Tag: #turismotorino

  •  

    Vivi la storia di un cantiere secolare e scopri dall’interno le vicende del Santuario di Vicoforte, capolavoro del Barocco piemontese e della sua grandiosa cupola ellittica, la quinta al mondo per dimensioni.

    Entra nel cuore dell’opera d’arte con Magnificat: lungo un percorso appositamente messo in sicurezza, che interessa locali mai aperti al pubblico, potrai percorrere gli antichi camminamenti riservati agli addetti ai lavori  e raggiungere la sommità dell’edificio godendo di un affaccio mozzafiato dall’alto del cupolino a 75 metri di altezza.

    Una visita emozionante, un’avventura indimenticabile per conoscere, gradino dopo gradino, gli aspetti architettonici, storici, artistici e le sofisticate tecnologie che oggi consentono il costante monitoraggio di questo eccezionale monumento d’arte e di fede.

    CARLO EMANUELE I, IL DUCA CHE CREDETTE IN VICOFORTE (RIVOLI 1562 – SAVIGLIANO 1630)

    Carlo Emanuele I di Savoia, detto “Il Grande” e soprannominato dai sudditi “Testa di Fuoco” per le manifeste attitudini militari, è figlio di Emanuele Filiberto di Savoia e di Margherita di Francia.

    Ambizioso, sicuro di sé, cerca di espandere il proprio potere oltre la capitale del regno, impegnandosi maggiormente nelle terre di difficile controllo.

    Il monregalese era sicuramente una di queste, caratterizzata dallo spirito libero e intraprendente dei suoi cittadini, poco inclini a cedere a Torino il primato sul territorio.

    Dopo la distruzione della cattedrale di Mondovì (1573), sostituita dalla cittadella militare, il Duca Carlo Emanuele I prosegue l’azione di dominio sul territorio monregalese iniziata dal padre, decidendo strategicamente di realizzare a Vicoforte il Mausoleo di Casa Savoia.

    Morirà nel 1630 a Savigliano. Le sue spoglie sono conservate presso il Santuario: dopo la morte del Duca infatti, gli eredi scelsero la Basilica di Superga come sepolcro monumentale.

    #MAGNIFICATITALIA – Associa l’hashtag #magnificatitalia per le tue foto su Instagram

    7 aprile – 4 novembre 2018 | Salita e visita alla cupola del Santuario di Vicoforte – CN – Italia

  • Nella giornata di Pasqua potrete infatti approfittare dell’iniziativa promossa dal Mibact, il Ministero dei Beni Culturali, “Domenica al Museo” che prevede l’ingresso gratuito ai musei statali ogni prima domenica del mese.

    L’appuntamento coincide nel mese di aprile proprio con la giornata di Pasqua, durante la quale turisti e residenti potranno approfittare dell’ingresso gratuito in alcune aree museali della città. Un’ottima occasione per ammirare una parte del patrimonio artistico torinese senza spendere niente.

    Musei gratis

    – Armeria Reale
    Orario: Dalle 9.00 alle 19.00 (ultimo ingresso alle 18.30)
    Info: L’Armeria Reale: il museo di Armi e Armature di Torino

    – Palazzo Reale di Torino
    Orario: Dalle 9.00 alle 19.00 (ultimo ingresso alle 18.30)
    Info: Il Palazzo Reale di Torino, l’antico centro di potere della famiglia sabauda

    – Palazzo Carignano
    Orario: dalle 10.00 alle 18.00 (ultimo ingresso 17.00)
    Info: Palazzo Carignano, bellezza barocca nel cuore di Torino

    – Villa della Regina
    Orario: dalle 10.00 alle 18.00 (ultimo ingresso 17.00)
    Info: La Villa della Regina, il gioiello barocco sulla collina di Torino

    – Galleria Sabauda
    Orario: Dalle 9.00 alle 19.00 (ultimo ingresso alle 18.30)
    Info: La Galleria Sabauda di Torino

    – Museo di Antichità
    Orario: Dalle 9.00 alle 19.00 (ultimo ingresso alle 18.30)
    Info: Il Museo di Antichità di Torino, per scoprire la storia dell’uomo e del mondo!

