Come molti altri eventi rinviati in tutto il Paese a causa della situazione determinata dall’emergenza epidemiologica da Covid – 19 e, in seguito all’annullamento dei tour da parte di artisti, provenienti soprattutto dall’estero, il Torino Jazz Festival in programma dal 25 aprile al 2 maggio, sarà posticipato in autunno, dall’1 all’8 ottobre 2020.
Al momento resta confermato l’appuntamento del 27 aprile al Teatro Regio. Il concerto, realizzato in collaborazione tra la Filarmonica del Teatro Regio Torino e il Torino Jazz Festival, ha come protagonisti il trio di Gianluigi Trovesi, Fabrizio Bosso e la Filarmonica TRT diretta da Stefano Montanari.
“Siamo certi che il pubblico comprenderà questa difficile scelta – affermano gli organizzatori -. Stiamo già lavorando per riprogrammare i concerti che ci rivedranno insieme a ottobre”.
Palazzo Madama e Tactile Vision Onlus attivano un percorso che rende accessibile anche alle persone con disabilità sensoriali (cieche, ipovedenti, malvedenti, sorde e con ipoacusia) la mostra Andrea Mantegna. Rivivere l’antico, costruire il moderno, aperta al pubblico fino al 4 maggio 2020.
L’iniziativa si inserisce nell’ambito delle celebrazioni dei cento anni della fondazione dell’Unione Italiana Ciechi e Ipovedenti, istituzione da sempre consapevole del ruolo cruciale che la cultura riveste per la piena inclusione di tutti i cittadini.
Fino al termine della mostra i visitatori potranno usufruire di una planimetria in rilievo del percorso museale e di otto pannelli con immaginivisivo-tattili corredati da audiodescrizioni. La planimetria, oltre a offrire una breve introduzione alla mostra, consente l’orientamento all’interno delle diverse sezioni e segnala la posizione delle otto opere provviste di pannelli di approfondimento. Ogni pannello riproduce l’opera attraverso l’immagine visivo-tattile e la descrizione con testo stampato in Braille e font EasyReading per una lettura facilitata. Mediante QR code e NFC (Near Field Communication) viene, inoltre, fornita una guida audio-video (comprensiva di audio-descrizione in italiano con traduzione in LIS – Lingua dei Segni Italiana con sottotitoli), che aiuta nella lettura di ciascun pannello e ne approfondisce i contenuti. Cinque opere di Mantegna sono riprodotte a colori e in rilievo, mentre la grande testa di cavallo di Donatello e il capitello romano della Porta Aurea di Ravenna sono realizzati con stampa a microcapsule.
Tutti i disegni con il relativo QR code saranno resi disponibili online sul sito web del museo, per permettere alle associazioni e alle istituzioni presenti sul territorio di produrre copie con stampa a microcapsule: sarà così possibile prepararsi alla visita o recuperare i contenuti di quanto sperimentato in mostra.
Si chiude con il segno più il 2019 di Abbonamento Musei in Piemonte, registrando 129.185 abbonamenti venduti, il 10,66% in più rispetto allo scorso anno (cioè esattamente 12.455 abbonati). I Formula Extra (che comprendono anche la Lombardia) sono ancora passati da 1.905 a 2.427, cioè +27,4% a dimostrazione di un crescente gradimento per questa proposta ancora agli esordi.
Indubbiamente l’ingresso della Valle d’Aosta all’interno della proposta di Abbonamento Musei è stato l’elemento di maggiore novità dell’anno da poco concluso. Dallo scorso settembre, 16 siti culturali della Valle sono divenuti disponibili per gli abbonamenti piemontesi e lombardi e, parallelamente, è cominciata la vendita della tessera, che ha registrato 466 nuovi abbonati valdostani in pochi mesi.
In costante aumento anche gli ingressi nei musei della regione, che sono stati 960.000 (contro i 940.200 del 2018). Sommati a quelli in Lombardia (144.766), in Valle d’Aosta (13.355) e con Formula Extra (8.015), superano ampiamente il milione.
