplinato dalle norme vigenti: obbligo di mascherina, rilevamento della temperatura, distanziamento interpersonale, igienizzazione frequente delle mani, possibile anche grazie agli appositi dispositivi collocati lungo i percorsi di visita.

    LE MOSTRE

    CAPA IN COLOR (prorogata fino al 30 maggio)

    Nelle Sale Chiablese, fino al 30 maggio 2021, si potrà visitare Capa in color, la mostra monografica dedicata al fotografo di fama mondiale Robert Capa, nata da un progetto di Cynthia Young, curatrice della collezione al Centro Internazionale di Fotografia di New York. L’esposizione presenta per la prima volta in Italia oltre 150 immagini a colori, lettere personali e appunti dalle riviste su cui furono pubblicate per illustrare il particolare approccio dell’autore verso i nuovi mezzi fotografici e la sua straordinaria capacità di integrare il colore nei lavori da fotoreporter, realizzati tra gli Anni ‘40 e ‘50 del Novecento.

    SULLE TRACCE DI RAFFAELLO NELLE COLLEZIONI SABAUDE (prorogata fino all’11 aprile)

    Protagonista assoluto, insieme a Leonardo e Michelangelo, del Rinascimento italiano, Raffaello porta la pittura a vertici di bellezza subito celebrati in ogni parte d’Europa. La mostra illustra la diffusione in Piemonte dei modelli derivati dalla sua opera con dipinti, incisioni e oggetti di arte decorativa dalla prima metà del Cinquecento alla fine dell’Ottocento. È sostenuta dal Comitato Nazionale per la celebrazione dei 500 anni dalla morte dell’artista ed è stata realizzata in partnership con Intesa Sanpaolo e in collaborazione con il Centro Conservazione e Restauro La Venaria Reale.

     

     

    French-Swiss artist Saype works on a collection of two giant biodegradable landart paintings Tuesday September 29, 2020 in front of the Palatine Gate in Turin, Italy. With an overall area of 6’400 square meters, the fresco was created using biodegradable pigments made out of charcoal, chalk, water and milk proteins. This art piece is the 7th step of the worldwide project “Beyond Walls” aiming at creating the longest symbolic human chain around the world promoting values such as togetherness, kindness and openness to the world. (/Valentin Flauraud for Saype)

    BEYOND WALLS – OLTRE I MURI (prorogata fino all’11 aprile)

    Dopo il Champ de Mars di Parigi e le tappe di Andorra, Ginevra, Berlino, Ouagadougou e Yamoussoukro, l’artista franco-svizzero Saype ha scelto Torino come settimo sito della sua monumentale opera di Land Art ecologica dedicata alla fratellanza universale e alle connessioni tra uomini e culture. Una gigantesca catena di mani intrecciate è comparsa sui prati del giardino della Porta Palatina, dipinta con pigmenti eco-compatibili appositamente brevettati. Un messaggio di solidarietà e di fratellanza per un’opera che unisce idealmente Torino al resto del mondo. In parallelo, i Musei Reali sostengono il progetto nella volontà di connettere il patrimonio delle arti classiche alle espressioni artistiche contemporanee, contribuendo a realizzare uno dei più importanti interventi artistici su scala globale degli ultimi anni. Il progetto comprende anche Beyond Walls. Torino 2020, la prima mostra personale dell’artista allestita al primo piano della Galleria Sabauda per ricostruire poetica, carriera e tecnica dei Foot Murales che hanno reso celebre Saype in tutto il mondo.

    TOWARD2030. WHAT ARE YOU DOING? (prorogata fino all’11 aprile)

    Fino a domenica 11 aprile, il pubblico potrà visitare l’esposizione dedicata al progetto TOward2030. What are you doing? Ideato da Lavazza e dalla Città di Torino per diffondere la cultura della sostenibilità attraverso il linguaggio della street art, il progetto ha previsto la realizzazione di 18 opere murali ispirate ai Sustainable Development Goals elaborati dall’ONU, 17 obiettivi di sviluppo sostenibile più il Goal Zero, pensato da Lavazza per divulgare gli obiettivi stessi. La mostra, curata da Roberto Mastroianni e Filippo Masino, presenta nello Spazio Confronti della Galleria Sabauda fotografie e filmati degli artisti al lavoro, mentre nel Boschetto dei Giardini Reali sono riproposti gli scatti delle 18 opere d’arte urbana presenti a Torino, oltre ai lavori di alcuni artisti dei collettivi Il Cerchio e le Gocce, Monkeys Evolution e Truly Design, realizzati durante il live painting inaugurale con il coordinamento di MurArte Torino.

    MUSEI REALI TORINO

    Orari:

    • Da martedì 2 febbraio a venerdì 5 febbraio i Musei Reali apriranno il Palazzo Reale e l’Armeria dalle 9 alle 19, biglietteria 9-18 (costo € 10, gratuito fino a 18 anni, € 2 da 18 a 25 anni).
    • Dal lunedì 8 febbraio aprirà il percorso completo, con la Galleria Sabauda e il Museo di Antichità, dal lunedì al venerdì dalle 9 alle 19 (ultimo ingresso ore 18, costo € 15, gratuito fino a 18 anni, € 2 da 18 a 25 anni).

    Il lunedì accesso esclusivamente con biglietto acquistato in prevendita on line.

