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  • John Constable. Paesaggi dell’anima

    Dal 25 Ottobre 2022 al 05 Febbraio 2023

    VENARIA REALE | TORINO

    Dopo la grande mostra Una infinita bellezza. Il paesaggio in Italia dalla pittura romantica all’arte contemporanea (conclusa a febbraio del 2022), la Reggia di Venaria, complesso monumentale alle porte di Torino, prosegue l’indagine avviata nel 2021 sul tema del paesaggio allargando lo sguardo in ambito europeo e propone per la prima volta in Italia una mostra monografica dedicata al celebre artista inglese John Constable (1776-1837), massimo esponente della pittura romantica inglese insieme a Joseph M. William Turner.
    L’esposizione racconta e ripercorre cronologicamente tutta la vicenda artistica del celebre pittore attraverso le opere della Tate UK ed è organizzata in collaborazione con questa prestigiosa istituzione, nell’ambito dell’accordo quadro siglato lo scorso anno con Fondazione Torino Musei – GAM Galleria d’Arte Moderna di Torino.
    Il percorso espositivo è costituito da oltre cinquanta opere, che vanno dagli schizzi e dai dipinti di piccole dimensioni realizzati en plein air, in modo precocemente impressionista, per arrivare ai più importanti e vasti paesaggi romantici, quali la celebre veduta di Stratford Mill, raffiguranti luoghi nelle immediate vicinanze del villaggio natio dell’artista, Dedham Vale, nella contea del Suffolk.Luoghi d’affezione, sentimentalmente importantissimi per questo grande pittore che – a differenza dell’altrettanto celebre Turner, grande viaggiatore – non si allontana mai dall’amata Inghilterra e raffigura la Natura in chiave “pittoresca”, per usare la nota terminologia dell’Estetica del filosofo Immanuel Kant. Distinguendosi così da Turner – pittore del “Sublime”, ovvero di una Natura che affascina ma incute anche timore e persino terrore nell’Uomo, come una tempesta di mare, o una tormenta di neve – Constable raffigura una Natura accogliente, rassicurante, nella quale ci si può rilassare sereni.Mentre Turner viaggiava incessantemente dalla Gran Bretagna nell’Europa continentale, Constable concentrò la sua pittura su luoghi strettamente associati alla sua vita e alla sua famiglia. Le sue immagini presentano la campagna ridente e rigogliosa del Suffolk, dove è nato e cresciuto, e anche le splendide cittadine di Salisbury, Hampstead e Brighton che frequenta in compagnia della famiglia e degli amici. Luoghi emblematici per la storia dei suoi “affetti”, come scrisse il suo principale biografo Charles Robert Leslie.
    In mostra troviamo anche opere di artisti coevi di Constable, in alcuni “casi concorrenti”, come Turner, John Linnell, Benjamin West e altri, il cui lavoro s’intreccia e confronta con quello di Constable.

    La Tate possiede la più importante collezione del mondo di opere di Constable. La mostra abbraccia l’intero arco cronologico della sua produzione e comprende paesaggi, disegni, acquerelli, incisioni e ritratti. Dopo questa tappa alla Reggia di Venaria, le opere torneranno nel Regno Unito alla Tate e per lungo tempo non saranno più visibili fuori dall’Inghilterra.   Il progetto di allestimento della mostra, a cura di Studio Fludd, interpreta il tema della contemplazione del paesaggio in chiave minimalista e atmosferica. All’interno del percorso l’uso del colore si sviluppa per assonanze e contrasti, ricercando un equilibrio tra tonalità ricche e ariose, ricombinate e rivelate da accostamenti inediti. Le opere di Constable hanno ispirato una ricerca di atmosfere cangianti: nelle stanze, nubi semitrasparenti dialogano con l’opaca morbidezza delle superfici dipinte.

    La qualità della resa cromatica è stata supportata da Rezina, marchio torinese di riferimento nel campo delle finiture, che per questo progetto ha selezionato come partner internazionale il brand Little Greene, azienda d’eccellenza della tradizione artigianale inglese che collabora con il National Trust, ente di tutela del patrimonio storico artistico del Regno Unito.