    – Parco del Castello di Racconigi
    Orario: dalle 9.00 alle 19.00 (ultimo ingresso 18.00)
    Info: Sulle orme di casa Savoia: il Castello Reale di Racconigi

    – Castello Ducale di Aglié
    Orario: dalle 8.30 alle 19.30 (ultimo ingresso 18.00)
    Info: Il Castello Ducale di Aglié, sette secoli di storia e di bellezza

     

    Per maggiori informazioni potete consultare il sito ufficiale del Mibact.

  • Caravaggio Experience propone l’opera del celebre artista Michelangelo Merisi utilizzando un approccio contemporaneo.

    L’utilizzo di un sofisticato sistema di multi-proiezione a grandissime dimensioni, combinato con musiche suggestive e fragranze olfattive, porta il visitatore a vivere un’esperienza unica anche sul piano sensoriale, attraverso una vera e propria “immersione” personale nell’arte del maestro del Seicento.

    Nei grandiosi spazi architettonici della Citroniera Juvarriana della Reggia di Venaria, il visitatore resta “coinvolto” in uno spettacolo di proiezioni e musiche  della  durata  complessiva  di  50  minuti circa, in funzione contemporaneamente lungo tutto il percorso, senza interruzioni e a ciclo continuo, in cui sono evocate 57 opere del grande pittore.

    L’installazione ripercorre i temi dell’intera produzione caravaggesca: la luce, il naturalismo, la teatralità, la violenza; e termina con un “viaggio” ideale attraverso i luoghi di Caravaggio, seguendo cronologicamente le fasi principali della sua incredibile esperienza di vita.

    La mostra viene interrotta dal 19 giugno al 13 luglio, per il concomitante evento espositivo di

    Michael Nyman, in collaborazione con La Milanesiana – Consulenza scientifica di Claudio Strinati
    Mostra  prodotta  dal   Consorzio   La   Venaria   Reale   con   Medialart   srls,   in   collaborazione   con RomandRoma

    Dal 18 marzo 2017  al 1 ottobre 2017  –   Per info e costi sulla mostra

  • Palazzo Madama: Dall’Africa al museo

    Incontro con Ivan Bargna, antropologo dell’Università Milano Bicocca

    e Simonetta Castronovo, conservatore di Palazzo Madama

    L’incontro nasce dalla riflessione sull’avorio che caratterizza l’attuale momento storico: per reagire al bracconaggio di elefanti in continua espansione, esiste ora una rigida normativa internazionale che vieta il commercio di questo materiale, ma il rischio di estinzione degli elefanti non è scongiurato e alcune voci si stanno persino interrogando sull’opportunità (etica) di continuare a esporre i manufatti in avorio nei musei.

    Partendo dagli avori africani presenti nelle collezioni di Palazzo Madama e più in generale nei musei europei, Ivan Bargna ci riporterà in Africa, ripercorrendo la biografia culturale di questi oggetti, per mostrare come le loro vicende costituiscano un episodio delle relazioni interculturali e di dominazione che Europa e Africa hanno intrecciato nel corso dei secoli.

    L’artisticità di questi oggetti, la loro iconografia, i materiali di cui sono fatti e gli animali da cui provengono, ci parlano di mondi vicini e lontani che si incontrano e si scontrano cercando una difficile coabitazione, oggi come in passato.

    Ingresso conferenza euro 5

    (ridotto euro 2 Abbonati Musei Torino Piemonte)

    Prenotazione obbligatoria

    t. 011 4436999 (da lunedì a venerdì, orario 9,30-13 e 14-16)
    e-mail: didattica@fondazionetorinomusei.it

  • In tutto sono esposti fino all’11 settembre 2017 più di 130 oggetti, tra armi, strumenti musicali, oggetti sacri, ornamenti, in gran parte mai esposti prima d’ora al pubblico, entrati nelle collezioni di Palazzo Madama grazie alle donazioni di diplomatici, imprenditori, artisti, commercianti e aristocratici.