    • Da lunedì 1° febbraio la mostra Capa in color nelle Sale Chiablese sarà aperta dal lunedì al venerdì dalle 10 alle 19 con tariffe consuete (www.capaincolor.it).

    Biglietti:

    • Da martedì 2 febbraio a venerdì 5 febbraio: intero € 10
    • Da lunedì 8 febbraio: intero € 15
    • Ridotto: € 2 (ragazzi dai 18 ai 25 anni)

    Gratuito per i minori 18 anni, insegnanti con scolaresche, guide turistiche, personale del Ministero per i Beni e le Attività Culturali e per il Turismo, membri ICOM, disabili e accompagnatori, possessori dell’Abbonamento Musei, della Torino + Piemonte Card e della Royal Card. L’ingresso per i visitatori over 65 è previsto secondo le tariffe ordinarie.

     

     

     

     

     

     

  • Dopo quasi 3 mesi di chiusura a causa dell’emergenza Covid-19, il Museo Accorsi-Ometto è pronto a riaprire le sue bellissime sale e ad accogliere il pubblico in totale sicurezza.

    Da martedì 2 febbraio 2021 i visitatori potranno accedere agli ambienti museali in maniera contingentata, massimo 60 persone all’ora, 15 ogni quarto d’ora, per consentire il rispetto delle distanze di sicurezza previste (min. 1 metro), lungo un percorso obbligato che separa l’ingresso dall’uscita. Sarà obbligatorio il rilevamento della temperatura tramite termo-scanner e l’uso delle mascherine per tutta la durata della visita.

    Si potrà anche visitare la mostra CRONACHE DALL’800. La vita moderna nelle opere di Carlo Bossoli e nelle fotografie del suo tempo (prorogata fino al 25 aprile 2021). L’esposizione annovera una novantina di opere – ripartite tra dipinti e fotografie – e rende omaggio al XIX secolo e alla sua storia, attraverso la pittura di Carlo Bossoli e la fotografia storica, restituendo fedelmente le vicende del tempo, l’evoluzione dei costumi e del modo di vivere.

    Gli ORARI DI APERTURA saranno i seguenti:

    Da martedì a venerdì 10.00-18.00 │ Sabato, domenica e lunedì chiuso.

    LA PRENOTAZIONE È OBBLIGATORIA:

    011 837 688 int. 3 oppure info@fondazioneaccorsi-ometto.it

    Sono graditi i pagamenti elettronici.

    INFORMAZIONI PER IL PUBBLICO:

    MUSEO ACCORSI-OMETTO

    Via Po, 55 – Torino │T. 011 837 688 int. 3 | info@fondazioneaccorsi-ometto.it

    ORARI

    Da martedì a venerdì 10.00-18.00 │ Sabato, domenica e lunedì chiuso.

    La biglietteria chiude mezz’ora prima.

     TARIFFE

    BIGLIETTO UNICO (comprensivo di visita alla collezione permanente):

    intero € 10,00; ridotto € 8,00*

    Gratuito: bambini fino a 12 anni; possessori Abbonamento Musei e Torino + Piemonte card; diversamente abili + un accompagnatore; giornalisti

    *Ridotto: studenti fino a 26 anni; over 65; convenzioni; insegnanti

     

  • Oltre i muri Dal 1° ottobre Torino accoglie la nuova tappa di Beyond Walls – Oltre i muri,
    il progetto di Land Art dell’artista franco-svizzero Saype sostenuto dal Gruppo Lavazza in collaborazione con il Comune di Torino e i Musei Reali Torino. Torino, 1° ottobre 2020 – Due mani che si tendono l’una verso l’altra e si stringono, in una presa che trasmette fiducia e aiuto reciproco: è questa l’immagine al centro del progetto Beyond Walls – Oltre i muri firmato dall’artista franco-svizzero Saype.
    Città di Torino con questo progetto, conferma il proprio impegno sui temi della sostenibilità e della condivisione, consolidandosi come metropoli internazionale dalla spiccata vocazione culturale. Un messaggio di solidarietà e di fratellanza per un’opera dipinta sull’erba, che connette idealmente la città di Torino al resto del mondo. Dopo essersi fatta portavoce dei messaggi
    di rinascita e solidarietà con la campagna #TheNewHumanity, ora Lavazza ha deciso di supportare Saype, artista con cui condivide visione e valori che faranno da filo conduttore per il Calendario Lavazza 2021.
    In parallelo, i Musei Reali si fanno sostenitori del progetto grazie alla volontà di connettere
    il patrimonio delle arti classiche alle espressioni artistiche contemporanee, contribuendo a realizzare uno dei più importanti interventi artistici su scala globale degli ultimi anni.
    Nella cornice del Parco archeologico della Porta Palatina di Torino, uno dei luoghi storici della città, Beyond Walls diventa un ulteriore tassello della “più grande catena umana della storia”, coprendo cinque continenti per un totale di oltre venti città diverse. Settima tappa di un progetto globale inaugurato a Parigi nel 2019 e che ha già toccato luoghi come la Tour Eiffel di Parigi, il muro di Berlino e il memoriale di Ouagadougou in Burkina Faso.
    La scelta di accogliere l’opera presso una delle porte di accesso della città, soglia che delimitava i confini dello spazio cittadino dal mondo esterno, sottolinea il desiderio dell’artista di superare i muri fisici e mentali, invitandoci a intraprendere uno sforzo collettivo per sentirci parte viva di un unico ecosistema, responsabili di un fragile equilibrio che richiede la nostra cura e il nostro impegno individuale.