    LE SEZIONI TEMATICHE

    John Constable nacque nel 1776 nel villaggio di East Bergholt, nella Contea del Suffolk, in quella parte sud-orientale dell’Inghilterra nota come East-Anglia. Nei pressi di East Bergholt, a Flatford, il padre possedeva un mulino e sperava che, dopo la sua morte, il figlio avrebbe continuato la redditizia attività di mugnaio. Tuttavia John desiderava diventare un artista e nel 1799 il padre gli concesse di frequentare la Royal Academy of Fine Arts di Londra.
    Sebbene fosse molto abile nel disegno anatomico, la crescita di Constable come artista fu lenta. Volendo affermarsi nella pittura di paesaggio, incontrò molte difficoltà nel seguire questa scelta. Tra la fine del 1700 e l’inizio dell’1800 prevaleva infatti la rappresentazione del paesaggio “ideale” o “istoriato”, seguendo il modello di grandi maestri francesi come Claude Lorrain e Nicholas Poussin. A differenza di loro, Constable amava dipingere il paesaggio che lo circondava, in particolare quello della sua amata cittadina natale, in modo diretto e il più possibile “veritiero”: idea rivoluzionaria per l’epoca.
    Benché avesse esposto per la prima volta i suoi paesaggi alla Royal Academy già nel 1802, Constable dovette attendere fino al 1819 per diventarne membro “associato” e divenne Accademico a pieno titolo solo nel 1829.
    Nel 1816 sposò il suo primo grande amore, Mary Bicknell, ed ebbero sette bambini. Si stabilirono nel quartiere londinese di Bloomsbury nel 1817. Da quel momento in poi, non trascorrendo più molto tempo nel Suffolk, Constable iniziò a dipingere i suoi paesaggi in studio, affidandosi alla memoria.
    Cominciò anche a dipingere i nuovi luoghi che via via frequentava e che avevano un legame con la sua famiglia. Infatti quando la moglie si ammalò di tubercolosi, nel 1819 Constable si trasferì con la famiglia a Hampstead, in campagna a nord di Londra per trovare un’aria più salubre.

    Nel 1824 incominciò ad andare al mare a Brighton, sulla Manica, con la speranza che il clima marino più mite potesse contribuire alla guarigione dell’amatissima moglie. Mary invece morì di lì a poco, nel 1828, a soli quarant’anni. Una perdita per lui dolorosissima.

    • SUFFOLK

    I dintorni di East Bergholt e di Flatford, dove Constable era cresciuto, sono stati per tutta la sua vita i luoghi dei più bei ricordi d’infanzia. Nel 1821, ricordando i paesaggi del Suffolk in una lettera al suo grande amico, l’Arcidiacono John Fisher, dichiarò: «La pittura è solo un altro modo di esprimere un sentimento. Collego la mia infanzia spensierata a tutto ciò che circonda le rive del fiume Stour. Esse hanno fatto di me un pittore e ne sono grato».
    Il Suffolk era una regione agricola, non tenuta in grande considerazione dagli artisti dei primi anni del XIX secolo. Thomas Gainsborough (1727-1788), artista apprezzato da Constable, aveva in precedenza dipinto lo stesso territorio. Panorami intravisti attraverso il bosco o scorci lungo i sentieri di campagna.
    Il sentiero denominato “Fen Lane”, che Constable era solito percorrere ogni giorno per andare a scuola a Dedham, divenne il soggetto di un suo dipinto del 1817 mai terminato. Ritornò sullo stesso soggetto nel 1826, dipingendone una versione più grande, The cornfield (Il campo di grano), che inviò alla Royal Academy quello stesso anno e che oggi è uno dei suoi dipinti più famosi conservato alla National Gallery di Londra. Constable amava dipingere anche la sua casa a East Bergholt e il panorama che ammirava dalla casa di suo padre.