    Il 6 aprile nella Sala Atelier di Palazzo Madama apre la mostra Cose d’altri mondi. Raccolte di viaggiatori tra Otto e Novecento, un viaggio attraverso quattro continenti illustrato da opere d’arte provenienti dalle ricche collezioni etnografiche del museo e da prestiti di altri musei del territorio piemontese.

    Reperti archeologici dell’America pre-colombiana.

    Tamburi, sonagli e lire congolesi.

    Pagaie cerimoniali, clave e tessuti in corteccia d’albero provenienti dalle isole dell’Oceania.

    Testi sacri e sculture buddhiste.

    E ancora manufatti africani, maschere del Mali e della Nigeria; un meraviglioso pariko (diadema) di penne multicolori usato dai Bororo del Mato Grosso nelle cerimonie; opere queste provenienti rispettivamente da due importanti musei etnografici del territorio piemontese: il Museo Etnografico e di Scienze Naturali Missioni della Consolata di Torino e il Museo Etnologico Missionario del Colle Don Bosco.
    La mostra – curata da Maria Paola Ruffino e Paola Savio, storiche dell’arte di Palazzo Madama – riconduce a un’epoca in cui con sguardo positivista si studiavano i mondi lontani dall’Occidente e quindi esotici. Una stagione in cui i maggiori musei europei si aprirono ad accogliere reperti e manufatti di popoli e continenti diversi alla ricerca di nuove chiavi di lettura per la propria storia e cultura.

    A Palazzo Madama il percorso espositivo si articola in quattro principali sezioni: Africa, Asia, America e Oceania.

    Nell’Africa troviamo una selezione di armi e strumenti musicali raccolti dal marchese Ainardo di Cavour, durante un avventuroso viaggio compiuto nel 1862 nella regione detta Sennar (tra Egitto e Sudan), e da Tiziano Veggia, che lavora nella prima metà del Novecento alla costruzione di ferrovie in Congo, nonché dai Missionari della Consolata, in contatto con numerose etnie, quali i Bambara nel Mali, gli Yoruba in Nigeria e i nomadi Beja.

    Dall’Asia proviene la collezione di sculture sacre, stoffe, avori intagliati ed altri oggetti d’uso, esposta per la prima volta, che l’imprenditore Bernardo Scala nel 1880 porta con sé al suo rientro dallo Stato del Myanmar (allora detto Birmania). Di particolare fascino sono i testi buddhisti in lingua Pali, scritti su foglie di palma dorate e chiusi da tavolette in lacca rossa e oro che sono stati restaurati per la mostra, e gli oggetti provenienti dalla Corea donati dal conte Ernesto Filipponi di Mombello nel 1888: ventagli in carta di gelso dipinta e un libro che mostra esempi delle Cinque Relazioni Umane confuciane, in scrittura cinese e coreana a scopo divulgativo.

    Nella seconda metà dell’Ottocento s’intensificano i viaggi oltreoceano, come testimoniano le numerose raccolte rappresentate nella sezione dedicata all’America.

    Dal Messico provengono gli oggetti precolombiani donati al museo nel 1876 dall’imprenditore Zaverio Calpini. Reperti rari e preziosi quali le sculture olmeche, urne cinerarie zapoteche, ornamenti d’oro e idoli della cultura Maya, Mixteca e Azteca, e anche manufatti più comuni quali gli stampi in terracotta a rilievo per decorare il corpo o i rocchetti in ossidiana da inserire nei lobi delle orecchie, che trovano sintonie inaspettate negli usi e nella cultura contemporanea.

    Dal Perù arrivano i pettorali e pendenti in argento e oro donati da Giovanni BattistaDonalisio, console di Panama. Resta invece ignoto il nome di chi abbia offerto al museo di Palazzo Madama la collana d’artigli di giaguaro dell’America centrale; inquietante quasi quanto la Tsantsa, la testa umana miniaturizzata portata sul petto quale trofeo dai guerrieri della tribù Jívaro in Ecuador, offerta ai concittadini da Enrico della Croce di Dojola nel 1873.