    Ogni singola mano appartenente al progetto Beyond Walls, con i suoi dettagli che rimandano a etnie, provenienze, culture differenti rappresenta il caleidoscopio di un’umanità in continua evoluzione, che non è disposta a farsi fermare da restrizioni e muri e che si fa portavoce di tolleranza e inclusione.Inserito dalla prestigiosa rivista Forbes nell’elenco delle 30 personalità sotto i trent’anni più influenti nel mondo dell’arte e della cultura, Saype ha sviluppato la propria personale ricerca fondendo l’immediatezza e l’impegno sociale della street art alla consapevolezza della land art, dando vita a una grammatica artistica del tutto personale. Tutta l’opera dell’artista, nato
    a Belfort nel 1989 e formatosi da autodidatta, è realizzata nel totale rispetto della natura ed è costituita da dipinti di dimensioni monumentali realizzati sull’erba grazie all’utilizzo di pigmenti biodegradabili, ideati dall’artista stesso. I dipinti, di natura effimera e di grande impatto visivo, sono nati dall’esperienza maturata da Saype attraverso l’arte di strada, trasformatasi poi verso il linguaggio della land art, un movimento d’avanguardia nato alla fine degli anni ‘70, focalizzato sul dialogo tra gli artisti e la natura.
    La visione di Saype rispetto al presente e alla responsabilità dell’arte è molto chiara:
    «Ci troviamo a un punto della storia in cui il mondo si sta polarizzando, e in cui molte persone si stanno ripiegando su se stesse. Tuttavia credo profondamente che sia solo rimanendo insieme che l’umanità possa rispondere alle più grandi sfide del nostro tempo.» I suoi enormi dipinti, che hanno una durata media che varia tra i 15 e i 90 giorni, rappresentano un richiamo alla transitorietà dell’esistenza e alla relazione tra tutte le forme viventi e coniugano la trasversalità e la forza dell’arte urbana alla profondità e all’urgenza della land art, dando vita a una formula visiva del tutto originale.

    La scelta di Saype – nome d’arte di Guillaume Legros, nato dalla contrazione di “say peace” – avviene in continuità con il percorso intrapreso da Lavazza. L’artista ha già collaborato con l’azienda in qualità di protagonista di uno scatto di Amy Vitale, curatrice del Calendario Lavazza 2019, che ha ritratto il suo dipinto Take Care for Future, realizzato in sinergia con il progetto
    “Colombia Breathes” della Fondazione Lavazza.
    Con questa nuova opera, la Città di Torino e Lavazza si fanno portatrici di un messaggio di speranza, di ottimismo e di resilienza che parte dalla città di Torino e si apre a tutto il mondo. Hanno voluto che anche Torino fosse uno dei luoghi scelti da Saype per realizzare la propria opera, per sostenere e diffondere la ripartenza della città già rappresentante dei 17 Obiettivi di Sviluppo Sostenibile delle Nazioni Unite, dopo l’emergenza sanitaria.
    Il progetto è un percorso che comprende anche la prima mostra personale dell’artista franco-svizzero presso le sale centrali della Galleria Sabauda dei Musei Reali. Beyond Walls. Torino 2020 ricostruisce poetica, carriera e tecnica dei “Foot Murales” che hanno reso celebre Saype in tutto il mondo e sarà visibile fino al 17 gennaio 2021.

     

  • 26 settembre 2020 – 31 gennaio 2021

    La mostra Capa in color presenta, per la prima volta in Italia, gli scatti a colori di Robert Capa, fotografo di fama mondiale. La collezione è presentata da ICP-International Center of Photography, grazie a ICP Exhibitions Committee e ai fondi pubblici del New York City Department of Cultural Affairs in partnership con il consiglio cittadino.

    Curata dal Centro Internazionale di Fotografia di New York, è prodotta dalla Società Ares con i Musei Reali eallestita nelle Sale Chiablese dal 26 settembre 2020 al 31 gennaio 2021. Robert Capa è internazionalmente noto come maestro della fotografia in bianco e nero, ma ha lavorato regolarmente con pellicole a colori fino alla morte, nel 1954. Sebbene alcune fotografie siano state pubblicate sui giornali dell’epoca, la maggior parte degli scatti a colori non erano ancora stati presentati in un’unica mostra. L’esposizione presenta oltre 150 immagini a colori, lettere personali e appunti dalle riviste su cui furono pubblicate.

    L’esposizione è nata da un progetto di Cynthia Young, curatrice della collezione di Robert Capa al Centro internazionale di fotografia di New York, per presentare un aspetto sconosciuto della carriera del maestro. Rispetto a quanto è stato mostrato in precedenza, l’esposizione intende illustrare il particolare approccio dell’autore verso i nuovi mezzi fotografici e la sua straordinaria capacità di integrare il colore nei lavori da fotoreporter, realizzati tra gli anni ‘40 e ‘50 del Novecento.