    • DIPINGERE LA NATURA
    Nel 1802 Constable iniziò a dipingere per la prima volta en plein air con la tecnica ad olio, pratica che divenne suo tratto distintivo tra 1809 e 1829. In precedenza utilizzata dagli artisti europei del Seicento principalmente come pratica formativa, per Constable la pittura all’aperto era invece qualcosa di più importante, un modo per catturare l’essenza della Natura, che definì «la sorgente da dove tutto deve nascere».La maggior parte dei suoi bozzetti ad olio che ritraggono la natura vennero realizzati su tele di piccole dimensioni e raffigurano principalmente il paesaggio nei pressi del Mulino di Flatford o poco più lontano. Tuttavia, specialmente all’inizio della sua carriera, Constable realizzò anche opere en plein air di formato più grande. Nel 1809 dipinse la tela di media dimensione Malvern Hall nell’arco di una sola giornata.
    Tra il 1814 e il 1817, dipinse opere più grandi, quasi interamente all’aria aperta. Un esempio è Fen Lane, East Bergholt, 1817, che presenta uno sfondo non finito, probabilmente da terminare una volta tornato a Londra. In questo periodo Constable sviluppò infatti l’idea di dipingere nel suo studio grandi tele, denominate “sei piedi”, attingendo alla sola memoria.
    Anche J.M.W. Turner (1775 – 1851) dipinse bozzetti a olio lungo le rive del Tamigi, nella zona occidentale di Londra, nel 1805 e piccoli schizzi a Devon nel 1813. Tuttavia, a differenza di Constable, Turner non cercò mai di dipingere quadri più elaborati all’aperto.
    • LE PRIME INFLUENZE E I PITTORI CONTEMPORANEI
    Quando Constable arrivò a Londra nel 1799 per studiare pittura aveva già avuto alcuni contatti con il mondo artistico e ben presto se ne creò di nuovi. Frequentò Sir George Beaumont (1753 – 1827), un importante collezionista e pittore dilettante, del quale era solito visitare la raccolta di dipinti di Grandi Maestri per ricopiare composizioni paesaggistiche, come nel caso di quelle di Alexander Cozens (1717-1786).
    Quando andò a studiare alla Royal Academy conobbe il pittore statunitense Benjamin West (1738-1820), la cui lezione, secondo la quale «luci e ombre non sono mai immobili», gli sarebbe tornata utile per tutto il resto della vita. Come altri artisti britannici  dell’epoca, quali John Linnell e Cornelius Varley, anche Constable ricorse talvolta alla tecnica dell’acquerello per catturare gli  effetti della luce in rapido cambiamento.
    Il famoso pittore paesaggistico coevo di Constable, J.M.W. Turner, eccelleva nella tecnica dell’acquerello e se ne servì per tutta  la vita. Viaggiò per il continente europeo alla ricerca di soggetti “pittoreschi” che potessero poi essere riprodotti in incisioni e venduti ai collezionisti interessati alle opere paesaggistiche di antiquariato. Constable preferiva invece usare abitualmente l’olio anziché l’acquerello e non viaggiò mai al di fuori della Gran Bretagna.
    • VIA DALLA CITTÀ: LA CAMPAGNA DI HAMPSTEAD E LA MALATTIA DELLA MOGLIE
    Nel luglio del 1819 Constable prese un alloggio per la sua famiglia a Hampstead, in campagna, affinché la moglie malata potesse beneficiare dell’aria più pulita. La famiglia sarebbe ritornata a Hampstead più volte nelle estati successive, trasferendosi lì in maniera più stabile nel 1827 quando Constable affittò una casa a Well Walk. Hampstead a quell’epoca era ancora un villaggio, situato su un altopiano a pochi chilometri a nord di Londra, con la quale era collegato attraverso un servizio di carrozze. Sperava così di poter «unire la vita di città con quella di campagna».
    Constable fu subito attratto dal dipingere i sentieri, gli alberi e gli angoli nascosti del villaggio di Hampstead. Apprezzava la brughiera aperta con i suoi sinuosi sentieri, specchi d’acqua, gli operai impegnati a estrarre la ghiaia e i suoi cieli dinamici e burrascosi. Fu a Hampstead che l’artista dipinse i suoi famosi studi del cielo realizzati a olio. Molti di questi presentano annotazioni dettagliate sulle condizioni climatiche al momento della loro realizzazione. In Cloud Study (Studio di nuvole), 1822, è stato annotato: «27 ago, 11 in punto. Mezzogiorno Guardando a ovest Grandi nuvole argentee Vento leggero a sud ovest». È straordinaria l’accuratezza della rappresentazione e l’elevata espressività.
     