Dati interessanti arrivano anche dall’ambito digitale di Abbonamento Musei, un vero e proprio media della cultura: nel 2019 sono stati 2.190.000 i click unici sul sito https://piemonte.abbonamentomusei.it, la cui newsletter conta oltre 150.000 iscritti, registrando un tasso medio di apertura del 35%. Un pubblico che interagisce e agisce, che si informa sugli eventi in corso e le proposte che riceve e partecipa in maniera attiva alle iniziative. Per quanto riguarda i social, 35.800 sono i follower su Facebook e 12.300 su Instagram.
Abbonamento Musei Piemonte dunque cresce ancora. Un traguardo significativo, in particolare data l’importante ricorrenza a cui si prepara l’associazione: nel 2020 l’Associazione festeggia i 25 anni dalla sua fondazione, costituitasi ufficialmente nell’aprile 1995.
Tra gli appuntamenti previsti nel 2020 troviamo il Grand Tour (sviluppato su due linee tematiche, il Barocco e la Valle d’Aosta) e Disegniamo l’arte, per i visitatori più giovani. Continua inoltre la collaborazione con il Politecnico di Torino e con Club Silencio pensata per il pubblico degli young adults e Il quartiere al museo, il progetto di inclusione sociale nato in collaborazione con la Rete delle Case del Quartiere di Torino e con il sostegno della Compagnia di San Paolo per il pubblico seniores
Reali Mon Amour
Un San Valentino speciale all’insegna della cultura e del buon cibo ai Musei Reali
Il 14 febbraio, chi entra in coppia ai Musei Reali e paghi solo un ingresso.
Alle 17 e alle 18, speciale percorso guidato agli Appartamenti Nuziali del Secondo Piano di Palazzo Reale e sfizioso aperitivo in caffetteria, nella Corte d’Onore.
Modalità di partecipazione
Prenotazione al numero 011 19560449.
Costo: € 5 a persona
La cena degli innamorati al Caffè Reale ti attende!
14 e 15 febbraio, cena € 40 a coppia. Per chi si presenta con il biglietto dei Musei reali emesso in giornata, prezzo speciale scontato di € 32.
Modalità di partecipazione
Prenotazione al numero 335 8140537.
Carnevale ai Musei Reali
– Un pomeriggio da romano
Sabato 22 febbraio 2020, ore 17
Museo di Antichità
Visita per bambini dai 5 anni
Tra le statue del Museo di Antichità c’è aria di festa: a Carnevale, rivive il clamore dei Saturnali, i giorni dedicati al dio Saturno. Questo è il momento migliore per trasformarsi in antichi romani e immergersi nella vita quotidiana di 2000 anni fa! I bambini potranno vestirsi a casa o farsi aiutare dall’archeologo in museo, portando con sé lenzuoli, tessuti colorati, nastro e spille.
Modalità di partecipazione
Prenotazione obbligatoria al numero +39.011.19560449
Costo: € 5 a bambino | ingresso gratuito per un accompagnatore.
– Semel in anno….carnevale a corte
Domenica 23 febbraio 2020, ore 16
Palazzo Reale e Armeria
Visita tematica per tutti
Percorrendo le sale auliche di Palazzo Reale e dell’Armeria, si scoprirà come Casa Savoia festeggiava il periodo più anticonvenzionale dell’anno, quello del Carnevale.
Tra balli di corte, mascherate, spettacoli teatrali e tornei cavallereschi un’occasione di conoscenza del divertimento a Corte.
Modalità di partecipazione
Prenotazione consigliata al numero +39.011.19560449
Costo: € 5 a persona + biglietto di ingresso
–
Colori! Colori! Colori!