    Nato a Budapest con il nome di Endre Ernő Friedmann e naturalizzato cittadino americano nel 1946, Capa fu considerato dal Picture Post come “il più grande fotografo di guerra”, con riferimento agli scatti realizzati durante la guerra civile spagnola. Durante la Seconda Guerra Mondiale, Capa ha collaborato con molte riviste come Collier’s e Life, ciò che gli permise di acquisire una particolare sensibilità nel rappresentare la guerra e le devastazioni. Le sue famose immagini ben simboleggiano la brutalità dei conflitti e hanno contribuito a cambiare la percezione del pubblico verso la fotografia di guerra.

    Il 27 luglio 1938, trovandosi in Cina per documentare la guerra sino-giapponese in un reportage durato otto mesi, Capa scrisse a un amico della sua agenzia di New York: “Spediscimi immediatamente 12 rulli di Kodachrome con tutte le istruzioni su come usarli, filtri, etc… in breve, tutto ciò che dovrei sapere, perché ho un’idea per Life”. Sebbene di quel servizio siano sopravvissute soltanto fotografie in bianco e nero, ad eccezione di quattro immagini pubblicate sulla rivista Life il 17 ottobre 1938, la lettera esprime il chiaro interesse di Capa per i lavori con pellicole a colori, ben prima che venissero largamente impiegate da molti altri fotoreporter.

    Nel 1941, Capa fotografò a colori Ernest Hemingway nella sua casa a Sun Valley, in Idaho, e utilizzò pellicole a colori anche durante la traversata dell’Atlantico su una nave merci con un convoglio alleato, scatto pubblicato dal Saturday Evening Post.

    Della produzione di Robert Capa sono molto noti i reportage della Seconda Guerra Mondiale, in particolar modo dello sbarco in Normandia, pur avendo privilegiato maggiormente pellicole in bianco e nero. Le poche immagini a colori ritraggono soprattutto le truppe americane e il corpo francese a cammello in Tunisia, nel 1943.

    Dopo il secondo conflitto mondiale, l’attività di Capa si orientò esclusivamente verso l’uso di pellicole a colori, soprattutto per fotografie destinate alle riviste dell’epoca come Holiday e Ladies’Home Journal (USA), Illustrated (UK), Epoca (Italia). Quelle immagini, presentate ai lettori per la prima volta, avevano lo scopo di raccontare al pubblico americano ed europeo la vita quotidiana di persone comuni e di paesi lontani, in maniera radicalmente diversa rispetto ai reportage di guerra che avevano guidato i primi anni della carriera di Capa. L’abilità tecnica del maestro, abbinata alla capacità di raccontare le emozioni umane dimostrata nelle prime fotografie in bianco e nero, gli permise di muoversi con particolare abilità tra i diversi tipi di pellicola, impiegando il colore a completamento dei soggetti fotografati. Tra questi primi lavori si trovano le fotografie della Piazza Rossa di Mosca, realizzate durante un viaggio in URSS nel 1947 con lo scrittore John Steinbeck e la vita dei primi coloni in Israele nel 1949-50. Per il progetto Generazione X, Capa si recò a Oslo, a Essen, nel nord della Norvegia e a Parigi per catturare la vita e i sogni delle giovani generazioni nate prima della guerra.

    Le fotografie di Capa presentano ai lettori anche un interessante ritratto dell’alta società, dovuto al sapiente ed elegante uso della fotografia a colori. Nel 1950, ritrasse le stazioni sciistiche più alla moda delle Alpi svizzere, austriache e francesi, e le affascinanti spiagge francesi di Biarritz e Deauville per il fiorente mercato turistico presentato dalla rivista Holiday. Scattò anche diverse fotografie di moda, lungo le banchine della Senna e in Place Vendôme. Fotografò diversi attori e registi sui set cinematografici, come Ingrid Bergman nel film Viaggio in Italiadi Roberto Rossellini, Orson Welles in Black Rose e John Huston in Moulin Rouge. In questo periodo realizzò anche una serie di ritratti, come quelli di Pablo Picasso, fotografato su una spiaggia con il figlio Claude, o di Giacometti nel suo studio a Parigi. L’immaginario a colori era parte indissolubile della ricostruzione e della vitalità del dopoguerra.

    Per tutti i lavori realizzati dalla fine della guerra in avanti, Capa impiegava sempre almeno due fotocamere: una per le pellicole in bianco e nero e una per quelle a colori, usando una combinazione di 35 mm e 4×5 Kodachrome, e le pellicole Ektachrome di medio formato, sottolineando l’importanza di questo nuovo mezzo per la sua crescita professionale. Continuò a lavorare con pellicole a colori fino al termine della sua vita, anche durante il viaggio in Indocina dove morì nel maggio 1954. In particolare, gli scatti a colori dall’Indoncina sembrano anticipare le immagini che avrebbero dominato l’immaginario collettivo della guerra in Vietnam, negli anni ‘60 del Novecento.

    Capa in color è una mostra che offre la possibilità unica di esplorare il forte e decennale legame del maestro con la fotografia a colori, attraverso un affascinante percorso che illustra la società nel secondo dopoguerra. Il suo talento nella composizione del bianco e del nero fu enorme, ma la scoperta della potenzialità delle pellicole a colori, quasi a metà della sua carriera, rese necessario definire un nuovo approccio. Capa in color rivela come Robert Capa iniziò a osservare il mondo in maniera diversa e come la sua attività riuscì ad adattarsi alla nuova sensibilità postbellica. L’innovativo mezzo fotografico lo obbligò non solo a riconsiderare la composizione dei colori, ma anche a trovare il modo migliore per soddisfare la curiosità di un pubblico reduce dal conflitto, che desiderava divertirsi e conoscere luoghi lontani.