    • IL MARE DI BRIGHTON E LA CATTEDRALE DI SALISBURY
    Tra il 1824 e il 1828 Constable soggiornò prolungatamente a Brighton, sulla costa sud dell’Inghilterra. I medici avevano consigliato l’aria del mare per curare la tubercolosi della moglie Mary. In quelle occasioni Constable andava alla ricerca di spiagge isolate o angoli meno popolati sulle colline di Downs. Decise però di dipingere una parte affollata della spiaggia di Brighton per uno dei suoi dipinti più grandi e ambiziosi, The Chain Pier, Brighton, esposto presso la Royal Academy nel 1827. Turisti vestiti alla moda si mescolano ai tradizionali pescatori sotto un cielo tempestoso.
    Se i soggiorni di Constable a Brighton erano dovuti a obblighi familiari, il suo legame con Salisbury si sviluppò invece per la stretta amicizia con due alti prelati anglicani della Cattedrale del posto: il Vescovo John Fisher e suo nipote, l’Arcidiacono John Fisher. Soggiornò spesso presso la casa chiamata Leydenhall, nel Cathedral Close, dove, da una delle finestre, dipingeva i cieli che si affacciavano sul crinale di Harnham. Fu sempre lì nel 1829, l’anno successivo alla morte di Mary, che l’Arcidiacono Fisher incoraggiò l’artista a immergersi nel lavoro per distrarsi dal dolore e a dipingere un’ampia veduta della Cattedrale.
    Salisbury Cathedral from the Meadows (La Cattedrale di Salisbury vista dai campi), 1831, è oggi uno dei dipinti più famosi di Constable.  
    • GLI ULTIMI ANNI DI VITA
    All’inizio del 1829, Constable ricevette il prestigioso riconoscimento a lungo agognato di Accademico della Royal Academy. Era ora libero di dipingere senza doversi preoccupare della reazione dei critici.
    Rimasto vedovo e in condizioni di salute precarie, iniziò a pensare alla sua eredità. Progettò una serie di stampe, English Landscape (Paesaggio inglese), 1830-32, riproduzioni dei suoi lavori che meglio dimostravano il “Chiaroscuro della Natura” o le luci e le ombre, che descrive come «potenti organi di espressione».
    La principale preoccupazione negli ultimi anni rimase però quella della pittura a olio. Nel 1832 riuscì a terminare la grande tela, The Opening of Waterloo Bridge (L’apertura del Ponte di Waterloo), che rende omaggio alle scene sul Tamigi dipinte nel XVIII secolo da Canaletto. Il dipinto fu la causa di una famosa disputa con Turner quando venne esposto alla Royal Academy di Londra quello stesso anno. Da allora Constable ritornò spesso a lavorare su vecchi soggetti, includendo caratteristiche immaginifiche di un paesaggio “pittoresco”. L’aggiunta dell’arcobaleno divenne il suo tema preferito. Ciò che hanno in comune tutte le ultime opere è la qualità altamente espressiva delle pennellate.
    Constable morì improvvisamente a Bloomsbury nel marzo del 1837 e fu sepolto accanto a sua moglie Mary nel cimitero della chiesa di St John a Hampstead. Un giornalista nel necrologio commentò «che immensa perdita per l’Academy e per il pubblico; tutte le sue opere, adesso che se ne è andato, riceveranno una grandissima stima». E così fu.
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    VENARIA REALE | TORINO

    LUOGOReggia di Venaria Reale

    INDIRIZZO: Piazza della Repubblica 4

    COSTO DEL BIGLIETTO

    • Intero: 12 euro
    • Ridotto: 10 euro | Gruppi di min. 12, max. 25 persone Ridotto ragazzi: 6 euro | Under 21 (ragazzi dai 6 ai 20 anni) e universitari under 26
    • Scuole: 3 euro | Classi min. di 12, max 25 studenti; gratuito per 1 accompagnatore ogni 12 studenti
    • Gratuito: Minori di 6 anni
    SITO UFFICIALE: http://lavenaria.it
  • Prima grande esposizione in Italia sulla rappresentazione del cane nella storia dell’arte, con una raccolta di manufatti, sculture, dipinti, incisioni, disegni e fotografie opera di specialisti animalisti e di alcuni fra i massimi artisti di tutti i tempi, dall’età classica ad oggi.

    La mostra, a cura di Francesco Petrucci, è organizzata da Glocal Project Consulting S.R.L. e Consorzio delle Residenze Reali Sabaude, da un’idea di Fulco Ruffo di Calabria.

    La mostra ha come tema la costante presenza del cane nell’universo figurativo occidentale. Nonostante sia stato per lo più un motivo accessorio nella pittura di storia, questo compagno fedele dell’uomo si è guadagnato nel tempo una sua propria autonomia iconografica. Secondo solo alla figura umana, il cane è infatti l’animale più rappresentato nella storia dell’arte, a dimostrazione del profondo legame affettivo ed empatico che li unisce, travalicando sovente gli aspetti del decoro formale.