Domenica 23 febbraio 2020, ore 15.30
Martedì 25 febbraio 2020, ore 15.30
Mostra Konrad Mägi. La luce del Nord – Sale Chiablese
Visita laboratorio per bambini dai 6 ai 10 anni
Il carnevale è una delle feste più colorate dell’anno. Quale occasione migliore per provare ad osservare e conoscere meglio i colori? Partendo dalle opere del pittore Konrad Mägi si proverà a capire insieme quali sono i colori primari e secondari, cosa succede mescolandoli insieme o avvicinandoli l’uno all’altro, quali colori sono amici tra di loro e come usarli per creare effetti brillanti o al contrario più tenui, proprio come veri artisti. Una volta svelati tutti i segreti del colore i bambini potranno utilizzare quanto imparato per realizzare insieme una allegra maschera di carnevale artistica.
Modalità di partecipazione
Prenotazione consigliata al numero +39.011.19560449
Costo: € 5 a bambino | ingresso gratuito per un accompagnatore.
– Guerrieri in maschera
Martedì 25 febbraio 2020, ore 17
Armeria Reale
Visita laboratorio per bambini dai 5 anni
Che ci fanno sugli elmi e le armature degli antichi cavalieri tutti quei volti grotteschi, musi feroci, sguardi truci e becchi di rapaci? Un tempo spaventavano i nemici, oggi stupiscono e divertono. I piccoli visitatori li scopriranno nell’Armeria Reale e poi, imitando gli armaioli del passato, potranno scatenare la fantasia per creare una maschera da battaglia.
Modalità di partecipazione
Prenotazione obbligatoria al numero +39.011.19560449
Costo: € 5 a bambino | ingresso gratuito per un accompagnatore.
Artista, antropologo, esploratore, avventuriero, scrittore, fotografo, giornalista e inventore: Arnold Henry Savage Landor (1865-1924) è una figura poliedrica estremamente interessante, che ha goduto di grande successo in vita e che, per motivi non del tutto chiari, è caduta totalmente nell’oblio dopo la sua morte.
Savage Landor nacque a Firenze da padre inglese e madre italiana. Visse la sua adolescenza in un ambiente colto, in cui letteratura e arte erano passioni quotidiane. Tra i suoi maestri vi fu Stefano Ussi (1822-1901), che intuì le capacità del giovane e suggerì alla famiglia di lasciare che si dedicasse alla pittura.
Partito presto alla scoperta del mondo, il giovane Henry visitò prima alcuni paesi dell’Africa settentrionale e dell’America, per muoversi poi alla volta dell’Asia: Giappone, Corea, Cina, dove dipinse centinaia di opere dal vero in uno stile ‘impressionistico-macchiaiolo’ di rapida esecuzione. L’unicità documentaria delle sue creazioni appare evidente: in un periodo in cui ci si affidava già all’immediatezza della fotografia, Savage Landor ha persistito a lungo nel dipingere en-plein-air, prendendo però nettamente le distanze dalle visioni fantasiose e dallo stile minuziosamente classico della pittura di genere Orientalista per immergersi invece nel mondo asiatico reale, restituendone i vari aspetti con i tratti espressivi della modernità. Lo stile dell’artista anglo-fiorentino, rapido e conciso, si rivela infatti estremamente efficace nel ‘fotografare’ con immediatezza luoghi e persone che di lì a qualche decennio sarebbero completamente cambiati per conseguenza dell’incipiente globalizzazione.
Il MAO Museo d’Arte Orientale dedica alla figura di Henry Arnold Savage Landor una mostra monografica, a cura di Francesco Morena, che rappresenta l’occasione per scoprire una figura affascinante e di grande interesse per la comunità internazionale, ma anche l’opportunità per ridisegnarne il profilo e per restituire, dopo decenni di oblio, la giusta dimensione del personaggio. L’esposizione raduna il corpus più consistente a noi noto della pittura a olio di Savage Landor: un patrimonio prezioso – proveniente da più collezioni private – di circa 130 dipinti, 10 acquarelli e 5 disegni che l’artista anglo-fiorentino realizzò nei suoi lunghi soggiorni e viaggi attraverso Cina, Giappone, Corea, Tibet e Nepal. L’insieme di queste opere costituisce, allo stato attuale delle nostre conoscenze, il nucleo più consistente e significativo di dipinti di Savage Landor esistente al mondo e rappresenta il tassello fondamentale per comprendere l’evoluzione artistica del suo autore.