    L’Oceania costituisce l’ultima sezione della mostra, con una selezione tra gli oltre 200 oggetti donati nel 1872 da Ernesto Bertea. Avvocato e pittore, Bertea non viaggia personalmente oltreoceano, ma acquista forse a Londra questo eccezionale nucleo di manufatti provenienti dalle isole polinesiane e Salomone, di pregio pari a quelli del British Museum. Tra gli oggetti esposti delle clave rompitesta, lance, fiocine, pagaie cerimoniali dipinte e intagliate a intrecci geometrici e alcuni tapa, tessuti fatti di fibra di corteccia battuta e decorata a stampo con motivi di linee e geometrie regolari.

    Il percorso nel suo articolarsi è carico di sorprese e suggestioni e consente di scoprire opere esteticamente insolite e stupefacenti a tal punto da sembrare oggetti attinenti a certa illustrazione fantasy contemporanea o persino progettati da culture extraterrestri.

  • LA SACRA DI SAN MICHELE CANDIDATA A PATRIMONIO DELL’UNESCO

    Oggi al Circolo dei Lettori, via Bogino 9, a Torino è stata  presentata la candidatura della Sacra a Patrimonio dell’Umanità Unesco.

    Sono stata alla Sacra in una giornata uggiosa, le nuvole che la avvolgevano le concedevano un’aria ancor più mistica e misteriosa. Bellissimo !

    Sacra di San Michele monumento simbolo della Regione Piemonte e luogo che ha ispirato lo scrittore Umberto Eco per il Best-seller  “Il nome della Rosa”.

    Antichissima Abbazia costruita tra il 983 e il 987 , dall’alto dei suoi torrioni si possono ammirare il capoluogo piemontese e un  panorama mozzafiato della Val di Susa.

    All’interno della Chiesa principale della Sacra, risalente al XII secolo, sono sepolti membri della famiglia reale di Casa Savoia.

    Dedicata al culto dell’Arcangelo Michele, difensore del popolo cristiano, la Sacra di San Michele fa parte di una via di pellegrinaggio lunga oltre 2000km che va da Mont Saint-Michel, in Francia, a Monte Sant’Angelo, in Puglia.

    La storia, il valore spirituale e il paesaggio che la circonda rendono la Sacra una meta di richiamo per visitatori da tutta Europa: pellegrini, fedeli, turisti.

    Durante le visite si possono ammirare:

    • museo del quotidiano che raccoglie oggetti d’uso di altri tempi, la
    • biblioteca che conta circa 10.000 volumi,
    • le antiche sale di Casa Savoia e, ancora, sepolcri, archi, portali e opere pittoriche da scoprire in autonomia o accompagnati da una guida ufficiale a vostra disposizione.

    Per informazioni e Costi 

    Calendario Eventi 2017

  • Museo bello! di grande interesse improntato all’arte orientale .

    Non me lo sarei aspettata! Una mattina passata al MAO con effetto sorpresa.

    Collocato in uno stabile d’epoca, dislocato su piani, pezzi unici nel loro genere e provenienti da tutto l’Oriente, un riferimento di livello per appassionati di arte orientale.

    E’ necessario ritagliarsi due ore per la visita, perché è un museo da seguire e da metabolizzare.

    Permette di spaziare tra culture lontane e scoprire similitudine con la nostra e grandi differenze.

    Il percorso di visita è tranquillo, curato nei minimi dettagli, poco affollato, situazione favorevole per immergersi nella storia di culture lontane, eccellente e indimenticabile.
    Ho visitato il MAO durante l’esposizione di marionette e burattini della mostra “Le figure dei sogni”, prima mostra in Italia dedicata interamente la teatro di figura orientale.

    Allestimento affascinante, ricco di suggestioni e colori: ho fatto un percorso scolastico, imparando una che l’arte teatrale delle figure umane accomuna tutti i popoli del mondo, e le somiglianze tra loro maggiori delle differenze.