    In tale contesto, La Venaria Reale di Torino, che fu per secoli il teatro di caccia dell’aristocrazia Sabauda, è il luogo più appropriato per presentare una mostrasull’iconografia canina.

    L’esposizione è articolata in cinque grandi sezioni:

    Cani nell’antichità, con sculture e manufatti della civiltà greco-romana;

    Cani in posa, con ritratti di cani, in posa o in azione (XVI-XXI secolo);

    Cani, uomini e donne in posa, ove uomini, donne e bambini sono ritratti a fianco di uno o più cani (XVI-XXI secolo);

    Cani in scena, ove il cane è inserito all’interno di episodi storici, di vita reale, religiosa o allegorica, come presenza costante accanto alla vita dell’uomo (XVI-XXI secolo);

    Cani immaginari, ove l’immagine del cane è trasfigurata attraverso la fantasia degli artisti, compreso il mondo del fumetto (XVI-XXI secolo).

    Prestigiosa la serie di capolavori esposti, a partire dal pompeiano Cave Canem del Museo Archeologico di Napoli, provenienti da importanti musei nazionali ed internazionali, come i Musei Vaticani, gli Uffizi, la Reggia di Caserta, i Musei Civici di Trieste, il Palazzo Chigi di Ariccia, la Galleria Nazionale di Sofia, il Museo Nazionale della Scienza e della Tecnologia di Milano, il Museo Archeologico Antonio Salinas di Palermo.

    Sono presenti opere di insigni artisti tra ‘500 e ‘700, come Jacopo Bassano, Frans Snyders, Luca Giordano, Sebastiano Ricci, Giovan Battista Tiepolo, Antonio Canova, fino a contemporanei come Eliott Erwitt, Keith Haring e molti altri.

    Reggia di Venaria – per maggiori info

  • Sebastião Salgado racconta la bellezza del nostro pianeta.

    Genesi è la ricerca del mondo delle origini, come ha preso forma, si è evoluto, è esistito per millenni prima che la vita moderna accelerasse i propri ritmi e iniziasse ad allontanarci dall’essenza della nostra natura. È un viaggio attraverso paesaggi terrestri e marini, alla scoperta di popolazioni e animali scampati all’abbraccio del mondo contemporaneo. La prova che il nostro pianeta include tuttora vaste regioni remote, dove la natura regna nel silenzio della sua magnificenza immacolata; autentiche meraviglie nei Poli, nelle foreste pluviali tropicali, nella vastità delle savane e dei deserti roventi, tra montagne coperte dai ghiacciai e nelle isole solitarie. Regioni troppo fredde o aride per tutto tranne che per le forme di vita più resistenti, aree che ospitano specie animali e antiche tribù la cui sopravvivenza si fonda proprio sull’isolamento. Fotografie, quelle di Genesi, che aspirano a rivelare tale incanto; un tributo visivo a un pianeta fragile che tutti abbiamo il dovere di proteggere.   Lélia Wanick Salgado curatrice della mostra.

    Uffici stampa

    Venaria Reale Comunicazione e Stampa Residenze Reali Sabaude
    Catalogo Mostra Contrasto 
    Immagini Civita

  • “…Non hanno paura di voi, hanno paura di quello che voi rappresentate per loro: la libertà!” 
    (Dal film Easy Rider)

    Dal 18 luglio è  presente presso la Venaria Reale negli spazi della Citroniera delle Scuderie Juvarriana, la una mostra-happening : Easy Rider, il mito della motocicletta come arte.

    Indaga sulle varie componenti produttive e stilistiche, ma soprattutto i suoi significati antropologici di fuga dal mondo, libertà e la corsa verso l’ignoto.

    La motocicletta, tra stile, velocità, prestazioni, ha alimentato diversi miti: il viaggio, la conquista della libertà, la solitudine nel paesaggio. Capire il motore, saperlo ascoltare, curare, guarire.

    L’estetica della motocicletta incontra il mondo della cultura alta, solo apparentemente distante: letteratura, cinema, arti visive, fotografia. E ancora: moda, design, costume e società.