Per offrire una visione completa di questa fase della sua vita, oltre ai dipinti realizzati in Asia, in mostra sono presenti anche alcune opere eseguite durante l’adolescenza a Firenze, nel corso dei suoi viaggi in Europa e nella sua prima esperienza oltre confine, in Egitto. Come tessere di un mosaico capace di esprimere la complessità della poliedrica figura di Savage Landor, accanto ai dipinti troveranno posto un suo brevetto depositato negli Stati Uniti d’America e tutti i volumi da lui stesso pubblicati.
Per l’occasione verrà pubblicato un catalogo bilingue italiano/inglese, edito da SAGEP, con saggi di Francesco Morena e Silvestra Bietoletti.
La GAM – Galleria Civica d’Arte Moderna e Contemporanea di Torino apre la stagione espositiva del 2020 inaugurando la grande retrospettiva Helmut Newton. Works, promossa da Fondazione Torino Musei e prodotta da Civita Mostre e Musei con la collaborazione della Helmut Newton Foundation di Berlino.
Il progetto espositivo è a cura di Matthias Harder, direttore della fondazione tedesca, che ha selezionato 68 fotografie con lo scopo di presentare una panoramica, la più ampia possibile, della lunga carriera del grande fotografo che sin dagli inizi non ha mai smesso di stupire e far scalpore per i suoi concetti visivi veramente unici. Il risultato è un insieme di opere non solo particolarmente personali e di successo, ma che hanno raggiunto un pubblico di milioni di persone anche grazie alle riviste e ai libri in cui sono apparse, e alle mostre delle sue foto.
“La fotografia di Helmut Newton, che abbraccia più di cinque decenni, sfugge a qualsiasi classificazione e trascende i generi, apportando eleganza, stile e voyeurismo nella fotografia di moda, esprimendo bellezza e glamour e realizzando un corpus fotografico che continua a essere inimitabile e ineguagliabile”, afferma Matthias Harder.
Nel percorso di mostra si spazia dagli anni Settanta con le numerose copertine per Vogue, sino all’opera più tarda con il bellissimo ritratto di Leni Riefenstahl del 2000, offrendo la possibilità ai visitatori di comprendere fino in fondo il suo lavoro come mai prima d’ora.
Quattro sezioni che rendono visibile come in questo lungo arco di tempo, Newton abbia realizzato alcuni degli scatti più potenti e innovativi del suo tempo. Numerosi ritratti a personaggi famosi del Novecento, tra i quali Andy Warhol (1974), Gianni Agnelli (1997), Paloma Picasso (1983), Catherine Deneuve (1976), Anita Ekberg (1988), Claudia Schiffer (1992) e Gianfranco Ferré (1996). Delle importanti campagne fotografiche di moda, invece, sono esposti alcuni servizi realizzati per Mario Valentino e per Thierry Mugler nel 1998, oltre a una serie di importanti fotografie, ormai iconiche, per le più importanti riviste di moda internazionali.
L’obiettivo di Newton aveva la capacità di scandagliare la realtà che, dietro il gesto elegante delle immagini,permetteva di intravedere l’esistenza di una realtà ulteriore, che sta allo spettatore interpretare.