    In mostra 400 figure dalla collezione personale di Augusto Grilli, appassionato collezionista e fondatore della compagnia che porta il suo nome, per scoprire il mondo affascinante e complesso delle ombre, dei burattini e delle marionette cinesi, indiane, nepalesi, vietnamite, giavanesi, birmane, turche e greche.

    La mostra è un viaggio itinerante attraverso le diverse aree culturali, per condurre il visitatore alla scoperta degli straordinari aspetti del teatro di figura.

    Il wayang kulit, il teatro delle ombre giavanesi, dal 2003 è stato proclamato dall’Unesco parte del Patrimonio orale e immateriale dell’umanità.

    Questo massimo riconoscimento, conferito a un’arte ingiustamente ritenuta ancora oggi secondaria e popolare, sottolinea l’importanza che da secoli ha il teatro di figura in Oriente.

    L’allestimento della mostra mette in contatto diretto il pubblico con gli oggetti esposti ed è concepito in modo da rendere vive le figure, proponendo la ricostruzione di alcuni teatrini orientali.

    La mostra LE FIGURE DEI SOGNI è realizzata dal MAO Museo d’Arte Orientale in collaborazione con l’Associazione Culturale A.G.S.T. – Augusto Grilli Spettacoli Torino.

    Con il supporto di Turkish Airlines

    Le figure dei Sogni – Museo Arti Orientali di Torino

     

  • REGGIA DI VENARIA e  i capolavori dell’arte fiamminga –

    Nelle Sale delle Arti della Reggia di Venaria è in esposizione fino al 19 febbraio 2017 la mostra che omaggia la più importante famiglia di artisti fiamminghi tra il XVI e il XVII secolo.

    Un cammino espositivo alla volta del genio artistico di cinque generazioni Brueghel, maestri del dettaglio (nella pittura di flora, fauna e oggetti), che hanno saputo incarnare l’epoca d’oro della pittura fiamminga, dal capostipite Pieter Brughel il Vecchio, continuata poi dai figli Pieter Brueghel il Giovane e Jan Brueghel il Vecchio, detto anche dei Velluti per la sua straordinaria perfezione pittorica.

    Brughel a La Venaria Reale

    L’esposizione prevede alcune opere di Pieter Brueghel il Vecchio risalenti al periodo del suo massimo splendore, il Cinquecento. I temi trattati dalle opere sono molteplici: Le sette opere di misericordia (1616-18 circa) di Pieter Brueghel il Giovane concentrata sulla vita per come effettivamente si svolge, sulle opere di carità, ma anche sulle debolezze e sulle miserie quotidiane. La Natura, forte e vigorosa, che sovrasta l’uomo spesso succube e sottomesso di fronte alla sua potenza, viene rappresentata in tutta la sua bellezza, con minuzia e nel dettaglio in Paesaggio con la parabola del seminatore di Pieter Brueghel il Vecchio e Jacob Grimer del 1557.

    La figura dei Brueghel buffi e contadini, lascia nel tempo spazio ad una critica fin troppo intellettualistica, densa di implicazioni esoteriche, politiche e moralistiche. L’attenzione alla cultura, la raffinatezza, la sottile vena ironica delle opere,  la ricerca del vero e del reale a tutti i costi, il senso per il movimento, la composizione, il colore sobrio e vivo non lascia le regole pittoriche precludendo la bellezza classica.

    Grazie a questo, i Brueghel appaiono come vitali e moderni, giustificando il grande interesse che tutt’oggi il pubblico nutre per le loro opere.

    La mostra raccontata dai visitatori

    La mostra è prodotta e organizzata da Arthemisia Group nelle Sale delle Arti della Reggia di Venaria e curata da Sergio Gaddi e Andrea Wandschneider, Direttore del Paderborn Städtische Galerie in der Reithalle.

    Con il Patrocinio della Città di Torino.

     

HTML Snippets Powered By : XYZScripts.com