    Attraverso l’esposizione di modelli storici, entrati nell’immaginario collettivo, la mostra racconta una serie di episodi di una storia straordinaria diventata leggenda: Stile, forma e design italiano (Guzzi, Ducati, Gilera); Sì viaggiare (Harley Davidson, Norton, BMW, Honda); Mal d’Africa (Yamaha, KTM); Il Giappone e la tecnologia (Suzuki, Honda, Kawasaki, Yamaha).

    Honda, protagonista della rinascita industriale nipponica del secondo dopoguerra e da sempre punto di riferimento per il suo avanguardismo tecnologico ed estetico, non poteva mancare.

    L’esposizione, attraverso riferimenti espliciti e suggestioni indirette, crea un connubio tra oltre cinquanta modelli di moto e opere d’arte contemporanea, come quelle, tra le altre, di artisti del calibro di Antonio Ligabue, Mario Merz e Pino Pascali. 7

    Gli spettatori della mostra Easy Rider – Il mito della motocicletta come arte –  potranno essere protagonisti di questo incontro tra arte e design scattandosi un selfie in sella alla Honda CB1000R.

    Basterà poi pubblicarlo sui propri profili social (Facebook, Instagram, Twitter) con l’hashtag #MostraEasyRider e #CB1000Rart . Ogni mese, da luglio a febbraio 2019, le 10 foto ritenute più ‘originali’ da una speciale giuria Honda, saranno pubblicate sul profilo ufficiale Facebook Honda Moto che vanta oltre un milione fan.

    La Venaria Reale con il Patrocinio della Città di Torino e Honda partecipa come ‘Art Supporter’ alla mostra Easy Rider

    Per la realizzazione della mostra si ringraziano:

    Il MAUTO – Museo Nazionale dell’Automobile di Torino per il prestito della Gilera Grand Prix (1952);

    Museo del Sidecar di Cingoli che ha concesso il prestito delle Triumph TR6 Duplex (1961), Harley-Davidson HYdra Glaide Chopper (1949), Triumph
    thunderbird duplex (1961);

    Museo Ducati di Bologna con le Ducati 916 (1994), Ducati Desmosedici MOTO GP (2009) e Harley-Davidson XLH 883;

    Museo Nazionale del Motociclo di Rimini presente in mostra con la Moto Guzzi GTW 500 (1937) di Ligabue

    Museo Piaggio di Pontedera presente in Venaria con la Vespa di Bettinelli (1992)

    Museo Moto Guzzi con la Guzzi V7 (1969).

    Per maggori informazioni 

     

  • “Fatevi Rapire” è la nuova campagna pubblicitaria “spaziale” delle Residenze Reali Sabaude “extra Reali”  che apre il nuovo anno della Reggia di Venaria. Messaggio chiaro di crescita comune con le altre residenze , grazie anche al  numero sempre crescente di visitatori.

    La stagione delle mostre tocca più settori e argomentazioni: moda, design, costume e società.

    Il 17 marzo fino al 15 luglio 2018 si inaugurata la prima mostra  del 2018 “Genio e Maestria. Mobili ed ebanisti alla corte sabauda tra Settecento e Ottocento mobili d’arte di eccezionale rilevanza realizzati dai maggiori ebanisti e scultori dell’epoca (Luigi Prinotto, Pietro Piffetti,

    Giuseppe Maria Bonzanigo e Gabriele Capello detto “il Moncalvo”), alcuni mai esposti prima, grazie a prestiti di importanti istituzioni museali e di collezionisti piemontesi ed internazionali: due secoli di storia dell’arredo in circa 130 opere.

    Il 22 marzo il fotografo brasiliano Sebastião Salgado , il più importante fotografo documentario del nostro tempo, con il suo ultimo lavoro «Genesi»

    È un progetto iniziato nel 2003 e durato 10 anni, un canto d’amore per la terra e un monito per gli uomini.  Oltre 200 eccezionali immagini compongono un itinerario fotografico in un bianco e nero di grande incanto, raccontano la rara bellezza del patrimonio unico e prezioso di cui disponiamo, il nostro pianeta, con sguardo straordinario ed emozionante sui luoghi che vanno dalle foreste tropicali dell’Amazzonia, del Congo, dell’Indonesia e della Nuova Guinea ai ghiacciai dell’Antartide, dalla taiga dell’Alaska ai deserti dell’America e dell’Africa fino ad arrivare alle montagne dell’America, del Cile e della Siberia. Uno sguardo appassionato, teso a sottolineare la necessità di salvaguardare il nostro pianeta, di cambiare il nostro stile di vita, di assumere nuovi comportamenti più rispettosi della natura e di quanto ci circonda, di conquistare una nuova armonia. Un viaggio alle origini del mondo per preservare il suo futuro.