“Helmut è un gran manipolatore. Sa esattamente quello che vuole ed è implacabile nel cercare di ottenerlo sulla pellicola. Gli piace la teatralità della fotografia. Le modelle diventano le sue creature, i suoi personaggi” (June Newton)
La fotografia di moda, ad esempio, non solo descrive ma ridefinisce lo spirito dei tempi, mira a raccontare con le immagini storie emozionanti e sorprendenti, compito per il quale Newton si è sempre mostrato all’altezza spingendosi sempre oltre la normale prassi, intrecciando una narrazione parallela, talvolta tinta di surrealismo o di suspense, travalicando i tradizionali approcci narrativi, è intrisa non solo di lussuosa eleganza e sottile seduzione, ma anche di riferimenti culturali e di un sorprendente senso dell’umorismo.
Il chiaro senso estetico di Newton pervade tutti gli ambiti della sua opera, oltre alla moda, anche nella ritrattistica e nella fotografia di nudi. Al centro di tutto le donne. Ma l’interazione tra uomini e donne è un altro motivo frequente della sua opera.
“La moda è stato il mio primo desiderio, sin da ragazzo. E, ovviamente, volevo diventare un fotografo di Vogue” (Helmut Newton).
Newton era in grado di trasformare luoghi banali in palcoscenici teatrali dai forti contrasti o particolarmente minimalisti per i suoi scenari assolutamente non convenzionali: “Non m’interessa il buon gusto. (…) Mi piace essere l’enfant terrible” (Helmut Newton).
Uno dei set fotografici preferiti era il garage del suo condominio a Monaco, con modelle e auto parcheggiate disposte a formare un dialogo visivo.
Helmut Newton morì improvvisamente il 23 gennaio 2004 a Los Angeles, prima di poter assistere alla completa realizzazione della Fondazione a lui dedicata.
Helmut Newton Works è il titolo del grande volume edito da Taschen che comprende anche le foto esposte in mostra e ne rappresenta idealmente il catalogo.
Una delle statue simbolo di Torino è quella dedicata al famoso Conte Verde. Dove si trova questo monumento e chi è il Conte Verde?
La statua del Conte Verde si trova in piazza Palazzo di Città, davanti al palazzo del Comune di Torino, in pieno centro. E’ un monumento eretto in memoria della spedizione in Oriente di Amedeo VI di Savoia, il Conte Verde appunto, mentre è intento a uccidere due rivali.
Ci molte curiosità legate alla statua del Conte Verde. Innanzitutto non fu realizzata quando Amedeo VI di Savoia era in vita o subito dopo la sua morte, ma diversi secoli dopo e inaugurata solo il 7 maggio del 1853 alla presenza di Camillo Benso Conte di Cavour.
Perché Amedeo VI venne soprannominato Conte Verde? Si narra che da giovane si distinse in numerosi tornei nei quali era solito sfoggiare armi e vessilli di colore verde. Questi tratti distintivi divennero così famosi da farlo soprannominare Conte Verde. Il colore continuò a caratterizzarlo anche quando salì al trono: anche in quel caso continuò a vestirsi sempre di verde.
Il Conte Verde lasciò un’impronta indelebile nello stato sabaudo. Riportò il Paese ad un ruolo di egemonia, attraverso importanti campagne militari e una saggia politica. Tuttavia, anche a causa delle imprese militari, dovette sostenere forti spese, tanto da ricorrere a prestiti da parte di banchieri, come nel caso, nel 1373, della cifra di 8.000 ducati, ottenuti da Bonaventura Consiglio e socio, che tenevano banco a Forlì, offrendo come garanzia la sua corona e altri valori. Di questa difficile situazione economica risentirà anche il successore, Amedeo VII.
Nel 1359 riassorbì la Baronia del Vaud nei domini diretti dei Savoia, acquistandola dalla cugina Caterina di Savoia-Vaud, per una cifra di 160.000 fiorini d’oro.
Il suo nome rimane ancora oggi legato al cosiddetto Ordine del Collare, oggi Ordine dell’Annunziata. In seguito il Collare dell’Annunziata venne attribuito a tutti coloro che avessero reso alti servigi allo stato: venivano considerati cugini del re.