    Dichiara Enrica Pagella, Direttrice Musei Reali:

    «La verità è l’immagine migliore, la miglior propaganda. Con questa frase celebre, Robert Capa afferma l’importanza del mezzo fotografico come arma di testimonianza e di denuncia. Noto universalmente come figura emblematica del fotoreporter di guerra, Capa documentò in bianco e nero i principali conflitti del Novecento, dalla guerra civile spagnola alla Seconda Guerra Mondiale, dal conflitto arabo-israeliano alla prima guerra di Indocina. Sperimentò l’uso del colore mentre si trovava sul fronte della seconda guerra sino-giapponese, nel 1938, e si avvicinò al cinema intervenendo in una pellicola prodotta da Luis Buñuel (Spagna 36) o quale fotografo di scena sul set del film Notorious, diretto da Alfred Hitchcock, che gli consentì di introdurre al neorealismo di Rossellini l’amata Ingrid Bergman. Un’estetica calata nella realtà e un uomo sempre pronto a misurarsi con le miserie, il caos e la storia, fino alla morte avvenuta nel 1954 in Vietnam, mentre scattava una foto.

    Capa è stato tra i fondatori della storica agenzia Magnum Photos con Henri Cartier-Bresson, David Seymour, Georges Rodger e William Vandivert nel 1947, ancora oggi tra le più importanti agenzie di fotogiornalismo mondiali. Dopo la Seconda Guerra Mondiale la sua poetica si concentrò soprattutto sulle pellicole a colori, ritraendo la vita decadente dell’alta società europea per le riviste, così come attori e artisti. A questa produzione meno nota, ma altrettanto affascinante e inconsueta, è dedicata la mostra Capa in color: il percorso è costituito da 150 immagini che appartengono alla collezione conservata all’International Center of Photography di New York e che sono arrivate a Torino qualche mese prima dell’emergenza sanitaria. Grazie all’accordo con la Società Ares, è ora possibile presentare per la prima volta in Italia, in un’unica mostra, un ritratto della multiforme società internazionale del dopoguerra, grazie al sapiente ed elegante uso del colore. Una mostra importante, sia per la qualità delle immagini che per l’opportunità di estendere l’offerta dei Musei Reali all’attività di un grande maestro del Novecento. Una sfida espositiva che accompagna la ripresa dopo i mesi del confinamento, un modo per “andare più vicino” al pubblico e alla vita, proprio come suggeriva uno degli insegnamenti di Capa: Se le vostre foto non sono abbastanza buone, non siete andati abbastanza vicino».

  • Nell’ambito del progetto della Regione Piemonte “L’essenziale è Barocco”, Palazzo Madama presenta la mostra Argenti preziosi, allestita in Sala Atelier dal 2 luglio al 15 novembre 2020.
    L’esposizione, curata da Clelia Arnaldi di Balme, propone una selezione di lavori d’argento dalle collezioni di Palazzo Madama e traccia la storia dell’argenteria in Piemonte dal primo Settecento alla
    fine dell’Ottocento.

    Il percorso inizia con l’illustrazione delle tecniche di lavorazione del prezioso metallo, duttile e malleabile, e dei sistemi di controllo fissati dalla corte sabauda al fine di garantire al compratore il valore e la qualità dei manufatti. La normativa piemontese più antica risale al 1476, ma si deve a Maria Giovanna Battista di Savoia Nemours l’editto del 1677 che regolamenta rigidamente l’attività dell’Università degli Orafi e Argentieri della città di Torino e istituisce
    la figura dell’assaggiatore di stato. Si tratta di un funzionario incaricato di certificare con un marchio il titolo della lega, cioè la quantità di argento presente nel metallo con cui è realizzato ogni oggetto che esce dalle botteghe cittadine. La lettura dei punzoni degli argentieri e dei marchi di assaggio fa emergere personalità raffinate di maestri che segnano una linea di gusto di assoluta originalità nella produzione piemontese del Settecento e dell’Ottocento.
    I lavori esposti offrono al visitatore una panoramica sull’argenteria da tavola, con posate, zuppiere, caffettiere, teiere, cioccolatiere e alcune delle espressioni più tipiche dell’argenteria piemontese come le paiole, ovvero le tazze da puerpera, dono prezioso che il marito faceva alla moglie per farle sorseggiare il primo brodo dopo il parto.

    Altro oggetto caratteristico della nostra produzione è la zuccheriera, legata al consumo del caffè: all’epoca lo zucchero è merce preziosa, importata dalle Americhe soprattutto attraverso il commercio inglese, venduta dagli speziali a caro prezzo come medicina e utilizzata per sciroppi, impacchi e enteroclismi. L’uso come dolcificante è riservato ai ricchi, in alternanza al miele, e gli argentieri di tutta l’Europa fanno a gara per realizzare contenitori degni di questo raro e raffinato prodotto.