    Dal 28 marzo al 16 settembre 2018  – La fragilità della bellezza. Tiziano, Van Dyck, Twombly e altri 200 capolavori restaurati La mostra -che costituisce la fase conclusiva della XVIII edizione di Restituzioni, il programma di salvaguardia e valorizzazione che Intesa Sanpaolo conduce da quasi trent’anni a favore del patrimonio artistico nazionale- presenta 81 nuclei di opere, per un totale di oltre 200 manufatti restaurati con il sostegno di Intesa Sanpaolo nel biennio 2016-2017, provenienti da 17 Regioni italiane (più una presenza estera, da Dresda), e che coprono un arco cronologico che va dall’antichità al contemporaneo.

    Dal 6 aprile al 20 maggio 2018 – Architetture e prospettive. Massimo Listri alla Venaria RealeNella spettacolare Citroniera juvarriana, Massimo Listri espone alcune delle sue magistrali fotografie di architetture, realizzate appositamente, della Reggia di Venaria e di altri straordinari edifici storici.

     Dal 19 maggio al 30 settembre 2018 “Preziosi strumenti, illustri personaggi” Liuteria e Musica tra Seicento e Novecento in Europa. La mostra racconta, ponendoli in relazione, quattro secoli di liuteria e collezionismo, musica e musicisti, nobiltà e mecenatismo: violini, viole, chitarre a 5 ordini, mandolini, chitarre-lira, arpe, ghironde e salteri costruiti da sommi liutai, riconosciuti ed apprezzati in tutto il mondo: da Stradivari a Guarneri “del Gesù”, da Amati a Guadagnini, da Vinaccia a Fabricatore, Berti, Battaglia, Nadermann, Torres e Hauser che rappresentano i principali protagonisti italiani ed europei di un artigianato artistico, la liuteria, che in tutto il mondo, da secoli, è inscindibilmente legato alla cultura del “far musica”. Preziosi strumenti che su questo ambizioso palcoscenico, trascendono il semplice oggetto di artigianato artistico, per recitare ruoli di vere e proprie opere d’arte.

    Dal 18 luglio al 24 febbraio 2019 – Easy Rider – Il mito della motocicletta come arte

    Attraverso l’esposizione di modelli storici, entrati nell’immaginario collettivo, la mostra racconta una serie di episodi di una storia straordinaria diventata leggenda: “La moto e l’Italia” (Guzzi, Ducati, Gilera, Laverda); “Il viaggio” (Harley Davidson, Norton, BMW, Honda); “Le piste africane e il mito della Parigi-Dakar” (Yamaha, KMT…); “Il Giappone e la tecnologia” (Suzuki, Honda, Kawasaki, Yamaha).

    Dal 13 settembre al 10 marzo 2019 – Ercole e il suo mito –

    La mostra si propone di illustrare la figura di Ercole con una raccolta di straordinari dipinti e oggetti d’arte prodotti nell’antichità classica e tra Cinquecento e Settecento, alcuni dei quali presentati in Italia per la prima volta, provenienti da grandi collezioni italiane e estere, opere che testimoniano l’enorme fortuna a livello iconografico e narrativo degli episodi della vita di Ercole e insieme il forte fascino della sua immagine nei secoli. La mostra coincide con i lavori di restauro della “Fontana d’Ercole”, fulcro del progetto secentesco dei Giardini della Reggia, dominata dalla Statua dell’Hercole Colosso, la cui riproposizione al pubblico rappresenta una delle fasi conclusive del grande restauro della Venaria. 

    Dal 20 ottobre 2018 al 10 febbraio 2019 – Cani in posa –

    L’esposizione ha come oggetto la costante presenza del cane nel mondo dell’arte figurativa occidentale, spesso quale motivo accessorio della grande pittura di storia, ma anche come un genere vero e proprio coltivato dai pittori “animalisti” o da artisti completi cimentatisi in vari settori, sia con carattere autonomo che legato al genere del ritratto.

    Rinnovati i Format, le attività per le famiglie, gruppi e scuole, iniziative culturali, e corsi di formazione.

    La Venaria Reale – Per informazioni

    Fonte Materiale fotografico: Consorzio Residenze Reali Sabaude

     

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