L’origine del blu Savoia, colore nazionale italiano, sembra sia legato a Amedeo VI di Savoia. Il 20 giugno 1366, prima di partire per una crociata voluta da papa Urbano V e organizzata per prestare aiuto all’imperatore bizantino Giovanni V Paleologo, cugino di parte materna del conte sabaudo, Amedeo VI volle che sulla nave ammiraglia della flotta di 17 navi e 2000 uomini, una galea veneziana, sventolasse, accanto allo stendardo rosso-crociato in argento dei Savoia, una bandiera azzurra.
Non è sicuro che l’uso di vessilli azzurri sia iniziato con Amedeo VI o fosse invece precedente; in ogni caso le più antiche bandiere sabaude pervenuteci, che risalgono al 1589, presentano i colori rosso, bianco (e cioè i colori dello stemma della dinastia) e azzurro. L’azzurro di Casa Savoia, con il passare dei secoli, accrebbe sempre di più la sua importanza fino a diventare, in occasione dell’unità d’Italia (1861), il colore nazionale italiano, tonalità mantenuta anche dopo la nascita della Repubblica Italiana (1946). Una bordatura blu Savoia è stata infatti inserita sull’orlo dello stendardo presidenziale italiano e l’utilizzo della sciarpa azzurra per gli ufficiali delle forze armate italiane e della maglia azzurra per le Nazionali sportive italiane è stato mantenuto anche in epoca repubblicana.
Il 12 dicembre apre a Torino, nelle sale monumentali di Palazzo Madama, una grande esposizione che vede protagonista Andrea Mantegna (Isola di Carturo 1431 – Mantova 1506), uno dei più importanti artisti del Rinascimento italiano, in grado di coniugare nelle proprie opere la passione per l’antichità classica, ardite sperimentazioni prospettiche e uno straordinario realismo nella resa della figura umana. Intorno alle sue opere si articolano le testimonianze di una stagione artistica – il Rinascimento nell’Italia settentrionale, prima a Padova e poi a Mantova – capace di rivivere l’antico e di costruire il moderno.
La rassegna presenta il percorso artistico del grande pittore, dai prodigiosi esordi giovanili al riconosciuto ruolo di artista di corte dei Gonzaga, articolato in sei sezioni che evidenziano momenti particolari della sua carriera e significativi aspetti dei suoi interessi e della sua personalità artistica, illustrando al tempo stesso alcuni temi meno indagati come il rapporto di Mantegna con l’architettura e con i letterati.
Viene così proposta ai visitatori un’ampia lettura della figura dell’artista, che definì il suo originalissimo linguaggio formativo sulla base della profonda e diretta conoscenza delle opere padovane di Donatello, della familiarità con i lavori di Jacopo Bellini e dei suoi figli (in particolare del geniale Giovanni), delle novità fiorentine e fiamminghe, nonché dello studio della scultura antica.
Un’attenzione specifica è dedicata al suo ruolo di artista di corte a Mantova e alle modalità con cui egli definì la fitta rete di relazioni e amicizie con scrittori e studiosi, che lo resero un riconosciuto e importante interlocutore nel panorama culturale, capace di dare forma ai valori morali ed estetici degli umanisti.
Il percorso della mostra è preceduto e integrato, nella Corte Medievale di Palazzo Madama, da una coinvolgente proiezione multimediale: con tre grandi schermi, ai visitatori viene proposta una esperienza immersiva nei luoghi e nelle opere di Mantegna, così da rendere accessibili anche i capolavori che, per la loro natura o per il delicato stato di conservazione, non possono essere presenti in mostra, dalla Cappella Ovetari di Padova alla celeberrima Camera degli Sposi, dalla sua casa a Mantova al grande ciclo all’antica dei Trionfi di Cesare e al Cristo morto.
Il Piano Nobile di Palazzo Madama accoglie, quindi, l’esposizione delle opere, a partire dalla Sant’Eufemia proveniente dal Museo e Real Bosco di Capodimonte e dalla lunetta con Sant’Antonio e San Bernardino da Siena proveniente dal Museo Antoniano di Padova.