    Agli argenti da tavola seguono gli oggetti da arredo, come i candelieri, con una bella coppia di doppieri su cui è apposto il punzone del mastro argentiere Carlo Bartolomeo Minutto.
    Tra gli argenti destinati al culto emerge un reliquiario di san Maurizio (1740 circa), che nel corso del restauro per la mostra ha rivelato la presenza del punzone con san Rocco da riferire a Giovanni Francesco Paroletto, membro di un’importante famiglia di argentieri e autore con il fratello Paolo Antonio dello splendido paramento d’altare in lamina d’argento raffigurante la scena del Miracolo del SS. Sacramento, che oggi si ammira al Museo Diocesano di Torino.

    Per il pieno Settecento, vanno poi citati il calice di Giovanni Battista Boucheron, eseguito nel 1789 in memoria di Carlo Emanuele III, e alcuni argenti ebraici come un bel piatto per la cena durante le celebrazioni della Pasqua ebraica (Seder), e un calice per la benedizione sul vino recitata nel giorno del riposo (Kiddush).

    Accanto agli oggetti d’argento sono esposti grandiosi disegni di Giovanni Battista Boucheron per centrotavola, lampade pensili, brocche e candelieri, che trasferiscono sulla carta, attraverso la penna e l’acquerello, l’effetto raffinato delle oreficerie. Boucheron si dimostra in linea sia con la moda romana e le invenzioni decorative alla Piranesi, sia con il più aggiornato gusto parigino Louis XVI diffuso a Torino nei cantieri di corte dagli anni Settanta del Settecento. Con i disegni, vengono presentati i ritratti degli argentieri della sua famiglia, da cui escono generazioni di maestri orfèvres: Simone Giuseppe (Orléans? – Torino 1681), autore della campana che Carlo Emanuele II fa realizzare nel 1670 per l’orologio della torre romana di mezzogiorno di Palazzo Madama: la campana fu rimossa nel 1874 e – entrata a far parte delle collezioni del Museo Civico – tornò nel palazzo nel 1934; Andrea (Torino 1693 – 1760), che viene ritratto sullo sfondo dei modelli del repertorio dell’orefice parigino Pierre Germain (1748), fonte di ispirazione per tutta la produzione di argenti rococò fino all’Encyclopedie di Diderot e d’Alembert; e lo stesso Giovanni Battista (Torino 1746 – 1815), direttore dell’Orfèvrerie Royale creata nel 1775 per volere di Vittorio Amedeo III.
    La vetrina centrale è dedicata a un’opera restaurata ed esposta al pubblico per la prima volta: la mazza cerimoniale della Città di Torino, realizzata in argento sbalzato e cesellato tra il 1814 e il 1824, dopo la Restaurazione. La mazza veniva portata in mano dall’usciere comunale nelle occasioni ufficiali e riprende i tre progetti della prima mazza civica, realizzata da Francesco Ladatte nel 1769. Gli stessi motivi della testa taurina e della corona sono ripetuti nella decorazione della Sala dei marmi a Palazzo Civico.

    Dalle origini fino al 1849, la corona dello stemma di Torino è quella comitale chiusa da una serie di palle: la mazza presenta invece come terminazione una corona turrita che reca il punzone dell’argentiere di corte Carlo Balbino
    (Torino 1777 – post 1858): questo significa che, quando il Sindaco nel 1849 cambia il tipo di corona nello stemma della Città, la mazza viene rimaneggiata e alla corona originale viene sostituita quella turrita di Balbino.
    Una vetrina è dedicata alle armi con decorazioni in argento: fucili da caccia con scene venatorie e una carabina della Guardia Nazionale offerta in dono nel 1857 al vincitore dell’annuale gara della Società del tiro a segno. Chiudono il percorso una serie di monete – i primi oggetti a essere realizzati in argento – che ripercorrono la storia del ducato di Savoia dalla metà del Cinquecento alla metà dell’Ottocento; una scelta di disegni di Lorenzo Lavy (Torino 1720 – 1789) per monete e medaglie sabaude, alcune tavole dell’Encyclopedie e un nucleo di “dorini” della seconda metà dell’Ottocento, ornamenti da acconciatura e spilloni in argento lavorato a filigrana, tipico vezzo delle donne piemontesi che venivano appuntati sulle trecce e tra i capelli nelle occasioni festive. Il percorso della mostra è arricchito da opere provenienti da due raccolte private: argenti da tavola raffinati come le tre campane portavivande realizzate dall’Orfèvrerie Royale de Turin negli anni della direzione di Giovanni Battista Boucheron, e una selezione di bastoni da passeggio con il pomo d’argento, segno distintivo di particolare lusso ed eleganza.

    *Didascalia foto: Allestimento mostra Photo di Giorgio Perottino.

     

  • [xyz-ihs snippet=”Marzo-2020″

    Da sabato 27 giugno il Giardino Ducale rinnovato attende i visitatori con una scenografica accoglienza serale. Domenica 28 giugno la riapertura prosegue nel Boschetto con performance, musica dal vivo, attività e visite guidate.
    Torino, 25 giugno 2020. Uno spazio verde che rivela meraviglie naturali e architettoniche, in cui concedersi un momento speciale di relax o una passeggiata tra giochi prospettici e sculture, all’ombra di Palazzo Reale, della Cappella della Sindone e della Galleria Sabauda. Dopo un importante intervento di recupero e rifunzionalizzazione, il Giardino del Duca torna a essere patrimonio dei torinesi e di tutti i visitatori, uno dei luoghi simbolo della città nuovamente fruibile con un’ampia offerta di attività.