Di Mantegna sono esposti una ventina di dipinti, altrettanti disegni e opere grafiche, oltre ad alcune lettere autografe. Il percorso espositivo non è solo monografico, ma presenta capolavori dei maggiori protagonisti del Rinascimento che furono in rapporto col Mantegna, tra cui opere di Donatello, Antonello da Messina, Pisanello, Paolo Uccello, Giovanni e Jacopo Bellini, Leon Battista Alberti, Cosmè Tura, Ercole de’ Roberti, Pier Jacopo Alari Bonacolsi detto l’Antico e infine il giovane Correggio. Accanto a dipinti, disegni e stampe del Mantegna, saranno esposte opere fondamentali dei suoi contemporanei, così come sculture antiche e moderne, dettagli architettonici, bronzetti, medaglie, lettere autografe e preziosi volumi antichi a stampa e miniati.
“Photography, fortunately, to me has not only been a profession but also a contact between people – to understand human nature and record,
if possible, the best in each individual.”
Nickolas Muray
Next Exhibition e ONO arte contemporanea sono lieti di presentare “Frida Kahlo through the lens of Nickolas Muray”, una mostra che offre uno sguardo intimo e privato su Frida Kahlo, l’artista più prolifica, conosciuta e amata del Messico, attraverso l’obiettivo fotografico del suo amico di lunga data e amante, Nickolas Muray.
NICKOLAS E FRIDA
L’incontro tra Muray e Kahlo avviene quasi per caso: nel 1923 Nickolas Muray incontrò l’artista messicano Miguel Covarrubias che era venuto a New York con una borsa di studio di sei mesi offerta dal governo messicano. Poco dopo il suo arrivo, Covarrubias iniziò a lavorare per Vanity Fair – rivista alla quale Muray contribuiva da diversi anni con i suoi ritratti di celebrità – e i due diventarono presto amici. Nel 1931 Muray si recò in Messico in vacanza con Covarrubias e sua moglie Rosa. Poiché Covarrubias era stato uno studente di Diego Rivera, era inevitabile che Frida Kahlo e Nickolas Muray si incontrassero.
Immediatamente dopo il loro primo incontro Kahlo inviò a Muray un biglietto che recitava:
Nick,
I love you like I would love an angel.
You are a Lillie of the valley my love.
I will never forget you, never, never.
You are my whole live
I hope you will never forget this.
Frida
Sotto, a chiosa del messaggio, lo stampo di un bacio.
I due iniziarono una storia d’amore che continuò e si spense per i successivi dieci anni e un’amicizia che durò fino alla sua morte, nel 1954.
Le fotografie che Muray realizzò nel corso di questa relazione, che coprono un periodo che va dal 1937 al 1946, ci offrono una prospettiva unica, quella dell’amico, dell’amante e del confidente, ma al tempo stesso mostrano le qualità di Muray come ritrattista e come maestro della fotografia a colori, campo pionieristico in quegli anni. Queste immagini mettono anche in luce il profondo interesse di Kahlo per la sua eredità messicana, la sua vita e le persone per lei importati con cui la condivideva.
LE FOTO ICONA DI FRIDA
Nato in Ungheria ma naturalizzato americano, Nickolas Muray è diventato un fotografo di moda e pubblicità famoso per i suoi ritratti di celebrità, politici e artisti. Era un artista prolifico: i suoi archivi infatti contengono oltre 25.000 negativi, ma indubbiamente il soggetto che ha ritratto di più in assoluto fu proprio Frida. Muray è stato sperimentatore nel campo della fotografia a colori sin dai primi anni della sua carriera, ma ha trovato il suo modello più colorato nella Kahlo.
Le immagini nate dal rapporto professionale e personale tra i due si sono fatte strada nella cultura popolare, attraverso i più diversi media, e hanno influenzato profondamente la visione che il pubblico ha di Frida. Sono diventate un’icona, la prima immagine che ci viene in mente quando si pensa alla pittrice messicana. Sono parte integrante della comprensione di chi fosse Frida Kahlo come individuo dietro l’opera d’arte.
UNA PRIMA VISIONE EUROPEA
La mostra, promossa da Next Exhibition e ONO arte, è organizzata dall’archivio Nickolas Muray attraverso GuestCurator Traveling Exhibition, LCC.
Si compone di 60 fotografie ed è presentata per la prima volta in Europa alla Palazzina di Caccia di Stupinigi dal 1 febbraio fino al 3 maggio 2020.
IL PERCORSO ESPOSITIVO
La mostra racconta, seguendo la cronologia delle fotografie di Nickolas Muray, il percorso professionale e personale di Frida Kahlo, a partire dagli scatti del 1937 a Tizapan in Messico, per chiudere con quelli del 1948 a Pedregal e Coyoacan. In questo lasso di tempo nascono alcune delle foto più importanti mai fatte a Frida Kahlo, come quelle realizzate nel 1939 nello studio di Muray e nel 1946 a New York, esposte in mostra come a ricostruire un album fotografico di famiglia.
La mostra fotografica di Nickolas Muray sarà ulteriormente arricchita. Il visitatore avrà infatti la possibilità di immergersi nei sentimenti e nelle emozioni che hanno caratterizzato l’artista: suggestiva e toccante la parte introduttiva multimediale che simula l’incidente che ha segnato la sua vita.
In mostra saranno presenti anche riproduzioni di ambienti, abiti messicani, gioielli e lettere d’amore tra Nickolas Muray e Frida Kahlo.
GIORNI ED ORARI DI APERTURA
La mostra sarà aperta:
dal martedì al venerdì dalle 10 alle 17.30
sabato e domenica dalle 10 alle 18.30
Ultimo ingresso consentito in mostra un’ora prima dell’orario di chiusura.
Aperture straordinarie:
14 febbraio dalle 10 alle 18.30
8 marzo dalle 10 alle 22
13 aprile (Pasquetta) dalle 10 alle 18.30
PREZZO BIGLIETTI
Intero: 14 euro
Ridotto generico (valido per over 65, under 12*, partners convenzionati, studenti universitari): 12 euro
Ridotto gruppi (per un minimo di 20 persone): 10 euro
Ridotto possessori di Tessera Musei: 10 euro
Ridotto cral: 10 euro
Ridotto scuole (per un minimo di 15 alunni): 8 euro
*I bambini al di sotto dei 6 anni entrano gratuitamente.
Open (per visitare la mostra in un giorno di apertura, senza decidere la data precisa al momento dell’acquisto; ideale nel caso si regali il biglietto per la mostra): 16 euro
Supplemento audioguida in mostra (facoltativo): 2 euro
I biglietti sono acquistabili in prevendita presso il circuito TicketOne (on-line su www.ticketone.it ed in tutti i punti vendita affiliati) da lunedì 9 dicembre.
Il costo di prevendita, da aggiungere ai prezzi sopracitati, è di base di 1,50 euro, ma cambia a seconda della modalità di acquisto scelta (ritiro presso il luogo dell’evento o spedizione a casa con corriere).
Durante i giorni e gli orari di apertura della mostra sarà possibile acquistare i biglietti anche direttamene al botteghino, senza costo aggiuntivo di prevendita, presso la Palazzina di Caccia di Stupinigi, in Piazza Principe Amedeo 7 a Nichelino (TO).
NOTA BENE: chi presenterà il biglietto di visita della Palazzina di Caccia di Stupinigi potrà entrare in mostra a prezzo scontato a 10 euro.
Info prenotazioni: per ulteriori informazioni/prenotazioni gruppi è possibile contattare la biglietteria di Next Exhibition srl al numero 380/1028313; e scrivere all’indirizzo e-mail: info@nextexhibition.it oppure a biglietteria@fridatorino.it
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