    Sabato 27 giugno, dalle 19.30 alle 00.30, un’apertura straordinaria a ingresso gratuito permetterà al pubblico di attraversare la Corte d’Onore della prima reggia d’Italia e ammirare il rinnovato Giardino Ducale che, dalle ore 22, sarà impreziosito da una scenografica illuminazione serale. Da domenica 28 giugno torna a essere fruibile anche il Boschetto, restaurato nel 2017 grazie all’intervento congiunto del MiBACT e della Consulta per la Valorizzazione dei Beni Artistici e Culturali di Torino con il socio Reale Mutua. La giornata inaugurale presenta un ricco programma di performance e musica dal vivo, realizzato con i giovani partecipanti al progetto Talenti per il Fundraising della Fondazione CRT e con la collaborazione di Piatino Pianoforti dal 1910. Alle ore 10.30, 16 e 17.30 sono previste delle visite speciali condotte dalle guide CoopCulture.

    Il Giardino Ducale

    La rifunzionalizzazione e il recupero del Giardino Ducale è parte della grande opera di valorizzazione dei sette ettari di verde che si sviluppano a ridosso degli antichi bastioni, il tessuto connettivo dei Musei Reali di Torino. Dal primo disegno di Henri Duparc del 1563 al progetto di André Le Nôtre, architetto dei giardini di Versailles, l’impianto attuale dei Giardini Reali è frutto di molteplici trasformazioni che attraversano secoli di storia. Teatro delle passeggiate e di spettacolari feste che animavano la corte, i Giardini Reali sono ancora oggi un luogo dal valore monumentale e ambientale irripetibile.

    Grazie all’intervento conservativo finanziato dalla Fondazione Compagnia di San Paolo con un contributo di 2 milioni di euro, sospeso a marzo per l’emergenza sanitaria, la porzione più antica dei Giardini Reali collocata a nord del Palazzo, il Giardino Ducale, assume un nuovo splendore.

    “La Fondazione Compagnia di San Paolo, ispirata all’agenda 2030 delle Nazioni Unite, si rivolge alla cultura con uno sguardo che ci permette di attingere alla creatività e all’arte per rendere più attrattivi i nostri territori, pensare e reinterpretare spazi in cui le persone diventano protagoniste, rapportarsi ai beni culturali con spirito di custodia e protezione. Coerentemente con questo approccio oggi partecipiamo all’apertura al pubblico dei Giardini di Palazzo Reale, nel cuore di Torino, che rappresentano un ulteriore arricchimento, con la messa a disposizione di un elegante spazio verde, dell’offerta dei musei reali oltre al loro capitale di architetture, collezioni e offerta di servizi al pubblico. Vero e proprio polmone verde cittadino, i giardini giocano un ruolo determinante nel processo in corso di sviluppo dei MRT in una logica di investimento strategico, attraverso un’evoluzione gestionale/organizzativa e il miglioramento della sostenibilità economico-finanziaria fortemente appoggiato dalla Compagnia”, osserva Alberto Anfossi, Segretario generale della Fondazione Compagnia di San Paolo.

    “I Giardini sono un elemento centrale dell’agenda dei Musei Reali – spiega la Direttrice Enrica Pagella –. Il 24 aprile 2016 sono stati riaperti al pubblico dopo una chiusura di quasi dieci anni e da quel momento i cantieri non si sono mai interrotti. Tra il 2017 e il 2018, grazie anche alla collaborazione con la Consulta di Torino e il suo socio Reale Mutua, è stata rifunzionalizzata l’area del Boschetto, arricchita dall’inserto monumentale Pietre preziose di Giulio Paolini. Successivamente, con il sostegno della Compagnia di San Paolo, i lavori sono stati dedicati al Giardino del Duca e a breve si completerà anche l’intervento nella parte di Levante, con la restituzione della settecentesca Fontana dei Tritoni. L’attenzione per la radice storica di questo grande spazio verde è andata di pari passo con la cura per tutti gli aspetti legati all’accessibilità e al comfort, nella convinzione che i Giardini del Palazzo Reale costituiscano un naturale prolungamento dello spazio museale e una impareggiabile risorsa di benessere per la vita dei cittadini, in un paesaggio antico e moderno insieme, all’incontro tra natura e cultura”.

    In occasione della riapertura del 2 giugno, la nuova pavimentazione in pietra di Luserna posta lungo le facciate di Palazzo Reale e della Galleria Sabauda, collegamento tra la Corte d’Onore e la Manica Nuova della residenza, ha reso pienamente accessibile l’ingresso e l’uscita del percorso museale dal Giardino. Il perimetro esterno dei due edifici è ornato da 42 casse in acciaio inossidabile contenenti piante di Ligustrum Iaponicum Texanum, arbusti sempreverdi simili agli aranci e resistenti ai freddi invernali. Nelle innovative citroniere hi-tech sono integrati i dispositivi per illuminare scenograficamente le facciate e segnalare i percorsi. All’allestimento del Giardino Ducale si aggiungono 61 nuove anfore in ghisa, realizzate sul modello dei 43 vasi originali facenti parte delle collezioni storiche, ma con un disegno semplificato per facilitarne l’identificazione; i vasi delimitano i parterre   e segnano l’incrocio dei viali. Rose paesaggistiche della varietà Meilland Bonica completano la composizione che poggia su basamenti ottagonali in granito di Montorfano, contenenti piccoli fari Led per illuminare i camminamenti. Al confine dell’aiuola nord sono state aggiunte panchine, corpi illuminanti e cestini di servizio, coordinati con gli arredi già progettati per il recupero del Boschetto, situato a nord-est e di matrice ottocentesca. L’intero sistema di conduzione delle acque, così come l’impianto di irrigazione, è stato ripensato per rispondere nel modo migliore alle esigenze del giardino, mentre nuove prese di servizio a scomparsa sono state inserite nella pavimentazione per alimentare zone strategiche per favorire lo svolgimento di eventi serali. In una posizione di snodo tra i Giardini del Duca e di Levante e il Boschetto troverà spazio un nuovo punto informazioni per il pubblico con il supporto dei volontari del Touring Club Italiano, progetto Aperti per voi, che dal 1° luglio riprendono le attività di accoglienza nei Giardini.

    La scultura in granito intitolata Ulisse, opera dello scultore Giuliano Vangi e donata dall’artista ai Musei Reali, sarà posizionata su un basamento nell’area settentrionale del Giardino Ducale, in prossimità dell’ingresso alla Manica Nuova.

    I Giardini Reali non saranno soltanto un luogo in cui concedersi una piacevole divagazione nella natura, ma anche uno spazio in cui partecipare agli eventi per festeggiare la riapertura al pubblico. Si comincia domenica 28 giugno con “Welcome green”, osservazione guidata alla scoperta delle specie floreali che impreziosiscono i Giardini. Le visite continueranno nel fine settimana per tutto il mese di luglio. Domenica 12 e 26 luglio, alle ore 17, vista, tatto, udito e olfatto saranno convolti nell’inedita esperienza “Giardini sensoriali” per conoscere da vicino piante e materiali che compongono le aree verdi dei Musei Reali. Grandi e piccoli appassionati del disegno a mano libera, sabato 18 luglio non potranno perdere l’appuntamento con “MRT Garden Drawing 2020”: affiancati dai giovani artisti e maestri della Pinacoteca Albertina, i partecipanti si cimenteranno con il disegno dal vero, prendendo ispirazione dalla natura e dall’affascinante panorama architettonico che incornicia i Giardini (ingresso esclusivo e contingentato, al costo di 2 euro).

     

     

     

  • Le misure stringenti del premier Conte per l’emergenza Coronavirus hanno portato  ad una Torino praticamente deserta, con poca gente in giro, sui mezzi pubblici e sui treni e anche quelli della metropolitana.

    Soddisfatto della decisione il governatore del Piemonte Alberto Cirio che sottolinea: “Il Piemonte farà la sua parte, insieme al resto d’Italia, ma di fronte a un sacrificio così grande, adesso serve da parte di tutte le istituzioni, italiane ed europee, un sostegno economico immediato e altrettanto grande“.

     

    Riprese di Pier Nicola Matricardi 

    Regìa e montaggio di Angelo Ieva

     

  • In attesa di tornare presto ad ammirare i suoi preziosi tesori, il Museo Egizio di Torino propone un virtual tour per entrare virtualmente nel museo che è attualmente chiuso. Come tutti gli altri musei di Torino e d’Italia, anche il Museo Egizio rimarrà infatti chiuso fino al 3 aprile come imposto dal decreto del Governo sull’emergenza Coronavirus.

    In attesa che l’emergenza passi, il Museo Egizio di Torino propone a tutti i torinesi (e non, questo il bello del web che rende tutto fruibile ovunque) una visita virtuale della mostra “Archeologia invisibile”. Lo scopo di questo nuovo allestimento, in programma fino al 7 giugno 2020, è quello di illustrare principi, strumenti, esempi e risultati della meticolosa opera di ricomposizione di informazioni, dati e nozioni resa oggi possibile dall’applicazione delle scienze alla propria disciplina e, in particolare, allo studio dei reperti.

    L’esposizione è un viaggio reale e virtuale tra pezzi unici e mummie alla scoperta della storia che si nasconde dietro gli oggetti antichi: un connubio tra cultura digitale e materiale e un nuovo modo di fruire gli spazi museali.

    La mostra offre dunque al visitatore la possibilità di guardare oltre l’oggetto e interrogarlo per scoprirne la storia, gli aneddoti e i segreti. La mostra si articola in tre sezioni: la fase di scavo, le analisi diagnostiche e il restauro e conservazione.

    Attualmente è disponibile anche un virtual tour della mostra al Museo Egizio di Torino grazie a uno strumento innovativo e immersivo, sviluppato da alcuni studenti del corso di laurea in Ingegneria del cinema e dei mezzi di comunicazione del Politecnico di Torino in collaborazione con lo studio creativo Robin Studio, che, utilizzando fotocamere a 360°, hanno realizzato una riproduzione 3D dell’esposizione.

    Grazie al virtual tour è così possibile esplorare le sale espositive e le vetrine ospitate, “navigandone” tutti gli elementi, dai video ai singoli reperti, da qualunque dispositivo: una novità disposizione di insegnati, studenti, e ovviamente di tutti i visitatori.

     

    Buona Visita!  cliccando qui.

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